ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 439

Riaprono i fioristi

Da domani i fioristi piemontesi possono riaprire: accolte le proteste della categoria. La dichiarazione dell’assessore Poggio 

“Un’altra battaglia vinta sul fronte delle riaperture – dichiara Vittoria Poggio, assessore a Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte -, in nome della rinascita e della ripartenza di una fetta importante dell’economia piemontese. Alla luce di questo piccolo ma prezioso successo, credo sia opportuno dimenticare, almeno in parte, le polemiche politiche sorte tuttavia da una gestione per lo meno farraginosa dell’ormai famoso Decreto 22 marzo del presidente del Consiglio dei ministri, la quale ha finito per accendere il malcontento e le numerose proteste dei vari operatori di settore, ai quali ho cercato di dare il mio sostegno e aiuto fattivo e celere per una soluzione definitiva e chiara della questione e alla incomprensione che ne è scaturita”.

“Finalmente – prosegue l’assessore Poggio -, dopo le innumerevoli giravolte governative e il ricorso discutibile a una piattaforma social da parte di un ministro della Repubblica per comunicare e chiarire il contenuto del suddetto decreto in relazione all’attività di vendita al dettaglio di piante e fiori, proprio in queste ore il Ministero dell’Interno, tramite i suoi prefetti, ha fatto sapere che i fioristi potranno riprendere la loro attività, se pure ovviamente rispettando le norme sanitarie in vigore per l’emergenza Covid-19”.

Sono certa – conclude Vittoria Poggio – che questa lieta notizia permetterà a molti titolari, lavoratori e famiglie piemontesi di vedere il loro futuro economico e d’impresa con maggiore tranquillità e fiducia, con la consapevolezza che questo è solo il primo passo verso il ritorno alla normalità”

Dal Consiglio notarile 16 mila mascherine all’Amedeo di Savoia

Sono state consegnate all’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino 16.000 mascherine FFP3 grazie alla generosità dei Notai di Torino, ma anche del Piemonte e della Valle d’Aosta. L’importante risultato è stato raggiunto grazie ai fondi raccolti in pochi giorni con l’iniziativa “Sigilliamo il virus” promossa dal Consiglio Notarile dei Distretti Riuniti di Torino e Pinerolo finalizzata all’acquisto di presidi sanitari per l’Ospedale Amedeo di Savoia

“I medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario dell’Ospedale Amedeo di Savoia stanno lottando senza sosta contro la malattia e contro le carenze che, nei periodi di crisi, si acuiscono. Come cittadini e come Notai abbiamo pensato che fosse giusto intervenire per far sentire che siamo parte attiva della comunità. Alla raccolta fondi “Sigilliamo il virus” hanno con generosità contribuito non solo molti Notai del Distretto, ma anche Notai di Piemonte e Valle D’Aosta. Ringrazio chi ha contribuito economicamente, chi si è prodigato nell’organizzazione dell’iniziativa. L’obbiettivo è stato raggiunto anche grazie alla collaborazione con Cardioteam Foundation Onlus, guidata dal Prof. Marco Diena che ci ha aiutati a trovare il materiale e che, a sua volta, ha raccolto fondi e acquistato presidi sanitari.

A un certo punto, quando tutto sembrava pronto per l’invio, il governo cinese ha sospeso le spedizioni perché alcune ditte avevano mandato in Spagna materiale non
idoneo; si è poi aggiunta la situazione degli Usa che ha fatto sì che molte spedizioni di materiale sanitario prendessero quella strada. Alla fine ce l’abbiamo fatta e per questo devo ringraziare chi si è dedicato a questa iniziativa, senza mai perdere la speranza né la calma anche quando le cose andavano male. E’ una bella pagina per il Notariato torinese e piemontese tutto della quale personalmente sono fiero e della quale devono andare fieri tutti coloro che in qualsiasi modo hanno contribuito.” Così Maurizio Gallo-Orsi, Presidente del Consiglio Notarile di Torino.

Fase 2: quali risposte per bimbi e genitori?

Crediamo che sia arrivata l’ora di dedicare una parentesi ad una situazione che stanno vivendo tutte le famiglie italiane ed alla necessità di avere delle delucidazioni e delle risposte sul futuro prossimo dell’educazione e della gestione dei nostri bambini e ragazzi. 

