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Gli antipasti più buoni di Torino

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SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
Torino è una città che ama la tavola e che custodisce una tradizione culinaria ricca, elegante e allo stesso tempo popolare. Tra tutte le sue specialità gli antipasti occupano un posto centrale perché rappresentano il modo in cui i torinesi aprono il pasto e introducono l’ospite alla loro storia gastronomica. Gli antipasti torinesi sono un insieme di sapori antichi, spesso legati alla cucina contadina o alle case nobili, e mostrano un equilibrio molto caratteristico tra sapidità, delicatezza e rispetto degli ingredienti. Raccontare questi piatti significa raccontare una parte della città e del suo modo di vivere la convivialità.
foto A. Pisano
Vitello tonnato e tonno di coniglio
Il vitello tonnato è forse il più conosciuto degli antipasti torinesi e uno dei più rappresentativi. La sua presenza sulle tavole piemontesi è quasi inevitabile nelle occasioni importanti. La ricetta tradizionale prevede un taglio di carne come il girello, cotto lentamente in un brodo aromatico con verdure, vino e spezie. Una volta raffreddato viene affettato sottilmente e coperto con una salsa ottenuta frullando tonno, uova sode, acciughe, capperi e un poco del fondo di cottura. La cremosità della salsa deve essere equilibrata, senza risultare troppo pesante, e il sapore del tonno deve fondersi con la delicatezza della carne senza sovrastarla. Ogni famiglia ha la sua variante ma la struttura del piatto resta sempre la stessa. Esiste anche una versione moderna, spesso preparata con carne appena scottata e una salsa più leggera, ma a Torino la preferenza resta quasi sempre per la versione classica.
Accanto al vitello tonnato c’è il tonno di coniglio, un altro antipasto tipico che porta un nome curioso. Qui il tonno non c’entra nulla perché il protagonista è il coniglio che, dopo essere stato disossato e cotto in acqua aromatizzata con erbe e vino bianco, viene conservato sott’olio proprio come fosse un pesce. Il risultato è una carne morbida e saporita che si serve fredda, accompagnata da cipolle, carote o semplicemente da alcune foglie di insalata. La preparazione richiede pazienza perché il coniglio deve riposare almeno un giorno immerso nell’olio aromatizzato che ne esalta il sapore. Questo piatto nasce dalla necessità di conservare la carne e oggi è diventato un simbolo della cucina rustica piemontese, semplice e raffinata allo stesso tempo.
Insalata russa e acciughe al verde
L’insalata russa è presente in molte regioni italiane, ma a Torino ha sempre trovato una collocazione particolare negli antipasti. La preparazione tradizionale prevede patate, carote e piselli tagliati a piccoli cubetti e cotti in modo da restare compatti. Le verdure vengono poi mescolate con una maionese fatta in casa che deve risultare vellutata ma sostenuta, così da avvolgere gli ingredienti senza sfaldarli. In alcune case si aggiunge anche il tonno, in altre le uova sode, ma la versione più diffusa è quella più semplice, in cui la freschezza delle verdure e la morbidezza della salsa bastano da sole. A Torino l’insalata russa è un antipasto senza tempo, servito nelle feste, nei pranzi domenicali e persino nelle trattorie storiche della città.
Un altro grande classico sono le acciughe al verde, una preparazione profondamente piemontese che unisce la sapidità delle acciughe alla freschezza del prezzemolo. La salsa verde si prepara tritando finemente prezzemolo, aglio, capperi, pane ammorbidito in aceto e olio extravergine di oliva. Il composto deve essere omogeneo, brillante e profumato. Le acciughe conservate sotto sale vengono pulite con cura, sciacquate e asciugate, poi immerse nella salsa e lasciate riposare per qualche ora. Il risultato è un antipasto deciso ma equilibrato che racconta la storia della città, un luogo dove la cucina povera ha sempre saputo trasformarsi in sapore autentico.
