ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 626

Export, le aziende artigiane sbarcano su Amazon

Sono 50 cinquanta le aziende artigiane che oggi  sbarcano all’interno della vetrina italiana web di Amazon. L’offerta riguarda prodotti che vanno dall’oreficeria alle ceramiche, dalle lavorazioni artistiche con legno e pietra e all’enogastronomia. Saranno protagoniste, grazie a un progetto della Regione,  delle vendite su Amazon, gruppo che in Italia è cresciuto del 136% nell’ultimo anno conquistando  un export da 250 milioni che ha creato 5.700 posti di lavoro. “Amazon – commenta  l’assessore all’Industria della Regione Piemonte Giuseppina De Santis – fornisce la parte logistica, la più complicata  per le microimprese. Iniziamo con un gruppo di aziende del marchio Eccellenza Artigiana, che in tutto sono 2.800. E ‘il primo passo di un progetto che può crescere. Siamo di fronte a una dimostrazione di industria 4.0 con imprese che non soccombono alle trasformazioni in corso”.

Una commedia all’italiana tinta di noir: l’amore criminale di Ballerini-Pan

pan-balleriniCorreva l’anno 1972. Erano gli anni dell’amore libero, della spregiudicatezza, della libertà. Torino in quel periodo cominciava ad essere poliedrica: da un lato i signorotti borghesi con molte ricchezze e che ostentavano “il giusto”, dall’altro gli operai che da ostentare avevano il posto fisso, dall’ altro ancora gli “anticonvenzionali” che ostentavano i propri diritti e, infine, i criminali, ladruncoli e spacciatori che non avevano niente, ma ostentavano tutto. Troppo. In quello specifico anno, precisamente il primo giorno d’estate, una bella ragazza di poco più di vent’anni, lancia un allarme, dando così inizio ad uno dei casi giudiziari più tragicomici mai esistiti in Italia.

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Lei si chiama Franca Ballerini, si trova in montagna insieme alla madre e alla figlioletta. Cerca di contattare invano il marito, un commerciante di mobili di ventotto anni di nome Fulvio, rimasto a Torino, nella loro villetta alla Pellerina. La donna, allarmata, contatta il suocero, ma anche lui non aveva nessuna notizia del figlio. Rientrata in città e notando che in casa mancava la valigia e qualche vestito, la donna si convince che il marito l’abbia abbandonata scappando con l’amante.

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Che stranezza, un comportamento del tutto inaspettato dalla famiglia dello scomparso:” lui, cosi innamorato della moglie, così ligio ai suoi doveri, così stacanovista”. Passano i mesi, Franca, non molto disperata per quell’assenza, si da alla bella vita. Spende soldi, esce spesso, frequenta uomini. In questo frangente entra in scena un altro personaggio, il padre di Fulvio. L’uomo non è molto incline a credere alla versione della giovane nuora; ha sempre avuto il sospetto che lei avesse sposato il figlio solo per avere una sicurezza economica, ma che non lo amasse sul serio. Mosso da questa forte motivazione l’uomo si improvvisa Sherlock Holmes e comincia in maniera autonoma e un po’ grossolana ad investigare. Scoprirà, tra inseguimenti vari ed interrogatori improvvisati, che Franca frequenta un uomo, un certo Paolo Pan, malvivente che traffica in auto rubate e capo di una piccola banda del quartiere, e che questa relazione dura da tempo, ancor prima della scomparsa di Fulvio. Inoltre, proprio in concomitanza conballerini-pan-mole queste sue indagini private, arriva improvvisamente una telefonata anonima di una donna che dice che Fulvio sta bene, ma non vuole essere cercato. I tasselli del puzzle cominciano pian piano ad intersecarsi, ad acquisire una forma, ad avere un senso. Qualche giorno dopo l’improvvisa scomparsa, infatti, l’auto e la moto del figlio erano magicamente sparite ed il fatto che l’amante della nuora commerciasse proprio in quel “settore” conduce l’uomo nel baratro dei sospetti più oscuri. Di lì a poco, Paolo Pan sarà fermato alla frontiera per aver mostrato un documento falso e insieme a lui, in auto, oltre a esserci un borsone pieno di soldi rubati ci sarà pure la bella Franca. Questo episodio condurrà l’ impavido papà a recarsi dai Carabinieri. Siamo nei primi giorni del 1973. Si apre un’indagine, ma gli elementi per procedere sono davvero irrisori fin quando, però, undici mesi dopo, arriva alle forze dell’Ordine una testimonianza inaspettata.

