Santhià celebra il carnevale più antico del Piemonte:
inaugura il 14 aprile il Carvè Museum, interamente dedicato alla manifestazione folclorica
Santhià, 8 aprile 2024 – È in programma domenica 14 aprile, alla presenza del Sindaco Angela Ariotti e del Presidente della Provincia Davide Gilardino, l’inaugurazione del Carvè Museum. La cerimonia, prevista alle ore 16.30 nello storico “Palazzo del Capitano” di via De Rege Como, 7 a Santhià (VC), sarà il momento clou della giornata di festa che prevede numerose iniziative di celebrazione. Un importante appuntamento per gli appassionati di cultura e folklore locale perché il museo è interamente dedicato alla storia della più famosa manifestazione cittadina: il Carnevale più antico del Piemonte attestato fin dall’anno 1093.
Il Carvè Museum è un museo didattico che si sviluppa al primo piano e, grazie a un ricco assortimento di materiale originale e ricostruzioni artigianali, farà conoscere ai visitatori tutto quanto c’è da sapere su una festa che ha quasi mille anni di storia e colloca Santhià nel solco delle grandi tradizioni carnascialesche europee. Un viaggio unico nel suo genere alla scoperta di un’usanza che affonda le sue radici nella notte dei tempi, un inno alla libertà sorto – a seconda delle interpretazioni – per festeggiare la fine della tirannia, la celebrazione di un matrimonio ostacolato dai potenti locali, la scampata paura della fame. Un fenomeno collettivo capace di richiamare nell’edizione 2024 della manifestazione 40.000 turisti, 2.000 figuranti in maschera, una trentina di Compagnie del Carnevale e numerosi gruppi musicali.
Il Carvè Museum è stato realizzato grazie al finanziamento ottenuto dalla Direzione Generale dello spettacolo del Ministero della Cultura per i carnevali storici del 2023 e collocato all’interno dell’antica casa tardo-quattrocentesca denominata “Palazzo del Capitano”, che ospiterà anche la nuova sede della Pro Loco di Santhià. Quasi un ritorno alle origini per l’associazione, che ebbe qui la sua sede dal 1978 al 1986, che potrà contare su una struttura totalmente rinnovata oggetto di un profondo intervento di restauro reso possibile dall’opera del mecenate Alessandro Caprioglio.
“Con grande emozione invito tutti quanti a partecipare a questo importante appuntamento, che mi porta a ricordi lontani, ma che nello stesso tempo ci proietta verso nuove avventure” dichiara il Presidente della Pro Loco Fabrizio Pistono. “Come i visitatori potranno vedere, al piano rialzato della nuova Sede della Pro Loco si potranno ammirare le opere più significative della nostra Galleria d’Arte Contemporanea; ma la vera novità è al primo piano, dove si potrà ammirare il Carvè Museum, la cui realizzazione è stata affidata a veri maestri d’arte e di scenografia, quali la Ditta Garavaglia di Cinisello Balsamo specializzata in grandi scenografie, e a Gianni Franceschina in collaborazione con la ditta Fornace di Castellamonte. Lo abbiamo fortemente voluto e credo sarà una bellissima sorpresa, un vero museo didattico, dove si vivranno tutti i momenti del nostro Carnevale, con le sue antiche tradizioni”.
Il taglio del nastro sarà il culmine di una giornata di celebrazioni in grande stile che coinvolgeranno tutta Santhià, con un ampio programma di iniziative pubbliche dedicate alla cittadinanza e agli ospiti che vorranno cogliere l’occasione per visitare il borgo. Il fitto programma prenderà il via alle ore 15.00 con il corteo storico lungo Corso Nuova Italia che vedrà la Banda Musicale Cittadina, la Banda Musicale I Giovani, il Corpo Pifferi e Tamburi e lo Stato Maggiore Napoleonico sfilare insieme ai Cavalieri e Falconieri del Conte Verde fino in Piazza Roma. Al termine dell’esibizione ci si sposterà al Palazzo del Capitano dove, dopo la cerimonia di inaugurazione del Carvè Museum e della nuova Sede della Pro Loco, si terrà il convegno “Amedeo di Savoia, il Conte Verde”, a cura dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. La festa terminerà con un assaggio gratuito della famosa panissa santhiatese, il gustoso piatto tipico del territorio a base di riso e fagioli.
