ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 639

“I tagli mettono a rischio la Torino culturale e turistica”

“Il momento è duro e le casse pubbliche sono vuote, ma mi appello alle istituzioni, locali e nazionali affinchè con i tagli non si interrompa un processo più che decennale che ha portato Torino, con la sua eccezionale offerta culturale, alla ribalta internazionale”. A parlare è il presidente della Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario, a proposito dei tagli alla cultura. “Ho incontrato la sindaca Chiara Appendino due giorni fa – così l’Ansa riporta  le sue parole a margine della presentazione della Notte Bianca dei Musei Reali  – e mi è sembrata  molto preoccupata anche lei. Mi auguro che insieme a tutti i soggetti preposti si trovi al più presto una soluzione. E’ in gioco il futuro di Torino. Basta un attimo a perdere quel posto guadagnato con così tanta fatica e progettualità”.

 

(foto: il Torinese)

Mostar, il parroco senza chiesa

FOCUS / di Filippo Re

Parroco senza chiesa in una città divisa tra cattolici e musulmani all’interno di una Federazione dove domina l’Islam. Il parroco è don Kreso Puljic che dalla collina di Mostar in Bosnia-Erzegovina, osserva i minareti che, dall’altra riva del fiume, svettano alti nel cielo e sovrastano l’abitato. La Federazione è quella Croato-Bosniaca in cui i musulmani sono l’80% e i croati cattolici il 20% mentre più a nord c’è la Repubblica serbo-bosniaca. Direttore della Caritas di Mostar negli anni della guerra 1991-1995 don Kreso è parroco dal 2010 a San Tommaso Apostolo, sulla collina bianca di Mostar.

I croati cattolici vivono nei quartieri occidentali della città e sono 50.000, a est ci sono 40.000 musulmani tra vecchie e nuove moschee. “A Mostar siamo più numerosi degli islamici ma nella Federazione Croato-Bosniaca siamo una minoranza di cattolici sotto la maggioranza islamica in continua espansione. Non c’è al momento ostilità tra noi e loro ma siamo ugualmente in grande difficoltà e ci sentiamo dimenticati dal mondo.

Don Puljic, come vivono i cattolici nella sua città, siete preoccupati?

R L’islamismo avanza, dilaga sotto i nostri occhi, ma non possiamo farci niente. Prima della guerra, in Bosnia, vivevano poco meno di un milione di cattolici ma adesso sono solo 420.000. Da una decina di moschee si è passati in poco tempo a quaranta luoghi di culto islamici. Ma ciò che preoccupa di più è l’arrivo di capitali dall’estero per islamizzare la regione. C’è il rischio che la Federazione Croato-Bosniaca diventi uno Stato unico, tutto islamico.

Teme per il futuro?

R Sì, abbiamo paura. Le moschee, nella nostra Federazione, sono già centinaia, almeno 400, e il denaro arriva a pioggia dai Paesi arabi, dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Qatar ma anche dalla Turchia e dall’Iran. Comprano tutto, terreni per costruire moschee e nuovi quartieri, allargando la superficie di paesi e città. Sarajevo, per esempio è una città tutta musulmana.

Cosa succede a Sarajevo?

R Sarajevo, a 130 chilometri da Mostar, è una città quasi tutta musulmana e continua a espandersi. Attorno alla capitale è nata una nuova città araba di 40.000 abitanti. Ci sentiamo come soffocati da una marea islamica che continua a salire.

 

L’Isis non è poi così lontano da Mostar…

R Il pericolo jihadista è una realtà anche in Bosnia dove è cresciuto l’estremismo islamico e da qui si va a combattere nel Vicino Oriente. I campi di addestramento dell’Isis sono lontani, a 200 chilometri a nord del capoluogo dell’Erzegovina ma sappiamo che centinaia di bosniaci, circa 400 uomini armati, sono andati in Siria per unirsi alle milizie del Califfo. Ma ora tornano dopo la sconfitta del Califfato e con quali obiettivi?

