LIFESTYLE- Pagina 3

I “chiodini” intelligenti della Quercetti

Ovviamente i giochi si sono evoluti, ma quel che conta e che fa la differenza è che l’impronta è la stessa data dal fondatore 67 anni fa. Giochi tradizionali, manuali, intelligenti

 

Caro Alessandro, i “plonini” hanno compiuto sessantacinque anni. Sette in più del tuo papà, più del doppio dei tuoi. Ma sono sempre quelli, di plastica colorata, che infilavi nei buchi per disegnare figure”. Così scriverei a mio figlio, in una ipotetica lettera, ricordando il tempo in cui giocava con i chiodini della Quercetti. Sì, erano quelli i “plonini” ( i bimbi tendono a reinventarsi i nomi; anche Snoopy era diventato “Stuyng” e i Puffi si erano ritrovati come d’incanto ad essere dei “fuppi” ) che nel 1950 uscirono dalla fabbrica torinese di Corso Vigevano,25. Esattamente 67 anni fa, Alessandro Quercetti, diede vita a uno fra gli esempi più longevi dell’industria del giocattolo in Italia. E, nonostante il paese sia cambiato dall’inizio del secondo dopoguerra e almeno tre generazioni di italiani hanno giocato con quei chiodini di plastica, sembra che per la “Quercetti & C.” il tempo si sia fermato. Certo, la fabbrica è più grande, moderna e tecnologica, ma il nome sulla porta è sempre lo stesso ed a  guidarla è sempre la stessa famiglia: Andrea, Alberto e Stefano Quercetti, i figli di Alessandro. L’azienda torinese rappresenta uno degli esempi più longevi dell’industria del giocattolo in Italia, un comparto che, nella maggior parte dei casi, ha dovuto arrendersi allo strapotere dei produttori asiatici.

Ovviamente i giochi si sono evoluti, ma quel che conta e che fa la differenza è che l’impronta è la stessa data dal fondatore. Giochi tradizionali, manuali, intelligenti. E il “pezzo forte” dell’azienda è sempre lui, il mitico “Chiodino“, intuizione straordinaria che ha reso il marchio “Quercetti” e i suoi giochi riconoscibili in tutto il mondo. La gamma dei giochi nel tempo è decuplicata, e sono cambiati materiali e tecnologie produttive: ai chiodini, si sono aggiunti biglie, costruzioni, aerei, magneti. Ma ogni pezzo viene realizzato ancora oggi in Italia, nello stabilimento di Torino, dove la Quercetti  può vantare di essere una delle pochissime realtà con un controllo diretto dell’intera filiera produttiva. Tutto il lavoro, a partire dalla progettazione del giocattolo fino al confezionamento del prodotto finito è interamente realizzato in Corso Vigevano. L’intero ciclo di produzione, dall’idea al prototipo, dallo sviluppo del prodotto alla costruzione degli  stampi, dallo stampaggio al confezionamento fino alla spedizione è svolto in Italia, sviluppando un indotto sul territorio. Così, nel tempo, la Quercetti  ha mantenuto la sua identità e non è mai scesa a compromessi. Perché per fare giocattoli, per essere in grado di offrire ai bambini una ricca gamma di esperienze, per realizzare un prodotto che non si limiti ad attrarre ma che stimoli l’intelligenza dei bambini. Rispettandola e coltivandola nel tempo, chiodino dopo chiodino.

Marco Travaglini

Natale Montuese 2025: eventi, comunità e attenzione alle famiglie

Continua il Natale Montuese 2025, il programma di iniziative promosso dal Comune di Monteu da Po in collaborazione con la Parrocchia San Giovanni Battista, la Pro Loco, la Cooperativa Airone, il Comitato Scuola Monteu, l’Associazione Il Giocaliffo e l’ASD Atletico Monteu.
Un cartellone ricco e variegato, pensato per coinvolgere tutte le fasce d’età e che conferma la volontà dell’Amministrazione comunale e delle realtà associative del territorio di offrire occasioni di condivisione, cultura e solidarietà, rafforzando il senso di comunità che caratterizza Monteu da Po.

