Il Convegno di TORINO BELLISSIMA
Giachino: “Tanta ricerca e tanto lavoro, ma vuol dire anche fermare il declino economico e sociale di Torino”
CONFERMATA LA PARTNERSHIP TRA CORNAGLIA GROUP E POLITECNICO DI TORINO
Una collaborazione rivolta ad alzare la competitività dei prodotti e formare profili con nuove competenze
Torino, 4 maggio 2022
La partnership tra Cornaglia Group e Politecnico di Torino – nata nel 2016 per supportare lo sviluppo di innovative soluzioni nei sistemi di scarico, in linea con le nuove motorizzazioni ecologiche – è stata rinnovata oggi per i prossimi tre anni, con l’obiettivo di rafforzare ed incrementare la collaborazione tra eccellenza nella ricerca ed applicazione industriale. Il Rettore Guido Saracco e l’Amministratore Delegato ingegner Pier Mario Cornaglia hanno così confermato, anche formalmente, l’impegno reciproco in questa direzione.
“Il nuovo ed ampliato piano di collaborazione è rivolto principalmente ai settori dei sistemi di scarico, gestione termica delle batterie e filtrazione – spiega Andrea Bertoglio, Innovation Manager di Cornaglia – Le attività previste vanno dalla realizzazione di sistemi innovativi per le motorizzazioni con carburanti alternativi (sintetici, bio, idrogeno), allo sviluppo di soluzioni per il raffreddamento delle batterie – sia in ambito automotive che agriculture – con nuovi approcci manifatturieri a basso consumo energetico. Per quanto riguarda l’applicazione nell’ambito della filtrazione e dell’ottimizzazione di processo, si andrà verso un utilizzo sempre più ampio degli strumenti messi a disposizione dall’IoT e dalla data analysis, che consentiranno di arrivare allo sviluppo di prodotti più “smart” e ad un impiego più evoluto e performante della base dati aziendale”.
Il denominatore comune di quasi tutte queste nuove soluzioni tecnologiche sarà la progettazione e l’utilizzo di nuovi materiali che, combinati con l’impiego di nuove tecniche di simulazione e di testing, contribuiranno all’incremento della competitività dei prodotti dell’azienda.
L’accordo, quindi, consentirà un maggiore utilizzo dello strumento della formazione permanente tramite corsi dedicati ai dipendenti, nonché lo svolgimento in azienda di progetti, tirocini, tesi e il finanziamento di assegni e dottorati di ricerca che contribuiranno a formare figure altamente specializzate per i ruoli chiave necessari all’azienda.
La partecipazione a progetti europei e internazionali, insieme alla promozione e diffusione della cultura scientifica e tecnologica che caratterizza il territorio, andranno poi ad arricchire una partnership ormai consolidata tra due realtà dell’eccellenza scientifica ed industriale, rafforzandone la vocazione all’internazionalizzazione.
Il Rettore Saracco ha dichiarato: “È fondamentale, per la crescita delle aziende del nostro territorio, acquisire una vocazione sempre più internazionale e rivolta allo sviluppo di nuove tecnologie in ottica green, che il nostro Ateneo può supportare con la formazione continua, con il training on the job e con i dottorati di ricerca, modalità in cui crediamo fortemente per la formazione dei nostri studenti”.
L’ingegner Cornaglia ha aggiunto: “Per rafforzare ed accelerare maggiormente lo scambio di idee tra azienda ed ente accademico Cornaglia ha dato vita ad una nuova sede dedicata presso la struttura di corso Ferrucci, sede di numerosi Centri Interdipartimentali. Siamo orgogliosi di poter dare il nostro contributo e ci aspettiamo che questa combinazione di punti di vista e di conoscenza reciproca con un’eccellenza indiscussa come il Politecnico di Torino contribuisca a rendere ancora più breve la distanza tra genesi ed applicazione di un’idea innovativa”.
