LIFESTYLE- Pagina 17

Il ragioniere di Baveno

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“Ragioniere, buongiorno. Anche oggi, il solito?”. Così lo salutava ogni mattina, dal lunedì al sabato, il signor Alfredo. All’anagrafe Alfredo Tichetti, di professione bigliettaio addetto allo scalo della Navigazione Lago Maggiore, in servizio all’imbarcadero di Baveno.

E il “solito” non era una consumazione al bar ma semplicemente il biglietto del battello che da Baveno lo portava in giro per il lago. A volte verso Intra dove, dopo gli scali all’Isola Madre, a Pallanza e a  Villa Taranto ( ma solo d’estate), aveva a disposizione un quarto d’ora scarso per imbarcarsi sul traghetto che faceva la spola con Laveno, sulla sponda lombarda del Verbano. A volte verso le isole Pescatori e Bella, Stresa, Santa Caterina del Sasso e la parte bassa del Maggiore, verso Angera e Arona. Il ragioniere era Teobaldo Lucciconi di anni sessantasei, celibe. Per quelli che lo conoscevano era semplicemente “il ragioniere”, tant’è che il suo nome non lo usava più nessuno e, se non fosse scritto sui registri del municipio, avrebbe potuto anche pensare di cancellarlo. Lucciconi era stato ragioniere contabile, impiegato alla filiale bavenese della Banca d’Intra al n. 5 di corso Giuseppe Garibaldi, a pochi passi dal piazzale dell’imbarcadero e dei moli d’attracco dei battelli e dei motoscafi. Aveva passato più di trent’anni dietro a quello sportello, intento a contare i soldi degli altri, a darne e riceverne. In tutto quel tempo gli sono passati davanti agli occhi i fatti privati e pubblici, le gioie e le tristezze di diverse generazioni. Altro che il confessionale del prete, su alla parrocchiale! Era in banca che ci si scambiava un saluto e si ricevevano confidenze, dovendo anche dare – se richiesto – qualche utile consiglio. Ma giunto al tempo della pensione, non ci pensò un minuto di troppo. Si levò le mezze maniche e, sempre con garbo (il che non guasta mai), salutò tutti e se ne andò senza rimorsi. Non che stesse male, anzi: aveva degli amici sinceri lì, e in fondo era stata la sua famiglia per tanto tempo. Vivendo da solo si era affezionato a quell’ambiente ma, come in tutte le cose, cercava di non vivere di ricordi e malinconie. Così aveva pensato che, dopo tanti anni passati tra casa e ufficio, ufficio e casa, era venuto il momento di prendere un poco d’aria fresca, guardandosi intorno. E sul lago di cose da vedere ce n’erano davvero tante. Così, a volte a piedi e altre utilizzando i mezzi pubblici (dal treno alla corriera passando, ovviamente, dal battello), iniziò a girare i paesi del lago su entrambe le sponde, la piemontese e la lombarda senza tralasciare la parte più a nord, in territorio elvetico, dedicandosi a frequentare le amicizie e a ripercorrere, con la memoria, le tante storie dei tipi originali con cui ha avuto a che fare. E vi possiamo assicurare che sono tanti che nemmeno vi immaginate. Ma soprattutto ebbe occasione e tempo per riscorire Baveno e le sue frazioni. ” Ma guarda tu”, pensava “E chi l’avrebbe mai detto che vivevo in un posto così bello e non ci avevo quasi mai fatto caso”. Era una delle sue riflessioni ricorrenti da quando era andato in pensione. Per tanti, troppi anni era stato “preso” dal lavoro e non alzava quasi mai lo sguardo sopra lo sportello. Arrivava in banca al mattino presto, portandosi da casa la “schisceta”. Eh, sì. Voi come la chiamate? Baracchino, pietanziera, gamelin, gavetta, gamella? Da noi quella pentolina di metallo a strati, con un coperchio ben chiuso per evitare perdite, indispensabile per scaldare su un termosifone un poco di pasta avanzata del giorno prima, una minestra di verdura o una fetta di carne, era la schisceta. Del resto da single, come si usa dire al giorno d’oggi, cosa andava a casa a fare? Non aveva nessuno ad aspettarlo o che cucinasse per lui e allora gli avanzi della sera prima erano più che sufficienti per mettere insieme un pasto economico da consumare sul posto di lavoro. Usciva di casa che era buio e ritornava a sera inoltrata perché spesso si fermava a dare una mano al direttore nel disbrigo dei conti e delle chiusure di cassa. Eh, un tempo non si guardava mica l’orologio. Prima il lavoro, poi il lavoro e poi ancora la famiglia. E lui che era praticamente tutta la sua famiglia quando andava a casa si fermava qualche minuto ad accarezzare il gatto della signora Maria, la vecchia lavandaia che abitava in cima a quel rione che chiamavano “il baeton”. Si faceva accarezzare perché gli dava sempre qualche pelle di salame, crosta di formaggio e cotiche avanzate. Il Tigre (si chiamava così per il pelo rosso striato di grigio e non certo per il carattere intraprendente visto che stava sempre sdraiato al sole, sullo zerbino di casa, a ronfare) manifestava la sua riconoscenza sfregandosi alle gambe con un sonoro ron-ron. Le giornate del ragioniere scorrevano così, senza troppe emozioni e senza andar di fretta. Poteva permetterselo, facendo una vita tanto regolare da far invidia a un orologiaio svizzero. Ogni giorno gli capitava di veder gente correre qua e là, sempre indaffarata, quasi avessero addosso tutti l’argento vivo. E lui? Niente. Si era guadagnato il diritto alla flemma. Gli capitava, come accade a tutti, qualche episodio dove la frenesia prendeva il sopravvento e bisognava darsi da fare ma erano, per fortuna, momenti piuttosto rari. Così, pur non mancando ai suoi doveri, cercava di tenere un passo che fosse, come dire, il più lento e ragionato possibile. E, bene o male, ci riusciva. Al Circolo Operaio bavenese ci andava soprattutto il lunedì mattina, giorno di mercato, dopo aver bighellonato tra le bancarelle. Gli piaceva quel brulicare di persone che chiacchieravano e contrattavano le merci esposte con un vociare che metteva allegria. Quando c’erano i turisti, dalla tarda primavera alla fine dell’estate, era una vera e propria babele di lingue. Sarà stato perché pativa la solitudine o perché gli piaceva iniziare una nuova settimana con un poco di movimento dopo l’ozio domenicale, ma far due passi al mercato era proprio divertente. Non che ci andasse per comprare qualcosa. Gli capitava raramente e solo per alcuni capi di vestiario. Per i generi alimentari andava in uno dei due piccoli supermercati.

