LIFESTYLE- Pagina 81

Ricordiamo a noi stessi di non perdere mai la curiosità

LIBERAMENTE  di Monica Chiusano

Proviamo ad osservare   le stelle da una terrazza straniera… esse sembrano addirittura più grandi delle nostre. Ci accorgiamo di sorridere, rammentando   la bellezza delle diversità del mondo …
Certo, non sempre possiamo condividere usanze e costumi di civiltà differenti.
Alcune ci spaventano, altre rendono dubbia la nostra fiducia, altre ci affascinano, altre ancora incentivano la nostra annunciata avventura, o addirittura la celano…e magari chissà, trasformano il nostro pensiero in qualcosa di prezioso o persino di terribile.
Ma una cosa non dobbiamo mai dimenticare, prima ancora di osare troppa sicurezza nel giudizio:  l’intelletto dell’essere non deve seguire le masse, ma al contrario identificarsi nel proprio pensiero, il più intelligente e positivo.
Tutto il resto disegnerà per noi il destino più idoneo, ricordando sempre a noi stessi  di non perdere mai una cosa essenziale: la “curiosità”!
Essa può divenire indispensabile perché capace di farci davvero pensare nella delicata capacità di poter distinguere prima ancora di invadere e danneggiare ciò che in realtà neppure conosciamo esistere.

Dalla mazurca a Mozart, Garazzino regala musica ai passanti

DAL PIEMONTE / Capita spesso d’incontrare tra le vie della città artisti di strada in particolare suonatori che ci donano un po’ d’allegria.

Si tratta a volte di veri artisti che, non avendo ancora ottenuto un lavoro sicuro, si adattano a questo ruolo da non considerare umiliante poiché è un modo di esprimere le proprie capacità e trovare riscontro in chi ama la musica.

E’  il caso di Silvano Garazzino, nato a Castagnole Lanze nel 1964, il cui “Teatro all’aperto” è costituito dalla zona presso piazza Castello e via Roma a Casale Monferrato. Diplomato presso il Conservatorio Statale Vivaldi di Alessandria in flauto traverso, ha proseguito gli studi con il grande Severino Gazzelloni, è stato primo flauto presso l’orchestra civica di strumenti a fiato del comune di Milano, ha partecipato a diverse trasmissioni della Rai.

Gli piace ricordare, essendo legato alla cultura langarola, che a Santo Stefano Belbo ha frequentato Pinolo Scaglione, suonatore di clarino nelle fiere paesane, divenuto famoso perché coprotagonista della “Luna e i falò” di Cesare Pavese che lo riteneva rappresentante del proprio mondo mitico dell’infanzia. Anche Garazzino a volte è nostalgico ma prevale il piacere di suonare che scaccia la tristezza e trasmette ai passanti spensieratezza con allegri valzer e mazurche.

Quando però si cimenta magistralmente in musica colta che, da polistrumentista, interpreta con fisarmonica, flauto, saxofono, chitarra, ci trasporta al di sopra della quotidianità; ci immerge in una sfera magica e spirituale con brani di Mozart, Beehtoven, con gli adagi di Albinoni, Benedetto Marcello, e del concerto di Aranjuez di Rodrigo. Recentemente è stato promosso un suo video per partecipare a “Tu si que vales” a Canale 5.

Giuliana Romano Bussola

 

(Nelle foto piccole Garazzino con Alessandro Meluzzi e Giuliana Romano Bussola)

A Torino presentazione del libro “L’evoluzione delle donne”

