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Carmagnola pronta ad accogliere la 76esima edizione della Fiera del Peperone

Carmagnola si prepara ad accogliere la 76esima edizione della Fiera del Peperone, un evento  che dal 29 agosto al 7 settembre prossimo trasformerà la città in un vibrante crocevia di festa, cultura e gastronomia. Promossa con orgoglio dal Comune di Carmagnola e organizzata da SGP Grandi Eventi, questa manifestazione è un appuntamento fisso che celebra il Peperone di Carmagnola, vero protagonista indiscusso e anima pulsante del territorio.

Nato sotto il caldo sole del Sud America, uno degli ortaggi più amati della nostra tradizione è approdato nelle fertili terre della provincia di Torino agli inizi del Novecento, grazie alla lungimiranza dell’orticoltore  Domenico Ferrero di Borgo Salsasio. Da allora è  divenuto una coltivazione di pregio e una risorsa fondamentale per l’agricoltura e l’economia locale, tessendo una storia di eccellenza e qualità.
Il Peperone di Carmagnola non è un semplice ortaggio, ma è un simbolo di dolcezza, versatilità e tradizione. Si distingue per la sua polpa spessa e carnosa, il sapore intrinsecamente dolce e un notevole contenuto di vitamina C, caratteristiche che lo elevano al di sopra degli altri peperoni. La sua coltivazione segue rigorosi metodi tradizionali e sostenibili, garantendo un prodotto di altissima qualità capace di rispettare l’ambiente e le antiche pratiche agricole. La sua eccellenza è  attestata da importanti riconoscimenti, tra cui il Marchio di qualità del Consorzio del Peperone di Carmagnola e il riconoscimento come prodotto agroalimentare tradizionale (PAT) da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Questi attestati certificano la qualità del prodotto, garantendone origine  e autenticità.

La 76esima Fiera del Peperone non sarà solo un’esposizione, ma un vero e proprio viaggio sensoriale e culturale. Un ricco palinsesto di eventi accompagnerà il pubblico alla scoperta di questa eccellenza territoriale e agricola. Oltre all’esposizione di tutte le varianti del Peperone, sarà possibile partecipare a showcooking, che sveleranno i segreti della sua preparazione, degustazioni guidate per apprezzarne ogni sfumatura di sapore e veri e propri percorsi enogastronomici,  il tutto arricchito da spettacoli itineranti e di intrattenimento pensati per gli addetti ai lavori, gli amanti del Peperone e le loro famiglie.

Ed è durante la kermesse che sarà possibile scoprire il gioiello della terra piemontese che si presenta in diverse affascinanti varietà, ognuna con la sua personalità e destinazione culinaria. Il Quadrato, dalla forma robusta, è perfetto sia consumato crudo per la sua freschezza sia ripieno e cotto al forno, dove la polpa mantiene  una consistenza ideale. Il Quadrato allungato, conosciuto anche come “Bragheis”, matura precocemente  ed è estremamente versatile. Si presta ad ogni tipo di preparazione, specialmente la cottura al forno. Il Tomaticot ha la forma tondeggiante  e schiacciata come un pomodoro, con la sua polpa spessa è l’ideale per antipasti raffinati e sfiziose conserve, anche in agrodolce. Il Corno di Bue, lungo e affusolato, è insuperabile per la classica peperonata e per la conservazione, grazie alla sua polpa compatta che assicura un’ottima tenuta in cottura. Infine il Trottola, dalla forma a cuore con punta estroflessa o troncata, è una qualità estremamente versatile che assicura alte rese in tutte le preparazioni culinarie. In tema di tradizione, il Peperone di Carmagnola rappresenta un ingrediente estremamente versatile, capace di elevare tanto le ricette tradizionali quanto quelle più innovative. È  l’anima di piatti iconici della cucina piemontese come la celebre bagna càuda, dove la sua dolcezza bilancia l’intensità dell’aglio e delle acciughe. Ma non solo, aggiunge un tocco di colore e un sapore unico ad antipasti, primi piatti, secondi e contorni. Grazie alla sua dolcezza naturale, è eccellente anche per conserve e salse, creando sapori autentici e inconfondibili.

