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Le fondazioni bancarie entrano a Librolandia: Gastaldo e Lapucci nuovi membri del cda

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SALONE 111“La Fondazione per il Libro potrà così contare su due personalità di forte profilo nel dare corso a una nuova stagione del Salone”

 

Piero Gastaldo e Massimo Lapucci saranno i nuovi membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione per il Libro, la musica e la cultura in rappresentanza rispettivamente della Città di Torino e della Regione Piemonte. Si tratta del segretario generale della Compagnia di San Paolo (Gastaldo) e  del segretario generale della Fondazione Crt (Lapucci). La decisione  sancisce l’ingresso ufficiale delle fondazioni bancarie ai vertici di Librolandia. “La scelta – commentano il Presidente Sergio Chiamparino e il Sindaco Piero Fassino – nasce dal contributo che già oggi il dottor Gastaldo e il dottor Lapucci offrono al sistema culturale torinese, nonché dalla loro competenza manageriale. La Fondazione per il Libro potrà così contare su due personalità di forte profilo nel dare corso a una nuova stagione del Salone internazionale del Libro”.

 

(Foto: il Torinese)

I benefici della cultura sportiva

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Strumento fondamentale di diffusione della cultura sportiva è la Rete dei licei scientifici sportivi (16 in Piemonte: 5 nella provincia di Torino, 3 in quelle di Alessandria e Cuneo ed uno in ciascuna delle altre cinque)

 

La sala consiliare del Comune di Oulx ha ospitato  il convegno “#BeActive – Lo sport a scuola – Informare, Facilitare, Incoraggiare, Ispirare”, promosso da Regione Piemonte, Ufficio scolastico regionale del Piemonte, Comune di Oulx, Coni regionale, Comitato italiano paralimpico regionale ed Istituto di istruzione superiore Des Ambrois di Oulx in occasione della prima Settimana europea dello sport, volta a promuovere la partecipazione sportiva e l’attività fisica nei Paesi membri dell’UE.

 

Strumento fondamentale di diffusione della cultura sportiva è la Rete dei licei scientifici sportivi (16 in Piemonte: 5 nella provincia di Torino, 3 in quelle di Alessandria e Cuneo ed uno in ciascuna delle altre cinque), che ha sostituito le sperimentazioni dei cosiddetti “licei della neve” di Oulx, Cuneo e Domodossola. “Ci troviamo di fronte a sfide importanti – ha affermato in apertura dei lavori l’assessore regionale allo Sport, Giovanni Maria Ferraris – per radicare lo sport e l’attività fisica nello stile di vita delle persone, creando benessere e maggiore salute, con risparmi sui costi della sanità che, in futuro, potrebbero essere reinvestiti proprio nella promozione sportiva. Stiamo lavorando ad un aggiornamento della legge regionale proprio per diffondere la cultura sportiva. Sul territorio si agirà in termini di aggregazione e non di dispersione, perché è facile rendersi conto che la ricchezza di impianti sportivi in Piemonte si scontra con le risorse oggi a disposizione, a causa delle mutate esigenze sociali. Tra i punti su cui stiamo ragionando anche la previsione, negli strumenti urbanistici, di standard minimi di superficie per abitante da destinare a spazi sportivi”.

 

L’assessore Ferraris ed il dirigente del settore Offerta turistica e sportiva, Mario Gobello, hanno poi fornito i dati dello sport: gli impianti sportivi in Piemonte sono 4156, nei quali vi sono 8100 spazi, per complessive 10.173 discipline praticate. Il 35 per cento dei piemontesi non fa mai esercizio fisico o sport (a livello di Unione Europea, il dato è “preoccupante”, poiché sale al 60 per cento, da cui l’obiettivo di introdurre misure per incoraggiare il maggior numero di cittadini a svolgere attività fisica). Negli ultimi 10 anni, la Regione ha investito nelle politiche per lo sport circa 200 milioni di euro, sostenendo la promozione sportiva, lo sport di base, le grandi manifestazioni e l’impiantistica. Il 91 per cento dei Comuni piemontesi ha almeno un impianto sportivo. Al convegno sono intervenuti anche Paolo De Marchis, sindaco di Oulx, Silvia Bruno, presidente regionale del Comitato italiano paralimpico, che si è soffermata sugli interventi di sensibilizzazione attuati negli ultimi due anni in una quarantina di scuole piemontesi, Manuela Costantino, responsabile della formazione presso la scuola regionale dello sport del Coni Piemonte, Tecla Riverso e Franco Calcagno, dirigenti dell’Ufficio scolastico regionale, e la docente Coni Mirella Ronco.

