LIFESTYLE- Pagina 3

Gusto e artigianato in città: eccellenze per turisti e torinesi

Informazione promozionale

Torino è una città ricca di arte, storia e cultura, capace di affascinare visitatori da tutto il mondo.

Dopo le Olimpiadi Invernali del 2006, ha conosciuto una forte crescita come destinazione turistica, affermandosi come una delle mete più apprezzate del nord Italia. Nel 2023, la città ha registrato oltre 5 milioni di presenze turistiche, confermando il trend positivo degli ultimi anni.

Tra i luoghi più visitati spiccano la Mole Antonelliana, sede del Museo Nazionale del Cinema, il Museo Egizio – uno dei più importanti al mondo nel suo genere – e il Palazzo Reale, che insieme ad altri siti sabaudi rappresenta il cuore della Torino barocca. I turisti restano affascinati anche dalla magia del centro storico, dai caffè storici e dalle eleganti piazze.

Chi visita Torino cerca non solo bellezza e cultura, ma anche qualità nell’accoglienza e nello shopping. La città offre eccellenze artigiane in numerosi settori: dalla ristorazione alla pasticceria, fino all’artigianato orafo, che oggi vi proponiamo come esempio della raffinata creatività torinese.

 

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ristoranteamato.com

Corso Carlo e Nello Rosselli, 83, 10129 Torino (TO)

011 6276558 – 338 8733301

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Piemont Cioccolato

Via Gran Paradiso 16/23 10156 Torino (TO) Borgata Bertolla

+39 011.273 24 41 / +39 011.273 24 29

info@piemontcioccolato.com

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La dolce tradizione che si rinnova: a Pasqua, scegli l’eccellenza di Piemont Cioccolato

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Semplicemente gioielli

semplicementegioielli.com

Instagram:
@semplicemente_gioielli

Email:

semplicemente.gioielli@gmail.com

Telefono:
Giulio: +39 3314189852
Andrea: +39 3703282355

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Semplicemente Gioielli: l’arte orafa che racconta storie, con semplicità

 

Escursione a Pasquetta sui colli di Coniolo

 

Degustazione nel Monferrato presso l’azienda agricola Cascina Paola

Anche quest’anno dopo i lauti pranzi pasquali Cammini divini di Augusto Cavallo propone un’occasione per smaltire qualche caloria con una piacevole camminata su un percorso inedito nei pressi di Coniolo, con, all’arrivo, una deliziosa degustazione a base di prodotti locali per concludere in bellezza il weekend di festa.

Il ritrovo è previsto presso l’azienda agricola Cascina Paola di Coniolo in Regione Ponte Rizza 4 a partire dalle 14.30 per le iscrizioni.  Alle 15 è prevista la partenza dell’escursione. Degustazione verso le ore 18.

L’evento, organizzato in collaborazione con Cammini Divini di Augusto Cavallo, prevede una piacevole escursione tra le colline del Monferrato e all’arrivo una gustosa degustazione a cura dell’azienda agricola Cascina Paola che proporrà, tra gli altri, i vini di sua produzione.

Partendo da Cascina Paola la camminata si snoderà  lungo un percorso di circa 9 km. Ci si allontanerà dalla Cascina per dirigersi su antichi sentieri immersi nella natura, prima attraversando un’area dove sono presenti le testimonianze di archeologia industriale del secolo scorso e poi tra i campi e i prati del piccolo borgo del Monferrato. Si proseguirà sulla parte alta del versante delle colline fino a ridiscendere e ritornare al punto di partenza verso le 18. Si consigliano calzature da trekking, scorta d’acqua, cappellino e abbigliamento comodo e per chi lo desidera vengono messi a disposizione anche i bastoncini da Nordic walking gratuitamente fino ad esaurimento disponibilità.

Terminata l’escursione naturalistica, fatto ritorno in Cascina, in un’oasi del verde, inizieranno gi assaggi di salumi e prodotti locali tipici del territorio del Monferrato accompagnati da vini di qualità e dolci dell’azienda agricola Paola per gustare i sapori della tradizione prima di terminare in bellezza la giornata di Pasquetta.

Il costo di partecipazione è di 25 euro caduto.

