LIFESTYLE- Pagina 4

Per voi, cari “wine lovers”: www.barolomga360.com

 

Presentate dal “Map Man”, all’“Enoteca Regionale del Barolo”, le più fresche novità del “portale” più visitato da produttori e “aficionados” del “vino dei re”

Barolo (Cuneo)

Illustre ospite, Alessandro Masnaghetti. Una vita e più “carriere” agguantate a lunghi balzi, sempre e fortemente “caricati” dalla “passione”. Da ingegnere nucleare a gastronomo a giornalista (curatore, fra l’altro, della “Guida” de “L’Espresso”), a degustatore di vini per oltre 25 anni, allievo e amico di Luigi Veronelli, anima di “Enogea” rivista bimestrale nata nel 1997, rielaborando l’esperienza acquisita con “Ex Vinis” e prima “newsletter” italiana indipendente di degustazione pubblicata da “Veronelli Editore”. Ma, soprattutto, “Map Man”, come lo ha soprannominato la rivista americana “Wine Spectator” in quanto oggi grande “cartografo” e “divulgatore” di fama internazionale. Ebbene, proprio lui, il “Map Man” italiano è stato accolto, nei giorni scorsi, in una sala gremita di produttori, dall’“Enoteca Regionale del Barolo”, dove Masnaghetti ha condiviso i dati dell’annata 2024 appena conclusa, soffermandosi sul clima e sulle date di vendemmia e ha presentato gli aggiornamenti del suo portale www.barolomga360.com. Il sito, già punto di riferimento per produttori, appassionati e addetti ai lavori, si arricchisce di nuove funzionalità: profili aziendali delle cantine, mappe geologiche dettagliate, etichette storiche e una panoramica completa sui vini in produzione o di prossima uscita. L’evento ha segnato la conclusione ufficiale del “Calendario 2024” dell’“Enoteca” di via Collegio Barolo, che chiuderà per la consueta pausa invernale dal 23 dicembre fino all’inizio di marzo 2025.

La ripresa delle attività è prevista per sabato 8 marzo con la prima delle quattro “Master Experience” dedicate al “Barolo 2021”, intitolate “Oltre l’annata: viaggio nel terroir e nelle MGA- Menzioni Geografiche Aggiuntive – comunali del Barolo 2021”. Gli incontri, guidati dalla direttrice Cristiana Grimaldi e dal critico enologico Michele Longo, continueranno per altri tre sabati, il 12 aprile, il 10 maggio e il 14 giugno.

Le iscrizioni apriranno a gennaio 2025 sul sito ufficiale www.enotecadelbarolo.it.

Rispetto all’incontro con Alessandro Masnaghetti, ha sottolineato la direttrice dell’“Enoteca Regionale  del Barolo”, Cristiana Grimaldi“ E’ sempre più evidente la necessità di una narrazione comune del territorio: ogni produttore conosce in profondità la propria realtà aziendale, ma strumenti come il sito ‘barolomga360.com’ offrono una visione d’insieme unica. Questo portale rappresenta un valore aggiunto non solo per i professionisti, che trovano strumenti precisi e aggiornati per contestualizzare la propria produzione, ma anche per gli appassionati, che possono immergersi nella complessità e nella bellezza del mondo del Barolo”.

Per ulteriori info: “Enoteca Regionale del Barolo”, via Collegio Barolo, Barolo (Cuneo); tel. 388/6262864 o www.enotecadelbarolo.it

G.m.

Nelle foto: Incontro con Alessandro Masnaghetti e immagine-guida dell’“Enoteca”

La chimica del Natale

Profumi e aromi della festa più attesa dell’anno.

Il Natale ci avvolge con i suoi colori, con le decorazioni, con lo scintillio delle luci. C’è  voglia di festeggiare, di fare i regali e di sentirsi, anche se solo per qualche ora, sospesi dalla quotidiana realtà per entrare in un mondo ideale. Oltre al piacere per la nostra vista, regalato da un tripudio di colori e sfumature oro e argento, il Natale inebria con le sue fragranze e le sue essenze che ci portanodietro nel tempo, a quando eravamo bambini. Esiste, dunque, una chimica natalizia fatta di aromi,  di profumi, di memorie olfattivee gustative che  rendono l’atmosfera ancora più dolce ed evocativa.

Quali sono gli aromi e i sapori tipici di queste festività?

La cannella è la fragranza per eccellenza di questo periodo di celebrazioni. E’ utilizzata nelle preparazioni gastronomiche ma anche negli ornamenti; la possiamo sentire nell’aria entrando nei negozi, sorseggiando un te, un infuso o ancora meglio gustando una cioccolata che ne regala il sapore e nel vin brulé. Non esiste Natale senza questa corteccia essiccata del Cinnamomun che si può trovare in polvere o in piccoli cilindri.

Lo zenzero ci fa pensare al gingerbread e ai biscotti che, oltre ad essere buonissimi per il palato, possono sono utilizzati come allegri pendenti per decorare l’albero. Il suo sapore è piccante,intenso e  come aroma è utilizzato in diversi piatti, soprattutto inquelli di origine orientale. Lo troviamo anche in versione essiccata in piccoli cubetti da gustare per merenda o a fine pasto.

I chiodi di garofano con la loro forma appuntita sono utilizzati moltissimo nelle decorazioni natalizie soprattutto con le arance. In cucina sono preziosi sia all’interno pietanze salate ma anche nella preparazione di dolci tipici come il panpepato. Come nel caso della lavanda, se inseriti in piccoli sacchetti di stoffa e sistemati nei cassetti sono degli ottimi profumatori, una balsamica idea regalo.

L’anice stellato, con la sua sagoma a  otto punte che richiama la Cometa, contiene semi oleosi e rappresa un naturale simbolo natalizio. Il sapore, simile a quello della liquerizia, lo rende versatile e può essere usato in vari piatti sia dolci che salati, ma soprattutto è uno dei protagonisti delle decorazioni insieme all’arancia e alla cannella. Si può trovare sulle tavole bandite a festa, ma anche all’interno di candele e di vivaci ghirlande.

La vaniglia nel latte caldo o  all’interno della crema pasticcera è meraviglia pura. Dolce, aromatica e persino calmante, è un  frutto in bacche contenute all’interno di un’ orchidea tropicale. Utilizzata preminentemente per torte, gelati e liquori, è anche la protagonistadeliziosa di bagnoschiuma vellutati, candele e profumi per la persona e per la casa.

MARIA LA BARBERA

La storia centenaria di una delle aziende più golose di Torino

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Scopri – To   ALLA SCOPERTA DI TORINO

 

Nel 1922 per opera di un luminare pasticcere di nome Pietro Ferrua nasce un panettone diverso da tutti gli altri, unico nel suo genere che farà la storia a Torino e non solo.

Ci racconta la storia di quest’azienda Elisa Mereatur responsabile marketing Galup.

 

L’intervista

D: Buongiorno Elisa, cosa ti ha fatto avvicinare a questa storica azienda?

