LIFESTYLE- Pagina 100

Siviglia, il barbiere di cui nessuno ricorda il nome

Il barbiere di Siviglia… ma qual era il suo vero? Quasi nessuno, se si escludevano sua moglie Rosetta e l’anziana madre Enrica, rammentava il suo vero nomeCon il rasoio era un artista. Aveva la mano e l’idea per sfumature, tagli e colpi di pettine; tra lui e quei suoi colleghi che si limitavano al “taglio a scodella” c’era un abisso. 

Tullio, che per esteso faceva Tullio Gianni Marinetti era stato ribattezzato Siviglia perché fischiettava sempre la sua gioia di vivere, come il Figaro del Barbiere di Siviglia. Così, omaggiando o oltraggiando Gioacchino Rossini, s’era guadagnato l’appellativo sul campo. La bottega di Siviglia era composta da una sola stanza che dava sulla piazza del paese. L’arredamento era modesto, essenziale. Un canapè di legno impagliato, una poltrona in legno con il poggiatesta, uno specchio a muro ovale posto di fronte alla poltrona sovrastava una mensola su cui teneva gli strumenti. I suoi ferri del mestiere erano quelli tradizionali: il rasoio a lama fissa, che ogni quattro o cinque mesi faceva arrotare dall’Asdrubale, un arrotino che girava per i paesi a fare il filo alle lame; una piccola cote dalla superficie levigata su cui versava una goccia d’olio e passava la lama per completarne l’affilatura; la coramella di cuoio, appesa al chiodo, su cui faceva scorrere la lama per ravvivarne il filo; le macchinette tosatrici per i capelli, di grosso e di fino; una catinella d’acqua dotata di un apposito incavo per essere appoggiata al collo, utile a sciacquare il viso al cliente. A differenza del suo aiutanteTullio non amava rapare i clienti. Il taglio a zero era riservato solo a coloro ne facessero specifica richiesta o ai bambini infestati dai pidocchi.

Per tutti gli altri c’era la moda a dettare il taglio: c’era chi preferiva quello all’Umberta, in analogia alla foggia dei capelli di Umberto II° di Savoia ( che poi non era altro del più comune taglio a spazzola ); chi voleva la riga da parte e chi invece la riga in mezzo o un taglio più trasgressivo come quello alla Mascagni. Eseguiva il suo lavoro con scrupolo e passione, attento a non sprecare nulla. Non risparmiava, invece, sulla brillantina. Questa sostanza miracolosa, inventata nel 1928 in Inghilterra, composta da un mix di acqua, oli minerali e cera vergine, veniva spalmata voluttuosamente sulle teste dei suoi clienti. Guai se avesse avuto fra le mani l’americana Brylcreem, quella usata da attori come Humphrey Bogart, Tyrone Power e Fred Astaire: con quella avrebbe frizionato persino le crape pelate. Per le feste di fine anno fu tra i primi a regalare agli amici più affezionati  i calendarietti da tasca profumati. Erano piccoli almanacchi con disegni osé ( per l’epoca) che venivano nascosti nei portafogli per essere poi furtivamente consultati e annusati, quasi fosse quello il profumo del peccato. Insieme a lui lavorava Enea Balzelli – conosciuto come stropacavì – con il compito di servire i clienti che non potevano – per diverse ragioni – frequentare la barberia. Era un barbiere itinerante, lavorava a domicilio e sulla bicicletta trasportava tutti gli attrezzi. Non aveva un granché da portarsi appresso. Il suo corredo, ridotto all’essenziale e infilato nella bisaccia a tracolla, era costituito da un rasoio, un pettine, una vecchia macchinetta per tosare, un paio di forbici, un pennello e una tazza dove scioglieva qualche scaglia di marsiglia  per insaponare il mento e le gote dei clienti. Come arrivava a casa di chi aveva richiesto i suoi servigi, cercava una sedia ed invitava il cliente a sedersi nel caso dovesse farsi radere, oppure lo faceva mettere a cavalcioni della stessa per il taglio dei capelli. Era un vero professionista della rasatura e per fare la saponata versava l’acqua da un fiasco che portava con se nella bisaccia e con uno straccio bianco che teneva in tasca puliva il rasoio dal sapone e dai peli.

