ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 264

Va pensiero

IL PUNTASPILLI    di Luca Martina 

 

Le ultime settimane hanno dato molto da pensare agli investitori dei mercati azionari. 

 

Dopo un brillante 2021, riflesso di una crescita economica che, dopo il forte rallentamento dell’anno precedente, non si vedeva da molto tempo, il nuovo anno, il terzo D.C., Dopo (l’inizio del) Covid, non è iniziato sotto i migliori auspici.

 

Le discese delle borse hanno “bruciato”, per ora, solo una parte della salita che avevano messo a segno ma in alcuni casi, per i settori ed i titoli che più avevano corso, si è trattato di una discesa già molto “dolorosa”.

 

Si tratta per lo più di società del settore tecnologico, che, in quanto beneficiarie per la loro attività dell’economia al tempo del Covid, erano state premiate dagli acquisti di clienti ed investitori.

 

Le azioni più rappresentative, le “FAANG” (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google/Alphabet), sono scese in un mese del 15% circa.

 

Peggio, molto peggio, si sono comportati i titoli più amati (e “sexy”) dagli investitori, appartenenti ai settori più innovativi e con la crescita futura più interessante (ma che presentano ancora, per lo più, bilanci in fortissimo passivo).

 

Si tratta delle società selezionate ed acquistate dalla celebre analista Cathie Wood per il fondo, da 16 miliardi di dollari, Ark Innovation Fund, da lei gestito: dopo avere perso il 23% nel 2021 (un anno positivo per i mercati azionari…) ha subito un ulteriore fortissimo calo del 25% a gennaio.

 

Per non parlare, poi, di un altro protagonista assoluto degli ultimi anni,  popolarissimo tra i giovani investitori di tutto il mondo, il Bitcoin, che ormai si è più che dimezzato (a circa 31.000 dollari) rispetto ai massimi di fine ottobre.

 

La soglia del dolore si è invece limitata a perdite del 10% circa per tutti i principali mercati borsistici mondiali.

 

Quanto basta, comunque, per instillare nella mente dei risparmiatori il pensiero ossessivo di dovere evitare ulteriori sofferenze e di iniziare a liquidare le posizioni presenti nei propri portafogli.

 

Il pessimismo è, dunque, tornato a regnare e, se la storia ci deve insegnare qualcosa, si tratta del momento peggiore per obbedire supinamente ai nostri istinti.

 

Proprio su questo tema gli americani Daniel Kahneman e Vernon Smith hanno ricevuto il premio Nobel per l’economia del 2002.

 

Kahneman, uno psicologo ed economista, è ritenuto uno dei padri dell’economia comportamentale, la disciplina che studia gli effetti provocati sulle decisioni dalle reazioni psicologiche ed emotive e dai fattori sociali e culturali.

 

Già nel 1979, insieme allo psicologo israeliano Amos Tversky, Kahneman aveva elaborato la cosiddetta “teoria del prospetto” ed una delle sue conclusioni era che gli esseri umani attribuiscono un maggior effetto negativo alle perdite rispetto ai guadagni (anche quando questi sono stati superiori alle perdite successivamente subite).

 

Ma è nel suo libro di maggior successo, “Pensieri lenti e veloci”, che viene spiegato dal premio Nobel come le emozioni influenzino i comportamenti degli investitori rendendoli assai poco razionali.

La paura generata dalla discesa del valore del proprio patrimonio produce, infatti, una risposta immediata nel nostro cervello, in una regione chiamata amigdala, generando i “pensieri veloci” (istintivi, che non vengono, faticosamente, elaborati).

 

Si tratta di due piccole ghiandole che, rilasciando degli “ormoni dello stress”, attivano una parte del sistema nervoso (il sistema nervoso simpatico) coinvolto in quelle funzioni definite di «attacco o fuga» e spingono alla liquidazione (nel panico) dei propri investimenti.

 

Questo non deve naturalmente farci sottovalutare i rischi che, come risparmiatori, ci troviamo quotidianamente ad affrontare: dalla pandemia ancora da debellare, alla ripartenza dell’inflazione; dalla presenza di banchieri centrali meno compiacenti, ai tassi di interesse nuovamente in salita (con conseguenze negative sul prezzo delle obbligazioni e, potenzialmente, degli immobili).

