ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 430

Legambiente: “Riparti Piemonte, così non va!”

“Le necessarie misure urgenti per contrastare la crisi economica legata alla pandemia non possono limitarsi ad una grossolana deregulation con effetti irrilevanti in termini di tempo e resa economica ma gravi e devastanti rispetto alla tutela del territorio”

 

E’ in questi giorni in discussione il DDL 95 “Riparti Piemonte”, per il quale è stata approvata la dichiarazione di urgenza ed il conseguente dimezzamento dei tempi massimi per l’approvazione in prima Commissione.

“Faremo le nostre considerazioni nei tempi e nei modi previsti dalla normativa, ma vogliamo affermare con forza che così non va bene – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – riconosciamo la necessità di assumere misure urgenti per affrontare la grave crisi economica conseguente alla pandemia, ma riteniamo gravissimo che si punti per l’ennesima volta sull’immobiliarismo, sul “lasciar fare il mattone”,  cercando di allentare e ridurre il sistema dei controlli delle trasformazioni edilizie ed urbanistiche. Non è accettabile, inoltre, che nell’impianto della legge siano state infilate a forza modifiche a norme non collegate al problema che si vuole affrontare. Basta pensare agli articoli 51 e 52 che spazzano via definitivamente 2 Commissioni regionali (la Commissione tecnica urbanistica e la Commissione detta 91bis per i beni culturali)”.

Sono molti i punti che non convincono nell’attuale testo: dall’allentamento delle tutele nei centri storici all’ulteriore facilitazione delle varianti urbanistiche per le cave; dalla rimozione del vincolo di continuità ai centri abitati per le aree oggetto di variante, alla riduzione dei controlli e della trasparenza e condivisione delle trasformazioni urbanistiche; dall’ampliamento delle semplificazioni in contrasto con prescrizioni procedurali di legge alla riduzione e/o eliminazione degli oneri di urbanizzazione pagati ai Comuni, con un non meglio precisato rimborso da parte della Regione, scaricando quindi sulla Comunità oneri in precedenza a carico dell’imprenditore.

“Non siamo per nulla soddisfatti da un provvedimento legislativo contenente molte disposizioni che sono totalmente estranee alle problematiche dell’emergenza sanitaria e che, a prescindere dall’approssimazione tecnica, andrebbero proposte e discusse con provvedimenti pertinenti e organici. Da ogni angolo del pianeta stiamo assistendo a tentativi di smantellamento delle leggi ambientali nel nome della ripresa economica post-pandemia – continua Giorgio Prino – ad un tentativo di deregulation generalizzata che porterà ad un futuro peggiore in termini economici, sociali, ambientali e sanitari. Siamo certi che questo provvedimento non persegua questi obiettivi, ma se il Piemonte intende realmente “porsi all’avanguardia… facendo scuola in tutta Italia” sarebbe opportuno rivederlo per cancellare anche il semplice dubbio”.

Le Forze Armate durante l’emergenza coronavirus

La pandemia Covid-19, dichiarata tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è una emergenza di sanità pubblica conrilevanza su scala mondiale che ha stravolto prepotentemente le nostre esistenze

Il virus che ha mutato le nostre vite costringendoci a rivedere ogni aspetto della nostra quotidianità e della nostra vita sociale e relazionale ha coinvolto in maniera determinante le nostre Forze Armate che hanno messo in campo le migliori espressioni di capacità logistiche e operative anche attraverso il supporto alla Protezione Civile nell’attuazione di diverse misure a contrasto dell’epidemia; queste azioni  hanno riempito ancora di più di senso il loro ruolo a sostegno della società e della comunità.

Dall’inizio dell’emergenza Covid-19 la Difesa è costantemente impegnata con molte energie e mezzi praticando sinergiesignificative con altri enti pubblici per fornire risposte concrete a questa inaspettata e potente epidemia.