In aumento, rispetto a luglio 2021, la percentuale di monolocali, mentre è in calo quella di offerta di trilocali e quattro locali, molto probabilmente perché i tagli più grandi sono ora più desiderati e chi possiede una casa di ampia metratura decide di non venderla.
Bari è la città in cui si è registrato il maggiore incremento di monolocali e bilocali.
Roma è la città dove è più elevata la percentuale di trilocali presente sul mercato (39,4%).
A Bologna e Genova invece c’è una maggiore concentrazione sul quattro locali rispettivamente con 31,5% e 38,2%.
A Milano è il bilocale ad essere più presente (43,0%).
OFFERTA | Monolocali | 2 locali | 3 locali | 4 locali | 5 locali |
Bari | 11,0 | 27,9 | 28,7 | 21,4 | 11,0 |
Bologna | 10,2 | 17,6 | 28,7 | 31,5 | 12,0 |
Firenze | 2,7 | 13,3 | 34,0 | 28,7 | 21,3 |
Genova | 1,8 | 13,1 | 31,4 | 38,2 | 15,5 |
Milano | 9,2 | 43,0 | 32,6 | 12,5 | 2,7 |
Napoli | 12,0 | 28,8 | 36,0 | 14,4 | 8,8 |
Palermo | 1,5 | 17,7 | 34,6 | 30,4 | 15,8 |
Roma | 7,9 | 29,3 | 39,4 | 16,5 | 6,9 |
Torino | 4,0 | 34,2 | 36,6 | 17,5 | 7,7 |
Verona | 2,6 | 15,3 | 28,7 | 31,3 | 22,1 |
Media | 6,3 | 24,0 | 33,1 | 24,2 | 12,4 |
Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa |
La Corte Costituzionale si è pronunciata sulla legittimità della norma di cui all’art. 262 del codice civile nella parte in cui stabilisce che quando il figlio è riconosciuto contemporaneamente da entrambi i genitori assume il cognome del padre.
Il Giudice delle leggi ha ritenuto tale regola non conforme agli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione a due norme della Convenzione Europea dei diritti Umani, l’art. 8 e l’art. 14.
La motivazione della sentenza della Corte Costituzionale sarà disponibile nei prossimi giorni, ma, sin d’ora, appare chiaro che la stessa abbia ritenuto violati il principio di eguaglianza tra i coniugi, il diritto alla propria identità personale, il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare.
La sentenza è stata da più parti valorizzata per “aver abolito uno degli ultimi retaggi di una società patriarcale”, con il pregio di traguardare anche il nostro Paese verso una visione più moderna della famiglia, più al passo con i tempi e più armonica rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea.
Sicuramente l’intervento della Corte Costituzionale che,comunque, dovrà essere seguito da una regolamentazione legislativa a cura del Parlamento, è un tassello verso la piena applicazione del principio di eguaglianza formale stabilito dal primo comma di cui all’art. 3 della Costituzione ed è, pertanto, encomiabile.
Il dubbio, però, è se, superato lo scoglio dell’eguaglianza formale di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza alcuna distinzione, nello specifico, per genere o sesso, davvero la possibilità di attribuire al figlio il doppio cognome o comunque quello della madre, sia una declinazione di eguaglianza sostanziale.
I dogmi ed i retaggi, soprattutto quelli culturali, sono difficili da superare e sicuramente non sarà sufficiente l’innovazione formale per raggiungere pienamente anche la parità e l’eguaglianza sostanziale.
Ancora una volta, in adesione alle spinte provenienti anche dalla Corte Europea dei Diritti Umani, il Giudice delle leggi ha lanciato un segnale forte al dormiente legislatore italiano, ma il percorso verso l’obiettivo è arduo e lungo.
Servono senz’altro interventi più incisivi, che influiscano concretamente sulla realtà e quotidianità delle famiglie, tali da garantire che entrambi i genitori possano svolgere i loro compiti di cura, domestici, lavorativi e professionali in condizioni di parità, senza rinunce da parte di quello più fragile economicamente o lavorativamente.
