LIFESTYLE- Pagina 390

"Una giornata FAI d'autunno alla scoperta di un'Italia diversa": torna la FAIMARATHON

Come partecipare? Dalle ore 10 alle ore 17 si potrà raggiungere uno qualsiasi dei luoghi indicati per poi proseguire il tour in piena libertà. Una maratona per tutti, da vedere e ascoltare

 

fai tapparelli palazzoDomenica 18 ottobre a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” approda in 130 città italiane la FAImarathon, un’iniziativa nata nel 2012 e realizzata in collaborazione con il Gioco del Lotto.”Indovina chi viene a Torino?” è il tema scelto quest’anno dal Gruppo FAI Giovani della città: un percorso libero di circa 2 km si snoda nelle vie del centro, accompagnando il visitatore in luoghi non sempre accessibili o ben noti, da cui affiorano le storie di illustri personaggi che vi hanno lasciato un segno. Si parlerà, fra gli altri, di Giorgio De Chirico, Maria Callas, Friedrich Nietzsche e Guido Gozzano. Spazi e personaggi si intrecceranno così in un’insolita passeggiata fra passato e presente, al fine di cogliere con maggior consapevolezza angoli preziosi del patrimonio culturale torinese.

 

Casa del Pingone in Via della Basilica 13 e Palazzo Tapparelli d’Azeglio in Via Principe Amedeo 34 aprono le porte al pubblico e sarà possibile visitarne gli interni. Concessa anche la visita al Convento di San Domenico situato nell’omonima via, ma solo agli aderenti FAI. Per chi non lo fosse, nei beni appena citati vi sarà la possibilità di iscriversi in loco con quote agevolate. Non è previsto invece l’ingresso alle restanti tappe: il Teatro Gianduja e Palazzo D’Angennes in Via Principe Amedeo 24/26, Casa Beccaria in Via Po 1, la Porta Palatina in Piazza Cesare Augusto, il Teatro Regio in Piazza Castello 215 e la Biblioteca Nazionale in Piazza Carlo Alberto 3. Ciò nonostante le guide, presenti lungo tutto il percorso, vi accoglieranno all’esterno con avvincenti storie e curiosità, allietando il vostro itinerario. Come partecipare? Dalle ore 10 alle ore 17 si potrà raggiungere uno qualsiasi dei luoghi indicati per poi proseguire il tour in piena libertà. Una maratona per tutti, da vedere e ascoltare.  

 

Lara Garibaldi

 

http://www.faimarathon.it

http://www.faimarathon.it/marathon?id=239 (link diretto all’itinerario di Torino)

E disponibile l’App del FAI, geolocalizzata e gratuita, per conoscere meglio il FAI – Fondo Ambiente Italiano e le bellezze del nostro paese.

 

Filosofia quotidiana in palestra

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

 

Si capiscono gli umori della gente, e non tira un buona aria per i politici italiani e locali. Pessimo giudizio. Vero, è un italico vizio dire piove governo ladro. Ma prima era il governo nell’occhio del ciclone ora lo sono tutti

 

palestraVado in palestra per il fisico e lo spirito, da 20 anni. Per me che ho 58 anni è più di un terzo della vita. Ci sono stati dei momenti che mi ha aiutato. Momenti di difficoltà sul lavoro. Momenti in cui non avevo il lavoro. Momenti di difficoltà. Momenti che ora ritornano. Prima la sala pesi. Direi, quando non bisogna correre per altri impegni, un oretta. Poi sauna bagno turco e piscina. Prima e dopo spogliatoi .Chiacchierata d’obbligo, dopo 20 anni conosco tutti. È cambiata la gestione, ma non lo zoccolo duro dei soci. I piu longevi sono soci a vita. Ho azzeccato gli ultimi risultati elettorali nella nostra città. Si capiscono gli umori della gente, e non tira un buona aria per i politici italiani e locali. Pessimo giudizio. Vero, è un italico vizio dire piove governo ladro. Ma prima era il governo nell’occhio del ciclone ora lo sono tutti. 