R: Mi affascinano le aziende che hanno un’anima e Galup ne ha una meravigliosa. La cosa che più mi ha colpito di Galup è la storia centenaria e poi vedere come chi lavora in azienda sia veramente parte di una famiglia, generazioni di persone che lavorano insieme dai ragazzi alle persone più grandi. Io ho un backgorund legato all’agroalimentare; ho fatto l’università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo e poi antropologia del cibo a Londra, ho avuto anche una mia azienda e poi ho collaborato con l’azienda Leone per 8 anni e quando sono arrivata quI in Galup mi sono sentita a casa.

D: Galup nasce nel 1922 grazie a un panettiere, Pietro Ferrua, che crea un panettone diverso dal classico milanese, facendolo piatto e con una glassa di nocciole sopra, come nasce il nome?

R: Il nome Galup significa in Piemontese “goloso”. Ferrua crea questo nuovo prodotto che per antonomasia diventa il panettone alla piemontese, lo fa assaggiare ai primi commensali che dicono in dialetto: “A l’è propi galup!” che tradotto in italiano significa “è proprio goloso”.

D: Come cambia l’azienda nel tempo?

Nel 1949 il signor Ferrua decide di industrializzare la produzione acquisendo lo stabile in uso ancora oggi a Pinerolo dove vengono fatti i panettoni. La storia continua ancora oggi, la proprietà è cambiata nel 2014, con l’ingresso  di due imprenditori originari delle Langhe Giuseppe Bernocco e Sebastiano Astegiano – che hanno restituito all’azienda il suo splendore originario rinnovando anche buona parte dei macchinari, e creando nuovi prodotti e dando nuovo impulso all’azienda.

D: Ci sono tantissimi nuovi prodotti per tutti i gusti, quali in particolare?

R: Il principe dell’azienda è sempre il panettone con canditi e uvetta, creato utilizzando materie di primissima qualità e lievito madre che si rinfresca dal 1922. I panettoni sono declinati in tantissimi gusti per stare al passo con i tempi come pesca cioccolato e amaretto, pere e cioccolato e amarene e cioccolato.

Poi c’è il pandoro, prodotto ancora totalmente artigianalmente, come Galup produciamo anche altri lievitati da forno appositi per le ricorrenze come la colomba a Pasqua.

Poi c’è la linea “Piaceri Quotidiani” con i prodotti per tutti i giorni, come il famoso “Carrè”; un pan bauletto nella versione classico, al cioccolato o frutti di bosco e yogurt.

Vi sono i biscotti, dai Krumiri classici con la ricetta originaria di Casale Monferrato, quelli al caffè, quelli ricoperti di cioccolato fino ai Baci di dama. In estate abbiamo invece lanciato il Panettone d’Amare.

D: Avete anche un altro prodotto molto conosciuto, le praline al cioccolato

R: Si chiamano Galuperie e sono state create nel 1955, sono piccoli gioielli di gusto che racchiudono un mondo di sapori. Dal 2021 oltre a Galup abbiamo anche il marchio di cioccolata Streglio che quest’anno compie cent’anni e altri brand tra cui Pasticceria Cuneo che produce prodotti senza Glutine.

D: Come vengono create queste innovazioni?

R: Le innovazioni nascono da un lavoro  in team insieme al responsabile di produzione e al comparto di ricerca sviluppo e qualità. Si fanno dei tavoli di lavoro dove si sviluppano le novità seguendo anche i trend di mercato.

D: Avete delle novità per il futuro?

R: Per il Natale 2024 Galup ha pensato ad una confezione regalo dove oltre al panettone troviamo la tombola da giocare rigorosamente con le mandorle al posto delle pedine!

E poi tantissime altre confezioni regalo con i Krumiri, il vino ed il pandoro.

D: Grazie per averci raccontato la storia di questa meravigliosa azienda!

NOEMI GARIANO

 

Al via da Cervinia il  Vertical Winter Tour 2025 di Radio Deejay!

Sport, musica e divertimento ad alta quota! Prima tappa, Cervinia il 28-29-30 dicembre con il “Capodanno anticipato”, dj set di Alex Farolfi, fiaccolata e fuochi sotto il Cervino, e poi tante altre località sciistiche. Moltissime attrazioni, talent radiofonici e divertimento tra sport, animazione e musica. Media partner: Radio Deejay. L’evento si conferma la manifestazione invernale più longeva e costante del panorama italiano. Tutti i dettagli.

19/12/2024, Milano

Torna come da tradizione ogni dicembre il Vertical Winter Tour, l’evento itinerante – giunto alla sedicesima edizione – che toccherà 9 località sciistiche italiane dislocate su tutto l’arco alpino per un totale di 19 giorni di puro divertimento sulla neve.

Si conferma Nissan come Title Partner per il quarto anno consecutivo. Per l’edizione 2025 tutti i crossover elettrificati Nissan sono official electrified cars della manifestazione e gli appassionati della montagna potranno conoscere e provare Nissan Juke, Qashqai, X-Trail e Ariya.

Potranno così apprezzare la varietà di dimensioni e di spazio a bordo – dal compatto Juke ai 7 posti di X-Trail – i brillanti propulsori ibrido, l’esclusivo e-POWER e il 100% elettrico, le tante innovative tecnologie di sicurezza e di assistenza alla guida e la trazione integrale Nissan e-4ORCE, unica nel mercato.

Nella passata edizione, circa 400 persone hanno guidato le vetture Nissan presenti in tutte le tappe del tour e quest’anno Nissan punta a replicare il successo di pubblico. A questo contribuirà anche una simpatica novità: un bar d’alta montagna (Nissan Cafè) dove i visitatori potranno godersi una pausa colazione offerta da Nissan (in collaborazione con Nescafè), per poi andare sulle piste o salire a bordo di un crossover Nissan per un test drive.

Si parte, come di consueto, da Cervinia (28-29-30 dicembre), per poi toccare San Martino di Castrozza, Andalo, Zoncolan, Alleghe, Pila, Prato Nevoso, Canazei e Bormio con un format di successo che ha raggiunto quota 29 edizioni (16 invernali, 12 estive e una “Urban” in primavera!) e che fa divertire e rilassare decine di migliaia di persone sulle piste da sci di tutta Italia.

Cervinia, nella splendida conca del Breuil, gli impianti sono aperti tutti i giorni da ottobre a settembre, senza più interruzioni, per sciate che non conoscono più stagioni grazie alle quote elevate su cui si sviluppa l’intero domaine skiable del “Cervino Ski Paradise”, giusto omaggio alla qualità della neve, che qui non manca mai. Le tre regine di questo grande comprensorio, tra i più vasti e frequentati al mondo, Breuil-Cervinia, Valtournenche e Zermatt (Svizzera) sono tra loro collegate da una miriade di piste e da una fitta rete di impianti che consente un collegamento senza mai dover togliere gli sci, ammirando il Cervino sia dalla parte italiana sia svizzera, lasciandosi “catturare” da soste enogastronomiche nei tanti ristoranti sulle piste.