Un piatto leggero, semplice, delicato ma al contempo saporito
Un primo piatto perfetto, leggero, semplice, delicato ma al contempo saporito, dal color verde acceso che sara’ una gioia per occhi e palato di tutti i commensali.
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Ingredienti per 4 persone:
360 g di pasta corta tipo penne
400 g di zucchine chiare
50 g di parmigiano grattugiato
100 g di pancetta affumicata a cubetti
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1cucchiaino di menta fresca tritata
1 cucchiaino di basilico fresco tritato
Olio evo q.b.
Sale, pepe
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Tagliare le zucchine a meta’, scavare leggermente per eliminare un poco di polpa, lessare in acqua salata mantenendole al dente. Scolare, conservare l’acqua di cottura e lasciar raffreddare. In una larga padella soffriggere con un poco di olio i cubetti di pancetta. Frullare le zucchine con il parmigiano, l’aglio, il prezzemolo ed il basilico tritati, il pepe e l’olio, aggiustare di sale. Cuocere la pasta nell’acqua di cottura delle zucchine, scolare e saltare in padella con la salsa di zucchine.
Paperita Patty


Valle Strona, dal “solletico ai tarli” ai Pinocchi
Un tempo la Valstrona era conosciuta come la Valle dei “gràta gàmul”, i tornitori e lavoratori del legno in grado di “fare il solletico ai tarli”.
Nelle botteghe poste lungo lo Strona, il torrente che dà il nome alla valle, principale affluente del Toce, si tornivano e lavoravano utensili da cucina, ciotole, mestoli, e piccoli oggetti d’arredo, già molto prima che arrivasse l’energia elettrica, usando la forza motrice dell’acqua.
A onor del vero, quella che oggi in molti chiamano anche la “valle dei Pinocchi” – da quando gli artigiani si sono specializzati nel dar vita al burattino più amato del mondo – aveva un altro soprannome: la “val di cazzuj”, rammentando la grande quantità di cucchiai di legno che lì venivano prodotti. Questa valle, che da Omegna sale verso il monte Capezzone, è una terra ricca di suggestioni e bellezze. Comprende, nei quattro comuni che la compongono, ben 14 nuclei abitati: Germagno, Loreglia, Chesio, Strona, Luzzogno, Fornero, Inuggio, Piana, Sambughetto, Massiola, Rosarolo, Otra, Forno e Campello Monti. Da sempre è terra di lavoratori e inventori che l’anno resa famosa non solo per il legno ma anche per l’antica tradizione nella lavorazione del ferro e del peltro, tanto che, dal XVII al XIX secolo si può parlare di una scuola di peltrai emigrati dalla Valle strona in varie città d’Italia ed Europa. L’ingegno non è mai mancato. A Sambughetto venne inventata una pala, la “sesula” , che veniva utilizzata in inverno per sgomberare la neve dalle strade , senza che la neve le si attaccasse. Il primo tornio mosso dalla forza dell’acqua fu quello di Gaudenzio Piana, di Fornero. Come e perché Piana poté costruirlo, è questione avvolta in un alone di leggenda. Pare che avendone visto un esemplare nelle prigioni di Genova, dove era stato rinchiuso perché aveva disertato dall’esercito piemontese dopo la sconfitta di Novara del 1849, decise di costruirsene uno uguale, non appena fosse tornato libero. Il tutto in gran segreto, evitando che i compaesani potessero copiare la sua nuova macchina e usufruire anch’essi dei vantaggi che arrecava, visto che il tornio ad acqua consentiva una resa di gran lunga più alta rispetto ai tradizionali torni azionati a pedale. Il segreto durò poco, però e nel giro di pochi decenni la valle si riempì di torni mossi dalle acque dello Strona. Così, producendo senza soste e innovando in base alle richieste di mercato, si è giunti ai Pinocchi di tutte le fogge e grandezze che, insigniti del marchio “Piemonte eccellenza artigiana”, vengono venduti un po’ ovunque, compresa Collodi, la patria toscana del burattino inventato nel 1881. Sono più di cento i passaggi che occorrono per realizzare un Pinocchio snodabile completo e per immaginare sempre dei nuovi modelli occorrono un estro e una fantasia non comuni. “C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”, si legge nell’incipit di uno dei più famosi libri per l’infanzia al mondo, il Pinocchio, di Carlo Lorenzini, detto il Collodi. Ma andrebbe detto anche, senza offesa per nessuno, che quel mastro Geppetto che ha saputo lavorare il “tronco parlante” regalatogli da mastro Ciliegia, forse era arrivato nel Granducato di Toscana dalla Valle Strona.
