LIFESTYLE- Pagina 436

Il centro San Liborio fa spettacolo

Parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori

 

Adobe Photoshop PDFIl Centro San Liborio ed il FabLab Pavone, aperti da Sicurezza e Lavoro in via Bellezia, compiono un anno. E per festeggiare il traguardo raggiunto (e le moltissime attività messe in cantiere ed in campo) parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori, attività per bambini e genitori, il tutto con in patrocinio della Città di Torino – Circoscrizione 1. Il primo spettacolo è previsto venerdì 3 luglio, alle ore 21.15, nel cortile della residenza universitaria Edisu San Liborio. Attori ed attrici del Teatro Carillon metteranno in scena “Reflezionem”, una incredibile storia ambientata in un ipotetico futuro in cui la tecnologia domina il genere umano.

 

Massimo Iaretti

Alex Langer, vent’anni dopo

Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio

 

Langer 1“I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi. Così me ne vado più disperato che mai, non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”. Sono passati vent’anni da quel 3 luglio 1995, quando Alexander Langer lasciò quest’ultimo biglietto prima di scegliere di allontanarsi volontariamente dalla vita.Aveva 49 anni, cattolico autodidatta (come amava definirsi), nato a Sterzing-Vipiteno, uomo senza patria e con molte patrie, intellettuale che parlava cinque lingue e aveva cento vite, costruiva ponti, univa popoli, faceva politica da persona che con questa politica aveva poco a che spartire. Al Pian de’ Giullari,nei pressi di Firenze, scelse un albero di albicocco in un uliveto, si tolse le scarpe, e ci lasciò al nostro “grande freddo”, come disse Daniel Cohn Bendit, il giorno successivo. Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio, fondatore di Lotta continua prima (fu l’ultimo direttore a firmare il giornale, ma all’epoca il suo lavoro vero era insegnare in un liceo), poi dei Verdi, dei quali non fu leader per scelta, ma capogruppo al parlamento di Strasburgo.

 

Ci lasciò mentre l’Europa, lui che l’aveva già vissuta, si affannava a scegliere una via condivisa che ancora oggi stenta a trovare. Vent’anni diLanger2 assenza sono tanti per chi gli ha voluto bene e chi cercava nelle sue parole una risposta o l’illusione di averla. Nell’autunno 1961, Alexander Langer, appena quindicenne, scrisse (in tedesco) un editoriale sul nuovo mensile Offenes Wort, della Congregazione studentesca mariana di Bolzano. Vi si legge: “Vorremmo esistere per tutti, essere di aiuto ed entrare in contatto con tutti. Il nostro aiuto è aperto a tutti, così come per tutti vale la nostra preghiera. Venite a noi, e vi aiuteremo con tutte le nostre forze. Ma che cosa ci spinge a farlo? L’amore per il prossimo. Dobbiamo prendere sul serio la tanto declamata carità cristiana, senza mezze misure”. Alexander Langer per tutta la sua vita ha preso davvero tutto “sul serio”, davvero “senza mezze misure”. Difficile pensare a cosa avrebbe detto oggi. Difficile sapere cosa avrebbe detto di quest’Italia e di un’Europa sempre più cinica, lontana da quella che lui aveva sempre intravisto. Meno difficile immaginare il giudizio critico su questo mondo in conflitto con la sua idea di “più lentamente, più in profondità, con più dolcezza”, che ci avevi spiegato come radicale rovesciamento del motto olimpico “più veloce, più alto, più forte”. La suaostinata voglia di non piegarsi e costruire ponti l’ha lasciata in eredità a noi.

 

Marco Travaglini

Guglielmo Marconi e il brevetto della radio

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Era il 2 luglio del 1897, 118 anni fa 

 