 

Ma essere consapevoli delle nostre emozioni, elaborandole con il “pensiero lento” (frutto di faticose riflessioni e pazienti elaborazioni delle informazioni), anche quando amministriamo i nostri risparmi, può aiutarci a ridurre gli errori che siamo portati a fare quando, disperati ed in balia degli eventi, decidiamo di liquidare indiscriminatamente le nostre posizioni (o ad investire, senza badare ai pericoli, quando tutto sembra andare bene).

 

 

Per concludere: Karl Kraus, lo scrittore e umorista corrosivo ceco, scriveva che “La libertà di pensiero ce l’abbiamo. Adesso ci vorrebbe anche il pensiero…”.

 

Va’, pensiero…molto meglio se lento!

Il primo acceleratore di startup dedicato alle Smart cities

Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con Techstars lanciano “Torino Cities of the Future Accelerator”
con OGR Torino come quartier generale

Sarà OGR Torino il quartier generale di Torino Cities of the Future Accelerator, il primo acceleratore italiano di startup dedicato alle Smart Cities.
L’iniziativa, promossa da Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con l’acceleratore americano Techstars, rientra nella più ampia partnership avviata nel 2019 con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della città di Torino come ecosistema internazionale per l’innovazione e la sua affermazione come modello di successo in Italia e in Europa.

Torino Cities of the Future Accelerator, evoluzione del Techstars Smart Mobility che ha già accelerato 23 startup internazionali in due anni, offrirà ampie opportunità di crescita alle realtà che sviluppano soluzioni innovative in ambiti strategici per città più efficienti e funzionali, soprattutto in settori quali trasporti, housing, energy, infrastrutture e servizi base come istruzione e assistenza sanitaria.

Il programma prende il via oggi con una classe composta da 12 startup ad alto potenziale di crescita provenienti principalmente da paesi europei. Tre le imprese italiane selezionate, tutte con sede a Torino: Family+Happy, che ha ideato un servizio su misura di selezione di babysitter certificate; Strategic BIM, che propone la gestione digitale e in remoto di grandi edifici e di Gymnasio, che ha sviluppato una tecnologia per il fitness domestico.
Accanto alle imprese italiane parteciperanno la svizzera HivePower e la francese Voltaage, entrambe con team italiano, l’ucraina Inputsoft, le inglesi Lawyerd, Optimiz e X Works, la tedesca Natix, la rumena Nrgi, l’ungherese Volteum, impegnate in settori quali energy, trasporto aereo, mobilità e gestione del copyright.

Torino Cities of the Future Techstars Accelerator intende far leva sul talento imprenditoriale per sviluppare soluzioni di frontiera che rendano le città di domani maggiormente sostenibili, inclusive e resilienti secondo una logica SDG.” – ha dichiarato Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo – “In una prospettiva di ecosistema, il rafforzamento della partnership con Techstars rappresenta un prezioso volano per l’attrazione di startup ad alto potenziale che possano stabilizzarsi e crescere sul nostro territorio. È quindi con entusiasmo” – continua il Presidente Profumo – “che la Compagnia di San Paolo rinnova il proprio sostegno a questo programma, che costituisce un fondamentale tassello della strategia pluriennale messa in campo dalla nostra Fondazione al fine di posizionare Torino sulla mappa europea degli ecosistemi dell’innovazione”.

“Il nostro programma con Techstars si evolve nel segno della Next Generation EU e dell’Agenda 2030 dell’Onu, in linea con la mission di Fondazione CRT e i valori di OGR Torino”, dichiara Massimo Lapucci, Segretario Generale di Fondazione CRT e CEO di OGR Torino. “Il successo delle prime due edizioni dedicate alla Smart Mobility ha aperto la strada per ampliare il focus del progetto alle smart cities. Con Torino Cities of the Future Accelerator, crescita del capitale umano, inclusione sociale, sostenibilità ambientale si confermano temi centrali nella strategia per lo sviluppo dei territori e il miglioramento complessivo della qualità della vita delle persone nella comunità”. 

“Siamo alla terza edizione del programma di accelerazione di Techstars dedicato alle Smart Cities, dopo aver lavorato per due anni sulla Smart Mobility. Abbiamo portato a Torino molte realtà innovative – spiega Maurizio Montagnese, Presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center – alcune delle quali hanno avviato collaborazioni anche con la Municipalità e le imprese del territorio. Uno dei principali obiettivi di Intesa Sanpaolo Innovation Center, insieme con gli altri corporate partner, è sempre stato quello di dare vita a un ecosistema attrattivo per le aziende innovative di tutto il mondo. Un ecosistema che, a sua volta, favorisca la nascita di nuove progettualità e iniziative imprenditoriali. Il fatto che le 3 startup italiane selezionate quest’anno siano torinesi ne è una testimonianza tangibile. Lavoreremo affinché il programma possa continuare a creare nuove opportunità sul territorio, per fare di Torino una città che anticipa i tempi e realizza progetti innovativi concreti”.