Intanto nella Mostar cristiana soffia il vento dell’integralismo…

R Un certo timore serpeggia anche da noi dove si è formato un movimento giovanile wahabita sostenuto e finanziato dai sauditi che predica rigore e stretta osservanza della legge islamica e coranica. Lo teniamo d’occhio ma sappiamo che trova facilmente nuovi seguaci.
L’allarme non si ferma all’islamismo dilagante ma investe direttamente la sua chiesa che in realtà non c’è ancora.

Don Puljic fa il parroco in un ex magazzino di mobili trasformato nella parrocchia di San Tommaso Apostolo.

R A Mostar non è facile essere cristiani. Non esistono enti culturali e religiosi in grado di venire incontro ai problemi dei cattolici, di soddisfare le loro richieste. Di conseguenza molti se ne vanno, finiscono nella vicina Croazia o emigrano in Germania e in America. Questo è il grande problema di Mostar. C’è molta disoccupazione e si cerca lavoro altrove oppure si finisce nella criminalità e nella tossicodipendenza. L’esodo dei croati da Mostar non si arresta. Prima della guerra erano centomila e ora sono la metà.
La parrocchia però si riempie di fedeli nei giorni festivi..

R E’ una grande gioia vederla piena di gente, ci sono molti giovani, è un segno di speranza per un futuro che non si annuncia agevole. Qui per i giovani ci sono poche strutture educative e di svago, manca il teatro, manca una cultura cristiana, evangelica. Organizzo corsi di lingue e di computer, seguo tanti universitari e cerco di aiutarli in senso spirituale.

Don Puljic guarda con ottimismo al futuro.

R Prima di tutto vogliamo costruire la nostra chiesa parrocchiale. Il progetto edilizio è pronto da tempo, manca ancora qualche permesso ma contiamo di averlo in breve tempo. La realtà amministrativa a Mostar è paradossale: il sindaco c’è ma manca il Consiglio comunale poiché non si vota da otto anni. Poi toccherà all’oratorio, a una sala per le attività culturali e a tre sale per il catechismo e gli incontri con i ragazzi. In tre-quattro anni dovremmo farcela.Occorre denaro e l’aiuto di tutti.

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Per offerte e contributi per la parrocchia di San Tommaso Apostolo di don Krèso Puljic ci si può rivolgersi all’Associazione Maria Madre della Provvidenza onlus (AMMP) in corso Trapani 36 a Torino che proprio a Mostar ha costruito un orfanotrofio e aperto una cooperativa agricola.

 

Filippo Re

(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)

Gli “Stra… fatti a mano” Marika e Fabio devono la loro fortuna ai Minions

SECONDA PUNTATA – Viaggio nel vasto mondo degli hobbysti, tra chi per sopravvivere alla crisi sta cercando di trasformare in mestiere una passione

 

Marika e Fabio, sotto il cartello “Stra… fatti a mano”, realizzano capi d’abbigliamento e accessori rigorosamente artigianali. Creazioni che esaltano tutto l’estro creativo della loro anima di stilisti autodidatti, concentrati su tessuti resistenti e modelli comodi, di fattura semplice. Approdati da quattro anni tra li hobbysti che espongono prodotti frutto del proprio ingegno nelle fiere cittadine, devono la loro fortuna a una ricca produzione di cappelli raffiguranti i supereroi mascherati dei fumetti, ma soprattutto ai personaggi di “Minions”, il film d’animazione del 2015 che in un batter d’occhio è riuscito a conquistare i cuori di grandi e piccini. Quarantenni, compagni di vita e di lavoro, Marika e Fabio sono arrivati “sulla strada” con il loro gazebo per disperazione. “Non riuscivo a trovare lavoro”, racconta Marika. “Qualche ora in bar e ristoranti a fare la cameriera, ma nulla di più stabile. Così – prosegue – ho incominciato a ricamare, a confezionare accessori in maglia e cotone lavorando con i ferri e l’uncinetto. La domenica mattina partivo con i miei borsoni di merce e passavo la giornata alle feste di quartiere a cercare di vendere quanto realizzato durante la settimana”.