Avere 118 anni e non mostrare nemmeno una ruga, denunciare un malanno, soffrire di un acciacco, è più unico che raro. Ed è così per l’invenzione che cambiò per sempre la storia dell’uomo: la radio. Era il 2 luglio del 1897 quando Guglielmo Marconi, a Londra,  ricevette il brevetto brevetto “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”. Tre anni prima, a vent’anni, il giovane  Marconi iniziò i primi esperimenti sulle onde elettromagnetiche nella villa paterna di Pontecchio (oggi frazione del comune di Sasso Marconi, nel bolognese) ispirato agli studi sulle onde elettromagnetiche realizzati dal fisico tedesco  Heinrich Rudolf Hertz. Da quel momento lo scienziato iniziò una serie di esperimenti sulle trasmissioni a distanza, utilizzando mezzi di fortuna. La prima trasmissione telegrafica senza fili avvenne dal suo laboratorio alla collina di fronte, dove si era posizionato il fratello Alfonso insieme con l’aiutante Marchi. Marconi trasmise il segnale che azionò un campanello al di là della collina e un colpo di fucile in aria lo avvertì che l’esperimento era riuscito. Così Marconi, classe 1874, nel giro di qualche anno, realizzò l’apparecchiatura che, oltre a renderlo uno degli uomini più celebri del suo tempo, rese il mondo più vicino e più piccolo, annullando le distanze. Buona parte delle sue attività la svolse  tra l’Inghilterra e l’Irlanda poiché sua madre era irlandese e suo padre, pur essendo italiano, decise di assumere la cittadinanza britannica.

 

Il traguardo successivo dell’intraprendente Guglielmo, ottenuto il brevetto,  fu la prima comunicazione transoceanica, creando un collegamento dalla Cornovaglia,nella zona di Poldhu, all’isola canadese di Terranova, dall’altra parte dell’Atlantico, dimostrando così che la curvatura terrestre non rappresentava un ostacolo alle trasmissioni radio. L’esperimento riuscì il 12 dicembre 1901 ed è facilmente immaginabile l’entusiasmo che suscitò quando dal Canada Marconi inviò all’antenna installata in Inghilterra i tre punti che nel codice Morse indicano la lettera “S”. S’inaugurò da quel periodo l’era commerciale degli apparecchi radio, che lo stesso Marconi iniziò a costruire in serie con la propria società, la Marconi Wireless Telegraph Company. Il nuovo dispositivo si rivelò presto uno strumento essenziale per la sicurezza del trasporto marittimo, al punto che ogni nave ne venne dotata e l’addetto al suo funzionamento fu indicato con il nome di “marconista”, in onore dell’inventore del radiotelegrafo. Vale la pena ricordare, a riprova dell’utilità dei segnali radio i 1.700 viaggiatori del transatlantico Repubblic che vennero tratti in salvo durante il naufragio di quel piroscafo proprio grazie alla possibilità di lanciare un S.o.S via radio. A coronamento di questi successi venne  assegnato a Guglielmo Marconi il Nobel per la Fisica nel 1909, riconoscendogli “il contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”.

Marco Travaglini

 

La trilogia di Woody Allen sotto la Mole

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Mini rassegna dedicata a Woody Allen che si tiene dal primo al 18 luglio al Cinema Massimo 

 

Il grande regista e attore newyorkese arriva sotto la Mole nella ‘Trilogia di New York’, la mini rassegna dedicata a Woody Allen che si tiene dal primo al 18 luglio al Cinema Massimo, promossa dal Museo del Cinema in omaggio all’artista americano che al Festival di Cannes ha presentato ‘Irrational Man’. A Torino sono in programma  ‘Io & Annie’ (1 luglio), ‘Manhattan’ (7 luglio) e ‘Broadway Danny Rose’ (18 luglio).

La piccola e gloriosa Grecia in guerra con l'Europa di Serse

GRECIA BANDIERA

Scegliersi la parte nei giorni difficili della crisi greca

“Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre” (Sallustio)

 

La Grecia, terra di dei, di eroi e di grandi uomini, patria della democrazia, delle arti, della filosofia, dell’epica, dell’elegia, delle grandi imprese sportive e della civiltà, la Grecia e la sua storia, una storia fatta di coraggio, di orgoglio e di dignità, di grandi battaglie, di disperate difese e di insperate vittorie, la Grecia di coloro che non sono mai esistiti, di Teseo e del Minotauro, di Egeo e di Edipo, di Antigone e di Medea, di Prometeo che, innamorato degli uomini, donò loro la potenza del fuoco, esponendosi all’ate divina, ad un supplizio che gli onnipotenti resero costante, straziante e senza fine; la Grecia di Socrate che, pur di non tradire se stesso, bevve la cicuta, salutando i suoi discepoli con una frase che racchiude in sé tutta la forza di questo popolo: “è giunta l’ora di andare. Ciascuno di noi va per la propria strada. Io a morire. Voi a vivere. Quale delle due sia la via migliore solo gli dei lo sanno”; la Grecia di quell’aedo che “si accecò per rimaner nel sogno”, un sogno popolato da grandi battaglie, guerrieri intransigenti, astuti, fieri, spesso crudeli, ma sempre, come tutti i grandi, capaci di abbandonarsi a quella “pietas” che tutto sana, che tutto addolcisce, che tutto ricompone.