“Dopo il successo dei programmi Smart Mobility nel 2020 e nel 2021, nonostante le difficili condizioni di mercato degli ultimi anni – sostiene Martin Olczyk, Managing Director di Techstars –  sono più che entusiasta di lavorare con la classe inaugurale del Torino Cities of the Future Accelerator. Siamo orgogliosi di continuare la nostra collaborazione con Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo Innovation Center e di avere una rete di alumni di successo oltre ad un ecosistema unico come quello offerto dalla città di Torino composto da mentori esperti, aziende innovative e startup-friendly e iniziative cittadine strategiche per l’innovazione tecnologica. Siamo entusiasti di accogliere startup provenienti da tutto il mondo, in quella che nelle prossime 13 settimane, e speriamo anche oltre, sarà la loro casa, OGR”.

Piemonte-Blonde d’Aquitaine, un matrimonio gastronomico che funziona

In attesa che le istituzioni piemontesi e torinesi inizino, con l’immancabile calma, a comprendere le opportunità per il territorio subalpino legate al teorico nuovo patto italo francese, i privati non rimangono fermi ad aspettare.

Anche perché, in molti casi, i rapporti transfrontalieri sono millenari, in altri plurisecolari, altri ancora più recenti ma consolidati. Come nel caso della Blonde d’Aquitaine, che non è una ragazza occitana ma la razza di una vacca originaria del Sud Ovest della Francia che ha cominciato ad essere allevata in Piemonte a partire dalla seconda metà del 900.

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Giachino: “Il settore auto ha bisogno di politica industriale”

“E’ molto positiva l’apertura del governo a stanziamenti per incentivi al rinnovo di auto e mezzi di trasporto inquinanti, che rappresentano il 30% del parco circolante italiano e che contribuiscono non poco all’inquinamento.

Ma il settore auto ha bisogno di una politica industriale che accompagni la ristrutturazione delle aziende dell’indotto, che occupano centinaia di migliaia di addetti e che il nostro Paese non può assolutamente permettere di perdere”. Così, in una nota, Mino Giachino, leader dell’associazione Si Tav Si Lavoro.

“E’ bene che i parlamentari delle sette Regioni interessate – aggiunge il sottosegretario ai Trasporti dell’ultimo governo Berlusconi – facciano sentire la loro voce e diano il loro contributo a partire dalla discussione della mozione Molinari”.

Dalla Regione le tolleranze edilizie per abbattere la burocrazia

Snellire la burocrazia e semplificare le procedure, definendo con precisione le “tolleranze edilizie”, ovvero quelle piccole difformità riscontrate fra quanto eseguito in cantiere e il progetto approvato, che non si configurino come violazioni di legge.

 

È questo l’obiettivo della delibera approvata dalla Giunta regionale del Piemonte, che ha fornito le prime indicazioni applicative sulle tolleranze edilizie.

La modifica riguarda la legge regionale 8 luglio 1999, n. 19 “Norme in materia edilizia e modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 sulla tutela ed uso del suolo”. La tolleranza è un concetto che è stato introdotto dal legislatore, sia piemontese che nazionale, per rendere più efficienti le procedure in ambito edilizio. Spesso nella realtà del cantiere le opere autorizzate sono realizzate con piccole modifiche, che però non costituiscono difformità tali da essere considerate violazioni edilizie. Si tratta di piccole variazioni quali ad esempio una diversa partizione interna delle camere di una abitazione o lo spostamento di un muro ad una breve distanza rispetto a quanto previsto nel progetto.

«Era necessario – ha commentato l’assessore all’Urbanistica della Regione Piemonte, Fabio Carossofornire un primo strumento semplice e chiaro agli operatori del settore per poter distinguere proprio questo tipo di opere. Il risultato è un importante contributo per la semplificazione in ambito edilizio, soprattutto nel quadro dei finanziamenti nazionali, ed è il frutto della collaborazione fra tutti i soggetti che partecipano al processo: ordini, collegi professionali, costruttori, autonomie locali».

Le Olimpiadi di Pechino parlano anche piemontese

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Il Politecnico di Torino è l’unica realtà straniera che ha collaborato alla progettazione degli spazi per i Giochi Olimpici di Pechino.