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Poco tempo dopo anche Fabio rimane disoccupato: il ristorante in cui lavora chiude, e pure lui si ritrova in mezzo alla strada. La ricerca di un’altra occupazione non dà i risultati sperati, e prima che la depressione prenda il sopravvento Marika gli prospetta l’unica soluzione che riesce a intravvedere: “Ho comprato due pacchetti di Fimo, glieli ho messi in mano e gli ho detto di produrre bigiotteria”. “Il Fimo – spiega Fabio – è una pasta tipo il pongo, che si presta ad essere plasmata e modellata. Ho così incominciato a fare anelli, orecchini, ciondoli”. Al di là della passione e dell’entusiasmo che ci mettono, sono tempi difficili. La produzione va bene, ma le vendite scarseggiano. Poi, di colpo, per puro caso, la fortuna bussa alla loro porta. “Ho fatto per il mio fratellino – racconta Marika – un cappellino raffigurante i Minions e ho postato la foto su Facebook. E’ stato un successo. Immediatamente siamo stati sommersi di ordini: tutti volevano un cappellino come quello”.

 

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Per far fronte alle richieste anche Fabio impara a lavorare all’uncinetto. “Oggi è una scheggia, neppure io che lo uso fin da quando ero bambina sono così brava e veloce”, commenta Marika, mentre Fabio maneggia l’arnese con padronanza e maestria.  Sull’onda del boom e dell’inaspettato e notevole incremento degli incassi, decidono di lasciare la strada e affittare una casetta di legno all’ingresso dell’Area 12, il centro commerciale al confine tra Torino e Venaria. “Era un po’ come avere un negozio”, ricordano. Poi, però, il canone di locazione aumenta. Non ce la fanno più a far fronte alle spese. Lasciano la casetta, rispolverano il vecchio gazebo e ricominciano a girare i mercati della domenica. “I Minions ci hanno dato da mangiare per tre anni. Ad agosto uscirà un nuovo film, speriamo che il miracolo si ripeta”, raccontano, rivelando che il loro sogno è quello di riuscire, un giorno, ad aprire un negozio tutto loro, con annesso un laboratorio i cui tenere corsi per insegnare a creare, con le proprie mani, oggetti, accessori e capi d’abbigliamento.

 

Paola Zanolli

 

 

Il VolTo del volontariato

A Torino un Centro Servizi di eccellenza 

 

Esiste a Torino, unica nel suo genere, una “casa virtuale di tutti i volontari”. Si tratta di VolTo, il Centro Servizi per il Volontariato di Torino e Provincia, con sede in via Giolitti 21, che testimonia come la nuova legge 106 del 2016 relativa al settore del no profit sia in Piemonte già una realtà. Presidente di VolTo è Silvio Magliano, vicepresidente Vicario Luciano Dematteis.

 

“VolTo – spiega il suo presidente Silvio Magliano – è il risultato di un percorso condiviso nel mondo del volontariato, è nato il 1 gennaio del 2015 dalla fusione dei due centri di servizio già esistenti, “Volontariato, Sviluppo e Solidarietà” (VSSP) e Idea Solidale; con ben 1400 associazioni accreditate è uno dei maggiori in Italia. Il Centro Servizi per il Volontariato ha stilato per il 2017 una Carta dei servizi, che rappresenta il compendio di tutte le attività e opportunità che il Centro mette a disposizione delle organizzazioni di volontariato. Questa carta trae origine dall’analisi delle loro richieste e bisogni, ottenura stilando un questionario. Alcuni di questi servizi sono rivolti a una spiccata vocazione alla promozione multimediale, che è sensibile alle nuove frontiere come il web e il video. Uno dei servizi che consideriamo più prezioso è quello di consulenza, comprendente le prestazioni professionali che il CSV offre a sostegno e qualificazione delle OdV ( Organizzazioni di Volontariato ), nello sviluppo delle varie attività ordinarie e progettuali. Non manca neanche un importante servizio, quello dell’Ufficio stampa, che fornisce il supporto alla promozione delle attività e delle iniziative delle OdV,   tramite redazione e diffusione di comunicati stampa e la pubblicazione di articoli sul sito del Centro Servizi.”. “Un’importante novità – prosegue Silvio Magliano – nata dalla collaborazione tra il Centro Servizi VolTo e la School of Management dell’Università degli Studi di Torino è rappresentata dall’Accademia dell’Iniziativa sociale, presentata lo scorso 4 aprile nella nostra sede in via Giolitti 21.

