La sorgente del Po ai piedi del Monviso. I colori di ieri mattina al Crepuscolo. Photo di Giampaolo Gigli
Rita Capparelli è una delle influencer più seguite e apprezzate nel mondo dei social network, della moda e non solo. Con il suo stile minimal e un po’ parisienne, sa come valorizzare i suoi outfit con semplicità e praticità, puntando sulla qualità e non sulla quantità. Oggi ci ha concesso una chiacchierata esclusiva, in cui ci ha svelato i suoi negozi preferiti a Torino, i suoi capi indispensabili, i suoi trucchi per lo shopping e la sua opinione sulla moda sostenibile.
Seguiteci in questo viaggio alla scoperta del suo mondo e dei suoi consigli!
1. Ciao Rita, grazie per il tuo tempo con noi, sappiamo che tu sei molto affeate nel mondo dei social network,nella moda e non solo.
Oggi vorremmo soffermarci su Torino e la moda. Sei un esempio è un punto di riferimento in quanto a stile e vorremmo chiederti quali sono i negozi in cui abitualmente vieni colpita dalle collezioni?!
Grazie a voi per aver pensato a me. Devo dire che col passare del tempo sto cercando di investire più sulla qualità che sulla quantità. Il posto che frequento di più e dove sogno ad occhi aperti più spesso è la Rinascente, qui segnalo Sandro Paris e Bash Paris tra i miei preferiti. Per la maglieria adoro i cashmere di Falconeri, ma aspetto con ansia l’arrivo di Uniqlo in città, perché anche i loro sono pazzeschi. Per i jeans, gli affari migliori li ho fatti ai mercatini vintage del weekend, trovando Levi’s vintage anche a 20€!
2. Cosa privilegi generalmente nelle tue scelte di stile? Completi ? Camicie?
Ho uno stile minimal/ un po’ parisienne, mi piacciono le cose semplici e pratiche: potessi scegliere tre pezzi di cui non mi stancherei mai: jeans, camicia bianca e trench (o in alternativa, blazer).
3. Dove consiglieresti di fare gli acquisti se parliamo di boutique?
Senza dubbio, Twinset, Marella e Motivi
4. Se invece ci rivolgessimo ai fast fashion?
I miei preferiti sono Kiabi e Primark
5. Qualcuno sostiene che un bel vestiario faccia acquistare maggior autostima per il proprio quotidiano, tu sei d’accordo?
Assolutamente sì! Vestirsi bene secondo me aiuta a sentirsi subito meglio, io anche se so che passerò la giornata a casa non rinuncio mai a skincare, trucco leggero e vestirmi carina.
6. Cosa non dovrebbe mancare nell’armadio di una torinese?
Un cappotto con una composizione lana di almeno il 70% perché qui fa freddo per davvero ahhaahah
7. Parliamo di shopping online. Secondo te è più gratificante rispetto agli acquisti in negozio?
Purtroppo dal covid in poi, ho iniziato a preferire lo shopping online. Me ne sto sul divano anche alla sera, e ho tutto a portata di schermo, posso filtrare per colore, prezzo, taglia. Niente caos, niente file. Ovviamente questo non vale per tutto, se dovessi fare un acquisto importante, un capospalla o una borsa, in quel caso vince l’esperienza in negozio.
8. Collezione invernale del momento e nuova collezione ’24 primaverile in arrivo. Hai qualche consiglio?
Andare a rubare le cravatte al fidanzato o al papà, perché sarà un must have del prossimo autunno. In particolare quella sottile e nera da portare con camicia bianca.
9. Moda Sostenibile. Cosa ne pensi?
Penso che essere drastici ed eliminare di punto in bianco il fast fashion dalla nostra vita sia difficile, ma a piccoli passi possiamo cambiare le nostre abitudini di shopping e anzi dovremmo farlo! Si al vintage e second hand, che oltre a fare bene all’ambiente adesso è pure cool!
10. Torino secondo te sta diventando una città dove la moda Sostenibile sta trovando terreno fertile?
Secondo me si, Torino è una città pronta ad accogliere la moda sostenibile: è piena di mercatini vintage e second hand tutti i weekend, ma anche ricca di appuntamenti come il Bite Market, o i pop up del Capo Vintage, negozio cardine nel panorama vintage a Torino.
Grazie a Rita Capparelli per il tempo trascorso con noi e i suoi magnifici consigli.
Cristina Taverniti
Le gastroenteriti del cane
IL TORINESE… CON LA CODA
L’ultima volta abbiamo parlato di gastroenteriti da corpo estraneo, ovvero dell’ infiammazione del l’apparato gastroenterico dovuta all’ingestione di un oggetto, che lesiona appunto la mucosa gastroenterica e che, in alcuni casi, può diventare un’urgenza chirurgica.