 

Questo grande Paese o meglio questa piccola terra con un passato glorioso, forse troppo glorioso da sostenere e con il quale fare i conti, si trova oggi a dover lottare per la propria sopravvivenza, per mantenere la propria identità di fronte ad un mondo mosso dagli interessi, dal potere, da un equilibrio costruito sulla sofferenza di molti a vantaggio della ricchezza di pochi, sul dolore, sulla volontà di umiliare, schiacciare, prostrare.E’ la lotta di un’oligarchia contro la democrazia, la lotta di tanti capi contro un popolo inerme, stanco, travagliato da anni di rinunce e sacrifici. E’ la lotta di un’Europa che è tale soltanto nel nome (nome, peraltro, paradossalmente, di origine greca: Europa fu una delle tante donne amate da Zeus) contro una delle sue costole, lotta che, comunque finisca, lascerà segni profondi in tutta l’Unione.Eppure, in tutta questa desolazione, in mezzo a queste difficoltà, i greci mai hanno perso l’antico orgoglio, quello che deriva loro da antenati famosi: Alessandro il Grande, Leonida e i suoi trecento uomini che mai arretrarono davanti all’esercito del persiano Serse, alle Termopili, pur sapendo che quella scelta li avrebbe portati a diventare, in poche ore, sudditi di Ade e Proserpina.

 

Serse, oggi, ha il volto di tanti leader europei, di ministri delle finanze, del direttore del FMI e dei burocrati della troika che vorrebbero continuare ad affamare il popolo greco e che, forse, in un futuro non troppo lontano, riserveranno lo stesso trattamento ad altre genti, ad altri individui, ad altri esseri umani. Noi tutti siamo posti di fronte ad una scelta. Nessuno si può tirare indietro. Non è il momento per restare neutrali o per tentennare, per nasconderci dietro l’alibi della sospensione di giudizio. Non sarebbe soltanto un comportamento vile e indegno, ma significherebbe ignorare ciò che sta accadendo attorno a noi. Scegliere diventa un dovere: o seguire l’armata imponente dei novelli persiani di Serse o schierarci con i Leonida del XXI secolo, con Alexis Tsipras, con Yanis Varoufakis, con Euklides Tsakalotos, con i nuovi trecento che, pur sapendo quanto grande sia il rischio, si battono per l’indipendenza e per la libertà non soltanto della Grecia, ma di tutti noi.Istintivamente, la mia simpatia, va a questi ultimi e, per tanti motivi, scelgo loro, con un auspicio: che il buon senso prevalga e che non ci siano né vinti, né vincitori, ma che le Istituzioni europee diano una prova di maturità e di responsabilità.In caso contrario le nuove Termopili avranno ripercussioni su tutti. Euripide scrisse: “Gli dèi ci creano tante sorprese: l’atteso non si compie, e all’inatteso un dio apre la via”. Dove l’interesse umano non arriva, confidiamo, quindi, nella saggezza degli dei.

 

Barbara Castellaro

Hockey in carrozzina elettrica, a Chivasso il trofeo “Gabriele Fantino”

chivasso hockey

Una splendida giornata di sport e soprattutto di festa, che si è vissuta nella centrale piazza d’Armi

 

Chivasso, sabato scorso 27 giugno, è stata teatro della quinta edizione del trofeo di hockey in carrozzina elettrica, “Gabriele Fantino”, organizzato  dalla sezione Uildm. La vittoria è andata al Magic Torino che, così, ha riportato il titolo in terra subalpina dopo quattro anni, superando nella finalissima per 5 – 2 i liguri del Blue Devils di Genova.Terzo posto agli Sharks Monza (squadra B) che, pur privi del loro campione Mattia Muratore, nella “finalina” hanno battuto 2-0 i Dragons Grugliasco (lo scorso anno, i “dragoni” furono finalisti). Tra i giocatori scesi in campo per gli Shark Monza anche il portiere della nazionale azzurra Simone Bettineschi ed il tecnico nella nazionale Pietro Ravasi.


