ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 419

Digitalizzazione, l’Italia arretra nella classifica europea

L’indice Desi 2020 (Digital Economy and Society Index) è la fotografia delle nostre potenzialità e lo specchio delle nostre difficoltà circa le competenze digitali del nostro Paese.

L’Italia ha perso due posizioni in classifica Desi della Commissione europea, siamo 25esimi in digitalizzazione in UE, contro la 23esima posizione del 2019.

Sostanzialmente ci meritiamo questa posizione a causa di competenze digitali basse e per l’esiguo numero di specialisti e laureati nel settore dell’innovazione. La Commissione rileva come queste carenze in termini di competenze digitali si riflettano sulla nostra burocrazia. Queste carenze si ripercuotono su un modesto utilizzo dei servizi online, compresi i servizi pubblici digitali. L’utilizzo dei servizi pubblici digitali risulta scarso perché solo il 74% degli italiani utilizza internet. Di pari passo le imprese italiane presentano ritardi nell’utilizzo di tecnologie con il cloud o il big data e non adottano il commercio elettronico…

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L’Italia arretra ancora (ed è quartultima) nella classifica della digitalizzazione europea

 

Nasce la piattaforma per i servizi di welfare dedicata ai torinesi

Con la riapertura delle regioni e l’allentamento delle misure restrittive messe in campo dal Governo per contrastare il virus, le famiglie italiane riacquistano piano piano un po’ di normalità. La pandemia ha però modificato in modo repentino, e forse duraturo, la nostra quotidianità obbligando i cittadini ad assumere stili di vita che richiedono nuovi modelli di protezione sociale.

Per questo motivo Gruppo Cooperativo CGM e Moving, hanno messo a servizio della comunità la loro esperienza maturata in ambito di welfare aziendale sviluppando piattaforme personalizzate di servizi alla persona. Dopo le prime esperienze nei piccoli comuni la piattaforma è ora operativa per servire le grandi città. Oltre a Napoli e Milano, da oggi anche Torino potrà usufruire della piattaforma per i servizi di welfare dedicata ai cittadini con “Torinowelfare” www.torinowelfare.it

Si tratta di un ulteriore segnale positivo dell’Italia cooperativa che nell’emergenza è stata in grado di riorganizzarsi offrendo una risposta adeguata ai nuovi bisogni. La piattaforma, realizzata in collaborazione con la cooperativa sociale Giuliano Accomazzi e ESSERCI, offre servizi alla persona che abbracciano diverse fasce d’età e necessità: da quelle ludiche, a quelle educative, a quelle assistenziali e abitative.

All’interno della piattaforma gli utenti potranno scegliere servizi ludico-educativi per i bambini come attività di arteterapia, musicoterapia e laboratori espressivi, ma anche assistenza pedagogica all’apprendimento e al metodo di lavoro e consulenza educativa. Per le famiglie e neogenitori sono disponibili molteplici servizi, come percorsi di sostegno all’allattamento, mediazione familiare, micronidi e attività di yoga in famiglia. Per studenti e giovani lavoratori fuori sede non manca l’offerta di residenze temporanee per soluzioni abitative a canoni calmierati e più sostenibili economicamente.

Torinowelfare è un vero e proprio spazio virtuale dove i cittadini possono acquistare online servizi capaci di rispondere ai nuovi bisogni emersi. Una piattaforma costruita intorno alle esigenze delle persone che abitano il territorio e che nel breve periodo sarà potenziata con ulteriori servizi. Non si tratta soltanto di un’infrastruttura tecnologica, ma di un’infrastruttura anche sociale perché gestita da imprese comunitarie radicate e conosciute localmente e con le quali è facile mettersi in relazione.

Da anni al servizio della comunità, in questo momento particolare, abbiamo deciso di investire in una nuova opportunità per i nostri territori, rendendo accessibili i nostri servizi e le nostre professionalità. Questo è il momento di accompagnare i cittadini a ‘capitalizzare’ ciò che tutti insieme abbiamo appreso durante l’emergenza pandemica: grazie alle possibilità che il digitale mette a disposizione, possiamo rispondere ai molti bisogni emergenti, sperimentando un nuovo modo per raggiungere chi ha bisogno mettendolo nella condizione di scegliere direttamente da casa propria” spiegano Margherita Francese, Presidente Coop G.Accomazzi e Daniela Ortisi, Presidente Coop Esserci.

I servizi sono stati modificati sia nei contenuti che nelle modalità di acquisto ed erogazione per poter rispondere alle nuove esigenze e secondo le modalità stabilite dalle autorità. I prezzi, inoltre, sono stati il più possibile calmierati per garantire la massima accessibilità a tutte le fasce di reddito e sono eventualmente rimborsabili secondo le modalità stabilite dai decreti emanati o in corso di emanazione da parte del Governo nazionale.