Si tratta di una scuola di alta formazione in cui innovazione e ricerca sono al servizio   del terzo settore, e, di conseguenza, anche del volontariato, attraverso una serie di corsi altamente qualificanti. Rappresenta una delle sfide più affascinanti che lega il mondo del profit a quello del terzo settore. Il Centro Servizi VolTo da quando è nato, infatti, si propone tra i suoi compiti essenziali la formazione dei volontari che, nella società attuale, non può più essere improvvisata”. VolTo promuove anche l’organizzazione di campi di volontariato o solidarietà internazionale, che sono esperienze a breve termine, da dieci giorni a tre settimane, dove piccoli gruppi di volontari provenienti da tutto il mondo lavorano insieme, impegnati   in svariate attività, quali la ristrutturazione di edifici, anche scolastici, campi di scavi archeologici o ambientali, l’animazione con bambini, le attività con i rifugiati. Sono presenti anche campi per gli under 18 e per le famiglie. Un’altra iniziativa di cui si è fatto promotore VolTo è “Erasmus per giovani imprenditori”, un programma di scambio cofinanziato dalla Commissione europea, nell’ambito del progetto “Giove” – Giovani volontari in Europa, capace di offrire a giovani o aspiranti imprenditori   l’opportunità di imparare il mestiere da professionisti già affermati, che gestiscono piccolo e medie imprese in un paese UE, attraverso soggiorni e stage di lavoro da 1 a 6 mesi.

 

Mara Martellotta

INVESTIRE NE “LE NOTTI D’ORIENTE”: SE PO’ FA’, MA…CONSAPEVOLMENTE (E BECCATI ANCHE LA RIMA)

Esemplificativamente: un messaggio informativo tratto dal sito Borsaitaliana fatto bene, pur con scontate( d’altra parte bisogna pur vendere) lusinghe implicite per attirare il risparmatore “goloso” ormai abituato a rendimenti pari a zero da anni( 10% o 5,25% di cedola annua – ma il fatto che sia lorda del 26%, anche se è una nozione comune, lo si deve andare a leggere nei dettagli- con immagine di bellezza femminile etnica come testimonial, slurp!), e che consente a chi legge una scelta consapevole, a partire dalle serie storiche pubblicate chiaramente in forma grafica del cambio TRY e INR contro EUR e dagli scenari di rischio. Detto questo, non pochi i dubbi sull’opportunità per un risparmiatore di arrischiarsi su terreni che lo espongono a una perdita potenziale in teoria illimitata( che ne si sa, ad esempio, se la Turchia deflagrerà o meno a 2 anni di distanza) a fronte di un pagamenti per il rischio che non è detto che rappresenti un upfront accettabile.

Obbligazioni Societe Generale a tasso fisso in TRY e INRil pagamento delle cedole, il rimborso del capitale, le operazioni di acquisto e vendita sul mercato secondario sono regolati in Euro,

mailing.sginfo.it

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link:

https://paoloturatitactica.wordpress.com/2017/04/03/investire-ne-le-notti-doriente-se-po-fa-ma-consapevolmente-e-beccati-anche-la-rima/

Exor, due donne nel board con Elkann e Marchionne

Exor, la “cassaforte” del gruppo Agnelli, ha chiuso il 2016 con un utile consolidato di 588,6 milioni rispetto ai 744,5 milioni del 2015, un anno eccezionale in cui erano state realizzate operazioni importanti come la cessione di Cushman & Wakefield. Sulla variazione negativa di 155,9 milioni incidono  le minori plusvalenze sulla cessione di partecipate (566,7 milioni, di cui 521,3 milioni relativi alla cessione di C&W Group). Dividendo invariato:  0,35 euro, per un totale di 8,21 milioni. restano nel nel board John Elkann e Sergio Marchionne, come presidente e ad e vicepresidente, ed entrano due donne: Melissa Bethell, managing director di Bain Capital, e Laurence Debroux, ceo Heineken. Fuori Vittorio Avogadro di Collobiano, Giovanni Chiura, Mina Gerowin e Jae Yong Lee. 