Il problema era che il taglio dei capelli di Enea non conosceva le mezze misure e per questo motivo gli avevano cucito addosso l’appellativo di stropacavì, cioè di strappacapelli. Per lui non esistevano la sfumatura alta né quella bassa: appoggiava la macchinetta alla nuca del malcapitato e, rasentando il cuoio capelluto da dietro in avanti, con poche e rapide mosse lo tosava a zero. Se la sua vittima accennava una pur minima protesta, lo guardava con due occhi che esprimevano tutto il suo disappunto e il cliente se ne stava zitto e muto. A sua discolpa va ricordato che in quell’epoca quasi nessuno aveva l’acqua in casa e spesso le fonti erano ben lontane dalle abitazioni e quindi l’igiene dei capelli, e non solo di quelli, lasciava a desiderare. Era così per gli adulti, figurarsi per le criniere dei bambini dove spesso e volentieri si celavano intere tribù di pidocchi. Dunque, il taglio raso zero e i modi bruschi di Enea potevano essere in qualche modo tollerati se non fosse stato per quella vecchia macchinetta che essendo ormai sdentata non tagliava i capelli ma li strappava.

Quando sotto le sue grinfie capitava un bambino, il barbiere errante lo teneva in piedi, stretto tra le ginocchia; con la mano sinistra gli immobilizzava il volto, lasciando alla destra il compito della rasatura. Una vera tortura, grazie ai denti della macchinetta che mordevano la crapa dell’infante. Non era un caso che i bambini lo temessero come il diavolo teme l’acqua santa. I due, nonostante i caratteri diversi, andavano d’accordo e si dividevano di buon grado il lavoro da fare e i modesti guadagni. In fondo, anche tra i più umili il decoro era un punto d’onore e  i due barbieri contribuirono a mantenerlo con i loro tagli e le rasature. E a chi non poteva permettersi quella seppur modesta spesa Tullio ed Enea concessero un illimitato credito nella speranza che un giorno venisse onorato. In caso contrario, pazienza: non sarebbero diventati più poveri di quanto già non fossero.

(Racconto a cura di)

Marco Travaglini

Caffetterie di Torino Paragonate a Libri Celebri: Un Tour da Raccontare

Le strade di Torino sono quotidianamente traboccanti di grandi storie di vita moderna, profumano di
aroma al caffè, e hanno spesso il suono delle pagine sfogliate dei giornali o dei libri.

Come capitoli di un libro, le caffetterie di Torino offrono esperienze uniche, simili alle trame di
celebri opere letterarie. Ognuna di esse racconta una storia avvincente, come se fosse parte
integrante di un romanzo indimenticabile.

Ma se collegassimo le caffetterie più rinomate di Torino a romanzi che hanno lasciato un’impronta
duratura nella letteratura, cosa verrebbe fuori? Scopriamolo!

Farmacia del Cambio: “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen
La Farmacia del Cambio, con la sua atmosfera elegante e raffinata, evoca il mondo di “Orgoglio e
Pregiudizio” di Jane Austen. Come l’eroina Elizabeth Bennet, che naviga tra le complesse dinamiche
sociali dell’Inghilterra del XIX secolo, i visitatori della Farmacia del Cambio si immergono in
un’atmosfera di classe e grazia. La trama del romanzo si svela tra chiacchiere intriganti, proprio come
le conversazioni che potrebbero svolgersi tra le pareti di questo luogo storico.


Caffè Platti: “La Solitudine dei Numeri Primi” di Paolo Giordano
Il Caffè Platti, con la sua eleganza senza tempo, richiama il romanzo di Paolo Giordano, “La
Solitudine dei Numeri Primi”. La trama del romanzo, che segue le vite di due personaggi accomunati
dalla loro singolarità, trova un riflesso nell’atmosfera unica del Caffè Platti. Come i protagonisti del
libro, i frequentatori del Platti sembrano portare con sé un alone di solitudine, avvolti da un’atmosfera
di raffinata melancolia.