Per perseguire il risultato voluto dalla Corte Costituzionale non si può prescindere dalla formazione, dalla cultura, dalla spoliazione dei luoghi comuni e degli stereotipi, che, purtroppo, nel nostro Paese saldamente ancorati.
Sarebbe necessaria più coesione e solidarietà sociale, più consapevolezza di sé, piuttosto che del ruolo.
Il resto è solo un contorno, sicuramente di rilievo, ma non sufficiente.
L’auspicio è che la vera ventata di novità e la vera rivoluzione culturale possano almeno pervenire dalle prossime generazioni che porteranno il doppio cognome.
A cura di Carmen Bonsignore (www.carmenbonsignore.it)
Fra le idee emerse, la creazione di un “food hub”, l’implementazione del “coworking rurale” e la creazione di una filiera di prossimità della carne di cinghiale
La Corona verde, ovvero la periferia e la cintura dell’area metropolitana di Torino, con il suo circuito di piste ciclabili, i siti di interesse artistico-culturale come le residenze sabaude, i campi coltivati all’interno dei parchi naturali periurbani, è una fonte di opportunità per il rilancio di un turismo lento e a chilometro zero, che si è riscoperto durante il lockdown, nonché di sviluppo di idee imprenditoriali legate all’agricoltura e al comparto eno-gastronomico. È quanto emerso nel corso della giornata di presentazione del Piano di marketing realizzato nel contesto della governance territoriale di Corona verde e delle attività realizzate con il progetto ToP Metro Riqualificazione Periferie della Città Metropolitana Torino, grazie ai fondi resi disponibili dal Bando per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie.
Nella sala Agorà di I3P, l’Incubatore del Politecnico di Torino sono intervenuti per la Regione Piemonte il responsabile del settore Sviluppo sostenibile, biodiversità e aree naturali, per la Città Metropolitana di Torino il responsabile della struttura Integrazione processi finanziari e contabili, oltre a rappresentanti della società cooperativa Corintea e dell’Incubatore.
Il Piano di marketing, realizzato all’interno di un più ampio Piano di comunicazione e di animazione territoriale, si pone come strumento di rilancio e sviluppo del territorio di Corona verde: 93 Comuni che si dipanano dalla centrale Torino.
Fra le idee scaturite nel corso dei numerosissimi incontri propedeutici alla realizzazione del piano, sono state individuate 3 aree di macroprogettualità: i Distretti del cibo, ovvero sistemi produttivi locali che integrano attività agricole e imprenditoriali (sul modello del Distretto reale di Stupinigi); le Green communities, ossia comunità locali coordinate tra loro all’insegna dello sviluppo sostenibile dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale; e le Comunità energetiche rinnovabili, associazioni fra enti e anche singoli cittadini che si dotano di infrastrutture per produrre energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo e alla condivisione. Sono poi state individuate delle opportunità di sviluppo imprenditoriale nel territorio di Corona verde. Alcuni esempi: l’organizzazione di rassegne e di eventi culturali e ricreativi nelle aziende agricole; lo sviluppo di una filiera di prossimità della carne di cinghiale, come nel caso del Parco naturale La Mandria, che ha individuato in questo ungulato il suo prodotto tipico ed ha avviato un piano di contenimento programmato per ridurre i danni agricoli e prevenire incidenti stradali; il lancio di un “Corona verde food hub”, ovvero un servizio di vendita aggregata di prodotti agroalimentari delle aziende agricole del territorio; la realizzazione di spazi di “coworking rurale”; l’allestimento di punti di ristoro, fissi o mobili, sugli itinerari ciclabili, nei parchi e nelle aree pubbliche; la creazione delle ciclostazioni intermodali; la definizione di proposte turistiche esperienziali sul territorio.