Gli uomini e le donne dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri, mai come prima vicini alle necessità primarie della popolazione,  contribuiscono incisivamente, attraverso un grande impegno pratico e logistico,alla accoglienza e al monitoraggio dei malati in isolamento con l’impiego di medici e infermieri militari presenti   nelle strutture dislocate in tutto il territorio nazionale, tra cui il Policlinico Militare del Celio che fa da Hub Covid- Hospital con 150 posti di cui 50 per la terapia intensiva; con il supporto alle Prefetture con oltre 7000 militari coinvolti nell’Operazione Strade Sicure, con i nuclei preposti alla bonifica e alla sanificazione delle strutture, con continui trasporti aerei di pazienti in biocontentimento e conla distribuzione di materiale ed attrezzature sanitarie.

Il Comando Operativo di vertice Interforze (COI) ha implementato una sala operativa H24/7 dedicata all’emergenza che gestisce e condivide le informazioni con gli altri Dicasteri impegnati a fronteggiare le necessità di questa straordinaria urgenza sanitaria.

Professionalità, spirito di sacrificio e impegno dunquecaratterizzano le donne e gli uomini impegnati nelle Forze armateche in ogni circostanza continuano ad essere uno strumento fondamentale per il “Sistema Paese” e un sostegno importante ai cittadini.

Maria La Barbera

La guerra sul vaccino

INVESTIMENTI PUBBLICI E IMMENSI GUADAGNI PRIVATI / Mentre affrontiamo in pieno il disastro economico e sanitario legato all’epidemia da Covid-19, gli occhi del mondo sono puntati non solo sulle misure epidemiologiche di contenimento dell’infezione, ma anche sulla possibilità dello sviluppo in tempi rapidi di un vaccino specifico.

Il settore dei vaccini e il mondo miliardario del big pharma torna con prepotenza sotto i riflettori mondiali. Nonostante tutti gli interventi internazionali, volti a migliorare la trasparenza della produzione dei vaccini, il comparto resta uno dei più oscuri dell’industria farmaceutica.

La diffusione di questi prodotti si scontra con numerose problematiche, legate a rigorosi sistemi di controllo qualità e approvazioni da parte della sanità pubblica molto restrittive. L’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in luce che circa l’80% delle vendite globali dei vaccini arriva da cinque grandi multinazionali: GlaxoSmiteKline (Regno Unito), Merck (USA), Sanofi (Francia), Pfizer (USA) e Gilead Sciences (USA). Solo per il fatto di potere sviluppare potenzialmente vaccini, le azioni di queste case farmaceutiche durante l’epidemia sono balzate al rialzo…

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La guerra sul vaccino. Investimenti pubblici e immensi guadagni privati

 

Fiumi marroni e cieli gialli. L’Italia che rifiuta il cambiamento

È stato sufficiente un solo giorno di riapertura delle gabbie per rendersi conto che tutte le promesse, tutti gli impegni, tutte le dichiarazioni erano pura e semplice spazzatura. Esattamente come quella riversata nel canale Agnena, vicino a Napoli…

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Fiumi marroni e cieli gialli. L’Italia di chi rifiuta il cambiamento

Giornata mondiale di preghiera, l’adesione di Noi siamo con Voi

Il movimento aderisce all’iniziativa del 14 maggio / “Si può pregare tacendo, soffrendo, lavorando, ma il silenzio è preghiera solo se si ama, la sofferenza è preghiera solo se si ama, il lavoro è preghiera solo se si ama”.

Nel solco dell’accezione dell’Amore più Grande verso il prossimo e la terra che abitiamo, il Coordinamento Interconfessionale del Piemonte fa suo l’appello dell’“Alto Comitato per la Fratellanza Umana”, composto dai capi religiosi che si ispirano al documento firmato da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019. Il 14 maggio anche per “Noi siamo con Voi” sarà una giornata di preghiera, digiuno e opere di carità per liberare il pianeta dal coronavirus. Pregheremo ad una sola voce, perché la fede preservi l’umanità, la aiuti a superare la pandemia, le restituisca la sicurezza, la stabilità, la salute e la prosperità, e renda il nostro mondo, eliminata questa pandemia, più umano e più fraterno. Un messaggio in centinaia di lingue per i fratelli, che credono nella forza della preghiera, per i fratelli in umanità.