Al centro di questa operazione è in primo piano anche la qualità dei servizi, che rimane requisito centrale per tutta l’offerta di welfare che CGM mette a disposizione in piattaforma e che viene certificata grazie alle direttive della prassi tecnica sui servizi alla persona, di cui CGM si è fatto promotore insieme a UNI.

Grazie a un layout intuitivo è possibile navigare tra i vari servizi offerti, trovare quello più indicato e perfezionare l’acquisto direttamente con carta di credito o pagamento digitale.

Il trasporto pubblico non sarà più come una volta

Aziende e scuole protagonisti della riorganizzazione del trasporto post emergenza. Sistemi tariffari e programmazioni ormai superati vengono ridisegnate partendo dal dialogo con il territorio. L’Assessore Gabusi: «Faremo tutto ciò che è nelle possibilità della Regione Piemonte per organizzare un trasporto pubblico realmente rispondente alle nuove necessità».

 

Cambia la società, cambia la mobilità, deve cambiare anche il trasporto pubblico. «Non vogliamo arrivare all’ultimo momento – spiega l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi – ma fare tutto ciò che è nelle possibilità della Regione Piemonte per organizzare un sistema di trasporto pubblico locale realmente rispondente alle nuove necessità dell’utenza. La domanda sta cambiando: la stiamo analizzando per ridisegnare l’offerta sulle necessità delle aziende, dei lavoratori e delle scuole. È importante chiarire che ciò stiamo facendo oggi non è solo una risposta alla situazione emergenziale, ma si tratta di interventi propedeutici al futuro con o senza emergenze sanitarie».

 

Il Trasporto Pubblico piemontese riparte dalla consapevolezza che difficilmente sarà come prima: un nuovo paradigma basato sul dialogo con il tessuto industriale e imprenditoriale e con il sistema scolastico per rispondere ai bisogni degli utenti. Il primo passo è stato l’istituzione, già durante l’emergenza, di un Gruppo Tecnico di Lavoro composto da Regione Piemonte, Agenzia della mobilità piemontese, Sindacati, Associazioni di categoria e le quasi cento aziende che erogano i servizi di trasporto pubblico locale, tra cui Trenitalia e GTT. Regione, Agenzia e la Fondazione Links della Compagnia di San Paolo hanno elaborato un questionario per le aziende per capire quali siano gli scenari organizzativi per i lavoratori, i termini di flessibilità degli orari e dei turni, le quote di smart working, il grado di collaborazione e di coinvolgimento delle organizzazioni aziendali. «Il questionario è già stato condiviso con le Associazioni di categoria – sottolinea l’Assessore Gabusi -, che stanno provvedendo a inviarlo direttamente alle aziende. Nell’arco di poche settimane Links raccoglierà le risposte e le analizzerà, per poi restituirci, nel mese di luglio, le indicazioni in base alle quali l’Agenzia della mobilità potrà ridisegnare l’offerta di treni e autobus. Lo stesso viene fatto con le scuole, con le quali martedì abbiamo già avviato il lavoro». «Crediamo – evidenzia la presidente dell’Agenzia della mobilità piemontese Licia Nigrogno – nel potere del dialogo con i protagonisti del cambiamento di paradigma che stiamo vivendo. Stiamo realizzando un’offerta ‘adattativa’, che andrà di pari passo con le variazioni delle abitudini lavorative e sociali che si verificheranno. Abbandoniamo un sistema calato dall’alto in favore di una programmazione aperta alle esigenze e alle suggestioni che arriveranno».

 

Tra gli elementi che saranno analizzati ci saranno le variazioni di utilizzo degli abbonamenti ai servizi. «Sappiamo – spiega l’Assessore Gabusi – che non tutti gli abbonamenti saranno rinnovati e che la domanda di trasporto pubblico diminuirà in funzione delle quote di smart working che saranno mantenute. Ci saranno meno passeggeri e in orari diversi. Chiaramente questo imporrà un cambiamento di orari e di mezzi: non potremo lasciare un autobus o un treno in orari a bassa frequentazione e dovremo rinforzare i servizi su orari nuovi, sapendo che le risorse economiche ci sono, ma sono limitate. Abbiamo chiesto a Roma l’anticipo dell’80% dei 500 milioni di euro del fondo nazionale per i trasporti di e stiamo aspettando la firma del decreto. Questo ci consentirà di pensare ad una ristrutturazione profonda, ma dovremo essere veloci e precisi per non sprecare nemmeno un euro».

 

I cambiamenti della mobilità legati all’emergenza COVID, la riduzione dei servizi e la successiva ripartenza, insieme alla flessione degli abbonamenti hanno consentito un’accelerazione imprevista alla progettazione regionale di un nuovo sistema di integrazione modale che prevede l’introduzione del Mobility as a Service (MaaS), un nuovo paradigma di mobilità il cui obiettivo è quello favorire l’utilizzo dei servizi di trasporto pubblici e privati, rendendoli accessibili e integrati attraverso un’unica piattaforma digitale e un unico sistema di pagamento ‘PayForUse’. Il Piemonte sarà la prima regione in Italia a realizzare un tale progetto di mobilità intelligente su scala regionale. Si tratta di un ecosistema che coinvolge gli enti locali, gli operatori di settore, i rappresentanti degli interessi e degli utenti per condividere un’unica strategia di innovazione e di miglioramento del sistema regionale dei trasporti.

