LIFESTYLE- Pagina 166

Triora, il paese delle streghe

Misteri e leggende nell’entroterra ligure

La Liguria è una meta estiva molto apprezzata. Con le sue bellissime spiagge, i deliziosi luoghi di villeggiatura, ad un passo da Torino (lavori stradali permettendo), è una valvola di sfogo naturale dalla nostra città continentale verso il blu del mare, i bagni e il relax, in poche parole questa regione per i piemontesi, e non solo, è sinonimo di vacanza.

Oltre alle località prettamente marine che amiamo raggiungere soprattutto nel week end per affrancarci dal caldo urbano, ci sono piccoli paesi e borghi che meritano assolutamente una visita, anche durante le altre stagioni. Tra questi c’è Triora, un centro medievale avvolto dal mistero e da storie che narrano di magia e sortilegi.

Arroccato a circa 800 metri sopra la riviera ligure di ponente, in provincia di Imperia, questo gioiello che si affaccia sulla Valle Argentina è popolato da poco più di 200 persone. Tria-Ora, il nome originario che vuol dire le tre bocche e rappresenta i tre prodotti alimentari tipici del luogo (vite, castagno e grano), è famoso per i suoi paesaggi montani e i meravigliosi boschi che lo circondano ma soprattutto per la sua storia, quella tra il 1585 e il 1589, che lo ha fatto divenire il Paese delle Streghe.

Nel sedicesimo secolo a Triora, infatti, ci furono diversi terribili eventi, pestilenze e carestie, e una ventina di donne furono accusate di procurare siccità, morte del bestiame e persino di mangiare i bambini; forti di questa convinzione i cittadini decisero di processare queste fattucchiere che furono giudicate dall’Inquisizione e torturate per costringerle a confessare, alcune di esse arrivarono addirittura al suicidio per sfuggire alle crudeltà a cui furono sottoposte. Diverse case vennero trasformate in prigioni e Triora, a causa questi eventi legati a malefici incantesimi, fu chiamata la “Salem d’Italia” e divenne famosa in tutta la penisola.

La storia di questo adorabile paesino, avvolto dalle montagne, è inevitabilmente legata a questi eventi macabri, ogni angolo, ogni strada o luogo rimanda, infatti, alle famose streghe con suggestivi dipinti murali, statue, ma anche oggetti, tarocchi e i famosi cioccolatini “il bacio della strega”. Ogni anno, per ricordare i magici incantesimi delle megere, la prima domenica dopo ferragosto si celebra la “Strigora” durante la quale un corteo di streghe (si fa per dire) raggiunge un edificio, la Cabotina, dove sembra che queste ultime ,nel periodo malefico, si riunissero . Il Museo di Etnografia e Stregoneria, oltre all’esposizione di una ricreazione della vita contadina del passato, raccoglie alcuni documenti relativi ai processi, ricostruzioni degli interrogatori e delle torture.

Triora, oltre alla sua storia di magia nera, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia grazie alla sua posizione, allo scenario in cui è incastonato, alle sue mura di cinta, ai suoi meravigliosi panorami, ai resti del castello ma anche per alcune attrazioni come la chiesa di San Bernardino, nota per i suoi affreschi del 400, i portali di ardesia, Palazzo Stella, la Collegiata e la Fontana Soprana.

Maria La Barbera

Per maggiori informazioni:

www.trioradascoprire.it

http://www.comune.triora.im.it

Vizi, virtù e trasgressioni

LIBERAMENTE  di Monica Chiusano

I vizi entrano nella composizione delle virtù come i veleni in quella delle medicine. La saggezza li mescola,  li stempera e se ne serve utilmente contro i mali della vita!
Impariamo a gestire le trasgressioni nella consapevolezza di noi stessi e del nostro limite. Solo con la più corretta delle analisi e della gestione potremo godere dell’oltre senza mai farci del male!

