ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 724

Amianto, che brutta storia: se ne parla a Report

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In particolare si spiega di come l’Italia ancora importa asbesto e lo stesso viene utilizzato, nonostante il clamore mediatico, e non solo, dei processi Eternit

 

Questa sera, domenica, alle ore 21.45, nell’ambito dell’ultima puntata della serie primaverile di Report, la trasmissione di giornalismo di inchiesta, su Rai Tre, condotta da Milena Gabanelli, si torna a parlare di amianto. In particolare si parla di come l’Italia ancora importa asbesto e lo stesso viene utilizzato, nonostante il clamore mediatico, e non solo, dei processi Eternit. Sull’argomento aveva presentato una interrogazione anche il deputato piemontese Fabio Lavagno, che è stato informato dalla Rai della messa in onda della trasmissione. Questo il comunicato emesso dalla Redazione di Report.

 

PER L’ETERNIT. Com’è andata a finire

di Giorgio Mottola

Nel 1992 l’Italia ha messo al bando la lavorazione, l’importazione e la commercializzazione di amianto. A distanza di 23 anni abbiamo scoperto però che non tutti rispettano questo divieto. Un documento del Governo indiano ha, infatti, indicato l’Italia come il primo importatore di amianto. Secondo dati ufficiali, abbiamo continuato a comprare e vendere eternit fino allo scorso anno. Abbiamo anche scoperto che c’è ancora chi nel nostro Paese continua ad usarlo. Di chi si tratta lo scopriremo domenica, e non è un’azienda qualsiasi.    

 

Massimo Iaretti

 

‘Noi siamo con voi’ contro la persecuzione religiosa

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L’iniziativa è promossa dagli esponenti delle comunità religiose e dei movimenti per la pace e della società civile del Piemonte

 

Quasi cinquanta comunità laiche e religiose di Torino e del Piemonte parteciperanno la sera di mercoledì 10 giugno alla manifestazione intitolata “Noi siamo con voi”, marcia di solidarietà per tutte le vittime delle persecuzioni religiose nel mondo. La marcia partirà alle 20 davanti al Municipio di Torino. Attraversando la zona di Porta Palazzo, da sempre tradizionale punto di ritrovo delle comunità straniere a Torino, il gruppo arriverà al Sermig in piazza Borgo Dora dove alle 21 troveranno spazio e voce molte testimonianze di solidarietà.La manifestazione è stata promossa dal gruppo interreligioso coordinato da Giampiero Leo, con il patrocinio e sostegno dal Consiglio regionale del Piemonte.

 

“L’appoggio alla manifestazione del 10 giugno – sottolinea il presidente Mauro Laus – è maturato nella cornice del Comitato per i diritti umani, il nuovo organismo istituito dal Consiglio regionale con lo scopo di istituzionalizzare le occasioni di incontro e di confronto sui temi più delicati che interessano la collettività, uno spazio dove ogni diversità sia percepita come una ricchezza e il contrasto ad ogni forma di discriminazione sia inteso come un dovere di tutti. Da presidente dell’Assemblea legislativa piemontese, rivendico la laicità del mio approccio quale contributo al valore dell’evento poiché proprio la laicità in uno Stato democratico è garanzia di libertà religiosa e di libertà di espressione per ogni cittadino.L’iniziativa è stata approvata e condivisa con entusiasmo da numerosi soggetti: il mondo variegato delle associazioni e comunità laiche cattoliche presenti a Torino (è stata annunciata anche la partecipazione dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia), i valdesi, la rappresentanza della chiesa luterana, il nuovo rabbino della comunità ebraica della città, gli induisti, i buddisti, i mormoni.