Format che vince non si cambia: Sport, Music and Fun è anche nel 2024-2025 il filo conduttore dell’evento, in grado di intrattenere un pubblico molto vasto, dai ragazzi agli adulti, con un bellissimo (e nuovissimo) villaggio sulla neve di 900 mq ad ingresso totalmente libero e gratuito (orario 9-16:30) e tantissime attività da svolgere dalla mattina al pomeriggio inoltrato. Come nella scorsa edizione estiva, rinnovamento e freschezza al centro dell’attenzione degli organizzatori.

Il media partner sarà ancora una volta Radio Deejay, che in ogni tappa porterà i propri Talent sul palco del Villaggio e che a Cervinia vedrà la presenza di Alex Farolfi, (in onda tutti i giorni al fianco di Linus nella trasmissione radiofonica più ascoltata d’Italia) con il suo dj set a partire dalle 22,00 che seguirà la fiaccolata dei maestri di sci e i fuochi d’artificio sotto il Cervino per un “Capodanno anticipato” (30 dicembre) che si preannuncia davvero speciale.

Alex Farolfi è un disc jockey, remixer e regista radiofonico italiano. Dal 1994 lavora in Radio Deejay. Dal 1999 è DJ resident, insieme a Paolino Rossato, dell’Aquafan di Riccione. Come regista cura sia Deejay chiama Italia che Cordialmente, condotto da Linus insieme ad Elio e le Storie Tese su Radio Deejay. Ha spesso collaborato al programma “Deejay Time” prima e “Sciambola!” poi, entrambi condotti da Albertino.

A riscaldare il cuore di tutti gli ospiti, amanti della montagna, dello sci e dello snowboard, ci sarà Ritter Sport con la qualità e il gusto delle sue iconiche tavolette quadrate, durante ogni tappa del tour.

Azienda familiare da quattro generazioni, e con un legame forte e indissolubile con il mondo montano, Ritter Sport condivide da sempre con rifugisti, escursionisti e sciatori la passione per la natura e l’impegno per la tutela del Pianeta. Questo spirito si riflette anche nell’utilizzo di Cacao 100% Certificato Sostenibile per tutte le tavolette firmate Ritter Sport.

Il brand, con il suo stile pop e divertente, intratterrà durante il tour grandi e piccoli con un mix di gusto, gioco e colore. Al centro dello stand ci sarà il concept “Il segreto è la qualità” che accompagnerà i visitatori in un viaggio all’insegna della golosità, dei sapienti abbinamenti e di nuovi irresistibili gusti. Non mancheranno tutte le varianti delle tavolette da 100g e dei mini Ritter Sport, pronti a sorprendere e deliziare il palato di ogni partecipante.

Brancamenta rinnova la sua partecipazione alla nuova edizione del Vertical Winter Tour 2025, con il gusto, l’energia e il divertimento dei propri prodotti. Presso lo stand di Brancamenta nel villaggio, sciatori e amanti della montagna potranno degustare l’amaro ghiacciato nel suo perfect serve ideale o provare la speciale “Brancachoco”, una cioccolata calda Ritter Sport arricchita con il sapore unico di Brancamenta. Lo stand offrirà un’atmosfera accogliente con soffici pouf, ideali per rilassarsi ad alta quota.

Borghetti, il liquore di vero caffè espresso, avrà una presenza dinamica: hostess munite di zaini a forma di “Borghettino” distribuiranno assaggi direttamente sulle piste, regalando agli sciatori un boost di energia. Grazie a Brancamenta e Borghetti, ogni tappa del tour promette esperienze indimenticabili, combinando sport, piacere e il gusto dei prodotti iconici di casa Branca

Ricola, partner storico del Tour, sarà presente in tutte le tappe con uno spazio dedicato e inviterà tutti gli amanti della montagna ad assaporare le sue gustose e originali caramelle alle 13 erbe alpine, tra cui Echinacea Miele e Limone, un prodotto davvero speciale, fresco e gradevole al palato, che è anche un integratore alimentare con Vitamina C a supporto del sistema immunitario, ideale per un consumo quotidiano. Presso l’igloo Ricola ci sarà modo di rifocillarsi anche con le calde e gustose tisane alle erbe, coltivate con metodi naturali sulle Alpi Svizzere e ci si potrà divertire con un simpatico gioco di abilità che offrirà la possibilità di aggiudicarsi gadget brandizzati.

New entry è VisitMalta, il brand di Malta Tourism Authority, l’ente di promozione turistica di Malta, che sarà presente con un proprio stand al Vertical Winter Tour per far conoscere al pubblico le isole di Malta, Gozo e Comino e le possibilità offerte tutto l’anno agli amanti delle attività outdoor. Grazie ad un Memory Game i partecipanti potranno approfondire la conoscenza dell’arcipelago maltese e ricevere divertenti premi. Inoltre, sarà organizzato un appuntamento quotidiano sul main stage del village durante il quale verrà scelto un fortunato tra il pubblico a cui VisitMalta regalerà un kit del viaggiatore contenente materiale informativo e gadget che lo potranno ispirare nell’organizzazione di un viaggio a Malta.

L’arcipelago maltese, grazie al piacevole clima mediterraneo, è una meta ideale per una vacanza active in ogni stagione, con il suo mix di cultura millenaria, una sorprendente natura, la possibilità di praticare molti sport e tante opportunità per fare un pieno di energia. Inoltre, le isole sono comodamente collegate da voli diretti operativi tutto l’anno da moltissime città italiane.

Altra new entry è foodspring, leader nella nutrizione per il fitness, che porterà un tocco di energia e benessere al Vertical Winter Tour con un’area esclusiva dedicata a sciatori e appassionati di cime innevate. Qui, i visitatori potranno fare il pieno di gusto e vitalità con alcuni tra i prodotti più iconici del brand, come le protein bars, i protein cookies e i protein shakes, perfetti per ricaricarsi dopo una giornata sulle piste. L’esperienza si arricchirà con attività speciali, come degustazioni in anteprima dei nuovi prodotti e una serie di giochi per intrattenere il pubblico, rendendo ogni tappa ancora più coinvolgente. Con il suo debutto nel mondo degli sport invernali, foodspring consolida così il legame tra nutrizione e performance, offrendo soluzioni alimentari pensate per chi affronta le sfide quotidiane, anche ad alta quota.

Blossom Skis sarà il partner per le prove sci, con un maestro a disposizione per il pubblico per insegnare come sfruttare al meglio le potenzialità di questi sci speciali.

Hyra vestirà come di consueto tutto lo staff del Vertical.

Vertical Tour vive anche sui social, con una copertura costante su Facebook e Instagram, per seguire l’evento è sufficiente utilizzare l’hashtag #verticaltour.

Un’altra pazzesca stagione del Vertical Winter Tour è alle porte – conclude Flavio Gallarato, patron e organizzatore dell’evento e CEO di Event’s Way – Siamo l’evento invernale più importante e soprattutto più longevo e costante del panorama italiano. Una manifestazione che si conferma nei format e nel legame strettissimo con Radio Deejay, cuore pulsante dell’intrattenimento e della musica, e che contestualmente si rinnova nelle strutture e nelle attività proposte ai vacanzieri, sempre più coinvolgenti e innovative. Devo ringraziare i nostri partner, molti dei quali sono ormai habituè dell’evento, un grazie particolare anche a tutte le nuove aziende che ci hanno dato fiducia e che ci permettono di essere il punto di riferimento delle manifestazioni invernali dal 2008”.