Le cause di gastroenteriti però possono essere molteplici.
Parliamo del cane.
I virus che possono colpire il sistema digerente sono molteplici, tra questi per esempio uno dei più gravi è il parvovirus, soprattutto nei cuccioli. Un altro virus particolarmente aggressivo nei cuccioli, di solito causa di problemi respiratori e neurologici, ma in alcuni casi anche di lesioni gastroenteriche, è il cimurro.
Per entrambe queste malattie esiste la vaccinazione.
Un’altra malattia per cui si effettua la vaccinazione, causa di problemi gastroenterici, e più spesso epatici e renali, è la leptospirosi. Questa volta responsabile è un batterio.
Oltre alle forme infettive, l’infiammazione intestinale può essere dovuta a forme di intolleranze intestinali, a forme infiammatorie, e in entrambi questi casi la cosa più importante su cui lavorare è la dieta, fino alle forme tumorali. In questo ultimo caso la tempestività nella diagnosi fa ovviamente la differenza.
Esistono poi anche le banalissime diarree da dismicrobismo legate a fattori di stress, e allora in alcuni casi basta una buona terapia probiotica.
In tutti i casi, non fare di testa vostra, ma rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia.

I mercati rionali, una affascinante realtà torinese



L’effetto placebo
L’effetto placebo è la reazione positiva che un paziente può manifestare dopo aver ricevuto un trattamento apparentemente valido, ma in realtà privo di qualsiasi effetto terapeutico. Tale effetto viene spesso osservato quando un paziente assume un farmaco o riceve un trattamento credendo fermamente nella sua efficacia: un esempio classico è la pillola di zucchero che, somministrata al paziente per curargli una affezione, lo induce a percepire un miglioramento dei sintomi.
L’effetto placebo, quindi, non è correlato alla sostanza usata ma alla fiducia posta nel farmaco e nel medico che lo ha prescritto.
I rimedi placebo si possono distinguere in due tipi: il placebo puro, cioè un farmaco o un trattamento completamente privo di effetto terapeutico ed il placebo impuro che, a differenza del primo, possiede efficacia terapeutica, ma non specificamente per la patologia per la quale è stato somministrato.
Alcune affezioni quali ansia, cefalea ed insonnia rispondono bene ai trattamenti placebo, a dimostrazione di quanto mente e corpo siano connessi; tali affezioni sono, infatti, spesso di origine psicosomatica dove la manifestazione fisica, i sintomi, sono in realtà causati da un problema di origine psicologica.
Moltissime terapie, ancora oggi praticate nei paesi africani, centro-americani ed asiatici, producono un effetto placebo: gli sciamani, gli stregoni, i curanderos devono gran parte dei loro successi all’effetto placebo che permette al paziente di sentirsi guarito con i gesti, le parole, i rimedi somministrati dal guaritore.
Il termine placebo compare per la prima volta nel 1785 ma soltanto verso la fine del XIX secolo gli venne attribuito il significato attuale, quello di sostanza farmacologicamente non attiva, quindi inerte. Nel XVIII secolo, il medico inglese Elisha Perkins era solito utilizzare bacchette metalliche per curare numerose patologie in forza del magnetismo da esse posseduto; nello stesso periodo John Haygarth condusse un esperimento: utilizzò bacchette di legno, quindi sicuramente amagnetiche, per la cura delle stesse patologie ottenendo risultati simili. Comprese in tal modo come il rimedio non fosse il magnetismo in sé ma la suggestione.
La relazione esistente fra medico e paziente è fondamentale. Una comunicazione empatica, che trasmetta fiducia, speranza e positività è il requisito sine qua non per la riuscita della terapia: sembra assurdo, ma è più efficace una cura placebo somministrata da un medico nel quale si nutre fiducia piuttosto che una terapia tradizionale, se la fiducia nel medico è scarsa o manca del tutto.
L’effetto placebo pare non funzionare su alcune sindromi o affezioni come depressione, obesità, diabete, ipertensione, dislipidemia; tale effetto, infatti, agisce sulla percezione individuale dei sintomi ma non sulle cause dei medesimi.
Tuttavia, se è vero che il farmaco placebo genera lo stesso effetto curativo dei farmaci “veri”, è altrettanto possibile che si manifestino anche effetti collaterali derivanti dalla loro assunzione: a tali effetti viene dato il nome di nocebo. Cosa significa?