 

Si è poi svolta una tavola rotonda coordinata dal giornalista Luca Rolandi e che ha visto la partecipazione di Andrea Tiberi, campione italiano 2015 di Mtb Cross Country; Franz Mauthe, consigliere della Federazione italiana rugby; Stefano Gori, campione italiano paralimpico 2015 dei 100, 200 e 400 metri; Matteo Eydallin, campione del mondo 2015 di sci aplinisimo team race; Pier Luigi Aschieri, direttore tecnico della nazionale italiana di karatè; Lorenzo Buzzi, medaglia di bronzo nella spada individuale alle Universadi 2015 e Alice Clerici, campionessa del mondo 2015 di spada giovani a squadra. I lavori sono stati chiusi dal parlamentare Umberto D’Ottavio, della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dei Deputati, rilevando che “la legge della “buona scuola” prevede tra l’altro l’importante novità dell’avvio dell’educazione motoria dalla scuola primaria, con l’impiego di specialisti”. Sia D’Ottavio che Ferraris hanno infine concordato che “è necessario individuare dei meccanismi legislativi che permettano di superare il patto di stabilità per gli investimenti negli impianti sportivi e nella sicurezza degli edifici scolastici”.

 

rdutto – www.regione.piemonte.it

Tre performance di Aterballetto alle Fonderie Limone per Torinodanza

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Upper-East -Side,  E-ink e Antitesi, una riflessione sulla costante analogia tra danza e musica e danza e scrittura

 

Nell’ambito di Torinodanza,  alle Fonderie Limone,  andranno in scena martedì 22 settembre prossimo tre performance, seguendo un unico fil rouge, quello della tradizione coreutica di Aterballetto. A partire dalle 19.30 saranno eseguite queste performance sotto la direzione di due  coreografi di fama internazionale,  come Michele Di Stefano e Antonis Foniadakis.  La serata prenderà avvio con un lavoro corale firmato da Michele Di Stefano, dal titolo “Upper- East-Side”, un interrogarsi sul tema del luogo e della sua definizione relazionale. Seguirà “E-ink”, una rapida riflessione sempre di Di Stefano sulle tematiche del linguaggio e della scrittura. Lo spettacolo debutto’ nel 1999, ottenendo un enorme successo sia di pubblico, sia di critica, e ora viene riproposto grazie al progetto RIC.CI, ovvero  “Reconstruction Italian Contemporary Coreography anni Ottanta Novanta”, su ideazione e direzione di Marinella Guatterini.  A concludere la serata sarà “Antitesi”, in cui il greco Antonis Foniadakis utilizzerà la rapidità del linguaggio fisico per cesellare passaggi musicali sempre nuovi.

 

“Upper- East-Side” rappresenta un geniale connubio di geografia e coreografia, in cui la mappatura spaziale diventa necessità di abitare, di esplorare e di attraversare,  e dove il turista si interroga sul suo ruolo e sulla sua presenza, spesso poco opportuna e poco organica, proprio come si verifica in opere quali “Il giro del mondo in 80 giorni”, “Grand tour”, “Robinson”.  In Upper – East Side  movimenti e azioni dinamiche si sviluppano nello spazio e nel tempo seguendo un ritmo matematico di entrate e uscite, accelerazioni e dispersioni, saldamente,  modificando l’ambiente di chi lo abita e la grammatica coreografica sottesa all’azione.  Sulle musiche originali di Lorenzo Bianchi Hoesh si componequali, sotto gli occhi dello spettatore, un’architettura di danza che parte dall’esplorazione della propria collocazione fisica e geografica.  Ciascuno dei nove interpreti esegue un assolo, accanto e contemporaneamente, a quello degli altri, ma senza creare interazione. L’azione si ripete e crea delle conseguenze spaziali e ambientali, che portano il paesaggio a trasformarsi. “E ink” è,  invece, il titolo di un ambizioso progetto che vuol tradurre l’indicibile in codici trasmissibili, senza, però dimenticare le componenti della danza, del movimento e del contrappunto tra corpi e ritmo.