Peperoni con bagna cauda e giardiniera piemontese
Tra gli antipasti che rappresentano più da vicino il territorio non possono mancare i peperoni con bagna cauda, una delle combinazioni più apprezzate dai torinesi. I peperoni vengono solitamente arrostiti interi finché la pelle non si stacca con facilità, poi tagliati in falde e disposti a strati. La bagna cauda è una salsa calda a base di aglio, acciughe e olio, tradizionalmente servita come piatto conviviale ma utilizzata anche come condimento per gli antipasti. La sua intensità si sposa perfettamente con la dolcezza naturale dei peperoni. Nelle famiglie torinesi è un antipasto diffusissimo nei mesi freddi, mentre in estate si preferisce servire i peperoni arrostiti con olio, sale e acciughe fredde, una versione più leggera ma sempre legata alla tradizione.
La giardiniera piemontese merita un posto speciale perché rappresenta un piccolo ritratto dell’orto. Carote, sedano, cavolfiori, cipolline e peperoni vengono tagliati e sbollentati in acqua e aceto, poi lasciati riposare in barattoli colmi di verdure e liquido di conservazione. Il risultato è un insieme di sapori vivaci e leggermente aciduli che accompagnano perfettamente salumi e formaggi ma che a Torino vengono serviti anche come antipasto autonomo. La giardiniera è un piatto legato alla stagionalità e alla tradizione del conservare, un gesto che appartiene ancora oggi alle famiglie che tramandano le ricette di generazione in generazione.
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La tradizione torinese
Gli antipasti torinesi raccontano una città che ha sempre saputo unire eleganza e concretezza. Ogni ricetta porta con sé una storia e un legame con il territorio. Non si tratta soltanto di piatti da assaggiare ma di piccole testimonianze culturali che mostrano quanto la cucina piemontese sia varia e ricca pur partendo da ingredienti semplici. Torino non offre soltanto una tradizione culinaria solida, ma anche un modo di vivere la tavola che privilegia il tempo condiviso e il piacere di gustare cibi preparati con cura.
Chi visita la città resta spesso sorpreso dalla quantità di antipasti proposti nei ristoranti e nelle trattorie. È un rituale che introduce al pasto e che esprime la filosofia gastronomica torinese, basata sulla lentezza e sulla qualità. La varietà degli antipasti permette di scoprire diversi aspetti della cucina locale, dai sapori decisi della bagna cauda alla delicatezza del vitello tonnato. Ogni piatto ha una sua identità precisa e insieme formano un mosaico che rappresenta bene il carattere della città.
Torino non ha mai abbandonato la sua tradizione, anzi l’ha resa un punto di forza. Gli antipasti continuano a essere la porta d’ingresso ideale per chi desidera conoscere la cultura gastronomica piemontese. Preparazioni come il tonno di coniglio, le acciughe al verde, i peperoni arrostiti e l’insalata russa resistono al passare del tempo grazie alla loro semplicità e alla loro autenticità. Sono piatti che non seguono soltanto la moda del momento ma che rimangono, anno dopo anno, parte fondamentale delle tavole torinesi.
Gli antipasti di Torino sono molto più di un inizio del pasto. Rappresentano un patrimonio, un modo di raccontare la città attraverso sapori che hanno radici profonde. Chiunque si sieda a una tavola torinese scoprirà che questi piatti non sono semplici ricette ma frammenti di storia, conservati e tramandati con cura. È proprio questa continuità a rendere la cucina torinese così affascinante e a fare degli antipasti una delle sue espressioni più autentiche.
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NOEMI GARIANO