 

«Siamo in un momento molto particolare – conclude l’Assessore Gabusi – in cui le forze sono concentrate sulla gestione di un presente ancora molto complesso e sono contemporaneamente impegnate a dare forma ad una visione importante per il futuro. Mentre cerchiamo di ampliare la capacità di carico dei mezzi insistendo sull’eliminazione del distanziamento a bordo e mantenendo solo l’obbligo di mascherine, abbiamo l’opportunità di disegnare, insieme con tutti gli attori di riferimento, il Piano decennale dei trasporti 2020-2030 e allo stesso tempo il Programma Triennale dei trasporti 2021 -2023. È un’opportunità proprio perché possiamo farlo in un momento di cambiamento storico importante. Ed è un’opportunità che non vogliamo perdere».

 

Anno zero. La maschera e il volto

Esami di Stato. Quelli che, un tempo, si chiamavano di Maturità. Il cambio di denominazione, recente anche se non recentissimo, è di per sé significativo.

Ormai conta solo l’atto burocratico. Della maturità dell’allievo, del suo essere pronto ad affrontare la vita, non interessa più a nessuno.

Per altro, se penso agli ultimi collegi dei docenti, mi rendo conto che per verificare la maturità altrui, bisognerebbe aver realizzato la propria. E la maturità, in questa scuola, non è requisito necessario per fare il docente. Insieme alla cultura e all’intelligenza delle cose, per altro…

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Anno Zero. La maschera e il volto

Nulla sarà più come prima. Speriamo

Fra le tante frasi fatte che ascoltiamo in questi mesi di pandemia e di riflessioni più o meno sincere sulla situazione in cui si trova il mondo, una ripete come un mantra: “Nulla sarà più come prima”. E si fa soprattutto riferimento ad una riscoperta di valori etici e morali che, grazie al virus, sarebbero emersi e potrebbero influenzare, in meglio, il mondo.

A parte le considerazioni sulla fondatezza di tale auspicio, l’occasione è comunque utile per cercare di delineare che cosa andrebbe improntato a valori etici nel campo dell’economia e della finanza. La premessa è che è sicuramente urgente introdurre principi etici in un settore, come la finanza ed il maneggio del denaro, che non può sfuggire alle regole generali della correttezza anche morale.

L’obiettivo del profitto è legittimo nel mondo economico; ma non può giustificare qualunque tipo di comportamento, compresi quelli che vanno a ledere diritti di altri soggetti. E tale obiettivo, in un mondo che si è scoperto esposto a crisi imprevedibili di dimensioni planetarie, non può essere disgiunto da una maggior attenzione agli aspetti sociali che caratterizzano la vita dell’uomo.
Negli ultimi anni qualche voce si è levata per ricordare questi principi.

Ricordiamo ad esempio Benedetto XVI, che nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2009 affermò, con riferimento alla crisi legata al fallimento Lehman “La crisi dimostra come l’attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive di considerazione a lungo termine del bene comune. Ciò riduce la capacità della finanza di svolgere la funzione di ponte tra il presente ed il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo”.
Vabbé, dirà qualcuno, è il Papa, facile dirlo.
Allora scendiamo un gradino; nello stesso mese dello stesso anno ecco un altro monito.
“Questa è la crisi di un sistema che ha spinto gli operatori finanziari a prendere rischi sempre più sconsiderati, che ha lasciato le banche speculare piuttosto che fare il proprio mestiere, che è quello di finanziare lo sviluppo dell’economia”. (Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese).
Ahimè, uno che predicava bene ma razzolava male; ma i concetti sono da sottoscrivere!

E per chiudere, una frase che ricorda molto un “umanesimo industriale”: «La funzione dell’industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.» (Giovanni Alberto Agnelli, Presidente Vespa, 1996. Purtroppo questo Agnelli, detto “Giovannino” è prematuramente scomparso).