“Il Natale Montuese rappresenta un momento importante per il nostro paese – dichiara il Sindaco di Monteu da Po, Maria Elisa Ghion – perché nasce dalla collaborazione tra tante realtà locali e ha l’obiettivo di creare spazi di incontro e di partecipazione, valorizzando il tempo delle festività
come occasione per stare insieme”.
Il calendario proseguirà con le “Letture sotto l’albero” per bambini organizzato dalla Biblioteca il 17 dicembre prossimo, e con i laboratori creativi “Elfi al lavoro: la spirale della luce” previsti per il 20 dicembre.
“Abbiamo voluto dedicare particolare attenzione ai più piccoli e alle famiglie – prosegue il Sindaco Ghion – perché il Natale è soprattutto un tempo di gioia condivisa e di crescita comunitaria, in cui i bambini sono protagonisti”.
Come da tradizione, uno dei momenti più sentiti e partecipati dalla comunità sarà la Vigilia di Natale, con la Santa Messa del 24 dicembre, alle ore 22.30, presso la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, seguita dalla distribuzione di cioccolata calda e vin brulè.
Le festività si concluderanno il 6 gennaio 2026 con la tradizionale “Tombolata della Befana” al Teatro Comunale, un appuntamento che ogni anno richiama numerosi cittadini.
Il Comune di Monteu da Po ha lanciato il concorso “Fuoriporta natalizio”, un’iniziativa dedicata alla creatività e allo spirito del Natale. Tutti i cittadini sono invitati a realizzare una ghirlanda natalizia, fotografarla e inviare l’immagine entro il 20 dicembre all’indirizzo email sindaco@comune.monteudapo.to.it.
Le fotografie ricevute saranno pubblicate sulla pagina social del Comune e sottoposte a votazione. I primi tre classificati verranno premiati durante la Tombola della Befana, in programma il 6 gennaio presso il teatro.
Accanto al programma di eventi, l’Amministrazione comunale ha voluto affiancare un segno concreto di vicinanza alle famiglie. Per il Natale 2025 il Comune ha inviato un piccolo dono a tutti i residenti over 70, un buono spesa da 20 euro da utilizzare presso i banchi alimentari del mercato del lunedì e per l’acquisto di prodotti farmaceutici nelle farmacie di Lauriano, Cavagnolo e Brusasco entro metà gennaio 2026. Per i bambini di Monteu da Po fino ai 3 anni di età, inoltre, un buono spesa da 50 euro con le stesse modalità di spesa.
“È un gesto semplice ma sentito – spiegano dalla Giunta Comunale – che vuole esprimere l’attenzione dell’Amministrazione verso le persone e le famiglie, affinché il Natale sia davvero un momento di cura, solidarietà e vicinanza reciproca”.

Mara Martellotta

Davvero squisite le frittelle di zucchine

Velocissime da preparare le frittelle sono amate da grandi e piccini, servite calde appena fatte poi, sono nella loro semplicita’, irresistibili. Le frittelle di zucchine sono una proposta adatta a tutte le occasioni, un  gustoso secondo vegetariano, uno sfizioso antipasto o un croccante contorno.

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Ingredienti

 

3 zucchine con il fiore

2 uova intere

4 foglie di basilico

50gr. di parmigiano grattugiato

40gr. di farina

Sale, pepe, olio di oliva q.b.

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Tagliare a rondelle sottilissime le zucchine e i fiori precedentemente lavati. In una ciotola sbattere le uova, unire la farina setacciata, il parmigiano, le foglie di basilico tritate, il sale ed il pepe. Aggiungere le zucchine e i fiori, mescolare bene. In una padella portare a temperatura l’olio e versare a cucchiaiate l’impasto di zucchine formando delle frittelle. Lasciar cuocere girandole piu’ volte sino a doratura completa. Scolare su carta assorbente e servire belle calde.

Paperita Patty

La cucina italiana Patrimonio UNESCO: il fumetto diventa linguaggio del gusto

 

Una live per raccontare il cibo tra cultura, immaginario e nuove narrazioni

La cucina italiana è uficialmente Patrimonio Culturale Immateriale del’Umanità UNESCO.

Un riconoscimento che valorizza un intero Paese e va oltre il cibo come prodotto: riguarda territori,

filiere, saperi, gesti quotidiani, identità culturali e memoria collettiva.