Anzi, per non far torto a nessuno, stava ben attento a fare la spesa sia in uno che nell’altro. Così, pensava, nessuno ne avrà a male. Tanto più che al giorno d’oggi i prezzi sono più o meno uguali e anche la qualità non si discosta di molto. Ma, compere a parte, il mercato lo metteva di buon umore. Confessava che rimpiangeva quando era in centro, occupando la piazzetta tra le scuole elementari, il retro del municipio e pure la via principale che costeggiava la scalinata della chiesa. In seguito, per non intralciare il traffico e agevolare la viabilità, venne spostato sul viale del ponte che attraversava il torrente Selvaspessa tra Baveno e Oltrefiume, piò meno all’altezza del punto dove in passato c’era la vecchia passerella. Era sì più funzionale al traffico ma anche più decentrato e, quindi, un po’ più scomodo. Comunque, ora che era in pensione, quella passeggiata era piacevole e, terminato il giro verso le dieci e mezza, si avviava pigramente alla volta del Circolo. Passava sotto il ponte della ferrovia, svoltando a destra sul viale alberato e scendeva a fianco della stazione ferroviaria proprio davanti all’entrata dell’imponente Casa del Popolo. Fuori, nella bella stagione, c’era sempre qualcuno che si sfidava sui campi da bocce, mentre gli altri avventori si dividevano tra coloro che sbirciavano la partita, leggevano il giornale commentando i fatti del paese o si lasciavano prendere la mano dal turbinio delle carte da ramino o da scopa. E lui, il ragioniere, dopo aver chiesto un bicchiere di spuma o, più raramente, una cedrata, rispondeva di buon grado ai quesiti di natura finanziaria che gli venivano posti. Del resto, come gli aveva detto il cavalier Borloni dandogli una pacca sulla schiena, anche se a riposo “si è sempre ragionieri, no?”.