Il coordinatore del progetto, Michele Bonino, professore del Politecnico e delegato del Rettore alle Relazioni internazionali con la Cina e i Paesi Asiatici, spiega che “Il governo cinese ha puntato sull’identità nazionale reclutando soltanto progettisti locali.

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Servizio Civile in ADMO: 42 posti in tutta Italia

Per il Piemonte si cercano due volontari per la sede di Torino

Pubblicato il bando per la selezione di giovani tra i 18 e i 28 anni che vogliono diventare volontari del Servizio Civile. ADMO Federazione Italiana e le ADMO Regionali aderenti partecipano al Bando di Servizio Civile Universale con delle sedi accreditate presso l’ente AVIS Nazionale. 42 i posti totali a disposizione.
Il Servizio civile universale rappresenta una importante occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani, che sono un’indispensabile e vitale risorsa per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese. Il servizio civile diventa universale e punta ad accogliere tutte le richieste di partecipazione da parte dei giovani che, per scelta volontaria, intendono fare un’esperienza di grande valore formativo e civile, in grado anche di dare loro competenze utili per l’immissione nel mondo del lavoro.

“Ti invito a donare” è il titolo dei progetti presentati da AVIS Nazionale e ADMO, suddivisi per aree geografiche. I posti disponibili presso le sedi ADMO sono 42 per giovani che abbiano compiuto i 18 e non superato i 28 anni di età vorranno vivere una esperienza unica ed entusiasmante!
Tante le attività proposte, che saranno svolte nel pieno rispetto delle attuali norme anti-Covid e a tutela della salute dei partecipanti. È possibile effettuare la richiesta di adesione entro le ore 14.00 di mercoledì 26 gennaio 2022. Partecipare è semplicissimo, basta presentate la domanda online attraverso la piattaforma DOL, collegandosi a questo link: https://domandaonline.serviziocivile.it/ Le selezioni avverranno secondo i criteri accreditati dal Dipartimento disponibili di seguito e riportarti all’interno di ogni scheda progetto.

MAGGIORI INFORMAZIONI

Chi può partecipare
Possono presentare domanda i giovani senza distinzione di sesso che siano in possesso dei seguenti requisiti:
aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda;
cittadinanza italiana, ovvero di uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea, ovvero di un Paese extra Unione Europea purché il candidato sia regolarmente soggiornante in Italia;
non aver commesso reati;
Tipologia di progetti
Per la partecipazione ai progetti di Servizio Civile non esistono limitazioni geografiche di alcun tipo: è possibile scegliere tra tutti i progetti presenti nel bando da svolgersi in Italia e all’estero, a patto che si presenti domanda per un solo progetto tra quelli indicati, pena l’esclusione.
Durata e impegno settimanale
I progetti di Servizio Civile in ADMO prevedono un monte ore annuo di 1145 ore per la durata di 12 mesi e un orario di servizio pari a una media di 25 ore settimanali. L’orario di servizio viene stabilito in relazione alla natura del progetto ed è indicato nel progetto stesso.
Trattamento economico
Ai volontari spetta un compenso di € 444,30 al mese. Il pagamento avviene in modo forfettario per complessivi trenta giorni al mese per la durata prevista del progetto, a partire dalla data di inizio.

SEDI ADMO ADERENTI AL PROGETTO CON NUMERO DI VOLONTARI RICHIESTI

Cod_sede Sede Prov Regione/PA Area Volontari Richiesti
145996 ADMO ALTO ADIGE SÜDTIROL Bolzano – Bozen Alto Adige Nord 2
145999 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Bologna Bologna Emilia Romagna Nord 2
146000 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Faenza Ravenna Emilia Romagna Nord 2
146001 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Ferrara Ferrara Emilia Romagna Nord 2
146002 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Forli’-Cesena Forli’ – Cesena Emilia Romagna Nord 2
146003 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Modena Modena Emilia Romagna Nord 2
146004 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Parma Parma Emilia Romagna Nord 2
146005 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Piacenza Piacenza Emilia Romagna Nord 2
146006 ADMO EMILIA ROMAGNA sezione Reggio Emilia Reggio Emilia Emilia Romagna Nord 2
146007 ADMO FEDERAZIONE ITALIANA Milano Lombardia Nord 2
146008 ADMO FRIULI VENEZIA GIULIA Udine Friuli Venezia Giulia Nord 2
146009 ADMO LOMBARDIA Milano Lombardia Nord 2
146010 ADMO PIEMONTE Torino Piemonte Nord 2
146011 ADMO TRENTINO Trento Trentino Nord 1
145995 ADMO ABRUZZO Pescara Abruzzo Centro 2
147238 ADMO LAZIO sezione Roma Roma Lazio Centro 3
147239 ADMO LAZIO sezione Viterbo Viterbo Lazio Centro 2
147241 ADMO TOSCANA Grosseto Toscana Centro 2
145997 ADMO CALABRIA Vibo Valentia Calabria Calabria 3
145998 ADMO CALABRIA sede Reggio Calabria Reggio Calabria Calabria Calabria 3

