LIFESTYLE- Pagina 4

The Show Musk Go On

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

La settimana scorsa è iniziato il secondo mandato (a 8 anni di distanza dal precedente) di Donald Trump ma forte è la tentazione di definirlo come il primo della diarchia Trump-Musk.

Il geniale sudafricano ha dato spettacolo durante la campagna elettorale con i suoi interventi al fianco di The Donald e c’è da scommettere che lo show continuerà nei prossimi mesi.

A prima vista Donald ed Elon formano una ben strana coppia ma la loro attuale sintonia affonda le sue radici negli obiettivi comuni, già emersi durante il primo mandato, che sopravanzano le pur non trascurabili diversità di vedute.

L’appoggio della presidenza Trump agli investimenti della NASA, culminato nel 2017 nel programma Artemis per l’esplorazione lunare, aveva già favorito una delle società di Musk, SpaceX, che rappresenta oggi la risposta americana senza la quale la Cina vincerebbe per manifesta superiorità nella corsa allo spazio.

Va anche detto, per sgombrare il campo da retropensieri molesti, che gli aiuti concessi al gruppo di Musk hanno prodotto risultati ben superiori di quelli dei massicci finanziamenti statali goduti, da molti anni, dalla stessa NASA, l’ente spaziale nazionale posto sotto il controllo del governo degli Stati Uniti.

Per quanto Musk non si fosse mai sbilanciato in modo deciso in passato a favore di uno dei candidati presidenziali, il feeling con Joe Biden non era mai decollato e lui e le sue imprese erano state da questo poco più che tollerate.

Sulle auto elettriche, ad esempio, i complimenti del presidente democratico (e gli inviti alla Casa Bianca) erano sempre stati recapitati solo a Ford, GM e Stellantis (i cui lavoratori sono tutelati da un sindacato), ignorando volutamente Tesla, la società leader del settore (ma con operai privi di tutela sindacale).

Più pragmatico è sempre stato l’approccio adottato da Trump, che ha visto nell’imprenditore transumanista, con il quale in passato non erano mancate le schermaglie, come quelle sull’uscita dall’accordo di Parigi e l’utilizzo dei combustibili fossili, l’alleato naturale per riportare al centro del mondo gli Stati Uniti.

Se è vero, infatti, che gli USA sono ancora la principale economia mondiale e la sede dei titani della tecnologia, la crescita delle ambizioni geopolitiche della Cina non può certo fare dormire sonni tranquilli.

Per preservare questa centralità (che Trump afferma essere persa e, quindi, da riconquistare) occorrerebbe uno sforzo ulteriore che consenta di accelerare la ricerca tecnologica e di rendere gli Stati Uniti la terra per elezione di tutti gli innovatori.

Chi meglio di Musk potrebbe farsene cavaliere?

Naturalmente l’impresa avrà maggiori probabilità di successo se riuscirà a coalizzare, su questi obiettivi, tutti i maggiori gruppi tecnologici.

A questo proposito non è certo sfuggita, e fa ben sperare i suoi sostenitori, la presenza all’incoronazione di Trump II di personaggi del calibro di Mark Zuckerberg e Jeff Bezos, sovrani di Facebook/Meta e di Amazon, e di Sundar Pichai e Tim Cook, plenipotenziari di Google/Alphabet e Apple.

Si tratta di un coacervo di leader ed aziende che perseguono interessi diversi (economici, innanzitutto) e non necessariamente in linea con quelli di Musk (per il quale la tecnologia dovrebbe consentire di superare i limiti umani, il cosiddetto transumanesimo) e di Trump (favorire uno sviluppo degli Stati Uniti allargato alle classi sociali che ne sono state escluse ma senza penalizzare chi fornirà il proprio contributo).

La deregolamentazione, meno regole per tutti, ed un minor intervento dello Stato (con un forte taglio delle spese) e della burocrazia, per consentire alle imprese e agli individui di esprimere al meglio i propri talenti (gli “animal spirits” evocati da Adam Smith), è una ricetta perfetta per mettere d’accordo tutti coloro che sono accorsi all’insediamento del nuovo presidente, anche se sarebbe prematuro e assai poco saggio fare previsioni, esercizio sempre molto rischioso, specie riguardo al futuro…

Musk continuerà ad essere uno dei protagonisti delle vicende americane e non solo nei prossimi anni e il suo sdoppiamento, da “semplice” imprenditore- geniale innovatore a, anche, consigliere del POTUS, sarà uno dei fattori che più terranno viva l’attenzione degli analisti.