Questa l’essenziale cronaca sportiva di una splendida giornata di sport e soprattutto di festa, che si è vissuta nella centrale piazza d’Armi di Chivasso, con la partecipazione di quattro squadre motivate a dare il meglio di sé in un torneo che ogni anno sta assumendo sempre maggiore importanza nel panorama sportivo del dopo campionato, terminato a metà maggio con la finale scudetto a Lignano Sabbiadoro.  Il bel tempo ha favorito il successo della manifestazione, in memoria del giovane distrofico di Villaregggia, Gabriele Fantino, mancato nel 2011 all’età di appena 15 anni durante un intervento chirurgico. Ben sei gli stand allestiti nella piazza d’Armi, per riparare dal sole le squadre ed il loro accompagnatori, per mostrare il sontuoso trofeo ed i vari premi in palio e per la cabina di regia del canale di Sky 879 “W l’Italia Channel” (che manderà in onda in differita la cronaca dell’evento, in prima serata, in una data che verrà presto definita).

Massimo Iaretti

Pd, lo spettro di Venaria si aggira per il Piemonte

pd manifesto

pd unitachiampa manifestoIl caso firme e i giochi di potere

 

Sicuramente il governatore del Piemonte non ha bisogno dei nostri consigli. Ciò che di fatto ha anticipato l’eventuale sentenza del Tar è stata la pubblica dichiarazione del segretario provinciale del Pd Fabrizio Morri. Senza giri di parole ha sostenuto che le firme prima erano state raccolte per un listino del Presidente. Poi travasate in un’altra lista del Presidente con alcune candidature cambiate. Il tutto 48 ore prima della scadenza della presentazione delle liste. Personalmente ho “raccolto” questa voce da due mesi. Ed ora mi chiedo perchè viene alla luce proprio ora? In contemporanea i vertici del Pd, riconfermando la fiducia al Governatore, gli chiedono di non dimettersi. Apparentemente un incondizionato appoggio. Io non la penso così.

 

 In sintesi.  Le firme non erano tecnicamente necessarie. Ad alcuni consiglieri regionali uscenti è stata negata la ricandidatura. La motivazione: troppe legislature. E ad altri, in deroga, garantita la candidatura. Purtroppo ed ovviamente la “compilazione” del Listino del Presidente non è stata solo decisa da Chiamparino. Dunque chi ha vinto a Torino il congresso cittadino, in nome del renzismo, ha saputo imporre candidature, oltre che portare il partito a soli 2500 iscritti. Dunque? Chi ha voluto la “prova di forza” della raccolta delle firme, non ha saputo governare politicamente. Giustamente, caro Fabrizio Morri, hai detto che il problema era soprattutto politico e non tecnico. Sì, Fabrizio, hai ragione, politico. E sei tu il Segretario del Partito. Onori e oneri.

 

Giochi di potere. Scusate, ma non vedo altro. Per tutto ciò, per ciò che sono capace di capire, ed anche per quel che vale, contestualmente alle dimissioni c’è la determinazione della ripresentazione di Sergio Chiamparino a Governatore. Auspicando un radicale cambiamento del modo di presentarsi, con liste civiche di sinistra. Se poi il Pd vorrà essere della partita ben venga. Sicuramente il consiglio che dò ai dirigenti di questo partito è il totale rinnovamento. Lo spettro di Venaria si aggira per il Piemonte.

Patrizio Tosetto

La storia di Luisa, che si finse sposata per il bene della figlia

gazzetta

COSA SUCCESSE IN CITTA’/

ACCADDE A GIUGNO

Secondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginare e a prospettarsi un futuro. Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati,  dedichiamo una rubrica a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti.

 

Il 16 giugno 1956 una giovane donna di 25 anni, Luisa F., venne condannata a due anni e tre mesi di reclusione per aver alterato il suo stato civile da nubile a sposata, il giorno in cui nacque sua figlia. In un ospedale di Torino la neo mamma dichiarò, all’incaricato dello Stato civile che aveva il compito di compilare l’atto di nascita, che ella fosse sposata con il padre della sua bambina e che tale uomo (di cui inventò anche nome e cognome) fosse in quel momento residente in Inghilterra per motivi di lavoro. La giovane donna pensava che quella menzogna non sarebbe mai stata scoperta ma non tenne presente che entrando in ospedale aveva consegnato la sua carta d’identità; l’amministrazione riscontrò immediatamente il disaccordo tra le dichiarazioni della ragazza e i dati presenti sul suo documento. Luisa F. venne allora denunciata alla Procura della Repubblica con l’accusa di aver alterato il suo stato civile, reato che implicava la pena dai 5 ai 15 anni. Avendo riconosciuto alla giovane mamma l’attenuante dell’aver agito per motivi di particolare valore morale (Luisa aveva dichiarato di aver mentito perché non voleva che sua figlia fosse riconosciuta come figlia di N.N.), la pena venne ridotta a meno di tre anni di reclusione.