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Il 14 maggio tutti noi siamo chiamati a riconoscere la dimensione spirituale e il valore universale che, come credenti, ma anche come persone di buona volontà, possiamo percepire in questo profondo sconvolgimento che il mondo conosce a causa della pandemia da coronavirus. Ciascuno, a prescindere dalla cultura, dalla situazione economica, dalla fede o dalla mancanza di fede religiosa, risente e sente l’immensità del grido dell’umanità sofferente, sommersa da ogni parte, angosciata e sconvolta. Nel nome di tutte le confessioni vogliamo riportare al centro delle priorità le esigenze dell’espressione di credo che, lo sappiamo, non sono secondarie a quelle di salute fisica. Dopo la pandemia, la quotidianità che ci aspetta sarà quella di una nuova consapevolezza. A chi teme che la nuova normalità consisterà nell’incertezza, nell’ansia e nella paura, noi proponiamo di ritrovare la fiducia nella preghiera, imparando a trattarci con più attenzione, con più cura, con più amore. Confidando molto anche nella graduale ripresa della pratica religiosa individuale e comunitaria nei rispettivi luoghi di culto.

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In questo senso, nell’ambito dei gruppi e movimenti che prendono parte a “Noi siamo con voi”, ha preso forma una proposta che consideriamo di grande interesse ovvero quella di dar vita a una iniziativa di preghiera, che si svolge sulla base di turni 24 ore su 24, per essere vicini a coloro che muoiono in solitudine. Si tratta di un tipo di preghiera presente nella tradizione monastica cattolica, ma che, forse per la prima volta, viene proposta in termini interreligiosi. Vi prenderebbero parte credenti delle diverse fedi, ciascuno secondo le sue modalità. Premesso che la diretta partecipazione è lasciata alla libertà degli individui e dei gruppi, riteniamo che questa iniziativa possa rappresentare un ulteriore fondamento spirituale del dialogo interreligioso.
Per chi crede, occorre prendere atto che stiamo affrontando una prova enorme anche a livello psicologico, collettivo e di fede. Il nostro modo di vivere non sarà mai più quello che abbiamo conosciuto. Ma soprattutto nulla sarà più come prima, perchè noi non siamo più gli stessi . Forse proprio questo ci salverà. Questa consapevolezza ci permetterà di affrontare con uno slancio nuovo il disastro da cui ripartire. Dobbiamo tornare ad essere come i nostri padri: spirituali, resilienti e determinati. E forse da qui si potrà costruire un futuro su basi diverse da quelle fragili del mondo che ormai abbiamo alle nostre spalle.

A nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”
Il portavoce, Giampiero Leo

Come l’opinione dei tuoi clienti può farti crescere (o affondare)

*Giovedi 14/5 ore 11 webinar gratuito*

“Come l’opinione dei tuoi clienti può farti crescere (o affondare)”
9 casi studio da mettere subito in pratica.
Intervengono:
Antonella Moira Zabarino – Presidente Progesia, Docente presso il Dipartimento di Management e SAA
Gabriele Santoro – Professore Aggregato di Strategic Analysis presso l’Università di Torino
Modera:
Selene Giovannini – Customer Experience Manager
➡️ Link per iscriversi

Al via il progetto di telemedicina “Vicini di salute”

Philips e Pfizer di nuovo insieme  per i pazienti cronici al tempo del Covid-19

In principio, per la gente, fu Coronavirus poi, a forza di parlarne, ha preso anche il cognome Covid e 19 (che sta per 2019) è diventato il soprannome. Vale a dire il suo anno di nascita o, meglio ancora di rinascita, perchè Covid muore e risorge diverso e più pericoloso di prima.

Covid porterà ad un nuovo approccio culturale e persino a bufale intorno ad esso, come quella che la tecnologia 5G dissemina Covid e fa venire il tumore!
Coranavirus è un disastro, non solo per la salute, ma anche per l’economia, ma sembra un ossimoro, qualche cosa di buono lo ha portato.Vale a dire una tregua per l’ambiente, l’unica che ne abbia beneficiato, almeno per il momento.

In questo nuovo modo di approcciare le esigenze della la vita scaturite dal virus è partita eHealth a cura di Philips e Pfizer, in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, il progetto di telemedicina“Vicini di salute”, slogan che tanto ricorda un progetto per stare vicini alla gente “un pò più vicini”.