Porno ancora

E’ entrata in vigore il 12 novembre la norma che obbliga i gestori di siti porno a verificare l’età dei navigatori per consentirne l’accesso solo ai maggiorenni.

In realtà finora era sufficiente un’autodichiarazione, cliccando sul tasto SI, dove il navigatore dichiarava di essere di età legale nel suo Paese e tutti eravamo felici; a parte che se uno è minorenne la sua dichiarazione non ha valore e, dunque, tanto valeva non porre quella verifica.

Ora l’AGCOM, in applicazione del comma 1 del c.d. decreto Caivano che sancisce «un divieto di accesso a contenuti a carattere pornografico, in considerazione delle capacità lesive della loro dignità e del benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica», ha disposto che 48 siti (su decine di migliaia di siti porno esistenti al mondo) debbano verificare l’età di quanti si connettono ad essi. Da ciò si comprende come l’Agcom abbia realizzato un provvedimento perfettamente inutile e dannoso dal punto di vista economico per i 48 siti penalizzati.

Come troppo spesso succede nel nostro Paese le scelte vengono sull’onda dell’emozione, a parte la possibilità di collegarsi agli stessi siti per quanti vivono al confine con altro Stato (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia) agganciando una rete estera, il divieto è facilmente aggirabile utilizzando una Vpn (Virtual Private Network) con IP straniero ed il divieto cesserà automaticamente.

Considerando che, secondo alcuni sondaggi, fanno uso di materiale pornografico quasi il 90% dei maschi e oltre il 40% delle femmine, va da sé che il problema assume dimensioni importanti.

Naturalmente l’impedimento tecnico non potrà essere subito realizzato perché Agcom ha comunicato la data del 12 novembre quale deadline solamente a fine ottobre, non consentendo ai siti porno di adeguarsi correttamente per tempo, anche se di fatto il vero e proprio obbligo scatterà dal 1° febbraio 2026.

Inoltre, il controllo dovrà essere effettuato da soggetti terzi, estranei quindi al sito, che gestiscano i dati su due fronti diversi, garantendo anonimato a chi si collega e, al contempo, a chi riceve la visita. Visto che sembrerebbe cosi facile, mi domando perché altrettanto non venga fatto per il voto elettronico in sostituzione delle arcaiche schede elettorali.

Resta da capire con quale criterio siano stati scelti i siti, considerando che dall’elenco dei 48 (mi ricorda l’Indice dei libri proibiti ad opera di Papa Paolo IV) siti infami ne mancano molti italiani oltre a moltissimi stranieri.

Ho l’impressione che anche questa volta si sia creato il problema per dimostrare di aver trovato la soluzione; soluzione, tuttavia, che non soddisfa nessuno, non argina né tantomeno risolve il problema anche perché anche un criceto sa che basta chiedere all’amico appena maggiorenne di darmi l’accesso ed il divieto è aggirato.  E se il riconoscimento facciale su cui si basa l’algoritmo che dice “tu si, tu no” si sbaglia? Se dimostro meno della mia età e vengo bloccato o, per contro, se ne dimostro di più e vengo ammesso pur non avendone titolo?

Chi mi segue sa che ho scritto altre volte sul tema della pornografia e sono in linea di massima contrario ad una diffusione così massiva e senza controllo del materiale pornografico; sono però fortemente convinto che nella soluzione di un problema occorra valutare cosa è più importante: salvaguardia del benessere fisico e mentale o della privacy? Perché non usare lo SPID o la CIE per una connessione consentita? D’altronde, quando è convenuto allo Stato, lo SPID andava bene per qualsiasi esigenza di mobilità sul territorio quando eravamo detenuti senza processoper il Covid. Dov’era l’Agcom allora?

Oltretutto, con l’identità digitale sarebbe molto più semplice ed immediato risalire a chi navighi su siti di pedopornografia, riducendo costi e tempi per l’amministrazione della giustizia.

Sergio Motta

Filetti di nasello gratinati. La bontà è croccante

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 Questo piatto si prepara facilmente con ingredienti semplici, particolarmente sfizioso grazie alla gratinatura dorata e croccante

Apprezzato per le sue proprieta’ nutritive, il nasello e’ un pesce magro, facilmente digeribile, carne bianca e delicata ideale anche per chi non ama il pesce. Questo piatto si prepara facilmente con ingredienti semplici, particolarmente sfizioso grazie alla gratinatura dorata e croccante.