Le prospettive economiche che il governo Trumpsk sembra prospettare hanno finora convinto gli investitori che hanno messo in secondo piano i timori legati all’imposizione di dazi alle importazioni e alle minacce di massicci rimpatri di immigrati irregolari, e la borsa americana ne ha beneficiato.

Per noi europei rimane comunque la sensazione di collocarci in una prospettiva radicalmente opposta e fuori dal tempo: il proliferare di regole (non sempre giustificate) ha sfiancato la nostra capacità di innovare e zavorrato la competitività delle nostre imprese, rendendo sempre più asfittica la crescita delle nostre economie e a questo proposito, il rapporto di Draghi alla Commissione Europea dello scorso settembre sarebbe da rileggere con estrema attenzione…

Con tutto ciò non possiamo affermare che la lezione americana vada imparata a memoria e messa in pratica, tale e quale, anche da noi ma non dovrà essere bellamente ignorata (perché troppo lontana ed estranea al nostro sentire) per evitare, un giorno, di dovercene pentire amaramente.

Quello che è certo è che lo show orchestrato da Musk (e Trump) andrà avanti: con noi o senza di noi…

Buon divertimento.

La tavola della tradizione: zuppa contadina con cavolo nero

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Da assaporare ben calda con fette di pane casereccio e un filo d’olio crudo. Una bonta’ di zuppa!

Le foglie bitorzolute del cavolo nero sono perfette per realizzare questa corroborante e salutare zuppa ricca di sostanze antiossidanti, vitamine e sali minerali. Pochi ingredienti poveri della tradizione contadina, gusto intenso ed aromatico, da assaporare ben calda con fette di pane casereccio e un filo d’olio crudo. Una bonta’ di zuppa !

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Ingredienti

 

6 foglie di cavolo nero

250gr. di fagioli borlotti secchi

150gr. di zucca

1 cipolla,1 spicchio di aglio

2 carote

2 coste di sedano con le foglie

2 patate

50gr. di pancetta

olio evo, sale, pepe, 3 semi di anice

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Cuocere i fagioli in pentola a pressione per circa un’ora in un litro d’acqua con mezza cipolla, una carota, le coste di sedano e il sale. Tenere da parte un mestolo di fagioli e passare i rimanenti al passaverdura con le verdure e il brodo. Tritare la carota e la cipolla rimasti con l’aglio e la pancetta, soffriggere in poco olio. Unire il passato di fagioli, le foglie di cavolo nero (private della costa bianca centrale) ridotte a listarelle, la zucca, le patate tagliate a dadini e i semi di anice, aggiustare di sale e pepe. Mescolare e proseguire la cottura a fuoco basso per un’ora circa. Servire bollente con fette di pane casereccio.

 

Paperita Patty

 

Mete sciistiche italiane 2025, Bardonecchia una delle più economiche

Popolarità e prezzi a confronto: le località del Trentino le più care

Il mese di gennaio è sinonimo di settimana bianca. L’Italia, con i suoi scenari mozzafiato, è una delle mete preferite per gli sport invernali, ma quali sono le destinazioni più ricercate e convenienti? Per rispondere a questa domanda, la piattaforma Preply ha realizzato uno studio analizzando le località sciistiche più popolari e il costo degli skypass giornalieri, offrendo una guida utile per tutti gli amanti della neve. Lo studio rivela che Madonna di Campiglio è la località più popolare, con le sue 8mila e 300 ricerche mensili, seguita da Roccaraso, 5mila e 600 ricerche e Andalo, 4mila e 200 ricerche. La prima e la terza posizione rafforzano il primato del Trentino, che domina la classifica con ben 9 località sciistiche, mentre Roccaraso si distingue come la principale meta sciistica del centro Italia. La Lombardia presenta un interessante numero di popolari impianti sciistici, ben 6, come Livigno, 2mila e 700 ricerche, Bormio, 1.700, e Ponte di Legno, 1.500. Troviamo a tre piste della Val d’Aosta, tra cui Cervinia e Pila. Tra gli impianti più convenienti, i Piani di Bobbio, in Lombardia, guidano la classifica delle località più economiche con un prezzo giornaliero di soli 43 euro. A seguire Bardonecchia, in Piemonte, famosa per aver ospitato le Olimpiadi invernali del 2006, con un costo di 48 euro. A poca distanza Roccaraso, con 52 euro, e Bormio con 53 euro. La prima, famosa per atmosfera familiare e piste di diverso tipo, la seconda per le sue terme e le gare internazionali. Per quanto riguarda gli impianti più costosi troviamo Marilleva, Madonna di Campiglio e La Thuile, dove il prezzo degli skypass giornalieri si attesta sui 56 euro. Si tratta di impianti dotati di piste di qualità e da un’atmosfera esclusiva. Anche Cortina d’Ampezzo, con uno skypass da 77 euro, si presenta come una delle mete più eleganti e prestigiose. Per realizzare questo studio, sono stati realizzati volumi di ricerca delle principali destinazioni sciistiche italiane, utilizzando lo strumento Ahrefs. In particolare sono state considerate le ricerche associate alle destinazioni associate alla parola skypass. Per la seconda classifica sono stati raccolti prezzi di skypass giornalieri dell’alta stagione per le stesse località, in modo da identificare le opzioni più economiche per gli sciatori. Questo approccio ha permesso di offrire una panoramica completa.