Chieri chiama Africa: “ECO-RETI”, scambi che nutrono

La “Città dalle Cento Torri” vince il bando “Piemonte & Africa sub sahariana”

Chieri (Torino)

Un finanziamento di 35mila euro. Tanto s’è aggiudicato il Comune di Chieri portandosi a casa la vittoria con la partecipazione al bando regionale “Piemonte & Africa sub sahariana” per il progetto “ECO-RETI, scambi che nutrono. Per la sostenibilità in agricoltura e nell’ambiente”. Ideato dal Comune di Chieri insieme al “Centro Animazione Missionaria” dei Fratelli della Sacra Famiglia (CAM-SAFA), il progetto si pone come obiettivo il rafforzamento e il consolidamento delle attività di gestione dei rifiuti già avviate nel Comune di Nanoro, in Burkina  Faso.  I rapporti tra Chieri e Nanoro, gemellate dal 2001, risalgono infatti ai primi anni ‘70, grazie alla collaborazione con i “Fratelli della Sacra Famiglia” (CAM-SAFA). Nel corso del tempo sono stati finanziati micro-progetti relativi al sostegno alimentare dei bambini delle scuole locali, al recupero di pozzi, all’alfabetizzazione degli adulti nelle zone rurali ed è stata realizzata un’area mercatale coperta, nonché avviato un sistema di raccolta e smistamento rifiuti. Ora proprio con il progetto “ECO-RETI” si vogliono rafforzare le progettualità precedentemente avviate, in particolare la gestione dei rifiuti e la difesa dell’ambiente, coinvolgendo prevalentemente donne e giovani under 35. “Una prima linea d’azione – spiega Raffaella Virelli, assessora al Volontariato Sociale ed alla Cooperazione – riguarda il trattamento e la trasformazione dei rifiuti, in particolare la plastica; si vuole irrobustire l’organizzazione per la raccolta, lo stoccaggio ed il trattamento differenziato dei rifiuti, attraverso azioni di formazione, informazione e coinvolgimento degli operatori locali e della popolazione, il potenziamento di iniziative imprenditoriali basate sul riciclo ed il riuso”. “La seconda linea d’azione, invece, è relativa – prosegue la Virelli – alla trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli deperibili, a cominciare dal pomodoro, anche rinforzando le iniziative di imprenditoria territoriale poste in essere da associazioni o cooperative femminili e giovanili”. Per quanto riguarda nello specifico l’azione sui rifiuti, il progetto vede il coinvolgimento del “Consorzio Chierese per i Servizi” e della società “SETA SpA”, che collaboreranno attraverso attività di formazione e consulenza a distanza. Altro tema particolarmente importante è poi la trasformazione dei prodotti agricoli, in particolare il pomodoro, dal momento che gli agricoltori di Nanoro si trovano sovente alla mercé degli intermediari commerciali all’ingrosso che sottopagano i prodotti approfittando della loro deperibilità, come per i Comuni di Chieri e di Cambiano (zona di produzione, Cambiano, del pomodoro “Costoluto”) entrambi appartenenti al “Distretto del Cibo del Chierese e Carmagnolese”. “Le competenze – conclude l’assessora Virelli – sia per la coltivazione sia per la trasformazione potranno così essere messe a disposizione del territorio burkinabé, anche grazie al coinvolgimento della cooperativa ‘Agricò’ di Pecetto. Inoltre, sia a Chieri sia a Cambiano saranno organizzate attività di sensibilizzazione a livello cittadino ed attività didattiche nelle scuole”.

g.m.