Sono difatti settimane che i genitori, silenziosamente, si stanno occupando della cura e della didattica dei propri figli, sono allo strenuo delle forze, ma chi ha bambini nelle classi materne ed elementari (soprattutto le prime classi) è vicino alla beatificazione, vista la poca indipendenza dei più piccoli e la contemporanea necessità di apprendere e avanzare con il programma per non rimanere indietro proprio all’inizio della carriera scolastica.

Durante questa quarantena, noi genitori, siamo passati attraverso lezioni online che durano ore per dire un “ciao”, microfoni sempre accesi di tutti, messaggi video con didattica, mail continue di compiti, fotocopie, stampanti senza cartucce e consumo internet da gestire, interrogazioni generali su classi interattive, durante le quali  abbiamo riscoperto la tensione che provavamo noi alla loro età, siamo addirittura riusciti a spiegare, senza perder troppo la pazienza, argomenti totalmente dimenticati, come le lettere del corsivo maiuscolo, l’utilizzo dell’abaco e dei regoli, fino ad arrivare ai disastrosi lavoretti creativi manuali.

Siamo passati sopra al nostro smart working, siamo riusciti a procurare ad ogni figlio un dispositivo elettronico, quasi totalmente dedicato (a nostre spese e lo hanno dovuto fare anche i più contrari tra noi all’uso, o abuso, della tecnologia tra i più piccoli), siamo riusciti a coordinare le lezioni online di più figli, (dove l’assistenza da parte del genitore è richiesta continuamente), in pratica stiamo lavorando, forse più di quando ci recavamo nelle nostre aziende a svolgere il nostro lavoro per niente smart, ma che ora ricordiamo quasi come l’odore dello zucchero filato al luna park.

E non bisogna dimenticarsi come possano vivere questo momento quelle famiglie già caratterizzate da situazioni critiche, i cui bambini, perdendo la scuola, perdono l’unico esempio di relazionalità adeguato a cui potevano affidarsi prima dell’epidemia.

In pratica Ognuno di noi ha fatto davvero il possibile e senza modestia CI SIAMO RIUSCITI, tutti, ognuno a proprio modo.

Tutto questo è indubbiamente servito a dare un valore più grande all’insegnamento, sono certa che quando tutto finirà gli insegnanti avranno nei nostri cuori un posto più rilevante.

Adesso però abbiamo bisogno di RISPOSTE o quantomeno di una visione concreta del futuro che prenda in considerazione le problematiche inerenti a genitori e bambini.

Si parla di fase 2 e ripartenza. Tutti noi stiamo entrando nell’ottica che presto torneremo a lavorare effettivamente, chi prima chi dopo, ma comunque delle scuole nessuna notizia, nessuna prospettiva, nessuna visione, con le scuole chiuse fino a data da destinarsi, i centri estivi probabilmente chiusi tutta all’estate (altrimenti che senso avrebbe tenere chiuse le scuole che non costano a differenza di questi ultimi).

La prima domanda sorge spontanea… dove li lasciamo i bambini per 5 mesi? 

Ammesso e non concesso che da settembre tutto torni alla normalità!
Non potremo lasciarli ai nonni poiché si rischia di vanificare gli sforzi per il loro isolamento, soprattutto considerando il rischio maggiore se il genitore si reca a lavoro, isolamento che sopra ad una certa soglia d’età, probabilmente, verrà protratto a lungo.
Non possiamo contare sul congedo parentale che è di soli 15 giorni (non contando che nelle piccole aziende, dopo mesi di mancata produzione, non si guarderà di buon occhio l’utilizzo di questo sistema). In ogni caso la copertura sarebbe di 1/10 del periodo necessario!
Non potremo lasciarli ad una baby-sitter poiché, considerando 10 euro /ora, come previsto dal decreto legge, per 8 ore al giorno, calcoliamo una spesa media di 1800 euro al mese. Senza considerare che in realtà un lavoratore tendenzialmente resta fuori casa per 9 o anche 10 ore al giorno. Cifra improponibile per la maggior parte delle famiglie, anche considerando il bonus di 600 euro indicato nel decreto cura Italia, infatti più del doppio del costo rimarrebbe a carico delle nostre famiglie!!!

Ci chiediamo come faremo a gestire il nostro lavoro e la loro educazione e come potremo organizzarci in tempo, senza avere alcun tipo di informazione utile dalle istituzioni, che anzi sembrano essersi completamente dimenticate dei più piccoli e delle famiglie.