Marco Travaglini
Gelato, quando la tradizione incontra l’innovazione
SCOPRI – TO Alla scoperta di Torino e dintorni
Vicino a Torino una famosa gelateria sta facendo parlare di se in tutto il Piemonte, si tratta di “Enrietto il latte a gelato”, un’azienda dolciaria con 50 anni di tradizione alle spalle.
Enrietto si trova a Prascorsano e a Rivarolo Canavese e la sua notorietà è data dalla produzione di un gelato molto particolare, fatto solo con latte e zucchero senza nient’altro, mantecato in una gelatiera creata appositamente per questo prodotto spettacolare.
La famiglia Enrietto entrò nel mondo della ristorazione nel 1950 creando un piccolo ristorante in un delizioso paesino del Piemonte in provincia di Torino, Prascorsano, qui si dedicarono attentamente alla cura del cibo realizzato esclusivamente con materie prime fino agli anni 2000 dove la famiglia iniziò a studiare come poter creare un gelato alternativo. Dopo numerose ricerche e prove nel 2002 iniziarono a creare un gelato con il latte utilizzando un macchinario costruito appositamente e qualche anno dopo il risultato divenne ancora più performante, crearono un gelato morbido e gustoso in poco tempo. Dal 2014 decisero di cessare l’attività di ristorazione e dedicarsi interamente alla gelateria.
Il latte mantecato a gelato ebbe un grande successo fin dalle sue origini, questo permise di aprire un secondo locale nel 2018 a Rivarolo, che oggi ne è la sede.
Entrando da “Enrietto a gelato” ci si sente come a casa, l’ambiente è spazioso con pareti chiare che danno molta luce a tutta la sala e i tavoli più scuri proprio per far risaltare ancora di più il bianco candido delle coppe di gelato.
Quando ci si accomoda si può notare che nel menù ci sono due varianti, la proposta di solo una porzione di latte a gelato senza topping oppure la scelta più allettante che consiste nell’avere il gelato fino a che non si dice “stop” con la guarnizione che si desidera.
Tra i topping da accompagnare al gelato vi sono; la frutta fresca di stagione come le fragole, i frutti di bosco, le banane, le mele, che può essere servita spadellata calda con dello zucchero caramellato. Per i più golosi ecco la crema di nocciole con nocciole fresche del Piemonte, la crema pasticcera o lo zabaione caldo preparati al momento a vista del cliente. Il personale di Enrietto ha infatti una piccola cucina mobile all’interno della sala vicino ai tavoli dove preparano tantissime prelibatezze.
Altre varianti di guarnizioni e accompagnamenti sono ad esempio il torrone con scaglie di fondente, il caramello salato con paste di meliga, la crema di pistacchi, la torta del giorno, il miele, le amarene e moltissime altre.