Necessaria la prenotazione presso Augusto Cavallo 3394188277

augusto.cavallo66@gmail.com

Mara Martellotta

AffogaTOH, l’ultima golosità di Alberto Marchetti che fa bene al palato e alla ricerca

Un cremoso gelato al caffè ricoperto da una squisita crema di zabaione Zabà, una leggera e morbida panna montata e, dulcis in fundo, i croccanti nocciolini di Chivasso Fontana.

Si presenta così AffogaTOH, l’ultima golosa novità firmata Alberto Marchetti. Un affogato da passeggio, originale rivisitazione del celebre e raffinato Bicerin di Torino.

Ma c’è di più, la novità di casa Marchetti delizia il palato e fa del bene, sposando la nobile causa della ricerca. Metà dell’incasso dei primi 5000 AffogaTOH sarà, infatti, devoluto in beneficenza da Marchetti alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ETS

Ed è proprio Candiolo il fil rouge che unisce AffogaTOH di Alberto Marchetti e il TOH dell’artista Nicola Russo.

L’idea – spiega Alberto Marchetti – è nata dall’incontro con Nicola Russo. Rendere il mio gelato l’occasione per sostenere una buona causa mi ha subito affascinato. AffogaTOH mi dà la possibilità di sostenere Candiolo e di far conoscere questa importantissima realtà del territorio”.

Quando ho conosciuto Alberto – aggiunge Nicola Russo – ho ritrovato in lui lo stesso entusiasmo che mi guida ogni giorno. Così è stato naturale immaginare insieme un progetto capace di fare del bene”.

Due eccellenze che hanno fatto della torinesità la loro cifra distintiva, unite, quindi, per un grande progetto, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ETS, nata nel 1986 per dare un contributo significativo alla cura e alla ricerca sul cancro attraverso la realizzazione di un polo oncologico all’avanguardia, l’Istituto di Candiolo – IRCCS.

Ringraziando Alberto Marchetti per aver voluto sostenere la Fondazione insieme a Nicola Russo, Andrea Bettarelli Responsabile Fundraising e Comunicazione dell Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, ha ricordato come le risorse di questa speciale iniziativa andranno a supportare le oltre 800 persone che ogni giorno lavorano con competenza e professionalità a Candiolo.


Alessandro Sartore

Da quella perduta agli Alpha: cosa sono le generazioni culturali?

A volta spetta ad una generazione l’essere grande. Voi potete essere quella grande generazione” diceva Nelson Mandela.

Ma cosa e’ una generazione? Chi ha interpretato questo concetto?

Si usa questo termine quando ci si riferisce a persone che hanno vissuto nello stesso periodo e che hanno acquisito la loro formazione  nel medesimo “clima culturale caratterizzato da particolari eventi storici”. E’ molto importante, secondo la sociologia, in quale classe di eta’ sono stati vissuti e condivisi avvenimenti e tendenze,  e’ diverso, infatti, far parte di un ciclo storico quando si e’ adolescenti e in eta’ matura. Il sociologo Karl Mannheim e’ stato uno dei primi ad occuparsi della spiegazione di questa nozione  in maniera scientifica creando una definizione rigorosa che parla della “collocazione generazionale” come di  quel lasso temporale che accomuna individui appartenenti al quadro di un “medesimo contesto storico-sociale che influenza modi di sentire, di pensare e di agire e costituisce la base potenziale di forme di agire collettivo”.

Ogni generazione e’ fatta da 25 anni, periodo in cui mediamente ci si riproduce (dato che e’ piu attinente al passato rispetto al presente); per fare un esempio, 3 generazioni sono  costituite da nonni, genitori e figli, una discendenza familiare, e occupano 75 anni circa.

Andando indietro nel tempo fino ai giorni nostri ad ogni generazione (di appartenenza occidentale) caratterizzata da specifici avvenimenti storico-sociali e’ stata data una etichetta sociologica che ne identifica le esperienze, il pensiero e la vita che ne e’ scaturita.