Vertical Tour: il format

Il Vertical Winter Tour è attivo dal 2008 e fin dalla prima edizione si è caratterizzato per un format vincente fatto di musica, sport e divertimento. Nel 2011, sull’onda del successo del fratello maggiore, è nato anche il Vertical Summer Tour, roadshow estivo che attraversa lo Stivale con una carovana di animatori, speaker, dj e istruttori sportivi.

L’uno è estivo, l’altro invernale, ma il format è lo stesso: un grande Villaggio vacanze itinerante, capace di portare nelle migliori località di vacanza giornate dense di animazione, musica, sport e divertimento. Ad oggi si contano un totale di 26 edizioni di VERTICAL TOUR – tra Summer, Winter edition e il neonato Urban – e migliaia di amici sparsi sulla Penisola che fanno ormai parte di una grande community unita dalla voglia di divertirsi e di stare insieme.

I numeri

  • 16 edizioni di Vertical Winter Tour dal 2008
  • 12 edizioni di Vertical Summer Tour dal 2011
  • 1 edizione di Vertical Urban Tour dal 2022
  • Oltre 4.000.000 di partecipanti alle precedenti edizioni
  • Oltre 100.000.000 di persone raggiunte negli anni dalla comunicazione social
  • Oltre 3.000.000 visualizzazioni dei contenuti video pubblicati

CS

Dantès e il medaglione misterioso

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Affacciata sul Canale della Manica, in Normandia, Étretat è una delle meraviglie della costa di Alabastro, che si estende tra Dieppe e Le Havre, formata da alte scogliere di gesso e verdi vallate. Il pittoresco villaggio incastonato fra le due scogliere più suggestive della costa, la falesia d’Amont e quella d’Aval, ha ospitato personaggi celebri come Guy de Maupassant, Delacroix, Corot, Courbet e Monet e sembra uscire direttamente da un quadro impressionista. Per descriverla è utile ripetere le parole di Victor Hugo: “Ciò che ho visto a Étretat è meraviglioso. […] L’immensa falesia cade a picco sul mare, il suo grande arco naturale è ancora intatto, guardandovi attraverso se ne scorge un altro, ovunque si trovano grandi capitelli lavorati rozzamente dall’oceano.

La più bella architettura che ci sia”. Proprio a Étretat viveva un piccolo cane yorkshire terrier di nome Dantès. Nonostante le sue dimensioni ridotte aveva un cuore grande e uno spirito avventuroso che lo portava a esplorare ogni angolo della sua amata costa. Ogni mattina Dantès si svegliava all’alba annusando l’aria fresca del mare che soffiava attraverso la finestra della sua padrona, la signora Claire Leblanc. Claire, pronipote dello scrittore Maurice Leblanc, creatore delle avventure di Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo, era una donna minuta e gentile con una passione per la pittura tant’è che spesso si sedeva sulla spiaggia per catturare le meraviglie della natura riproponendole sulla tela con delicati colori. Viveva accanto alla villetta, ora trasformata in museo, ereditata dal celebre prozio al numero 15 di rue Guy de Maupassant dove Leblanc per 25 anni scrisse e in parte ambientò le avventure rocambolesche del personaggio al quale dedicò ben 17 romanzi, 39 racconti e 5 pièce teatrali tra il 1907 e il 1935. Dantès adorava accompagnare la sua padrona, correndo felice tra i gabbiani e scavando piccole buche nella sabbia dove riusciva a trovarne lungo la spiaggia di ciottoli. Un giorno, mentre Claire era intenta a dipingere il maestoso arco di pietra che Guy de Maupassant descrisse come la proboscide di un elefante che emerge dal mare a pochi metri dall’Aiguille de la Falaise d’Aval, detta l’Ago, alta 55 metri, isolata e lontana dalla scogliera, il piccolo Dantès decise di avventurarsi poco più in là, attratto dalla sensazione di scovare qualcosa di misterioso.

Scoprì un sentiero poco battuto che si arrampicava sulle falesie, e guidato dal suo spirito curioso, decise di seguirlo. Il sentiero lo portò in cima in cima alla falesia dove il panorama mozzava il fiato: le onde dell’oceano si infrangevano contro le rocce, e il cielo era punteggiato di nuvole bianche. Ma mentre Dantès si godeva la vista si accorse che il sentiero proseguiva sempre più stretto e ripido fino all’imbocco di una piccola grotta nascosta tra il muschio e l’erba alta. Incuriosito si avvicinò e, con un piccolo guaito, entrò nella grotta. All’interno, scoprì un tesoro inaspettato: un vecchio baule di legno, coperto di sabbia e alghe. Annusandolo con curiosità, Dantès lo ispezionò e, dopo un po’, riuscì a sollevare il coperchio con le sue piccole zampe. Dentro al baule c’erano molti oggetti scintillanti: monete d’oro, gioielli e strani artefatti. Ma ciò che colpì di più il piccolo yorkshire fu un antico medaglione, ornato con un’immagine di un cane che assomigliava a lui. Era come se il destino avesse voluto che Dantès trovasse quel tesoro. Era riuscito a scoprire il mistero dell’Aiguille Creuse, forse il romanzo più famoso di Leblanc e a individuare il nascondiglio di uno dei tesori più clamorosi con perle, rubini, zaffiri e diamanti dei re di Francia? Deciso a comunicare la scoperta alla sua padrona, Dantès prese tra i denti il medaglione e tornò indietro, correndo a perdifiato lungo il sentiero. Quando raggiunse Claire la trovò intenta a dipingere. Con un guaito entusiasta il piccolo cane saltò accanto a lei, mostrandole il medaglione scintillante. Claire si chinò, sorpresa e affascinata. “Dantès, dove hai trovato questa meraviglia?” chiese, accarezzandolo affettuosamente. Lo yorkshire terrier scodinzolò, felice di condividere la sua avventura e ripercorse il sentiero con la sua padrona. Insieme decisero di riportare il medaglione e gli altri tesori al villaggio, dove avrebbero potuto scoprire la loro storia. Con l’aiuto degli abitanti del posto e le ricerche di madame Catherine Lapoint, la bibliotecaria appassionata di storie e leggende, si scoprì che quegli oggetti appartenevano a un vecchio marinaio che aveva vissuto nel villaggio secoli prima, e che il medaglione era un simbolo di protezione per il suo fedele compagno a quattro zampe. Non era stato svelato il mistero della falesia cava e del tesoro dei Re del quale narrava Leblanc nella più celebre delle avventure di Arsenio Lupin ma era pur sempre una scoperta molto importante. Da quel giorno Dantès non fu considerato soltanto un cane avventuroso, ma anche un piccolo eroe del villaggio. Le persone lo ammiravano e lo ringraziavano per aver riportato alla luce una parte della loro storia. E mentre Claire continuava a dipingere la bellezza delle falesie, Dantès restava al suo fianco, pronto per nuove avventure, con il cuore pieno di gioia e il medaglione scintillante legato al suo collare.