 

Intervenendo, contraddicendo anche per amore della discussione, “chiedo la parola “cercando comprensione per non essere interrotto. Racconto di una banale prima mattinata in via Po, in una giornata piovosa. Cammino sotto I portici. A metà l’immancabile fuori strada ostruisce il passaggio: tram e auto bloccate. Dopo alcuni minuti esce da una farmacia una signora che sposta il mezzo sul parcheggio per disabili. Rientra in farmacia. Non resisto, attraverso la strada  e con un pretesto interloquisco con la signora scoprendo che abita a 200 metri. Sconsolante! Cento  metri dopo una ciclista sfreccia sul marciapiede. Le urla contro il libraio. Ti spacco la faccia. Ok Corral inevitabile. Quasi una rissa, ma evitata. Dunque? Ad una società politica traballante corrisponde una società civile traballante. Mi si obietta: ma sono i politici che debbono dare l’esempio. Vero. Ma senza regole, senza strumenti per applicare le regole diventa difficile la convivenza. Già, è un gatto che si morde la coda. Rimane la piacevolezza della discussione. Anche in palestra. Piccole cose sicuramente, accenni di resistenza. Resistenza per questa nostra traballante democrazia. Ma non mi pare che ci siano alternative. Il nostro compito rimane quello di testimoniare. Cerchiamo di farlo in modo puntuale. 

TAV, IL COSTO MASSIMO DELL'OPERA NON PUO' AUMENTARE

La tratta da Bussolengo alla francese St Jean de Maurienne, riceverà un contributo di 813 milioni

 

TUNNEL2E’ ufficiale: è di 8,6 miliardi di euro, e non uno di più, il costo massimo della tratta transnazionale della Tav Torino-Lione. Lo ha comunicato il dg di Telt, Mario Virano: “E’ il valore di riferimento con il quale ci siamo sempre confrontati”. La tratta da Bussolengo alla francese St Jean de Maurienne, riceverà un contributo di 813 milioni.

 

Grigory Sokolov per la serata inaugurale dell'Unione Musicale

Protagonisti brani di Schubert e celebri Notturni di Chopin

  

Unione-MusicaSarà il prestigioso pianista Grigory Sokolov  a inaugurare la stagione concertistica 2015-16 dell’Unione Musicale di Torino, mercoledì 21 ottobre prossimo, all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, con un programma tutto dedicato a Schubert e Chopin. Sokolov è uno dei massimi pianisti viventi e i suoi concerti riscuotono un’accoglienza trionfale. La critica ne apprezza, infatti, la profondità del pensiero musicale, l’originalità interpretativa e il notevole dominio tecnico. A soli sedici anni ha ottenuto fama mondiale vincendo il premio al Concorso Cajkovskij di Mosca. Da allora ha suonato in tutto il mondo con le più grandi orchestre, anche se da anni predilige il recital solistico. Con l’ascoltatore, in sala da concerto, riesce a stabilire un clima di colloquio intimo, simile proprio a quello che Chopin riusciva a creare con i suoi pochi fortunati ascoltatori. Di Schubert verranno eseguiti la Sonata in la minore op. 143 D 784 e i sei Momenti musicali op. 94 D 780. Di Chopin i due Notturni op. 32 e la Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 35. 

 

I notturni di Chopin si ascrivono nell’amore, già presente nel Settecento musicale, di celebrare la notte. Mentre, però, il Settecento la celebrò in senso eminentemente sociale, come luogo delle feste e dello svago, l’Ottocento e Chopin, invece, ne fecero il rifugio dell’Io, isolato dal mondo, e non di rado preda di fantasmi. Prima di tutti iniziò a celebrarla John Field, che attribuì il titolo Notturni a sue brevi composizioni pianistiche di tono intimista e di non elevata difficoltà tecnica, adatte anche a dilettanti, che sul pianoforte potevano sfogare la loro malinconia. In Polonia i notturni divennero, così,  un genere piuttosto diffuso, acquisendo poi una celebrità notevole proprio con Chopin.