Potete visitare il sito www.fieradelpeperone.it , dove troverete tutte le informazioni utili per raggiungere Carmagnola, vivere al meglio la Fiera e acquistare i biglietti per il Foro Festival.

Mara  Martellotta

Locali storici a Torino: il Caffè Elena

A cura di Piemonte Italia.eu

Il locale si apre sul sottoportico di piazza Vittorio Veneto con una devanture formata da due accessi “a portale” e serramenti in luce entro una cornice centinata di marmo rosa.

La lunetta sulla porta d’ingresso ospita un’insegna dipinta con un’iscrizione pubblicitaria della Ditta Carpano, famosa per la produzione del vermuth…

Leggi l’articolo:

https://www.piemonteitalia.eu/it/luoghi/locali-storici-golosi/caff%C3%A8-elena

 

Quintino e la “passione” per gli animali

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Vi ricordate del Quintino? Quello che era stato pizzicato dal maresciallo Valenti?! Ve lo rammentate? Beh, è stato visto dalle parti di Armeno. Ormai conduce una vita randagia. Un po’ qua, un po’ là, senza fissa dimora.

Quando gli riesce si fa ospitare da qualcuno che gli offre un piatto di minestra e lo fa dormire nel fienile o dentro alla stalla. Quando “marca picche”, invece, chiede la carità sul sagrato delle chiese e quand’è stanco s’infila in qualche androne con la sua coperta. Che vita grama…In fondo mi dispiace, ma guardate.. è meglio che stia lontano da qui perché di guai ne ha combinati tanti, troppi“.

Il macellaio Belmonti era ossessionato da Quintino. Da quando aveva rilevato l’attività del vecchio Aurelio, ritiratosi in pensione più per via dell’artrite che gli aveva deformato le mani che per l’età, si riforniva di carne bianca quasi esclusivamente dai “locali”. Cioè, per farvi capire meglio, da tutti quelli che allevavano polli, anatre, oche o conigli tra le farzioni di Stresa e Baveno. Principalmente si serviva dalla “signorina” Rosa Princisvalli, una donnetta secca e nervosa di quasi ottant’anni che viveva sola dopo che il marito – il droghiere Brunello Pinzocchi – non era più tornato a casa dopo essere uscito per prendere il giornale, una domenica mattina. Il fatto, accaduto più di trent’anni prima, aveva suscitato grande scalpore. E solo qualche tempo dopo si era saputo che il droghiere aveva lasciato la moglie per trasferirsi “oltralpe”, cioè in Francia. C’era chi giurava che si fosse invaghito di una trapezista del circo di Lione che aveva frequentato le piazze dei paesi affacciati sul lago Maggiore con qualche spettacolo.

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C’era chi era pronto a scommettere, invece,  che la “fuga” fosse stata l’epilogo di una lunga e mal sofferta convivenza con la “signorina” che non voleva sentir ragione di cedere alle lusinghe del povero commerciante. “Un matrimonio in bianco”, dicevano le malelingue. “E per di più con una donna dal carattere impossibile”, aggiungevano quelli che sapevano tutto di tutti. Così la nostra Rosa  Princisvalli finì con il restare ,per tutto il paese, “la signorina”. La poveretta si era così buttata, anima e corpo, nell’allevamento intensivo degli animali da cortile. Che, una volta raggiunta la “pezzatura” giusta, venivano ceduti ,a modico prezzo, al macellaio Belmonti. Tutto andava via liscio come l’olio finché non iniziarono i problemi. Era da un po’  che in località Viscania, tra la parte bassa di Oltrefiume e la massicciata della ferrovia, i pollai  – nottetempo – venivano visitati da faine o volpi. Erano vere e proprie razzie di polli. Sparivano, come d’incanto, quasi senza lasciar traccia, se si escludevano poche penne sparse qua e là. Un lavoro  fin troppo “pulito” che aveva suscitato molti dubbi e interrogativi. Poi erano iniziati a sparire anche i conigli. E questo sì che era un fatto molto, ma molto strano. Stavano rinchiusi nelle loro gabbie con tanto di chiavistello. Come facevano i predatori a ghermirli? “ Altro che faina o volpe. Qui i predatori sono sì dei gran animali, ma a due gambe. E, lo giuro sul Padreterno, se mi capitano a tiro di schioppo non ci metto neanche un attimo a premere il grilletto. Brutti manigoldi!  Guardate qui anche voi! Guardate che roba. Mi hanno fregato dieci conigli, tre anatre e una mezza dozzina di galline ovaiole. Delinquenti del boia!“.