Il latte a gelato ha per ora un unico gusto, fiordilatte, per poterlo abbinare con tantissimi ingredienti e per non perdere la genuinità delle sue materie prime. Al contrario di molti gelati pur non avendo né conservanti né panna non ha pezzi di ghiaccio per l’attenta lavorazione. Se lasciato sciogliere torna all’origine latte puro con solo un po’ di zucchero.
Questo gelato è quindi molto adatto anche a coloro che vogliono mantenersi in forma proprio per il basso contenuto di zuccheri e grassi.
Come da tradizione la famiglia Enrietto utilizza materie prime di qualità anche per tutti gli accompagnamenti, il cioccolato ad esempio è di Giordano, un’antica cioccolateria piemontese nata nel 1897, il torrone è della nota azienda Barbero lavorato ancora con l’antica ricetta del torrone D’Asti, effettuata interamente a mano e che prevede una lunga cottura a caldaie a vapore per circa 7 ore con nocciole del Piemonte I.G.P e miele Millefiori.
Anche le creme di frutta sono tutte lavorate artigianalmente per offrire la massima esperienza gustativa.
Una nota di merito va sicuramente ai loro mitici biscotti di Meliga creati da loro e alle torte profumate che quando vengono scaldate inebriano di profumo e bontà chiunque le assaggi.
Cosa dire, tradizione e innovazione, un connubio in questo caso, …. tutto da gustare.
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NOEMI GARIANO
Io sono io, e voi non siete…
Chi non ricorda questa frase del Marchese del Grillo, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, con la quale il Marchese spiega, in modo inequivocabile, come lui possa tutto e gli altri no, come lui sia qualcuno e gli altri poco nulla.
Senza arrivare ad un personaggio così simbolico, quotidianamente siamo circondati da persone che credono di sapere, di essere, di potere mentre è già tanto se la natura ha permesso loro di vivere un tempo sufficientemente lungo da pronunciare queste eresie.
La scienza spiega, in parte, questa deformazione cognitiva con la sindrome di Dunning-Kruger, che ho trattato in un mio articolo su queste colonne il 27 febbraio del 2023; in parte, tuttavia, c’è la presunzione da parte delle persone, ed indipendentemente dal titolo di studio conseguito, di essere meglio degli altri, più potenti, più sapienti, più tutto.
Ce ne accorgiamo nelle cose più banali, come aiutare una persona in difficoltà a caricare la spesa sull’auto, piuttosto che nell’aiutare una persona anziana o con difficoltà motorie ad attraversare la strada e, in generale, aiutare chi a nostro giudizio sia inferiore a noi, momentaneamente o per eventi occorsi.
Il criterio col quale giudichiamo l’altro, la sua presunta inferiorità o diversità, è ovviamente in stretta relazione col nostro carattere, con la nostra cultura (non in senso scolastico) e con le nostre esperienze di vita; in altre parole, non può essere parametrata o misurata in alcun modo, non esistendo per fortuna una scala di valori ai quali rapportarsi.
Mi capita, quindi, di elargire volentieri qualche euro ad un anziano, che vorrebbe aiutarmi a caricare la spesa nell’auto e al quale non permetto di farlo, vista l’età e ipotizzando le sue condizioni di salute, ma di rifiutare qualsiasi aiuto ad un giovane che stia seduto con la birra in mano o il cartoccio del vino al suo fianco che guarda ed aspetta l’obolo, come fosse un diritto acquisito; non perché sia etilista, ma perché sarebbe opportuno imparasse a guadagnarseli e perché, aiutandolo economicamente, lo illudiamo che il suo stile di vita sia corretto e che il suo modus operandi sia accettato.
Salendo nella scala dei possibili casi di egocentrismo, abbiamo il collega che appena arrivato pensa di poter dettare legge, stravolgere le regole dell’ufficio e decidere quali compiti gli siano maggiormente graditi ritenendo che l’esperienza, le capacità ed il ruolo dei colleghi siano poco importanti, se non addirittura inferiori ai propri.