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Ingredienti:

 

4 filetti di nasello

4 fette di pan carre’

1 ciuffo di prezzemolo

1 spicchio di aglio

50gr. di parmigiano grattugiato

50gr. di pecorino grattugiato

Olio, sale, pepe q.b.

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Tostare leggermente le fette di pan carre’. Lavare e asciugare il prezzemolo. Frullare le fette di pane con il formaggio grattugiato, l’aglio, il sale, il pepe e l’olio. Disporre i filetti di nasello in una pirofila da forno unta di olio, cospargere il composto sul pesce, condire con un filo di olio e cuocere in forno a 200 gradi per circa 20 minuti o sino a completa doratura.

 

Paperita Patty

 

Alla scoperta degli outlet del Piemonte

È un record particolare, ma di certo da tenere a mente: il Piemonte è la regione con più outlet d’Italia. Ossia, quella in cui è possibile comprare bene, comprare i prodotti dei grandi marchi, comprare con stile, però a basso costo. Un grosso contributo per il portafogli personale e anche per l’ambiente, che beneficia dello smaltimento a costo ribassato dell’invenduto delle migliori firme dell’abbigliamento mondiale. Inoltre, ognuno di questi paradisi dell’acquisto offre l’occasione per visitare parti diverse della regione. Perché gli outlet del Piemonte si distribuiscono omogeneamente sul territorio, offrendo occasioni d’oro e tanto divertimento.

Leggi l’articolo su piemonteitalia.eu:

https://www.piemonteitalia.eu/it/esperienze/alla-scoperta-degli-outlet-del-piemonte

Credito fotografico: ©Outlet Serravalle

Bosconero, protagonista la Bagna Caoda

Seconda rassegna enogastronomica “Sapori e Tradizioni: viaggio nei gusti autentici del Canavese”. Protagonista la Bagna Caoda: piatto simbolo della convivialità piemontese. A Bosconero (To), sabato 15 e domenica 16 novembre.

La Pro Loco di Bosconero inaugura con gusto la seconda edizione “Sapori e tradizioni: viaggio nei gusti autentici del Canavese”, percorso dedicato ai sapori autentici e alle tradizioni culinarie del territorio. Il primo appuntamento è fissato per sabato 15 novembre alle ore 20.00 e domenica 16 novembre alle ore 12.30, con una serata – e un pranzo – interamente dedicati alla Bagna Caoda, vera regina della tavola piemontese. Questo piatto iconico, a base di aglio, acciughe, olio e burro, è molto più di una semplice pietanza: è un rito di condivisione, un momento di convivialità che affonda le sue radici nella cultura contadina del Monferrato e che oggi rappresenta una tradizione amata in tutto il Piemonte. Accompagnata da verdure fresche, bollite o crude, la Bagna Caoda verrà servita insieme a una selezione di vini locali, per esaltare al meglio i sapori del territorio. L’evento vuole per la prima volta i piatti della tradizione piemontese. Un appuntamento che celebra la semplicità e la ricchezza della cultura gastronomica canavesana, in un’atmosfera calda e accogliente dove ogni ospite diventa parte della festa. Il costo della degustazione è di 28 euro (ridotto a 26 euro per i soci della Pro Loco). Per informazioni e prenotazioni: 338 4106173 – 328 2198601. Un momento conviviale quasi imperdibile per chi ama i sapori autentici, lo stare insieme e la tradizione: la Bagna Caoda vi aspetta a Bosconero per celebrare insieme la vera essenza del Piemonte.

 

Non consumi il gas? Peggio per te: paghi la bolletta!

Di Gianluigi De Marchi *

Sono entrato in un supermercato alla ricerca di una birra speciale che volevo assaggiare.

Ho fatto il giro degli scaffali e, non avendola trovata, mi sono diretto alla cassa per uscire.