Partendo da fine ‘800 fino al 1900, gli individui appartenenti al quell’arco storico sono stati identificati come  Generazione Perduta, resa celebre da Ernest Hemingway nel romanzo Fiesta, per definire coloro che vissero dai 18 anni in su la Prima Guerra Mondiale. A seguire e’ arrivata la Greatest Generation, che va dal 1901 al 1925, che comprende coloro che hanno affrontato la Grande Depressione (in America) e la Seconda Guerra Mondiale e che hanno sostenuto durissime sfide e sacrifici. Dal 1928 al 1945 hanno vissuto, invece, uomini e donne della Generazione Silenziosa, durante la quale non ci sono stati movimenti di pensiero collettivi ne’ di cambiamento sociale, la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato dietro di se’ sgomento e raccapriccio e l’unico pensiero per gli individui appartenenti a questa classe eraquello di riscostruire e dimenticare. In quel periodo ci fu un consistente sviluppo dell’industria dell’auto, della tv e le prime e basilari tracce di tecnologia.

I Boomers sono coloro che rientrano nell’arco temporale che va da 1946 al 1964.

In questo periodo ci fu una sostanziosa crescita demografica, nacquero i movimenti per la pace, quello ambientalista e per i diritti civili; si visse con preoccupazione la guerra in Vietnam econ attesa la prima esperienza nello spazio. Tra il 1965 e il 1980 e’ collocata la Generation X (l‘invisibile) che incrocio’ le contestazioni del 1968, la crisi energetica e sperimento’ unbasilare approccio con il termine ecologia. Questa generazione e’stata la prima ad essere stata etichettata con una lettera che rappresenta perlopiu’ una mancanza di una identita’ sociale e culturale precisa. I suoi appartenenti hanno assistito, comunque,ad eventi importanti come la caduta del Muro di Berlino e l’avvento di Internet. I Millennials, invece, sono nati tra il 1981 e il 1996, e hanno raggiunto la maggiore eta’ nel terzo millennio.Come sappiamo in questo periodo c’e’ stato un grande e veloce sviluppo della tecnologia e dei social media tanto da chiamare  i figli di questa fase storica nativi digitali. Gli “Y, altro nome di questa generazione, vivono la globalizzazione, il terrorismo, il cambiamento climatico e l’affacciarsi ad un mondo di tipomulticulturale. Il lavoro, in questo lasso di tempo, ha cambiatoforma, emerge quello di free lance che modifica molte abitudinimutando anche i ritmi della produttivita’. Ci si sposa meno, si fanno figli molto piu tardi ed e’ persistente una forte tendenza all’individualita’, ma anche alla comunita’ che si esprime  e si sviluppa online.

La generazione che segue e’ quella dei Centennials che va dal 1997 al 2010 e puo’ anche essere identificata come “Z.” Per questi recenti abitanti della terra, lasocializzazione avviene perlopiu’ sui social media e attraverso la tecnologia e la capacita’ di passare dal mondo reale a quello virtuale e’ una pratica quotidiana molto disinvolta. I ritmi di vita sono veloci, aumentano i salutisti, i vegetariani, i childfree, gli animalisti, si punta ad essere sostenibili ed inclusivi. Lo sviluppo della propria singolarita’ e’ una priorita’ assoluta in piena antitesi con il tradizionale e “vecchio” obiettivo di creare una famiglia. Si viaggia molto ed esiste una grande attitudine allo scambio culturale globale. Smartphone e tablet sono nelle tasche e nelle borse di ognuno, vivere senza oramai e’ pressoche’ impossibile.

Dal 2011 fino ai giorni nostri abbiamo gli Screenagers (o Generazione Alpha) nome che segnala la presenza di schermi digitali ovunque. Istruzione e  risorse della formazione sono deputate alla rete, si agevola cosi’ l’accessibilita’ all’istruzione. Gli Alpha vivranno appieno l’era dell’Intelligenza Artificiale e del decremento demografico. La delega totale al digitale ridimensiona doti importanti come la confidenza con diverse attivita’ come la scrittura, il linguaggio e i lavori manuali, per non parlare dei rapporti interpersonali affidati anche questi agli screen. La velocita’ e l’iperattivita’ di questa generazione produce stress e incapacita’ di comunicare “umanamente” le proprie necessita’, soprattutto quelle emotive.

MARIA LA BARBERA

Davvero squisite le frittelle di zucchine

Velocissime da preparare le frittelle sono amate da grandi e piccini, servite calde appena fatte poi, sono nella loro semplicita’, irresistibili. Le frittelle di zucchine sono una proposta adatta a tutte le occasioni, un  gustoso secondo vegetariano, uno sfizioso antipasto o un croccante contorno.