IL SAGGIO DI MARIA RITA MOTTOLA

Un lungo viaggio che conduce a una domanda che è anche la domanda da cui è possibile partire: siamo giunti al punto di non ritorno? L’atmosfera che si respira negli ultimi mesi non lascia spazio a dubbi. Stiamo attraversando un guado, andando verso un oltre. Sta a noi scegliere in che direzione andare, se fermarci per pensare e progettare il futuro, affrontarlo a testa alta ma insensatamente, o analizzare con onestà ciò che è stato e ciò che siamo, ciascuno e tutti, per affrontare una sfida che sconcerta e spaventa, emoziona e sprona a procedere, a non fermarsi, a costruire un mondo nuovo, vero e vitale. Questa sfida non può essere affrontata da soli e men che mai uomini contro donne armati, e viceversa. Solo insieme con umile consapevolezza, vestiti di coraggio e determinazione, forti della conoscenza di storia e pensiero filosofico, armati degli strumenti del diritto e della scienza potremmo procedere, insieme verso la cima della montagna.
Il saggio  è un viaggio e un percorso personale di ricerca e studio offerto a donne desiderose di comprendere e di lottare con e per le altre e gli altri, senza voltarsi indietro e senza prescindere da ciò che è stato; suggerito a uomini audaci e impazienti di riacquistare un ruolo decisivo nella creazione della società in cui vivono, capaci di costruire senza prevaricazioni e senza arroganza. Spunti di riflessione, brani di testi e saggi, giurisprudenza e sociologia, pensiero filosofico e religioso, raccontando si intrecciano e si intersecano a formare una ragnatela che tutto collega. Il puzzle piano, piano si perfeziona e l’immagine si fa più nitida e chiara. Non vuole essere la fine di un lungo e complesso lavoro ma un inizio e una provocazione per i lettori. Una agorà, un luogo di incontro e confronto.
Una premessa (Per chi, perché e come Incontri Letture Ricerche) e 14 capitoli.
Suddiviso in Parti (sei) a loro volta suddivise in capitoli e alla fine di ogni capitolo un paragrafo “Tiriamo le fila” che fa il punto per riassumere e preparare la lettura successiva.
Gli argomenti PARTE I La politica; PARTE II La famiglia; PARTE III La cosmesi dei diritti; PARTE IV La salute; PARTE V l’evoluzione e il progresso; PARTE VI DonnaDonne.

Maria Rita Mottola si racconta

Nata a Novara vivo per 40 anni a Vercelli, ove ho rivestito la carica di Vicesindaco, anni ’90. Avvocato Cassazionista, ora vivo a Moncalvo con mio marito Giancarlo e con lui condivido la passione per la bellezza. La nostra Onlus culturale gestisce un bel museo della nostra città, sollecita l’amore per bellezza e arte nei giovani, pubblica quale casa editrice. Parte attiva di molte associazioni, Italia Nostra (faccio parte del gruppo nazionale legale); Lions Club (gruppo di studio nazionale affido familiare); socio onorario FIRST e Contrajus; socio fondatore Sipcp,  Anziani terzo millennio, Persona&Danno (editing sin dagli albori), DM coordinatore per Piemonte e Valle d’Aosta. Nata professionalmente come giuslavorista ho trovato sulla mia strada il prof. Paolo Cendon ed è stato facile convertirmi, per credo religioso e familiare, al sostegno e cura dei soggetti fragili. Esercito a Vercelli, Casale ed Asti, sono mediatore sin dagli esordi dell’istituto, gestore della crisi, AdS. Ho pubblicato monografie ed opere collettanee e trattati,  relatrice a convegni e tavole rotonde, ne ho curato la realizzazione. Scrivo anche per diletto, ma questa è un’altra storia. Amo la giustizia e la ribellione ad ogni sopruso è la mia cifra culturale. Ciò è pericoloso ma io non ho paura.

Il libro sarà presentato a Torino martedì al Circolo dei Lettori ↘️

Le vaccinazioni del cane

IL TORINESE… CON LA CODA

Negli ultimi anni le vaccinazioni sono diventate argomento molto dibattuto, spesso se ne parla, ma a volte non se ne conoscono realmente tutti gli aspetti.

Noi oggi vogliamo occuparci delle vaccinazioni del cane.

Tralasciando l’aspetto tecnico, capiamo per quali malattie si vaccinano i nostri cani, quali sono altamente consigliate e quali meno.

Partiamo dal fatto che le vaccinazioni non sono obbligatorie, a meno che non si parli di obblighi di legge per quelle vaccinazioni, come la rabbia, che possono rappresentare un problema di salute pubblica. 

I vaccini li classifichiamo in vaccini core, caldamente consigliati, che proteggono da malattie molto pericolose e spesso mortali. Si vaccina quindi per parvovirosi, epatite infettiva e cimurro. Spesso nel preparato vaccinare per queste tre malattie si trova anche il vaccino della parainfluenza canina.

Esistono poi i vaccini cosiddetti non core, ovvero quei vaccini che si somministrano al cane a seconda del reali rischio dell’animale di contrare quella malattia.

Tra questi, la vaccinazione per Bordetella bronchiseptica, patogeno responsabile, insieme ad altri, di una forma respiratoria particolarmente presente negli ambienti sovraffollati, il cui vaccino non ha comunque un’efficacia molto elevata.