 

La Sonata in la minore op. 143 D 784 di Franz Schubert, in cui il la minore rappresenta per il compositore la tonalità del Fato, vede calare sul tenero mondo schubertiano, nel febbraio del 1823, una cupa ombra di morte, che trova in questa musica la sua materializzazione tetra e angosciosa. Piuttosto che considerare la sonata un ritorno alla tempere della “Sinfonia Incompiuta”, risalente all’ottobre del 1822, i biografi del musicista la ascrivono a una crisi depressiva del compositore, della quale sarebbero stati responsabili i sintomi di una malattia venerea, che lo avrebbero condotto alla morte. La Sonata per pianoforte solista si articola in tre movimenti, Allegro giusto, Andante in fa maggiore e Allegro vivace; è stata pubblicata postuma nel 1823.

 

Mara Martellotta

 

“FOOD FOR WOMEN & WOMEN FOR FOOD”

Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda

  

SALAME PIEMONTE VINO CIBONell’ambito del Terzo Forum Mondiale per lo Sviluppo Economico Locale, L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda (AIDDA) organizzano “Food For Women & Women for Food”. Previsto per venerdì 16 ottobre a partire dalle ore 10, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Civico, l’evento approfondisce la relazione tra alimentazione e mondo femminile, esplorando diversi punti di  vista. Da sempre le donne hanno il ruolo di nutrici, nel pieno senso etimologico, questa stretta sinergia sarà presentata dal punto di vista nutrizionale e sanitario nella sessione mattutina che si intitola “L’alimentazione in rosa: un approccio multidisciplinare alla salute femminile attraverso la nutrizione”. Gli esperti medici, ricercatori e nutrizionisti analizzano le differenti necessità nel susseguirsi delle fasi della vita e della modificata fisiologia della donna, considerando anche rischi chimici e microbiologici per l’infanzia, per la gravidanza e fino all’età matura. Nella sessione pomeridiana, dal titolo “L’impresa in rosa: il ruolo dell’imprenditoria agroalimentare femminile per lo sviluppo locale”, saranno presentati alcuni paradigmi di donne imprenditrici nel settore alimentare, come principali esempi e modelli di sviluppo economico locale.

 

Balcani, oltre il confine

Alla Casa della Resistenza di Verbania

 

balcani33Sabato 17 Ottobre  , alle 20,45 , presso la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce, si terrà l’incontro pubblico “Balcani,oltre il confine”. L’evento chiuderà il periodo d’esposizione dell’omonima mostra fotografica di Paolo Siccardi che per oltre un mese è stata visitata dal pubblico. L’evento, coordinato dalla storica Antonella Braga,  sarà aperto dalla proiezione del docu-film realizzato dai ragazzi della V° Liceo Scientifico “B.Cavalieri” di Verbania (Davide Broggini, Paolo Dezuanni, Benedetta Gnemmi, Roberta Mari, Michela Paoletti, Niccolò Parnisari) vincitore del Progetto di Storia Contemporanea 2014-2015 promosso dal Consiglio regionale del Piemonte per la traccia “Bosnia, cuore di un’Europa dimenticata?”. La serata proseguirà con gli interventi e  le testimonianze del  fotografo free-lance, Paolo Siccardi, della scrittrice bosniaca Elvira Mujčić e del giornalista Marco Travaglini. Paolo Siccardi, torinese e autore degli scatti della mostra , dalla fine degli “anni di piombo” ha documentato i primi processi per terrorismo in Italia e seguendo le lotte operaie degli anni ‘80. I suoi servizi, prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dai più importanti giornali italiani ed esteri come il Venerdì di Repubblica, Famiglia Cristiana, Time International, Der Spiegel, Geo Japan, The Guardian, Courrier Iternational.balcani 22

 