Marco Travaglini

Cavour ha vinto il 7° “Carnevale delle 2 Province”

Cavour ha vinto il 7° “Carnevale delle 2 Province” con il carro “Chi è senza peccato scagli la prima mela”. La vittoria è arrivata nella serata di venerdì 7 marzo nel recupero della tappa del 10° Carnevale della Città di Barge rinviata per il maltempo lo scorso 1° marzo. Anche nell’ultimo atto del “Carnevale delle 2 Province” sono state migliaia le persone che sono scese in strada a Barge per ammirare il festoso corteo di carri e figuranti che hanno attraversato viale Mazzini e viale Stazione, a conferma del successo del Carnevale organizzato da Fondazione Amleto Bertoni e Città di Saluzzo con Città e Pro Loco di Rivoli, Città e Pro Loco di Barge e Città di Nichelino con Ascom di Moncalieri.

Con spinaci e ricotta la torta è speciale e stuzzicante

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Le torte salate sono apprezzate per la loro versatilità. Molto facili e veloci da preparare sono ottime servite tiepide o fredde, stuzzicanti e fantasiose

Ideali per un aperitivo con amici, una cena veloce, un antipasto o un pic nic,  le torte salate sono molto apprezzate per la loro versatilita’. Molto facili e veloci da preparare sono ottime servite tiepide o fredde, stuzzicanti e fantasiose. Un must per tutte le stagioni.

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Ingredienti:

2 rotoli di pasta sfoglia rotonda

½ kg. di spinacini freschi

1 fetta di prosciutto cotto (100gr.)

250gr. di ricotta piemontese

100gr. di taleggio

1 uovo intero, 4 tuorli

1 spicchio di aglio

50gr.di parmigiano grattugiato

sale, pepe,burro, noce moscata q.b.

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Lavare gli spinacini, saltarli in padella con una noce di burro e l’aglio, lasciar raffreddare. In una ciotola mescolare il prosciutto e il taleggio tagliati a dadini, aggiungere il parmigiano, l’uovo intero, gli spinacini, sale, pepe e un pizzico di noce moscata. Stendere la pasta sfoglia in una teglia rotonda foderata di carta forno,bucherellare il fondo, disporre il ripieno, coprire con la ricotta, fare 4 fossette in ognuna delle quali sistemare il tuorlo. Coprire con la sfoglia rimanente, saldare bene i bordi, spennellare con poco latte e cuocere in forno per 35-40 minuti a 200 gradi. Servire tiepida.

 