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Ingredienti

 

3 zucchine con il fiore

2 uova intere

4 foglie di basilico

50gr. di parmigiano grattugiato

40gr. di farina

Sale, pepe, olio di oliva q.b.

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Tagliare a rondelle sottilissime le zucchine e i fiori precedentemente lavati. In una ciotola sbattere le uova, unire la farina setacciata, il parmigiano, le foglie di basilico tritate, il sale ed il pepe. Aggiungere le zucchine e i fiori, mescolare bene. In una padella portare a temperatura l’olio e versare a cucchiaiate l’impasto di zucchine formando delle frittelle. Lasciar cuocere girandole piu’ volte sino a doratura completa. Scolare su carta assorbente e servire belle calde.

Paperita Patty

Evitiamo di farci manipolare / 2

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Seconda parte 

Molto spesso non ci rendiamo conto di essere manipolati. Le emozioni che proviamo dovrebbero però metterci in guardia dal rischio che corriamo, ma non sempre siamo in grado di “tradurle” e di darci le corrette spiegazioni a livello razionale.

Quali sono queste emozioni e sensazioni? O almeno quelle che più facilmente si accompagnano alle situazioni manipolatorie? In questi casi è probabile che ne proviamo di due tipi principali, cioè la paura oppure il senso di colpa, a seconda delle modalità e dei comportamenti adottati dalle persone manipolatrici.

Che fondamentalmente possono avere o atteggiamenti più o meno aggressivi, che hanno appunto lo scopo di spaventarci, o più subdolamente comportamenti vittimistici, che vengono messi in atto con lo scopo di farci sentire inadatti nei nostri comportamenti e quindi di stimolare in vari modi in noi differenti sensi di colpa.

L’essenza del comportamento manipolatorio, che tende a far sì che le nostre reazioni siano confacenti con gli obiettivi del manipolatore, consiste nel farci fare qualcosa che in realtà noi, se non condizionati in qualche maniera, non faremmo o non vorremmo fare.

Questo condizionamento, dunque, viene attuato o attraverso atteggiamenti intimidatori carichi di una certa spesso sotterranea aggressività, e a volte con minacce più o meno velate, che hanno lo scopo di spaventarci, oppure con modalità vittimistiche.Dandoci la sensazione che il manipolatore stia subendo torti.

O che sia una persona sfortunata, maltrattata, offesa, ferita, non rispettata, ecc., in modo da sollevare in noi sentimenti pietistici che ci inducono a sentirci in colpa nei suoi confronti e quasi in dovere di riparare i torti che ha subito, anche se magari con quei torti noi non c’entriamo per nulla…

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Il peso dell’anima. Sempre che un’anima esista

Siamo dotati di una vita spirituale che abita gli spazi più reconditi del nostro materiale corpo fisico, oppure siamo esseri meccanicistici solo guidati da istinti, cellule, fibre, ossa, muscoli e circuiti neuronali?

Questa è una ‘insignificante domanda che semplicemente’ tormenta’ l’umanità dai suoi primordi.

Pur volendo ammetterne una non ancora provata esistenza, cosa formerebbe l’anima/coscienza? Si potrebbe delinearne una forma, definendone addirittura il peso?

In Occidente esiste un’antica raffigurazione dell’XI secolo, ancora visibile nel santuario di Monte Sant’Angelo, in Puglia. Lo stabilire il peso delle anime dei Cristiani spetterebbe all’arcangelo Michele, raffigurato con una bilancia che pesa le anime.

Bisogna tornare però indietro nel tempo e allontanarsi dall’Europa per altre testimonianze di questa operazione.

La teoria religiosa più storicamente affascinante risale al mito egizio della Psicostasia che ne stabiliva (bilanciato dal peso di una piuma) il valore di ogni essenza spirituale.

Nel Libro dei morti, il testo funerario egizio, viene descritta la pesatura del cuore o pesatura dell’anima. L’anima del defunto, prima di essere accolta nell’aldilà, veniva sottoposta a questo processo. Nella sala del tribunale di Osiride il dio Anubi, divinità della mummificazione (oppure Horus, dio della luce, del cielo e della bontà), poneva su uno dei piatti di una bilancia il cuore della persona; sull’altro piatto si reca invece una piuma, che rappresentava Maat (dea della giustizia).