 

hanno aderito anche molti esponenti della vasta comunità musulmana a Torino: lo ha assicurato Younis Tawfik del Centro culturale italo-arabo Dar al-Hikma, insieme al portavoce della associazione islamica delle Alpi, Brahim Baya. “Questa non sarà una manifestazione contro l’Islam ma una iniziativa di solidarietà umana a cui prenderanno parte anche sette moschee di Torino, l’associazione dei Giovani Musulmani e le comunità religiose islamiche di Torino. Una presa di posizione importante per noi, perchè oggi non si può stare nel grigio”. Alla presentazione della marcia – che si è svolta il 5 giugno in Consiglio regionale – hanno partecipato anche il professor Claudio Torrero dell’associazione Interdependence and Religions For Peace e Bruno Geraci, promotore del Manifesto di Torino che verrà presentato mercoledì sera al Sermig. Erano presenti i due vicepresidenti del Consiglio regionale Daniela Ruffino e Nino Boeti

 

“Federico Patellani: professione reporter”

PATELLANI290 foto in bianco e nero, articolate in 5 sezioni, raccontano l’Italia del dopoguerra che rialza la testa e lo fanno alla maniera di Patellani; professione fotoreporter che, con infinita sensibilità (prima di tutto), mette a fuoco e testimonia la vita vera

 

“E’ difficile fondere in una sola fotografia i valori documento-bellezza. Sta qui la classe del fotografo”. Federico Patellani -primo fotogiornalista italiano ed uno dei più importanti del XX secolo- enunciava così la formula in grado di coniugare informazione ed immagini, riunendo in una solo figura due modi di raccontare la cronaca e il mondo. A lui -che di classe ne aveva da vendere- è dedicata la mostra torinese (da domani fino al 13 settembre) a Palazzo Madama- Corte Medievale, curata da Kitti Bolognesi e Giovanna Calvenzi. Un allestimento che ha molti punti di forza: rientra nel programma “Neorealismo. Cinema, fotografia, letteratura, musica, teatro. Lo splendore del vero nell’Italia del dopoguerra 1945-1968” (progetto del Museo Nazionale del Cinema di Torino); è inserito nel calendario ufficiale di ExpoTo e nasce dalla collaborazione tra Palazzo Madama, Museo di Fotografia Contemporanea e Silvana Editoriale.

 

90 foto in bianco e nero, articolate in 5 sezioni, raccontano l’Italia del dopoguerra che rialza la testa e lo fanno alla maniera di Patellani; professione fotoreporter che, con infinita sensibilità (prima di tutto), mette a fuoco e testimonia la vita vera. Punta l’obiettivo su città e paesaggi martoriati dai bombardamenti, ricostruzione e ripresa economica, meridione e Sardegna. Ma fornisce anche la briosa cronaca del cinema italiano che si riprende; immortala scrittori, artisti, poeti e svela le grandi speranze che animano i primi concorsi di Miss Italia. Le immagini in mostra, per lo più scattate per i giornali, sono state selezionate dal ricchissimo corpus conservato oggi presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo e rappresentano le tappe  principali della sua carriera: dalla fine della seconda guerra mondiale alla metà degli anni 60, quando si dedicò soprattutto alla fotografia di  viaggio.PATELLANI1

 

-Nato a Monza nel 1911 da un’antica famiglia milanese, dopo gli studi classici si laurea in legge; ma la vita lo condurrà poi su altri sentieri. Il coup de foudre che spariglia le carte dei progetti è nel 1935, quando (come ufficiale del genio) partecipa alle operazioni militari in Africa Orientale con la Leica al seguito e porta a casa il primo reportage: viene pubblicato dal quotidiano milanese “L’Ambrosiano” e da quel momento la fotografia sarà il suo mestiere. Dapprima una lunga collaborazione con “Il Tempo”, settimanale di Alberto Mondadori che si ispira allo stile della famosissima “Life”, riadattandolo all’italica realtà. E’ l’alba di un nuovo modo di fare giornalismo attraverso il  foto-testo, ovvero, ampi servizi fotografici commentati da lunghe didascalie. Nel 40 è in Jugoslavia a documentare le operazioni militari dell’esercito italiano, l’anno seguente è la volta della campagna di Russia, con lo pseudonimo di Pat Monterosso.