Tra i suoi reportages più significativi ci sono le più “calde” zone di guerra del pianeta: dall’ Afghanistan alla Siria, dal Medio Oriente ai Balcani dove, dall‘89 e per dieci anni , ha seguito con la sua macchina fotografica l’evolversi degli avvenimenti nella guerra dell’ex – Jugoslavia (Slovenia’91, Croazia‘91/’92, Bosnia dal ‘92 agli accordi di Dayton, Serbia e Kosovo e Macedonia nel ‘99). Ha pubblicato, tra l’altro, il libro fotografico “Una guerra alla finestra.Ex Jugoslavia:il dramma della gente”. Elvira Mujčić, nata in Serbia nel 1980 e vissuta a Srebrenica, in Bosnia, fino al 1992, e oggi residente a Roma, è scrittrice e traduttrice, oltre che autrice di pezzi teatrali, saggi e reportage per diverse riviste italiane. Per i tipi di Baldini, Castoldi & Dalai ha tradotto in italiano Il letto di Frida di Slavenka Drakulić. Con Infinito edizioni ha pubblicato Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica (2007), E se Fuad avesse avuto la dinamite? (2009), l’e-book Sarajevo:storia di un piccolo tradimento(2011) e La lingua di Ana (2012). Infine, Marco Travaglini, giornalista per i quotidiani L’Unità , La Prealpina e Il Riformista, ha recentemente pubblicato il libro “Bosnia,l’Europa di mezzo. Viaggio tra guerra e pace, tra Oriente e Occidente (Infinito Edizioni).

Grazie ai prodotti taroccati 10 mila posti di lavoro in meno

GUARDIA FINANZA

La contraffazione nella nostra regione ha un valore di circa 55 milioni di euro l’anno

 

In Piemonte, Se i prodotti falsi venissero venduti sul mercato legale ci sarebbero circa 10.000 posti di lavoro in più. E’ quanto sostiene il segretario di Confartigianato Piemonte, Silvano Berna, che ha presentato le proposte per combattere il fenomeno. La contraffazione nella nostra regione ha un valore di circa 55 milioni di euro l’anno, e la previsione di crescita è del 74-75% nei prossimi dieci.

Ospedale Oftalmico, dibattito infuocato in Consiglio regionale

oftalmicooftalmico2

consiglio X 1Per l’assessore Saitta la scelta della Giunta porterà addirittura vantaggi all’utenza: “L’inserimento delle attività attualmente ospitate all’Ospedale Oftalmico presso strutture ospedaliere complesse garantirà ai pazienti attualmente tutte le attività di supporto diagnostico e terapeutico necessarie e non presenti attualmente”. La capogruppo leghista Gancia riceve la delegazione dell’Amministrazione comunale di Scarnafigi,  in rappresentanza della comunità che nel 1812 diede i natali al fondatore dell’Oftalmico, Casimiro Sperino

 

“La Giunta Chiamparino non commetterà con l’Oftalmico lo stesso errore che la Giunta Cota fece con il Valdese, chiudendolo senza preoccuparsi di dare adeguate risposte ai bisogni di salute delle pazienti. Non è possibile tornare indietro rispetto a decisioni prese nel passato con Roma, ma il trasferimento delle strutture attualmente presenti all’interno dell’ospedale Oftalmico presso due Hub quali l’A.O.U Città della Salute e il San Giovanni Bosco porterà vantaggi sia ai pazienti sia agli operatori, migliorando il livello delle prestazioni, la qualità dell’assistenza e la sicurezza. Il tutto avverrà senza creare problemi ai malati, nessun dipendente rischierà di perdere il posto di lavoro, e manterremo il Pronto Soccorso h24 e così il Centro di riabilitazione visiva. In questa operazione la Regione coinvolgerà i sindacati, gli operatori e i professionisti che lavorano nel presidio e le associazioni dei pazienti a partire dall’Unione italiana ciechi”. Questa l’opinione dell’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, in occasione della seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata al futuro dell’Ospedale Oftalmico di Torino.

 

Ma non è dello stesso avviso l’opposizione: “Con il voto di oggi l’Oftalmico viene smembrato dal centrosinistra. Al grido di ‘contrordine compagni’ la Giunta Chiamparino quindi mostra il suo vero volto: quello di forza politica opportunista che gioca le partite a fianco dei cittadini, partecipando a fiaccolate, convegni e raccolte firme, ma esclusivamente per fini elettorali”. A sostenerlo il gruppo di Forza Italia e in particolare il capogruppo degli azzurri Gilberto Pichetto e i consiglieri regionali Porchietto e Vignale.