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Un corniciaio torinese avverte i Carabinieri che un delinquentello un po’ sbruffone gli aveva confidato di aver aiutato suo fratello e la fidanzata di quest’ultimo ad uccidere il marito di lei e ad occultare il cadavere. Il nome di quest’uomo, dalla lingua lunga e dalla poca furbizia, è: Tarcisio Pan. Complice qualche bicchiere di vino di troppo e un registratore nascosto, Tarcisio fornirà non solo la versionecarabinieri-pan definitiva (almeno per la fase delle indagini) di quella tragica giornata di inizio estate, ma svelerà anche il luogo dove il cadavere è nascosto. Da qui in poi avrà inizio la fase processuale, contraddistinta da accuse reciproche, smentite, colpi di scena. In prima grado Franca Ballerini e Paolo Pan verranno entrambi condannati all’ ergastolo, in secondo grado tale condanna verrà confermata solo per l’uomo, mentre la donna verrà scagionata del tutto. Ma in Cassazione le carte si rimescoleranno e l’accusa proporrà nuovamente l’ergastolo anche per la Ballerini, che però ne uscirà vincitrice con la piena assoluzione. L’unico colpevole, in ultimo grado resterà solo Paolo, graziato dal Presidente Scalfaro dopo soli 22 anni di carcere. Fin qui si è voluta fornire una spiegazione dettagliata degli eventi per permettere al lettore di avere un quadro esaustivo di ciò che è accaduto, ma la cosa che personalmente mi preme mettere in luce è il modo in cui l’ amore criminale si manifesti nella sua semplicità e banalità, lontano dagli aspetti romanzati che spesso adornano e idealizzano quel legame. Paolo e Franca, due personalità ben distante, ma simili. Entrambi narcisisti, amanti del bello, entrambi privi di moralità e giudizio. Due persone estremamente pianificatrici. La cronaca li ha definiti gli “amanti diabolici”, io preferisco chiamarli “gli amanti vuoti”. Nei dieci anni di processo l’amore non è mai stato un tema rilevante, eppure ci si riferiva a loro con il termine amanti. Beh si, rapporti intimi li avevano; tra l’altro uno dei colpi di scena più eclatanti si è verificato in aula di tribunale quando la bella Franca ha rivelato al mondo, e di conseguenza anche ai disperati e sconvolti ex suoceri, che la figlioletta di due anni di Fulvio, era in realtà la figlia di Paolo. Gesto privo di morale e completamente strumentale perché nasconde il desiderio di mettersi in torino-bn-castellomostra e di creare un’aura idilliaca ad un rapporto che di idilliaco non aveva niente, nonché totalmente incurante del benessere della figlia, la cui paternità (mai confermata durante il processo perché all’epoca non esisteva ancora l’esame de DNA) era improvvisamente caduta nelle mani di un ergastolano. Gli amori criminali, nel 90% dei casi sono così. Vuoti. Quello che si confonde per amore è il bisogno di sentirsi parte di qualcosa, di spingersi oltre un limite, ma quando quel limite viene raggiunto si decade inevitabilmente. Perché viene a mancare il senso. Così cominciano le accuse l’uno nei confronti dell’altro, diventa necessario salvarsi e salvaguardarsi. Bonnie e Clayde rabbrividirebbero di fronte a tanta vacuità. Perché il narcisismo non si sposa bene con l’ amore se non con quello verso se stessi. Bonnie e Clayde condividevano, progettavano, avevano degli obiettivi comuni. Franca e Paolo si facevano compagnia, erano ognuno il capriccio dell’altro. E come ogni capriccio, prima o poi si esaurisce. Ma cosa avviene nella mente di così forte, tanto da far sembrare convincente e giustificata l’idea di compiere un omicidio? La cronaca ci fornisce numerosi esempi, che non sto qui ad elencare, di coppie che uccidono insieme. Perché non scegliere di lanciarsi con il paracadute o di svolgere qualsiasi sport estremo? Perché il limite da raggiungere deve essere Torino vecchia“uccidere”? Ogni coppia basa la propria esistenza su un tacito accordo: ” ci sta bene che sia così”; il così lo scelgono i tratti della personalità e le sfumature, più o meno patologiche, delle due parti in gioco. La coppia criminale trova, nella maggioranza dei casi, il suo incastro perfetto nel ” riempimento” del vuoto interiore, nei sentimenti di rivalsa e nel desiderio di appagare un costante stato di insoddisfazione. In questi casi, la reciprocità non sta nel desiderare il benessere dell’altro, ma nel constatare l’utilità dell’altro. Paolo e Franca non si sono mai amati, ma si erano utili. Uccidere era necessario perché utile. Due genitori affranti dal dolore e morti senza avere giustizia per il proprio figlio, un uomo graziato che verrà beccato in Sud America con un grande quantitativo di droga ed espatriato in Italia per essere nuovamente chiuso in carcere, una bella signora che sceglierà di vivere lontana dai riflettori, più per grande capacità di calcolo che per ritrovata integrità morale e una bambina, ormai donna, senza un padre. Questo è ciò che rimane di un amore criminale. Il vuoto.

Teresa De Magistris

IL NEGOZIO CHE RIPARA FRIGO E LAVORO

Nel cuore di Porta Palazzo un’iniziativa per dare lavoro alle persone in difficoltà e nuova vita a elettrodomestici destinati allo smaltimento. Un esempio di economia responsabile e sostenibile, grazie alla collaborazione fra il Sermig e la società Astelav. Un progetto che si inserisce tra i nuovi concetti dell’ECONOMIA CIRCOLARE

E’ l’inizio di un percorso dai valori forti: la solidarietà, il lavoro, la salvaguardia dell’ambiente. E’ stato inaugurato a Torino il primo negozio italiano del progetto Rigeneration, che nasce dalla collaborazione fra il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, e l’imprenditore torinese Giorgio Bertolino, fondatore di Astelav, azienda che da oltre 50 anni è uno dei principali distributori europei di ricambi per elettrodomestici.