Ciò premesso, cosa si potrebbe fare per passare dalle parole e dai principi aulici ai fatti concreti che consentano veramente di cambiare pagina in futuro?
Un primo, urgente intervento riguarda la netta separazione tra le banche “ordinarie” (quelle che erogano i crediti alle aziende) e banche “d’affari” (quelle che operano con obiettivi diversi, anche con strumenti speculativi). Le prime devono concentrarsi esclusivamente sul credito a breve termine, fornendo il cosiddetto “capitale circolante” indispensabile per una fluida gestione di crediti e debiti aziendali. Le banche “d’affari” devono invece operare a medio-lungo termine per finanziare costruzione di stabilimenti, costruzione di opere di pubblica utilità (autostrade, trafori, scuole, ospedali, ecc.), e così via. Qualcuno osserverà: “Ma è la legge del 1936!”. Ebbene sì, sostanzialmente è quella, basta con la “banca universale” che pretende di fare tutto, esponendo i clienti-depositanti al rischio di investitori-azionisti o peggio di investitori speculatori a loro insaputa! Un secondo intervento riguarda l’abolizione dio ogni tipo di bonus ai dirigenti delle banche.
Purtroppo la storia degli ultimi anni del sistema finanziario mondiale è caratterizzata in maniera evidente dal fenomeno dell’esasperata ricerca di profitto per le banche e di bonus per i loro manager. La cosa agghiacciante è che, anche nel caso di banche fallite, i responsabili hanno chiesto (e ottenuto!) la liquidazione dei bonus, come se nulla fosse accaduto. E’ come se un serial killer chiedesse un monumento in piazza anziché accettare l’ergastolo!

Un terzo intervento deve precedere l’abolizione delle cosiddette «scatole cinesi», cioè il sistema grazie al quale una piramide di società finanziarie riesce a controllare, con un modesto impegno di capitale, un impero finanziario. Meno “scatole cinesi”, più automobili, più elettrodomestici, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria fritta” e più PIL!
Ed ancora, un punto delicatissimo: proibire l’uso dei derivati, quei mostruosi OGM finanziari creati per modificare la natura delle operazioni “tradizionali”: si pensi che nel mondo circolano attualmente, secondo le stime ufficiali, circa 3 milioni di miliardi di dollari di contratti derivati di varia natura, cioè TRENTATRE volte il PIL dell’intero pianeta. I derivati alimentano contrattazioni frenetiche (chiaramente di natura speculativa, non certo derivanti da investimento) che ricordano il pericoloso gioco del passaggio del cerino acceso da una mano all’altra; l’unica cosa certa è che ci si bruceranno le mani…

Naturalmente bisognerà anche bloccare i “paradisi fiscali”, impedendo di usare i paesi in cui non si pagano tasse o quasi ed in cui non si fanno controlli su chi possiede capitali, paesi in cui uno studio di avvocati o di notai ospita centinaia di società fantasma create solo per gestire soldi degli evasori di tutto il mondo. Bisogna bloccare questo meccanismo ad esempio impedendo ogni tipo di transazione finanziaria da e verso quei paesi. L’elenco potrebbe continuare ancora, toccando anche l’idea di un nuovo modello d’impresa (ne parlerò in un prossimo intervento) che non si limiti ad essere un “profittificio” ma tenda ad essere motore trainante di una collettività, con ricadute positive sia all’interno dell’azienda (non solo soci, ma anche dipendenti) sia all’esterno (il territorio in cui opera). Ma anche limitandosi a pochi, mirati interventi, si può sperare che veramente si possa un giorno dire: “Nulla è più come prima!”
Ed aggiungere, ovviamente: “Ora è molto meglio…”.

Gianluigi De Marchi 
demarketing2008@libero.it

Ricerca sul Cancro, tre milioni di sostenitori in 34 anni di Fondazione

Nata il 19 giugno del 1986, con i fondi raccolti ha realizzato e sviluppa l’Istituto di Candiolo IRCCS, centro oncologico di ricerca e cura all’avanguardia, riconosciuto a livello internazionale.

Candiolo (Torino), 18 giugno 2020 La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro compie 34 anni. Molta strada è stata fatta da quel lontano 19 giugno 1986 quando, su iniziativa di alcuni illustri oncologi sostenuti da Allegra Agnelli, venne costituita per raccogliere i fondi indispensabili a costruire un Istituto di ricerca e cura, a Candiolo, in grado di portare nel più breve tempo possibile al letto dell’ammalato le scoperte scientifiche e contribuire a vincere la battaglia contro il cancro.

Un lungo cammino percorso giorno dopo giorno insieme a tre milioni di sostenitori, tra privati, associazioni, fondazioni, imprese e istituzioni, che con le loro donazioni e grazie al quotidiano impegno di tutto il personale dell’Istituto hanno reso possibile la realizzazione di un polo oncologico d’eccellenza a livello internazionale.

“Questi anni sottolinea il Presidente della Fondazione, Allegra Agnelli sono stati scanditi dalla straordinaria generosità di quanti sono stati al nostro fianco, senza di loro non avremmo potuto realizzare quello che sembrava solo un sogno. Le donazioni di cittadini, enti, aziende, istituzioni sono la prova concreta di una fiducia che anche oggi ci ha permesso di affrontare un momento difficile come l’emergenza per il Covid 19, un nemico in più per i nostri pazienti”. Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus, i medici e tutto il personale dell’Istituto di Candiolo-IRCCS sono infatti impegnati con ancora maggior dedizione e intensità a favore dei pazienti oncologici. Il contagio è pericoloso per le persone fragili e questo comporta una maggiore attenzione da parte degli operatori e l’utilizzo di protocolli particolari studiati ad hoc. Si tratta di un grande sforzo che, però, ha permesso all’Istituto di fornire tutte le cure indispensabili garantendo l’accesso a oltre quattrocento pazienti oncologici al giorno che hanno potuto usufruire di prestazioni ambulatoriali, del modernoDay Hospital, di radioterapia e di ricovero ordinario. Pienamente operativo è anche il centro trapianti di midollo osseo.