 

 

 

(Foto: il Torinese)

Stazioni sciistiche, 8 milioni dalla Regione

Sono 8 i milioni di euro che la Giunta regionale metterà a disposizione dei gestori delle piccole e grandi stazioni sciistiche piemontesi per l’innevamento programmato, la sicurezza delle piste e le spese di finanziamento delle microstazioni. L’importo stanziato da una delibera è suddiviso a metà, per le stagioni 2014-2015 e 2015-2016, ognuna delle quali a favore delle spese sostenute dalle stazioni nel corso di un anno di attività. I fondi per le due stagioni passate sono ulteriormente divisi su due capitoli: innevamento programmato e sicurezza delle piste (a cui sono destinati il 90%) e spese di funzionamento delle microstazioni. “Grazie a questa delibera recuperiamo due annualità, dando un segnale importante e concreto su quanto questa Giunta sia impegnata a sostegno del comparto neve, che in alcuni territori costituisce un pilastro fondamentale dell’economia e della vita delle comunità locali – dichiara Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte – Sul fronte degli investimenti e dell’innovazione, intanto, stiamo lavorando per riuscire a reperire ulteriori risorse”. Il bando, che fa riferimento alla legge regionale 2/2009 sulle norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi, è stato formulato rispettando le recenti modifiche alla legge, approvate dal Consiglio regionale nel gennaio scorso.

Tra gli interventi per cui gli operatori possono fare richiesta di finanziamento ci sono la manutenzione delle piste per l’eliminazione di ostacoli rimovibili o il ripristino dell’equilibrio idrogeologico e ambientale, la posa di reti fisse, materassi e barriere, i servizi di vigilanza e di primo soccorso, nonché i costi legati all’utilizzo di personale e per l’innevamento programmato.

 

Donatella Actis -www.regione.piemonte.it

Regione: le strategie di inclusione dei nomadi

“La Regione non ha un ruolo di gestione ma di programmazione strategica”. Questa è la risposta dell’assessora regionale ai Diritti civili, Monica Cerutti, alla richiesta di comunicazione sulle politiche della Giunta regionale di gestione ed inclusione delle popolazioni nomadi, svolta nel corso del Consiglio regionale del 5 aprile. La richiesta, ribadita in apertura di seduta, era stata formulata dal capogruppo azzurro, Gilberto Pichetto, in base alle notizie, apparse sui media, sul coinvolgimento di soggetti pubblici e cooperative nella gestione del sistema della solidarietà. In attuazione della Strategia nazionale di inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti, “nel febbraio del 2014 – ha spiegato l’assessora – è stato istituito il Tavolo regionale composto dai rappresentanti delle amministrazioni periferiche statali, degli uffici regionali, degli Enti locali, delle associazioni e degli organismi della società civile impegnati nella tutela dei nomadi come Aizo Rome e Sinti Onlus, Idea Rom, Opera Nomadi e Romanò Ilo. Il Tavolo si occupa di approfondire i quattro assi individuati – lavoro, salute, casa e istruzione – allo scopo di contribuire al monitoraggio e all’attuazione delle politiche regionali”. L’assessora ha ricostruito l’iter delle riunioni, comprese quelle territoriali che coinvolgevano, via via, i soggetti dei territori coinvolti.

“Dopo un primo giro di incontri, su ciascuna tematica, attualmente è in fase di approfondimento il tema dell’abitare”. È stato Maurizio Marrone ad aprire il dibattito lamentando la mancanza delle risorse necessarie alla realizzazione di politiche risolutive oltre al coinvolgimento, nella gestione del problema, di cooperative da tempo indagate dalla magistratura. Concluso l’intervento del capogruppo di Fratelli d’Italia, il proseguimento del dibattito è stato rinviato alla prossima seduta. Sono già iscritti a parlare Gian Luca Vignale (Misto-Mns), Nadia Conticelli (Pd) e Claudia Porchietto (FI).