 

Continuano i consiglieri di Forza Italia: “Saitta smentisce quanto da lui dichiarato fino a pochi giorni fa. L’Oftalmico non verrà solo spostato di sede e inglobato in un’altra struttura, ma smembrato tra le Molinette e il San Giovanni Bosco. Lo dimostra la bocciatura non solo della nostra mozione – che chiedeva che il nosocomio di Via Juvarra non venisse trasferito fino alla costruzione della nuova Città della Salute – ma soprattutto il voto contrario espresso dal centrosinistra all’ordine del giorno del consigliere di maggioranza Monaco che domandava il mantenimento dell’unitarietà del presidio. Una situazione paradossale e priva di qualsiasi criterio oggettivo visto che già in Piemonte esistono ospedali monospecialistici quali Candiolo, CTO, Regina Margherita e Sant’Anna. E in Europa si pensi ad esempio al Moorfields Eye Hospital di Londra, all’Hospital Jules Gonin di Losanna e al Karolinska Institutet in Svezia”.

 

«Se proprio Chiamparino vuole smembrare l’Oftalmico, abbia la cautela di attendere la costruzione della Città della Salute, dove eventualmente trasferire in blocco l’ospedale, che fino a quel momento è bene resti dov’è, nell’interesse dei pazienti e degli operatori sanitari». Gianna Gancia, presidente del gruppo Lega Nord in Consiglio regionale del Piemonte, è intervenuta a sostenere le ragioni sottoscritte da oltre 40 mila cittadini e raccolte in una mozione consiliare (poi bocciata dalla maggioranza) . «Non si tratta di essere contrari per partito preso a qualsiasi forma di razionalizzazione amministrativa della Sanità – ha spiegato Gianna Gancia -, ma dividere l’Oftalmico in due tronconi è una scelta certamente antieconomica, illogica e pregiudizievole per la salute dei pazienti. Non c’è alcun bisogno di intervenire, la struttura è stata sottoposta a totale ristrutturazione e non presenta criticità di bilancio. E’ un ospedale di eccellenza, di assoluta priorità per la salute dei cittadini». La presidente leghista ha anche incontrato e ringraziato la delegazione dell’Amministrazione comunale di Scarnafigi, presente al Consiglio regionale con il sindaco Riccardo Ghigo, il consigliere Mauro Bollati e il gonfalone comunale, (nelle foto) in rappresentanza della comunità che nel 1812 diede i natali al fondatore dell’Oftalmico, Casimiro Sperino.

 

Per l’assessore Saitta la scelta della Giunta porterà addirittura vantaggi all’utenza: “L’inserimento delle attività attualmente ospitate all’Ospedale Oftalmico presso strutture ospedaliere complesse, dotate di tutte le funzioni di strutture ‘di secondo livello’, quali la Città della Salute o l’Ospedale S. Giovanni Bosco, porterà vantaggi da numerosi punti di vista. Intanto, garantirà ai pazienti attualmente tutte le attività di supporto diagnostico e terapeutico necessarie e non presenti attualmente all’Oftalmico, quindi senza necessità di trasferimento del paziente come accade oggi. Analogamente, arricchirà le competenze delle Strutture ‘ospiti’ di una specialistica di eccellenza, mettendo a disposizione di pazienti e professionisti l’esperienza maturata presso l’Oftalmico, e favorirà l’integrazione tra specialisti (oculisti, neurochirurghi, cardiologi, ecc.) permettendo la crescita e l’affinamento delle diverse tecniche di approccio al paziente. Tutto questo si tradurrà in aumento della qualità dell’assistenza dal momento che verrà aumentata la sicurezza dei pazienti (mettendo a disposizione degli stessi tutti i supporti eventualmente necessari, compresi quelli legati all’assistenza in emergenza e intensiva – in particolare nei casi di complicanze e/ o di emergenze cardiovascolari o neurologiche – e riducendo gli eventuali trasporti/trasferimenti legati all’espletamento di prestazioni/attività non presenti presso l’Ospedale Oftalmico). Senza dimenticare che la ricollocazione delle attività e l’organizzazione più efficiente del personale consentirà di ‘liberare’ risorse preziose da impiegare a favore dei cittadini”.