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Amedeo Scozzari , che abitava vicino alla “signorina” Rosa, era stato “visitato” pure lui, ed era infuriato come un toro. Seduto al tavolo d’angolo del circolo operaio, raccontava la sua disavventura, rosso in faccia e in preda all’ira, stringendo il collo della bottiglia di Barbera quasi volesse strangolarla. Le denunce dei furti erano poi finite, in carta da bollo, sulla scrivania del maresciallo Ovidio Valenti che incaricò il brigadiere Alfio Birilli di effettuare i necessari sopralluoghi per avviare l’ormai inevitabile indagine. Del resto, di fronte alle denunce, l’Arma non poteva chiudere gli occhi. E così, dopo un paio di settimane di verifiche, controlli e appostamenti, il mistero venne svelato, smascherando i responsabili delle azioni criminose. Infatti, ottenuto un mandato di perquisizione, il maresciallo – accompagnato dal brigadiere e dall’appuntato Jannuzzi – si presentò alla porta di casa di Quintino, a fianco della foresteria di Villa Mussi. Al bussare insistente del maresciallo Valenti l’uomo non si fece pregare, aprendo la porta.

Agli occhi dei carabinieri, varcata la soglia, si presentò una scena incredibile. C’erano galline e conigli che scappavano in ogni angolo. Piume dappertutto e polli – defunti e spennati –  messi in fila sul tavolone di legno della grande cucina. Un paio di oche starnazzavano sul vecchio divano sfondato che metteva in mostra le sue molle. Persino un tacchino che, a occhio e croce poteva pesare una quindicina di chili, correva su è giù per la stanza goglottando. E Quintino? Con una flemma anglosassone guardò negli occhi il maresciallo e, indicandogli il cugino che stava seduto di fronte al lavello , colto di sorpresa mentre era tutto intento a spennare un’anatra, gli disse: “Maresciallo, è il cielo che la manda. Mi aiuti lei a dire a mio cugino che non mi piace vedere tutti questi animali per casa. Io, per parte mia, gliel’ho rammentato un sacco di volte di non portare queste bestie in casa ma lui, niente. E’ un gran testone. Dice che gli piacciono tanto, che ama gli animali!”. I carabinieri ascoltarono attoniti e poi, pur tenendo conto della disarmante confessione di Quintino, non potendo far altrimenti, arrestarono entrambi, denunciandoli a piede libero come “ ladri di polli”. A sua volta, il giudice del tribunale di Pallanza che li giudicò per direttissima, pur condannandoli, inflisse loro la pena minima, con tutte le attenuanti: tre mesi, con la condizionale, una multa di centomila lire e la raccomandazione di non manifestare più in quel modo illegale la  “passione” per gli animali.

Marco Travaglini

 

Ceci speziati con verdure, piatto unico di ispirazione indiana

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Un perfetto piatto unico ispirato alla cucina indiana.

Un piatto salutare e sfizioso che unisce le proprietà delle verdure a quella dei legumi. Un piatto davvero invitante, profumato e gustoso.