La Gazzetta del Popolo ]

 

Era la mattina del 17 giugno del 1961 quando una violenta esplosione destò l’allarme in tutta la zona nei pressi di borgo San Paolo, dove un alloggio al numero 83 di via Caraglio, venne completamente distrutto dallo scoppio di una bombola a gas. L’esplosione si verificò nell’abitazione della settantaduenne Celsa Falco. Probabilmente la sera prima l’anziana signora si era dimenticata di chiudere la bombola di gas liquido che le serviva per il fornello della cucina. Nel corso della notte le esalazioni del gas saturarono l’ambiente e quando la signora Falco (come era solita fare ogni mattina) mise sul fornello la caffettiera e accese un fiammifero, la stanza della cucina esplose letteralmente. Il muro divisorio che separava l’alloggio da quello delle vicine, Giuseppina Cerrato di 82 anni e la figlia Anna di 56, crollò completamente seppellendo le due signore; i mobili di entrambi gli appartamenti vennero sventrati mentre i vestiti della Falco presero fuoco. Fortunatamente i vicini di casa ed i vigili del fuoco, accorsi a causa del forte boato che mandò in frantumi decine di vetri delle abitazioni circostanti, accorsero tempestivamente riuscendo a mettere in salvo le tre donne. Sia le Cerrato che la signora Falco vennero trasportate all’ospedale Maria Vittoria dove vi rimasero per diversi giorni. All’uscita dall’ospedale dovettero cercare tutte un nuovo alloggio poiché i loro appartamenti furono completamente distrutti e dichiarati inagibili.

La Gazzetta del Popolo ]

 

Era la sera del 21 giugno 1969 quando la guardia notturna Salvatore Guerreri, 38 anni, residente a Moncalieri in via Carducci, sparò due colpi di rivoltella contro Maurizio Sensini, un ragazzo di 14 anni che si trovava nel piazzale del Monte dei Cappuccini. Pare che Maurizio dopo aver girovagatoin bici per la collina insieme con un amico, si addentrò in un giardino recintato nei pressi del piazzale del Monte dei Cappuccini, per fare “alcuni bisogni”. All’uscita del recinto la guardia notturna Salvatore Guerreri gli si avvicinò intimidendogli di pagare una multa di 35 mila lire; i due ragazzi presi dal panico cominciarono a scappare e fu a quel punto che l’uomo estrasse la rivoltella e sparò due colpi contro il quattordicenne che cadde in terra ferito al braccio; la guardia non gli prestò neppure soccorso. Maurizio venne immediatamente trasportato all’ospedale Gradenigo dove subì un intervento chirurgico, mentre Salvatore Guerreri venne arrestato con l’accusa di tentato omicidio e tentata estorsione, nonostante egli continuasse a difendersi sostenendo di avergli scambiati per dei ladri.

[ La Gazzetta del Popolo ]

 

Il 2 giugno 1974 Gaspare Lentini, un contrabbandiere di 53 anni su la cui testa pesavano 17 condanne, fu la vittima di una sparatoria inspiegabile avvenuta durante le nozze di sua figlia. La sparatoria avvenne di fronte casa del Lentini, in Corso Verona, proprio mentre l’uomo stava accompagnando la figlia Rossana alla cerimonia nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. Pare che appena lui e la ragazza uscirono di casa, il brigadiere Colabianchi si avvicinò al contrabbandiere intimidendogli di seguirlo; a quel punto il signor Lentini, in disaccordo con l’ordine impostogli, si ribellò e diede una testata in pieno volto al brigadiere. Ne nacque una colluttazione che purtroppo si trasformò subito in una sparatoria: qualcuno tra gli invitati presenti sotto casa, estrasse una pistola e sparò un colpo che colpì Colabianchi al braccio. A quel punto gli altri carabinieri presenti risposero al fuoco sparando anche sulla folla. Il signor Lentini venne trivellato da sei proiettili mentre due donne ed un ragazzo presenti tra gli invitati rimasero feriti. L’ uomo venne trasportato d’urgenza all’Istituto Maria Adelaide ma giunse già morto al Pronto Soccorso. Rossana Lentini, convinta che il padre fosse solo ferito, portò a termine la cerimonia sposando il suo fidanzato; venne informata della morte del padre solo verso sera.