 

E’ nel 43 che realizza il famoso reportage sulla Milano bombardata ma, soprattutto, rivendica la legittimità del suo lavoro nel celebre articolo “Il giornalista nuova formula” (editoriale “Domus”), delineando contorni e sostanza di una figura inedita che si abbevera alla fonte del cinema documentario e di attualità, cattura immagini  “viventi, attuali, palpitanti”, sa cogliere il movimento e il sensazionale.Traccia la strada attraverso prestigiose collaborazioni con i maggiori periodici italiani (tra cui “Epoca” e “Oggi”) ed imbastisce una fitta rete di rapporti professionali con le più importanti testate straniere. Colto ed innamorato del suo lavoro, realizza importanti reportage, (come quello sui minatori di Carbonia), racconta la cronaca di un’Italia che vuole a tutti i costi dimenticare il passato e creare nuove opportunità.

 

E’ anche in prima fila a narrare il costume e a testimoniare la nascita dell’industria editoriale, confrontandosi con artisti, intellettuali e letterati della levatura di Thomas Mann, Carrà, Ungaretti, Vittorini, Soffici e de Pisis. Cresciuto alla scuola del cinema (nel 41 lavora con Mario Soldati al film  “Piccolo mondo  antico”) la sua traiettoria incrocia le carriere di Carlo Ponti, De Laurentiis e Lattuada (di cui sarà aiuto regista per “La lupa”) e con loro stabilisce preziosi sodalizi professionali. E’ così che ritrae anche i beniamini del cinema: da Totò alla Loren, da Ingrid Bergman alla Lollobrigida e ancora Silvana Mangano, Anna Magnani, Fellini e la Masina, Visconti e De Sica.

 

PATELLANI3Dimostra poi una notevole lungimiranza quando nel 52 fonda la “Pat photo pictures”; primo step di agenzia fotogiornalistica moderna, con free lance sparsi in tutto il mondo a scattare immagini da vendere alle testate giornalistiche italiane e straniere. Lui, con abilità ed impegno, progetta e realizza reportage fotografici e cinematografici nei cinque continenti, che faranno la storia del fotogiornalismo. Importante anche il segno lasciato con le esperienze televisive, i documentari (“Viaggio nei paesi di Ulisse” e “Viaggio in Magna Grecia”) e i reportage da Congo Belga e Kenya. Inarrestabile, lavorerà fino all’anno prima della sua morte, testimone del mondo fino all’ultimo con il servizio da Ceylon, nel 1976. Oggi, passeggiare tra le immagini della mostra, significa attingere emozioni dalla preziosa testimonianza visiva degli anni dell’Italia del riscatto e restare incantati dallo sguardo di questo fotoreporter più attuale che mai.

 

Laura Goria

 

 

 

 

 

 

Leonardo e l'importanza del disegno, la Sanguigna esposta ancora per un giorno

PALAZZO MADAMAIl ritratto esposto fino a martedì 2 giugno. Come per Monna Lisa si sono fatte molte supposizioni, se per questa alcuni hanno pensato alla trasposizione del viso della madre per la sanguigna hanno visto la trasposizione del viso del padre perché, datata 1515, ritraeva un uomo troppo vecchio per essere il maestro

 

Custodito nella Biblioteca Reale di Torino ed ora in mostra a Palazzo Madama fino a martedì 2 giugno, la sanguigna di Leonardo è ritenuta l’unico autoritratto sicuro del maestro anche se corrispondenze si possono trovare in alcuni disegni come “Il vecchio seduto” di Windsor  del 1513, nel giovane personaggio de “ L’ adorazione dei Magi” del 1482 degli Uffizi e forse nel profilo di guerriero del 1475 nel British Museum di Londra. Indubbiamente Leonardo dava al disegno importanza eguale alla pittura considerandolo non solo in funzione di questa ma anche fine a sé; il Vasari stesso nelle Vite afferma che egli riuscisse attraverso questa tecnica a esprimere il concetto raggiungendo “Cosa divina” il chiaro scuro. Dei tanti disegni rimastici, anche se molti sono andati perduti, a cominciare dal primo sicuramente suo “il paesaggio della veduta sull’ Arno” osservato dalle pendici del Montalbano del 1473, agli studi per “l’Adorazione dei Magi”, alle grottesche teste maschili, ai dolci visi femminili a punta d’argento, agli studi anatomici, nessuno come questo piccolo foglio di 33,5 x 21,6 cm. è universalmente conosciuto e quasi idolatrato nella stessa misura della Gioconda rispetto gli altri dipinti.leonardo