“Bolle di Malto” di scena a Biella

È stata presentata a Torino,ma si terrà a Biella l’edizione n.7 di BOLLE DI MALTO, la più grande vetrina di birre artigiane.In piazza Martiri della libertà si potrà assaggiare birre provenienti da ogni regione, oltre alle migliori prodotte dai microbirrifici piemontesi,ideato e organizzato dall’ associazione Cortocircuito, è sostenuto dalla Regione Piemonte,dal Consiglio regionale del Piemonte,Comune e Provincia di Biella ,ATL alto
Piemonte , Visita Piemonte e slow food .Tutti concordi sull’ importanza di valorizzare quella  catena di produzione che si sposa con tutti i gusti, dolce e salato,e incrementa artigianato, turismo, formazione, agroalimentare e valorizzazione del nostro bel Piemonte.La sfida già vinta per aver osato tanto in una città eclettica come Biella, questa nuova edizione mira  a battere i numeri record del ’22 con oltre 100.000 presenze 80.000 bicchieri spillati,45.000 litri di birra erogati,  6 lingue parlate,  2400 minuti di musica live.Che rumore fa la felicità? Un titolo esemplare per favorire il bisogno di fare star bene tutti, l’ingresso sarà gratuito,e non ci sarà obbligo di consumazione.
Tutti invitati a Biella  dal 31 agosto al 4 settembre una vera e propria Kermess di fine estate …con grandi sorprese, non tutte ancora svelate ,le iniziative collaterali…ma si chiuderà la prima domenica di settembre con la partecipazione straordinaria con Alex Britti.
Per info www.bolledimalto.it

Gd

Torino dall’alto. I luoghi panoramici da dove ammirare la città

Torino è la mia città, l’ho deciso già da un po’. Arrivata qualche anno fa per motivi di lavoro di mio marito, mi è bastato poco per innamorarmi e capire che ci sarei rimasta.

E’ una città che ti avvolge, che ti rende la vita facile e ti sorprende con le sue molteplici bellezze e scorci di assoluta eleganza. Oltre ad attraversarla ed osservarla dall’interno, dal suo cuore, è possibile ammirarla e viverla dall’alto grazie ai numerosi luoghi panoramici che la sovrastano e la incorniciano.

Sono diversi i poggi da cui contemplare le meraviglie di questo salotto a cielo aperto, i suoi tetti, i suoi edifici sofisticati e da cui è possibile individuare i luoghi simbolo che la contraddistinguono come la Mole Antonelliana, le piazze ampie e ariose, i portici che la percorrono, la sua forma a castrum romano .

Uno dei luoghi più suggestivi e conosciuti da cui osservare la città da ben 700 metri di altezza è Superga. E’ una tappa amata dai turisti ma anche un posto prescelto per le gite dei torinesi. Con la sua bellissima Basilica risalente ai primi del 1700, progettata da Juvarra e una cupola alta 75 metri, questo luogo offre una vista mozzafiato e vederla illuminata la sera dalla città è uno spettacolo altrettanto magnifico. Purtroppo Superga è tristemente nota anche per quel maledetto 4 maggio 1949 quando l’aereo che riportava a casa la squadra del Torino, dopo una trasferta di gioco, ci si schiantò a causa della nebbia.

Un altro luogo incantevole da cui apprezzare il panorama cittadino è il Monte dei Cappuccini. In una posizione più bassa e raggiungibile anche a piedi, ovviamente per chi allenato alle passeggiate in salita, regala una bellissima veduta di Torino. Da qui sono ben visibili il Po e Piazza Vittorio Veneto che soprattutto di sera, con l’illuminazione e il silenzio, diventano luoghi magici e incantati ricchi di atmosfera degni dei più toccanti set cinematografici.