 

Questo lavoro è nato dalla curiosità di Di Stefano per le modalità di trasmissione dei messaggi oracolari e divinatori,  la cui comunicazione è esatta e ambigua al tempo stesso, in quanto risulta il prodotto di una destabilizzazione.  Nel cambiamento costante degli stati corporei,  nel loro rimescolamento,  che non è consequenziale, è possibile avvicinarsi a un punto di vista non ordinario e alle potenziali compositive di una scrittura mutante.  A distanza di 15 anni, gli inchiostri elettronici si sono moltiplicati e il futuro è diventato presente. Interpreti di questo lavoro sono Damiano Artale e Philippe Kratz.  Velocità,  agilità,  potenza, tecnica e precisione si condensato in “Antitesi”, la prima creazione del coreografo e danzatore di origine greca Andonis Foniadakis.  35 minuti di puro spettacolo.  L'”antitesi” è quella che nasce tra la musica barocca e quella contemporanea, nella quale sono immersi i diciotto danzatori della compagnia,  nell’alternarsi di tempi lenti e veloci in continuo dialogo tra loro,  nella morbidezza delle curve sinuose e nella spigolosita’ di quelle spezzate,  nel continuo passaggio tra maschile e femminile. Il viaggio musicale di Antitesi è costituito da musiche italiane dal Seicento a oggi, tra cui composizioni di Alessandro Scarlatti, Giuseppe Tartini e  Giovan Battista Pergolesi,  fino a approdare a autori contemporanei, quali Giacinto Scelsi e Fausto Romitelli, in un’ analogia costante con la danza, che talvolta diventa un doppio astratto della musica.

Mara Martellotta

In memoria dei Moti del 1864

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Le proteste di piazza seguivano la decisione di trasferire la capitale del neonato Regno d’Italia da Torino a Firenze, già con l’occhio a Roma

 

Il 21 e 22 settembre nel 1864 per la storia di Torino e del Piemonte è una data da cerchiare in rosso. Rosso come il sangue dei torinesi (e dei piemontesi) che caddero sotto il fuoco dei carabinieri reali, della polizia e dei soldati che soffocarono così, molto duramente, le proteste di piazza che seguivano la decisione di trasferire la capitale del neonato Regno d’Italia da Torino a Firenze, già con l’occhio a Roma dove venne portata nel 1870 dopo la breccia di Porta Pia con i bersaglieri di Lamarmora che misero fine al potere temporale di Papa Pio IX. L’episodio della città sabauda, però , nella storiografia ufficiale passò in secondo piano, anzi, venne minimizzato e non è ricordato nei libri di scuola. In tutto furono cinquantadue gli uomini, le donne ed i bambini che persero la vita e quasi 200 i feriti.

 

Nonostante l’episodio avesse suscitato raccapriccio in tutta Europa, l’indagine venne archiviata e nessuno venne individuato come colpevole. Sino ad oggi anche la toponomastica di una Torino, che è diventata via via sempre più cosmopolita (pur mantenendo, anzi cercando di mantenere le proprie radici, grazie anche all’impegno di associazioni e movimenti che lo ricordano alle istituzioni) sembra avere rimosso quasi del tutto quanto avvenne in quelle due tragiche giornata con poche eccezioni, una è quella di Roberto Gremmo nel suo bel libro “La prima strage di Stato, il massacro di Torino del 1864”. Negli anni c’è stata soltanto la posa di una piccola lapide in un angolo di piazza San Carlo.

 

Gioventura Piemonteisa per non dimenticare organizza un incontro domenica 20 settembre, in piazza San Carlo, sotto il Caval ed Bronz, alle ore 16, nel cuore di Torino, per una commemorazione popolare e la deposizione di un omaggio floreale, sotto lo slogan “ricordare è un dovere”. Ed effettivamente tutte le operazioni di recupero della memoria non sono mai negative e meriterebbero maggiore attenzione dalle istituzioni, proprio perché sono, comunque, a prescindere da qualsiasi tendenza o ambito politico, di un patrimonio culturale comune ad un luogo.

