ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 741

Parole oltre il tempo

NAPOLEONE MORTERievocazione degli ultimi atti di vita dei grandi del passato

 

La Socrem organizza da molti anni in occasione della ricorrenza dei defunti l’iniziativa “Parole oltre il tempo” a cura dei cerimonieri della Società per la Cremazione di Torino. Si tratta di un momento d’incontro fra tutti coloro che desiderano ricordare collettivamente i propri cari. In questo incontro, letture di brani tratti dai classici e sonorizzazioni in sottofondo costituiscono un invisibile e essenziale supporto nel passaggio dalla solitudine del dolore alla condivisione del conforto.

 

In occasione della Commemorazione dei defunti la tradizionale cerimonia “Parole oltre il tempo” si terrà il 1° novembre alle ore 15.30 nella Sala del Commiato del Tempio Crematorio in Corso Novara 147/B. Attraverso  alcune letture tratte dai classici dell’antichità greca e latina i cerimonieri Socrem rievocheranno  gli ultimi atti di vita dei grandi del passato.

I paliotti, questi (non più) sconosciuti

Un’iniziativa che si è articolata in quattro province e si chiude a Torino per fare conoscere i rivestimenti decorativi che si ponevano avanti agli altari

 

paliotto

Paliotti – Scagliole intarsiate nel Piemonte del Sei e Settecento è il titolo che chiude mercoledì 29 ottobre, a partire dalle ore 14.30,  a Torino nel salone degli Svizzeri di Palazzo Chiablese, il progetto “Sulle tracce dei Solari”, curato dall’Associazione culturale Pentesilea, dall’Associazione Idea Valcerrina e dall’Associazione Municipale Teatro e l’Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvario. Occorre però precisare cosa sono i paliotti, termine non conosciuto proprio a tutti, quanto riservato agli addetti ai lavori. Si indica il rivestimento decorativo del fronte dell’altare, in uso nel Medioevo.

 

I paliotti potevano essere mobili o fissi: i primi erano realizzati in materiale vario ed erano cambiati a seconda della liturgia, i secondi, erano realizzati in marmo oppure, come accade in molte chiese piemontesi, in un materiale più povero quale la scagliola. Questi poi si diffusero in diverse aree del Piemonte e la loro produzione era spesso a cura di maestranze provenienti dalla Lombardia o dalla Svizzera. All’incontro dopo l’introduzione di Gian Paolo Bardazza, presidente di Idea Valcerrina, interverranno Annamaria Giuseti su “Fortuna della scagliona nel Settecento toscano”, Effi Rusch “Scaglione dei Solari di Torino”, Alessandra Lanzoni e Sofia Uggè “Paliotto ritrovato. L’intervento di restauro sul paliotto in scagliola del San Francesco di Cuneo”, Giuseppe Dardanello su “Scagliole intarsiate: elaborazione e consumo dell’invenzione decorative”, Elena di Majo su “Dalla ricerca alla divulgazione. Sulle tracce dei solari”.

 

L’appuntamento di Torino chiude il progetto “Sulle tracce dei Solari”, iniziato a luglio con la visita a 7 chiese di Monferrato, Astigiano e Vercellese che contengono i paliotti di scagliola realizzati dalla bottega dei Solari, famiglia lombarda attiva in Piemonte dall’inizio del Settecento.  Tutto ha preso le mosse da una ricerca avviata nel 2011 dalla Diocesi di Casale Monferrato e dall’Associazione Idea Valcerrina con la collaborazione dell’Università degli Studi di Torino e le Soprintendenze ai Beni storici ed ai Beni architettonici del Piemonte. Inoltre si sono tenuti anche un convegno ed uno spettacolo teatrale “Tre once di colla tedesca”, andato in scena a Torino il 10 ottobre ed a Moncalvo il 19 ottobre.