Ingredienti (per 4 persone)

250gr.di ceci secchi
2 Peperoni di media grandezza (giallo e       rosso)
3 Carote
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
3 zucchine
Pochi spinaci
200ml di latte di cocco
1 pezzo di zenzero fresco
2 peperoncini secchi
1 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di canella in polvere
1 cucchiaino di curcuma
Brodo vegetale
Prezzemolo, sale, olio q.b.
250gr. di riso Basmati

Mettere i ceci a bagno in acqua fredda per 12 ore.
Preparare le verdure tagliate a tocchetti.
Scolare e sciacquare i ceci e cuocerli in pentola a pressione per 15 minuti con una carota, un pezzo di sedano, mezza cipolla, una foglia di alloro (brodo vegetale).
In una larga padella rosolare la cipolla affettata e l’aglio tritato con poco olio, aggiungere i ceci e le verdure, insaporire e coprire con il brodo dei ceci. Insaporire con lo zenzero grattugiato e le spezie. Cuocere per 30 minuti, aggiungere il latte di cocco e lasciar consumare un poco, regolare di sale e cospargere con prezzemolo tritato. Servire subito con riso basmati bollito.

Paperita Patty

La felicità si può imparare

Spopolano i corsi di psicologia positiva, qualsiasi cosa pur di essere felici.

Già da qualche tempo, soprattutto durante e dopo il periodo pandemico, si sono moltiplicati i corsi di psicologia positiva, una didattica che insegna la felicità o perlomeno propone una strada in discesa per raggiungerla utilizzando regole, suggerimenti precisi e anche la pratica. Non solo, quindi, teoria o ipotesi sul come spingersi versolo stato di grazia tanto ambito, ma una scienza vera e propria che si avvale di lezioni e compiti a casa. I numeri sono da capogiro. Un esempio? La psicologa Laurie Santos, insegnante a Yale ha 3,8 milioni di iscritti in tutto il mondo e il suo è corso più seguito in più di 300 anni di storia dell’Università; inoltre è stato creato un podcast –  “Happiness Lab”- che conta più di 65 milioni di download. Il corso “Leadership and Happiness” dell’Università di Harvard, invece, esaurisce regolarmente i 180 posti a disposizione, per coloro che non riescono a partecipare in presenza le lezioni sono garantite online.

Sembra quindi che, anche se non si è nati con il dono della letizia, sia possibile impararla, sia concepibile acquisire nozioni su come conquistarla, su come essere felici.

Ma cosa è la psicologia positiva? Di cosa si occupa?

Il benessere personale e la qualità della vita sono l’obiettivo, il centro e l’oggetto di studio della “psicologia positiva”. Secondo Martin E. P. Seligman, lo psicologo statunitense a cui è riconosciuta la paternità di questa scienza, la psicologia deve dedicarsi anche agli aspetti positivi dell’esistenza umana: emozioni gradevoli, potenzialità, virtù e capacità dell’individuo. La qualità della vita è un tema  sempre più all’attenzione della medicina, della sociologia e della psicologia in generale e gli aspetti ed avvenimenti positivi presenti nella nostra esistenza costituiscono una protezione per la salute fisica e mentale.

Sono diversi gli argomenti trattati durante questi corsi che mirano,innanzitutto, ad una inversione di tendenza, ad un deciso e consapevole cambiamento di alcune nostre abitudini e attitudini. In cima alla lista c’è la questione temporale, la nostra inclinazione a pensare troppo al futuro e fare riferimento al passato, principale produttore di sensi di colpa e rimpianti. Per perseguire la felicità e la serenità è necessario stare nel presente, collocarsi nel qui e ora, non spostare ne’ avanti ne’ indietro il nostro pensiero. Troppo spesso siamo tormentati da ciò abbiamo sbagliato, da cosa non è andato bene, dai nostri presunti fallimenti; la mente si concentra sui trascorsi, presumibilmente negativi, creando frustrazione e di certo non producendo, in tale modo, uno stato positivo. Allo stesso modo speculare sul futuro avvantaggiandosi eccessivamente sulle cose che dovremmo fare o che succederanno non ci permette di vivere pienamente la nostra vita attuale.

Un altro elemento importante  su cui si concentrano le lezioni di felicità è la gratitudine, è importante essere riconoscenti per quello che si ha, fare una lista delle cose belle della nostra vita, sentirsi fortunati contrastando un’altra inclinazione molto frequente che è quella di lamentarsi, di pensare che si potrebbe avere di più magari utilizzando uno strumento, perlopiù frustrante, come quello della comparazione. Inseguire mete impossibili, avere modelli irraggiungibili, spesso poco reali, non fa bene. E’ costruttivo cercare di migliorare la nostra vita, tuttavia, essere grati per ciò che si ha è il primo passo verso la felicità.