L’Istituto è in prima linea durante questa difficile emergenza: sono stati realizzati nuovi reparti per ospitare malati oncologici provenienti da altri ospedali ed è stato messo a disposizione del sistema sanitario regionale un laboratorio per l’analisi dei tamponi utili a individuare il Covid 19, grazie anche al contributo di Intesa Sanpaolo. Sono inoltre state attivate teleconsulenze per pazienti oncologici Covid 19 ed è stato approntato un servizio domiciliare per i pazienti che effettuano terapie oncologiche orali di mantenimento.

La conferma del sostegno a favore delle attività della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro viene anche dal 5X1000: gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate indicano che la Fondazione è fra le prime tre Onlus italiane, su circa 55 mila, per numero di sottoscrizioni e per la quota di contributo ad essa destinato. Grazie allo strumento del 5X1000, dal 2006 ad oggi la Fondazione ha così potuto destinare fondi e risorse a importanti progetti di ricerca pluriennali e multidisciplinari, mirati a supportare le esigenze cliniche dei pazienti affetti da diverse patologie tumorali; ogni giorno oltre 300 ricercatori italiani einternazionali si impegnano contro il cancro nei 39 laboratori e unità di ricerca dell’Istituto di Candiolo IRCCS, grazie a macchinari ed attrezzature ad elevata tecnologia.

Le ricorrenze sono l’occasione non solo per trarre dei bilanci, ma anche per trovare nuovi stimoli per migliorare ancora l’efficacia della ricerca e l’eccellenza dei servizi offerti nel rispetto della centralità della persona: “Vogliamo curare sempre più persone e sempre meglio”, dichiara Allegra Agnelli. Proprio contando sul sostegno dei nostri donatori – aggiunge il Presidente siamo pronti alle sfide del futuro, realizzando nuovi spazi destinati alla clinica, alla ricerca e ad attività di formazione di figure professionali altamente specializzate”. Un investimento che consentirà all’Istituto di offrire una sempre più alta qualità di ricerca e di cura e di continuare ad essere un centro oncologico di riferimento internazionale.

Nel 1986 la Fondazione si presentò con un evento eccezionale: un concerto al Palazzetto dello Sport di Torino offerto dal grande Luciano Pavarotti. È l’inizio di una lunga storia di eventi. In campo artistico sono scesi in campo per la Fondazione protagonisti di primo piano, quali Carlo Maria Giulini, Jean-Pierre Rampal, Mistlav Rostropovich, Zubin Mehta, Evelino Pidò, la London Philarmonic Orchestra, Salvatore Accardo e sir James Galway. Ma anche Lucio Dalla, Renzo Arbore, Fiorello, Aldo, Giovanni e Giacomo, Arturo Brachetti, e stelle della danza come Roberto Bolle. In campo sportivo da ricordare le Stratorino e le numerose edizioni della “Partita del Cuore” che vede negli ultimi anni la Nazionale Cantanti sfidare i Campioni per la Ricerca. Artisti, personalità di primo piano del mondo industriale, sportivo, scientifico, politico danno vita a serate memorabili, come quella del 2015 quando si sono raccolti oltre 2 milioni di euro in una notte indimenticabile all’Allianz Stadium di Torino. Successi ripetuti nelle edizioni del 2017 e del 2019, che ha visto scendere in campo anche Cristiano Ronaldo.

L’Istituto di Candiolo apre nel 1996 con le prime attività di ricerca, seguite dall’entrata in funzione dei reparti di Oncologia Medica, Ginecologia, Oncologia e Radiologia. Di lì in poi un crescendo di strutture e servizi. Oggi vi lavorano centinaia di persone, fra personale sanitario, amministrativo e ricercatori. Ai pazienti vengono offerte non solo le migliori terapie convenzionali, ma anche protocolli terapeutici d’avanguardia e i successi dei ricercatori si possono riassumere in un dato: l’Istituto è al secondo posto in Italia per numero di pubblicazioni sulle dieci più importanti riviste scientifiche del mondo.