 

Massimo Iaretti

 

 

 

Preghiere di artisti “visionari”

MONTAGNA PIEMONTEDaniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale ha ricordato l’importanza della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico, inteso anche come motivo di rilancio economico e sociale del territorio

 

Luogo mistico e religioso, nonchè patrimonio storico-architettonico straordinario del Piemonte, regione di cui è monumento simbolo. La Sacra di san Michele, a Sant’Ambrogio di Torino, ospita la mostra “Preghiere d’Artista”, collettiva d’arte contemporanea che si tiene dal 26 ottobre al 26 novembre.

 

L’iniziativa  presenta  quarantasei opere di pittori e scultori attivi in Piemonte  nel novecento, scelti  dalla curatrice, la giavenese Concetta Leto,  a rappresentare il tema della spiritualità, fra santi, paesaggi, nature morte e scene di fede.

 

Significativa la presenza di artisti  del gruppo Surfanta e le opere di Lorenzo Alessandri,  l’artista giavenese che scelse il  nome Surfanta per fondare il movimento formato dai pittori fantastici e visionali quali Abacuc, Camerini, Colombotto Rosso,  Ponte Corvo, Macciotta, Molinari e il cui tracciato artistico è stato in questi anni oggetto di  valorizzazione e conoscenza attraverso diverse iniziative.

 

Accanto a loro  la collettiva  propone altri grandi maestri scomparsi come Mazzonis, Tabusso, Jervolino e Albano e   presenze artistiche capaci e virtuosi  fra loro valsangonesi e giavenesi  affermatisi in questi decenni: il simbolista Bruno Fassetta, l’informale Giorgio Flis, il suggestivo Marco  Pauluzzo e il ceramista Giulio Vigna.

 

Presenti all’inaugurazione Don Claudio Massimiliano Papa, Vittorio Sgarbi e Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale che ha ricordato l’importanza della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico, inteso anche come motivo di rilancio economico e sociale del territorio.

 

 

Visionari in Piemonte

di Vittorio Sgarbi

 