Ab – www.cr.piemonte.it

Giovanni Sartori fuori dagli schemi

di Pier Franco Quaglieni *

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La morte di Giovanni Sartori priva la cultura politica italiana di uno dei suoi maestri più autorevoli, uno dei più lucidi studiosi della democrazia liberale o,meglio, della liberaldemocrazia.

Era il maggior scienziato italiano della politica della seconda metà del Novecento,come Pareto e Mosca lo furono nella prima metà del ‘900. Tra i suoi allievi Giuliano Urbani, Domenico Fisichella, Stefano Passigli, tre studiosi molto diversi tra loro. Questa eterogeneità dimostra che Sartori era davvero un maestro e che non intendeva creare una sua scuola,commentano di fare sicuramente i cattivi o i mediocri professori. Sui temi sui cui Sartori si è cimentato ,raggiungendo livelli davvero internazionali, c’era stata una prevalenza in Italia, per lunghi decenni , degli ideologi rispetto agli studiosi. Egli superò questo divario che ha pesato in modo enorme sulle arretratezze del dibattito politico in Italia. Molti hanno un’idea di lui molto limitata,magari ricordandolo ospite brillante di molte trasmissioni televisive in cui prevaleva inevitabilmente il battutista rispetto allo studioso.

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Si potrebbe banalizzare Sartori ,definendolo in termini giornalistici come l’inventore del Mattarellum e del Porcellum,di cui vide acutamente i limiti. Si potrebbe parlare di lui come di uno dei primi antiberlusconiani e, successivamente, come di uno dei critici più corrosivi di Renzi e del renzismo. Sono famose le sue battute al vetriolo e la sua sincerità volte disarmante. esiste una vulgata sartoria che va tenuta distinta e distante dallo studioso di razza.Ma anche il batterista non fu mai a senso unico . Prese posizione a favore di Oriana Fallaci e si dichiarò ostile alla demagogia filantropica di Gino Strada, definì “cieco” un certo pacifismo che sventolava la bandiere arcobaleno,parlò di un paese “conformista che si è ormai seduto sulle poltrone”,con un definizione che faceva pensare a Ennio Flaiano.Rifiutò “l’equilibrismo che non è nella mia natura,”dicendo chiaro e tondo:”Io mi comprometto”. Aderì a “Libertà e Giustizia”, un covo di giacobini irrecuperabili e molto settari,ma successivamente ne prese le distanze perché il suo liberalismo non gli consentiva di stare insieme a certi compagni di strada.

 

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Sarebbe però ingiusto ricordare degli aspetti contingenti, e quindi effimeri, nei confronti di uno studioso che è stato ,insieme a Nicola Matteucci ,il più originale e insieme il più classico studioso di quella che Bobbio ha definito la “Democrazia realistica”. Sartori va oltre l’antitesi liberalismo /democrazia e va anche oltre Guido De Ruggiero, che nella sua storia del liberalismo aveva intravisto la necessità di superare quell’antitesi. Secondo Sartori <<nella seconda metà del XIX secolo l’ideale liberale e quello democratico sono confluiti l’uno nell’altro ma, fondendosi, si sono confusi>>.

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Lo studioso fiorentino aveva colto la confusione,denunciando anche l’opportunità di eliminarla . Molto opportunamente egli amava citare Tocqueville: <<Ciò che è il massimo di confusione nello spirito è l’uso che si fa delle parole democrazia e spirito democratico>>. La sua cultura lo portava a riprendere la lettura dei Classici,per dirla con Bobbio, <<senza il piacere di apparire un novatore(…),come se fossero arrivati i barbari a bruciare la biblioteca di Alessandria>>. Ancora Bobbio affermava che <<le biblioteche in genere non bruciano più ,ma si sono talmente ingrandite da assomigliare sempre più alla Biblioteca di Babele>>.Oggi la situazione è forse ancora peggiorata perché le biblioteche non sono più frequentate adeguatamente perché internet ha sostituito la carta stampata,una scorciatoia troppo facile e pressapochista verso un sapere superficiale e quindi assai vicino al non sapere. Giovanni non si è mai lasciato sedurre dalla demagogia che ha pervaso il confronto politico italiano e ha sempre ritenuto che la democrazia non sia un governo senza élites,ma il governo delle élites in concorrenza tra di loro. La democrazia per lui è infatti <<un sistema etico-politico nel quale l’influenza della maggioranza è affidata al potere di minoranze concorrenti>>.