Caffè Torino: “Il Grande Gatsby” di F. Scott Fitzgerald
Il Caffè Torino, situato in piazza San Carlo, trasporta i visitatori nel mondo glamour e simile ai
ruggenti anni ’20 de “Il Grande Gatsby”. La piazza stessa diventa un palcoscenico in cui si svolgono
storie di lusso e mistero, riflettendo il fascino ambiguo del romanzo di Fitzgerald. Gli ospiti del Caffè
Torino, sia nel locale che nella Piazza più bella di Torino, si trovano immersi in un’atmosfera di
opulenza e segreti, come se stessero partecipando a una delle feste sfarzose descritte nel libro.


Caffè Gerla: “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry
Il Caffè Gerla, con la sua atmosfera accogliente e familiare, si collega al mondo magico de “Il Piccolo
Principe”. Come il protagonista del libro che visita pianeti lontani, i visitatori del Gerla sembrano
viaggiare in un mondo di storie e incontri straordinari. La trama sottolinea il valore dell’amicizia e
dell’essenziale, elementi che emergono anche nella semplicità e nel calore del Caffè Gerla.

Caffè Elena: “Il Codice da Vinci” di Dan Brown
Il Caffè Elena, con la sua combinazione di modernità e tradizione, ricorda il mistero e l’intrigo de “Il
Codice da Vinci”. I visitatori possono sentire l’energia della scoperta mentre sorseggiano il loro caffè,
proprio come i protagonisti del romanzo di Dan Brown. L’atmosfera del Caffè Elena sembra essere
permeata da segreti nascosti e simboli enigmatici, invitando i clienti a immergersi in un mondo di
conoscenza e avventura.

Caffetteria al Bicerin: “Storie di Straordinaria Follia” di Charles Bukowski
La Caffetteria al Bicerin, con la sua atmosfera unica e il celebre Bicerin, evoca lo spirito ribelle e
anticonvenzionale di Charles Bukowski in “Storie di Straordinaria Follia”. Come i racconti di Bukowski
che esplorano la vita marginale e le eccentricità umane, la Caffetteria al Bicerin offre un rifugio per
coloro che cercano un’esperienza fuori dagli schemi, dove l’arte del caffè si intreccia con le storie più
stravaganti.

Baratti & Milano: “Colazione da Tiffany” di Truman Capote
Il Baratti & Milano, con la sua eleganza e la raffinatezza delle sue creazioni, ci trasporta nel mondo
glamour di “Colazione da Tiffany” . Come Holly Golightly, che ama immergersi nella bellezza e nel
lusso, i clienti del Baratti & Milano possono gustare prelibatezze squisite e caffè pregiato in un
ambiente che evoca lo stile e l’eleganza della protagonista di Capote.

Bar Zucca: “Gossip Girl” di Cecily von Ziegesar
Il Bar Zucca, emerge come il luogo ideale per chiunque sia in cerca di glamour, stile e un pizzico di
mistero. Questo affascinante caffè può essere paragonato, in molti aspetti, al mondo scintillante e
intrigante dei romanzi di “Gossip Girl”. Analogamente al legame dei personaggi di “Gossip Girl” con
l’alta società di Manhattan, il Bar Zucca diventa un punto di riferimento per l’alta società torinese. I
clienti, come veri e propri protagonisti di una trama sociale sembrano celare dietro un sorriso
enigmatico segreti e intrighi che si svelano solo sotto la luce soffusa del locale e sorseggiando caffè o
cocktail.

Caffetteria Mulassano: “L’Età dell’Innocenza” di Edith Wharton
La Caffetteria Mulassano, con la sua atmosfera un po’ da ruggenti anni ’20, ci riporta nell’era
aristocratica di “L’Età dell’Innocenza” di Edith Wharton. Come i personaggi del romanzo che navigano
tra convenzioni sociali e desideri proibiti, i visitatori del Mulassano possono sperimentare
un’atmosfera intrisa di nostalgia e eleganza, dove ogni dettaglio sembra raccontare una storia di
amori intensi e complicati.