Paperita Patty 

La Signora dei Biscotti

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PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Mi piacciono le storie, mi piace leggerle ma ancor di più scriverle e questa storia, tutta al femminile, merita di essere raccontata.
Ivana e Vittorina sono due sorelle che nella loro casa di campagna, Bricco Dolce, sulla collina di San Sebastiano Po, all’inizio degli anni 2000 si divertivano a preparare biscotti, torte e marmellate. Decidono così che della loro passione vogliono farne un lavoro e si rivolgono al mulino di Casalborgone dove scoprono che non esiste una sola farina ma tante farine con caratteristiche diverse. Il papà non è d’accordo sul fatto che la sua casa diventi un laboratorio-negozio e le dissuade dal voler stabilire la futura attività proprio lì, in strada Bricco Dolce n.7
Le ragazze riescono a trovare una valida alternativa a Borgaretto dove trasformano un grande garage in laboratorio ed iniziano a seguire dei corsi indicati dalla Regione Piemonte per mettersi in regola. All’inizio dell’avventura decidono di servire i bar e la vendita al minuto, realizzano diversi biscottini che vengono confezionati in piccoli sacchetti, tutto il lavoro viene fatto manualmente. Le ricette sono quelle di mamma Rosina, delle nonna e delle suocere e così nel 2004 fondano la società “ Biscotteria Artigianale Bricco Dolce”, che fornisce alcune enoteche, bar, gastronomie, di biscotti sani, artigianali, belli e ben confezionati.
Il caso vuole che una hostess in servizio su alcuni voli privati che frequentemente portavano Sergio Marchionne ed il suo staff a Detroit scelga proprio le dolcezze di Bricco Dolce per allietare i viaggi di questi passeggeri che mentre giocavano a carte desideravano sgranocchiare qualcosa di buono. Ed è così che Ivana e Vittorina vengono contattate anche da Air Dolomiti che decide di portare a bordo dei propri aerei i loro biscotti.
“Abbiamo avuto un momento di panico – mi racconta Ivana- non saremmo riuscite a confezionare a mano sacchetti per ordini così importanti e così abbiamo acquistato una confezionatrice e nel 2012 abbiamo vinto una gara per fornire anche Alitalia, oggi Ita, ed è arrivata una confezionatrice ancora più performante”.
Ivana mi racconta la storia del biscottificio nel suo negozio in corso De Gasperi 20 a Torino, nel cuore della Crocetta. “ Da noi è tutto artigianale, usiamo solo materie prime eccellenti come le farine Bongiovanni e le uova fresche già sgusciate che riceviamo tre volte alla settimana, in questi giorni stiamo mettendo a punto nuove ricette con farine non raffinate, cereali antichi, grano arso affinché il prodotto finito sia il più naturale possibile. I nostri clienti amano molto la linea dei Biscotti del Buongiorno, senza latte né burro, in vari gusti come vaniglia, farina di mais, cacao e gli integrali. Sono anche richiesti quelli della Linea Classica: meliga, krumiri, ciambelline panna e caffè e gli arancetti con scorza d’arancia e cioccolato”
Chiaccherando scopro che proprio in quel momento sta per salpare, direzione USA, una nave carica di Parlapa’, biscotto ideato ai tempi del Covid quando con il negozio chiuso il tempo per pensare non mancava. “ Il Parlapa’ è un biscotto a forma di gianduiotto realizzato con gli ingredienti del famoso cioccolatino torinese, pasta di nocciole e burro di cacao, la ricetta è stata brevettata come per il Cuore Rosa che ha avuto il patrocinio di Candiolo, bello, buono, ha il sapore di confetto, e fa del bene”.
In negozio, arricchito anche con oggetti molto particolari che volendo vengono abbinati alla vendita dei biscotti ( tazze, latte tedesche, tessuti realizzati appositamente per Bricco Dolce a Chivasso e a Chieri) spiccano sugli scaffali le Meringhette con gocce di cioccolato, i Girasoli integrali, le Pannocchiette, i biscotti senza farina per gli intolleranti al glutine e le Coccole al cocco , senza burro né uova per i vegani , crostate e torte di nocciola.
“ Nel 2025 avremo almeno altri tre nuovi prodotti che per ora sono in fase sperimentale, devono essere buonissimi per metterli in vendita ma soprattutto dobbiamo essere tutte d’accordo: io, mia sorella, mia figlia e mia mamma”.
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”, lo scriveva Oscar Wilde.

Aromatici biscotti all’arancia 

Invaderà la vostra cucina il delizioso profumo di questi biscotti

Si preparano semplicemente questi friabili e aromatici dolcetti ideali per una sana merenda o colazione. 

