ABITARE CON STILE
Rubrica settimanale a cura di Magda Jasmine Pettinà Dicembre porta con sé non solo l’atmosfera delle feste, ma anche un appuntamento immancabile per i proprietari di immobili: il saldo IMU, in scadenza il 16 dicembre 2025.
Dopo l’acconto versato a giugno, arriva infatti il momento di regolare i conti con il proprio Comune, applicando le aliquote aggiornate e pubblicate dal MEF. Se il Comune non ha deliberato entro i termini, si fa riferimento alle aliquote base.
In questo articolo facciamo chiarezza—con un linguaggio semplice e diretto—su chi deve pagare, come si calcola l’imposta, quali sono le esenzioni, e cosa accade in caso di ritardo o omesso pagamento. Un piccolo vademecum per arrivare preparati e sereni alla scadenza.
Chi deve pagare l’IMU? E chi ne è esente?
L’IMU non riguarda tutti i proprietari. Sono esenti:
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le abitazioni principali che non rientrano nelle categorie di lusso;
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gli alloggi sociali;
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il nudo proprietario, quando l’immobile è gravato da usufrutto.
Devono invece pagare l’IMU:
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le prime case di lusso, categorie catastali A/1, A/8, A/9;
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tutte le seconde case e gli immobili diversi dall’abitazione principale.
Per le prime case di lusso resta prevista un’aliquota agevolata e una detrazione di 200 euro.
Come si calcola l’IMU 2025 sulla prima casa di lusso
Il calcolo parte da tre passaggi fondamentali:
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Rivalutare del 5% la rendita catastale.
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Applicare il coefficiente catastale previsto per la tipologia dell’immobile.
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Applicare l’aliquota deliberata dal Comune.
Il risultato finale sarà l’importo su cui calcolare il saldo di dicembre, tenendo conto di quanto già versato a giugno.
Coniugi con residenze diverse: la novità della Cassazione
Una recente sentenza ha introdotto un’importante modifica:
se i coniugi hanno residenze diverse in due immobili differenti, entrambi possono usufruire dell’esenzione per abitazione principale.
Un chiarimento che rende più equa una situazione sempre molto discussa.
Prima casa in affitto: chi paga l’IMU?
Anche dopo l’abolizione della TASI, nulla cambia sul fronte IMU:
l’imposta rimane interamente a carico del proprietario, anche se l’immobile è affittato.
Pertinenze: quante sono esenti?
Sono esenti dal pagamento IMU fino a tre pertinenze, una per ciascuna delle categorie:
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C2 (cantine, solai, depositi)
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C6 (box, stalle, scuderie)
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C7 (tettoie)
Cosa succede se si paga in ritardo?
Niente panico. Il sistema fiscale mette a disposizione un utile strumento: il ravvedimento operoso, che consente di regolarizzare spontaneamente la posizione con sanzioni ridotte proporzionate al ritardo.
Le principali forme di ravvedimento
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Sprint: entro 14 giorni → sanzione fino all’1,4%
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Breve: entro 30 giorni → 1,5%
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Intermedio: entro 90 giorni → 1,67%
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Lungo: entro un anno → 3,75%
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Biennale: entro due anni → 4,29%
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Ultrabiennale: oltre due anni → 5%
Superato un anno senza ravvedimento, la sanzione sale al 30% dell’importo dovuto, oltre agli interessi.
Il pagamento avviene tramite modello F24, barrando la casella “Ravv.” e utilizzando il codice tributo corretto (3912 per abitazione principale, 3918 per altri fabbricati, ecc.).
Accertamenti e prescrizione: cosa bisogna sapere
Il Comune può notificare un avviso di accertamento entro 5 anni dalla data in cui il versamento sarebbe dovuto avvenire.
Oltre questo periodo, scatta la prescrizione, e l’IMU non è più dovuta.
Se il Comune richiede il pagamento di più annualità arretrate, il contribuente è tenuto a versare solo gli ultimi cinque anni.
In sintesi
La scadenza del 16 dicembre è un appuntamento importante per gestire in modo consapevole il proprio patrimonio immobiliare.
Conoscere chi paga, come calcolare l’imposta, e come regolarizzare eventuali ritardi aiuta a muoversi con serenità in un ambito spesso percepito come complesso.
Un’abitazione non è soltanto un bene: è una parte della nostra identità.
Gestirla con attenzione, anche sul piano fiscale, significa valorizzarla e mantenerla nel tempo.
E’ un grande risultato raggiunto il riconoscimento internazionale dell’ UNESCO concesso alla cucina italiana. Tra i primi promotori che con costanza si sono battuti con autentica e colta coerenza e con motivazioni storiche di grande importanza risalta l’opera dell’Accademia della cucina italiana fondata da Orio Vergani nel 1953 e attualmente presieduta da Paolo Petroni. Anche Mario Soldati e Dino Buzzati furono accademici. Importante è stato anche l’apporto di Casa Artusi di Forlì. Va riconosciuto l’apporto importante dato dal governo attuale per il raggiungimento dello scopo . Si è trattato di riconoscere la storia della cucina italiana ricca di apporti regionali che hanno creato un’unità gastronomica che l’Artusi per primo ha realizzato , quasi come un novello Cavour della gastronomia. Una ricca tradizione che ha unito Nord e Sud, superando le vicende violente del brigantaggio meridionale in nome degli spaghetti. Per la Cucina è accaduto un po’ come con la lingua con Manzoni e De Amicis che con “Promessi sposi“ e “Cuore “ hanno reso unita la Patria italiana. Non è fuori luogo parlare di Patria italiana anche per una cucina amata in tutto il mondo e imitata e persino defraudata da volgari imitazioni che il riconoscimento UNESCO aiuterà a smascherare e combattere. Il solito Carlin Petrin ha limitato la portata dell’evento con la sua solita faziosità politica di vecchio comunista, parlando di meticciato e di osterie. Non merita una risposta . E’ il solito pauperismo che emerge anche tra le pentole . Non mi sono piaciuti neppure alcuni grandi chef che disertano le cucine per frequentare le televisioni. Attendo di leggere il grande Arrigo Cipriani, maestro davvero internazionale della cucina veneziana che lui, novello Marco Polo, ha portato nel mondo.
Chi è La Cuoca Insolita