Pasticceria Ghigo: “La Fabbrica di Cioccolato” di Roald Dahl
Come Willy Wonka crea cioccolato magico nella sua fabbrica, la Pasticceria Ghigo si distingue per
l’arte impeccabile nella creazione di incantevoli e squisiti dolci. Questa Pasticceria e Caffetteria è un
richiamo all’opera “La Fabbrica di Cioccolato” di Roald Dahl. Entrare nella Pasticceria Ghigo è come
aprire la porta della Fabbrica di Cioccolato: una varietà di delizie esposte come tentazioni irresistibili.
La selezione accurata di dolci e cioccolatini diventa la chiave per accedere a nuovi mondi di sapori,
così come i biglietti d’oro di Dahl erano la chiave per entrare nella fabbrica di Wonka.

Le caffetterie di Torino possono davvero diventare pagine di romanzi celebri, offrendo esperienze che
vanno ben oltre il semplice atto di bere un caffè. Ogni luogo, con la sua atmosfera unica e la sua
storia intrisa di cultura, si collega a romanzi che hanno plasmato la letteratura mondiale, creando un
connubio tra arte, gusto e narrazione che rende ogni visita un viaggio attraverso le pagine di storie
senza tempo.

Noi abbiamo sperimentato così, la prossima volta che entrerete in uno dei caffè celebri della città
torinese, provate anche voi e immaginate le opere che più vi sono care.

CRISTINA TAVERNITI

La Magia del Natale a Nichelino

Grande novità, la 1° edizione del Presepe Vivente (16 dicembre)

Dall’8 dicembre 2023 al 6 gennaio 2024 torna La Magia del Natale a Nichelino. Nelle principali piazze e vie cittadine luci e addobbi natalizi, decorazioni granny in piazza Di Vittorio e Albero granny in piazza Camandona. Grande novità, la 1° edizione del Presepe Vivente il 16 dicembre.

L’intero programma è disponibile su https://comune.nichelino.to.it/2023/11/27/la-magia-del-natale-a-nichelino-2023/

Sabato 16 dicembre, dalle 15.00 alle 22.00, il Borgo Antico di Nichelino si trasformerà nella Betlemme di duemila anni fa. Per la prima volta il centro storico di Nichelino sarà avvolto dalla magica atmosfera natalizia del Presepe Vivente.

Nichelino dedica a Italo Calvino il nuovo murales di via Torino

Luogo via Torino, all’altezza del civico 179/181, è nato un nuovo murales. Questa volta la dedica è a Italo Calvino nel centenario della nascita, al suo capolavoro “Il Barone rampante” per l’esattezza.

Città di Nichelino online:

Web www.comune.nichelino.to.it

Facebook https://www.facebook.com/Cittanichelino

Arriva il freddo!

IL TORINESE… CON LA CODA

Per gli amanti dell’inverno, della montagna e della neve, inizia finalmente la stagione preferita. Questo è valido anche per alcune razze canine. Se pensiamo a cani nordici, come i Siberian Husky, o gli Alaskan Malamute, la cosa pare ovvia, ma il freddo piace moltissimo anche ai cani da caccia, o da pastore. Correre e giocare al freddo è un’attività molto divertente per la maggior parte dei pelosi caninI. Occorre ovviamente avere qualche accortezza. Se fa freddo, il cane deve avere la possibilità di muoversi, gli serve per scaldarsi. Non tenete il cane fermo o legato per troppo tempo se le temperature sono basse, neanche con il cappotto. Se c’è neve o ghiaccio, fate attenzione ai geloni che si formano tra le dita, in particolare nei cani a pelo lungo, in cui è più difficile accorgersene. Quando tornate a casa, o in un posto caldo, aiutatelo a staccare il ghiaccio dalle zampe.
Può succedere che, con il freddo ed il ghiaccio, i polpastrelli si screpolino, al punto tale di ulcerarsi. Vale la pena applicare, meglio se preventivamente, delle pomate per ammorbidire la cute e se ferita, disinfettarla. Se il cane permane al freddo per  molte ore, somministriamo lui una dieta più energetica, il consumo calorico infatti aumenta con l’abbassarsi delle temperature.
Se invece il nostro cane odia il freddo, e quando esce si paralizza, pensiamo a quei cagnolini con il pelo corto, ricordiamoci di coprirlo e in ogni caso, di non tenerlo fermo troppo a lungo. Allo stesso tempo, ricordiamoci anche che esistono razze di taglia piccola che arrivano dal freddo, come il Volpino di Pomerania che può evitare il cappottino e correre.
Poi c’è il gatto, che quando fa freddo ama stare sotto le coperte, ma quello è un altro capitolo.
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Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

Cremazione? Sì, forse, dipende

In una società in forte espansione (complessivamente sul pianeta siamo quasi 8 miliardi) il problema di seppellire i defunti diventa rilevante. Pensiamo soltanto a periodi di epidemie, durante i quali il numero di sepolture supera quello delle estumulazioni, che costringono a costruire (e, prima, progettare e reperire i fondi) nuovi luoghi di sepoltura.