I pensieri negativi, invece, vanno non scacciati ma limitati. Concedere spazio alle considerazioni ostili va bene, accettarle è necessario perché reprimerle avrebbe un effetto  dannoso. Il suggerimento è quello di dedicargli un tempo fisso, anche giornaliero, per esempio 10 minuti al giorno, poi basta!

Infine ci sono gli altri, gli amici, la famiglia, le persone intorno a noi. Saper stare soli è determinante, e spesso necessario, ma la felicità va cercata anche nell’ insieme, in compagnia, socializzando, condividendo, ridendo insieme, giocando. La solitudine prolungata, l’isolamento e la non connessione con gli altri provoca tristezza e infelicità mentre l’amicizia, la vicinanza, gli altri possono procurare quella gioia che ci permette di affrontare le cose della vita con la sicurezza del supporto e, spesso, del mutuo soccorso . La cosa importante è ridurre le aspettative, non pretendere gesti o dimostrazioni, ma vivere le persone, stare semplicemente insieme a loro.

Sapere di poter essere felici, di poter migliorare il nostro stato d’animo dando spazio alla serenità è molto incoraggiante e innovativo. Scardinare quelle credenze secondo le quali si nasce con delle attitudini, con un carattere e una personalità seguendo la sola teoria dell’ineluttabilità, del non riparabile è possibile e anche doveroso, come lo è darsi la possibilità di stare bene, di superare quelle abitudini e attitudini mentali che ci fanno vivere uno stato di negatività e malcontento.

Maria La Barbera 

Davvero squisite le frittelle di zucchine

Velocissime da preparare le frittelle sono amate da grandi e piccini, servite calde appena fatte poi, sono nella loro semplicita’, irresistibili. Le frittelle di zucchine sono una proposta adatta a tutte le occasioni, un  gustoso secondo vegetariano, uno sfizioso antipasto o un croccante contorno.

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Ingredienti

 

3 zucchine con il fiore

2 uova intere

4 foglie di basilico

50gr. di parmigiano grattugiato

40gr. di farina

Sale, pepe, olio di oliva q.b.

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Tagliare a rondelle sottilissime le zucchine e i fiori precedentemente lavati. In una ciotola sbattere le uova, unire la farina setacciata, il parmigiano, le foglie di basilico tritate, il sale ed il pepe. Aggiungere le zucchine e i fiori, mescolare bene. In una padella portare a temperatura l’olio e versare a cucchiaiate l’impasto di zucchine formando delle frittelle. Lasciar cuocere girandole piu’ volte sino a doratura completa. Scolare su carta assorbente e servire belle calde.

Paperita Patty

Alici marinate, sapore di mare e di estate

E’ il pesce azzurro il protagonista della nostra ricetta, ricco di nobili proprieta’, economico e gustoso. Le alici, freschissime, si cuociono in una stuzzicante marinatura a base di limone o aceto. Un piatto saporito ideale per un fresco antipasto o delle sfiziose bruschette.

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Ingredienti

500gr. di alici freschissime

3 limoni succosi

1 spicchio di aglio

1 peperoncino

½ bicchiere di olio evo

1 cucchiaio di aceto bianco

Sale, pepe, prezzemolo q.b.

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Pulire bene le alici eliminando testa e lisca, lavarle e surgelarle per 24 ore. Scongelare, asciugare bene e disporre i filetti in una teglia (non di metallo) in un unico strato, coprire tutto con il succo dei limoni e l’aceto, lasciar macerare per almeno sei ore o comunque sino a quando sono tutte “cotte” (bianche). Scolare le alici dalla marinatura, sistemarle in un contenitore in vetro con coperchio, condirle con l’olio evo, poco sale, pepe, peperoncino, fettine di aglio e il prezzemolo tritato. Lasciare insaporire bene per qualche ora in frigorifero e servire fresche a piacere.

Paperita Patty