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Ingredienti 
250gr. di farina 00 
120gr. di burro 
140gr.di zucchero 
1 uovo intero 
3 cucchiai di scorza di arancia grattugiata 
1 cucchiaio di succo di arancia 
1 pizzico di lievito in polvere 
1 pizzico di sale 
Zucchero a velo 
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Lavorare il burro con lo zucchero ed un pizzico di sale fino a renderlo spumoso, unire l’uovo, la scorza e il succo di arancia poi, aggiungere a pioggia la farina con un pizzico di lievito. Formare una palla, avvolgere in pellicola e riporre in frigo per 30 minuti.  Formare un cilindro, avvolgere in pellicola e mettere in freezer per 30 minuti. Tagliare il cilindro a fette di un centimetro di spessore, disporre i biscotti su una teglia foderata con carta forno e cuocere in forno a 170 gradi per 15 minuti.  Lasciar raffreddare e spolverizzare con zucchero a velo. 
Paperita Patty 

Accettare e accettarsi per vivere meglio / 3

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Terza parte 

Accettare e accettarci dunque, non come resa, ma come accoglienza profonda e consapevole di ciò che è successo e di ciò che siamo. Accogliere significa anche andare oltre il dolore, oltre il rammarico, oltre il rimpianto, oltre la rabbia e la tristezza per ciò che non è , che non è stato o che non è stato come avremmo voluto.

Significa trovare in noi, spesso con fatica, un perché, un motivo, una spiegazione agli accadimenti spiacevoli e dolorosi, e prendere da essi quanto di positivo ci sia possibile trovare: una lezione, un’esperienza, o la sensazione profonda del nostro valore di persone.

Se non riusciamo ad accettare e ad accettarci non ci sarà possibile utilizzare in qualche modo l’esperienza vissuta. Per quanto dolorosa essa possa essere stata, se saremo in grado di accoglierla avremo la straordinaria occasione di farne tesoro per il resto dei nostri giorni.

Molte sono state, sono e saranno le cose che nella nostra vita ci è stato, ci è e ci sarà impossibile cambiare. Molti gli aspetti che non ci piacciono in noi. Ci ostiniamo spesso, con una fatica degna del mitologico personaggio Sisifo, a cercare di modificarli, nell’impossibilità di accettarli.

Vogliamo inutilmente cambiare il nostro passato, le persone che stanno intorno a noi, soprattutto quelle che amiamo di più, o che pensiamo di amare. Vogliamo cambiare aspetti di noi e del nostro presente che in fondo sappiamo essere immodificabili.

Ci costringiamo talvolta a voler credere che tutto possa essere cambiato, sprecando enormi quantità di tempo e di energie, procurandoci un sacco di fastidi e di sofferenze, semplicemente perché non riusciamo a farcene una ragione e a prendere le cose così come sono e come vengono. Accettandole, appunto.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della terza e ultima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Coppa deliziosa alle fragole

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Fragole che passione!  Offriamo a fine pasto ai nostri ospiti questo scenografico dolce delizioso e di semplice realizzazione

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Dosi per 4 persone:

½ Kg.di fragole

1 Banana

4/5 biscotti savoiardi

2 bicchierini di limoncello

200 ml di panna da montare

Crema pasticcera

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Sul fondo di una coppa in vetro trasparente mettere i savoiardi spezzettati bagnati con 1 bicchierino di limoncello (allungato con un bicchierino di acqua). Preparare una crema pasticcera con 3 tuorli, ½ litro di latte, 1 bustina di vanillina, 20gr. di farina, 60 gr.di zucchero e 1 bicchierino di limoncello. Lasciar raffreddare.

Tagliare le fragole ben pulite e la banana a fettine. Iniziare a decorare la circonferenza della coppa con le fette di fragole, quando terminato mettere le restanti fragole nella coppa livellando la superficie e procedere nello stesso modo con la banana.

Montare la panna con un poco di zucchero a velo.

Stendere sullo strato di banane la crema pasticcera raffreddata e completare con uno strato di panna montata. Decorare a piacere.