Sul piano clinico Candiolo, che dal 2013 ha ricevuto dal Ministero della Salute la qualifica di “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico”, primo e unico in Piemonte, ha consolidato il suo modello di “Comprehensive Cancer Center” ovvero di centro oncologico che tratta tutte le tipologie tumorali. Il suo processo di internazionalizzazione si è consolidato con le ultime collaborazioni con MD Anderson Cancer Center (al primo posto nell’anno 2018-2019 come miglior ospedale oncologico USA), con il Florida Medical Hospital-Nicholson Center (uno dei migliori centri mondiali di formazione e simulazione), con l’Università di Utrecht (una delle Università più grandi d’Europa) e con Intuitive America (leader mondiale nella chirurgia ipertecnologica futuristica).

Ulaop-Crt, parla la presidente Giovando

Fondazione Ulaop-Crt, intervista alla presidente Giovando. Da 10 anni Al fianco delle famiglie e delle mamme di Torino

In 10 anni ha dato aiuto a 3 mila famiglie , ha coinvolto 20 mila bambini , ha distribuito 360 mila cambi di pannolini in collaborazione con 63 enti benefici convenzionati. E’ la Fondazione Ulaop, una costola della più nota Fondazione CRT, un altro ingranaggio della grande rete della solidarietà torinese.

Una fondazione nata specificatamente per rispondere ai bisogni delle famiglie torinesi.
Una attività unica è anche la formazione di ben 245 Baby Sitter, mestiere troppo spesso lasciato alla buona alla volontà e alla improvvisazione.
Insomma ,  un laboratorio di idee e di progetti diretti a promuovere una cultura condivisa della genitorialità, dell’educazione e della cura della prima infanzia.
Ma cerchiamo di capire di più di come opera Ulaop-Crt con la Presidente Cristina Giovando

Come vengono scelte le famiglie che aiutate?
Non è ULAOP a scegliere le famiglie destinatarie, sono le famiglie a scegliere ULAOP . Mi spiego, attraverso i progetti rivolti ai bambini abbiamo modo di conoscere le famiglie ed intercettarne i bisogni, piuttosto che coinvolgere altre famiglie per aiutarci a realizzare i progetti stessi. La Fondazione offre sostegno a nuclei famigliari con diverse fragilità: famiglie con necessità primarie che si affidano alla rete solidale costruita con il “Banco del Sorriso”, famiglie con bisogni di socialità/educazione che ricorrono al “Centro Bambini e Genitori” e al “Doposcuola a Sharing”.
A chi si devono rivolgere se hanno bisogno?

A Ulaop o ai 62 enti che attraverso il progetto “Banco del sorriso” distribuiscono direttamente alle famiglie in difficoltà i beni per l’infanzia donati dalla rete dei privati. La Fondazione raggiunge oggi circa 2.300 famiglie all’anno attraverso la rete solidale costruita negli anni.

I numeri dell’assistenza fornita sono importanti, che tipo di famiglie ne hanno finora usufruito? Separati, disoccupati, cassa integrati, immigrati?
Hanno usufruito dei servizi, del “Centro” e della “Biblioteca” nuclei familiari eterogenei, con situazioni lavorative diverse, famiglie con bambini disabili e mamme provenienti dalle comunità madre/bimbo.Il doposcuola ha come utenza molti nuclei familiari di immigrati anche di seconda generazione e famiglie in stato abitativo di emergenza.
Il “Banco del Sorriso” si rivolge a famiglie in stato di bisogno materiale, mentre le attività di insegnamento dell’inglese – che arricchiscono gratuitamente l’offerta formativa delle scuole dell’infanzia comunali – hanno raggiunto ogni anno circa 2.000 famiglie con difficoltà diverse.

Operate solo su Torino?
Prevalentemente si, il “Banco del Sorriso” ha però una rete di enti benefici anche in altre zone della Regione

Come funziona il Centro Bambini e Genitori? 
È un servizio integrativo alla prima infanzia che accoglie famiglie con bambini da 0 a 3 anni che non frequentano il nido d’infanzia. Il Centro offre, attraverso i suoi educatori, attività educative e di socialità ai bambini ed uno spazio di confronto e di relazione agli adulti che li accompagnano.

Come si può donare al Banco del Sorriso? 
I nostri contatti sono disponibili sul sito www.fondazioneulaopcrt.it,: è sufficiente scrivere una mail o telefonare per ottenere un appuntamento, conoscere la nostra realtà e donare il superfluo che ingombra i nostri armadi.

Per il futuro? 
Nel futuro intendiamo rimodulare i progetti in base alle necessità del territorio e sviluppare azioni ad impatto sistemico sui temi della genitorialità. Il Banco del Sorriso sta lavorando all’avvio del “Progetto Corredino” a sostegno delle neo-mamme in stato di fragilità intercettate nei reparti maternità degli ospedali della Città.
In autunno si avvierà inoltre la formazione sulla lingua inglese degli insegnanti delle scuole dell’infanzia così da renderli autonomi rispetto all’insegnamento della lingua straniera.
La Fondazione sta occupandosi del tema welfare aziendale a sostegno della genitorialità, in collaborazione con la Regione Piemonte e le reti istituzionali territoriali con l’auspicio di formulare progettualità in tale ambito.