Tra le altre vaccinazioni non core, quella per babesiosi, borreliosi, o malattia di Lyme, herpesvirus canino e dermatofitosi.

Esistono poi delle vaccinazioni cosiddette circumstanziali, ovvero che dipendono dalle aree geografiche in cui il cane vive. Tra queste la vaccinazione per la leptospirosi, per la leishmaniosi  e per la rabbia.

Questa ultima, come accennato in precedenza, è obbligatoria nel momento in cui il cane si sposta da uno stato ad un altro. 

In futuro parleremo degli obblighi di legge per viaggiare con i nostri cani.

Quando vaccinare?

Le linee guida internazionali delle vaccinazioni nei cuccioli prevedono la somministrazione della prima vaccinazione ( cimurro, parvovirosi, epatite) a 8-10 settimane, dopo 3-4 settimane si aggiunge la leptospirosi e si ripete a 16 settimane.

In alternativa si può iniziare a 6 settimane con vaccinazione solo per parvovirus, quindi a 9 settimane parvovirus, cimurro ed epatite, a 12 settimane con aggiunta di leptospirosi, il tutto da ripetere a 16 settimane.

Queste tempistiche sono legate al fatto che, nel cucciolo, gli anticorpi di origine materna possono andare a interferire con la vaccinazione, ma non sapendo esattamente il momento in cui questi non sono più presenti a livello ematico, si è studiato un protocollo che prevede vaccinazioni multiple.

Nel cane adulto, se si vaccina per la prima volta, si eseguono due somministrazioni vaccinali, a distanza di 3-4 settimane.

In tutti casi, dovrà essere fatto un richiamo vaccinale dopo un anno di tempo, quindi a seconda della vaccinazione e del singolo caso, il vostro veterinario vi consiglierà come procedere negli anni successivi.

E’ importante non sospendere la profilassi vaccinale, anche e soprattutto nell’età avanzata del vostro cane, in cui il suo sistema immunitario sarà più debole e quindi più soggetti a malattie.

 

Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

Nankurunaisa

Parola giapponese (なんくるないさ), ancora poco conosciuta,che può essere tradotta con “il tempo sistema tutto”. Attenzione, però: sarebbe lontano dal vero significato considerarlo come un invito ad abbandonarsi al fatalismo, all’atarassia perché, comunque, le cose andranno come devono andare.

Il senso corretto di questa frase è piuttosto quello che nulla succede mai per caso, che per tutto c’è un senso.

In Italia c’è un proverbio che dice “Non va mai male ad uno, senza che vada bene ad un altro” perché evidentemente da qualche parte si è voluto così.

Occorre, tuttavia, osservare l’evento dall’alto, nel suo insieme universale, anziché analizzarlo nelle sue componenti singole perché più lo scomponiamo e meno lo capiamo, meno ci rendiamo conto del tutto.

In altre parole, è un invito ad avere fiducia nell’esistenza, nel creato perché se le cose vanno così un motivo c’è: quante volte leggiamo di qualcuno che ha perso l’aereo, mandando così in fumo una trattativa miliardaria, salvo poi scoprire che l’aereo aveva un incidente e, grazie al ritardo, quella persona si è salvata?

Nella nostra quotidianità diamo troppo peso alle scelte individuali, come se fossero in grado di mutare il corso degli eventi; attenzione, però: non è necessario seguire la filosofia orientale, lostile di vita dei Paesi asiatici per imparare.

Anche la Bibbia lo insegna: in Romani 8,28 “Omnia in bonum”, Tutto è per il (nostro) bene, come pure in 1 Tessalonicesi 5:18 “In ogni cosa rendete grazia”.

E’ evidente che il nostro tentativo, ormai diventato prassi, di avere tutto sotto controllo sia evidentemente errato, che ciò che accade sia o solamente positivo o solamente negativo, che esistano solo il bianco ed il nero e non infinite sfumature di grigio ognuna delle quali con pari diritto di esistenza.

Con questo, però, non voglio dire che occorra arrendersi all’evidenza e lasciarsi portare dalla corrente in piena senza provare a nuotare o arrendersi proni agli eventi; così anche guardare troppo avanti, anziché voltarsi e guardarsi alle spalle rischia di farci perdere di vista l’obiettivo e fornirci una prospettiva errata.

Qualcuno ricorderà, a questo proposito, il discorso che Steve Jobstenne il 12 giugno 2005 all’Università di Stanford, utilizzando undisegno che acquista un senso solo quando si saranno uniti tutti i puntini che lo compongono: “[..] non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro.”