La cassiera mi ha bloccato il cancelletto impedendomi di passare e chiedendomi 20 euro.

Stupito, ho chiesto perché, non avendo comprato nulla.

“Non importa se non ha comprato, ha fatto un giro nei nostri locali e deve pagare la quota fissa”

Ho provato a discutere, è stata irremovibile ed alla fine, maledicendola silenziosamente, lo ho dato una banconota da 20 ed ho cercato di uscire.

Niente da fare, cancelletto chiuso.

“Signore, deve darmi anche 20 euro per il trasporto in taxi”

Non ci ho visto più dalla rabbia ed ho urlato: “Ma cosa va cianciando, sono venuto qui con la mia macchina parcheggiata nel piazzale!”

“Può darsi, ma noi abbiamo un parcheggio di taxi a disposizione dei clienti, quindi deve pagare il servizio!

Ho reagito violentemente finché….

Finché mi sono svegliato madido di sudore; per fortuna un incubo, forse le tre uova mangiate la sera prima erano state troppo pesanti per il mio fegato.

Ho raccontato il sogno a mia moglie durante la colazione, chiudendo il racconto con una frase consolatoria: “Per fortuna era un incubo, certe cose non possono succedere”

Mia moglie mi ha guardato sogghignando e porgendomi una busta aperta: “Sei sicuro che non possa succedere? Guarda questa bolletta arrivata stamattina!”

Incredibile, ma vero.

Plenitude mi ha inviato una bolletta da 23,23 euro indicando chiaramente: “Consumo totale fatturato 0 smc” ed aggiungendo sul retro “Spesa per la vendita di gas naturale euro 9,57” e “Spesa per la rete e gli oneri generali di sistema euro 9,47”.

Capito?

Non ho acceso il riscaldamento, non ho cucinato, non ho consumato un millimetro cubo di gas, ma devo pagare 23,23 euro perché Plenitude esiste…

Il bello è che 9,57 euro sono addebitati per “Vendita di gas naturale” che non ho usato, e 9,47 euro sono addebitati (come indicato nella specifica a piè di pagina) per “Attività di trasporto del gas naturale”!

Signori della Plenitude, vi invito a portarmi il gas naturale in Rolls Royce per giustificare l’addebito, altrimenti non avete motivo per prelevare 23,23 euro dal mio conto.

Signori della Plenitude, non fate come la cassiera del mio incubo, che mi estorce soldi pur non avendo comprato nella al supermercato ed addirittura pretende il pagamento del taxi solo perché c’è il parcheggio nel piazzale…

Signori della Plenitude, sicuramente il contratto prevede queste operazioni, che quindi sono legalmente a posto; ma la coscienza non vi dice nulla sulla loro eticità e correttezza commerciale?

·        Giornalista e scrittore

·        demarketing2008@libero.it

La casa come specchio di chi siamo

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ABITARE CON STILE

Rubrica settimanale a cura di Magda Jasmine Pettinà 
Uno spazio dedicato al mondo della casa in tutte le sue forme: dal mercato immobiliare al design d’interni, dall’arte di valorizzare gli spazi alle nuove tendenze dell’abitare contemporaneo. Consigli pratici, spunti estetici e riflessioni su come rendere ogni casa un luogo che rispecchi chi siamo — con uno sguardo che unisce competenza, bellezza e sensibilità.
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Dalla burocrazia al benessere, dal valore immobiliare al design d’interni: l’abitare contemporaneo è un equilibrio tra funzionalità, estetica e identità. Una riflessione sull’evoluzione dello spazio domestico, fino al concetto moderno di smart home.

Abitare non significa soltanto vivere in uno spazio, ma farne il riflesso della propria identità. La casa è il luogo in cui le nostre scelte estetiche, funzionali ed emotive si intrecciano, raccontando chi siamo molto più di quanto immaginiamo.

Nasce da questa consapevolezza “Abitare con stile”, una rubrica dedicata a chi considera la casa non solo come un bene materiale, ma come un progetto di vita in continua evoluzione.