Meritoria l’impresa di Concetta Leto che, a distanza di anni, approfondisce e perfe- ziona il mio remoto obiettivo di dare corpo e anima a un’ “arte segreta” (da lei perti- nentemente  evocata come l’arte Deus absconditus), risarcendo la storia lacerata e obliata del movimento “Surfanta”. L’amore più impegnativo e finora esclusivo per Lorenzo Alessandri, che del movimento fu il principale animatore, si apre a curiosi- tà finora marginali per gli artisti che gli furono vicini e che a quell’immaginario surreale e misterioso diedero volti diversi, a volte più estatici o naturalistici o onirici che esoterici.
L’esoterico è la cifra gloriosa e soddisfatta di Alessandri, come mostra il dipinto Medico condotto, pertinente  al pretesto  dell’occasione: la mostra  “Preghiere d’artista” nella tetragona e invincibile Sacra di San Michele, dove tutto pare evocare sublimi estasi visive e spirituali. Intorno ad Alessandri vi sono i vicini, gli amici, a partire da Colombotto Rosso che si è innalzato verso più alti cieli dal romitorio di Camino Monferrato, e la cui ricerca è sempre stata un viaggio interiore,  un percorso  dell’anima, come rivela anche l’Assunzione esposta alla Sacra di San Michele. Il più stretto compagno di vita e di idee, ancora attivo, è Abacuc, Silvano Gilardi, dotato di una tecnica perfezionatissi- ma, attraverso la quale dà consistenza di realtà ai suoi sogni, in una dimensione panica della grande madre terra, di respiro witmaniano. Tra i firmatari del primo manifesto di “Surfanta” va ricordato  Lamberto Camerini,  fedele allievo di Italo Cremona.  Al gruppo di “Surfanta” apparteneva  anche, come un giocoliere o un acrobata in un circo, Mario Molinari, fantasista anche nell’arte severa della scultura. Altro compagno di strada, appartato e solitario, è Bruno Schwab, così tecnicamente dotato, senza rinunciare alla libertà della fantasia, da dichiararsi, con finta ironia, maestro  falsario, come si vede nella composizione  in mostra.  Assai originale è anche l’esperienza di Giorgio Flis, partito realista e arrivato informale, con gusto e sensibilità, come si vede nel volto di Cristo. Tradizionalista invece, e neo quattro- centesco nella tradizione della ceramica giapponese raku, è Giulio Vigna.
Al di là degli stretti  confini  del movimento  “Surfanta”, la Leto registra  anche l’esperienza diversa e in diversi modi virtuosa, di artisti solitari, primo fra tutti Ottavio Mazzonis, spontaneamente dotato, ultimo erede della grande tradizione italiana che culmina in Tiepolo, dal quale Mazzonis sembra prendere il testimone. E, da lui, a un paesaggista arcaico e vibrante, Francesco Tabusso, che nel suo Paesaggio d’inverno fissa forse per l’ultima volta, un’ingenuità contadina.  Ma poi inizia a percorrere sentieri solitari riallacciando i fili dei compagni di strada dell’amato Alessandri.
Era accaduto anche a me, quasi per caso, di andare a cercare una pala d’altare nel Canavese, a Coassolo, oltre Lanzo torinese. E una persona gentile, cui chiedevo informazioni, mi aprì casa per mostrarmi le opere di un altro, a me sconosciuto, sodale di Alessandri: Giovanni Maciotta, la cui arte, sottile e sontuosa, è ben docu- mentata dalle esotiche Ortensie in mostra.
A partire da qui il cammino segreto della Leto indica sconosciute meraviglie, dal Dirupo di Agropoli di Raffaele Ponte Corvo, grafico vertiginoso, al San Francesco, come estratto da una cava, di Sergio Albano, allievo del romantico Gregorio Calvi di Bergolo. Ad essi si aggiungono i taccuini di viaggio di un architetto colto e sognato- re, in una Mesopotamia del cuore, Andrea Bruno, più a casa sua a Bamyan che nella Torino talebana di oggi.
Sono risarcimenti di una storia lacerata, prima che la Leto si cimenti nella proposta, spesso sorprendente, di giovani artisti di grande mestiere e originalmente visionari. Ancora nel clima di “Surfanta”, ormai evaporato in essenze, si possono registrare Davide De Agostini e Bruno Fassetta, estremi simbolisti.
Con loro, esotico e tellurico, in equilibrio fra Calandri e Tommasi Ferroni, sta un altro sognatore: Walther Jervolino.
Propriamente neosurrealisti possono essere considerati Rocco Forgione, narratore di favole, un immaginario infantile, e Marco Pauluzzo che sembra ripartire, nelle suggestioni musicali, dal poetico e dimenticato Luigi Zuccheri.
Eccellenti nel disegno si rivelano Luciano Spessot, con riflessioni sugli antichi mae- stri, e Sandro Lobalzo, di cui si apprezza la vena intimistica sulla scia crepuscolare di Mario Calandri.  Ma autentiche  rivelazioni sono il raffinato scultore Gabriele Garbolino Rù, ideale allievo di Adolfo Wildt, in un composto espressionismo,  e Vinicio Perugia, paesaggista solitario, le cui origini di Fabriano spiegano l’affinità della pittura  a olio con la paziente opera a bulino dell’incisore Roberto Stelluti, fabrianese, e di poetica affine.
Il percorso ordito dalla Leto è assolutamente originale. A partire dal nucleo di “Sur- fanta” indica una peculiare dimensione visionaria, anche nella prevalente matrice realistica che sembra caratterizzare tutti  gli artisti ricordati,  originari o attivi in Piemonte, come patria elettiva, tra densi pensieri e sogni.

Li osserviamo con gratitudine.

 

Amici di Lazzaro: no alla tratta delle nigeriane

Lo studio contiene dati significativi e una analisi sulla situazione delle nigeriane: 289 sono sfruttate

 

nigeria

L’associazione Amici di Lazzaro www.amicidilazzaro.it, rende noto il proprio Rapporto annuale sulla tratta e sfruttamento. Lo studio contiene dati significativi e una analisi sulla situazione delle nigeriane a Torino e provincia. Sono state incontrate oltre 369 ragazze e donne nigeriane, di queste, ben 289 risultano sfruttate e sotto ricatto di “Maman” (sfruttatrici) o di “Bros” (sfruttatori).