E proprio una idea imprenditoriale su questo ultimo argomento, “Alternatò”, è stata premiata come vincitrice della Business Model Canvas competition, parte del Piano di marketing, con l’intervento di Hangar Piemonte, degli incubatori universitari I3P, 2i3T. Un’idea che propone di creare dei pacchetti turistici ad hoc per il territorio di Corona verde lanciando un turismo soprattutto, ma non solo, di visitatori di prossimità: quei cittadini che hanno riscoperto le bellezze naturali delle periferie verdi durante il lockdown. Un turismo lento e green con spostamenti a impatto zero, in bici o a piedi, e visite guidate in luoghi caratteristici della cintura torinese come il villaggio Leumann di Collegno e il giardino botanico Colla di Rivoli.
L’energia nucleare è stata protagonista del DF Talk tenutosi venerdì 29 aprile scorso, a partire dalle 19, nella sede di Vol.To, con il fisico Luca Romano, noto come l’”Avvocato dell’Atomo”. A dialogare con lui è stato il giornalista Andrea Donna, presidente dell’Associazione Difendiamo il futuro.
Nato a Moncalieri ma torinese di adozione, Luca Romano ha conseguito la laurea magistrale in Fisica Teorica e è un noto divulgatore scientifico, cui sta molto a cuore il tema del nucleare, tanto da aver partecipato lo scorso gennaio al Forum del futuro del nucleare. In occasione del Df Talk ha presentato il volume “L’avvocato dell’atomo”, che è già disponibile in libreria e sarà disponibile su Amazon dal 16 maggio prossimo.
Da tempo, in particolar modo dall’epoca della pandemia, Luca Romano gestisce la Comunità dell’Avvocato dell’Atomo, un team di ricercatori, divulgatori e sostenitori dell’energia nucleare. Utilizza in modo sapiente i social Network e ha raggiunto 50 mila follower su Instagram, 56 mila su Facebook e 30 mila su Tiktok. La sua passione e la sua missione sono quelle di promuovere informazione e divulgazione sul tema dell’energia nucleare, cercando di sfatare i falsi miti e le fake news.
“La mia pagina Facebook ha raggiunto – spiega il dottor Luca Romano – più like della pagina dell’Agenzia Nazionale dell’Energia Atomica. Ormai la divulgazione scientifica si è rifugiata nel mondo di Internet e si propone di spiegare alcune caratteristiche dell’energia nucleare ancora poco conosciute al grande pubblico. Mi sono proclamato “avvocato dell’atomo” in quanto troppo spesso, parlando di energia nucleare, si cade nell’equivoco di un tipo di energia che si ritiene erroneamente legato alla sismicità del territorio o all’interessamento da parte delle mafie.
Il processo al nucleare deve essere equo e il ruolo dell’avvocato deve essere di garante di modo che la legge sia eguale per tutti”.
“I rifiuti nucleari civili non hanno finora provocato alcuna contaminazione – prosegue il fisico Luca Romano, autore del libro; esistono Paesi in cui vi è stata una maggior contaminazione per l’arsenico. Nel pianeta i combustibili fossili rappresentano la percentuale di energia maggiormente utilizzata ( pari all’82%). I combustibili fossili inquinano ma le persone non paiono averne soverchia paura. Le energie rinnovabili sono molto veloci da implementare, richiedono dei sussidi e sono disponibili anche in certi tempi più ristretti”.
“L’Italia ha una fortissima dipendenza energetica dall’estero – aggiunge l’autore del libro Luca Romano – e la maggior parte di questa dipendenza è legata al gas, dipendendo per circa il 50 per cento del gas dalla Russia. Questa dipendenza si traduce anche nel settore elettrico, visto che da questo Paese riceviamo circa il 55 per cento del nostro fabbisogno elettrico. Questo si traduce in un continuo rischio per le bollette che potrebbero continuare a salire e per le forniture, relative alle utenze domestiche di gas, ma anche a quelle imprese che fanno uso di gas. Se avessimo sviluppato centrali nucleari, oggi la dipendenza dal gas sarebbe inferiore, per lo meno per quanto riguarda l’energia elettrica, come nel caso della Francia, che ha una dipendenza dalla Russia del 24 per cento, contrapposta alla nostra che ne rappresenta il doppio.