 

Nei locali di via Mameli 14, cinque vetrine nel cuore di Porta Palazzo, si vendono lavatrici e lavastoviglie usate, che sono state rigenerate. Il Sermig ha messo a disposizione l’ampio negozio, Astelav la professionalità dei suoi tecnici dello stabilimento di Vinovo, la qualità dei suoi ricambi e la sua efficiente rete Nazionale di Centri Assistenza Tecnica. Ecco perchè gli elettrodomestici riportati a nuova vita sono un prodotto funzionante, conveniente e garantito, così come spiega Riccardo Bertolino Responsabile Logistica e Acquisti.

“Fra noi – dice Ernesto Olivero – c’è stata subito identità di vedute e di valori, che si basano sul modo di concepire uno sviluppo socio-economico responsabile e sostenibile. Con Rigeneration vogliamo offrire un’opportunità alle persone in difficoltà e contrastare lo spreco”. Gli elettrodomestici recuperati sarebbero diventati RAEE, ingombranti rifiuti elettrici ed elettronici, con un costoso smaltimento. Basti pensare che in una lavatrice ci sono circa 40 kg di ferro, 4 kg di plastica, oltre ad alluminio, rame, vetro e ben 5 kg di cemento.

 

Al progetto lavorano già cinque addetti, fra cui un giovane extracomunitario proveniente dal Sermig. Rigenerazione dunque anche delle persone: un modo per dare una speranza e un futuro a chi un’ occupazione non la trova o l’ ha persa. Nello show room tutto richiama la filosofia del progetto: i materiali degli arredi sono frutto di riciclo, i colori dominanti sono l’azzurro e il verde, simbolo di un mondo ecologico e pulito, nel marchio e sulle pareti frasi per riassumere i principi dell’ economia circolare. Una recita: “Ri-parare fa risparmiare soldi e risorse naturali e fa bene alla terra”. Il brand è un cerchio che indica che nessuno è al vertice, ma si è tutti e tutto una conseguenza dell’altro.

Rigeneration è un’impresa sociale che offre un duplice servizio: rispetto delle persone e dell’ambiente. A chi si rivolge? “Il nostro target – afferma Ernesto Bertolino Responsabile Vendite è ampio, tutti coloro che vogliono fare una scelta consapevole: famiglie e single orientati a prodotti a ridotto impatto ambientale e dal costo contenuto, ma garantiti. Ecco, il concetto di garantito è uno dei nostri valori e lo applichiamo anche alle persone, che lavorano per noi con regolari contratti”. E non poteva mancare il sostegno a un progetto solidale: quello di padre Hani, che in Giordania accoglie e “rigenera” famiglie di profughi.

 

Astelav raccoglie lavatrici e lavastoviglie attraverso due canali: i centri logistici che prendono i RAEE dalla Grande Distribuzione e le donazioni dei privati. Mette a disposizione un numero telefonico (345 0267664), l’e-mail info@ri-generation.com e il sito www.ri-generation.com.

Dalla Regione la strategia “WeCaRe”, in rete per il welfare

E’ un grande piano sperimentale per l’innovazione sociale,  “WECARE – Welfare Cantiere Regionale”, è stato varato dalla Regione Piemonte, prevede lo stanziamento di oltre 20 milioni di euro . Le risorse arrivano dal Fondo Sociale Europeo e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, coniugando misure diverse finalizzate a promuovere l’innovazione nell’ambito della rete dei servizi sociali, migliorare la governance locale, stimolare la collaborazione tra soggetti pubblici, enti del terzo settore ed imprese, sostenere lo sviluppo di progetti di imprenditorialità a vocazione sociale e di welfare aziendale. Il piano è stato illustrato  presso il Palazzo della Regione, in piazza castello a Torino, dai quattro assessori regionali coinvolti: alle Politiche Sociali, della Famiglia e della Casa, ai Diritti Civili e Pari Opportunità, alle Attività produttive e all’Istruzione, Lavoro e Formazione Professionale.Spiegano dalla  Regione che alla delibera approvata nei giorni scorsi dalla Giunta  “seguiranno, nei prossimi mesi, una serie di bandi sulle singole misure, a cui potranno partecipare, in base alla tipologia, enti gestori delle politiche sociali, Comuni, imprese, organizzazioni del terzo settore e associazioni di volontariato. Tutte le azioni dovranno essere volte a stimolare progetti sui territori, che dimostrino sostenibilità e replicabilità per promuovere coesione e inclusione sociale”.Si tratta del primo ed unico esempio a livello nazionale in questo settore e si articola in quattro principali misure individuate che avranno i seguenti obiettivi: stimolare processi collaborativi sui territori, facilitare la sperimentazione di servizi innovativi, spingere la crescita di iniziative imprenditoriali, sostenere iniziative di welfare aziendale. Una quinta misura di accompagnamento è destinata a sostenere, come azione di sistema, le iniziative di sperimentazione.La Regione Piemonte si pone dunque come protagonista in ambito nazionale delle politiche di innovazione sociale, per rispondere a nuovi bisogni sociali che gli strumenti tradizionali del nostro sistema di welfare non sono più in grado di intercettare.  La nuova strategia regionale rafforza la sinergia tra consorzi socio-assistenziali, centri per l’impiego e agenzie per il lavoro accreditate per favorire l’inclusione lavorativa di persone con fragilità e contrastare il disagio sociale. E’ anche previsto lo stanziamento di ben 4 milioni di euro per il welfare aziendale, che potranno essere investiti per le politiche di condivisione dei tempi di vita e lavoro, le pari opportunità, il sostegno al diritto allo studio, i servizi di cura per i familiari anziani o non autosufficienti.Le misure di WECARE – Welfare Cantiere Regionalewww.regione.piemonte.it