 

Ecco il link per visionare nel dettaglio il  “Rapporto 2014 sulla tratta e sfruttamento delle nigeriane a Torino e provincia”.

 

http://www.amicidilazzaro.it/wp-content/uploads/2014/10/RAPPORTO-2014-sulla-tratta-nigeriana-in-torino-e-provincia.pdf

Il bus “leghista” di Borgaro-Alabama

parksIl fatto è che gli amministratori (di Borgaro, non di Montgomery) hanno dalla loro la  stragrande maggioranza dei passeggeri del bus. I cittadini sono stufi delle prevaricazioni dei nomadi che salgono a bordo. Contro la corriera razzista (di Montgomery, non di Borgaro) si sollevò persino Martin Luther King. Nel caso nostrano ci si dovrà accontentare delle reazioni di Chiamparino e Fassino

 

“Ah, se ci avessimo pensato noi…”. Devono aver ragionato  così, in casa padana, appresa la notizia che il sindaco – Pd, per giunta – di Borgaro torinese ipotizza un bus per i borgaresi doc e uno per i rom. Rigorosamente separati. Da Salvini a Calderoli le dichiarazioni leghiste sono tutte dello stesso tenore: “Se lo avessimo anche solo immaginato noi ci avrebbero crocifissi”.

 

In effetti, l’idea (“una provocazione”, ha detto lui) del sindaco dem della cittadina torinese Claudio Gambino, in piena sintonia con il suo assessore ai trasporti di Sel, Luigi Spinelli, di chiedere a Gtt di sdoppiare la linea dell’autobus 69, diretto dalla periferia torinese a Borgaro, suscita interrogativi e considerazioni. Il Pd non è più buonista e politically correct come una volta? Non sa un po’ di razzismo la pensata del sindaco?

 

Il parallelo sarà un po’ forzato, ma la vicenda ricorda vagamente lo storico 1º dicembre del 1955 , quando la donna di colore Rosa Parks (nella foto) venne arrestata con l’accusa di aver violato le leggi sulla segregazione, a Montgomery, in Alabama,  poichè si era fermamente rifiutata di alzarsi dal suo posto quando un bianco glielo aveva chiesto.  Dal 5 dicembre di quell’anno, le autorità decisero che nessun nero avrebbe più  potuto utilizzare gli autobus.

 

Il fatto è che gli amministratori (di Borgaro, non di Montgomery) hanno dalla loro la  stragrande maggioranza dei passeggeri del bus. I cittadini sono stufi delle prevaricazioni dei nomadi che salgono a bordo. Contro la corriera razzista (di Montgomery, non di Borgaro) si sollevò persino Martin Luther King. Nel caso nostrano ci si dovrà accontentare delle reazioni di Chiamparino e Fassino.                                                      

                                                                                                                                                                                                                                                 Ghinotto

                                                                                                   

Il Corecom in web conference

corecomInteragendo con gli Uffici relazioni con il pubblico (Urp), presenti sul territorio piemontese, è ora possibile dirimere le controversie in ambito di telecomunicazioni via web, permettendo al cittadino di rivolgersi alla sede Urp più vicina alla propria residenza

 

Il Comitato regionale per le comunicazioni del Piemonte (Corecom) ha inaugurato il 23 ottobre, presso la sede di via Lascaris 10, un nuovo servizio a disposizione dei cittadini: la web conference.

 

Nell’ambito del progetto “Il Corecom in rete” è stata messa a punto l’udienza telematica: interagendo con gli Uffici relazioni con il pubblico (Urp), presenti sul territorio piemontese, è ora possibile dirimere le controversie in ambito di telecomunicazioni via web, permettendo al cittadino di rivolgersi alla sede Urp più vicina alla propria residenza.