“Il nucleare è ancora una forma di energia – aggiunge il fisico Luca Romano – che fa paura perché poche persone la conoscono. I combustibili fossili, a livello inconscio, ci fanno sentire più sicuri del nucleare perché sono conosciuti. L’uranio è un elemento ancora un po’ strano, in quanto i comuni cittadini non lo hanno visto e solo gli esperti sanno come funzioni la fissione. I cittadini hanno anche paura del rischio di una possibile guerra nucleare, anche se si tratta di un rischio ingiustificato in quanto le tecnologie militari e quelle civili sono completamente diverse, tra loro intercorre la stessa differenza che è presente tra automobili e carri armati. Il carbone non può essere una strada adeguata, ma soltanto una soluzione tampone di breve periodo, in grado di arginare la nostra dipendenza dal gas. La vicina Francia vanta ben 56 reattori attivi e la Cina in quattro anni realizza centrali nucleari che in Italia richiedono un tempo addirittura triplo di costruzione. Tutti questi elementi devono concorrere a farci capire che il nucleare quale tecnologia civile può portare alla pace”.
Mara Martellotta
Puntata in onda Mercoledì 4 maggio 2022 – ore 18.00 – 19.00
Dal 4 al 6 maggio prossimo avrà inizio la Kermesse Macfrut – la fiera internazionale dell’ortofrutta organizzata da Cesena Fiera presso il Rimini Expo Centre e Simona Riccio, Founder e Social Medial Manager del Caat, Centro Agroalimentare di Torino, insieme al suo Team, non mancheranno di partecipare in quanto sarà l’occasione di incontrare molti dei relatori che sono passati ai loro microfono, ma soprattutto, tra le tante novità, non mancherà la parte dedicata all’innovazione ed alla tecnologica di cui tanto si parla nella trasmissione.
La digitalizzazione e l’agricoltura 4.0 saranno i temi chiave dell’edizione di Macfrut 2022 e proprio nell’area dinamica saranno presentate dalle aziende leader le ultime novità in tema di agricoltura di precisione: droni, sensori, intelligenza artificiale, robot e apparati tecnologici specifici per l’agricoltura.
All’interno dei padiglioni sarà allestito un campo prova che nei tre giorni di fiera ospiterà le dimostrazioni di queste tecnologie per l’orticoltura.
Nell’area dinamica si parlerà di agricoltura di precisione concentrandosi su tecnologie come sensori, droni e robot applicati al mondo della produzione ortofrutticola, che si alterneranno sul campo per mostrare quanto è possibile già fare da oggi.
Decisamente in linea con la trasmissione e soprattutto con i temi trattati nella puntata di domani mercoledì 4 maggio prossimo, in onda sulla web Radio Radiovidanetwork dalle 18 alle 19. Saranno ospiti
>> Giorgio De Ponti – Product Strategy Manager di EPTA GROUP
>> Emanuela Di Costa – Sales & Marketing Manager di EPTA GROUP
Vengono affrontati i temi e spiegati quali sono i bisogni delle start up, quali sono i preziosi contribuiti che le giovani generazioni possono dare al nostro settore dell’agricoltura, del ruolo importante che gioca il marketing e la comunicazione e di come il retail e la grande distribuzione organizzata dovranno adattarsi per accogliere questa nuova innovazione
La trasmissione viene trasmessa in diretta web-radio da Radio Vida Network sul sito www.vidanetwork.it e tramite app Radio Vida Network.
Dal giorno dopo è possibile seguire la puntata senza interruzioni sul sito www.parlaconmeofficial.it
IL PUNTASPILLI di Luca Martina
Il 2022 è, secondo il calendario cinese l’anno della tigre, un segno caratterizzato da un segno da grande innovazione, cambiamento e rinnovamento ma anche impulsività e azione.
Per il mondo e per i mercati finanziari però i primi quattro mesi sono trascorsi sotto il segno dell’orso (che è utilizzato per rappresentare i periodi negativi mentre per quelli favorevoli è utilizzato il Toro).