Marco Travaglini

“Valsusa Emozioni da bere – Winter Edition”

BARDONECCHIA, EMOZIONI DA BERE: SOTTO L’ALBERO I VINI EROICI VALSUSA DOC CON I GIOIELLI DELLA PASTICCERIA UGETTI

Venerdì 26 dicembre al Foyer del Palazzo delle Feste una degustazione in pieno clima natalizio.

In primo piano le etichette del Consorzio Valsusa Doc, presentate dai produttori e dai sommelier dell’AIS con assaggi di prodotti tipici locali. Anche un video sul distretto vinicolo valsusino, poi l’esperienza immersiva “Blind Wine”. E infine una grande sorpresa, a base di vino valsusino, offerta dai maestri pasticceri e cioccolatieri di Bardonecchia.

Valsusa, Emozioni da bere”: l’appuntamento 2024 con la terza edizione della kermesse enologica valsusina, stavolta in versione invernale, è per venerdì 26 dicembre, Santo Stefano, dalle ore 16 alle 20 nel Foyer del Palazzo delle Feste di Bardonecchia. L’evento, completamente gratuito e ospitato dal Comune, è promosso dal Consorzio di Tutela e valorizzazione dei Vini DOC Valsusa.

Un’ottima occasione per degustare in purezza il frutto dei vitigni autoctoni valsusini: i rossi Avanà e Becuet e il bianco Baratuciat. Vini di carattere, nati da vigneti strappati faticosamente ai versanti alpini.

«A farli assaggiare e a raccontarli saremo noi stessi, produttori di montagna»annuncia Giancarlo

Martina, presidente del Consorzio DOC dei vigneron valsusini – I calici saranno illustrati anche attraverso un suggestivo percorso sensoriale grazie all’experience “Blind Wine” sotto la guida di sommelier di AIS Piemonte. Accompagnata dalla proiezione di un audiovisivo sul distretto vinicolo valsusino, la kermesse – sostenuta dalla Camera di Commercio di Torino e dall’Enoteca Regionale – sarà accompagnata dall’assaggio di altri prodotti d’eccellenza del territorio, dai formaggi ai salumi, sino ai Marroni IGP Valsusa.

Il pomeriggio di degustazioni terminerà con una “dolce sorpresa” realizzata con i vini Valsusa DOC, preparata in occasione del 70° anno di attività della Pasticceria-Cioccolateria Ugetti. Gli Ugetti (Franco e i figli Davide e Andrea, tutti Maestri del Gusto) saranno presenti a Palazzo delle Feste anche con la mostra “Tracce di Gusto”: la rassegna riassume la storia della loro famiglia, che da tre generazioni addolcisce i frequentatori della “Perla delle Alpi”.

Ad accompagnare in dolcezza questa speciale realizzazione sarà un bicchiere di valsusino “vino del ghiaccio”. Si tratta di un Eiswein da uve tardive a bacca rossa, lasciate disidratare in vigna e raccolte ormai gelate durante l’inverno, a temperature abbondantemente sotto zero.

MARTINA: FESTEGGIAMO LA DOC ALPINA CHE PREMIA L’AUTENTICO VINO DI MONTAGNA, AMBASCIATORE TURISTICO DEL TERRITORIO

«Questo appuntamento è iniziato due anni fa in occasione del 25ennale del riconoscimento della

DOC Valsusa» – ricorda Giancarlo Martina, presidente del Consorzio Doc Valsusa «Per il 2024

abbiamo voluto proporlo in veste invernale e natalizia a Bardonecchia, città che nel 2025, ormai

alle porte, con altri Comuni delle Montagne Olimpiche vedrà svolgersi i Giochi Mondiali Universitari Invernali. Un evento sportivo attorno al quale stiamo già progettando alcune iniziative, perché crediamo fortemente nell’importanza del vino, in valle di Susa, quale “prodotto vetrina” storicamente legato al territorio, insieme alle altre eccellenze locali».

Proprio la viticoltura eroica, per i produttori valsusini, è un elemento importante per fare turismo: «Il

vino contribuisce a riqualificare il paesaggio, conservando e rinnovando la sua bellezza». Ecco perché va raccontato e fatto conoscere direttamente, valorizzandolo insieme alle altre produzioni alpine: prelibatezze ormai riconosciute per la loro qualità, ma ancora limitate nella quantità. Da qui la scelta, condivisa con l’amministrazione comunale di Bardonecchia e il Consorzio turistico bardonecchiese, di realizzare questa terza edizione della kermesse enologica nel periodo più “turistico” e di massima frequentazione, cioè durante le festività natalizie.

«L’opportunità che ci ha dato la famiglia Ugetti di sperimentare un connubio tra vini DOC e pasticceria-cioccolateria – dice ancora Giancarlo Martina – ci ha resi particolarmente felici, perché questa nostra collaborazione è un esempio concreto di come si debba “fare squadra” per accogliere al meglio i nostri ospiti in questa Valle, che resta unica per storia e ambiente».

UGETTI: FELICI DI ENTUSIASMARE IL PUBBLICO CON LA QUALITA PIU’ PREZIOSA, L’AUTENTICITÀ.

ED ECCO IL MATRIMONIO TRA VINI E PASTICCERIA

«Combinare vini e pasticceria è una sfida che abbiamo accettato con entusiasmo», dichiara Franco Ugetti, Maestro del Gusto, premiato per l’eccellenza garantita dalla sua storica pasticceria di Bardonecchia, che ha alle spalle settant’anni di successi. «Dobbiamo sempre di più sforzarci di presentare il meglio del nostro territorio e rappresentare con orgoglio la Valle di Susa. Clienti e turisti oggi chiedono autenticità, identità e qualità: virtù che sanno apprezzare».

«In tanti anni di attività della nostra famiglia – aggiunge Ugetti – abbiamo sempre cercato di accogliere i clienti con un sorriso e dando il meglio nel nostro lavoro, in un settore molto cambiato ed evoluto con il trascorrere del tempo. Oggi tocca ai miei figli: siamo a Bardonecchia dal 1954, ma la storia della nostra famiglia inizia nel 1882, con la panetteria a Susa. Credo che sia fondamentale avere conoscenza delle proprie radici, del proprio territorio. Scambiare esperienze e valorizzare al meglio e con orgoglio i nostri prodotti e i loro produttori, con orgoglio, penso sia un dovere per chi lavora nell’accoglienza: gli albergatori, i ristoratori e tutti gli esercenti».

BARDONECCHIA: L’ECCELLENZA DELLO SPORT SI ACCOMPAGNAALL’ECCELLENZA DEL GUSTO.

LAVORIAMO INSIEME PER VALORIZZARE IL TERRITORIO

«Siamo felici di accogliere al Palazzo delle Feste questo appuntamento promosso dal Consorzio di Tutela e valorizzazione dei Vini Doc Valsusa sottolinea Chiara Rossetti, Sindaca di Bardonecchia – Riteniamo sia importante dare voce ai prodotti delle nostre terre, farli conoscere ed apprezzare anche da quanti saranno con noi in queste vacanze di fine anno.