 

Come per Monna Lisa si sono fatte molte supposizioni, se per questa alcuni hanno pensato alla trasposizione del viso della madre per la sanguigna hanno visto la trasposizione del viso del padre perché, datata 1515, ritraeva un uomo troppo vecchio per essere il maestro; altri hanno ritenuto che si tratti della raffigurazione del padre disegnata nel 1503 in quanto Leonardo era troppo malandato per avere capacità artistica così elevata pochi anni prima della morte. Tesi che non hanno avuto seguito in quanto nel 1515, documentato da chi gli fu vicino, l’artista molto malato dimostrava più della sua età ma la genialità non si era spenta e chi meglio di lui, da sempre appassionato di fisiognomica, poteva rendere la propria immagine come ritratto dell’anima oltre che fisica in modo così espressivo. Proprio per questo l’autoritratto di Torino rimane da sempre nell’immaginario collettivo quale “felice memoria di Leonardo” come asserisce il Vasari nelle “Vite”.

 

 Giuliana Romano Bussola

 

(Foto: il Torinese)

Lo sportello di Apidge al Centro San Liborio

IARIS APIDGE LIBORIO

L’Assessore regionale all’Istruzione e Lavoro, Giovanna Pentenero, ha ribadito l’importanza dello sviluppo delle competenze nel mondo della scuola, ricordato il ruolo della formazione alla sicurezza nell’alternanza scuola/lavoro

 

“Non siamo un sindacato ma un’associazione che intende lavorare per affermare il ruolo dei docenti di diritto ed economia politica come quello di professionisti della conoscenza con un bagaglio di competenze proprie che derivano dal loro corso di studi e della loro esperienza”. Massimo Iaretti, coordinatore del Piemonte ha così puntualizzato la posizione di APIDGE – Associazione  Professionale Insegnanti Discipline Giuridiche ed Economiche A019, in occasione dell’inaugurazione dello Sportello regionale presso il Centro San Liborio, in via Bellezia 19 a Torino (per comunicazioni tel. 370/3017529), che si è tenuta venerdì 29 maggio. Contemporaneamente si è svolto il seminario  “Da Lavoratori a Professionisti della Conoscenza – Le nuove prospettive dell’insegnamento del diritto e dell’economia politica in relazione al lavoro ed alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro” organizzato in collaborazione con l’associazione Sicurezza e Lavoro e con la rivista Sicurezza e Lavoro. L’Assessore regionale all’Istruzione e Lavoro, Giovanna Pentenero, ha ribadito l’importanza dello sviluppo delle competenze nel mondo della scuola, ricordato il ruolo della formazione alla sicurezza nell’alternanza scuola/lavoro, dichiarandosi disponibile ad un incontro per sviluppare alcuni aspetti specifici della A019, quali il diritto del ed al lavoro e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

Il deputato Fabio Lavagno ha sottolineato come “Educare alla sicurezza sul lavoro deve e può diventare una priorità, non solo perché possiamo essere incalzati da eventi di cronaca o dal commento di sentenze giudiziarie, ma perché questa deve essere una competenza fondamentale che la scuola trasmette nella sua funzione formativa”. Il direttore di Sicurezza e Lavoro, Massimiliano Quirico ha sottolineato che “La sottovalutazione del tema della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro è ancora una piaga della nostra società. Noi ogni anno lavoriamo per sensibilizzare il maggior numero possibile di docenti, ma, rendendo la sicurezza sul lavoro materia obbligatoria di insegnamento a scuola, sarebbe possibile coinvolgere sistematicamente insegnanti ed allievi”. I lavori, cui è intervenuta anche Mavina Pietraforte, dirigente tecnico del Miur Lombardia che ha anche lei toccato il tasto delle competenze, hanno registrato il contributo del  presidente nazionale APIDGE, Ezio Sina.