Nelle foto:

–         Scorcio di Nanoro, Burkina Faso

–         Raffaela Virelli

Dall’acropoli al centro commerciale. Conferenza Ucid

Iniziativa promossa dalla Sezione di Torino Interviene l’architetto Luigi Rajneri

“Dall’Acropoli al centro commerciale. Come la scristianizzazioneha cambiato le nostre città?” è  il titolo della conferenza promossa lunedì 24 gennaio prossimo dall’Ucid ( Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) Sezione di Torino, che si terrà presso la Sala Crocetta de La Darsena in strada Torino a Moncalieri,relatore l’architetto Luigi Rajneri.

Come si sono trasformate le nostre città nel corso dei secoli?

“Molti studi hanno affrontato questo interrogativo – ha spiegato l’architetto Luigi Rajneri – La città è la creazione umana più complessa e coinvolge diverse discipline. Questo piccolo studio vuole offrire un punto di vista scarsamente indagato, per aggiungere un tassello di cui bisognerebbe tenere conto.

Antichi equilibri sono mutati a seguito di grandi rivoluzioni culturali e se ne possono leggere le conseguenze nelle trasformazioni urbane.

La frammentazione dei lotti ha generato il caos urbanistico e ha reso necessaria l’adozione di piani regolatori per porre rimedio. In realtà era tardi, gli edifici offrono una tale varietà che, sebbene allineati, creano confusione e disordine. I monumenti e le piazze stanno lasciando il posto a centri commerciali e giardinetti di quartiere, in cui la comunicazione e la socializzazione sono utopici se confrontati agli oratori o alle antiche piazze”.

“La separazione tra chi fa architettura e chi fa Urbanistica – prosegue l’architetto Rajneri – ha fatto perdere di vista le proporzioni più importanti, cioè quelle umane.

I nuovi riti urbani? Dove sono finite le belle piazze italiane ammirate in tutto il mondo?

Siamo ancora capaci di costruire dei bei luoghi?

La freddezza ragionata e calcolata dei nuovi luoghi lascia poco all’immaginazione e coltivano false speranze.

Occorre ritrovare quell’equilibrio tra fede e ragione più volte ricordatoci dal Papa, e già presente nell’Acropoli ateniese”.

MARA MARTELLOTTA

Vita e morte a Napoli

Napoli è una città fortunata, baciata dal sole e dal turismo

Le malelingue hanno voluto che fosse merito prima delle guerre feroci alle frontiere, poi della crisi economica, quindi degli attentati in altre importanti capitali europee e adesso della tragedia della Pandemia.

Non è così.

Napoli è una città che ha saputo valorizzarsi, a partire dal basso, con giovani ardenti di uscire dalla disperazione e commercianti che hanno imparato le regole del marketing. A partire dall’era Bassolino Sindaco, la città ha subito un risveglio culturale e identitario ed è riemersa dalla negligenza del quotidiano e dall’omologazione televisiva in romanesco o peggio in milanese.

Abbiamo avuto solo la sfortuna delle canzoni neomelodiche, durissime esteticamente e nei contenuti violenti o banali, che rimandano ai suoni del Mediterraneo e della antica Grecia, dalla Nea-Polis, la Nuova Atene, con i rituali feroci ed orgiastici, le pire e le sette famiglie che comandavano in città.

Queste tradizioni sono oggi narrate con disprezzo, dovuto, da chi si occupa di cronaca nera, di camorra, anzi del Sistema, come Saviano, ma oggi proverò a darne una rilettura estetica, perché vendendo Napoli possiate apprezzare anche il popolo e le sue tradizioni millenarie.

Napoli, durante la quaranten, era un deserto silenzioso e caustico, interrotto dallo scrosciare degli applausi, dai canti appassionati dai balconi, dalle giornate di sole sui balconi o le terrazze, per chi poteva, o solo all’uscio del proprio basso, a mezzogiorno.

Poi d’estate nel 2020, tutti al mare.

Turisti pochi, pochissimi, rari.

Il cielo sopra il mio terrazzo, di cui vedete il panorama in foto, è stato muto per mesi, quando fino alla fine del 2019 era uno scroscio e un rombo di aerei ogni cinque-dieci minuti. Più frequenti della metropolitana collinare o degli autobus urbani con cui poi i turisti devono fare i conti per visitare la città.

Erano anni che la città era stracolma del vociare di truppe cammellate di ogni genere etnico. I quartieri più fortunati, come la Sanità o i Quartieri Spagnoli, hanno da tempo costruito intorno a loro nuove mitologie e nuovi riti goderecci, legati agli apertivi, fino ad allora ignoti, o le più comuni zingarate di cibo e vini dell’entroterra, tutti di elevatissima qualità.