L’orso russo si è rumorosamente destato dal proprio letargo, dal quale aveva già dato da tempo segnali di un sonno agitato da progetti bellicosi, scatenando una guerra dalle conseguenze e dalla durata imprevedibile.
Anche sulle piazze internazionali l’orso è imperversato: si è trattato infatti del peggior inizio d’anno da quarant’anni a questa parte per i mercati obbligazionari (deputati storicamente a rendere stabili i portafogli degli investitori) mentre per quelli azionari, prendendo come riferimento quello statunitense, bisogna ritornare ai primi quattro mesi del 1939 per assistere a un esordio d’anno più negativo.
La Terra ci appare da un qualche di tempo davvero desolata, proprio come la descriveva, pochi anni dopo la fine della Prima guerra mondiale, Thomas Stearns Eliot nel suo poema “Wasteland”, ferita com’è da malattie (la pandemia) e da un conflitto che pensavamo non più possibile nel nostro continente.
Possiamo allora ben dire che aprile è stato, per parafrasare il poeta americano, il mese più crudele avendo assistito ad una discesa del 10% dell’indice Standard and Poor e del 15% del Nasdaq.
Non mancano certo gli argomenti che possono aiutarci a comprendere meglio quanto avvenuto.
L’inflazione, risuscitata dopo molti anni dalla ripresa seguita alla prima ondata pandemica e resa più pervicace dall’aumento delle materie prime provocato dalla guerra in Ucraina, ha provocato l’aumento dei tassi di interesse (la cui funzione è quella di proteggere il potere di acquisto delle somme prestate fino al momento della loro restituzione) e questo, per la nota relazione inversa, si è tradotto in pesanti perdite per i titoli obbligazionari.
L’aumento dei prezzi si sta riflettendo nel rallentamento della crescita (così ben avviata nel 2021) e, conseguentemente, degli utili futuri delle società quotate in borsa ed in particolare di quelle che, grazie alle loro promettenti prospettive, godevano di valutazioni molto elevate e che sono perciò state punite con pesantissimi ribassi.
Ne sono un esempio il poker di titoli più amati, almeno sino a poco tempo fa, dagli investitori, i cosiddetti FANG (Facebook/Meta, Amazon, Netflix e Google/Alphabet), che hanno lasciato sul terreno negli ultimi sei mesi circa il 70% del loro valore.
Come se non bastasse, la pandemia non è stata ancora debellata, sebbene si manifesti ora fortunatamente con minore gravità, e la Cina, con la sua tolleranza zero, sta trascinando la propria economia in una fase di pericoloso (anche per il resto del mondo) stallo.
Il rischio che tutto ciò ci stia conducendo ad una severa recessione è ora quantomai reale.
Le banche centrali sono impegnate nella missione di spegnere le scintille (ormai tramutatesi in incendi) inflazionistiche a costo di fare annegare la ormai fragilissima crescita economica; il Fondo Monetario Internazionale prevede ancora per il 2022 uno scenario positivo per il PIL americano, +3,7%, ed europeo, intorno al +2% ma presto verrà quasi certamente rivista ulteriormente al ribasso.
Oggi e domani i signori del denaro della Federal Reserve si riuniranno a Washington per decidere il prossimo aumento dei tassi di interesse; l’opinione più diffusa è che sarà dello 0,5% ma l’attenzione sarà in gran parte rivolta al messaggio del governatore Jerome Powell che, come d’uso, accompagnerà la decisione per cogliere, dall’analisi attenta del testo, quali pensieri si aggirano nella sua preoccupatissima mente e le sue intenzioni sulle mosse future.
Le preoccupazioni sono state rafforzate anche dai dati pubblicati la scorsa settimana sul PIL statunitense: la discesa dell’1,4% ha rappresentato uno shock ma occorre considerare che la discesa (evento piuttosto raro e spesso anticamera di una recessione) è da attribuire al peggioramento degli scambi commerciali con l’estero (che ha un andamento molto erratico) e quello dell’accumulo delle scorte (salite tantissimo l’anno scorso, per il riapprovvigionamento delle aziende dopo le chiusure dovute alla pandemia).