BIOINDUSTRY PARK FA SCUOLA ALL’ESTERO

Esportare un modello di Parco Tecnologico sostenibile e vincente nei paesi emergenti, proponendosi come guida per la crescita dell’imprenditoria locale e, nello stesso tempo, aprendo a nuove opportunità di business per le aziende piemontesi e italiane in mercati dal grande potenziale. Con questi obiettivi il Bioindustry Park di Colleretto Giacosa (Torino) ha intrapreso una serie di missioni internazionali, dalla Cina, alla Tunisia fino in Iran. 
Proprio in Cina, in qualità di rappresentante di bioXclusters (l’alleanza strategica fra cluster europei sulla medicina personalizzata, di cui il Parco piemontese fa parte come gestore del Polo bioPmed), Bioindustry Park ha firmato un accordo triennale con il Fenglin Biomedical Center (BioFM), per promuovere la competitività delle PMI biomedicali italiane ed europee, aprendo loro un canale privilegiato per il mercato cinese, per i finanziamenti privati e per l’identificazione di nuovi partner. L’accordo mette anche a disposizione delle imprese le infrastrutture per visite lavorative presso il Fenglin BioMedical Park di Shanghai, in cui sono insediati ospedali, centri di ricerca e imprese come Shanghai Pharm e Quintiles IMS.
Sinergie in corso anche in Iran. Proporsi come modello di riferimento, mettendo a disposizione la propria imprenditorialità tecnologica per lo sviluppo di progettualità comuni, è l’oggetto dell’intesa che il Parco di Colleretto Giacosa sta portando avanti con il proprio omologo iraniano, l’Isfahan Science and Technology Town, il più antico Parco Tecnologico del paese asiatico, che incuba al suo interno circa 150 aziende operanti in diversi settori di attività. Il Parco iraniano potrebbe diventare un’importante porta d’accesso per un mercato in grande fermento, che guarda all’Italia come possibile paese partner per uno scambio di pratiche tecnologiche. Se, infatti, il paese asiatico ha sviluppato una buona competenza nella realizzazione di prodotti hi-tech in diversi settori, ha la necessità di importare nuove tecnologie soprattutto in campo bio-medicale. Una comunanza di interessi che potrebbe tramutarsi, nei prossimi mesi, in un vero e proprio accordo di collaborazione, estendibile anche agli altri Paesi dell’Eco Science Foundation (tra cui Pakistan, Azerbaijan, Tajikistan e Turkmenistan), l’organizzazione intergovernativa che opera con l’obiettivo di stringere nuove partnership con imprese europee.
Dall’Asia alle coste del Mar Mediterraneo, in Tunisia, dove Bioindustry Park è coinvolto nel progetto triennale “Appui aux pôles de compétitivité tunisiens”, inserito nell’ambito del protocollo di accordo tra i governi italiano e tunisino per la realizzazione di un «Programma di sostegno al settore privato» del paese nord Africano. L’obiettivo è accompagnare i Poli tecnologici tunisini nel loro percorso di creazione e rinforzo delle competenze, nei settori del tessile e dell’abbigliamento (Monastir/El Fejja), della meccanica e meccatronica (Sousse), dell’agroalimentare (Bizerte) e della chimica (Gabès), grazie al coaching di un’Associazione Temporanea di Imprese che, oltre il Bioindustry Park, comprende l’altro Parco piemontese, l’Environment Park di Torino, Arthur D Little Italia e il tunisino Tema Consulting.
«L’esperienza internazionale che abbiamo maturato in tutti questi anni, ci permette oggi di proporci come un punto di riferimento per realtà analoghe alla nostra, anche se molto lontane geograficamente  spiegano l’AD Alberta Pasquero e il Direttore Generale Fabrizio Conicella – Le sinergie che stiamo portando avanti in Paesi dal grande potenziale o in fase di sviluppo sono certamente strategiche per il business del Parco, ma nello stesso tempo, attraverso il cluster bioPmed, possono fare da volano per le piccole-medie imprese italiane ed europee che operano nel settore della salute umana e delle scienze della vita». 