https://preply.com/it/blog/destinazioni-sciistiche/

Mara Martellotta

Antico “bonet” alle nocciole

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E’ un dessert conosciuto soprattutto nella variante al cacao

Tipico dolce al cucchiaio della pasticceria piemontese, il “bonet” e’ un dessert conosciuto soprattutto nella variante al cacao, ricoperto di caramello goloso, delicato, particolarmente energetico. La versione piu’ antica dell’alta Langa, prevede l’utilizzo delle nocciole. Questa e’ la mia proposta. Delizioso!

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Ingredienti:

 

½ litro di latte fresco intero

100 gr. di nocciole tostate

180 gr. di zucchero

1 cucchiaio di caffe’ ristretto

2 cucchiai di rum

50gr. di amaretti

4 uova e 2 tuorli

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In uno stampo in alluminio caramellare 100gr. di zucchero con ½ bicchiere di acqua. Ridurre a farina le nocciole con lo zucchero rimanente. Ridurre in polvere gli amaretti, bollire il latte. Nel frullatore sbattere le uova e i tuorli, aggiungere  il caffe’, il rum, le nocciole, gli amaretti, versare il latte caldo a filo. Trasferire il composto nello stampo, cuocere a bagnomaria sul gas a fuoco bassissimo (l’acqua non deve mai bollire) per circa 1 ora. In alternative cuocere in forno a 180 gradi per 50 minuti circa. Lasciar raffreddare e conservare in frigo sino al momento di servire.

 

Paperita Patty

L’amaro gusto dell’acqua

Era sempre la stessa storia. Ogni volta che un gerarca veniva sul lago, in visita alle isole Borromee,  a Stresa o in un’altra località nelle vicinanze, Gino e Lucio finivano ammanettati nella rimessa delle barche, proprio  sotto la passeggiata del  lungolago di Baveno.

Le disposizioni, del resto, erano chiare: tutti coloro sui quali si nutriva anche solo il sospetto d’essere dei  sovversivi andavano controllati e, se necessario, messi a tacere. I due, pur avendo schivato il confino non potevano evitare quella restrizione della loro libertà. E quindi, giù sotto, in riva al lago, al riparo da sguardi indiscreti. Incatenati ai grandi anelli di ferro dove venivano assicurate le cime da ormeggio delle imbarcazioni, non erano in condizione di nuocere. “Anche se si lamentassero, là sotto, nessuno potrà udirli”, sentenziò il maresciallo Rustici. Fascista antemarcia, il graduato dei carabinieri evadeva così la spinosa “pratica” di “quelle due teste calde”. “Oh, Carmelo – disse, rivolgendosi al carabiniere scelto Esposito -; ma ti pare che dovevano proprio capitare tra i piedi a noi questi rompiballe?”. Carmelo, buono come un pezzo di pane, annuì per far piacere al suo superiore ma in cuor suo non li avrebbe costretti a star lì, quasi a mollo nel lago, in quell’antro umido e inospitale. Già l’ultima volta, per un  soffio, non c’era scappato il morto. I due –  ai quali era stato aggregato anche Olimpo Bronzelli – erano finiti ammanettati agli anelli d’ormeggio perché era stata annunciata la visita di un pezzo grosso all’hotel Beau Rivage. L’Hotel era proprio lì, dall’altra parte della strada che attraversava il paese. Olimpo, scalpellino nella cava di granito rosa, era finito ai ferri perché reo di aver canticchiato in un’osteria un motivetto che il Podestà aveva giudicato offensivo nei confronti del regime e del Regno. In realtà, il povero tagliapietre – un po’ brillo – aveva improvvisato un’innocua e vecchia tiritera che più o meno suonava così: “Viva il Re, viva la regina e viva la capra della Bettina”, animale reso famoso dall’eccellente e copiosa produzione di latte. Uno scioglilingua che però era stato mal interpretato e così, ai soliti due reprobi si aggiunse pure il terzo. Il problema derivò dal maltempo. Una forte perturbazione stava imperversando tra il lago e le alture del Mottarone e, in poco tempo, le onde s’ingrossarono trasformandosi in schiumosi cavalloni che s’infrangevano sulla massicciata ricavata dalla passeggiata del lungolago. Immaginarsi che inferno anche là sotto, per i tre prigionieri. A tratti le onde li sommergevano per poi ritirarsi, lasciandoli infreddoliti e in balia di altri, gelidi, schiaffi d’acqua. Tutti e tre furono costretti, loro malgrado, a bere quell’acqua dal cattivo sapore. Soprattutto Lucio che, una volta liberato, giurò di non toccar più una goccia di quel liquido tremendo, limitandosi – pur nelle restrizioni dell’epoca – a sorseggiare soltanto vino, compreso quello aspro e ruvido, che legava in bocca, spillato dalla botte dell’osteria della Miniera, su in  Tranquilla.