 

I Balcani nelle immagini di Paolo Siccardi

balcani3La mostra è esposta in un luogo-simbolo della storia del Novecento: la Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania. In quelle immagini, rigorosamente in bianco e nero, sono riassunti dieci anni di guerre, di speranze e di cambiamenti di confini 

 

siccardi foto“Per me i Balcani, oltre a guerre e secessioni, richiamano note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell’uomo”. Così descrive le terre ad est, oltre l’Adriatico, Paolo Rumiz, giornalista e scrittore. Ed è più o meno lo stesso per Paolo Siccardi che però non usa le parole ma le immagini delle sue fotografie. “Balcani, oltre i confini” è il titolo della mostra esposta in un luogo-simbolo della storia del Novecento:la Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania. In quellebalcani2 immagini, rigorosamente in bianco e nero, sono riassunti dieci anni di guerre, di speranze e di cambiamenti di confini nei Balcani attraverso un viaggio itinerante che parte dalla rete di Gorizia e corre lungo un sottile filo virtuale unendo queste terre ad un unico destino. Un viaggio attraverso linee di confini che non rappresentano solo cicatrici nella geografia dei luoghi   ma un grumo d’emozioni, gioie e soprattutto dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava queste regioni. Soprattutto a cavallo del millennio, nell’ultimo decennio del “secolo breve”.

 

balcani1Tempo di guerre e dissoluzione, raccontato da Siccardi, photoreporter freelance noto per i suoi reportage dalle zone di guerra più “calde” del mondo, fissando ogni tappa del viaggio con le immagini  più significative, corredate da un brevissimo scritto a commento. Un progetto visivo che si apre con una fotografia simbolica del riflesso in una pozza d’acqua della rete di Gorizia abbattuta nel 2004 che divideva i quartieri periferici della città italiana con quella slovena di Nova Gorica. Le fotografie che seguono sono un flash-back all’indietro del lavoro proposto, cioè alcune immagini dei clandestini che negli anni novanta,per sfuggire alle guerre balcaniche, attraversavano come oggi quella frontiera. Fermati dalla Polizia, schedati ebalcani4 rimandati ai loro paesi di origine, lasciando per terra lungo le maglie bucate della rete la propria memoria storica dei ricordi (fotografie dei propri cari, documenti ed oggetti personali per non essere identificati dalle autorità di frontiera). Quella rete per i migranti diventava la porta per l’Europa di Schengen come oggi il passaggio a nord di Subotica, in Ungheria. Il percorso segue poi la linea della complessa geografia dei confini nella ex-Jugoslavia negli ultimi vent’anni, con le singole popolazioni stritolate da u conflitto pazzesco con i propri vicini di casa e con la propria storia.

 

Tutte le fotografie sono tratte da un lungo lavoro nell’arco degli anni del conflitto, spostandosi sui vari fronti della guerra e toccando non l’aspetto militaristico, ma bensì quello sociale delle popolazioni della ex-Jugoslavia. Siccardi, in quegli anni, scatta immagini dalla Croazia alla Bosnia, dal Kosovo alla Serbia e dedica un intenso capitolo al lungo assedio di Sarajevo. Una di questa straordinanza testimonianza fotografica include l’Albania, “il paese delle Aquile”, prima del grande esodo di Bari del 1991 e chiuso per quart’anni balcani5da un regime nel cuore dell’Europa, per giungere alla rivolta dei Comitati Spontanei Rivoluzionari nel 1997 con la caduta delle società finanziarie albanesi creando il “caos” tra la popolazione e una guerriglia di bande rivali all’interno dello stesso territorio. La Romania, con la pesante eredità lasciata dal “Contucator” Ceausescu si propone con i suoi tremila ragazzi di strada che vivono nelle fogne di Bucarest, sniffando colla. Gli orfanotrofi e ospedali dove sono ricoverati i bambini sieropositivi, usati al tempo del dittatore come cavie umane dalle case farmaceutiche straniere per la sperimentazione medica. Le storie raccontate in questo capitolo sono il vissuto personale dell’autore con i ragazzi di strada, vivendo sotto terra nei cunicoli a Bucarest per ottenere la loro fiducia ed essere accettato all’interno dei loro clan.