Ecco alcune indicazioni pratiche dei principali progetti

Banco del sorriso
È un progetto che prevede la raccolta di beni usati per la cura della prima infanzia e la distribuzione a famiglie in difficoltà attraverso una filiera solidale di enti benefici convenzionati con la Fondazione ULAOP-CRT. È possibile donare abiti e attrezzature per bambini dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 14.00 presso la sede della Fondazione ULAOP-CRT Onlus, previo accordo con la struttura organizzativa.
Referente progettuale e relativi contatti
Stefania Carrà
stefania.carra@fondazioneulaopcrt.it
320/7734528
Centro Bambini e Genitori ULAOP
E’ un servizio per bambini da 0 a 3 anni che offre la possibilità di condividere esperienze di gioco e di apprendimento insieme ad una figura educativa di riferimento (mamma, papà, nonni, tate, ecc.) che compartecipa attivamente alle attività proposte da un’educatrice qualificata.
Il servizio è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 presso la sede ULAOP in Corso Unione Sovietica 220/D a Torino. L’iscrizione al servizio è mensile, si può effettuare direttamente in sede e prevede una quota di partecipazione di 40,00 euro. Dal momento che la frequenza non è obbligatoria, le famiglie possono organizzare la partecipazione al servizio in base alle proprie necessità.
Referente progettuale e relativi contatti
Cooperativa Frassati
l.calderoni@coopfrassati.com
334/6082563
Doposcuola a Sharing
E’ un servizio di assistenza nello svolgimento dei compiti scolastici rivolto ai bambini di età compresa tra 6-12 anni ospiti della struttura di social housing SHARING o abitanti del quartiere di Pietra Alta nella periferia nord di Torino. IL servizio offre anche sostegno nell’apprendimento linguistico per minori stranieri . Il doposcuola si svolge due pomeriggi alla settimana in orario post-scolastico presso la struttura di social housing SHARING in via Ivrea 24 a Torino.
Referente progettuale e relativi contatti
Eleonora Cardillo
eleonora.cardillo@fondazioneulaopcrt.it
342/6590223

Gli iconoclasti e gli oikofobi

Tutti parlano di iconoclasti. Termine improvvisamente entrato nel lessico comune, in questo strano Anno Zero della pandemia, il 2020 dell’era volgare, l’anno del virus sino ad oggi, e della quarantena…ora anche, però, della distruzione delle immagini… Perché proprio questo significa iconoclastia: distruzione delle icone. Ovvero delle immagini.

E fu un’eresia, bizantina. Una di quelle importanti. Sorta fra l’VIII e il IX secolo, in opposizione all’icondulia. Il culto delle icone. Tutt’ora fondamentale nelle Chiese Orientali. E che sino al Vaticano II ebbe un ruolo non secondario anche nella tradizione cattolica.

Gli iconoclasti le immagini le distruggevano. Considerandole forme di idolatria pagana. Consonando, in questo, con i musulmani. Tant’è che Dante, seguendo i padri orientali, considera Maometto il più grande scismatico di tutti i tempi. E quindi l’Islam una fattura del Cristianesimo… Ma questa è altra storia… E poi non mi va di finire sempre con il fare il professore…

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Anno Zero. Gli iconoclasti & gli oikofobi

 

Immuni, come funziona l’app per tracciare il Coronavirus

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Immuni, tutto quello che c’è da sapere sull’app per tracciare i contagi da Covid-19 in Italia.

Rilasciata in tutta Italia da qualche giorno, ormai tutti sappiamo a grandi linee a cosa serve. Immuni è la nuova app (non obbligatoria) che permette di tracciare i contagi da Coronavirus in Italia. L’app lavora sfruttando la tecnologia Bluetooth e, dopo un periodo di prova in regioni selezionate, dal 15 giugno è disponibile in tutta Italia. Immuni è stata progettata da Bending Spoong, gratuitamente, e selezionata tra altre applicazione dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano, insieme al ministro della Salute Roberto Speranza.

L’app Immuni servirà per tracciare i casi di Covid-19 in Italia ed è disponibile per il download gratuito per iOS, Android e telefono Huawei e Honor che utilizzano il sistema operativo di Google.
Vediamo insieme come scaricare quest’applicazione e come funziona.

Come e dove scaricare l’app Immuni

Per prima cosa ricordiamo che non è obbligatorio scaricare l’app Immuni, ma ognuno può valutare se installarla oppure no liberamente. Si può scaricare l’app Immuni sui due principali sistemi operativi mobile, iOS e Android. L’app è disponibile sui due store online,  sul Play Store e sull’App Store. In futuro sarà rilasciata anche sullo store di Huawei, App Gallery.

Una volta scaricata l’app, basta aprirla e seguire le semplici istruzioni per la configurazione.

Immuni app

Come funziona Immuni

Immuni lavora con un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy, una versione che promette di consumare meno batteria, attraverso la quale rileva la vicinanza tra due smartphone entro un metro. Così facendo, l’app conserva sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino entro un certo periodo.