A pochi passi dal centro di Torino, dietro ai filari dei vigneti reali, sorge la Villa della Regina fatta costruire nel 1600 dal Cardinal Maurizio di Savoia. Riaperta al pubblico nel 2007 dopo un periodo di chiusura, è sicuramente uno dei luoghi più amati dai torinesi e una meta turistica ricercata. Con le sue stanze elegantemente decorate e il suo parco a più livelli, gode di un panorama della città davvero incantevole, imperdibile se si vuole ammirare Torino da un punto di vista privilegiato immersi nella storia e avvolti da luogo fastoso che ha ospitato principesse, duchesse e regine.

Parco Villa Genero invece si trova a qualche curva più su dopo la Villa della Regina. Questa bella area verde dopo diverse vicissitudini storiche che iniziarono nel 1858 con il suo acquisto, insieme ad altre proprietà, da parte del banchiere Felice Genero, fu donata dalla signora Genero al Comune di Torino in seguito alla morte del marito. Dopo anni di trascuratezza questo grazioso parco fatto di alberi secolari, vialetti e una balconata panoramica d’eccezione è divenuto un luogo tranquillo, meno affollato rispetto agli altri parchi cittadini, che offre una vista di Torino davvero suggestiva. Con una manutenzione e una attenzione più approfonditi da parte del Comune potrebbe diventare un’oasi di pace e di bellezza straordinaria.

Oltre alle colline, luoghi elevati privilegiati da cui ammirare la nostra città, ci sono altri posti da cui godere di un paesaggio urbano incorniciato da bellezze naturali. Uno di questi è proprio il simbolo per eccellenza di Torino, La Mole Antonelliana, sede del Museo del Cinema, che con i suoi 168 metri e un ascensore panoramico che porta fino in cima, è il luogo perfetto per una vista unica ed emozionante.
Un altro punto di vista assolutamente esclusivo della città, salendo ben 37 piani, lo abbiamo dal modernissimo grattacielo Intesa San Paolo, opera di Renzo Piano a cui per accedervi, usualmente, è necessario prenotarsi.
Il Campanile del Duomo invece è un punto di riferimento storico che offre una vista di Torino direttamente dal centro città. Quaranta metri di altezza, 210 gradini e un po’ di impegno fisico garantiscono una visione preziosa e unica tra vecchie e storiche campane . Tuttavia per queste ultime tre attrazioni, emblemi della città per motivi diversi, dovremo aspettare le riaperture che speriamo arrivino presto.

Torino è un gioiello, un capolavoro di arte, architettura, eleganza, una città da ammirare e contemplare da tutti i punti di vista, un miscuglio di meraviglie urbane uniche circondate da scenari naturali che esaltano ancora di più la sua bellezza.

Maria La Barbera 

Apre il Relais Le Due Matote con L’Orangerie by Di Pinto

Una nuova perla nel cuore dell’Alta Langa.

Nato dal recupero di un vecchio casale del XVI-XVII secolo, è stato da sempre un punto

di riferimento storico per tutti i cittadini di Bossolasco. Molti di loro hanno una piccola

grande storia da raccontare legata a questo luogo, infatti era una cascina in cui hanno

lavorato la maggior parte delle loro famiglie e dei loro antenati. Dopo una lunga

ristrutturazione conservativa, oggi cambia abito e diventa un luogo di ospitalità di lusso,

che vuole ambire ad essere un punto di riferimento per questa meravigliosa zona del

Piemonte, un territorio che ha saputo attirare le attenzioni internazionali soprattutto grazie

ai suoi gioielli enogastronomici.

La firma di questo splendido progetto sono l’impegno e il cuore di Arianna Cefis, la

proprietaria. Un incontro casuale ed un amore a prima vista quello che lega Arianna e

questo angolo delle Langhe che è tornato a splendere grazie alla sua passione. Il

recupero di vecchie cementine di varie cascine piemontesi per i pavimenti, le terre armate

realizzate con i detriti dei lavori, arredi e ninnoli artigianali, tanti piccoli dettagli per una

struttura che, con la collaborazione e il lavoro solo di persone locali, ha mantenuto la base

originale. Oggi è completamente ristrutturata e trasformata in un relais dove il

buongusto, l’atmosfera, il piacere ed il relax siano elementi imprescindibili di ogni

momento della giornata.