Ma come si racconta oggi questo patrimonio? E quali linguaggi possono renderlo vivo, accessibile e

comprensibile anche alle nuove generazioni? A queste domande prova a rispondere la live condivisa

Parla Con Me® × RipartiAmo, dal titolo: “La cucina italiana Patrimonio UNESCO – Il fumetto diventa

linguaggio del gusto”, in programma:

Martedì 16 dicembre 2025

Ore 18:00

Live su LinkedIn (profilo di Simona Riccio – LinkedIn Top Voice Italia)

Live su YouTube (canali RipartiAmo e Parla Con Me®)

L’incontro sarà condotto da Simona Riccio, digital strategist e founder di Parla Con Me®, e da Paola

Triaca, founder e voce di RipartiAmo, e proporrà una riflessione sul racconto del cibo come fatto

culturale, non solo gastronomico o produttivo.

Al centro della live, il fumetto come strumento di narrazione: un linguaggio che trasforma il cibo in

immagini ed emozioni, rende visibili gesti e valori e crea un ponte tra tradizione e immaginario, dove il

cibo non è solo ciò che si mangia, ma ciò che si racconta.

Ospiti della live:

• Francesco D’Ippolito, fumettista italiano, colaboratore storico di Topolino e docente presso

l’Accademia Ligustica di Bele Arti e la Scuola Internazionale di Comics di Genova. Atraverso il

suo lavoro, il fumetto diventa uno strumento potente per raccontare mondi, identità e

patrimoni culturali.

• Chef Ojisan (Carlo Mele), docente di arti gastronomiche, cuoco professionista, maestro e

storico di ramen, pioniere del Manga & Anime Food in Italia. Da anni studia il ruolo narrativo

e simbolico del cibo negli anime e nei manga, dimostrando come il cibo sia parte integrante

della costruzione di personaggi, relazioni ed emozioni.

Xmas Comics & Games, 28 mila spettatori

Si è conclusa domenica 14 dicembre scorso l’undicesimà edizione di Xmas Comics & Games, la grande festa natalizia per tutta la famiglia dedicata a fumetti, giochi, videogame, cosplay e cinema organizzata da GL events Italia in joint venture con Just for fun.

Sono stati 28 mila i visitatori  che hanno affollato l’Oval nei due giorni della manifestazione,  a caccia di sketch esclusivi tra gli stand degli oltre quaranta autori, alla ricerca della carta introvabile per completare il proprio mazzo, tra sfide a colpi di joystick, balli k- pop scatenati, selfie con il Grinch e sfilate cosplay. Un pubblico variegato e appassionato, che ha reso unica anche quest’anno l’atmosfera dell’evento.
Sono stati oltre 120 i partecipanti alla competizione Cosplay Internazionale. Il vincitore vola in Svezia.

Xmas Comics si conferma uno degli eventi di maggior richiamo per gli amanti del cosplay. Sono stati più di 120 i partecipanti alla sfilata competitiva di domenica, organizzata in collaborazione con Cosplay Family, valida anche come tappa italiana di qualificazione della gara internazionale NCC, Nordic Cosplay Championship, a cui parteciperanno cosplay qualificati provenienti da Paesi di tutta Europa. Il vincitore è stato Carlo Visentini, con il cosplay di Hook Capitan Uncino e volerà in Svezia il luglio 2026 per la finale.
È stato un successo preannunciato il grande evento di chiusura, il concerto di Cristina  D’Avena, che ha visto migliaia di persone cantare a squarciagola le sigle dei cartoni animati più amati, dai Puffi a Occhi di Gatto, da Holly e Benji a ‘È quasi una magia Johnny’.

Tra gli eventi più apprezzati la presentazione in Sala Incontri  dell’ Inkredibile Primo Nero Show, il primo fumetto di Primo Nero, e l’intervista agli attori di Riv4ali, la serie Netfix per ragazzi spin off dell’acclamata Di4ri; Simone Carrino , già  protagonista del film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, Melissa Di Pasca, Eugenia Cableri e Lorenzo Ciamei.
Le dieci band finaliste della sesta edizione della Battle of the Bands si sono esibite domenica nell’area rock curata da Joey’s Garage. La band vincitrice è la torinese Only one Black.
Il magico villaggio di Natale ha accolto centinaia di bambini che hanno potuto scattare foto con Babbo Natale, il Grinch e gli Elfi, scattare fotografie con la Christmas ELF Dance e trasformarsi nei loro personaggi preferiti con l’immancabile truccabimbi.