La scoperta di un territorio passa anche attraverso la presentazione e degustazione dei prodotti tipici dell’enogastronomia ed in questo senso ospitare i vini della nostra Valsusa è un modo per raccontare e raccontarci e per fare apprezzare ad un maggior numero di persone quanto la nostra Valle produce»

VALSUSA DOC, LA RINASCITA DEI VITIGNI EROICI DA CUI DIPENDE IL RILANCIO DI TERRITORI LA CUI STORIA ENOLOGICA RISALE AL MEDIOEVO

Da più di venticinque anni, il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dei Vini DOC Valsusa si impegna a garantire un futuro al piccolo comparto vinicolo alpino della Valle di Susa: appena una ventina di ettari vitati, con filari “eroici” spesso strappati ai versanti più scoscesi. Il mercato e la critica stanno premiando questa eccellenza vinicola piemontese, che si esprime attraverso tre vitigni autoctoni: due rossi (l’Avanà e il Becuet) e un bianco (il Baratuciat). Vitigni che riflettono il prestigio storico della valle di Susa come area vinicola: esploso con l’optimum climatico medievale, il vino valsusino era esportato in Savoia, nel Delfinato e ovviamente a Torino.

Di recente si è iniziato da parti di diversi produttori a valorizzare la produzione del Becuet in purezza: fino ad allora, infatti, il vitigno era impiegato solo nell’ambito dell’uvaggio Valsusa Rosso, per rafforzarne il corpo. L’Avanà, decisamente più esile, è oggi prodotto anche sotto forma di bollicine rosé metodo classico, mentre una quota di Becuet (da vendemmia tardiva, invernale) è utilizzata per l’apprezzatissimo Vino del Ghiaccio, prodotto tra Chiomonte ed Exilles.

Ultimo arrivato, il Baratuciat: “salvato” dall’estinzione da un appassionato professionista di Almese, Giorgio Falca, in una piccola “topia” di famiglia, il bianco autoctono è ora prodotto in tutta la valle, sia in versione bianco fermo che spumatizzato.

Minerali, suadenti, eleganti: i vini valsusini sono carichi di profumi, grazie anche all’escursione termica notturna dovuta all’altitudine dei vigneti. Sono vini genuini: la quota e il clima li mettono al riparo dalle avversità, riducendo al minimo la necessità di trattamenti protettivi. Gli enologi li apprezzano per la crescente qualità raggiunta: esprimono alla perfezione il carattere alpino del territorio da cui nascono. Missione del Consorzio, continuare ad accrescere la produzione aumentando ulteriormente la superficie vitata: ancora all’inizio del ‘900 i filari valsusini si estendevano su centinaia ettari.

I PARTNER

L’evento, promosso dal Consorzio di Tutela e valorizzazione dei Vini DOC Valsusa, è sostenuto da Camera di Commercio di Torino ed Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino e patrocinato dal Comune di Bardonecchia, da Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Unioni Montane Alta Valle Susa e Valle Susa e UNCEM, con la collaborazione del Consorzio Turistico Bardonecchia, di IREN, A.I.S. Piemonte, Laboratorio Alte Valli di CNA, Restart Valsusa, Graffio Edizioni e Pasticceria Ugetti.

IL PROGRAMMA

  • Degustazioni guidate vini DOC con prodotti del territorio: formaggi, salumi, carne, prodotti da forno, marroni, ecc.

  • Proiezione del video “Valsusa Emozioni da Bere”

  • Experience “blind wine”

  • Presentazione e assaggio della “dolce sorpresa” dei Maestri Ugetti

  • Brindisi finale

Torino Outlet Village, l’albero di Natale più alto d’Europa

Che sia pino o abete, vero o artificiale, decorato, innevato, illuminato, l’albero è il simbolo del Natale per eccellenza. Difficile resistere al suo fascino e alla sua magia.

Il più famoso del mondo è senza dubbio quello del Rockfeller Center di New York; il più grande è realizzato ogni anno a Gubbio, sulle pendici del monte Igino.

E poi ci sono l’albero più antico del mondo che si trova in terra britannica, più precisamente a Chippenham, nel Wiltshire, l’albero di Lego realizzato con 245.000 mattoncini a Legoland in California, l’albero di vetro di Murano.

Ma l’albero più alto d’Europa, con i suoi 88 metri di altezza, è quello di Torino Outlet Village, seguito da quello di Lisbona, alto “solo” 75 metri.

L’albero è talmente grande da essere visibile da più punti della città e persino dalla stazione Spaziale Internazionale.

La stele dell’architetto Claudio Silvestrin, vero e proprio simbolo dell’Outlet Village, si trasforma in un enorme abete che scintilla in un gioco di luci davvero unico, e ogni giorno, al tramonto, lo spettacolo si rinnova, incantando grandi e piccini.

Torino Outlet Village è un complesso di 20 mila mq distribuiti su un unico livello a cielo aperto. Attualmente il Village è oggetto di lavori di ampliamento per lo sviluppo di una fase 2 con ulteriori 11 mila mq di gla e 55 nuovi negozi che si andranno ad aggiungere ai circa 90 negozi delle marche già esistenti. Il progetto architettonico è firmato da uno dei maggiori esponenti dell’architettura contemporanea, l’architetto italiano Claudio Silvestrin, che propone un nuovo concetto architettonico è experienziale dell’Outlet per far vivere ai clienti una nuova percezione più ripassata e stimolante dello shopping Torino Outlet Village, riconosciuto come una delle principali shopping tourism destination del nord Italia, che si trova alle porte di Torino a soli 10 minuti e sull’autostrada Torino Milano a soli 10 minuti da quest’ultima. Tra i servizi offerti anche l’area kids, la nursery, l’info point multilingue, il personal shopper su prenotazione, il servizio hands free shopping per un’esperienza senza l’ingombro degli acquisti effettuati, e il servizio navetta che lo collega al centro cittadino.