 

“È un prodotto straordinario – ha dichiarato Mario Laus, presidente del Consiglio regionale – che permette all’Istituzione di entrare direttamente nelle case dei cittadini, riducendo le distanze tra amministrazione e utente”.

 

La sperimentazione dell’udienza decentrata, che si avvale dell’ausilio di un  computer e di un tablet per la firma grafometrica, ha preso il via nella sede Urp di Alessandria e, a breve, saranno coinvolti anche gli uffici di Cuneo, Novara, Verbania, Asti, Biella e Vercelli.

 

“La web conference – ha affermato Bruno Geraci, presidente del Corecom Piemonte – è un passaggio fondamentale per risolvere le controversie risparmiando tempo e denaro, garantendo ai cittadini trasparenza e snellimento delle procedure”.

 

Il servizio di conciliazione delle parti, nelle controversie tra utenti e operatori delle comunicazioni, è gratuito. La prossima udienza è prevista per il 27 ottobre a Cuneo.

 

http://www.cr.piemonte.it/cms/organismi/corecom.html

Se il verde cambia economia e società

PAVInsieme alle opere e alle installazioni, la mostra comprende una vasta serie di illustrazioni e campioni vegetali

 

Prosegue al PAV, parco di arte vivente di via Giordano Bruno angolo corso Bramante a Torino la mostra collettiva curata da Marco Scotini che  intende indagare le implicazioni storiche e sociali del mondo vegetale alla luce della sempre più frequente rivendicazione del “verde” quale agente di cambiamento dei processi economici in atto e la crisi attuale. Articolata sul doppio registro di storia e attualità, Vegetation as a political agent mette insieme, e sullo stesso piano, interventi artistici e architettonici di tredici artisti internazionali. Insieme alle opere e alle installazioni, la mostra comprende una vasta serie di illustrazioni e campioni vegetali, materiali di archivio e manifesti prodotti in un ampia varietà di contesti culturali differenti.

 

(www.piemonteitalia.eu)

L’universo di Cecily Brown è arte pura

Famosa per le grandi tele dalla forte carica erotica, in realtà il suo universo creativo è molto più ampio e profondo e l’allestimento torinese diventa allora un’occasione unica, da non perdere per ammirare la versatilità di cui è capace

 

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E’ una delle pittrici contemporanee più affermate del pianeta, i suoi quadri sono esposti nei musei  più prestigiosi ed hanno quotazioni che spesso si aggirano sui 5 zeri; ora da New York arriva a Torino l’arte di Cecily Brown, alla Gam, dal 17 ottobre al 1° febbraio 2015. Ed è la sua prima grande retrospettiva museale italiana, curata da Danilo Heccher, molto più esaustiva della precedente anteprima romana nel 2003.

 

Famosa per le grandi tele dalla forte carica erotica, in realtà il suo universo creativo è molto più ampio e profondo e l’allestimento torinese diventa allora un’occasione unica, da non perdere per ammirare la versatilità di cui è capace. Negli spazi di Underground Project è notevole il corpus di lavori che ripercorre l’intero arco della sua carriera: 18 dipinti, scelti tra i capolavori di grandi e grandissime dimensioni, anche fino a 5 metri di arte pura; 24 opere su carta, da considerare lavori del tutto indipendenti e non semplici bozzetti, in cui ha usato tecniche diverse (dall’acquerello alla matita, dall’inchiostro alla guache); oltre a 7 monotipi.

 

La sua è un’arte complessa, sospesa tra astrazione e tratti figurativi, connotata da pennellate potenti, colori che esplodono. Lei sostiene che l’erotismo esplicito dei primi tempi ora è più sfumato, sottile e mentale. Molte suggestioni le arrivano da lontano. Si  notano echi di grandi artisti del passato, della statura di El Greco, o del 900 come De Kooning, Pollock e Kokoschka: lei  rielabora ed attinge anche dalla vita che la circonda, da musica, cinema, letteratura, libri per bambini e iconografie erotiche. Alla fine i suoi lavori sono macrocosmi di genialità, corpi intrecciati, significati multiformi; l’unica è osservarli a fondo, con calma, perché ad ogni ulteriore sguardo più accurato, ecco emergere nuovi elementi e dettagli, nuove pieghe ed ulteriori significati.