IoLavoro, risultati concreti

Sono all’incirca 4500, ovvero il 25 per cento del totale, le persone che hanno trovato un impiego dopo aver partecipato nel 2014 e nel 2015 alle edizioni regionali e territoriali di IoLavoro, la manifestazione organizzata dall’Agenzia Piemonte Lavoro e promossa dalla Regione Piemonte, per far incontrare domanda e offerta di occupazione. I risultati sono stati riferito dall’assessora regionale al Lavoro Gianna Pentenero rispondendo ad un’interrogazione in Terza Commissione consigliare.

Per 3.800 persone si è trattato di stipulare un contratto subordinato (a tempo indeterminato, in apprendistato, a tempo determinato e in somministrazione), mentre 696 sono rientrate nella categoria dei parasubordinati (lavoro intermittente, a progetto, occasionale). Inoltre, il 77 per cento dei contratti a tempo indeterminato e di apprendistato stipulati tra il 2014 e il 2015 risultavano ancora attivi al momento della rilevazione. In linea con i precedenti appuntamenti primaverili l’edizione 2016, che presenta una ricaduta occupazionale del 28 per cento. Si tratta di dati, tra l’altro, potenzialmente sottostimati perché non tengono conto degli avviamenti che, soprattutto nel settore turistico, possono essere stati attivati fuori dal territorio regionale o nazionale.

L’assessora ha sostenuto come i numeri confermino l’utilità di una manifestazione che offre a giovani e meno giovani l’opportunità di trovare nella stessa sede servizi di accoglienza, orientamento e incrocio domanda-offerta di lavoro. L’analisi del rapporto costi-efficacia della fiera e la necessità di ottimizzare le risorse disponibili hanno indotto la Regione a prevedere dal 2016 un’unica edizione regionale, rafforzando maggiormente le iniziative locali e puntando sempre di più sul coinvolgimento delle aziende tramite lo strumento dell’Elevator pitch (brevi incontri durante i quali le imprese presentano le figure professionali di cui sono alla ricerca, consentendo in seguito ai candidati interessati di presentare il loro curriculum).

Infine, l’assessora ha ricordato che la prossima edizione regionale di IoLavoro si terrà il 4 e 5 ottobre nel Lingotto Fiere di Torino, con un focus tematico dedicato all’alternanza scuola-lavoro e al sistema duale, e che sono state programmate almeno quattro edizioni locali individuate attraverso una manifestazione di interesse: dopo quella tenutasi a Cuneo il 26 maggio, con il passaggio di centinaia di persone in cerca dì occupazione, il coinvolgimento di 50 operatori, 30 aziende, 8 enti di formazione e 5 agenzie per il lavoro, sono in calendario quelle di Chieri (27 ottobre), Alessandria (14 novembre), Acqui Terme (17 novembre), e si sta valutando la possibilità di organizzarne altre due per coinvolgere il più possibile tutto il Piemonte.

GG – www.regione.piemonte.it

Accattonaggio e solidarietà

STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Una delle ultime “mode” della nostra città è il proliferare, non solo in centro, dell’accattonaggio selvaggio. Sta sostituendo quello tradizionale per numero  e tipo di persone. Non bisogna essere sociologi per capirlo. Improbabili lavatori di vetri che egemonizzano gli incroci viari, composti dal popolo nomade. I portici, si proprio i nostri bellissimi ed originali portici, da ragazzi di colore. Equamente distribuiti ogni 30 -40 metri davanti ad esercizi commerciali. Diciamolo non è un bel “vedere” ed anche un po’ stressante. Non siamo certo xenofobi o intolleranti ma dopo la prima elemosina, gentilmente anteponiamo il necessario no. Ho fame, mi puoi aiutare? Viene anche la voglia, sempre gentilmente, di rispondere: ho già aiutato il tuo “fratello” con la relativa contro risposta : Ma sono io che ora ho fame! Mi scuserai, domani sarà il tuo turno.

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Sono infastidito? Sono preoccupato che la situazione, come molte altre degeneri producendo miscele sociali esplosive.In verità c’è stata una settimana di loro assenza. Poi il fenomeno  è ripreso e si è rinvigorito. E ci risiamo con le domande. Da quali paesi arrivano? Come sono arrivati nel nostro paese? Sono regolari o irregolari? Una sola certezza: non si fa in questo modo solidarietà: la solidarietà vuole, esige organizzazione. Indispensabile anche per ottimizzare le nostre scarse risorse pubbliche. Indispensabile per fare chiarezza su abusi dettati anche dalla miseria. Organizzazione. Capisco…non molto congeniale per il nostro popolo storicamente carente per senso e cultura dello Stato. Ma ci tocca se no verremo quotidianamente travolti. Speriamo nell’applicazione e realizzazione dei provvedimenti del Ministro Minniti, che puntano a far lavorare anche i clandestini. Il non lavoro porta all’inedia. Ed una situazione già di per se sé difficile viene ulteriormente complicata.Insisto: non abbiamo più tempo. Dico tutto da uomo della strada che vuole essere ed è solidale almeno una volta al giorno. Ma non bastiamo. Stato .. se ci sei batti un colpo. Lo ripeto, non possiamo andare avanti cosi.