 

Mara Martellotta

La vecchia Legnano nera dello Stìvanin

“Ero un grimpeur coi fiocchi, uno scalatore nato. Facevo ancheggiare la Legnano meglio di una donna sui tacchi. Salvo che potevano capitare gli incidenti. Ricordo ancora quel martedì che, appena sfornate le michette, ho fatto il pieno alla gerla e sono partito come un fulmine verso la “cima Coppi”

Una vecchia Legnano nera, con la sella in cuoio vecchissima, consumata. Stava lì, appoggiata al muro, appena dietro la porta del locale dove Stìvanin teneva gli attrezzi. “Guarda che roba! E’ un modello del 1938, ancora perfettamente funzionante perché, di tanto in tanto, tolgo la ruggine, gonfio le camere d’aria, ingrasso la catena e gli faccio tutti quei lavoretti come se fosse ancora il tempo in cui la inforcavo e pedalavo via come il vento”. Stefano Ombrini, detto “Stìvanin” per la sua scarsa altezza, era stato – in gioventù- garzone della panetteria “Bruschini”. Erano gli anni in cui, inforcando la Legnano andava via svelto di pedalata per fare il giro delle consegne. La guerra era finita da qualche anno ma erano ancora freschi i ricordi di quegli anni duri e l’odore della miseria se lo sentiva ancora addosso. Così, a diciott’anni, pedalava tra le strade strette di Baveno e Feriolo, Stresa e Campino, Levo, Gignese quasi fossero, quelle dei paesi tra il lago Maggiore e il Mottarone, le strade del Giro e del Tour. ” Mi immedesimavo nelle imprese del campionissino, del grande Fausto Coppi. Imboccavo le salire, alzandomi sui pedali immaginando fughe epiche sulle Dolomiti, il Galibier, l’Izoard, lo Stelvio o l’Alpe d’Huez. Spingevo come un matto, rosso in faccia per lo sforzo tremendo. Spingevo perché sentivo sul collo in fiato immaginario  di Gino BartaliLouison Bobet, Hugo Koblet, Fiorenzo Magni, Rik Van Steenbergen“. Da come mi racconta immagino che fosse un mago del “fuorisella” , tecnica che consiste – appunto – nel pedalare in piedi sui pedali con il solo appoggio delle mani sul manubrio, senza appoggiare il sedere sulla sella. E lui, quasi mi avesse letto nel pensiero, lo conferma con entusiasmo.

Altrochè. Ero un grimpeur coi fiocchi, uno scalatore nato. Facevo ancheggiare la Legnano meglio di una donna sui tacchi. Salvo che potevano capitare gli incidenti. Ricordo ancora quel martedì che, appena sfornate le michette, ho fatto il pieno alla gerla e sono partito come un fulmine verso la “cima Coppi”. Dovevo salire fino a Campino per portare il pane al negozio di alimentari del Cecco. Ogni tanto capitava  che il vecchio fornaio di Stresa, l’Ubaldo Rigamonti, stesse poco bene e toccava a noi supplire con rosette, bastoni, ciabattine, biove e michette calde di forno. Quella era una delle volte che bisognava, appunto, fare il “pieno” e pedalare. Era poco prima dell’alba e faceva un freddo cane. Non era ancora nevicato, nonostante fossimo a metà dicembre, ma l’aria che scendeva giù dalle vette del Mottarone e del monte Zughero, non prometteva nulla di buono. Anche il Bruschini mi aveva intimato di coprirmi bene perché quella mattina l’era ben brusca la limonata. Ed io, infilata una vecchia copia del Tuttosport sotto la maglia, per riparare lo stomaco dall’aria gelida, sono partito per l’impresa. Vuoi per colpa della lingua di ghiaccio che si era formata sul curvone di Loita, all’altezza della Madonna delle Neve, vuoi perché sbilanciato nel fuoriselle, sta di fatto che sono finito nella cunetta lungo e tirato. Dal gerlo il pane si è rovesciato sulla strada e, per svelto che sono stato a rimettermi in piedi, una buona metà era andato a ramengo. Così, con ginocchia,gomiti e mento scorticati e doloranti, ho consegnato quel che m’era rimasto e, tornato dal Bruschini, mi sono guadagnato – per la paga – un bel calcio nel didietro “. Comunque, dopo il tirocinio, lo Stìvanin è diventato un panettiere provetto. E quando il Bruschini,  ormai vecchio, decise di ritirarsi non avendo nessuno dei figli una gran voglia di iniziare a lavorare alle tre del mattino affinché il pane fosse pronto per le sette, rilevò lui il forno.

Furono anni di rinunce e sacrifici, dei quali oggi mi parla con orgoglio anche se, immagino, a quel tempo erano pensieri e fatiche che gli rubavano il giorno e la notte. Si è fatto le ossa al punto da conoscere ogni segreto dell’arte del fornaio. Qualche tempo fa mi ha spiegato che , fino al 1800, l’impasto del pane veniva fatto a mano. Poi, ai primi del ‘900, comparvero le prime impastatrici meccaniche, a scapito dei vecchi mulini, e incominciarono a essere utilizzati forni sempre più moderni e lieviti speciali per la panificazione. ” Il panettiere – mi dice “mastro” Ombrini – deve essere in grado di riconoscere i vari tipi di farina, lievito, uova fresche. Deve conoscere gli ingredienti degli impasti da realizzare (pasta lievitata, sfoglia, frolla e così via), i diversi tempi di lievitazione e di cottura. Deve sapere utilizzare correttamente sia l’impastatrice che il forno e dev’essere in grado di farsi da solo tutte quelle piccole modifiche e manutenzioni che necessitano. Siamo un po’ cuochi e un po’ meccanici, noi prestinèe.  Una volta , noi “nati nella farina”, eravamo pulitissimi ma oggi questo non basta più: devi conoscere a menadito la normativa igienico-sanitaria del settore ed anche essere un po’ ragionieri. Non come te, che lo facevi di mestiere giù in banca, ma almeno avere le basi per gestire la contabilità“. Ho imparato da lui che non bisogna mai mettere il pane capovolto a tavola perché è un atto di maleducazione, quasi un gesto che può “portare male“. Per farmi capire il significato è risalito all’inizio del XV secolo. In quel tempo il re di Francia, Carlo VII, aveva sancito una tassa in natura a favore del boia. Il pane che gli veniva destinato dai panettieri veniva posto sul bancone rovesciato, in modo che fosse ben evidente la destinazione.

Da quando è in pensione ed ha ceduto a sua volta l’attività, mi confida preoccupazioni e lamentele. “Caro mio, la realtà si è fatta dura. Hai presente quella pubblicità del Mulino Bianco? Sì, dai:  quella con i panettieri sorridenti sulle biciclette e la bimba che racconta di aver fatto un sogno bellissimo? Ecco. Scordatela. Adesso, con i prezzi che vanno su che è un piacere  siamo  all´allarme pagnotta, e c’è gente che guarda al panettiere come fosse diventato un farmacista. Sai cosa significa? Che il chilo di pane costa una cifra e che i consumi , in pochi ani, sono diminuiti del 25 per cento. Ti rendi conto? Un quarto in meno. Una bella botta, eh?”. Nonostante non sia più lui a sfornarlo si lamenta che di pane se ne vende sempre meno. Dice che la colpa è delle diete e di quei prodotti già belli e confezionati che hanno preso il sopravvento su filoni e michette. Ma ci sta anche il fatto che la gente sta attenta a comprare rosette e pagnotte. Perché oramai non si può più buttare niente. E se il pane è diventato prezioso è diventato raro anche il mestiere del panettiere. “Che nessuno vuol più fare“,si lamenta Stìvanin. “Troppo faticoso e sempre di notte. L´arte bianca sta scomparendo. Ed è un peccato“. Mi parla e scuote la testa. Mi parla e, intanto, con uno straccio, lucida la “canna” della Legnano. E’ un movimento lento, quasi una carezza. Gli darei un soldo per conoscere io i suoi pensieri. E forse scoprirei che sta ascoltando la voce radiofonica di Mario Ferretti: “Un uomo solo è al comando. Ha la maglia biancoceleste della Bianchi. Il suo nome è Fausto Coppi“. Lucida la bici e ripensa a quando anche lui, da giovane, macinava le salite. Però il  “ragazzo secco come un osso di prosciutto” è morto di malaria il due gennaio del 1960. Ed il fornaio-ciclista Stìvanin non è più né l’una né l’altra cosa. E vive di ricordi.