Marco Travaglini

Utilizziamo al meglio il nostro tempo

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Parte 3

Per raggiungere sul serio l’obiettivo di utilizzare al meglio il nostro tempo occorre avere la voglia e il coraggio di organizzarlo in modo un po’ più razionale, utilizzando una parola che, soprattutto nel vocabolario dell’italiano medio, risulta solitamente ostica e antipatica: Programmazione.

Senza per questo ridurre la nostra vita a una rigida e ridicola serie di impegni. Partendo da due componenti fondamentali, ciò che dobbiamo fare e ciò che vogliamo fare. Possiamo anche suddividere queste componenti in più tipologie (ad esempio lavoro, impegni vari, attività personali, ecc.).

E riportiamo quindi gli impegni su una agenda, cartacea o (sarebbe meglio perché più agevole nelle modificazioni) elettronica (va benissimo anche quella già inserita nei cellulari). Utilizzare bene l’agenda ci permette, oltre a organizzare molto meglio il tempo, di liberare la mente, senza dover fare affidamento solo sulla memoria.

Non ci dimenticheremo impegni e appuntamenti, ma avremo sempre un quadro chiaro del tempo a disposizione per fare qualsiasi altra cosa non abbiamo già previsto di fare, semplicemente visualizzando l’agenda. Parlo per esperienza personale, in quanto da molti anni utilizzo con risultati eccellenti questo metodo.

Se smetteremo di farci spaventare dalla parola “pianificazione” e ne metteremo in pratica il metodo, grazie ad essa potremo facilmente programmare tutti i nostri impegni, rispettando senza ansia e stress le scadenze, e riusciremo così a gestire in maniera efficiente il nostro tempo, senza trascurare le cose, le attività e le persone che amiamo.

Cerchiamo infine di eliminare le azioni non necessarie, quelle cioè che sono frutto di abitudini spesso inutili, e che ci fanno perdere tempo. Ognuno di noi ne ripete qualcuna. Finiamo con lo spendere molti minuti delle nostre giornate in attività ripetitive e di routine senza mai domandarci se quelle azioni hanno ancora un senso e una effettiva funzione.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della terza e ultima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Il vecchietto dove lo metto?

Tra i molti cambiamenti intervenuti nella nostra società negli ultimi decenni vi è anche l’aumento della vita media; non è infatti difficile ormai trovare persone che hanno compiuto 90 anni ed oltre, specie nei Comuni di montagna.

All’aumento dell’età, però, non sempre corrisponde una qualità della vita accettabile: patologie degenerative sempre più frequenti, solitudine, problemi deambulatori costringono gli anziani al ricovero presso le strutture dedicate, le “Residenze Sanitarie Assistenziali”.

Se da un lato questi ricoveri mostrano che la società si è organizzata per sistemare gli anziani non autosufficienti, dall’altro denota il forte mutamento nelle abitudini sociali cominciato una ventina di anni fa almeno e tutt’ora in forte espansione.