Mara Martellotta

Croccanti spiedini di polpettine di pesce

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Gli spiedini che vi propongo questa settimana sono ideali come finger food per un aperitivo o come antipasto per un menu’ a base di pesce. Le polpettine, croccanti fuori e morbide dentro, si adattano ad essere preparate con diversi tipi di pesce, sono semplici e gustose, ottime servite calde o tiepide.

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Ingredienti

300gr. di filetti di nasello

1 fetta di pancarre’

2 uova

2 cucchiai di pecorino grattugiato

Latte q.b.

Prezzemolo q.b.

Succo di 1/2 limone

Olio per friggere

Sale e pepe q.b.

Pangrattato q.b.

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Cuocere a vapore i filetti di nasello acidulati con il succo del limone poi frullarli con la fetta di pancarre’, precedentemente bagnata nel latte, il pecorino, il sale, il pepe, il prezzemolo tritato e l’uovo intero. Con il composto ottenuto preparare delle piccole polpette che passerete prima nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Friggere in abbondante olio caldo, sgocciolare su carta assorbente ed infilzare sullo spiedino. Servire subito. Delicate e deliziose.

Paperita Patty

 

Quando la notte si mangia le stelle

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Con passo deciso ma non frettoloso, ci si accompagnava agli altri avventori giù ai “Quattro Cantoni”. Lì, tra un bicchiere e un piatto di polenta “concia” accompagnato dai pesciolini in carpione ( una vera “mazzata” per il fegato, soprattutto alla sera, ma era quello che passava il convento e non era bello dire di no quando l’oste – il Luisin – era in vena di “offrire” il merendino fuori-orario) s’inanellavano ricordi, ritratti ed aneddoti

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Quando la notte si mangia le stelle e si fa nera come l’inchiostro, è segno che il tempo cambia. Le nuvole, scure e cariche di pioggia, riempiono il cielo formando una coltre spessa. “E’ notte di fiaschi e di chiacchiere da osteria”, diceva Ugo Pollastri, titolare della pescheria di Feriolo, prendendomi sotto braccio. E così, con passo deciso ma non frettoloso, ci si accompagnava agli altri avventori giù ai “Quattro Cantoni”. Lì, tra un bicchiere e un piatto di polenta “concia” accompagnato dai pesciolini in carpione ( una vera “mazzata” per il fegato, soprattutto alla sera, ma era quello che passava il convento e non era bello dire di no quando l’oste – il Luisin – era in vena di “offrire” il merendino fuori-orario) s’inanellavano ricordi, ritratti ed aneddoti. Prendevano forma e si animavano i personaggi più conosciuti. Ad esempio, il Tino Bagutti ed il suo “Motom”. Tino era stato tra i primi, subito dopo la seconda guerra mondiale, ad aver tra le mani quel ciclomotore robusto ed economico ( una specie di piccola motocicletta), di buone prestazioni ed elevata affidabilità, pur essendo confinato nei limiti di cilindrata dei più classici “cinquantini”. Il Motom, creato dal fantasioso ingegner Battista Falchetto, un ex-progettista della Lancia, in collaborazione con gli industriali De Angelis Frua , venne presentato al salone di Ginevra del 1947 con il mome di Motomic ( era l’abbreviazione di “Moto Atomica”..). Come lo teneva il Bagutti era uno spettacolo: sempre lucido, in ordine.