Oggi parlare di casa significa parlare di società, di tecnologia e di benessere. L’abitare è cambiato profondamente: gli spazi non sono più soltanto contenitori di oggetti o funzioni, ma scenari del nostro quotidiano, luoghi che influenzano il nostro umore, la produttività, la qualità del tempo che trascorriamo con noi stessi e con gli altri.

Accanto agli aspetti più tecnici e burocratici — dai valori immobiliari alle normative — si è fatta strada una nuova sensibilità: quella che guarda alla qualità dell’abitare come a un equilibrio tra comfort, estetica e sostenibilità.

Progettare una casa oggi significa saper dosare funzionalità e emozione, tecnologia e calore, estetica e senso pratico. Significa scegliere materiali che dialoghino con la luce, colori che favoriscano armonia, spazi flessibili capaci di adattarsi ai nuovi ritmi della vita.

Negli ultimi decenni, l’evoluzione dell’abitare ha seguito il ritmo della società: dagli appartamenti tradizionali ai loft aperti e multifunzionali, dalle seconde case destinate al relax fino alle soluzioni di co-living e agli spazi ibridi dove casa e lavoro si fondono.

Oggi, con l’avvento della smart home, la casa diventa anche intelligente: luci, temperatura, sicurezza e consumi si gestiscono con un clic, restituendoci tempo e libertà. Ma la vera innovazione non sta solo nella tecnologia: è nel modo in cui impariamo a costruire ambienti che ci somiglino, che accolgano, rigenerino e ispirino.

Ogni casa è un racconto. E in queste pagine proveremo a esplorare, settimana dopo settimana, le infinite sfumature dell’abitare: dal valore immobiliare al fascino del design, dalle tendenze ai piccoli gesti quotidiani che trasformano uno spazio in un luogo da amare.

Perché, in fondo, abitare con stile non significa seguire le mode, ma trovare la propria armonia tra forma, funzione e anima.

Al Mauto la mostra “Ferrari Design Creative Journeys 2010-2025

La mostra “Ferrari Design. Creative Journeys 2010-2025”, realizzata dal MAUTO, Museo Nazionale dell’automobile  in collaborazione con il Centro Stile Ferrari e i Musei Ferrari, è  la prima di una serie di esposizioni tematiche ospitate nel nuovo spazio museale dedicato al design. Rimarrà aperta fino a domenica 8 marzo 2026.

“Oggi inauguriamo “Sulle strade del design”, il nuovo spazio espositivo dedicato al progetto industriale. Qui il MAUTO allarga lo sguardo e le radici dell’automobile, prodotto complesso e sintesi per eccellenza, al design industriale totale – afferma Benedetto Camerana, presidente del MAUTO.“ Sotto la guida dei curatori  Silvia Baruffaldi e Marco Sanmicheli l’esposizione costruisce accostamenti metodologici secondo criteri di ispirazione e comparazione.

Le personalità che hanno definito la storia dell’automobile, come Marcello Gandini, Giorgetto Giugiaro, Paolo Martin, Leonardo Fioravanti , Aldo Brovarone, Ercole Spada, Giovanni Michelotti, si affacciano dalla parete “album” e dalle videointerviste, per ammirare la selezione di oggetti di product design ideati da figure altrettanto straordinarie come Franco Albini, Achille Castiglioni, Marco Zanuso, Joe Colombo, Vico  Magistretti  e molti altri colleghi di percorso, materializzando un  ponte ideale capace di superare la separazione strumentale tra car design e product design, vale a dire tra i due poli che li rappresentano,Torino e Milan, poli dei due generi.
A questa sezione permanente , comunque in futura evoluzione, si affianca uno spazio per l’esposizione di automobili secondo temi a rotazione, la cui prima di una lunga serie di mostre programmate è “Ferrari Design. Creative Journeys 2010-2025″.
Ed ecco comparire, al di là della parete del design, undici Ferrari eccezionali, una galleria di meraviglie del design più avanzato, tra stile, ingegneria, aerodinamica di avanguardia, generate dal continuo dialogo che è  il carattere distintivo e autentico del Centro Stile Ferrari, sviluppato sotto la guida di Flavio Manzoni, architetto e collega. Il visitatore ad ogni passo, volgendo lo sguardo, si imbatte in Supercar da brivido”.