Chi dice che “volere è potere” probabilmente sta ancora cercando di decollare agitando le braccia e dando la colpa al sovrappeso o di vivere un mese senza bere; in realtà il senso di nankurunaisa è ben più profondo: pensare alla natura come ad un qualcosa di perfettamente bilanciato, dove tutto ha un senso preciso e nulla è fuori posto. Quindi se da un lato c’è quel “volere è potere”, dal lato opposto troviamo l’immobilismo, la rassegnazione che il fato sia ineluttabile e, dunque, nulla si possa fare a nostro vantaggio.

Avete presente il rafting, lo sport dove una canoa viene condotta tra le rapide di un torrente? Ecco: momento per momento dobbiamo adeguarci alla corrente, ai massi, ai rischi che la navigazione comporta, senza la certezza che comunque arriveremo, ma senza avere paura, ogni momento, che qualcosa debba andare male.

Sergio Motta

Ritrova il tuo respiro naturale attraverso il pranayama

YOGA SENZA BARRIERE 

 

Nel caos della vita quotidiana, ritrovare la tranquillità interiore diventa essenziale.

 

Il pranayama, un’antica pratica yogica di controllo del respiro, offre un percorso verso la calma e la consapevolezza.

 

In questo articolo, esploreremo una tecnica di pranayama adatta ai principianti, un modo per riconnettersi con il respiro naturale e trovare serenità nel proprio ritmo vitale.

 

1. Posizione: Siediti in una posizione comoda, con la spina dorsale dritta e le mani appoggiate sulle ginocchia.
2. Respiro Diaframmatico: Inala lentamente attraverso il naso, permettendo al tuo diaframma di espandersi completamente. Senti il tuo stomaco sollevarsi mentre respiri profondamente.
3. Trattenimento del Respiro: Fai una breve pausa trattenendo il respiro per alcuni secondi.
4. Esalazione Controllata: Esala lentamente attraverso il naso, svuotando completamente i polmoni.
Ripeti: Ripeti questo ciclo di respirazione per 5 minuti circa, concentrandoti sulla sensazione del respiro che entra e esce dal tuo corpo.

Questa pratica di pranayama aiuta a calmare la mente, ridurre lo stress e aumentare la consapevolezza del respiro.

È un modo accessibile per avvicinarsi al mondo del pranayama, portando equilibrio e armonia nella tua vita quotidiana.

Namasté – @odakawithserena

SERENA FORNERO

 

Agrisalumeria Luiset, passione di famiglia

 INAUGURA UFFICIALMENTE L’ INSEGNA  DI VIA PO 39
D’accordo, il Piemonte non è la regione più famosa d’Italia per la produzione di salumi ma può ugualmente competere con altre regioni, vocate tradizionalmente all’arte dell’insaccato. Lo può fare grazie ad artigiani che, storicamente, hanno sempre creduto nelle potenzialità del territorio e della filiere del settore che lo costituiscono.
A Torino, la storica Agrisalumeria Luiset ha fatto di questa passione dapprima aprendo dei negozi e poi realizzandone un vero e proprio marchio identificativo, di qualità e provenienza: i loro salumi, infatti, sono apprezzati non solo dai privati, ma dai tanti locali piemontesi ” da aperitivo” ( ma non solo)  che spesso abbinano ai propri vini i classici taglieri di salumi. La proposta, in questo modo, che negli anni si è ridotta all’essere stata un po’ banalizzata, si eleva a un momento didattico e goloso nell’apprezzare il Piemonte dei vini e dei formaggi, anche per i suoi salumi.
Il ” Torinese”, in anteprima rispetto all’ apertura ufficiale del  punto vendita di Via Po 39, che avverrà Domenica 5 novembre, dalle 15 alle 18,  ha avuto modo di intervistare il patron dell’Agrisalumeria Luiset, Mauro Casetta.  Storie e considerazioni che condividiamo con il pubblico lettore.
 
 
 
Dove e come nasce la realtà dell’ Agrisalumeria Luiset?
 