PaperitaPatty

 

Empatia. Sentire, comprendere e accettare gli altri senza giudicare

“Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare” diceva Francis Scott Fitzgerald. Questa è l’empatia, l’ inestimabile capacità di accogliere e sentire l’altro, di comprendere le sue emozioni e conoscere la sua esperienza senza calarsi nel giudizio o attivare una valutazione. 

E’ una facoltà abbastanza in controtendenza con il contemporaneoin contrasto con uno scenario sociale e culturale dove l’autocelebrazione, la continua competizione e l’egocentrismo sono le nuove virtù di riferimento e dove ascoltare l’altro anteponendo i suoi bisogni ai nostri, seppur episodicamentesembra un indicatore di  antiquata debolezza. Tuttavia qualcosa si è mosso, proprio in questo ultimo periodo questa gentildonna vestita di altrui sensazioni e conoscenza si è presentata alla nostra porta. L’esperienza di questo virus vissuta in condivisione,  la chiusura, il senso di impotenza, l’incertezza e il disorientamento che questo “veleno” ha portato con sé hanno stimolato la nostra capacità di  “coinvolgimento empatico”. Eravamo tutti lì, e parzialmente lo siamo ancora, a riorganizzarci la vita, il tempo, il lavoro, praticando rinunce e aspettando pazientemente che tutto finisse. Questa avventura ci ha costretto a “sentirci” di più, ci ha messo in una inedita posizione di comprensione.

Sapevamo perfettamente cosa provavano gli altri, in che situazione fossero, quali erano le difficoltà giornaliere da affrontare, sia emotive che pratiche. Bisogni, speranze, frustrazioni e nuove strategie di sopravvivenza ci hanno unito inevitabilmente e collocato sulla stessa lunghezza d’onda.Ecco cosa è l’empatia, non solo la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, ma avere ugualmente cognizione di ciò chel’altro sta vivendo, possedere le informazioni necessarie che ci garantiscano di poter  comprendere appieno la sua condizione di vita. Non solo implicazioni di tipo emotivo o sentimentali dunque, ma anche un impegno di tipo cognitivo, come afferma Lori Gruen autrice del bellissimo libro “La terza via dell’empatia”, e un lavoro continuo di aggiustamento e “calibrazione” del nostro esercizio empatico.

Pensare infatti che l’attività percettiva di cui siamo detentori sia innata o  esclusivamente connaturata è un errore, quest’ultima necessita di un lavoro giornaliero di ricerca, di sintonizzazione e rivisitazione, questo per non cadere in una eccessiva complicità sensoriale, tipica delle persone molto sensibili, o scadere, al contrario, nella completa e mancata identificazione e immedesimazione con il prossimo. Questa “percezione morale” va alimentata dunque, nutrita e sviluppata. Una mano ce la possono dare gli animali afferma la Gruen,che, capaci molto più di noi di entrare in comunione percettiva con i loro simili, sono in grado di partecipare emotivamente alla loro vita soddisfacendo così bisogni di assistenza e vicinanza. La loro spiccata  predisposizione allosservazione del comportamento altrui e la conseguente spinta all’ identificazione li rende maggiormente empatici degli appartenenti alla categoria del genere umano.

Dalla nostra storia recente dunque, dai fatti che ci hanno reso protagonisti involontari e impauriti, si rende necessario comprendere che abbiamo bisogno di empatia, di reciprocità, di scambio emotivo e conoscitivo. Al netto di ogni retorica e lungi dal conseguimento di facili adesioni cariche di sentimentalismi, dobbiamo convincerci che viaggiare abbandonati sul nostro binario, escludendo dalla nostra vita ogni corrispondenza con l’altro da noi, non può che portaci ad una malinconica solitudine.