Semplicemente un punto d’ascolto per stare più vicino alle persone che hanno bisogno di una parola, di conforto, di supporto psicologico e di consiglio oppure semplicemente sapere, in tempi rapidi, se una notizia è vera oppure falsa. In questa corsa verso la conoscenza e del sapere come va la salute si inserisce questa iniziativa che sfrutta le tecnologie per fornire assistenza con un sostegno alla continuità assistenziale per i pazienti cronici e oncologici in un momento di forte pressione per le strutture sanitarie italiane.

Nel progetto sono coinvolti circa 300 pazienti e 6 strutture ospedaliere: USL Toscana Centro per i pazienti affetti da fibrillazione atriale, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma per il tumore alla mammella, l’Ospedale San Martino di Genova e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Federico II Napoli per l’acromegalia e l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma per la colite ulcerosa e l’artrite reumatoide i cui farmaci sono stati individuati nel tentativo di cura per il coronavirus.

A due mesi dall’avvio del progetto, resi noti i risultati preliminari: ingaggio positivo dei pazienti verso l’utilizzo del sistema con accessi in circa il 40% dei giorni e un’aderenza alle terapie pari al 95%.

Philips e Pfizer confermano il loro impegno nell’innovazione al servizio della salute, unendo le loro expertise rispettivamente in termini di innovazione tecnologica nel settore della salute e di know-how sulle patologie, per attivare per il secondo biennio consecutivo, il progetto “Vicini di Salute”, avviato nel 2018 utilizzando tecnologie innovative di telemedicina per supportare in maniera continuativa il paziente lungo tutto il percorso di cura.

“Le soluzioni di tele-assistenza e monitoraggio da remoto si stanno dimostrando lo strumento più evoluto ed efficace per consentire l’apertura di nuove opportunità verso sistemi sanitari sostenibili ed efficienti: lo evidenziavano lo scorso anno i risultati ottenuti dal progetto Vicini di Salute, lo impone oggi l’emergenza internazionale che siamo chiamati ad affrontare”, afferma Simona Comandè, General Manager di Philips Italia, Israele e Grecia.

La sintesi del progetto: basato sulla condivisione di informazioni e dati tra medico e paziente attraverso un dispositivo digitale, il programma di teleassistenza Philips-Pfizer permette ai pazienti di essere costantemente collegati con il medico e ricevere avvisi e promemoria rispetto all’aderenza alla terapia e al follow-up, alle richieste di monitoraggio dei parametri vitali, oltre a messaggi motivazionali.

Il medico è così in grado di avere sotto controllo le condizioni del paziente e può intervenire in caso di necessità, ma di pari passo c’è la responsabilizzazione del paziente che, grazie all’utilizzo di tecnologie innovative e integrate, migliora la propria esperienza di cura grazie alla vicinanza costante con il medico e a un maggior coinvolgimento nel proprio percorso di gestione della malattia.
Siamo lontani dal motto latino “Medice cura te ipse ( medico cura te stesso), ma ci siamo vicini!

Tommaso Lo Russo

Le vignette di Mellana

CURIOSITA’ Chissà cosa fanno gli ultras del calcio in questo periodo. Picchiano la nonna, tifosa di una squadra avversaria,  per tenersi in allenamento?

Srotolano gli striscioni per le scale di casa? Gridano:”Portinaio cornuto!”,  per mantenere l’ugola calda. Comunque abbiate un briciolo di commiserazione per  chi ha l’alloggio pieno di fumogeni e non può farne esplodere nessuno.
DUBBIO Ma se lavorare da casa è smart working, cioè fare un lavoro intelligente e agile,  mio padre che era un eccellente fabbro e non avrebbe mai  potuto portarsi il lavoro a casa, faceva forse un lavoro stupido  e goffo?
CERTEZZA Sono certo che Sabin e Pasteur non hanno rilasciato ogni giorno, ma neppure ogni mese, una intervista in merito alle ricerche che stavano facendo sui vaccini. Sino a che non hanno avuto la certezza di  poter annunciare qualcosa di importante e significativamente certo, si sono ben guardati da ingenerare speranze o dubbi.
Questi di adesso sembrano soubrette da avanspettacolo la cui una soddisfazione è quella di fare una comparsata e prendere quattro applausi, da un pubblico da avanspettacolo.
Claudio Mellana

Il Consiglio regionale collabora con il centro Giorgio Catti

Il Consiglio regionale del Piemonte ha stipulato un Protocollo d’intesa con il Centro Studi “Giorgio Catti” sulla Resistenza piemontese, che porta il nome del giovane studente torinese, diciannovenne esponente dell’Azione Cattolica e partigiano della Divisione autonoma Val Chisone, caduto sotto il piombo fascista a Porte di Cumiana (TO) il 30 dicembre 1944 e insignito della medaglia di bronzo al valor militare.