La cremazione, l’interesse verso la quale è notevolmente aumentato negli ultimi due decenni, sembrerebbe essere la soluzione ottimale: minori spazi (una celletta ha dimensioni ridottissime rispetto al tradizionale feretro), l’urna non richiede esumazioni dopo un tot numero di anni (solitamente la concessione della celletta è di 99 anni, contro i 10-15 delle inumazioni ed i 50 delle tumulazioni).

Vi sono tuttavia due ordini di problemi.

Primo problema: perché la salma possa essere cremata occorre che tutti gli eredi siano d’accordo (è sufficiente che uno solo sia in disaccordo e non si può procedere) ragion per cui molti preferiscono affidare la loro volontà ad una Associazione apposita che, se dotata di personalità giuridica, agisce da esecutore testamentario (tizio aveva espresso la volontà di essere cremato, quindi si procederà in tal senso).

Secondo problema: la Chiesa cattolica, sebbene pochi ancora seguano le sue indicazioni, accetta la cremazione ma non la dispersione delle ceneri né, tantomeno, che queste vengano utilizzate per creare diamanti sintetici, souvenir ecc.

Riguardo la volontà testamentaria, come ho scritto, è sufficiente iscriversi alle apposite associazioni e il problema è risolto.

Per quanto riguarda il secondo problema la cosa si complica. La Congregazione per la dottrina della fede, cioè quell’ente vaticano che fino al 1965 si chiamava “Sant’Uffizio” e che mandò tanti oppositori alla graticola (Savonarola, Giovanna d’Arco, Giordano Bruno, Finnicella) oppure al confino (Galileo Galilei),nell’istruzione Ad resurgendum cum Christo ha stabilito che “Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.”

Ma ciò che maggiormente perplime è che nell’istruzione succitata è chiaramente indicato che “[..] per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione. [..] Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana si devono negare le esequie, a norma del diritto”.

In altre parole, il sacerdote che venga a conoscenza dell’intenzione degli eredi di disperdere le ceneri nel roseto della rimembranza o nel mare o, semplicemente, di portare a casa l’urnetta cineraria (salvo “circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale”) potrà rifiutarsi di celebrare il funerale religioso; per meglio inquadrare la situazione va ricordato che l’ex Sant’Uffizio riabilitò Galileo Galilei soltanto dopo circa 360 anni dalla condanna per eresia, 31 anni fa, quando ormai le sue tesi erano accettate da secoli dagli scienziati di tutto il mondo.

Il problema dello spazio, sempre più necessario per costruire nuovi luoghi di sepoltura, i costi richiesti agli eredi per la concessione di un loculo ed il rischio biologico sempre presente in una sepoltura, specie quando vi sia in corso una epidemia (peste, colera e covid insegnano) sono evidentemente sconosciuti in piazza del Sant’Uffizio al punto che non possono essere addotti come motivi per infrangere l’istruzione del 2016.

L’istruzione vaticana non pare toccare particolarmente i fedeli stante che le cremazioni sono aumentate nel 2022 del’1,22% rispetto all’anno precedente e sono in continua ascesa.

Quel che lascia maggiormente perplessi è che molte persone chiedono l’estrema unzione, la benedizione della salma, mettono questa in un feretro con sui lati il bassorilievo di San Pio, chiedono il funerale cattolico ma nascondono l’intenzione di disperdere le ceneri perché la Chiesa è contraria.

I farisei erano dilettanti al confronto.