Così come possiamo subire gli effetti collaterali o l’interazione con altri farmaci, allo stesso modo possiamo sviluppare l’effetto nocebo temendo che un farmaco possa essere nocivo o pericoloso per il nostro organismo, soprattutto se somministrato in seguito ad una diagnosi grave o dubbia o se non nutriamo fiducia nel sanitario che ce li ha prescritti.
E’ evidente che il nostro cervello lavori ben oltre ciò che noi immaginiamo e, soprattutto, possa arrivare dove la scienza non arriva: ecco spiegato come i riti voodoo, quelli sciamanici e altre medicine etniche agiscano anche a distanza, quando un soggetto sa che qualcuno si sta occupando di lui, nel bene o nel male, in forte contrapposizione con qualsiasi teoria scientifica.
Questo dovrebbe far riflettere, e la medicina olistica lo insegna, che è necessario rimuovere la causa di un problema anziché i sintomi perché questi sono facilmente aggirabili con l’autosuggestione, mentre ciò che li ha causati può continuare a produrre danni all’organismo coinvolgendo anche organi diversi o cronicizzandosi. Io suggerisco sempre ai miei studenti e a chi si rivolge a me di imparare ad ascoltare il proprio corpo, per quanto strani possano sembrarci i suoi messaggi: eviteremmo tante brutte sorprese e inutili fastidi.
Sergio Motta
YOGA SENZA BARRIERE
Con l’arrivo dei giorni più freddi, è comune sentirsi più pigri e meno energici.
Tuttavia, lo yoga offre un’ancora di salvezza per mantenere il corpo attivo e rivitalizzare la mente.
In questo articolo, esploreremo tre pose di yoga – Guerriero 1, Guerriero 2 e Guerriero 3 – che sono particolarmente efficaci per stimolare l’energia interna e mantenere il corpo in equilibrio durante la stagione invernale.
Iniziate in piedi con i piedi distanti quanto le vostre spalle.
Portate il piede destro indietro, mantenendo il tallone a terra e ruotate il corpo verso sinistra.
Sollevate le braccia sopra la testa, unendole o mantenendole separate.
Questa posizione apre il petto e le spalle, fornendo una scarica di energia mentre migliora la forza delle gambe.
Tenete la posizione per 30 secondi, poi ripetete sul lato opposto.
Dalla posizione eretta, allargate le gambe e ruotate il piede destro di 90 gradi.
Piegate il ginocchio destro sopra la caviglia, mantenendo il ginocchio sinistro teso.
Estendete le braccia parallelamente al pavimento, guardando oltre le dita della mano destra.
Questa posa potenzia la resistenza e la stabilità, aiutandovi a ritrovare forza nelle giornate più buie.
Tenete la posizione per 30 secondi, poi cambiate lato.
Dal Guerriero 1, spingete il corpo in avanti trasferendo il peso sulla gamba anteriore.
Sollevate la gamba posteriore, mantenendola dritta e parallela al suolo.
Le braccia dovrebbero essere stese in avanti, parallelamente al pavimento.
Questa posa sfida l’equilibrio e potenzia i muscoli centrali, riempiendo il corpo di nuova vitalità.
Tenete la posizione per 30 secondi e ripetete sull’altro lato.
Queste tre pose di guerriero sono un’aggiunta preziosa alla vostra pratica yoga invernale.
Oltre a stimolare l’energia, contribuiscono anche a migliorare la flessibilità e la concentrazione.
Aggiungete queste pose alla vostra routine quotidiana per affrontare la stagione con una mente e un corpo rinforzati, pronti ad affrontare qualsiasi sfida che possa presentarsi.
Namasté
Serena Fornero – @odakawithserena
La foto di Vincenzo Solano
Magnifica Torino / Il grattacielo Intesa SanPaolo e Porta Susa
La cottura al forno le rende leggere, croccanti fuori e morbide dentro
Un ottimo secondo adatto ad ogni occasione. Le polpette sono semplici e veloci da realizzare, apprezzate da grandi e piccini si possono preparare con svariati ingredienti e non deludono mai. La cottura al forno le rende leggere, croccanti fuori e morbide dentro.
Tutte da gustare!
***
Ingredienti:
300gr. di avanzi di carne di pollo o vitello arrosto
2 patate lesse
3 uova intere
2 cucchiai di olive taggiasche
40gr. di parmigiano grattugiato
1 limone
Un ciuffo di prezzemolo
Pangrattato q.b.
Sale, pepe q.b.
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Mettere nel mixer la carne con le patate, due uova intere, il parmigiano, il prezzemolo e la buccia del limone grattugiata. Tritare il tutto sino ad ottenere un composto omogeneo ma non troppo fine. Tritare le olive ed aggiungere al composto, salare e pepare. Formare le polpette pressandole leggermente, passarle prima nel rimanente uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Cuocere in forno a 200 gradi per circa 25 minuti o sino a doratura.