 

Massimo Iaretti

 

 

 

 

El pueblo unido jamas sera vencido

 INTI ILLIMANI

Costretti all’esilio nel 1973 in conseguenza del golpe militare che portò Augusto Pinochet e la sua giunta delle forze armate al potere, rovesciando il governo di sinistra di Salvator Allende, sono rientrati in patria nel 1988

 

Chi ha dai cinquant’anni in su non dimenticherà senz’altro il nome Inti Illimani. E soprattutto la loro esecuzione di El pueblo unido jamas sera vencido di Sergio Ortega che divenne popolare proprio grazie a questo gruppo cileno, che divulgò in Italia e nel mondo la musica andina. Domenica 20 settembre gli Inti Illimani saranno nuovamente in Italia (che di buon grado puà essere considerata la loro seconda Patria) per un concerto a Santena che si terrà alle ore 20.30 allo stadio comunale di via Tetti Agostino 31. Il costo del biglietto è di euro 15 e 12 per i residenti. Ma chi sono ? Il Inti Illimani sono un gruppo vocale e strumentale cileno nato nell’ambito del movimento della Nueva Cancion Chilena, tuttora attivo, seppure diviso in due gruppi, gli Inti Illimani e gli Inti Illimani Historico che sarà quello che suonerà e canterà a Santena. Costretti all’esilio nel 1973 in conseguenza del golpe militare che portò Augusto Pinochet e la sua giunta delle forze armate al potere, rovesciando il governo di sinistra di Salvator Allende, sono rientrati in patria nel 1988 dove hanno proseguito l’attività musicale anche attraverso un rinnovamento nel repertorio e nelle composizione del gruppo stesso.

 

Massimo Iaretti

Saitta: "No agli sciacalli della sanità"

“Se poi a qualcuno non piace che i primariati negli ospedali scendano da 842 a 667 e che le strutture complesse di natura amministrativa scendano da 240 a 97, pazienza. Il passaggio da struttura complessa a struttura semplice è una questione prettamente di tipo organizzativo, nulla toglie alle funzioni e ai servizi per i pazienti”

 

SAITTA“In questi ore registro fibrillazioni relative ai contenuti degli atti aziendali che i direttori delle aziende sanitarie stanno predisponendo per dare attuazione alla programmazione regionale sia sulla rete ospedaliera che sulla rete di assistenza territoriale. Si utilizzano i casi dell’Oftalmico di Torino (il cui servizio verrà ricollocato e non certamente soppresso!) come del Punto nascite di Susa (dove rafforzeremo un day service materno-infantile per garantire sicurezza a mamme e bambini in una struttura che oggi registra meno di 100 parti anno), così come i casi dell’ospedale di Borgosesia o di Casale Monferrato (dove qualcuno fa credere che verranno soppresse le cure ai cardiopatici o ai malati oncologici), per alzare il tono di una polemica che di politico non ha davvero nulla”: l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta interviene replicando a quella che definisce “la strumentalizzazione e lo sciacallaggio di chi approfitta delle fragilità dei cittadini per alimentare timori infondati sulla riorganizzazione della sanità regionale, facendo credere che i malati non saranno più curati come prima semplicemente perché stiamo riorganizzando il numero dei primariati medici ed amministrativi che negli ultimi decenni in Piemonte era cresciuta a dismisura”.

 

“Ho fortemente voluto un’opera di programmazione e di razionalizzazione della sanità regionale coerente ai parametri fissati a livello nazionale dal Ministero:questa è la strada obbligata per completare il percorso iniziato da un anno e portare il Piemonte fuori dal doloroso piano di rientro dal debito sanitario. Io voglio la fine del commissariamento per restituire al Piemonte gli spazi di manovra e l’autonomia di decisione senza più essere sottoposti al rigido controllo dei Ministeri romani”.

 

“Se poi a qualcuno non piace che i primariati negli ospedali scendano da 842 a 667 e che le strutture complesse di natura amministrativa scendano da 240 a 97, pazienza – prosegue Saitta – Il passaggio da struttura complessa a struttura semplice è una questione prettamente di tipo organizzativo, nulla toglie alle funzioni e ai servizi per i pazienti. Voglio rafforzare i servizi, migliorandone qualità ed efficacia, eliminando doppioni e sovrapposizioni e soprattutto accorpando quei reparti dove l’attività è troppo bassa rispetto agli standard di legge (ovvero si fanno pochi interventi l’anno), perché bassa attività significa maggior rischio per i malati”.