“Per noi fare memoria è un dovere civile – ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia – e quest’intesa amplia e rafforza il nostro impegno nei confronti delle giovani generazioni. La preziosa collaborazione di tutti gli enti e di tutte le associazioni, a partire dagli Istituti Storici della Resistenza Piemontesi, ci supporta in quest’opera di enorme importanza”

Salgono così a sei gli enti e associazioni che collaborano stabilmente con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, svolgendo, sul territorio piemontese, un ruolo culturale e formativo di diffusione della conoscenza storica della Resistenza, di tutela dei luoghi della memoria e di siti di particolare rilevanza per la lotta di Liberazione nella nostra regione. Il Centro Studi “Giorgio Catti”, che ha sede a Torino, affianca così la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce (VB),l’ Associazione Memoria della Benedicta (AL), il Comitato Resistenza del Colle del Lys (TO), la Casa della memoria di Vinchio (AT) e il Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Anche questa convenzione, come le altre, avrà una durata di un anno. Ogni ente convenzionato, a fronte di un contributo finanziario annuale, si impegna a realizzare – nell’ambito della loro programmazione di eventi – almeno un’iniziativa congiunta con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale.

L’associazione opera dal 1966 nella raccolta e valorizzazione di documenti e testimonianze sulla presenza e sul ruolo dei cattolici (religiosi e laici) nella Resistenza piemontese, italiana e europea. un lavoro prezioso che, nel corso degli anni, ha consentito la realizzazione di un importante archivio del quale è in corso il processo di digitalizzazione per favorirne la consultazione. Il Centro “Catti” svolge inoltre un’intensa attività di carattere culturale e formativo, promuovendo convegni, mostre e pubblicazioni rivolte in particolar modo alle giovani generazioni e al mondo della scuola.

La possibilità di stipulare convenzioni o intese con enti e associazioni fa parte delle prerogative del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, istituito nel 1976 con apposita e specifica legge, impegnato a trasmettere valori e memoria della lotta di Liberazione, lo studio e l’approfondimento della storia contemporanea, la diffusione della conoscenza dei diritti, dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana.

 

Marco Travaglini

Barriera: povertà e illegalità insieme diventano virus

Giardini Giuseppe Saragat, piena Barriera di Milano. Sembra d’ essere in Svizzera con l’ erba tagliata e poche persone educate che non sporcano e a debita distanza parlano tra loro

Va bene,  ma proprio in Svizzera non siamo. Sotto la tettoia un accampamento di senza tetto tra la stazione dei vigili ed il Gruppo Abele: anche loro hanno i loro diritti. Ma non starebbero bene in altri luoghi più protetti? A rigore di logica sembrerebbe di sì, ma oramai mi sfugge molto della logica. C’era la Ceat che produceva gomme e cavi. Hanno ritardato nell’adibire la zona centrale a giardino perché i sotterranei erano pieni di oli esausti, scarti di lavorazione e tanto ma proprio tanto amianto.