Paperita Patty
Venerdì 19 e sabato 20 gennaio
Chieri (Torino)
A Chieri, saranno Gianduja e Giacometta della “Famija Turineisa” a lanciare il primo appuntamento del Carnevale (organizzato dalla “Pro Chieri” con il sostegno della Città), in programma per venerdì 19 gennaio, alle 20, allorché nella “Sala del Consiglio Comunale” (alla presenza delle Autorità cittadine e di una buona cinquantina di Gruppi mascherati provenienti da numerose località della Regione) si svolgerà la cerimonia di investitura dei personaggi della tradizione, la Bela Tëssiòira e il suo Mangiagrop, con la riconferma di Nicole Sharon Bonventre, chierese, 29 anni, segretaria e assistente di poltrona presso uno studio dentistico, e Carlo Carpignano, 28 anni, operatore edile. Ad accompagnarli, Daniela Piazza e, damigella d’eccezione, Elisabeth, figlia di Nicole Sharon.
Sabato 20 gennaio, si entrerà nel vivo della festa, con partenza alle 15 da Piazza Europa e arrivo in piazza Dante, della sfilata dei “Carri Allegorici”. In testa, i carri realizzati a Chieri, quello della Parrocchia “San Luigi Gonzaga” e “Santa Maria Maddalena” con “Barbie” e quello del “Duomo” con “Candy Crush”, accompagnati dal gruppo a piedi della Parrocchia di “San Giorgio”. A seguire i carri provenienti da tutto il Piemonte.
Infine, domenica 21 gennaio, alle 11, messa in “Duomo” con il tradizionale omaggio dei personaggi del “Carnevale chierese” alla “Madonna delle Grazie”.
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Saluzzo (Cuneo)
Anche a Saluzzo è ormai tutto pronto per la “Gran Baldoira” del Marchesato e non solo. A dirigere le danze la “Fondazione Amleto Bertoni” e la “Città di Saluzzo”. Il primo immancabile appuntamento del “96° Carnevale Città di Saluzzo” e “6° delle Due Province” (“9° Carnevale di Barge” e “7° Carnevale degli Oratori Saluzzo”) sarà sempre per sabato 20 gennaio, alle 17, presso il Palazzo Comunale(via Macallè, 9), dove si svolgerà la presentazione ufficiale, con annessa “consegna delle chiavi” della città, della nuova “Castellana”, Silvia Ghione, accompagnata dall’immancabile “Ciaferlin”, Aurelio Seimandi, dalle “Damigelle” Viola Blaganò e Giulia Ciccone e dai “Ciaferlinot” Luca Dedominici e Matteo Borghino. Sempre sabato 20, dalle 22, presso il “Pala CRS” (via Don Giacomo Soleri, 16) si terrà il tradizionale “Saluzzo in Sound – Veglione in Maschera Supertino” con Dj Matteo Dianti e le maschere degli “Amis del Carlevè”.
I biglietti sono acquistabili in prevendita su “xceed.me” al prezzo di 10 euro (documento obbligatorio), oppure in cassa a 15 euro. Confermatissima anche quest’anno la liason col “70° Carnevale della Città di Rivoli”, dove, sabato 27 gennaio, dalle 15, presso la parrocchia “San Paolo” è in programma l’investitura del “Conte Verde” e della “Contessa”. A seguire corteo e rinfresco.
Per ulteriori info sugli appuntamenti: info@fondazionebertoni.it
“Il 2024 – sottolinea Carlotta Giordano, presidente ‘Fondazione Amleto Bertoni’ – è l’anno della consacrazione della nostra ‘grande’ sfilata, riconosciuta come ‘Storica’ dal ‘Ministero della Cultura’. La ‘Fondazione’ ha lavorato per far arrivare a tutti un po’ di allegria e spensieratezza. Oggi, con oltre 10 carri e una grandissima festa di piazza, siamo sicuri che il percorso intrapreso sia andato nella direzione giusta: quella della condivisione e della gioia di concedersi, insieme, un momento di felicità. Il Carnevale ci permette di evadere dal grigio che a volte avvolge la quotidianità: impariamo dalle maschere a colorare le nostre giornate”.
