ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 202

Uncem contro la desertificazione degli sportelli bancari

Il 7% della popolazione italiana vive in territori dove non ci sono più agenzie bancarie: record in Piemonte (13,8%), ma il fenomeno è particolarmente marcato nel Mezzogiorno e nelle isole, dove l’11% degli abitanti non ha uno sportello bancario “sotto casa”. La Campania è la prima regione per numero di abitanti senza banca: sono 700mila. Cresce il rischio di allontanare milioni di soggetti dal circuito legale della finanza e dell’economia. [ https://www.fabi.it/2022/08/12/la-desertificazione-bancaria-piu-di-4-milioni-di-italiani-senza-banca/ ]

“I dati diffusi  dalla FABI, Federazione Autonoma dei Bancari italiani, conferma quello che Uncem ripete da tempo. E cioè che la smobilitazione delle banche dai territori è un problema nazionale, che Uncem ha rappresentato da dieci anni a oggi ad ABI, Banca d’Italia, Consob, Istituti di Credito. Abbiamo portato in piazza i Cittadini con i Sindaci arrabbiati, abbiamo detto a tutti di cambiare banca se quella banca chiude. Abbiamo spinto le comunità a fare azioni ‘di rottura’, togliendo i conti correnti. Lo diciamo ancora. I dati FABI confermano che i Sindaci avevano e hanno ragione. Alcuni hanno avuto risposte concrete, con la banca che ha chiuso e poi è tornata, accorgendosi dell’errore, come a Monticello d’Alba. Servono azioni istituzionali per mettere un argine alla smobilitazione dei servizi, compresi quelli bancari. E ad esempio per trovare nuove soluzioni con uffici mobili, sportelli organizzati diversamente dal passato, un nuovo modello di banca dei territori e delle comunità a prova di futuro. E un primo passo per avvicinare le banche ai territori, è azzerare i costi e le commissioni per i pos negli esercizi commerciali. Ora sono troppo alte, naturalmente a beneficio dell’Istituto di credito, che se ne va e continua a guadagnare”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente Uncem.

Missioni Don Bosco, formazione scolastica contro la disuguaglianza di genere

8 settembre, Giornata mondiale dell’alfabetizzazione

 Al centro dell’attenzione soprattutto le bambine

 

-Il caso del Congo

Nelle realtà del mondo dove tocchi con mano l’impotenza di risolvere alla radice i problemi che causano povertà e marginalità, la presenza salesiana nel campo della formazione scolastica è maggiormente preziosa“. Questo il commento di don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, alla vigilia della Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione indetta dall’Unesco e dopo il viaggio nelle missioni nei due Congo, Kinshasa e Brazaville[1].

La condizione ordinaria dei bambini e dei ragazzi in questi Paesi si costruisce nelle periferie, come Mbuji-Mayi dove solo il 20% delle famiglie può godere di acqua e di energia, e non sempre di entrambe queste risorse. La vita è per strada, necessariamente; l’abbandono dei piccoli con qualsiasi pretesto (un occhio diverso dall’altro, una malattia incomprensibile, l’albinismo) li trasforma in “stregoni” e dunque in una minaccia per le comunità. I salesiani come don Mario Perez li accolgono, li difendono e li aiutano a darsi un futuro, così come succede per i piccoli schiavi delle miniere dove si estraggono minerali, preziosi all’industria e alla vanità dei Paesi ricchi.

Nel diario del viaggio di don Antúnez  – che si è compiuto nelle settimane centrali di agosto scorso – le pagine si sono riempite di note e di progetti. Se le situazioni estreme richiedono di essere affrontate con una fantasia e con un coraggio speciali, quelle ordinarie chiedono una dose analoga di perseveranza e di fiducia. Come a Masina, cintura della capitale del Congo Repubblica Democratica. Un’area di 10 km2 accoglie più di 4.000.000 di abitanti con circa 2.200.000 minori. Si stima che il numero dei giovani tra i 6 ei 13 anni sia di circa 350.000 e che, tra questi, 193.000 non vadano a scuola. A pagare più degli uomini sono le donne: l’80% degli analfabeti è costituito dalle appartenenti al sesso femminile, costrette a occuparsi della prole abbandonata dai mariti e della casa considerata uno suo esclusivo onere.