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Quella di Sartori è una concezione politica coraggiosamente individualistica in un contesto in cui le masse sembrano essere diventate le protagoniste della storia,magari a loro insaputa e a posteriori. Uno spunto attualissimo della sua lezione è il ripudio di Rousseau e di una democrazia diretta che, riducendo i problemi a scelte radicali e contrapposte,impedisce la discussione,la sola che chiarisce le idee e consente di elaborare le soluzioni più idonee. La democrazia attraverso la rete è solo finzione,come dimostra anche la cronaca recente. Mi diceva una volta Spadolini,suo collega e amico a Firenze, che aver letto o non aver letto Croce faceva la differenza. Io ho vissuto di persona questa verità scomoda, fino a pochi decenni fa, totalmente controcorrente. Credo che aver letto o non aver letto Sartori o averlo liquidato come un rompiscatole incontentabile,ci consenta o non ci consenta di capire la profonda crisi in cui si dibatte la democrazia italiana. Lo stesso dibattito referendario dell’autunno 2016 ci ha rivelato l’arretratezza di classi politiche che non si sono anche formate sui libri,confondo gli slogan con la politica. Certo i libri non bastano,ma un politico non attrezzato culturalmente si rivela anche inadeguato a contribuire ad orientare l’opinione pubblica,specie nei momenti storici cruciali. Per Sartori i problemi della democrazia passavano anche attraverso la selezione ,oltre che la elezione,per consentire quella che Bobbio ha definito <<l’elezione del migliore>>.

 

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Il mio ricordo di Sartori passa inevitabilmente anche attraverso il magistero di Bobbio che fu “un liberale a tre quarti”,per dirla con Dino Cofrancesco. Bobbio vedeva dei limiti nella democrazia liberale perché il sistema economico liberista è amorale in quanto fondato esclusivamente sulla legge della domanda e dell’offerta,anche se Luigi Einaudi aveva affermato il primato della morale rispetto all’economia, senza ambiguità. Sartori fu anche un uomo divertente,con la battuta sferzante che non gli derivava solo dall’essere toscano. Amava la convivialità e le belle donne. Ho di lui ricordi molto piacevoli ed averlo frequentato a Firenze fu un’occasione per vivere qualche ora di puro diletto intellettuale e umano. Ricordo che una volta vicino a noi si sedette Fanfani in compagnia della moglie,a piazzale Michelangelo,nel giardino del ristorante “ Alla loggia”. Ebbi modo di conoscere attraverso il dialogo che nacque con Sartori, un Fanfani piacevolissimo,anche lui con la battuta mordace,un vero “maledetto toscano”,ma anche molto simpatico. Ascoltandolo nelle sue reprimende antidivorziste,non lo avrei mai immaginato così come mi apparve in un’estate della fine degli anni ’70.

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Ma di Sartori, oggi,nel momento della sua morte, prevale ,su tutto, il ricordo dello studioso di razza che ha onorato la cultura italiana nel mondo. Se l’Italia l’avesse ascoltato di più, se alcuni avessero letto qualche suo libro,non saremmo nella palude,forse non vivremmo in un momento cruciale in cui i populismi rischiano di soppiantare l’esile pianta della democrazia e di uccidere l’ancora più esile pianticella della libertà.Spero di essere troppo pessimista, ma i segni di una probabile catastrofe sono evidenti, quasi come nel primo dopoguerra italiano. Sartori anche oggi ci indica la strada maestra per vivere una nuova primavera italiana:la difesa della democrazia rappresentativa,la sola che possa consentirci di pensare all’Europa a cui guardarono Luigi Einaudi, Ernesto Rossi e Gaetano Martino; la difesa della politica intesa come passione civile e impegno etico, oltre le miopie settarie e le semplificazioni manichee, al servizio del Paese. In una parola, l’Italia civile contro l’Italia barbara a cui troppi italiani stanno guardando con simpatia.