In esposizione undici vetture che rappresentano il distillato del team diretto da Flavio Manzoni selezionate tra gli oltre settanta modelli progettati a Maranello nel 2010, corredate da un allestimento che valorizza non soltanto il risultato finale, ma l’intero processo creativo.

Disegni e immagini dei progetti testimoniano un approccio che ricerca una bellezza formale mai fine a se stessa, ma dotata di soluzioni estetiche puntualmente finalizzate alla funzione e alla performance.

“È un grande piacere per me e il mio team di designer e modellisti vedere il Centro Stile Ferrari protagonista dell’inaugurazione di questo nuovo spazio dedicato al design all’interno del Museo dell’Automobile- ha dichiarato Flavio Manzoni, Ferrari chief Design Officer.
“La creazione del Centro Stile Ferrari ha rappresentato un passaggio importante per il marchio. L’internalizzazione del design ha permesso di ottimizzare le sinergie e la stretta collaborazione con i reparti tecnici Ferrari, inclusi gli aerodinamici e gli ingegneri che si occupano di materiali e tecnologie. L’obiettivo della mostra è stato quello di mettere in luce questo dialogo quotidiano tra designer e ingegneri, una vera e propria sinergia che offre una continua interazione a vantaggio dell’intero processo di innovazione”.

Tra i modelli presenti in scala 1 a 1 la Ferrari FXXX-K del 2014, vincitrice del Compasso d’oro 2016, versione estrema della Ferrari dedicata all’uso esclusivo in pista; la Ferrari Daytona SP3 del 2021, appartenente alla serie Icona ispirata alle automobili d’epoca, la Ferrari Vision Gran Turismo del 2022, prima concept car della Casa di Maranello dedicata al mondo del motorsport virtuale, realizzata per celebrare il 75esimo anniversario della Ferrari, la Ferrari F80 del 2024, apice della tecnologia applicata a una supercar, la Ferrari 12 cilindri del 2024, che combina tradizione e innovazione. Tra le vetture di produzione  la Ferrari del 2013, prima Ferrari stradale a sfruttare l’alimentazione ibrida elettrica, la Ferrari Monza Sp1 del 2018, vincitrice del Compasso d’Oro 2020 e rievocazione contemporanea del modello iconico del marchio.

“Il design è il linguaggio con cui l’automobile comunica con il mondo – ha dichiarato Lorenza Bravetta, direttore del MAUTO.  Nel tempo è diventato una delle sue espressioni più distintive, capace di suscitare emozione  e stimolare cultura e innovazione. Lo spazio espositivo sul design nasce con l’obiettivo di valorizzare  il processo creativo e i suoi protagonisti, dai designer, ai carrozzieri, ai visionari che, con il loro lavoro, hanno contribuito a plasmare l’immaginario collettivo legato all’automobile,  così come quello del design di prodotto e industriale, dagli oggetti quotidiani agli arredi e alle soluzioni tecnologiche più innovative. Il suo riallestimento rappresenta un evento strategico, pensato per rispondere all’abolizione dei linguaggi espositivi e delle tecnologie progettuali”

La mostra è  curata da Silvia Baruffaldi, direttore responsabile di Auto& Design e progettata da Studio Labrizzi con Leftloft per la parte di allestimento multimediale, e si sviluppa  su quasi 2 mila mq. , comprendendo lo spazio destinato alle mostre temporanee e un’area didattica realizzata in collaborazione con la Triennale di Milano.

MARA MARTELLOTTA