Il messaggio che vorremmo dare nella Giornata mondiale dell’alfabetizzazione” sottolinea il presidente di Missioni Don Bosco “è di mettere al centro dell’attenzione la scuola soprattutto per le bambine. Attraverso di loro si fa davvero un investimento sul futuro della società“. Le ripercussioni si vedono a proposito di educazione sanitaria, di pianificazione familiare, di cura dei bambini ma anche di coscienza civile e di imprenditorialità legata ai bisogni effettivi.

Con le risorse che i salesiani del Congo, guidati da padre Ghislaine Nkiere, mettono insieme anche con l’aiuto dei donatori italiani, a Masina sono stati organizzati quattro corsi scolastici. Partendo dall’oratorio che coinvolge circa 3.000 persone, sono stati attivati 4 cicli formativi che durano 10 settimane. Sono coinvolte 124 ragazze alla volta (110 adolescenti fra i 15 e 18 anni e 14 ragazze madri dai 18 ai 20 anni) che imparano i rudimenti della lettura, della scrittura e del calcolo. Avranno così l’opportunità di approcciarsi alla vita e al futuro dei loro figli con più coscienza di sé e del mondo che le circonda. Al termine, si sottoporranno a un test di verifica.

Questo è uno dei progetti scolastici avviati da poco nei due Congo, analogo per finalità agli altri che Missioni Don Bosco sta sostenendo in questo momento in Africa a Gambella (Etiopia), a Monrovia (Liberia), a Ivato (Madagascar), a Bamako (Mali), a Namugongo (Uganda); o in India a Parulia o in Brasile a Rio de Janeiro e a Areia Branca. Sono un vettore di emancipazione in culture in cui la cura dei minori è a dir poco trascurata e la disuguaglianza di genere è pervasiva.

Portiamo una goccia nel deserto” osserva don Antúnez, “ma è pur vero che qualcuno almeno riesce a dissetarsi per sopravvivere e per sostenere gli altri“.

Il bossing

Il bossing, con un termine derivato dall’inglese boss, capo, è una forma di mobbing attuato, in ambito lavorativo, scolastico o associativo, da un superiore o da chi sia investito di una qualche forma di responsabilità.

E’ a tutti gli effetti una forma di violenza psicologica attuata per motivi diversi, a seconda dell’ambito in cui si sviluppa, dal genere delle parti coinvolte, e dalle ragioni per cui insorge.

Elemento comune a tutte le forme di bossing è il risultato atteso: le dimissioni, il trasferimento o l’allontanamento della vittima.

In ambito lavorativo, specie in Italia dove per il licenziamento occorrono, nella maggior parte dei casi, una giusta causa ed un giustificato motivo si assiste ad una forma di mobbing mirante alle dimissioni spontanee di un soggetto per permettere l’assunzione di qualcuno raccomandato, per eliminare qualcuno scomodo per le sue idee politiche o per la sua attività sindacale o, semplicemente, perché ragionando con la propria testa ridicolizza l’operato e le decisioni dall’alto spesso prive di utilità per l’azienda.

Talvolta, però, il bossing ha come scopo le dimissioni del mobbizzato quando il licenziamento, ove possibile, comporterebbe per l’azienda il pagamento di indennità notevoli mentre le dimissioni spontanee (per modo di dire) consentirebbero di aggirare l’ostacolo.

In alcuni casi, il bossing è praticato nei confronti di un soggetto che non ha ceduto alle richieste sessuali del (o della) superiore che mette in atto una serie di comportamenti tesi a punire la subordinata per vendicarsi del rifiuto: il film Rivelazioni, con Michael Douglas vittima del mobbing attuato da Demi Moore è un esempio eclatante di tale comportamento.

Questa forma di violenza, però, può essere messa in atto anche nei confronti di un allievo da parte di un docente, di un socio di un‘associazione da parte dei membri del direttivo, di un militare da parte di un superiore gerarchico e le motivazioni possono essere, anche in questo caso, di natura sessuale o, più spesso, di antipatia verso la vittima.