Le soluzioni peseranno su qualcuno in particolare e sul sistema famiglia più in generale. Chi guadagna di meno nella famiglia, di solito le donne (sembra impossibile nel 2020 in Italia, ma questa è la situazione reale), sarà costretto a rinunciare al proprio lavoro? Dovremo indebitarci per delegare la cura e la cultura dei nostri figli?

Non tener conto della problematica, allarga ulteriormente il divario sociale e non gratifica la scelta, già molto ardua, e sempre meno di moda, di avere dei figli in Italia. 

Siamo molto contrariati dal fatto che non vengano date linee guida chiare che prendano in considerazione una questione destinata a scoppiare nel brevissimo periodo. Non è possibile continuare a dare mezze risposte, o non darle affatto, alle nostre fatiche, ed essere in balia di una task force tutta al maschile. Ci chiediamo se avremmo potuto avere migliori risposte se ci fossero state anche figure femminili di spicco deputate a gestire questa emergenza. Tali questioni riguardano 10 milioni di studenti a cui dovrebbe essere garantito il diritto all’istruzione e anche il diritto a vivere le relazioni tipiche della loro età.

Ci sembra assurda la totale assenza di informazioni e di attenzione da parte di tutti gli organi governativi e di tutti i gruppi di lavoro incaricati di gestire al meglio questa situazione. Perché i piccoli studenti di oggi dovranno gestire il domani del nostro paese e dimenticarseli vuol dire non avere alcuna visione di futuro.

Noi famiglie italiane troveremo per forza, e nostro malgrado, delle soluzioni, come abbiamo fatto finora, ma purtroppo i bambini non possiamo portarli tutti in Parlamento a Conte, cosa che servirebbe quantomeno per una seria presa di coscienza da parte delle istituzioni.

Gettando il cuore oltre l’ostacolo, mi auguro vivamente che non solo arrivino risposte e rassicurazioni per questa imminente problematica, bensì questa tragedia possa porre le basi per un discorso più ampio, che tenga conto del disagio e delle esigenze delle famiglie, delle donne lavoratrici e del sistema che orbita intorno ai figli che, evidentemente, ha ancora molta strada da fare per porre l’Italia nella condizione di aumentare serenamente il proprio numero demografico.
Questione che è di vitale importanza per tutti.

Lucrezia Eleonora Bono

Colao, dal gruppo Bildberg alla fase 2. Per conto di chi?

Il gruppo Bilderberg è un incontro privato tra potenti di tutto il mondo, che ricorre annualmente, a partire dal primo consesso, organizzato da David Rockefeller, che avvenne nel 1954 presso l’Hotel Bilderberg della cittadina olandese di Oosterbeek.

Da molti considerato il “governo ombra” mondiale mette insieme, ogni anno in una località diversa, dai 120 ai 130 personaggi più influenti del mondo. Inizialmente i temi in discussione erano legati alla difesa del mondo occidentale da un punto di vista strategico militare. Ma in seguito le tematiche si sono spostate verso l’economia, la finanza, la politica e la geopolitica. Lo scopo è quello di porre a confronto le persone più potenti del pianeta per porre in essere una rete atta a tutelare i loro interessi e unire le istituzioni finanziarie….

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Colao, dal gruppo Bildberg a commissario per la Fase 2. Per conto di chi?

Bonomi: ora si cambia. Giusto. Purché seguendo Olivetti e non De Benedetti

Cambiare, dunque, ma non si sa ancora come. Bonomi ha protestato contro il clima anti industriale che si respira in Italia. Verissimo, ma un briciolo di autocritica non farebbe male. Difficile pensare ad un clima diverso quando sono stati gli industriali a battersi per affidare il governo al grigiocrate Monti ed alla sua banda. Ce lo chiedeva l’Europa e ce lo imponevano gli industriali. Qualcuno ricorda il famigerato “Fate presto”?..

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Bonomi: ora si cambia. Giusto. Purché seguendo Olivetti e non De Benedetti

Le vignette di Mellana

Non vi da’ un vago senso di fastidio in questi giorni la parola”scienziato”? A me molto.