Al dio Thot, divinità della saggezza, spettava l’esito dell’operazione. Se il cuore della persona era uguale al peso della citata piuma, significava una vita passata nella giustizia. In caso contrario interveniva Ammit, creatura mostruosa divoratrice delle anime.

Le interpretazioni su cosa sia la vita dopo la vita, sono però tantissime, praticamente collegate ad ogni cultura passate e presente.

Il loro fascino è indubbio ma noi cercheremo di affrontare l’argomento senza appoggiarci all’archeologia, a teorie religiose e ai miti, ma lavoreremo su confronti similmente razionali (quindi in linea di massima scientifici e riproducibili).

Secondo il medico statunitense Duncan Mac Dougall, nato nel 1866 in Massachusetts, l’anima avrebbe un peso riscontrabile e da lui calcolata nel 1907, con un proprio sistema empirico, in 21 grammi circa.

Pur se descriviamo esperimenti condotti con logiche di inizio XX secolo, il dato non può che portare ancora oggi a riflettere. Quale il sistema utilizzato dal medico statunitense? La medicina di allora era poco paragonabile con quella del giorno d’oggi, anzi, la sua logica di intervento – oggettivamente riscontrata – fu addirittura più vicina alla misurazione della tara dei gravi, rispetto a una teoria medica.

Mac Dougall pesò i corpi di sei persone sulla soglia della morte, ripesandoli dopo il decesso (allora i malati di diabete o tubercolosi a livello terminale erano portati in ospedale, che funzionava un po’ come i nostri Hospices).

A seguito di ripetute verifiche, il medico si rese conto che il corpo perdeva impercettibilmente peso.

Lo stesso esperimento con alcuni cani non diede alcuna variante di peso “prima-dopo”.

I risultati di tale esperimento vennero pubblicati sull’American Medicine Association con una sua teoria che quantificò in 21 grammi circa il peso dell’anima, in quanto i cadaveri stabilmente diminuivano di peso e tutti con simili differenze.

Ovviamente questa teoria, benché pubblicata, fu accolta dalla comunità scientifica con grande scetticismo, anche per la mancanza di esatte prove effettive sui metodi utilizzati, né tantomeno – ora come allora – dell’esistenza stessa dell’anima.

Secondo la maggior parte dei medici del tempo, questa diminuzione di peso si spiegò con il fatto che la temperatura del sangue in vita sia più alta e quindi tale cambiamento sarebbe provocato da una forma di sudorazione. Inoltre il medico utilizzò una bilancia industriale giudicata di scarsa sensibilità. Per un esperimento del genere il medium tecnologico deve essere invece precisissimo.

Altra spiegazione empirica fu trovata con l’osservazione nell’attimo del fine vita: con la cessazione del battito cardiaco, i polmoni si svuotano esalando il cosiddetto “ultimo respiro”. Infatti l’aria, per quanto minimo un suo peso ce l’ha!

Questo lontano esperimento, seppur non attendibile scientificamente, è diventato però estremamente popolare e rimasto impresso nell’immaginario collettivo. Fatto scientificamente curioso è però che dal 1907 nessuna ricerca ha più cercato di approfondire, confutare, affermare (soprattutto grazie agli stupefacenti traguardi raggiunti dalla scienza) sperimentalmente quanto messo a disposizione dal Duncan Mac Dougall.

Potremmo azzardare l’ipotesi che sia ancora in essere da parte della Scienza Medica una ritrosia culturale ad affrontare enormi concetti come l’esistenza di Anima, Coscienza e Spirito.

Recenti commenti (non sperimentali) ai fatti del 1907 portano almeno teoricamente a spiegazioni piuttosto convincenti. La perdita di peso di alcuni grammi non sarebbe un indizio al peso dell’anima, perché unicamente attribuibile a processi fisiologici come la perdita dei fluidi corporei, il rilassamento dei muscoli (che può portare ad espellere aria residua dai polmoni), nonché un veloce inizio di decomposizione dei tessuti e la presenza di insetti necrofagi.