Il “cuore” dell’economia americana nel primo trimestre, escludendo le esportazioni nette e le scorte, è cresciuto invece di un non disprezzabile 3%.
La situazione è quantomai in bilico ma potrebbe ancora tradursi in un rallentamento che, non appena lo stato di emergenza cinese sarà stato rimosso (come avvenuto nel 2020), la crisi Ucraina stabilizzata (si spera con un cessate il fuoco ed un accordo equilibrato tra le parti in causa) e le banche centrali più caute sulle future restrizioni monetarie, non degeneri in una pesante stagflazione (situazione ben più grave, dove l’inflazione si accompagna ad un forte aumento della disoccupazione ed alla recessione).
Qualche speranza viene proprio dal gigante asiatico dove il Presidente Xi Jinping ha annunciato al Politburo, tenutosi venerdì scorso, la volontà di sostenere l’obiettivo di una robusta crescita, pari al 5,5%, per quest’anno (al momento pare piuttosto ambizioso e per essere raggiunto sarà necessario riaprire presto tutte le città e le attività economiche attualmente in quarantena).
Con i se ed i con ma non si fa certo la storia ma quello che è certo è che concentrarsi eccessivamente sugli avvenimenti, giorno per giorno, può fare perdere la prospettiva (e la lucidità) complessiva.
L’orso potrebbe presto stancarsi e prendersi una pausa, soddisfatto dello scompiglio che ha portato in pochi mesi (il rallentamento della crescita potrebbe essere sufficiente ad interrompere la spirale innescata dalla salita delle materie prime), oppure continuare ad aggirarsi famelico e nervoso ancora per qualche tempo.
Ci conforta ricordare che il maestoso plantigrado non resta mai troppo lontano dalla sua tana (le recessioni sono relativamente rare e di durata più breve delle fasi economiche positive) e che reagire in modo scomposto, arrivati a questo punto, non sembrerebbe la scelta migliore.
L’anno che sembrava iniziare sotto i migliori auspici, con la pandemia che stava riducendo la sua pericolosità ed ampi piani di rilancio economico, è stato sinora avarissimo di soddisfazioni.
Quanto è successo ci ricorda come le previsioni non sono per nulla difficili: la cosa complicata è, piuttosto, azzeccarle.
Prevedo che i prossimi mesi saranno molto, molto interessanti.
Piccole e medie imprese piemontesi del settore cinema e tv riceveranno 744.293 euro di fondi intercettati dalla Regione sulla linea dei POR FERS che saranno assegnati con un bando tramite «Piemonte Film Tv Fund», la piccola cassaforte di Film Commission nata per sostenere la produzione audiovisiva cinematografica e televisiva Piemontese. Lo sportello sarà accessibile per un mese, dal 16 maggio 2022 al 16 giugno sul portale della Regione Piemonte accedendo alla sezione Bandi.
L’iniezione di liquidità servirà ad irrobustire i bilanci delle aziende, in questo caso a sostenere spese di vitto e alloggio per tecnici, operatori e videomaker in trasferta nei luoghi piemontesi dove si realizzano le produzioni.
L’azione della Regione risponde all’esigenza di rendicontare spese per il personale fino ad ora escluse dagli aiuti pubblici dedicati al comparto.
Gli assessori alla Cultura e alle Attività Produttive hanno sottolineato che questo aiuto è un modo per sostenere le società di un settore che ha vissuto una stagione critica con la parziale interruzione delle attività a causa della pandemia, un comparto potenzialmente in espansione stando alle previsioni di Film Commission che ha calcolato una attivazione di risorse di 21 milioni a fronte dei 4,6 impiegati da quando è stato attivato il fondo, praticamente un ritorno pari a cinque volte l’investimento effettuato. A cui adesso si aggiunge la nuova dotazione di 744.293 euro.