 

Marco Travaglini

 “Note di Natale 2024”. Il Natale a Chivasso

Prosegue “Note di Natale”, il programma di animazione del Natale nelle vie del commercio di Chivasso, presentato da Ascom Chivasso, con il sostegno ed il patrocinio della Città di Chivasso e del Distretto Urbano del Commercio e curato da TOradio.
Dopo gli appuntamenti musicali itineranti degli scorsi due fine settimana, che proseguiranno sabato 21 con la Filarmonica Giuseppe Verdi, cresce l’attesa per il concerto Gospel del 22 dicembre alle 17 in piazza della Repubblica dove si esibirà The Squash Blossom Gospel Choir per regalare un momento di gioia, tra gli ultimi acquisti natalizi e gli scambi di auguri. Il coro è nato nel 1999, su iniziativa del M.° Gian Luca Franco, si è costituito come associazione no-profit nel maggio 2002 e propone brani Spiritual, Gospel tradizionale, Gospel contemporaneo e canti di Lode e Adorazione (praise & worship).
E, come da tradizione il programma natalizio si concluderà in Piazza del Castello dopo la Messa di Mezzanotte del 24 dicembre con la tradizionale distribuzione di cioccolata calda a cura di XXLcafé offerta dalle attività di via del Castello, via Caduti per la libertà, via del Collegio.

E’ di scena “Tutta l’Italia del pane”

Sarà l’ormai celebre personaggio televisivo e vero “tuttologo” del pane, Fulvio Marino, il prossimo ospite della “Fondazione E. di Mirafiore”

Dopo di lui, Oscar Farinetti

Venerdì 20 e domenica 22 dicembre

Fontanafredda (Cuneo)

Elogio al cibo più povero e nobile e antico d’Italia. Sua Maestà il “Pane”. Ne parlava (VII-VI sec. a. C.) l’antico scrittore greco delle “Favole”Esopo, e ancor oggi ne parlano scrittori e intellettuali d’alto rango e “mica da ridere”. Due esempi su migliaia e migliaia di “frasi celebri” dedicate al “pane”. “Una crosta mangiata in pace è meglio di un banchetto a cui si partecipa con ansietà” scriveva Esopo. E oggi, la nota scrittrice italo-britannica Simonetta Agnello Hornby“Io raccolgo sempre quel che rimane nel piatto con il pane, sostengo che sia fondamentale per dare la giusta soddisfazione al palato; chi dice che è maleducato sbaglia”. Da Esopo all’Agnello Hornby, sono passati otre 2mila anni. E ancora il pensiero di un anonimo condivisibile: “Non c’è cibo di re più gustoso del pane”. Se poi il pane e i suoi derivati, d’ogni gusto e forma e provenienza, ci vengono offerti da chi oggi può considerarsi fra i più esperti fantasiosi e geniali panificatori d’Italia (e non solo) allora il gioco è fatto. Parlo dell’astigiano di Canelli, classe ’86, Fulvio Marino, “re del pane”, mugnaio, fornaio, panificatore e personaggio oggi conosciutissimo grazie alla sua partecipazione a diversi programmi Tv, da “E’ sempre mezzogiorno” (Rai1, condotto da Antonella Clerici) a “Bake Off Italia” (Real Time) a “Discovery”. Ebbene sarà proprio Fulvio “il grande” il prossimo ospite del “Laboratorio di Resistenza Permanente” nel “Villaggio Narrante” in Fontanafredda della “Fondazione E. di Mirafiore”.

 

L’appuntamento è per il prossimo venerdì 20 dicembrealle 19. Nell’occasione Marino presenterà il suo ultimo libro (dopo “Dalla Terra al pane” – Cairo, “Pizza per tutti” e “Dulcis in forno”– Mondadori Electa) dal titolo che già dice tutto “Tutta l’Italia del pane” (“Slow Food Editore”, 2024). In questo libro, attraverso  ricette rivolte a tutti, anche ai principianti, Marino unisce le sue conoscenze a quelle di “Slow Food” per “raccontare l’Italia attraverso i classici della panificazione reinterpretati per il forno di casa”. Le ricette, inoltre, sono accompagnate dalla storia dei prodotti e dei luoghi e dagli approfondimenti dedicati alle diverse farine e tipologie di lievitazione utilizzate da Nord a Sud. “In questo viaggio attraverso l’Italia dei pani – è stato sottolineato – ci si può rendere conto concretamente della ricchezza e della varietà, espressione dei differenti territori e di come non ci sia una sola Italia per quanto riguarda il mondo dei forni, ma tanti paesi in uno”. Semplice e immediato lo stile, Fulvio Marino scarica nelle pagine tutta la sua passione e non lascia nulla al caso, dai piccoli trucchi del mestiere alle corrette dosi per ottenere sempre un risultato perfetto. Cresciuto tra le farine del “Mulino Marino”, azienda di famiglia, Fulvio è oggi un riferimento nel panorama della panificazione italiana, con una presenza consolidata nei media, programmi televisivi e pubblicazioni di successo. Recentemente, ha anche inaugurato “FuocoFarina”, una bakery con cucina ad Alba, dove si possono assaporare le sue creazioni.

E dopo Fulvio Marino, domenica 22 dicembre (ore 18,30) il palco sarà tutto per Oscar Farinetti, padrone di casa e fondatore nel 2010 della “Fondazione”, dedicata ad Emanuele di Mirafiore, figlio naturale di Vittorio Emanuele II e della Bela Rosin, nonché fondatore nel 1878 dell’azienda vinicola “Casa E. di Mirafiore”, che in futuro avrebbe preso il nome di “Fontanafredda”. Anche Farinetti presenterà in anteprima assoluta – dieci giorni prima dell’uscita ufficiale – il suo ultimo libro “Hai mangiato?”, edito sempre da “Slow Food”. L’opera raccoglie 23 racconti ispirati dalle fotografie del fotografo albese Bruno Murialdo“intrecciando storie di vita, territori e passioni, con un omaggio particolare alla Langa e ai suoi protagonisti”.

L’incontro sarà anche una sorta di “festa natalizia”, perché Beppe Scavino, storico pasticcere albese e uno dei protagonisti del nuovo libro di Oscar, rispolvererà per l’occasione tegami, fruste e forni per offrire al pubblico i suoi mitici “cannoncini alla crema”.

Per info: “Fondazione E. di Mirafiore”, via Alba 15, Fontanafredda (Cuneo); tel. 0173/626481 o www.fondazionemirafiore.it

Gianni Milani

Nelle foto: Fulvio Marino e Oscar Farinetti