 

Per chi  ancora non la conoscesse anche la sua vita ha fascino a palate. Nata a Londra nel 1969 dalla talentuosa scrittrice da Booker Prize, Shena Mckay, fin da piccola respira un clima artistico-intellettuale fuori dal comune. Quando ha già 21 anni scopre di essere la figlia naturale di colui  che aveva sempre e solo considerato un amico di famiglia. E non un padre qualunque, bensì il grande critico d’arte David Sylvester che l’accompagnava alle mostre insieme a mostri sacri come Francis Bacon.

 

Nonostante questo, che sarebbe un magnifico trampolino di lancio, lei vuol fare a modo suo. E non sbaglia un colpo. Nei primi anni 90 si lascia alle spalle la Young British Art, poco incline alla pittura, e spicca il volo verso New York e l’Espressionismo Astratto Americano. I primi tempi nella “Grande Mela” non sono facili: fa la cameriera part-time, con quel che guadagna mantiene la sua passione, compra tele e colori, dipinge e si fa notare.

 

Il talent–scout Jeffrey Deitch le offre la sua prima personale. Due anni dopo è nella scuderia del grande mercante d’arte Larry Gagosian e non la fermerà più nessuno. Oggi i galleristi più importanti  al mondo se la contendono: lei lavora con calma, le liste d’attesa sono lunghe, i prezzi da capogiro. Le sue tele fanno parte delle collezioni del Guggenheim, del  Whitney e della Tate. Ed ora l’occasione per farsi ammaliare dalla sua arte è  l’appuntamento prestigioso alla Gam di Torino.

 

Laura Goria

Vite di vigna e di collina

langheCosa accomuna le storie, sia per i vecchi sia per i nuovi abitanti, sono la qualità della vita e un profondo contatto con la terra e i luoghi. La presentazione del corto cinematografico a Cinzano

 

Sabato 25 ottobre, nell’ambito dell’inaugurazione della “Fiera dei Vini della Collina Torinese” viene presentato in anteprima “Vite di collina”, corto documentario di Paolo Casalis. L’appuntamento e’ alle ore 17,00 presso il Salone Comunale di Piazza del Podio per l’inaugurazione della manifestazione, a seguire la proiezione del corto. “Vite di collina” è una produzione Munlab Ecomuseo dell’argilla per raccontare la quotidianità di persone che vivono di vigna, api e ristorazione a Cinzano sulla collina torinese. Cosa accomuna le storie, sia per i vecchi sia per i nuovi abitanti, sono l’importanza per la qualità della vita e un profondo contatto con la terra e i luoghi. Il corto doc è realizzato con il contributo di Strada di Colori e Sapori e Regione Piemonte – Settore Ecomusei e con il coinvolgimento di: Agriturismo I conti della Serva, Azienda Vitivinicola Rossotto, Associazione La Cabalesta, Associazione Roverda, Proloco diCinzano Torinese, Associazione Frutteto di Vezzolano. Info: 338 2569225; www.munlabtorino.it

(www.regione.piemonte.it)

Come si twitta bene sotto la Mole

twitterIn pole position anche per quantità di seguaci su Twitter: 82mila

 

Torino al top nei cinguettii. La nostra è la città italiana che impiega meglio Twitter, secondo lo studio del ForumPA sulla valutazione del rapporto delle amministrazioni locali con i social network. A livello nazionale la città della Mole è prima, seguono Milano, Roma, Napoli, Firenze e Palermo. Torino è quella che più dialoga con i followers ed è stata la seconda città italiana ad aprire un account. In prima posizione anche per quantità di seguaci su Twitter: 82mila.