La Stampa ]

 

L’ 8 giugno 1979 un nuovo agguato dei terroristi sconvolse Torino, gettando ancora una volta la città nel vortice della violenza. Giovanni Farina, il quarantanovenne sorvegliante della <<Fiat Presse>>, venne aggredito da tre brigatisti nell’ingresso della sua abitazione in via Malta 16. Era l’alba quando i tre brigatisti rossi, armati di pistola, entrarono in casa di Giovanni proprio mentre l’uomo si stava recando a lavoro. L’aggressione durò pochi minuti: i tre uomini fecero irruzione nell’appartamento e spararono un paio di colpi di pistola colpendo volutamente il sorvegliante alle gambe. Giovanni Farina venne ricoverato d’urgenza alle Molinette dove fu sottoposto ad un lungo intervento chirurgico; una volta rimossi i proiettili, i medici lo dichiararono guaribile in una quarantina di giorni. L’aggressione avvenne sotto gli occhi terrorizzati della moglie Giulia e della figlia tredicenne Elisabetta. Giovanni Farina fu il quindicesimo dipendente della Fiat a subire un’attentato a Torino.

[ La Stampa ]

 

Il 1 giugno 1982 Muhammad Alì, ex Cassius Clay, venne accolto a Torino. Il pugile “delle leggende” e testimone di fede musulmana, venne invitato a Torino dal sindaco Novelli, a seguito di un brutto episodio di intolleranza razziale. u consacrato torinese ad honorem e gli venne consegnata, in Municipio, una targa con sopra incisa la chiave della città. Fu un simpatico e memorabile incontro dove vi prese parte anche Alfredo Lomberti (87 anni), uno degli arbitri che decretò la vittoria del campione alle Olimpiadi del 60′.

[ La Stampa ]

 

 Simona Pili Stella

Le diete più assurde delle celeb: la lista e le contro – indicazioni

angelinaLa dieta del ghiaccio o quella degli omogeneizzati. O ancora la dieta dei micropasti, che resta – pericolosamente – al di sotto delle 600 calorie al giorno

 

Siamo abituati a sentirne di tutti i colori sulle diete delle celeb. Vegane, macrobiotiche, organiche, “dukaniste”, crudiste, ce n’è per tutti i gusti. Se di gusto si può parlare. Alcune, però, sono davvero assurde.  Come la dieta del ghiaccio o quella degli omogeneizzati. O ancora la dieta dei micropasti, che resta – pericolosamente – al di sotto delle 600 calorie al giorno. Quelle, per intenderci, che una paersona normale assume con la sola colazione. Vediamo insieme le diete più incredibili:

 

La dieta del ghiaccio di Renee Zellwegger: prima di ogni pasto, l’attrice ingerisce alcuni cubetti di ghiaccio, per aumentare il senso di sazietà. A rischio congestione.

La dieta dei liquidi di Adriana Lima: per tornare in forma prima delle sfilate, la modella ingurgita solo beveroni. Rischio: non appena si torna al solido, il corpo assimila il doppio. 

La dieta degli omogeneizzati di Reese Whiterspoon: l’attrice premio Oscar non è la sola a seguire questo regime alimentare. Anche Jennifer Aniston è una fan della “Baby food diet”, che prevede l’assunzione di sei mini pasti a base di omogeneizzati di frutta, verdura, carne e pesce durante il giorno. Il parere del nutrizionista: un’alimentazione di questo tipo finisce per diminuire in modo importante l’attività dell’intestino. Vale l’assunto di Darwin: l’uso crea l’organo, ma il disuso lo atrofizza.

La dieta crudista estrema di Uma Thurman: l’attrice non cuoce nulla, mangia solo cibi crudi. E’ una dieta troppo selettiva, perché bandisce in toto tutti quegli alimenti che andrebbero per forza cotti, come i legumi e le proteine animali.