 

“La scuola dell’autonomia sta tentando di comprendere ed affrontare i cambiamenti sociali e culturali, per offrire qualità educativa a studenti che entrano nelle scuole con le loro difficoltà, i disagi, ma anche con le loro grandi risorse.. APIDGE intende porsi come interlocutore critico e propositivo delle istituzioni per quegli aspetti che riguardano cultura e coscienza professionale del docente, partendo dal presupposto che gli insegnanti non sono meri esecutori di programmi ma professionisti seri del sistema scuola”.

 

All’incontro ha preso parte Paolo Goglio, direttore del progetto “Noi Sicuri”, con il quale l’associazione intende sviluppare un progetto relativo all’educazione stradale, “materia che – ha concluso Iaretti – APIDGE intende rivendicare come propria per i docenti di Diritto ed Economia Politica”.

 

Pier Giorgio Minazzi

 

Navigare sul Po? Troppi pericoli nell'acqua

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Inchiesta del pm Guariniello

 

La  navigazione sul Po nel tratto torinese potrebbe essere pericolosa. Le acque, infatti  sono solcate da molte di imbarcazioni appartenenti ai circoli di canottaggio, e le norme di sicurezza non sono sempre rispettate. Da qui un’indagine della procura nata dall’esposto di un cittadino e condotta dal pm Raffaele Guariniello. I rapporti di Asl e polizia avrebbero rilevato dei problemi.

 

(Foto: il Torinese)
   

Una videomostra sugli affreschi sindonici

La visione degli affreschi sindonici più belli e rappresentativi con le rispettive località durerà per tutto il periodo dell’Ostensione

SINDONE AFFRESCHIOltre 120 affreschi della Sindone, presenti all’esterno di edifici privati e di culto sparsi sul territorio piemontese e valdostano, sono al centro della videomostra multimediale “Sindone, le Belle Tracce. Affreschi sindonici in Piemonte e Valle d’Aosta”. Una rassegna “on the road”, in quanto suddivisa in cinque schermi collocati in vari punti di Torino: nella libreria allestita nel palazzo della Regione (piazza Castello 165), nella Biblioteca Universitaria Nazionale (piazza Carlo Alberto 3), nel Touring Club (via San Francesco d’Assisi), nell’agenzia SuperFlash di IntesaSanPaolo di via Bligny angolo via Garibaldi, nella libreria San Paolo di via della Consolata. La visione degli affreschi sindonici più belli e rappresentativi con le rispettive località durerà per tutto il periodo dell’Ostensione. Le immagini sono pubblicate anche su social network e siti dedicati.

 

www.regione.piemonte.it

Più sicuri col controllo di vicinato, il progetto cresce

polizia e carabinieri

carabiniericarabinieri autoiaris 22A Gabicce Mare il primo congresso nazionale dell’Associazione. Positiva esperienza a San Mauro torinese

 