Cosa succede se si è positivi al Coronavirus?

Se si scopre di essere positivi al Coronavirus, magari sottoponendosi a un test, attraverso un codice si può caricare su un server in cloud le stringhe alfanumeriche inviate dalla sua app agli altri smartphone. A quel punto il server invia a tutte le app in circolazione queste stringhe, ma sono i singoli smartphone a calcolare il rischio di esposizione al Covid-19 sulla base di parametri come la vicinanza fisica e il tempo, generando una lista degli utenti più a rischio ai quali è possibile inviare una notifica sullo smartphone. Il server, quindi, non ha mai conoscenza degli incontri intercorsi tra gli utenti. 

In un secondo momento l’app avrà anche un’ulteriore funzione, ovvero quella di tenere traccia delle condizioni di salute dei cittadini, che dovranno inserire informazioni rilevanti riguardanti la propria salute. 

Come funzionano le notifiche di esposizione

Immuni si basa sul sistema di notifiche di esposizione, su cui Apple e Google hanno lavorato, unendo le forze, per mesi. Questo sistema permetterà di notificare gli utenti di eventuali contatti ravvicinati con un caso positivo di Coronavirus. Le notifiche di esposizione, ricordiamo, si basano su un modello decentralizzato, basato sull’analisi dei codici direttamente sugli smartphone e non in un server remoto. La stessa app avverte a diffidare di fake news. 

Immuni app

 

Immuni e la questione della privacy

E la privacy? Sembra essere il nodo cruciale, la principale obiezione fatta da molti, che temono di cedere i loro dati personali e informazioni sensibili. Tuttavia proprio per i dubbi espressi sulla compatibilità dell’app Immuni con la tutela della privacy degli utenti, il sistema che regola il funzionamento di Immuni è stato modificato e allineato a quelle che sono le linee guida di Apple e Google. Semplificando, si può affermare che le informazioni sugli utenti verranno conservate solo ed esclusivamente sui dispositivi mobili degli individui. 

In questo modo i server non saranno in grado di identificare gli utenti. Sono infatti gli smartphone dei singoli utenti a inviare, ricevere e immagazzinare i codici delle persone incontrate per strada, mentre il server riceverà le stringhe inviate dal telefono di un paziente positivo, quando indica la sua positività. Solo a quel punto il server invia queste informazioni a tutte le app in circolazione: se viene trovato un “match” dall’applicazione (un processo che quindi avviene sullo smartphone), il sistema dovrebbe fornire istruzioni in base alla tipologia di contatto (la durata, la distanza, etc). Ricordiamo ancora una volta che Immuni non raccoglie nome, indirizzo e-mail o data di nascita: chi riceverà la notifica di esposizione saprà solo di essere stato “esposto”. 

La fondazione CRT regge nella tempesta grazie a un 2019 da record

Patrimonio netto superiore a 2,25 miliardi di euro, avanzo di esercizio di 86 milioni di euro, posizione finanziaria netta pari a 417 milioni (+ 65% sul 2018): sono i dati più significativi del Bilancio consuntivo 2019 della Fondazione CRT, approvato oggi in via definitiva e all’unanimità dal Consiglio di Indirizzo.

 Nel corso del 2019 la Fondazione CRT ha attivato risorse a favore dell’attività istituzionale per circa 67 milioni di euro. Alle tradizionali modalità di intervento – welfare e salute pubblica, ricerca e istruzione, arte e beni culturali – la Fondazione ha continuato ad affiancare ulteriori iniziative nella logica dei mission related investments (cioè investimenti che supportano la missione della fondazione generando un impatto sociale o ambientale positivo) mettendo complessivamente a disposizione del territorio 73 milioni di euro.

Con una disponibilità superiore ai 140 milioni di euro, il fondo di stabilizzazione delle erogazioni, irrobustito con lungimiranza già negli anni scorsi, garantisce continuità e forza all’attività istituzionale futura della Fondazione.

SI guarda al presente con il realismo necessario a calcolare che il 2020 vedrà minori risorse generate dagli investimenti, ma anche con la certezza, dice il presidente Quaglia , che “ la virtuosa gestione patrimoniale e finanziaria, aumenta la capacità di resilienza della Fondazione CRT, che è riuscita a reggere alla ‘tempesta’ che ha investito nei mesi scorsi i mercati” . nella difficile congiuntura Quaglia si impegna e impegna la Fondazione a “ contribuire adesso alla ricostruzione del tessuto socio-economico del territorio, guardando a modelli di sviluppo più sostenibili dopo la più grave crisi degli ultimi decenni”,

“ Gli importanti risultati ottenuti dall’attività di investimento, tra i migliori degli ultimi anni, hanno consentito alla Fondazione di registrare un’elevata performance di gestione” sottolinea il Segretario Generale Massimo Lapucci.