Prima di addentrarci ulteriormente sull’argomento con un’altra più recente fonte, consideriamo utile portare a una veloce scorsa ai tre concetti, approssimativamente simili ma invece con sensibili differenze[1]:

. Anima = essenza metafisica, eterna e individuale e risultato dell’incontro/scontro fra spirito e materia. L’anima sarebbe la forma del corpo e di un suo intangibile principio vitale.

. Spirito = Lo Spirito rappresenterebbe Dio stesso, inafferrabile entità che risiederebbe in ognuno di noi.

. Coscienza = capacità della mente di presenza in uno stato di veglia (contrapposizione di incoscienza) nella quale si acquisisce consapevolezza del Sé, raggiungendo una “unità” di ciò che viene appreso con l’intelletto. Nella vita di tutti i giorni utilizziamo infatti spesso l’espressione “peso della coscienza”. Il termine è anche declinato come senso di Morale.

Su ciò ha lavorato il famoso Fisico francese Jean Emile Charon (Parigi 1920 – Ballainvilliers 1998). Ingegnere chimico, si specializzò in ingegneria nucleare, per orientarsi definitivamente verso la Fisica Teorica Fondamentale.

Charon, dopo lunghi studi è pervenuto all’ipotesi dell’elettrone (particella subatomica con carica elettrica negativa, ritenuta particella elementare); questa sarebbe anche fondamentale come dimensione dello Spirito e sinonimo di Forza Vitale.

Per ridurre il concetto a una facile comprensione, l’elettrone sarebbe il luogo fisico in cui la dimensione dello Spirito (il divino?) trova il suo collegamento con la dimensione della materia il cui piano, in questa prospettiva, cessa di presentarsi come essenza unicamente materica.

Innovatore totale, pur se non ancora riconosciuto (fatto non certo unico fra le grandi menti), questo Fisico francese, con una produzione intellettuale in bilico fra scienza teorica e filosofia ha scritto che:

“una Scienza che studi la formazione, la struttura e l’evoluzione dell’universo “deve lasciar coesistere nel suo linguaggio Materia e Spirito, anche se comunque sia compatibile con le esigenze di ogni linguaggio scientifico: rigore logico, rispetto scrupoloso dell’osservazione … Il compito più importante del XXI secolo sarà proprio quello di sviluppare lo studio dello Spirito, quale proprietà essenziale della materia e dei suoi poteri”.

Il suo lascito resta un aperto invito ad accogliere una prima idea su ciò che Hegel chiamò Fenomenologia dello Spirito, un concetto di vicinanza immateriale da leggere come ponte verso il linguaggio scientifico. Per condensare il concetto, La concezione dell’Evoluzione in Charon sarebbe imperniata sullo Spirito, quale autentico deus ex machina della stessa evoluzione, governata dallo Spirito e non dalla materia, o almeno non dalla sola materia.

Quindi torniamo all’inizio dell’articolo: esiste un’anima in ognuno di noi, esiste un Dio come essenza primigenia a capo di tutto ciò che viviamo e vediamo?

Le prime, elementari ricerche del medico Mac Dougall sull’esistenza di un corpo immortale residente nel corpo mortale potrebbero avere un senso o questi 21 grammi sono unicamente legati ad un umanissimo polmone che si svuota d’aria dopo la morte? Sono un minimo realistici remoti concetti religiosi come il biblico Uomo Pneumatico, essere vivente solo grazie a un divino e inesprimibile soffio vitale?

Albert Einstein, che di sistemi planetari, forze fisiche e masse stellari se ne intendeva, ci ha lasciato un possibilistico pensiero, pur se non collegato alla sua invitta Teoria della Relatività:

“Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile”.

.. e se di misteri ne ha parlato lui, come possiamo vivere ancorati a troppe certezze noi?

Ferruccio Capra Quarelli

[1] I termini sono solo indicativi perché numerose fonti filosofico/religiose/psicologiche portano a sottili divergenze interpretative per ogni concetto.

Torino e il Piemonte protagonisti della Design Week al Braverybar di IAAD

 

Lo spazio collettivo delle tre scuole italiane del Gruppo AD Education è stato dedicato al paralympic design, in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali del 2026.

Ieri in visita la vicesindaca di Torino Michela Favaro e workshop finale con Sorgenia e la partecipazione di Bebe Vio.