Gabicce Mare ha ospitato il primo congresso nazionale dell’Associazione Controllo del Vicinato, che si ispira al sistema del “neigborhood watch”, nato nei Paesi Anglosassoni ed “importato in Italia nel 2008 da Gianfrancesco Caccia di Caronno Pertusella. Si tratta di un sistema di deterrenza e prevenzione per la microcriminalità, da attuarsi in stretto contatto e collaborazione con le forze dell’ordine e le istituzioni, basato soprattutto sulla solidarietà tra i cittadini. Negli anni scorsi si è sviluppato soprattutto il Lombardia ed in Veneto, ma in periodi più recenti anche in Toscana, Umbria, Lazio (a fine maggio una delegazione verrà ricevuta dal prefetto di Roma), Emilia Romagna. In Piemonte è approdato nel 2013, dopo un primo tentativo non sviluppato a Casale Monferrato, nel Comune di Casorzo in Provincia di Asti. Negli ultimi mesi in terra subalpina ha avuto un notevole sviluppo con l’adozione da parte delle municipalità di San Mauro Torinese (nella città metropolitana di Torino), Scurzolengo (Asti), Ponzano Monferrato ed Unione dei comuni della Valcerrina (Alessandria) e Guarene (Cuneo) ma sono attualmente in corso attestazioni di interesse, sia da parte della cittadinanza, sia da parte delle amministrazioni pubbliche in altre parti della regione. E’ intervenuto Karl Brunnbauer, austriaco, presidente di Eunwa, l’associazione europea che raggruppa coloro che si occupano di controllo del vicinato. Al congresso dell’associazione, che vede Gianfrancesco Caccia presidente e Leonardo Campanale di Rodano (Milano), vice presidente e si avvale dell’importante collaborazione del criminologo Francesco Caccetta, ha partecipato anche una delegazione piemontese composta dal referente regionale Massimo Iaretti, consigliere comunale a Villamiroglio e giornalista, da Roberto De Santis, vice sindaco di Casorzo e da Ferdinando Raffero, consigliere comunale a San Mauro Torinese.  Massimo Iaretti è stato eletto nel primo comitato esecutivo dell’associazione che, sino alla fine dell’anno, dovrà occuparsi dell’organizzazione e della strutturazione della stessa. “Ci attende molto lavoro ma dobbiamo lavorare tutti insieme per fare crescere questo realtà portatrice di un progetto dalle enormi potenzialità per il bene comune della cittadinanza, a deterrenza della microcriminalità ed a rafforzamento della coesione sociale nei tessuti sia urbani che rurali. Per questo nelle prossime settimane avremo, proprio in Piemonte una nutrita serie di incontri sul territorio, essendo sempre disponibili a spiegare il progetto, sia agli enti locali che ai cittadini, in modo che abbia la massima diffusione,  sempre a supporto dell’attività delle forze dell’ordine, che è unica ed insostituibile.

 

 (Foto: il Torinese)

 

Il Comune di Torino non parla arabo

arabia orientePronte le scuse del direttore Remo Guerra, imbarazzatissimo e probabilmente oggetto delle sfuriate di un Fassino inferocito per la gravissima gaffe

 

Le polemiche sulla scelta dell’Arabia saudita come prossimo paese ospite del Salone del Libro infuriavano da qualche giorno. Ma, forse, il clima non era sufficientemente infuocato. E così, con una buona dose di improvvisazione, sul periodico web “Cittagorà” del Consiglio comunale di Torino è stata pubblicata una bandiera ‘fake’ dell’Arabia, recante insulti pesanti all’Islam, al Corano e al Profeta Maometto. Pronte le scuse del direttore Remo Guerra, imbarazzatissimo e probabilmente oggetto delle sfuriate di un Fassino inferocito per la gravissima gaffe. Ormai la frittata era fatta. “E’ sconvolgente e inaccettabile”, ha dichiarato  l’ambasciatore dell’Arabia in Italia, Rayed Krimly. Evidentemente il Comune di Torino non parla arabo.

Il sito del Comune parlerà piemontese

palazzo civico contePer “valorizzare la cultura e la tradizione dei torinesi e dei piemontesi”

 

Dopo il sito del Consiglio regionale, anche quello di Palazzo Civico potrebbe avere una traduzione in piemontese. La versione in lingua sabauda  per il sito web della Città di Torino, www.comune.torino.it., potrebbe diventare presto una realtà grazie alla mozione presentata dalla Lega Nord e approvata dal Consiglio comunale con 29 voti favorevoli e 2 astensioni. Riconosciuto come lingua minoritaria europea sin dal 1981, spiega il documento, il piemontese è parlato tuttora come prima lingua da centinaia di migliaia di persone. Lo stesso Consiglio Regionale del Piemonte, sottolinea inoltre la mozione approvata in aula, ha attivato sul proprio sito web uno spazio in piemontese.  La mozione impegna quindi l’Amministrazione comunale a “tradurre in lingua piemontese le parti statiche del sito della Città” al fine di “valorizzare la cultura e la tradizione dei torinesi e dei piemontesi”.

 

www.comune.torino.it