Premetto doverosamente e a scanso di equivoci che non sono contro la scienza, aborro ogni forma di superstizione o pratica esoterica ma contemporaneamente sono pervicacemente contro la deificazione della scienza.
In questi mesi spuntano ovunque gli  “scienziati”,  così chiamati i giornalisti, ma loro tra di loro non lo fanno, loro tra di loro bisticciano e se bisticciano è perché non considerano l’altro uno “scienziato” ma, se va bene, uno sprovveduto contapalle. La politica ne ha arruolati una quantità inverosimile per poi….scaricarli alla prima occasione.
Prendete Fontana, avendo la magistratura alle costole si è affrettato a dire che lui non c’entra niente, è tutta colpa degli “scienziati” dell’ATS (Agenzie di Tutela della Salute), che sono loro ad aver detto cosa fare. Ora, a parte il fatto che perlomeno  ha la responsabilità politica della loro nomina se davvero fossero loro i responsabili della strage nelle case di riposo, ma se dice che è colpa loro, conseguentemente ora, deve destituirli, altrimenti come fa ad aver fiducia dei loro prossimi suggerimenti? O pensa di continuare a fidarsi, vada come vada, tanto è sempre colpa loro?
Per finire questa parte  due parole sul libro appena scritto da Burioni sul virus. Anche se ha detto che i proventi delle vendite andranno alla ricerca, l’operazione è “scientificamente squallida”. Che in due mesi sia possibile scrivere cose serie  su di un argomento, il COVID-19,  di cui si sa ancora talmente poco che ogni giorno se ne dicono di nuove, diverse e contrastanti tra loro è veramente inconcepibile. Speriamo che anche il narcisismo non sia epidemico, altrimenti chissà quanti “scienziati” scriveranno libri sul coronavirus.
*  *  *
La vignetta del geniale Ron Cobb è degli anni ’70 e ci dice che negli USA sono sempre stati anni avanti a noi, loro già in quel tempo trattavano i loro anziani come scarti. Noi ci siamo arrivati adesso ma stiamo lavorando bene, anzi meglio, invece di buttarli via li ammazziamo.
Claudio Mellana

Ora impariamo a fare dell’esperienza virtù

Una cosa è assodata: i nodi sono venuti al pettine, o se volete le contraddizioni sono esplose provocando danni gravissimi se non irreparabili. Ora toccherà alla nostra collettiva intelligenza 

Prima cosa è fare dell’esperienza virtù. Facile nel dirsi e più complicato a farsi.

Secondo: capiti gli sbagli fatti da Gennaio in poi. Toccherà alla magistratura, eventualmente,
stabilire se c è stato dolo o solo ignoranza. Mia figlia Sara,  anni fa mi ha regalato una
maglietta con su scritto: fare il padre è un mestiere difficile. Ma qualcuno deve pur farlo.

Qualcosa di simile è avvenuto in queste settimane. Non deve essere stata una passeggiata
scegliere che cosa fare. Da Roma a Torino come a Milano e Venezia. Ma c’è qualcuno che a
Venezia ci ha azzeccato e qualcuno che a Torino e Milano non ci ha azzeccato, magari non
su tutto, ma errori , essendo stati fatti, non dovranno più ripetersi. Il perché degli errori è
presto detto: una filosofia e cultura di base decisamente insufficiente. In altre parole non essere
minimamente preparati alla qualità e quantità del problema. Ci sono poi i complottisti. Per
loro è tutto più semplice. Grandi ed occulti poteri che producono questi fenomeni per trarne
vantaggi, essenzialmente di carattere economico. Cosi viene prodotto il virus in laboratorio per
produrre restrizioni democratiche e far vendere i vaccini per fare affari. Fantasiosi ed anche un
po’ pericolosi. Pericolosi perché autoassolutori. Ma anche qui c’ è chi è in buona fede e chi no.

Difficile una via di mezzo. Ora c’e una sola parola d’ordine: tornare alla normalità. Perplessi
alcuni virologi e decisamente contrari i sindacati. Il motivo è presto detto: nei posti di lavoro non
sarebbero garanti i livelli minimi di sicurezza. Ed invertire i fattori? Aprire dove  è garantita
la sicurezza e controllare periodicamente, non sarebbe meglio? I coronabond sono arrivati.
Esulta il PD, masticano amaro i cinque stelle e nettamente contraria è la destra. Non tutta per la
verità. Berlusca ammonisce i suoi. Prima prendiamo i soldi e poi si vedra’.