Se queste condotte sono parzialmente accettabili dove la gerarchia sia istituzionalizzata (in ambito militare, per esempio) è pur vero che la dignità umana va sempre preservata: anni or sono i superiori si potevano rivolgere ai subordinati (un sergente al soldato, per esempio) con il “tu” o urlando perché “da che mondo è mondo, il sergente è un persona che urla” come diceva Abatantuono nel film “Mediterraneo”; da alcuni anni è fatto obbligo, salvo concessioni da parte degli interessati, usare il “lei”, trattandosi di un luogo di lavoro a tutti gli effetti e la confidenza va bene se concessa, non estorta.
Allo stesso modo, anche in ambito scolastico si assiste, oggi più che mai, a perfetti deficienti che insultano i docenti ritenendo inutili i loro insegnamenti, non riconoscendo la loro autorità e, ancora peggio, assumendo toni e atteggiamenti pericolosi che, di per sé, impediscono qualsiasi legittimazione del loro comportamento.
Come porre rimedio a questo stato di cose? Iniziando con la consapevolezza che non sappiamo mai chi abbiamo di fronte: mi è capitato di incontrare, al pub di pomeriggio, una persona che sembrava uno scappato di casa e scoprire, in breve tempo, che si trattava di un docente di matematica di un prestigioso politecnico italiano, autore di non ricordo quante pubblicazioni, come pure una persona che, dopo la morte dei genitori, non si curava più di stesso, non si lavava (rendendo impegnativo ogni contattoravvicinato), e scoprire che parlava fluentemente sei lingue edaveva conseguito due lauree.
Analogamente, ho incontrato spesso persone che potevano fare il manifesto animato di diversi brand di moda, vestiti elegantemente, con macchinone da centomila euro, ma che a parlargli insieme dimostravano non solo la loro ignoranza in ogni campo, ma palesavano senza vergognarsene la loro supponenza, l’arroganza e la pochezza dei loro ragionamenti.
Ma la consapevolezza non è sufficiente: se l’umiltà ed il buon senso sono doti innate, l’educazione, l’umiltà sono frutto dell’educazione che i genitori in particolare, e la scuola in aggiunta, devono saper erogare fin dalla più tenera età con le parole e soprattutto con l’esempio.
Quindi, prima di criticare qualcuno, domandatevi se in casa vostra avete fatto tutto il possibile per evitare ciò che vi sta dando fastidio in altri; è più saggio aspirare la polvere anziché raccoglierla sotto il tappeto.
Sergio Motta
Val Chisone e Val Germanasca … itinerari “gustosi”!
Un weekend di degustazioni gratuite, con musiche e balli della tradizione, in due luoghi simbolo del Pinerolese
Sabato 6 e domenica 7 aprile
Pinerolo (Torino)
Recita l’invito: “Delizie occitane da gustare e da ascoltare”. Per di più, “a gratis”. E allora come resistere? Lasciatevi tentare. L’appuntamento è per questo fine settimana, sabato 6 e domenica 7 aprile. Due le locations ospitanti, luoghi simbolo delle Valli Chisone e Germanasca, l’“Ecomuseo Scopriminiera” di Prali ed il settecentesco “Forte di Fenestrelle”, il cosiddetto “Gigante Armato”, la più grande fortificazione alpina d’Europa. In generosa offerta (dalle 12,30 alle 18) i “prodotti enogastronomici” del territorio, abbinati alle tradizionali melodie e alle danze della “musica occitana”.