Sergio Motta

La laurea di Sara è il regalo più bello

1 dicembre 2023: la già dottoressa Sara Tosetto diventa Dottoressa magistrale in Economia e Management. Sistemi d’ innovazione in Italia: analisi del trasferimento tecnologico. Relatore prof. Meak Guido imprenditore e professore. Voto 108 su 110. Ovviamente Tesi di laurea sperimentale. Direi proprio il massimo dei massimi. Contento? Ho toccato il cielo con un dito.
Si dice così ma non raffigura appieno cosa un padre prova per i propri figli, in questo momento. Ripeto sempre ad amici e parenti: sono un uomo fortunato ed il mio ipotetico esistenziale conto economico è fortemente in attivo grazie alle mie figlie. Il momento più entusiasmante quando Sara esponeva la sua Tesi. Come si dice : dietro una grande figlia ci sono dei grandi genitori dietro. In particolare la mamma, nonché mia moglie Paola Riceputi. Per anni l’ha seguita passo passo. Ieri a Scienze Politiche indirizzo internazionale dell Università Roma  tre ed in questi due anni a Torino. Ti sono riconoscente Paola oltre modo. Alla fine non mi invento nulla rubando le parole di nostra Figlia Sara.
Ringrazio la mia famiglia, in particolare mia mamma e mio papà,  mio punto di riferimento da sempre.  Grazie per il continuo appoggio, sostegno e profonda pazienza che avete nei miei confronti da 26 anni. La certezza di poter contare sempre su di voi mi ha dato forza nei momenti più difficili.
Grazie.  Grazie per essere la coppia più incasinata e forte che io conosca,  per tutto l’amore che date e mi fate sentire ogni giorno.
Non sarei quella che sono senza di voi.
Grazie a mia sorella Alice, mio modello da seguire da quando sono piccola. Grazie ad Antonella e Giorgio per essere i miei zii acquisiti. E grazie a tutti voi cinque per essere stati in grado di costruire una famiglia allargata che si vuole bene e si sostiene.  Solo ora che sono grande capisco quanto sia difficile e quanto siamo fortunati.
La mamma ed io possiamo solo aggiungere:
Grazie Sara di esistere.
PATRIZIO TOSETTO

Yoga in Gravidanza: 3 Semplici Pose da Eseguire a Casa

YOGA SENZA BARRIERE

L’esperienza della gravidanza può essere arricchita attraverso la pratica dello yoga, offrendo benefici sia fisici che mentali.

Durante questo periodo, la consapevolezza del corpo diventa cruciale e le pose yoga possono aiutare a mantenere flessibilità, forza e calma.

  1. Cat-Cow Pose (Posizione della mucca e del gatto): Inizia a quattro zampe con le mani sotto le spalle e le ginocchia sotto i fianchi. Inspira mentre sollevi il mento e cava leggermente la schiena. Poi respira mentre curvi la schiena verso l’alto, portando il mento verso il petto. Alterna questi movimenti in modo fluido, coordinando il respiro con il movimento della colonna vertebrale.

  2. Gentle Warrior Pose (Posizione del Guerriero Dolce): Da una posizione eretta, allarga leggermente le gambe. Piega il ginocchio anteriore, mantenendo il tallone posteriore a terra o sollevato per maggiore stabilità. Solleva le braccia verso l’alto, mantenendo le spalle rilassate. Mantieni la posizione per alcuni respiri e ripeti dall’altro lato.

  3. Posa della farfalla: Siediti a terra con la schiena dritta e unisci le piante dei piedi. Afferra i piedi con le mani e spingi leggermente verso il basso sulle ginocchia per aprire l’anca. Mantieni la posizione respirando profondamente e puoi anche inclinarti leggermente in avanti per un maggior stiramento.

    Ricorda di ascoltare il tuo corpo, non forzare le posizioni e fare attenzione a qualsiasi sensazione di disagio. Consulta sempre il tuo medico prima di iniziare qualsiasi nuova pratica durante la gravidanza.

    Namasté @odakawithserena

    SERENA FORNERO

La legge della risonanza

Energia, frequenze, vibrazione nell’Universo.

“Se vuoi scoprire i segreti dell’Universo, inizia a pensare in termini di energia, frequenza e vibrazione” diceva Nikola Tesla. E’ quello che dice la Legge della Risonanza secondo cui attiriamo nella nostra esistenza situazioni e persone che “vibrano” alla nostra stessa frequenza, che sono in risonanza, appunto, con il nostro campo energetico. Cosa vuol dire? Il significato è sostanzialmente che due cose simili si attirano e si amplificano. Due cose differenti si respingono.