 

IAAD. ambasciatore di Torino e del Piemonte al Braverybar della Design Week 2025. L’appuntamento, organizzato nel contesto di Isola Design Festival 2025 al Basic Village Milano, è ideato e organizzato da IAAD. con le scuole di alta formazione appartenenti al circuito AD Education (Accademia Italiana e SAE Institute).

 

Il tema scelto per questa edizione, BE AWARE: rethinking paralympic design, si concentra sul rapporto tra design e limite, in vista dei prossimi Giochi Olimpici invernali e ha come obiettivo esplorare le potenzialità del design e di come possa trasformare vincoli e sfide in opportunità, sviluppando soluzioni innovative che ridefiniscono la relazione tra l’essere umano e i suoi limiti. Per farlo ogni giorno gli studenti si sono confrontati con workshop a tema, incontrando designer, professionisti e motivational speaker. Ogni tema è stato sviluppato in partnership con realtà internazionali come il Comitato Italiano Paralimpico, Gruppo Mondo, Genny Mobility, Pininfarina, Toyota Material Handling, Decathlon Adaptive Sport, Sorgenia.

 

Tante le realtà torinesi e piemontesi presenti, a partire dalla mostra di Truly Design, crew di artisti nata nel 2003 a Torino da una passione per graffiti, graphic design, illustrazione e pittura, che ha esposto foto, arazzi e disegni dei loro lavori dedicati a sport e inclusività. Tra gli ospiti della settimana Michela Locati, fondatrice di Hello Tomorrow Agency di Torino; Gregory Leperdi, atleta di sledge hockey di origine francese naturalizzato torinese; Gianluca Bocchetta fondatore di Velvet Studio; Andrea De Beni, ex giocatore di basket, speaker e comunicatore; Raffaella Traverso, Head of Global External Relation di BasicNet; Luciano Cina, Head of global Social Media di BasicNet; Livio Milanesio, Communication Strategist e Storyteller presso Wedoo. Tra le aziende sostenitrici il Gruppo Mondo, realtà internazionale che realizza campi e piste in tutti i contenenti ma la sua sede ad Alba, nel cuore del Piemonte.

 

Oggi, sabato 12 aprile, giornata di visite con la presenza della Vicesindaca del Comune di Torino Michela Favaro e di Bebe Vio, ospite del workshop finale sul tema disabilità ed energia realizzato con Sorgenia.

 

La Vicesindaca della Città di Torino Michela Favaro ha visitato il Braverybar allestito in occasione del Salone del Mobile di Milano, “Un esempio – ha sottolineato – della bella collaborazione tra eccellenze torinesi, come IAAD e Truly design. E che ha scelto un tema importante, cioè il rapporto tra design, innovazione e disabilità, ospitando nel corso della settimana discorsi di grandi atleti con le disabilità fisiche che hanno raggiunto grandi traguardi. Iniziative che ben si inseriscono nel lavoro dell’amministrazione comunale perché la città sia sempre di più alla portata di tutte e di tutti, inclusiva e sostenibile”.

 

Alessandro Colombo, direttore generale del gruppo AD Education e di IAAD. tira le somme di questa esperienza: “È stata una settimana di grande fermento con laboratori, mostre e talk su sport paralimpici e design. Il design sempre di più può essere applicato ad ambiti che vanno oltre il prodotto e può avere un impatto sociale importante. Questa settimana ci ha dato una grande lezione: abbiamo parlato di disabilità ma ancora di più di grandi abilità. Il nostro obiettivo è che i nostri studenti e studentesse possano progettare in futuro un mondo che sia più inclusivo e per tutti”.

 

Con questa iniziativa, IAAD., Accademia Italiana e SAE Institute, con una community di 2500 studenti, 600 docenti, confermano il loro impegno nel promuovere il talento e l’innovazione, creando un ponte tra formazione e contemporaneità. Attraverso un approccio formativo che unisce teoria e pratica, le scuole del circuito AD Education accompagnano la crescita di una nuova generazione di designer capaci di affrontare e reinterpretare le sfide del presente come quella dell’inclusività sociale. Eventi come il BRAVERY BAR favoriscono sinergie tra il mondo accademico, professionale e aziendale, offrendo al pubblico una visione dinamica e inclusiva del design. Un progetto che ribadisce la missione di formare menti pronte a trasformare il futuro.