* Direttore del Centro Pannunzio

Walter Rolfo testimonial del “Lions day”

Nel 2017 ricorre il centenario della fondazione del Lions Club International, la più grande associazione di servizio del mondo, che conta circa 1.400.000 soci organizzati in oltre 46.000 club di 210 Paesi. Per dare all’evento l’importanza che merita, il 9 aprile i Lions di tutto il mondo saranno nelle piazze delle loro città per celebrare l’anniversario insieme alla popolazione e per far conoscere a cittadini e turisti le iniziative e i progetti realizzati a favore del prossimo.

A Torino, il fulcro delle iniziative del Lions-Day sarà nella centralissima Piazza Bodoni, che per l’occasione verrà trasformata in un villaggio. Nel “Villaggio Lions” saranno allestiti gazebo che rappresentano le quattro aree di intervento individuate a livello internazionale per il centenario: i “Giovani”, la “Vista”, la “Lotta alla fame” e “Ambiente”.

Nello spazio riservato ai ”Giovani” sarà dato ampio risalto al service creato per supportarli nell’ingresso nel mondo del lavoro e all’iniziativa “Guidiamo sobri, guidiamo sicuri”. Per l’area rivolta alla “Vista”, settore storico d’intervento dei Lions, noti in tutto il mondo come “I cavalieri della luce per i non vedenti”, saranno presenti come testimonial due cani guida donati dall’associazione a persone non vedenti. Inoltre ci sarà un’unità mobile che effettuerà screening gratuiti per la maculopatia negli adulti e l’ambliopia per i bambini. Sempre in questa sezione ci saranno i “donatori di voce”, pronti a fornire informazioni sul progetto “Libro parlato” e a simulare letture, mentre altri volontari raccoglieranno occhiali usati da donare a chi ne ha bisogno, ma non se li può permettere. I service “Bambini nel bisogno” e “Colazioni solidali” saranno i protagonisti dello stand riservato alla Lotta alla fame. I progetti “Verde pubblico”, “Missione agenti pulenti, puliamo i monumenti” e “Mani in alto, educhiamo i piccoli all’igiene delle mani”, animeranno invece il padiglione “Ambiente”.

All’interno del villaggio torinese ci sarà anche una quinta area dedicata alla Salute delle donne. “Un modo per festeggiare, oltre al centesimo compleanno dell’associazione, anche i trent’anni dall’ingresso delle donne nel Lions Club International”, spiega Gabriella Gastaldi, Governatore del Distretto 108 Ia1, che comprende i 73 Club del Piemonte Occidentale e della Valle d’Aosta, per un totale di circa 2.400 soci. In quest’area sarà allestito un ambulatorio che offrirà la possibilità di sottoporsi gratuitamente ad elettrocardiogramma e visita cardiologica. Verrà inoltre distribuito un questionario che consentirà di partecipare ad un’indagine epidemiologica, primo tassello del più ampio progetto denominato “Il cuore delle donne”.

Durante la giornata la cittadinanza sarà accompagnata dai volontari Lions lungo un viaggio tra le iniziative più importanti realizzate a favore della comunità. Un percorso che si concluderà alle 18,00 al Conservatorio Giuseppe Verdi, con lo spettacolo di Walter Rolfo, autore e conduttore televisivo, docente universitario ma soprattutto illusionista di fama internazionale: “L’arte di realizzare l’impossibile: 100 anni di successi Lions”, sotto la regia di Alessandro Marrazzo. “Uno spettacolo – precisa il Governatore – che ben rappresenta la storia del Lions Club International. Realizzare l’impossibile è stata la grande sfida vinta dai Lions in questi primi 100 anni, e altrettanto possibili diventeranno le sfide per i prossimi 100 anni”. “I soldi raccolti con lo spettacolo conclude Gabriella Gastaldi saranno utilizzati per lacquisto di un Autorefrattometro, strumento di diagnostica indispensabile per la diagnosi di problematiche visive”.

Rulli di tamburi, giocolieri e artisti di strada il giorno precedente improvviseranno spettacoli lungo le vie del centro, distribuendo inviti al Lions-Day e illustrando il programma di una giornata destinata ad entrare nella storia.