Maria La Barbera

Entertainment Center di Beinasco. Flash apre le porte del divertimento a Torino

A pochi passi da Torino apre Flash Beinasco, il nuovo entertainement Center che rivoluziona gli spazi per il retail con un’offerta più ampia dedicata alla socializzazione, allo svago e al divertimento. Flash Beinasco è un luogo dove trovare piste da bowling interattive, un kartodromo indoor da 3.700 mq comprensivo anche di un’area food e arcade, negozi, spazi dedicati al gaming e al fitness oltre al più grande ristorante di sushi della città. Un nuovo modello di centro commerciale pensato per chi vuole arricchire il proprio tempo libero e quello della famiglia.

Il progetto sviluppato dal Gruppo Building e gestito da Odos Servizi, riflette crescente interesse verso luoghi destinati ad attività culturali e ricreative che superino l’acquisto di beni di consumo nell’intenzione di spesa con gli italiani. Come evidenziato da recenti indagini, in particolare le generazioni più giovani si stanno allontanando dalla ricerca di uno status attraverso il consumo, privilegiando esperienze capaci di offrire appagamento personale e benessere emotivo. Per rispondere a queste tendenze è nato Flash Beinasco, un luogo dove il fitness, il shopping e la felicità potranno fondersi in un’unica esperienza. Situato strategicamente lungo strada Torino, una delle principali arterie d’accesso al capoluogo sabaudo, con i suoi oltre 18 mila mq coperti, Flash Beinasco è una vera e propria oasi dell’intrattenimento, facilmente raggiungibile da tutta l’area metropolitana torinese per servire circa 1 milione e mezzo di persone. Dietro questo progetto innovativo vi è la visione del Gruppo Building, realtà consolidata nella costruzione di centri commerciali in Italia e all’estero. Con Flash, il Gruppo conferma il suo impegno nel modi di disegnare e vivere le città, creando spazi che uniscano un’architettura a misura d’uomo e d’ambiente, a una migliore qualità della vita.

“Flash rappresenta la nostra idea di come dovrebbero evolversi gli spazi commerciali nel futuro, attenti ai bisogni della gente – afferma Luca Boffa, CEO del Gruppo Building – abbiamo pensato a un luogo dove le persone possano venire non solo per fare acquisti, ma per vivere esperienze coinvolgenti. Dobbiamo ridefinire gli spazi urbani per adattarli ai cambiamenti sociali, a partire dai luoghi del commercio fino ad arrivare agli spazi civili e privati e per il tempo libero, con l’obiettivo di migliorare la vita quotidiana. L’entertainment center Flash Beinasco si prepara ad accogliere oltre 7 milioni di visitatori l’anno, offrendo una vasta gamma di servizi e attività. Il divertimento è garantito dall’innovativa sala bowling, Xgamer interactive bowling, dotata di 14 piste con percorsi luminosi e animazioni, e dall’emozionante esperienza di K1 Speed, con i go-kart elettrici per chi cerca un tocco di adrenalina. Per il benessere della forma fisica, i visitatori possono contare sui centri del benessere Just woman e Fit Active, e su centro odontoiatrico Dentalpro. Tra i ristoranti presenti spiccano MIk Sushi e RIS – storie di riso, perfetti per gli amanti della buona cucina. Lo spazio dedicato allo shopping include marchi come Shun Fa, Action, Boxeur des Rues, Lukito e Pepco, mentre per la cura della casa e della persona è presente uno store di “Acqua & Sapone”.

“Flash Beinasco, acronimo di Fitness Life Style Adventure Shopping Happiness, non è solo una galleria commerciale, ma un autentico centro di intrattenimento e svago – dichiara Luca Verpelli, AD Odos Servizi – grazie a una visione chiara e innovativa Flash intende puntare sulla qualità del tempo trascorso al suo interno offrendo un ambiente ricco di stimoli, capace di rispondere alle esigenze di un pubblico in trasformazione e sempre più eterogeneo. L’obiettivo è che il centro diventi un punto di riferimento per la comunità e per il territorio , capace non solo di soddisfare bisogni pratici ma di contribuire al benessere di chi lo frequenta”.

Mara Martellotta