Poiché tale atteggiamento è posto in essere, appunto, da chi ha funzioni apicali o incarichi di responsabilità nell’organizzazione è molto difficile che trovi ostacoli nella sua attuazione da parte di chi assiste agli episodi di bossingo da chi, comunque, ne sia a conoscenza, rendendo difficile punire tali atti persecutori.

Talvolta il mobbing non giunge alla molestia vera e propria, alla vessazione ma si limita ad un demansionamento della vittima, portandola così ad una riduzione dell’autostima, alla depressione perché costretta spesso a vere sinecure o a lavori demotivanti; il risultato atteso, però, non cambia.

Non sempre la legislazione o, nel caso del lavoro, gli accordi sindacali consentono alla vittima di chiedere, ed ottenere, giustizia per la violenza subita; spesso, infatti, risulta davvero difficile dimostrare dove finisca la normale attività gerarchica, con suggerimenti, rimproveri ed eventuali ammonizioni, e dove cominci il bossing. Inoltre, troppo spesso, le vittime evitano la querela nei confronti del boss o dell’azienda temendo ritorsioni ulteriori.

Per comprendere il bossing dal punto di vista della vittima, è importante tenere conto che la molestia sul luogo di lavoro èrappresentata da tutte le condotte improprie in grado di offendere la persona nella sua dignità e integrità psicofisica. Esse comprendono parole e azioni ma anche comportamenti, sottintesi, allusioni, omissione di informazioni e mancata fornitura di strumenti e/o documentazione essenziali per svolgere il lavoro in tempi congrui.

L’abuso di potere, che viene subito percepito, si accompagna a volte ad una manipolazione attuata in modo subdolo, non immediatamente visibile e per questo inizialmente sottovalutata.Frecciate e scherzi di cattivo gusto vengono presi alla leggera e sottovalutati, dando priorità al fatto di mantenere il lavoro e quindi la fonte di sostentamento.

Il risultato è che ogni sera si rientra a casa sfiniti, umiliati e con la sensazione di essere “usati” o di essere presi in giro. In genere non è l’episodio isolato a definire la molestia (a meno che non sia particolarmente grave) ma il ripetersi nel tempo delle stesse condizioni di disagio che innalzano il livello di ansia della vittima. Si innesca allora un circolo vizioso che porta la vittima a stare sulla difensiva provocando e “giustificando” agli occhi dell’aggressore, nuovi attacchi.

Il rifiuto della comunicazione diretta posticipando o negando colloqui, assegnando gli incarichi con comunicazioni scritte o attraverso intermediari, lo screditamento attraverso la svalutazione di qualsiasi iniziativa, l’isolamento attraverso la mancata comunicazione di informazioni o novità importanti, la molestia sessuale (che si esplicita in vari modi che possono sottendere molestia di genere o comportamento seduttivo o ricattatorio ecc), sono alcune delle condotte più frequenti.

In un conteso in cui si pensa che i lavoratori o gli studenti debbano accettare tutto pur di conservare il lavoro o superare un esame, le condotte moleste sono spesso “socialmente accettate”, ritenute parte normale della quotidianità e quindi difficili da sradicare.

Tutto questo ha un costo sia per l’individuo che per l’azienda e, in una società come quella italiana in cui l’intera famiglia viene solitamente coinvolta nei problemi riguardanti il lavoro dei suoi membri, i risvolti negativi si amplificano ulteriormente con i famigliari stessi che risentono del clima negativo e a volte finiscono per stancarsi e colpevolizzare la stessa vittima. Livelli costantemente elevati di ansia, il relativo rilascio continuo deivari ormoni dello stress crea una serie di ripercussioni sul fisico che costringe il lavoratore a periodi sempre più lunghi di assenza dal lavoro, per disturbi che vanno dalle emicranie ai dolori alla schiena, alle ulcere gastro duodenali, alle forme depressive ecc… Se all’inizio lo stress è l’adattamento fisiologico dell’organismo ad una forma di aggressione e quindi una normale reazione di sopravvivenza, nel caso di situazioni di disagio protratte nel tempo i danni diventano inevitabili. Di fronte ad una situazione stressante, di solito, si può scegliere tra la fuga e la lotta ma nel caso di un lavoratore o uno studente o altra situazione di subordinazione, la risposta immediata è la “resistenza” che prima o poi porta allo sfinimento.

Che fare quando si è vittima di tale violenza?  