Pensate soltanto a quanti anziani conosciamo, degenti presso queste strutture perché i figli sono entrambi occupati con il lavoro o impossibilitati ad occuparsi di loro per altre ragioni.

Un primo dubbio da sollevare è il rapporto tra stipendio percepito e costo della degenza in RSA: a fronte di uno stipendio (buono) di 2000 euro al mese, va considerato che un mese in RSA ha un costo che si aggira tra i 2500 ed i 3000 euro + IVA al mese.

Vale dunque la pena lavorare e, per questo motivo, dover spendere circa 1000 euro al mese in più di quanti ne guadagniamo, nella migliore delle ipotesi? Certo, qualcuno sosterrà che in tal modo si crea occupazione perché in una RSA trovano impiego OSS, infermieri, medici, cuochi e cucinieri, tecnici, giardinieri, ecc, ma pensando unicamente all’aspetto occupazionale arriveremo a perdere di vista ogni valore umano, a catalogare le persone in base a quanto contribuiscano all’aumento del PIL e non in base agli affetti o alla relazione di parentela.

Se tornassimo ad occuparci dei nostri ascendenti, come loro si sono occupati di noi quando le parti erano invertite? In una società i più grandi hanno il compito di allevare ed educare i più giovani fin quando questi siano in grado di badare a se stessi; dopo, però, non vanno buttati via perché inutili ma, anzi, aiutati perché non più in grado di essere autonomi, in una sorta di patto sinallagmatico tra le generazioni.

Spesso sembra che le persone vengano paragonate agli oggetti di uso quotidiano: fino a qualche anno fa portavamo a riparare la TV, la radio o l’elettrodomestico guasti, chiamavamo il tecnico per frigo, lavatrice o forno quando si guastavano e il falegname quando i mobili mostravano segni di usura nello scorrimento dei cassetti, le maniglie non chiudevano più correttamente e così via.

Ora, complice la tecnologia che rende obsoleti oggetti di 3 anni, appena qualcosa si guasta valutiamo se sia di una classe energetica superiore, se la garanzia aggiuntiva sia scaduta e 90 volte su 100 decidiamo di buttare via l’oggetto per acquistarne uno nuovo; con quello che abbiamo speso, il risparmio energetico derivante alla nuova classe energetica si manifesterà dopo almeno 4 anni, quando probabilmente cambieremo nuovamente l’elettrodomestico.

Con gli anziani rischiamo di fare la stessa cosa: quando non ci servono più e diventano impegnativi meglio destinarli ad una struttura che li accudisca per noi, anche se non è la scelta economica migliore, pur di non modificare le nostre abitudini, non rinunciare alla nostra libertà, non sacrificarci in nome dell’amore parentale.

Ma è una ruota che gira: quando toccherà a noi preferiremmo avere uno dei nostri congiunti, anche solo qualche ora, a casa ad alternarsi ad una badante o essere scaricati in una struttura dove saremo poco più che numeri e vedere i nostri cari quando si liberano?

Se la ricerca scientifica puntasse davvero sul migliorare la qualità della vita anziché prolungarla soltanto? Se coinvolgessimo gli anziani in tutti i livelli della nostra società, anziché esautorarli quando non sono più attivi, quando diventano un peso? Non dimentichiamo che gli anziani rappresentano la nostra memoria storica e la loro esperienza può aiutarci ad evitare il ripetersi di errori.

Pensiamoci, potrebbe toccare a noi.

Sergio Motta

Davvero squisite le frittelle di zucchine

Velocissime da preparare le frittelle sono amate da grandi e piccini, servite calde appena fatte poi, sono nella loro semplicita’, irresistibili. Le frittelle di zucchine sono una proposta adatta a tutte le occasioni, un  gustoso secondo vegetariano, uno sfizioso antipasto o un croccante contorno.

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Ingredienti

 

3 zucchine con il fiore

2 uova intere

4 foglie di basilico

50gr. di parmigiano grattugiato

40gr. di farina

Sale, pepe, olio di oliva q.b.

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Tagliare a rondelle sottilissime le zucchine e i fiori precedentemente lavati. In una ciotola sbattere le uova, unire la farina setacciata, il parmigiano, le foglie di basilico tritate, il sale ed il pepe. Aggiungere le zucchine e i fiori, mescolare bene. In una padella portare a temperatura l’olio e versare a cucchiaiate l’impasto di zucchine formando delle frittelle. Lasciar cuocere girandole piu’ volte sino a doratura completa. Scolare su carta assorbente e servire belle calde.

Paperita Patty