L’ Agrisalumeria Luiset – azienda agricola – nasce dall’ intraprendenza e passione di un piccolo allevatore, Gino Casetta, che nel 1990, dopo 21 anni di esperienza presso un altro salumificio, ha deciso di mettersi in gioco e di aprire un’attività in proprio per poter offrire al mercato salumi e carni suine senza speculazioni pur di abbassare il costo del prodotto finito, ma con l’idea che è il prezzo che si adegua alla qualità e non viceversa.
Con gli anni la clientela è cresciuta ed io, Mauro, e mia sorella Chiara, abbiamo deciso di proseguire l’attività di nostro padre e per poter continuare ad offrire la stessa qualità del passato e anzi per
migliorarla, abbiamo assunto personale, ampliato gli allevamenti, rinnovato la struttura produttiva portando al nostro interno anche la macellazione (fase molto delicata della produzione) e sviluppato la vendita diretta con i nostri punti vendita ad Alba, Torino e, in sede, a Ferrere.
Qual è lo “stato di salute” dei salumi piemontesi, il cui blasone non è  pari a quello dei formaggi?
 
L’Italia è sicuramente la patria mondiale dei salumi con epicentro la pianura padana: il Piemonte, in particolare, per ciò che riguarda la produzione di salumi, ha antiche tradizioni norcine che, purtroppo,  non ha saputo valorizzare al meglio.
Negli anni Ottanta si sono sviluppate alcune industrie salumiere a scapito di piccoli artigiani che hanno chiaramente sfavorito di gran lunga la  qualità. Negli anni Novanta ha iniziato a svilupparsi un nuovo tipo di attività regolamentata, quella dei piccoli allevatori che, grazie all’installazione iniziale di piccoli   laboratori agricoli, hanno potuto affiancare momenti dedicati alla vendita dei loro prodotti nelle aree mercatali dedicate. In questo modo  ha iniziato a svilupparsi l’avventura di mio padre che, grazie all’intreccio di importanti  rapporti commerciali, con altre aziende limitrofe, ha potuto dare inizio  all’ apertura dei vari punti vendita.
vendita di Alba e Torino, accantonando le aree mercatali.
Per trovare in Piemonte un salume ben fatto va comunque ricercato in negozi specializzati o direttamente presso piccoli produttori.
Penso che il comparto dei formaggi si sia sviluppato maggiormente nei piccoli produttori anche grazie alla maggior semplicità di gestione: infatti, ciò che, diversamente, complica le cose per   i piccoli produttori di salumi è la mancanza di  impianti di macellazione, attività che richiede grandi investimenti ed impegno.
Quanti punti vendita avete in Piemonte e a Torino, oltre alla nuova apertura di Via Po 39?
 
Abbiamo dal 1990 il punto vendita a Ferrere che è stato rinnovato nel 2012 con l’apertura del nuovo laboratorio. Nel 2006 abbiamo abbandonato le aree mercatali di Alba e Montà  d’Alba ed abbiamo aperto il punto vendita di Alba.
Nel 2011 abbiamo aperto il negozio di Torino in via Principe Amedeo n. 20, poi trasferito a dicembre 2022 in via Po 39.
Adesso inauguriamo questo spostamento con l’arrivo e la presentazione della nuova insegna.
Chiara Vannini

Ivana Posti, speaker e conduttrice televisiva. Sognare si può e non è peccato radio web

RITRATTI TORINESI

 

Il sogno di condividere la bellezza, l’amore per la vita, per i versi,la poesia, la musica el’ arte, tutto tradotto con una certa leggerezza. Portare un sorriso in un mondo pieno di brutture: così nasce “Sognare si può (e non è peccato)” la pagina social di Ivana Posti, speaker e conduttrice televisiva, che dal 2019 è diventata una web station che trasmette rubriche e interviste in diretta creandone successivamente dei podcast.

Uno spazio in cui gli ospiti possono raccontare i propri sogni. Si parla di libri, di eventi, di progetti inseguiti e realizzati.

Ivana Posti nasce a Basilea, in Svizzera, il 14 luglio 1965, da genitori umbri. Vive e lavora a Torino, dove la famiglia si stabilisce rientrando in Italia quando aveva  pochi mesi, a causa della normativa svizzera che impediva agli emigranti di tenere con sé i propri figli nati prima dei 3 anni di permanenza lavorativa sul  territorio. L’amore per la natura legata ai luoghi di origine della famiglia, per la semplicità  la spingono a scrivere e disegnare fin dai primi anni di età.