Si sono costruite case popolari tra cooperative e Iacp. Prima c’erano campi e piccole boite. In corso Novara la Nebiolo e Pastore porte blindate, la Scuola Bodoni – professionali –  e nel 1973 primo anno del liceo scientifico Albert Einstein con addirittura laboratori avveniristici per allora, oltre a due palestre. L’oratorio Gesù Operaio e sotto la chiesa a una palestra di Basket. Ci allenavamo ed addirittura l’Auxilium Basket Torino cominciò la sua ascesa verso la serie A giocando la serie D, poi  promossa in serie C con i mitici Fratelli Mitton istriani e pilastro del basket dei Salesiasi Torinesi. Via Ternengo è a 500 metri da corso Giulio Cesare e Corso Novara. Punto oramai famoso per gli scontri. 200 metri da piazza Foroni con luoghi di spaccio, un vero supermercato della droga. Gli esperti mi dicono che in Via Crescentino sono gli albanesi che controllano tutto. Le droghe sarebbero portate dalla Sacra corona Unita, garanzia della ‘ndrangheta, e spacciate in altre zone dalla mafia nigeriana. Uno scoop? Assolutamente no. Bastava leggere due bei romanzi di christian Frascella editati nel 2018 e 2019 ed esserne edotti. Inventore di un detective privato decisamente sgangherato che non si può permettere un ufficio ed è ospitato in una lavanderia gestita da un marocchino. Fa troppo freddo per morire e il delitto ha le gambe corte. Contrera ne è il protagonista, uomo senza qualità che ” nuota” in quei bassifondi di Barriera di Milano cercando di fare il meglio per scoprire la verità.

Una verità mai cercata dai politici che non hanno voluto vedere. Non gli conveniva. Ora l’Appendino sostiene che il pur necessario intervento di polizia è una sconfitta. Magari si fosse fatta intervenire prima? Incalza l’ex assessore della giunta Chiamparino e Fassino Ida Curti che sostiene: il principale problema della Barriera di Milano è la povertà. Verissimo, ma mi sa di giustificazione per gli errori fatti da oltre 30 anni. Se non mi sono spiegato cerco di spiegarmi con un esempio: Scampia di Napoli è un quartiere nato male e sviluppatosi ancor peggio. Barriera di Milano non è nato male ma è diventato uno Scampia di Torino. Come chi sostiene che per combattere lo spaccio bisogna combattere chi si droga. Proviamo per una volta nel ribaltare il tutto. Impediamo lo spaccio e ne limitiamo  l’uso. E poi la legalizzazione  farà il resto. Ecco il punto: chi spaccia non è povero, chi spaccia è un delinquente. Sarà banale rimarcarlo ma c’ è anche un deficit culturale di chi ha governato Torino in questi decenni. Mille gli episodi di sovrapposizione tra povertà ed illegalità diffusi. Come quell’imprenditore albanese che facendo fortuna ha comprato a prezzi stracciati 10 piccoli alloggi subito occupati. Si è rivolto alla polizia che gli ha comunicato che non era compito suo lo sgombero.

Ci ha pensato direttamente lui e ora li vorrebbe vendere per togliersi il problema, ma sono invendibili. Interessante che le forze interpolizia facciano le ronde. Orario 7 /24 come se la delinquenza operasse solo in questi orari. Liberarsi dai delinquenti vuol dire spostare il problema in altri lidi? Può anche darsi, ma almeno tentiamoci. Troppo tardi? Può anche essere, ma abbiamo l’ obbligo di tentarci. I giardini Giuseppe Saragat ora sono belli. Dimostrano che il male di Barriera è diffuso a macchia di leopardo. Ma non possiamo e non vogliamo essere ottimisti. In pericolo è sotto gli occhi di tutti con la contaminazione del male in tutte le parti del corpo. Non c’ è alternativa al presidio dell esercito 24 ore su 24 per mesi e mesi. Ad una guerra dichiarata la difesa dello Stato è legittima e doverosa. Il resto mi pare solo un palliativo per poi dire che almeno ci si è tentato. Barriera di Milano e borgo Rossini stanno morendo e da quello che mi dicono anche a Porta Palazzo la situazione è tutt’altro che sotto controllo. E la metatastasi si allarga per tutta la città contagiandola. Se c’ è qualcosa di più deleterio del coronavirus l’abbiamo trovato. Pessimista? Sicuramente e certamente sì! Ed anche, se mi permettere, stufo e stanco di essere sbeffeggiato in tutti questi anni. Non vivo più in Barriera da tanto, proprio per questi motivi. Ci sono nato e vissuto orgogliosamente e continuo ad amarla nonostante tutto. È un mio diritto vedere un deciso e radicale intervento dello Stato. Soprattutto per i cittadini di Barriera, sia che siano poveri, sia  che siano in condizioni economiche accettabili. Sia che siano nati in Italia, sia che siano nati in altri paesi.

Patrizio Tosetto