Patrizio Tosetto

Ecco come rinasce il Movimento per la Pace

A colloquio con i promotori Giampiero Leo, Walter Nuzzo e Paolo Candelari: “riteniamo che il nostro lavoro debba andare in profondità nelle coscienze e, grazie a un impegno sia educativo che di testimonianza, creare e produrre, finalmente, una mentalità e una politica di pace e giustizia, nella sicurezza. In questo senso, oltre alle guerre, condanniamo e ci opponiamo senza riserve al terrorismo”

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Giampiero Leo, i giornali scrivono che è “rinato il movimento per la Pace”, ma anche che ha caratteristiche molto diverse dal passato. Lei, che è uno dei principali protagonisti di questa rinascita, può illustrarci meglio la situazione?

 

Premesso che ho una grande stima per tutti coloro che, in buona fede, si sono battuti in passato nei movimenti pacifisti, è indubbio che il quadro complessivo è molto cambiato. Oggi, il movimento, almeno come si sta configurando in Piemonte, è sicuramente e convintamente pluralista e trasversale, nel senso che non è guidato da una cultura egemone, ma è animato da donne e uomini con storie convinzioni e sensibilità diverse, ma altresì molto convinte della necessità di un percorso unitario, di un “camminare insieme”. A proposito di questo ultimo motto, bisogna infatti sottolineare che, ovviamente nel pieno rispetto delle posizioni di tutti, oggi vi è una forte presenza di una componente religiosa. Per “componente” non si intende una corrente o una Chiesa specifica, ma l’apporto che, per esempio, è dato dal nostro coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”. Questa realtà, lo ricordo, comprende decine di associazioni e rappresentanti di praticamente tutte le confessioni religiose presenti in Piemonte. In dialogo, e in sintonia con esperienze simili, (come l’autorevole “Comitato interfedi”, le varie esperienze di dialogo

interreligioso, da quello bilaterale a quelle multilaterali ecc. ) cerchiamo di dare un contributo di non violenza, rispetto, amore alla vita e al bene comune. Per esplicitare meglio questi concetti, provo a ricorrere ad alcuni esempi: se negli anni 70 gran parte del movimento pacifista era tendenzialmente anti americano e anti occidentale, ed aveva riferimenti in leaders “terzo mondiali”, fra i quali anche Castro, oggi, invece, l’atteggiamento non vuol essere assolutamente partigiano, e come massime figure di ispirazione contemporanea, pensiamo a Papa Francesco, al Maestro Daisaku Ikeda, al Dalai Lama. In un certo senso, quindi, ci ricolleghiamo, superando – la fase ideologica degli anni 70 –   ai grandi maestri storici come Ghandi e Marthin Luter King. Se dovessimo, poi pensare a qualche figura italiana, mi verrebbero da citare personalità quali Capitini, La Pira, Chiara Lubich e Mons. Luigi Giussani. Concludendo, penso che il nostro lavoro debba andare in profondità nelle coscienze e, grazie a un impegno sia educativo che di testimonianza, creare e produrre, finalmente, una mentalità e una politica di pace e giustizia, nella sicurezza. In questo senso, oltre alle guerre, condanniamo e ci opponiamo senza riserve al terrorismo. Coerentemente – anche se questo può sembrare un aspetto molto minore – auspichiamo un metodo e una prassi non violenta e aggressiva, anche nelle relazioni sociali e politiche, rigettando il sistema della denigrazione, delegittimazione, insulto dell’avversario o del diverso, perché sappiamo che la prima rivoluzione deve avvenire nelle coscienze e nei cuori delle persone.

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 Walter Nuzzo, l’appello che state lanciando è rivolto al Governo Italiano, affinché decida di partecipare ai lavori ONU del prossimo 15 Giugno, per un trattato che porti all’abolizione totale delle armi nucleari nel mondo. Lei, che rappresenta un movimento particolarmente – e da lungo tempo – impegnato su questo tema, può descriverci le ragioni e gli obiettivi della vostra mobilitazione?

 

 

Per quanto riguarda le ragioni, il movimento Senzatomica, promosso dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, si ispira alle Proposte di Pace, inviate ogni anno alle Nazioni Unite, dal terzo presidente della Soka Gakkai, Daisaku Ikeda. Per questi motivi è nato in Italia il movimento “Senzatomica-trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, che sta attualmente lavorando, di concerto con le Istituzioni cittadine e regionali, – in primis con il “Comitato diritti umani della Regione Piemonte – per portare a Torino la mostra multimediale “Senzatomica” nei mesi di Ottobre e Novembre prossimi.Il nostro auspicio è che l’Italia diventi uno dei paesi leader dei negoziati ed esprima tutto il suo potenziale di creatività e capacità diplomatica nella ricerca di un nuovo paradigma di sicurezza globale che promuova la comprensione reciproca e si lasci alle spalle la logica obsoleta della deterrenza nucleare fondata sulla sfiducia reciproca. L’Italia ha già mostrato, in importanti occasioni, capacità di leadership, guidando e partecipando attivamente ad azioni politico-diplomatiche quali la moratoria sulla pena di morte, la messa al bando delle mine antiuomo e delle bombe a grappolo: qui stanno la cultura e la storia di cui andiamo fieri. Ora c’è la possibilità di scrivere un’altra grandiosa pagina di Storia, nella quale l’Italia può manifestare il senso più alto della propria tradizione umanistica, ponendo al centro della propria azione l’essere umano e contribuendo in modo significativo a porre fine alla negazione della dignità della vita perpetrata tramite le armi nucleari (anche quando non vengono usate).