Dopo la fuga estiva, al rientro, una nuova quarantena planetaria, più infida e deprimente, perché in inverno le giornate si accorciano, i balconi erano deserti, i morti che prima vedevamo solo in televisione, hanno cominciato a colpire le nostre famiglie (non la mia, tiè), e siamo diventati teledipendenti, abusatori di streaming e webinar, adoratori dei delivery, anche quelli etnici. E quando mai i napoletani avevano apprezzato i cibi di cinesi o giapponesi? Pure gli hamburger erano durati, come moda, pochissimo negli anni ’80.

Poi d’estate adesso nel 2021… tutti a…. Napoli !?

Come a Napoli?!

Gli aerei hanno solcato di nuovo i cieli, anche se sporadici e limitati ai fine settimana. Le navi da crociera, seppure mezze vuote, si sono intraviste al Porto, davanti al Maschio Angioino. La metropolitana era sempre in ritardo e gli autobus pieni solo dei domestici cingalesi o delle badanti ucraine.

Noi borghesi attoniti ad ammirare la meraviglia delle voci straniere intorno a noi, a sbracciarci di nuovo per dare indicazioni (io sono ufficialmente una guida abusiva, gratuita, per amici e avventori di ogni genere). Il lungomare, invece, vessato dalle auto, all’improvviso, per il crollo promesso dalla instabilità idrogeologica di ben due tunnel di collegamento tra la stretta baia, detta via Caracciolo, e le affastellate città antiche e moderne del Centro Storico e di Fuorigrotta.

Ne traevamo i peggiori auspici, moltiplicati dalla propaganda negativa di una curiosa sentenza del TAR che avrebbe voluto veder cancellare uno dei numerosi omaggi agli adolescenti del popolo, uccisi da polizia o carabinieri, nell’atto entrambi di compiere il proprio dovere, lecito allo Stato italiano, invasore, o alla famiglia, quella da mantenere, secondo le regole di vita millenarie che caratterizzano tutte le storie di scugnizzi, dalla greca Nea-Polis a quella post-moderna.

I murales sono tutti là, esattamente là, anche un poco più in là, dove ogni tanto ne spunta un altro. Sono riproduzioni gigantesche delle foto che, di solito, sono messe sui numerosi altarini, dette edicole, di foggia sia barocca, sia sudamericana, la cui storia pagana e cristiana è una delle tante di cui narro alle persone amiche, ma solo dal vivo.

Arriva capodanno…

Il nuovo sindaco, eletto a furor di borghesia e si suppone popolo, promuove per la prima volta nella storia l’inutile divieto contro i fuochi d’artificio. La notte di capodanno purtroppo c’era foschia, se volete vi metto quelle dell’anno prima che erano esattamente uguali in rumorosità, grandiosità e diffusione millimetrale, ma grazie al clima terso, ne ho tratto immagini migliori.

Ah, ma cosa sarebbe Napoli senza le bombe a capodanno e la conta dei feriti e dei morti, magari per pallottole vaganti delle stese? Sarebbe una Marrachesch senza mercato, una Montmartre senza artisti ed una Monza senza la Ferrari.

La morte e la vita a Napoli si festeggiano insieme, con una ferocia dionisiaca che deriva, lo ricordo ancora, direttamente dall’essere stata la greca Nea-Polis.

Napoli a Capodanno era piena di vita e di speranza, perché i vaccini, nonostante le manifestazioni contrarie di Trieste, fondamentalmente ce li stavamo facendo tutti, perché la salute,… è ‘a primma cosa’… I turisti erano ovunque, anche se ovviamente solo la metà di quelli del 2019, ma l’anno prima… non c’erano proprio. Nel 2020, al massimo, dei profughi settentrionali e qualche migrante dalle basi NATO.

Arriva gennaio. Una pioggia, un freddo ed oggi il sole. Quello della foto dal terrazzo.

In città ieri sera il popolo della camorra ha vinto un’altra battaglia. Tra i vicoli davanti al Museo, tra Toledo e Salvator Rosa, in uno spiazzo dove prima della guerra c’era un palazzo, mai riedificato, di cui si osservano ancora i colori delle stanzucce di chissà quali famiglie degli anni ’40, si è svolta una battaglia epocale.

Se volete vi faccio vedere il filmato di un mio amico… sta su Facebook, ovviamente, e potrete ammirare nel buio l’altissimo falò detto Cippo o Fucarazzo, dedicato nelle sue forme a Sant’Antonio, ma di origini molto più antiche.