Persino Giorgetti non  sta bisticciando con Salvini. Del resto si sa che è tra i pochi che in Lega
hanno un proprio pensiero. Non l’unico appunto  come Zaia che azzeccando molto, se non tutto,
è per l’apertura. De Luca riscopre le sue origini borboniche e vuole blindare la Campania. Dal
sovranismo al campanilismo il passo è breve. Parole al vento. Un altro che straparla è Borghi
della Lega: contrario agli eurobond perché saremo schiavi. Alternative? Certamente, riprendere
a stampare moneta, emissioni di titoli da parte dello stato e Banca d’Italia che compra il
debito. Effettivamente sembrava un po’ alticcio. E l’Azzolina, per chi non se ne è accorto, ministro
dell’Istruzione  sostiene che, nonostante tutti promossi, saranno pagelle vere. Anche qui
dovrebbe essere l’incontrario.

Dal Ministro dell’Istruzione ci aspettavamo di far studiare gli alunni e poi il voto si vedrà. Queste incongruenze
della politica non dovranno essere un alibi per giustificare nostri non regolatori comportamenti.
Tutto non sarà come prima. Dovremmo comportarci seguendo un codice di comportamento.

Sì, anche qui non vale la regola se lo fa lui lo posso fare anche io. La posta in gioco è altissima.
Il prezzo  che dobbiamo pagare  è fare il nostro dovere. Mi rendo conto che per noi italiani l’argomento è un po’ ostico. ù

Abbiamo altri
pregi che messi insieme ad un minimo di organizzazione possono fare la differenza. Insisto
ripetendomi, che non si intravedono altre strade se non queste. Il 4 di maggio non è e non deve
essere un rompete le righe.

Si potrà uscire, incontrare persone, insomma riprendere la vita di ieri con nuove regole di
comportamento.

Patrizio Tosetto

La scuola ai tempi del coronavirus

Tra adattamenti a nuovi strumenti  e stimoli alle nuove generazioni. Ne parliamo con il professor Giorgio Primerano

“In tempi di emergenza da Covid 19 – spiega Giorgio Primerano (nella foto), docente di Filosofia e Scienze Umane presso il Liceo Regina Margherita di Torino e di Pedagogia presso l’Università del Piemonte Orientale – la scuola può ribadire il suo ruolo essenziale nell’accompagnare gli studenti non soltanto nelle diverse fasi di apprendimento, ma anche nell’aiutare loro a decifrare meglio la realtà che stanno vivendo”.

“Ho reputato da subito fondamentale  – aggiunge il professor Giorgio Primerano – interagire con i miei studenti della scuola secondaria attraverso delle videolezioni, al fine di garantire loro una quotidianità importante da un punto di vista psicologico e di poter continuare ad essere un punto di riferimento presente in un momento così complesso.

Inoltre le discipline che insegno, tra cui sociologia e filosofia, mi permettono di creare molti collegamenti con la realtà attuale; penso ad argomenti quali la globalizzazione o il mondo dei mass media, già presenti nel programma ministeriale.

“In questo periodo –  afferma il professor Giorgio Primerano – si parla di ricostruzione del Paese per quando tutto sarà finito. Credo che essa dovrà essere non soltanto economica, ma anche culturale, sociale e morale, ed in tutto questo non si potrà prescindere dalle nuove generazioni. Il lavoro che la scuola, in questo campo, può fare con gli studenti in questo momento di emergenza è essenziale, anche dal punto di vista progettuale. Questa esperienza ci insegna anche che siamo interconnessi; una tragedia che avviene dall’altra parte del mondo ci deve riguardare. Non possiamo far finta di nulla e continuare a coltivare il nostro orticello. Parimenti siamo interconnessi con la natura: interferire con gli ecosistemi ha delle conseguenze”.

“Il modello della lezione a distanza – spiega Giorgio Primerano – può sicuramente essere ottimale in questo periodo di distacco ed isolamento sociale forzato, in cui le scuole rimangono chiuse e gli studenti necessitano di una guida, l’insegnante, non soltanto di carattere didattico, ma anche capace di fornire strumenti interpretativi di una realtà sicuramente non facile da vivere e da decifrare. La scuola in rete, però, per definizione, viene a creare una barriera spaziale tra gli allievi ed il docente, quindi può essere utilizzata solo in periodi di emergenza”

“In questi tempi di emergenza – spiega il professor Primerano – l’insegnante non deve valutare le competenze digitali dell’allievo, ma valutarne le competenze interdisciplinari, critiche e argomentative. Ovviamente la scuola deve, da sempre, essere il luogo delle “pari opportunità”, e l’uso delle piattaforme digitali per la didattica rischia, sicuramente, di negare l’accesso alla scuola da parte di alcune fasce della popolazione. Pensiamo ai ragazzi/e che vivono in situazioni svantaggiate dal punto di vista economico, in famiglie che, magari, non possiedono dispositivi informatici adeguati o non dispongono dell’alfabetizzazione necessaria per usare le nuove tecnologie”.