“Prodotti enogastronomici”: i più vari e “gaudiosi”. Prodotti in cui la secolare tradizione, tramandata da generazioni e generazioni, ha saputo saggiamente fare i conti nel tempo con le nuove professionalità arrivando a risultati decisamente ottimali. Mieli, marmellate, tome e altri formaggi, salumi tipici, ma anche succhi di frutta e il celebre “Ramie”, il vino “eroico” prodotto sulle montagne di Pomaretto e Perosa Argentina: sono i prodotti che posseggono il marchio “Terre del Dahu”, rifacendosi all’animale mitologico che, si dice, abitasse aree montane europee, dai Pirenei alle Alpi, e molto citato proprio in queste montagne. Marchio che vantano ben 13 produttori coinvolti nel progetto promosso grazie al sostegno di “Regione Piemonte” e “Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – L’Europa investe nelle zone rurali”. Sono tutte aziende di montagnadi piccole dimensioni e saranno tutte presenti alle due giornate: oltre alle “degustazioni guidate gratuite”, sarà possibile acquistare anche i loro prodotti.
Il programma di sabato 6 aprile, a Prali, prevede, dalle 14, “musica e balli occitani”con “Mondo Folk” e la partecipazione di Manuel Lerda.
Sarà, inoltre, possibile visitare, in località “Paola” di Prali, “Scopriminiera” (“Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca”), riaperto dopo la chiusura invernale, e le gallerie e i cunicoli delle ex gallerie di talco (il “Bianco delle Alpi”), prenotandosi allo 0121/806987 o info@ecomuseominiere.it .
Domenica, invece, al “Forte di Fenestrelle”, dalle 15 “musica occitana” con “I Balacanta”. Anche in questo caso, è possibile visitare il “Forte” prenotandosi allo 0121/83600
Le “degustazioni” e i “concerti” sono gratuiti, previa prenotazione: 366/1802373 o deliziedeldahu@gmail.com
Oltre alla due giorni di questo weekend, sempre ad aprile vengono anche organizzate due “Escursioni a km. 0 delle Delizie del Dahu”, due passeggiate gratuite con degustazione, alla scoperta delle Valli Chisone e Germanasca.
Sabato 13 aprile, dalle 9,30 alle 13,30, in programma “Vigneti di Primavera e abbinamenti cibo-vino” per andare alla scoperta di pendii terrazzati, vigneti che si risvegliano e concludere con una degustazione al “Ciabot” di Pomaretto.
Domenica 21, stesso orario, “Sapore di latte nei pascoli di Villar Perosa”: tra le borgate di Villar Perosa, una camminata dedicata alla storie delle miniere di grafite e alle particolarità del formaggio del “Dahu”. Entrambe le escursioni sono gratuite previa prenotazione al 329/6954280 o ylenia@escuriosandotrekking.it.
g. m.
Nelle foto: Prodotti con marchio “Le Delizie del Dahu” e “Scopriminiera” a Prali
Da venerdì 5 a domenica 7 aprile torna per il terzo anno Anteprima Floreal presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Si tratta di una vera e propria “Anteprima” primaverile a cui parteciperanno alcuni dei migliori vivaisti italiani selezionati all’interno della “Guida ai Vivai d’Italia” e alcune realtà artigianali specializzate nell’arredo del giardino per un totale di circa 40 espositori.
Spazio anche a momenti di “cultura green” con Flor Academy: appuntamenti che vedranno alcuni dei florovivaisti presenti partecipare a talk o laboratori per conoscere più da vicino i segreti e le curiosità di piante e fiori.
Inoltre, Anteprima FloREAL avrà anche un importante appuntamento solidale, che aprirà idealmente la manifestazione: la sera precedente l’inaugurazione, giovedì 4 aprile a partire dalle 19.30, la Palazzina di Caccia di Stupinigi ospiterà Degustando, lo street-food gastronomico alla presenza di 10 Chef che prepareranno altrettanti piatti gourmet, accompagnati dai grandi vini del territorio. L’intero ricavato della serata di Degustando sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, per sostenere le attività di cura dell’Istituto di Candiolo – IRCCS (maggiori informazioni al link Degustando Palazzina di Caccia di Stupinigi – To Be Events • Shop (tobevents.it)
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