La tradizione neolitica della scoperta del fuoco, della rappresentazione della potenza della tribù, usata quindi come rituale di passaggio dall’età infantile al vigore della giovinezza dai maschi e dagli scugnizzi del popolo fino appunto a ieri, diventa una delle tante feste dionisiache di fine e rinascita dell’anno, dedicata chissà a Partenope o a Priapo.

Passando casualmente là davanti, mentre scendevo a Toledo, a piedi, vengo accolto da madri che, dal vicolo ai balconi, esaltano i figli che, poveretti, faticando per tante notti a fare la guardia, avevano raccolto e preservato, dalle bande rivali si intende, l’enorme fascina di “lignamme”, estorta, asportata, tolta, raccolta, eliminata, sequestrata in pochi minuti dalla polizia locale, inviata si suppone sempre dal Sindaco eletto a furor di borghesia e ormai sempre meno dal popolo.

Subito dopo, scendendo, tra le scarse luci dei bassi e dei rari negozietti di parrucchiere, si vedono scugnizzi trascinare pezzi di legno con voci sempre più concitate, mano a mano che scendevo il vicolo, protetti dagli sguardi di ragazzotti o scagnozzi di poco più grandi, ma più virili e per me affascinanti.

Non mi lascio distrarre e guardo al centro della confusione il cancello dell’antro dionisiaco “scassato” e l’andirivieni formicolare di bambini e adolescenti, le loro voci, e quatto mamme, eroiche ad issare il telo della protesta sindacale, che raccoglie la preghiera del quartiere intero. E svela il mistero.

Il Fucarazzo è la rappresentazione pagana delle anime dell’Ade, poi del “priatorio”, che non è esattamente il Purgatorio, ma il luogo di reciproca preghiera. Nella nostra mitologia partenopea la relazione con le anime del priatorio è ampia complessa e si deve spiegare in molti anfratti e chiese, in palazzi e vicoli, ogni volta in un modo diverso, a seconda della leggenda e delle storie connesse.

Questa rappresentazione post-moderna delle Anime “d’ ‘o Priatorio”, con un lenzuolo vergato come nelle proteste degli studenti, in nero, di spray e lutto, per gli adolescenti rappresentati in foto. Morte e Rinascita.

Sono sempre quelli uccisi nelle varie guerre tra bande in città, oppure dalla polizia e dai carabinieri, per i quali si chiede giustizia. Giustizia… A Napoli il concetto di Giustizia detto da una madre che ha perso il figlio perché ucciso dalla banda rivale è una cosa. Un’altra se l’ha ucciso un rappresentante dello Stato italiano invasore, invasore sì, come lo sono stati i romani, i goti, i normanni, i bizantini, gli aragonesi, gli angioini, gli austriaci, i borbone, i nazisti (più che i nazi-fascisti…), cioè i tedeschi, e poi gli americani, “’e nire”, quelli americani prima e quelli migranti adesso, incluso i cinesi, gli arabi e i turisti.

Tutti invasori! Ma i turisti e gli americani portano i soldi… e se non li spendono… vabbuò, che c’è sempre modo a Napoli di spenderli questi soldi, nei vari piaceri, anche della carne, servita con menù di ogni genere.

Chiudeva il corteo verso il basso un gruppo di atletici e barbuti, intorno ai 25, forse 30 anni, le guardie del corpo della festa, verso l’ingresso da via Toledo, delle scale meravigliose che ancora sono poco frequentate dai turisti. E chi c’era secondo voi in ipocrita falsa ma vigile attesa?

Il corpo della polizia, in tenuta anti-sommossa…

No, non sono intervenuti.

E’ una libera manifestazione del popolo, sebbene sia quello della camorra, quello violento, dionisiaco, feroce, mariuolo ed assassino. E’ la manifestazione di gioia per i figli che crescono e di lutto per quelli morti nel compimento del loro dovere (rispetto alle distorte regole etiche della camorra…)

Tutto questo candore è reale. Molto più reale delle pretese regole borghesi. E forse se diventasse folklore, attirando i turisti, sarebbe finalmente un modo per arricchire queste madri e questi figli senza che debbano più rischiare la vita o … fare… la vita… per ottenere i soldi dagli americani e dai turisti o dallo Stato italiano invasore… moltiplicando i turisti che continuano ad invadere Napoli, almeno nei fine settimana di gennaio.

Manlio Converti
Psichiatra