Questa legge è sempre attiva e il  concetto che veicola è che ogni situazione viene attratta e creata da noi. Questo non avviene, ovviamente, attraverso la nostra parte cosciente, ma nel nostro inconscio (quella parte della nostra psiche che ha una vita propria e si esprime, per esempio, attraverso i sogni) e ciò legittima il fattoche nessuno vuole consapevolmente attirare a sé eventi negativi.

La legge della Risonanza, o dell’ attrazione, fa parte delle 7 leggi universali, alcune abbastanza conosciute come per esempio quella del karma, o causa  ed effetto, che dice che” ogni azione genera un’energia stabilita, che con la stessa intensità ritorna al punto d’origine”.

La Fisica Quantistica ci spiega che l’universo è uno spazio di infine possibilità e che i nostri pensieri sono potenziali realtà che potrebbero avverarsi. Tutto è collegato, tutto è connesso e il caso non esiste. La legge dell’attrazione ci conferma  proprio questo, che siamo responsabili della nostra vita al 100%, che l’energia si dirige dove poniamo la nostra attenzione, che attraiamo gli eventi e le persone che sono sulla nostra stessa lunghezza d’onda, in coerenza con il nostro campo magnetico.

Inoltre, secondo questo codice universale, un’ altissima percentuale (oltre il 90%) di ciò che siamo come pensieri, desideri e convinzioni alberga nel nostro inconscio e ciò che arriva nella nostra vita  corrisponde solo  a ciò che ci è destinato. Quest’ultimo punto è importante per accettare che non otterremo sempre quello che vogliamo  a livello cosciente e che attrarremo, invece, quello su cui si focalizza la nostra anima, il nostro profondo e non il nostro ego. E’ necessario collocarsi in una posizione di apertura e fiducia che ci mette in risonanza con ciò che siamo veramentespostandoci da quell’altra che, invece, ci fa fare richieste coscienti e, spesso, non corrispondenti a quello a cui siamo destinati. La Legge della Risonanza non è una tecnica, la bacchetta magica non c’entra e una questione energetica che ci porta a ricevere quello che è veramente il bene per noi. Il “chiedere, credere e ricevere” deve corrispondere ad un profondo contatto con noi stessi e deve superare molte di quelle convinzioni limitanti che gestiscono la nostra vita. Prendendoci cura dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e cercando di capire ciò che veramente siamo, le nostre frequenze capteranno le vibrazioni in piena risonanza con il nostro io, quello vero,  e attrarranno persone e cose in sintonia con noi e ciò a cui siamo davvero destinati.

Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filosofia. Questa è fisica”. Albert Einstein

MARIA LA BARBERA

Storie di cioccolato

DA PLATTI 1875  CLARA E GIGI PADOVANI INCONTRANO EVI POLLIOTTO

3 dicembre ore 11 | Caffè Platti, Corso Vittorio Emanuele II, 72

Per tutti gli amanti del cioccolato l’appuntamento è domenica 3 dicembre da Platti 1875, uno dei caffè più antichi e affascinanti d’Italia.

Alle ore 11 Clara e Gigi Padovani incontrano la Pastry Chef Evi Polliotto in un goloso dialogo che parte dal nuovo libro della coppia di critici gastronomici “Storie di Cioccolato”.

Il cioccolato è di casa in Piemonte. Almeno dal Settecento, quando a Torino nascono i primi artigiani fornitori della Real Casa Savoia. E non c’è cornice più suggestiva per raccontare queste storie delle sale di Platti dove, tra stucchi e specchi, veniva a leggere Luigi Einaudi e a scrivere Cesare Pavese che incontrava qui l’editore Giulio Einaudi.

Accompagnati da Evi Polliotto gli autori racconteranno le vicende che hanno portato Torino a diventare capitale italiana del cioccolato, narrando la storia dei tanti «cioccolatai» che hanno dato vita a quest’eccellenza regionale.

Una chiacchierata con il pubblico, sorseggiando cioccolata calda in tazza, uno dei must della carta del locale, per scoprire i segreti del cioccolato gianduja di Platti.