Il suo sogno editoriale si realizza in tarda età, quando con Faligi Edizioni escono tre pubblicazioni: una raccolta di poesie dal titolo “Trent’anni di cuore o giù di lì” – “Le filastrocche di zia Ivana”  e “Quello strano click” un racconto sulla maternità mancata, esperienza personale raccontata senza filtri dal punto di vista emotivo. Uno dei suoi sogni è quello di portarlo nuovamente in stampa. L’incontro con Arte Città Amica la riavvicina al mondo dell’arte e della poesia. Dalla collaborazione con GRP Televisione prende quindi vita un format  da lei condotto, dal titolo “Scrittori in Onda”  in cui l’autore si racconta avvicinandosi al pubblico anche da un punto di vista umano oltre che intellettuale. La voglia di raccontare  i sogni della gente le offre l’opportunità di condurre su Radio Crossover Disco una trasmissione dal titolo appunto “Sognare si può”.  Ha collaborato con Radio Torino al fianco di Roberto Maree. Ha creato radio web per conto di terzi. Fino a realizzare una realtà propria in cui accogliere e condividere le esperienze dei sognatori.  Molti i personaggi che nel tempo hanno condiviso emozioni al suo microfono regalandole attimi di grande emozione e crescita personale.

Walter Rolfo, Alberto Macario, scrittori, poeti come Dario Voltolini, Paola Giovetti,  psicologi avvocati, pittori, associazioni come Amar Piemonte, medici, solo per fare alcuni esempi. Il colonnello Mario Giuliacci ha raccontato l’uomo  dietro al metereologo.  Poesia a Merenda è una delle rubriche periodiche di successo più durature del canale, Carmelo Cossa scrittore e poeta uno dei primi che hanno creduto nel sogno di Ivana Posti rendendolo reale. Le emozioni sono il succo della vita, i sogni ne sono l’essenza. Empatia e curiosità creano quel mix emotivo che permette di stabilire un contatto con il pubblico attraverso la semplicità e il sorriso. Segnaliamo tra gli altri appuntamenti, quello con ‘Una finestre nel mondo di arte e musei’ in cui Mara Martellotta  illustra agli ascoltatori mostre e eventi culturali presenti sul territorio.

Da alcuni anni la collaborazione con Radio Moncalieri e Radio Stella Piemonte ha arricchito l’esperienza di Sognare si può, permettendole di raggiungere un ulteriore nuova fascia di ascoltatori.

Molti nuovi progetti in arrivo. Nell’attesa per chi avesse piacere di curiosare  si possono visionare  gli episodi  sul canale YouTube  Ivana Posti Sognare si può o sulla pagina Ivana Posti, Sognare si può, oppure ancora sul Spotify

Mara Martellotta

La cotoletta alla piemontese, un successo

L’idea di Mino Giachino che da alcuni mesi propone la COTOLETTA alla PIEMONTESE, una cotoletta di carne piemontese impanata e fritta su cui viene posata una fetta di toma fusa delle Valli piemontesi , sta incontrando il gusto del pubblico anche perché la carne piemontese come è noto è migliore e inoltre ogni Valle può valorizzare la propria produzione di formaggi.  Entusiasti i produttori di carne e di formaggi . Molta curiosità tra i produttori che ieri esponevano alla grande Fiera dei Santi a Luserna S. Giovanni
Una proposta concreta, senza costi per le casse pubbliche, che va nella direzione di rilanciare la economia piemontese che da anni, anche a causa del declino torinese, cresce meno della media nazionale. La ricetta è stata sottoscritta dall’Assessore regionale alla Agricoltura Protopapa.
Chiedete alle trattorie della Vostra zona  di inserirla nel menu.
Oggi si trova in tanti ristoranti piemontesi da’ POLLASTRINI al SAVOY a  Torino , dallo storico La Posta di Cavour al Ristorante dei viaggiatori di Noasca, dal FRICANDO’ di Poirino alla ASSIETTA e al Ciao Pais di SAUZE d’Oulx , dalla Bardosteria di Bardonecchia sino al Bistrot di Rivarolo e da Loredana a Givoletto , dalla Società Operaia di Rivalba nella collina torinese alla Osteria degli Artisti di CERES sino all’Albergo Belvedere del FRAIS.
La trovate anche al Maneggio di BIELMONTE o al SALINA di Moretta (CN).
La cotoletta accompagnata da verdure saltate in padella o da patate al forno e da un bicchiere di Nebbiolo giovane.
Sulle pagine FB di Mino Bartolomeo Giachino i like hanno raggiunto quota 10.000 e tra questi trovate autorevoli primari ospedalieri, illustri uomini di cultura , parroci e imprenditori di successo.