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Dietro al sellino aveva applicato una coda di volpe che, nelle intenzioni, doveva svolazzare davanti agli occhi dei passanti quando transitava la rombante motocicletta. In realtà, la coda restò quasi sempre giù, moscia, tristemente penzolante. Il Motom, infatti, andava a passo d’uomo sulla salita che dall’incrocio sopra il circolo di Oltrefiume saliva – tra due file di alberi – verso la Tranquilla. Tino Bagutti teneva molto “all’assetto del pilota”: guidava in posizione da corsa,proteso in avanti sul manubrio, vestito di pelle nera con cuffia di cuoio ed un paio di enormi occhialoni. Noi, all’epoca ragazzini, gli correvamo appresso, lo affiancavamo, lo guardavamo e lo sorpassavamo. Lui, umiliato, ci guardava digrignando i denti ma non ci diceva mai nulla. Non usciva nemmeno una sillaba dalla sua bocca anche se non era difficile intuirne i pensieri bellicosi. Così, lo ribattezzammo “il centauro della volpe triste”. E lui, con qualche ragione, non ci ringraziò. Un altro personaggio che veniva evocato spesso era il Balloni. Il nome non lo ricordo bene: forse si chiamava Alberto o Gilberto o qualcosa del genere. Comunque, era un bel personaggio. Era stato militare nella “Légion étrangère”,da giovane. Con la Legione aveva combattuto in Indocina, partecipando alla tragica battaglia di Dien Bien Phu, nel 1954. Era un uomo d’azione, sprezzante del rischio.Si definiva un “fascista-comunista”. La sua famiglia era stata dalla parte del Duce durante il ventennio ed alcuni avevano combattuto sotto le insegne della Repubblica di Salò. Lui, negli anni che seguirono alla Liberazione, continuò a coltivare il mito dell’ uomo forte e dell’ordine“. Dove aveva fallito il Duce, c’è sempre la possibilità che andasse bene a Stalin”, diceva ad alta voce, quando alzava un po’ il gomito, a riprova che “nel vino c’è la verità”.L’ideologia, non era opposta? L’ideologia, per lui, non c’entrava un tubo. “Ciò che conta è la dittatura. Qui ognuno fa i cavoli suoi e non risponde a nessun altro che ai propri interessi. Ed allora, caro mio, ci vuole ordine, disciplina. Un tempo era il fascismo a far rigare diritti questi lazzaroni, ora ci potrebbe pensare il comunismo”. Quel “ci potrebbe” veniva espresso in forma dubitativa poiché aveva scarsa considerazione dei comunisti locali ed italiani in genere. “Gente troppo democratica, troppo perbene. Vogliono cambiare le cose con le elezioni, con il consenso. Non capiscono che qui ci vuole lo schioppo e non il voto. Quelli lì son molli, si perdono dietro alle parole quando invece c’è bisogno di agire, di tirar fuori le palle”. Lo diceva mettendo in mostra un sorrisetto sardonico, enigmatico, sotto i baffetti radi. Non capivi mai se scherzasse o se facesse sul serio. Sono tanti anni che è trapassato ma, pensandoci, ho sempre più la convinzione che incarnasse davvero, a modo suo, il paradosso dell’essere un “fascista-comunista”.

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C’era poi il Gùstin, al secolo Aurelio Gustavino. Abilissimo nel fare affari, si era fatto un nome per la capacità di contrattare l’acquisto del riso giù nella “bassa”, tra le risaie del novarese e del vercellese. Portava con se una stadera, una bilancia per la “pesata” a braccio, utilissima per misurazioni che non superassero i 15-20 chili. “A trattare era un mago. Li faceva su con la galla, li infiocchettava con la sua parlantina che alla fine non capivano più niente. Ah, che roba: li fregava sul peso e loro – per la paga – lo ringraziavano anche, al Gùstin”, diceva l’Ennio, con ammirazione. Il meglio di se, però, lo dava nell’acquisto delle uova dalla sciura Marianna. La frase che accomapgnava il lesto movimento delle mani nel contare le uova sembrava quasi uno scioglilingua: “Quatar e quattr’ott , e quatar che fan vott, e quatar dudas..la va ben, Marianna?”. E Marianna annuiva, consegnando sedici uova al prezzo di dodici. “Bisognerebbe tirar su un monumento all’abilità ed alla faccia tosta del Gùstin, cari miei”, sentenziava l’Alfredo. Non aveva torto. Da giovane, nei paesi attorno a Milano, il Gùstin chiedeva l’elemosina con fare dimesso. Guardava, supplicante, negli occhi le vecchie signore, sussurrando loro con un filo di voce: “Fate la carità ad un pover uomo che in una mano ha cinque dita e nell’altra tre e due”. Un po’ di denaro l’aveva raccolto, insieme a cibo, vestiti e qualche legnata sul groppone. Ma gli “incidenti di percorso” non lo dissuasero dal mettere a frutto la sua fantasia. Così passavamo le serate di pioggia all’osteria dei “Quattro Cantoni”. Fuori, la notte si era ormai mangiata le stelle; dentro, tra il fumo del camino e dei sigari e le chiacchiere degli amici, si “lustravano” i ricordi, quasi fossero le pentole della Maria dell’osteria dei Gabbiani.