Per ammirare le grandi sfilate dei “carri” e dei “gruppi in maschera” lungo le strade, occorrerà aspettare ancora qualche giorno. Sabato 3 febbraio, alle 20, é in programma la sfilata notturna del “9° Carnevale del Comune di Barge”. Il giorno seguente, domenica 4 febbraio,dalle 14, sarà invece tempo della grande sfilata del “96° Carnevale Città di Saluzzo”. La domenica successiva, 11 febbraio, alle 14, sempre a Saluzzo sarà il turno del “7° Carnevale degli Oratori”; in contemporanea, a Rivoli, partirà la grande sfilata del “70° Carnevale”. Lunedì 12 febbraio, infine, spazio al “Ballo dei bambini”alle 15 e, alle 20, alla “Polentata” con “Gran Ballo” serale, entrambi pressi il “Pala Crs” di Saluzzo.
g. m.
Nelle foto:
– Chieri: “La Bela Tëssiòira” e “Mangiagrop”, con il sindaco, Alessandro Sicchiero, e l’assessora alla Cultura, Antonella Giordano
– Chieri: Locandina “Carnevale”
– Saluzzo: al centro Silvia Ghione (Castellana) e Aurelio Seimandi (Ciaferlin), con Giulia Ciccone (Damigella) e Luca Dedominici (Ciaferlinot)
Pugaciòff, "luposki della steppaff”
Nella sua prima storia, “Il lupo della steppa” (“Cucciolo” n.10/1959), verrà presentato a Cucciolo e Beppe, che lo “adotteranno” come cane da guardia, da un buffo ometto, cosacco del Don, chiamato Ivan Ilià.In seguito assunse le fattezze di un animale antropomorfo ed eretto (come, del resto, fecero Cucciolo e Beppe), acquisendo anche il “dono” della parola, esprimendosi con un russo maccheronico esilarante ( il pane era il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via…)
Pugaciòff, il “luposki della steppaff“, è un personaggio dei fumetti ideato nel 1959 da Giorgio Rebuffi che lo inserì, come comprimario, nelle storie di Cucciolo e Beppe, pubblicate dalle Edizioni Alpe. Gianpaolo Bombara, vicepresidente dell’associazione culturale ComixCommunity, sul sito di Rebuffi (morto a 86 anni,nel 2014 ) raccontò che alla guida della grande insurrezione cosacca sul finire del Settecento, c’era un rivoluzionario cosacco del Don, Emel’jan Ivanovič Pugačëv (talvolta italianizzato in Emiliano Pugaciòf ), dal cui nome, probabilmente, Rebuffi si era ispirato per il suo personaggio. All’inizio, e per parecchio tempo, Pugaciòff si presentò come un vero e proprio canide a quattro zampe, capace di esprimersi solo attraverso la rappresentazione dei propri pensieri. Infatti, nella sua prima storia, “Il lupo della steppa” (“Cucciolo” n.10/1959), verrà presentato a Cucciolo e Beppe, che lo “adotteranno” come cane da guardia, da un buffo ometto, cosacco del Don, chiamato Ivan Ilià.In seguito assunse le fattezze di un animale antropomorfo ed eretto (come, del resto, fecero Cucciolo e Beppe), acquisendo anche il “dono” della parola, esprimendosi con un russo maccheronico esilarante ( il pane era il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via…). Il “luposki della steppaff” era un personaggio dal carattere deciso, irascibile, sovversivo e “divorato” da una fame atavica. Il suo bersaglio preferito (e unico scopo della vita, al punto di volerselo mangiare, crudo o cotto) era il grasso malfattore Bombarda, antagonista storico di Cucciolo, Beppe e Tiramolla.
Il povero Bombarda– con il suo degno socio Salsiccia –, terrorizzato dal luposky, prese poi le sue contromisure, piazzando nella piscina del suo giardino una guardia del corpo efficacissima, lo squalo Geraldo. Il successo del lupo fu clamoroso, in Italia e all’estero.Tra il 1959 e il 1970 furono pubblicate un centinaio di storie sull’ albo “Cucciolo” e sugli “Almanacchi e Strenne di Cucciolo”, pubblicate da Edizioni Alpe. In seguito alla chiusura della casa editrice, a metà anni ottanta, altre storie videro la luce per conto della Vittorio Pavesio Production, sul Tiramolla di A. Vallardi Editore ed altri. Luciano Tamagnini, capo redattore della rivista “Fumetto”, presentando il volume “Pugaciòff & dintorni”, scrisse così del “luposki” : “..forse è proprio perché Pugaciòff non rinuncia ad essere se’ stesso che ancora oggi è fresco e vivace. […] E allora “Attenti al lupo”, cioè attenti a non dimenticarlo perché è uno dei più bei personaggi dell’immaginario italico e perderlo sarebbe come perdere un po’ di noi stessi”. Parole sante, anzi – per dirla come il lupo della steppa – “parolaski santeff”.
Marco Travaglini