Sporgere denuncia è l’unico modo per mettere fine alle molestie. E’ un passo che richiede coraggio e determinazione poiché determina la rottura del rapporto di lavoro e non vi è certezza che la denuncia venga accolta né che l’iter giudiziario si concluda con un esito positivo da parte del lavoratore.

Fondamentale, per far valere i propri diritti, è raccogliere elementi che possano provare il dolo (l’intenzione di danneggiare), il nesso di causa tra la molestia e il danno subito, la violazione di un diritto garantito dalla Costituzione e il danno stesso (il peggioramento della qualità della vita).

Se non siamo noi, oggi, le vittime dirette del bossing, non dimentichiamoci che potremmo essere tali domani e senza alcun motivo né preavviso. Per questo è importante combattere sempre e comunque qualsiasi forma di molestia e l’arma più efficace è portarla alla luce, smascherarla senza timori poiché in questi casi, chi tace diventa complice e incentiva il ripetersi di situazioni analoghe.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

La politica di bilancio in tempi di emergenza. Lezione Onorato Castellino 2022

A cura di CeRP e Fondazione Collegio Carlo Alberto 

Lezione Onorato Castellino 2022

“La politica di bilancio in tempi di emergenza”

 

DANIELE FRANCO

Ministro dell’Economia e delle Finanze

 

19 settembre 2022, ore 18:00

Saluti di benvenuto:
Giorgio Barba Navaretti, Presidente, Fondazione Collegio Carlo Alberto

 

Introduzione
Elsa Fornero, Coordinatore Scientifico, CeRP-Fondazione Collegio Carlo Alberto

 

La Lezione è stata istituita dal CeRP per ricordare Onorato Castellino, uno dei fondatori del centro e primo Presidente della Fondazione Collegio Carlo Alberto, scomparso nel dicembre 2007.

 

L’evento si svolgerà in presenza presso il Collegio Carlo Alberto e online.

Partecipa in presenza
Segui l’evento online

Al via i progetti del Pnrr sociale per i disabili

La Giunta comunale ha approvato la convenzione con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per l’avvio dei 5 progetti, articolati in 10 piani operativi, rivolti alle persone con disabilità rientranti nel PNRR sociale di cui è la Città è titolare.

I progetti accoglieranno 60 persone con disabilità attraverso percorsi individualizzati, di abilitazione, autonomia e formazione-lavoro, riqualificando, al tempo stesso, spazi comunali e del privato sociale. Gli interventi, che si concluderanno entro marzo 2026, hanno ottenuto un finanziamento PNRR di 3.575.000 euro, ai quali si aggiungono 546mila euro di risorse comunali necessarie per riqualificare immobili comunali particolarmente degradati.

Gli immobili pubblici interessati dalla convenzione odierna, nell’ambito dell’investimento ‘Percorsi di autonomia per persone con disabilità’, sono: corso Sicilia 53, l’ex Mulino Cavoretto di corso Moncalieri 266, via Onorato Vigliani 104, via Rubino 82, via Sordevolo 1 angolo via Bologna 90, via Roccavione 11, via degli Abeti 12 e piazza Astengo 10, corso Casale 85, via Ghedini 2. Gli immobili degli enti del terzo settore sono una porzione del convitto Alfieri Carrù di via Accademia Albertina 14 e una unità abitativa in via Monte Albergian 23 bis. Gli edifici pubblici saranno assegnati in concessione agli enti del privato sociale, mentre su quelli privati sarà apposto un vincolo di destinazione d’uso.

Nell’ambito del PNRR sociale, la Città ha candidato 19 progettualità rivolte, oltre che alla disabilità, a persone anziane, minori e in condizioni di marginalità e fragilità, con un finanziamento potenziale di oltre 15 milioni di euro nel prossimo triennio.

Tutti gli interventi sono stati ideati dalla Città insieme agli organismi del Terzo settore attraverso un’ampia procedura partecipativa, che ha coinvolto circa 150 enti del privato sociale, con il costante accompagnamento del Forum del terzo settore, delle organizzazioni sindacali, dell’ASL Città di Torino, dell’Università, del Politecnico e delle rappresentanze di secondo livello.