 

Conclude Saitta: “Quelli che oggi stanno facendo non una critica politica alle scelte del Governo regionale, ma un’opera di sciacallaggio approfittando delle paure delle persone, sono gli stessi che non hanno mai fatto nulla per porre fine al commissariamento della sanità piemontese, che non hanno mai controllato i conti e neppure i bilanci delle aziende sanitarie, che hanno preferito favorire i privati e le lobby”.

Tempo di bilanci: si privatizza e le perdite sono pubbliche

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto 

 

Scusate, in tutti questi anni dove erano i sindaci, o comunque chi doveva controllare i conti? Ricette posticce del passato non hanno funzionato. Tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. La realtà ci impone di essere pessimisti. Sì, mi sembra proprio che la situazione sia fuori controllo

 

La nostra testata giornalistica è “gentile” e clemente verso il debito della Regione Piemonte: 5 Miliardi. Altri sono giàSALONE 569 arrivati a 5,2. Va bene, milioni in più milioni in meno. Probabilmente non è la fotografia definitiva. Grazie ad un alto funzionario dell’assessorato Bilancio della nostra regione, andato in pensione, ho imparato che non si può e non si devono giudicare i bilanci pubblici con i parametri delle società private. Infatti, ad esempio, un debito non esiste fin tanto non viene iscritto dal bilancio stesso. Come, suppongo,  la Regione Piemonte non ha 5 miliardi di patrimonio. Mi sembra che la situazione sia  fuori controllo. In questi giorni le commissioni consiliari regionali hanno avuto seri problemi nel raggiungere il numero legale. Non dovrebbe essere il politico che dà l’esempio? I conti del Salone del Libro non tornano, sono fortemente  deficitari. Scusate, in tutti questi anni dove erano i sindaci, o comunque chi doveva controllare i conti? Intanto il sindaco Fassino incontra Janes Eudes Rabut, direttore generale di Gl Events, padrone e gestore di Lingotto Fiere. Nulla è cambiato. Anzi, è venuto fori qualcosa d’incredibile. Dal 2009 la Gl Event doveva dare annualmenteREGIONE PALAZZO una  fidejussione bancaria che ovviamente non ha dato. Citiamo l’assessore alla Cultura Braccialarghe. Non possiamo mettere in crisi i bilanci degli eventi culturali per pagare prezzi che sono fuori mercato a Gl . In altre parole, come da italica tradizione: privatizzare gli utili e rendere pubbliche le perdite. E poi se la magistratura dovesse vedere gli estremi di una azione penale, con i tempi processuali i reati sono quasi già prescritti. Qui tutto finisce a tarallucci e vino. Ma a qualcuno, mi sa, rimarrà il cerino in mano e si brucerà le dita. Semplice risanare tutto, basta non pagare i fornitori. Magari, del resto, hanno dovuto portare i libri in tribunale. E vi assicuro, FinPiemonte,  Eurofidi, Eurogroup, ed altre società parapubbliche  non stanno meglio, sono alle prese con drastici tagli del personale. Il caso di CSI piemonte è “scoppiato” da alcuni anni. Non invidio chi dovrà cercare di superare questi problemi. Ora il tutto è sul tavolo del Governo. Ricette posticce del passato non hanno funzionato. Tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. La realtà ci impone di essere pessimisti. Sì, mi sembra proprio che la situazione sia fuori controllo.

La strada per sport con Torino Street Style

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 Con le nuove specialità dello Slacklining e del Longboard

 

Sabato 19 e domenica 20 settembre, in piazza Castello torna il consueto appuntamento con gli sport di strada: Torino Street Style 2015 permetterà ai giovani di conoscere e sperimentare gratuitamente sport non convenzionali e di strada come Frisbee, BMX, Skateboarding, Street Boulder, Urban Roller, acrobazie volanti con attrezzi da circo, ruota di Rhon e le nuove specialità dello Slacklining e del Longboard.