Il Comune

Bossolasco è un piccolo comune del cuneense di nemmeno mille abitanti, posto a 800

metri di altezza, ma è conosciuto come il Paese delle Rose. Infatti, nei mesi di maggio e

giugno la fioritura di oltre 350 varietà pervade vie e vicoletti del centro storico, creando

un meraviglioso mix di colori e profumi che attira migliaia di turisti. All’interno della

struttura sono state piantate ulteriori 12 varietà di rose inglesi, ideali per adattabilità al

clima e all’altezza, accrescendo così ulteriormente il numero di varietà presenti in loco.

La Sostenibilità

Una visione di lusso sostenibile grazie a pannelli solari, al recupero dell’acqua piovana

per l’irrigazione, alla trasformazione degli scarti organici della cucina in compost per l’orto

e alla scelta di non aprire il relais nei mesi più freddi. Un approccio intelligente, anti-

spreco che non intacchi in alcun modo il comfort degli ospiti. Il perimetro è

completamente circondato da edera per far sì che con il tempo si crei un muro naturale

che si fonda con le vigne circostanti; attorno al grande giardino all’italiana costellato di

rose, sempreverdi e ortensie, si sviluppano invece tutte le aree di accoglienza del Relais.

CHIARA VANNINI

Piscina di Sestriere: nuotare a 2000 metri

La Piscina Comunale di Sestriere offre acqua riscaldata e due vasche, una interna ed una esterna, che si affacciano sulla sky line delle montagne olimpiche.

La piscina è aperta per tutta l’estate, 7 giorni su 7, con orario continuato dalle ore 11:00 alle 20:00.

Per maggiori informazioni:
0122 750773
www.piscinasestriere.it

Impara a dire “no”

Alcune sere fa ero a cena fuori ed assistevo ad una scenetta non nuova per me: comitiva di amici a cena, finiscono la serata e si alzano per andare via. Una coppia rimane un po’ indietro e sento lei dire al compagno “Basta, tutte le volte la stessa storia. Non li sopporto più [..]”.

Pur non conoscendo il motivo di tale lagnanza, ho subito pensato “Se non ti sta bene vederli e frequentarli, perché non glielo dici?”

E’ evidente, dal tono della serata, che non vi fossero gerarchie alla Fantozzi, tali da rendere quasi impossibile disertare una cena, una gara ciclistica o il varo di una nave.

Dunque, era solamente l’incapacità di far valere i propri interessi o la paura di dispiacere a qualcuno il motivo per cui, nonostante non si divertissero, continuavano a frequentare quel gruppo.

Chi segue le mie lezioni o le mie conferenze sa che, nei cambiamenti che vogliamo apportare alla nostra vita, il difficile sta nel cominciare; quando si riesce a dire “no” una prima volta, motivando tale negazione o semplicemente assumendo un tono fermo, deciso anche se cordiale poi la strada va in discesa.

Il buonismo da cui siamo affetti in particolare noi italiani ci spinge ad essere acconsenzienti ogni qualvolta ci vengano proposti uno svago, la vacanza estiva con la tribù di amici, la cena degli orrori o la proiezione del film “La Corazzata Kotiomkin” di fantozziana memoria per paura di offendere gli amici, per timore di essere poi abbandonati negli eventi organizzati successivamente, per paura di restare soli mentre gli altri si stanno divertendo.

Sicuramente ha un ruolo determinante l’insicurezza che ci spinge ad accettare passivamente quanto viene deciso da chi ha un carattere più forte, maggiori doti di iniziativa o, semplicemente, è meno pantofolaio di noi.

Come ho scritto nel mio libro “Ventiquattro sfumature di vita”, ai tempi del liceo frequentavo alcuni compagni economicamente agiati che potevano permettersi di spendere, oltre 40 anni fa, anche cinquantamila lire per sera; è evidente che io, non potendomi permettere un simile stile di vita, mi sentissi a disagio e spesso dovessi rifiutare gli inviti.