“La scuola oggi – conclude il professor Primerano – non offre soltanto un valido supporto didattico ai suoi allievi in questi tempi di emergenza sanitaria, ma spesso mette a loro disposizione  anche quello, altrettanto prezioso, del sostegno e dell’ascolto psicologico. È stato istituito, per esempio, da tempo presso l’istituto in cui sono docente, uno sportello psicologico, cui lo studente può rivolgersi direttamente, in caso di necessità di ascolto e difficoltà. Questo Sportello di ascolto ora lavora nella modalità Skype e lo studente vi può accedere scrivendo una mail”.

Mara Martellotta

Commercialisti: tutte le novità sulle norme covid

Il documento,  completo online sul sito della Fondazione (www.fondazionenazionale

commercialisti.it), analizza tutte le principali disposizioni

CONSIGLIO E FONDAZIONE NAZIONALE DEI COMMERCIALISTI: “ LE NOVITÀ DEI DECRETI SULL’EMERGENZA DA COVID-19 (D.L. “CURA ITALIA” N. 18/2020 E D.L. “LIQUIDITÀ” N. 23/2020)”

 

Una analisi completa delle principali disposizioni. Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato il documento “ Le novità dei decreti sull’emergenza da COVID-19 (D.L. “Cura Italia” n. 18/2020 e D.L. “Liquidità” n. 23/2020)”.  Lo studio,  dopo una introduzione, approfondisce in vari capitoli, le misure adottate: da quelle inerenti la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari e previdenziali al  sostegno della liquidità delle famiglie e delle imprese passando al sostegno del lavoro. Spazio poi al tema della  liquidità attraverso il sistema bancario e ulteriori agevolazioni, misure in materia di giustizia, approvazione dei bilanci di società e enti . Concludono il documento una ricognizione  delle misure urgenti per garantire la continuità delle imprese colpite dall’emergenza covid-19, le disposizioni in materia di esercizio di poteri speciali nei settori di rilevanza strategica, ed infine il potenziamento del servizio sanitario nazionale.

Il documento completo è online sul sito: (www.fondazionenazionalecommercialisti.it)

La proposta dal Piemonte: “Medaglia d’oro a chi lavora in prima linea”

Conferire la Medaglia d’oro al valor civile ai sanitari, farmacisti e ai volontari italiani, che stanno combattendo in prima linea l’emergenza Covid-19. Questa la richiesta che arriva dal Piemonte, formulata in una lettera scritta e inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio regionale subalpino Stefano Allasia.

La lettera, le cui finalità sono state condivise con la Conferenza dei capigruppo, è stata inviata al Quirinale, con la richiesta di onorificenza “all’ordine dei medici, degli infermieri, dei farmacisti, alle associazioni di volontariato e degli operatori sanitari d’Italia tutta che, ogni giorno, si impegnano con abnegazione e professionalità a combattere l’emergenza epidemiologica e curare i malati di Covid-19”, come si legge nel testo.

Stefano Allasia (nella foto piccola) ricorda che tutto il mondo sanitario italiano si prodiga “per assistere e aiutare quanti soffrono lontani dai loro cari, mettendo così la loro vita a rischi per salvare altre vite. La loro non è una solo una professione, ma in questa situazione drammatica diventa una vera e propria missione”, un concetto espresso anche da Papa Francesco.

La lotta al contagio è stata certo condotta grazie alle strutture sul territorio e alle scelte strategiche che sono state adottate,  e come il Presidente Mattarella stesso ha dichiarato nei giorni scorsi, “le strutture da sole non basterebbero senza l’umanità e la responsabilità di chi vi opera: per questo il ringraziamento di oggi deve tradursi in un sostegno lungimirante e duraturo da parte delle nostre comunità”.