 

Così come il racconto all’interno dell’ospedale “Babes” di Bucarest e nella Casa Famiglia di Mino D’Amato dove vivono i bambini colpiti da HIV. C’è poi a Moldavia, piccola parentesi all’interno della Romania, attraversata dal Danubio che solo in terra balcanica ritorna con il nome al maschile “Die Donau”; una regione considerata, dopo il crollo del socialismo, la nuova frontiera occidentale, ma attualmente dopo vent’anni si trova ad essere “l’est più ad est” che si possa immaginare di quelle terre. Lo stesso si può dire per la Bulgaria, dove le immagini narrano la lenta trasformazione del paese che dal socialismo passa alla privatizzazione delle piccole e medie industrie tra mille contraddizioni. Un viaggio che, nella quarta ed ultima sezione, comprende la Macedonia, triangolo di terra conteso tra Albania e Grecia, dove nel ’99 scoppiarono alcuni tumultibalcani6 da parte dalla minoranza kosovara albanese contro il governo centrale per l’indipendenza di alcune parti del territorio. E qui, l’esistenza dell’ultimo capo spirituale del sufismo nei Balcani,  consente d’imprimere una boccata di spiritualità alla complessità del lavoro fotografico che incontra poi la Grecia a Salonicco, l’antica Tessalonica, dove si mescolano le popolazioni di diverse etnie migranti, considerata la porta tra occidente ed oriente, sul bordo di un confine inesistente.

 

L’ultima immagine del percorso fotografico (riassunto nella sua totalità dal video che accompagna l’esposizione) ci porta in riva al mare, a quell’Adriatico che, simbolicamente, si propone come linea virtuale che corre in uno spazio obliquo infinito, a volte quasi irraggiungibile per i clandestini che affrontano un viaggio per la fuga. E’“il mare dell’intimità”, come lo definisce Predrag Matvejevic, uno dei più grandi intellettuali europei dei Balcani .Lo stesso specchio d’acqua su cui s’affacciano genti diverse per genere e provenienza, le cui storie sono inesorabilmente destinate ad intrecciarsi, come ci suggerisce Paolo Siccardi che, con le sue immagini, ci regala forti emozioni e  un potente richiamo alla realtà della storia. 

 

Marco Travaglini

Lettera a un amore mai nato

Vagavamo con aria serissima per la città al tramonto come due soldati che si tengono per mano, in silenzio, così, con qualche occhiata complice, come se ci conoscessimo da una vita

 

 

cuore coppia amoreCiao amore mai-nato, quanto ci saremmo divertiti insieme. Quante cose avremmo potuto fare se solo quel giorno anzichè camminare e guardarti di striscio ti avessi afferrato e tirato giu dal pullman in cui ti avevo occhieggiato per baciarti davanti a tutti, una scena proprio tanto da film.

 

Avremmo preso insieme un enorme gelato di quelli con la panna le nocciole e anche i marshmallows, e pure il cacao, ho deciso così. Io potevo sbrodolarmi tanto ero vestita di nero-ma no che triste il nero, facciamo che ero vestita di blu- e tu facevi finta di non vedere le ditine appiccicose e la faccia piena di cioccolato.

 

Vagavamo con aria serissima per la città al tramonto come due soldati che si tengono per mano, in silenzio, così, con qualche occhiata complice, come se ci conoscessimo da una vita. E gli altri pensavano “che coppia” lei tutta impettita nel suo metro e cinquanta la coda biondissima e la faccia piena di gelato e lui invece così alto e rosso di capelli e la faccia serissima. Sembrano felici però a vederli da qui.

 

E la cosa bella è che noi eravamo veramente felici, il sorriso non ci serviva a niente, avevamo uno scopo, ed era camminare allacciati sconosciuti e innamorati, senza fermarci mai.

 

Federica Billone