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Chiediamo infine a Paolo Candelari, Walter Nuzzo e Giampiero Leo:

Il vostro movimento, molto più pluralista, unitario e trasversale, rispetto a quello degli anni 70 del secolo scorso, come si pone di fronte alla politica e alle istituzioni?

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PAOLO CANDELARI:

Il mio movimento (MIR – Movimento internazionale della Riconciliazione MN – Movimento Non violento) è stato positivamente sorpreso dall’iniziativa di alcuni Paesi di andare oltre il trattato di non proliferazione delle armi nucleari e di proporre di metter al bando le armi atomiche, così come lo sono già le armi chimiche, le mine antiuomo ed altre. Tale proposta è stata votata da 139 Paesi all’assemblea generale dell’O.N.U. ed oggi ci stiamo avvicinando al traguardo. Ciò che ha sorpresi, è stata la posizione del governo Italiano di votare contro ad ottobre e di non partecipare al tavolo dei negoziati adesso. E’ stato per questo che ci siamo chiesti cosa potevamo fare, e abbiamo proposto l’appello alle nostre autorità, che poi ha avuto il sostegno di tante associazioni della società civile.Da sempre abbiamo un rapporto positivo e di partecipazione nei confronti delle istituzioni. I movimenti e le persone che si ispirano alla non violenza hanno sempre avuto come valore fondamentale quello della   partecipazione attiva alle vicende politiche e sociali: basti pensare al fondatore del MN Aldo Capitini e le sue numerosissime iniziative “politiche”. Come movimento ci teniamo però a mantenere la caratteristica si soggetto della società civile. Nel caso in questione noi ci rivolgiamo alle istituzioni, alle forze politiche, che sono presenti e determinanti nei processi decisionali, evitando le recriminazioni, ma suggerendo le modifiche che riteniamo indispensabili.Possiamo pertanto definirci un movimento non politico, ma tutt’altro che antipolitico. Speriamo, con questo nostro appello, di essere ascoltati, perché pur piccoli, siamo coscienti di rappresentare, in questo caso, le esigenze profonde dell’umanità e di larga parte dell’opinione pubblica.

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WALTER NUZZO:

 Credo che il nascente “Movimento per la pace”, possa prendere a paradigma l’esempio fornito dal Movimento interconfessionale “Noi siamo con voi”. Questo coordinamento è nato con l’intento di lavorare in strettissima collaborazione con il Comitato dei Diritti Umani della Regione Piemonte e con tutte le Istituzioni cittadine e regionali, al fine di realizzare iniziative di pubblica utilità, tentando di fornire un’informazione corretta o esprimendo forme di solidarietà su vari problemi che affliggono la società contemporanea. Ricordo a questo proposito che, oltre alla petizione al Governo Italiano sul tema delle armi atomiche, sono moltissime le iniziative realizzate. Solo per citare le più recenti : la marcia a sostegno delle vittime di persecuzioni religiose, la “preghiera per la pace” del 1 Gennaio scorso al Sermig che ha visto la partecipazione della Sindaca Appendino, il convegno “Lo Straniero”, presentato dal Pres. Laus nella sala del Consiglio Regionale. Stiamo altresì lavorando, in collaborazione con il Comitato dei Diritti Umani e con l’assessore alle Pari Opportunità Dott. Giusta, alla realizzazione del convegno “Islam contro Islamismo” nel quale verranno trattati i temi del fondamentalismo islamico e della radicalizzazione, con l’impegno in prima persona dei punti di riferimento delle comunità musulmane della nostra città. Quanto qui descritto esprime con assoluta chiarezza la nostra concezione, completamente positiva, del rapporto che desideriamo avere con la politica e le istituzioni. Infine voglio testimoniare che il lavoro fin qui svolto ha permesso di stringere sinceri legami di amicizia con tutti i componenti del movimento, dimostrando che si possono promuovere insieme gli stessi valori anche con modalità, credo religioso e convinzione politica diversi.

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GIAMPIERO LEO:

Le affermazioni fatte, e le iniziative citate dagli amici Nuzzo, Candelari e da me, credo rappresentino la migliore risposta.Tutti noi riteniamo che il ruolo della politica e delle istituzioni sia fondamentale, e per questo cerchiamo con loro un rapporto corretto e sinergico. Ho anche il piacere di poter sottolineare che il nostro convincimento è stato, a Torino e in Piemonte, rafforzato dalla attenzione riscontrata a vari livelli, da quello istituzionale a quello di esponenenti politici. In particolare è doveroso citare l’operato del Presidente del Consiglio Regionale Mauro Laus, che ha personalmente voluto la nascita del “Comitato per i Diritti Umani”, ed ha fatto di questo un esempio per il Paese ed un volano per le realtà civili e sociali – la nostra, come tante altre – che si battono per un mondo più giusto e più umano.