Un Bellocchio anticlericale e ideologico nelle sale torinesi

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Grande successo del film, una metafora delle conseguenze in Italia di 50 anni di potere democristiano. Vanta la magistrale interpretazione di Herlitza

 

Sta riscuotendo un notevole successo nelle sale torinesi l’ultimo film di Marco Bellocchio, “Sangue del mio sangue”,  ambientato a Bobbio, in val Trebbia,  un luogo particolarmente caro al regista, dove la sua numerosa famiglia ha da sempre casa e trascorre la villeggiatura. Di qui la ragione del titolo e della scelta di ambientarvi, in passato, le sue storie più legate all’autobiografia, tra cui il documentario “Vacanze in val di Trebbia”. Il film si concentra su due episodi datati tra Il Seicento e Il Duemila, strettamente complementari, strutturati quasi secondo il procedimento della “mise en abyme”, del racconto nel racconto. La complementarietà nasce dal fatto che sono interpretati dagli stessi attori e figuranti. Nel passato una giovane piacente, una suora,  è interpretata dalla Liberman,  che ha sedotto il suo giovane confessore che, per il rimorso, si è ucciso annegandosi nel fiume. Il suo gemello soldato,  Federico Mai, interpretato da Piergiorgio Bellocchio, bussa alla porta del convento per ottenere il seppellimento del fratello in terra consacrata, non possibile fino a quando la donna non confessera’ la colpa.  Il luogo in cui è ambientato il film è un convento di clausura,  rimasto chiuso per trent’anni,  che, in realtà, ospitava detenuti per piccole pene,  ma con un impianto scenografico simile a un carcere duro.

 

La figura della suora murata, nelle intenzioni del regista, vuol richiamare quella della monaca di Monza. “Sangue del mio sangue” però non presenta soltanto la sezione seicentesca, con il processo alla suora strega, nel convento di clausura, e con la decisione del Tribunale dell’Inquisizione di murarla viva, ma lascia largo spazio anche a un’altra figura, quella del conte-vampiro, interpretata magistralmente  da Roberto Herlitza,  che, secondo alcuni critici, non sarebbe niente altro che la rappresentazione del potere democristiano.  Il regista non si è preoccupato nel film, come egli stesso ha dichiarato, dell’architettura drammaturgica, ma ha scelto una concatenazione delle sfere temporali;  il dominio della Chiesa cattolica nel Seicento, paradossalmente, conclude la sua parabola con il dominio democristiano in Italia, che, pur permettendo un relativo benessere secondo il regista, avrebbe succhiato il sangue a quella che è stata una prospettiva di cambiamento e di novità per il nostro Paese,  fingendo di garantire per cinquanta anni la democrazia in Italia.

 

Mara Martellotta

Sugar Art, la dolcezza come espressione

Sugar Art si svolgerà dal 19 al 24 settembre presso il Centro Incontri della Regione.  Nella vetrina dell’Urp del Consiglio regionale verrà esposta la riproduzione della Sacra di San Michele, simbolo del Piemonte

 

 

MONTAGNA PIEMONTELa I/a  Biennale di Sugar Art, iniziativa patrocinata dalla Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte e dalla Consulta femminile regionale verrà inaugurata sabato 19 settembre alle ore 11 presso il Centro Incontri della Regione Piemonte, in corso Stai Uniti 23 a Torino. Testimonial della manifestazione sarà il cake designer Renato Ardovino, mattatore della trasmissione di Real Time“Torte in corso”.

 

 Alla presentazione interverranno l’assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi,  la vicepresidente dell’Assemblea Daniela Ruffino, la presidente della Consulta femminile Cinzia Pecchio, Fiorenzo Alfieri e Silvio Magliano, presidente del Centro servizi per il volontariato Vol.To.

 

Sugar Art si svolgerà dal 19 al 24 settembre presso il Centro Incontri della Regione, dove si terranno incontri, manifestazioni e conferenze. L’iniziativa culturale a cadenza biennale  si propone di utilizzare lo zucchero  e la pasticceria come forma espressiva, per creare vere e proprie opere d’arte.  Alcune opere della rassegna saranno visibili in diversi punti della città: in piazza Castello (vetrina banca Sella), all’ingresso delle Molinette , e nella vetrina dell’Urp del Consiglio regionale, dove verrà esposta la riproduzione della Sacra di San Michele, simbolo del Piemonte.