La dieta dei micropasti di Angelina Jolie: da sempre criticata per l’eccessiva magrezza, che preoccupa anche il marito Brad, Angie si nutre con piccoli spuntini, che si concludono prima delle 20 di sera e non supera mai  le 600 calorie al giorno. Pericolosamente ipocalorica: una donna normopeso dovrebbe stare sulle 1500-2000 calorie giornaliere. 

La dieta dei colori di Christina Aguilera: La cantante ingerisce ogni giorno solo cibi dello stesso colore. I nutrizionisti dicono: insensata, bisogna variare e abbinare cibi diversi. 

La dieta «Cut the C.R.A.P.» di Elle Macpherson. Banditi  caffeina, cibi raffinati, alcool, zuccheri artificiali e prodotti alimentari trasformati.

La dieta del salmone di MelB: Salmone a colazione, pranzo e cena. Al decimo giorno crescono le pinne.

La dieta alcalina di Victoria Beckham: la moglie di David Beckham ha confessato di seguire i consigli di «Honestly Healty», il libro scritto in collaborazione con Natasha Corret, sorellastra di Sienna Miller. Si tratta di un regime che evita i cibi acidi. Inutile, dicono i nutrizionisti, perché i nostri succhi gastrici riportano tutto al ph neutro (per maggiori info sulla dieta alcalina: leggi qui).

La dieta 5:2 di Jennifer Lopez:  la cantante mangia qualsiasi cosa per cinque giorni, salvo poi digiunare completamente o quasi nei restanti due giorni. Troppo sbilanciata.

La dieta del “Mi sfondo a colazione, poi digiuno”  di Kelly Osbourne: la figlia di Izzy ha confessato di aver perso tantissimi chili abbinando alla palestra un regime alimentare che le permetteva di mangiare quel che voleva solo la mattina a colazione (anche la pizza); poi pranzo e cena a stecchetto. Dieta schizofrenica.

La dieta delle uova sode di Nicole Kidman: si dice che ai tempi delle riprese di Ritorno a Cold Mountain, l’attrice si nutrisse di (poche) uova sode al giorno. Dannosissima, i nutrizionisti consigliano di limitare il consumo settimanale di uova.

La dieta dell’acqua di Paris Hilton: l’ereditiera prezzemolina, che di recente ha confessato di aver sofferto di disordini alimentari, in alcuni periodo della sua vita sostituiva i pasti con acqua naturale e Red Bull. No comment.

La dieta del beverone Master Cleanse di Beyocé: la cantante ha confessato di averla seguita ia tempi di Dreamgirls. Per un periodo di tempo di 10 giorni, si ingerisce un beverone a base di succo di limone, sciroppo d’acero e pepe di cayenna. E giusto per non morir di fame, tra i cibi ammessi oltre alla miracolosa bibita vi sono cavolo, cipolle, peperoni, pomodoro e sedano. Da svenimento.

 

(www.dilei.it)

Vasco, il tour del Komandante conquista Torino

VASCO 1

VASCO 2VASCO 3Un allestimento in grande stile per questo Live Kom 2015 – Sono Innocente Tour

 

Stadio olimpico strapieno, sabato e domenica per i due concerti torinesi di Vasco Rossi. Le migliaia di fan hanno assediato lo Stadio Olimpico ore e ore prima dell’esibizione del loro idolo, alcuni si sono accampati in tenda sul prato del parco. Erano in molti ad attendere di vederlo anche davanti all’AC hotel del Lingotto, dove il cantante ha alloggiato. Un allestimento in grande stile per questo Live Kom 2015 – Sono Innocente Tour, con un palco avveniristico dotato di luci potenti e megaschermi in movimento. Con Vasco la band composta da Stef Burns, in sostituzione di Maurizio Solieri, e Vince Pastano alle chitarre, poi Will Hunt alle percussioni, Andrea Innesto al sax, Claudio Golinelli al basso, Alberto Rocchetti alle tastiere, Frank Nemola alla tromba e la vocalist Clara Moroni. Tanti i successi proposti al pubblico torinese,  da “L’uomo più semplice” a “Dannate nuvole ” da “Quanti anni hai” a “Siamo soli” e ancora  “Credi davvero”, “Stupendo”, “C’è chi dice no”  e altri brani celebri. Uno spettacolo di due ore e mezza che ha soddisfatto pienamente il pubblico dell’Olimpico.

 

(Foto: il Torinese)