 

 

 

 

Donna Allegra Agnelli Socio Onorario del Rotary Club Torino Lagrange

Il Rotary Club Torino Lagrange conferisce a Donna Allegra Agnelli l’onorificenza di Socio Onorario. La cerimonia di consegna del riconoscimento avverrà mercoledì 7 giugno 2017, nel corso di una cena di gala presso il Ristorante “Del Cambio” di Torino. Allegra Agnelli, Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Vice Presidente nazionale dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e Presidente del Royal Park i Roveri, si dedica da sempre ad attività filantropiche, prima tra tutte la lotta contro le malattie tumorali. Nel 2004 ha ricevuto la laurea honoris causa in medicina veterinaria, per l’intensa attività svolta a favore della tutela del benessere degli animali. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’ha premiata nello stesso anno con la Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica, in occasione della Giornata Mondiale della Sanità, e nel 2005 con il Premio della Pace. “Siamo onorati di conferire a Donna Allegra Agnelli questo importante riconoscimento – afferma Riccardo Ruscalla, Presidente del Rotary Club Torino Lagrange – per la dedizione e l’impegno pragmatico che da sempre caratterizzano il suo operato, messo in campo a favore delle diverse attività filantropiche, della ricerca sanitaria e della pace, e che rispecchiano a pieno i valori del Rotary.” Il Rotary Club Torino Lagrange è un Club dinamico e i suoi soci, con età media di 33 anni, si sono già distinti nelle rispettive professioni. Il Club si pone obiettivi importanti di service ed ha realizzato negli ultimi anni concrete attività a favore del territorio: è sponsor del Premio Nazionale Certamen, sostenuto anche da Oxford e Cambridge University, Unipol Assicurazioni e dal Ministero dell’Istruzione; ha sostenuto l’ampliamento del reparto di Neonatologia dell’Ospedale Sant’Anna di Torino; ha inoltre finanziato borse di studio per studenti meritevoli del Politecnico di Torino, nonché la prima borsa di studio su Torino con la Fondazione Mike Bongiorno. Per ulteriori informazioni: www.rotarytorinolagrange.it

I giovani vincitori del progetto di storia contemporanea

“La nostra regione, oltre a essere stata la prima in Italia a stabilire, con un’apposita e specifica  legge – quarantuno anni fa, nel 1976 –  l’istituzione di un comitato per la difesa e l’affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione, è stata anche tra le prime realtà a promuovere progetti di studio sulla storia contemporanea, coinvolgendo – a partire dal 1981-  oltre 42 mila studenti e 1.600 insegnanti, organizzando centinaia di viaggi nei luoghi della memoria. Continuiamo a proporre questi viaggi affinché anche le giovani generazioni possano condividere e tenere vivi i valori che sono alla base della nostra democrazia e della nostra Costituzione. Un ringraziamento particolare va agli istituti storici piemontesi per l’importante lavoro svolto e anche ai tanti insegnanti che hanno supportato l’iniziativa testimoniando un reale esempio di buona scuola”.Così ha affermato il vicepresidente del Consiglio regionale Nino Boeti  aprendo, nell’Aula di Palazzo Lascaris, la cerimonia di premiazione della 36esima edizione del progetto di storia contemporanea, indetto dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.

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A essere premiati sono stati 125 ragazzi, appartenenti a 20 istituti scolastici e 5 centri di formazione delle diverse province piemontesi e in particolare agli istituti: Gobetti di Omegna, Fauser, Bellini-Nervi e Carlo Alberto di Novara, D’Adda di Varallo, Cavour-Lanino e Lagrangia di Vercelli, Afp di Dronero, Grandis di Cuneo, Vallauri di Fossano, Foscolo, Vercelli e Casa di carità di Asti, Afp colline astigiane di Agliano, Balbo di Casale, Galilei di Alessandria, Darwin-Scafidi di Sangano, Porporato di Pinerolo, Grassi, Cavour e Bodoni-Paravia di Torino, Pininfarina di Moncalieri, Faccio di Castellamonte, Enaip di Domodossola e Addestramento edile di Cuneo. Gli elaborati scelti, non solo testi scritti ma anche multimediali, sono stati selezionati sulla base di una graduatoria redatta dalla commissione di valutazione composta da membri degli Istituti storici della Resistenza piemontesi.Gli argomenti delle tre tracce sviluppate in questa edizione del progetto sono stati il razzismo e la violenza del colonialismo fascista a ottant’anni dalla proclamazione dell’Impero italiano d’Etiopia (scelta dal 45% dei partecipanti), i nuovi assetti europei nel XX secolo (indicata dal 15% degli studenti) e i temi legati a lavoro, ambiente e sicurezza dal dopoguerra a oggi (preferita dal 40% dei partecipanti).La premiazione di oggi fa seguito ai tre viaggi studio nei luoghi della memoria che quest’anno hanno avuto come mete Trieste, sul confine orientale italiano, il lager austriaco di Mauthausen e quello polacco di Auschwitz-Birkenau, il luogo simbolo della Shoah, tragico emblema concentrazionario nazista.