Poiché, tuttavia, la loro compagnia era molto gradevole (caffè a Milano, discoteca a Bardonecchia) trovai la giusta mediazione: uno di noi possedeva un alloggio di servizio sopra gli uffici dell’azienda di sua proprietà che era, perciò, arredato e dotato di stoviglie, sedie, ecc. Proposi di fare qualche volta la cena da loro, portando i dischi e cucinando da soli, così da non doversi sempre sbattere a girare locali, impazzire a parcheggiare ecc.

Evidentemente lo proposi in modo adeguato perché spesso, di lì in poi, la serata trascorse in quel modo e, poco dopo, anche nella villa in collina di un altro di noi. Così facendo, evitando di spendere cifre enormi ogni week end, potei permettermi di andare in discoteca una volta al mese senza dover limitare troppo la spesa.

Dire “NO” non significa necessariamente rifiutare una proposta; può anche significare proporre una valida alternativa per fare un qualcosa di diverso, per rimandarlo, per fare la stessa cosa in modo o luogo diverso. Se mi propongono di andare a Firenze, città che ho già visto almeno una decina di volte, invece di rifiutare posso proporre di visitare Pisa o Lucca o Pistoia, motivando la mia proposta con il minor afflusso turistico, il minor costo degli hotel o semplicemente dicendo che Firenze mi ha stufato e quindi voto contro quella proposta. Non avete idea di come le persone ammirino chi ha le idee chiare e le sa mostrare con fermezza.

La stessa cosa vale per la scelta dei locali per la cena fuori o per il film; se non conosco il locale posso provare e, in caso rimanga scontento, già al termine della cena farò sapere agli amici che su questo locale facciamo una croce. Per il film, se non è il nostro genere meglio dirlo subito e, al contempo, proporre un film di nostro gradimento. Non so che amici frequentiate voi ma so che le “immense compagnie” cantate dagli 883 sono scomparse da decenni. Se per una volta vi separaste a guadagnarci sarebbe soprattutto la vostra amicizia perché al successivo incontro avreste qualcosa in più di cui parlare.

Come ho scritto sopra, tutto sta ad iniziare; dopo le cose vengono automatiche.

Sergio Motta

Le dolci prugne estive che a Torino vengono chiamate da secoli ” le Rene Glode “

 

I noti frutti che profumano di estate, presenti ieri come oggi nei cesti dei mercati e sulle nostre tavole : sei di Torino e dintorni , se chiami ” Rene Glode ” le prugne Reine Claude, o Regina Claudia che dir si voglia e che prendono il nome da una sovrana gentile e discreta, ricordata per essere stata la figlia di Luigi XII e di Anna di Bretagna nonchè consorte dell’affascinante Francesco I di Francia a cui portò in dote appunto la Bretagna.

Quest’ultimo ospitò, sino alla fine dei suoi giorni, Leonardo da Vinci, nel castello di Amboise. Siamo in pieno XVI secolo e dal grembo di questa delicata regina della corte francese nacquero dinastie e regnanti.
Il suo nome è legato a questo biondo e sugoso frutto estivo perchè amava orti e giardini, fiori e frutti e, nel parco di Blois, fece coltivare asparagi, viti, carciofi, meloni, aranci e prugne ed altro ancora per suo diletto ed anche per simboleggiare la prosperità del Regno.

E proprio in questa stagione sulle nostre tavole , con le ” Rene Glode “, come tanti piemontesi le hanno sempre chiamate, definite le regine delle prugne, dalla polpa delicata e dolce, prendono vita crostate, confetture ed il famoso Clafoutis, un dolce francese a base di questi frutti di stagione, conosciuto a partire dal 1800.
Nelle foto un dipinto della sovrana Claude Corneille de Lyon mentre quello di Francesco I è un pennello di Jean Clouet.

Patrizia Foresto