Secondo l’assessore al Welfare e la vicesindaca con questi progetti si ottiene un doppio risultato: da un lato sostenere le persone con disabilità e le loro famiglie, e dall’altro riqualificare edifici pubblici oggi degradati, a beneficio del territorio e della comunità.

A Palazzo Lascaris i Piemontesi nel mondo

L’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale e l’assessore regionale alla Famiglia hanno incontrato in Sala Viglione alcune delegazioni di associazioni di Piemontesi nel mondo.
La delegazione della Federazione delle associazioni piemontesi d’Argentina (Fapa), composta da una trentina di associati, era guidata dal presidente Edelvio Sandrone. All’incontro hanno partecipato una delegazione dell’Associazione piemontesi nel mondo e amici del Piemonte della Cina, con il presidente Adriano Zublena e la vicepresidente della Associazione piemontesi del Messico, Anna Coggiola.
Il gruppo della Fapa è presente nella nostra regione dal 3 settembre per visitare diverse località del territorio piemontese. Nella delegazione è presente il sindaco di La Puerta (Cordoba) anche allo scopo di recarsi al Comune di Porte (To) con il quale è in programma un gemellaggio.
Sandrone ha ricordato il presidente storico della Fapa, Michele Colombino, che da sempre ha promosso i gemellaggi con i comuni piemontesi. Colombino è stato insignito nel 2020 del Sigillo della Regione Piemonte.
Sono intervenuti anche il presidente Zublena e la vicepresidente Coggiola, per ricordare l’importanza della collaborazione con il Consiglio regionale e la Regione Piemonte che sono da sempre un riferimento molto importante per i piemontesi e le loro associazioni sparse per il mondo.

L’Ultima cena tra pubblicità e blasfemia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La pubblicità televisiva di una compagnia di intermediazione assicurativa che ironizza sull’Ultima cena con un’allusione alla cattiva compagnia di Giuda e ridicole e leggere battute sulla pasta alla carbonara, sulla pancetta e sul guanciale mi sembra totalmente fuori luogo. Prosegue la serie di Cesare e Bruto che pugnalo’ Giulio Cesare a cui aveva regalato dei coltelli molto taglienti, ma mentre ironizzare sull’omicidio di Cesare non può suscitare reazioni neppure nei sostenitori del cesarismo, il riferimento all’ultima cena di Gesù Cristo, presa a pretesto per delle battute profane, non può non infastidire, se non offendere, la sensibilità non solo dei credenti, ma di chiunque abbia rispetto per i sentimenti religiosi delle persone. L’ultima cena fu un passo drammatico della vita di Gesù prima della passione e della crocifissione durante la quale istituì il sacramento dell’ Eucarestia che durante ogni Messa viene ricordato e, secondo i credenti, rinnovato sull’altare con la consacrazione del pane e del vino.
Viene anche ripresa in maniera anch’essa caricaturale l’ultima cena di Leonardo, un capolavoro dell’arte di ogni tempo. Questa pubblicità rivela un degrado morale generalizzato che consente tutto, anche l’irrisione e la strumentalizzazione commerciale di eventi che per milioni di persone rappresentano qualcosa di molto importante. Questa non è laicità, è qualcosa che rasenta la blasfemia. E come tale va denunciata.
I laici separano il sacro dal profano, la Chiesa dallo Stato, e non accettano la mercificazione di ogni cosa. Questo non è neppure volgare laicismo.
E’ un consumismo indifferente ai sentimenti.
Esiste un codice deontologico della pubblicità che delimita in modo chiaro i confini di ciò che è concesso. Sotto certi punti di vista con intenti diversi, è paragonabile alle vignette anti islamiche della rivista francese” Charlie Hebdo “che provocò un attentato gravissimo per iniziativa di gruppi islamici infuriati. Allora solidarizzai con “ Charlie” ma dissi chiaramente che non è lecito confondere la satira con l’offesa. L’ultima cena merita rispetto per ciò che rappresenta non solo per i credenti.

Bonus teleriscaldamento, il Comune chiede proroga al 30 settembre

Il Consiglio Comunale ha approvato, ieri pomeriggio, una mozione con la quale si impegnano Sindaco e Giunta a richiedere a IREN S.p.A di riportare, nella prossima bolletta, la comunicazione relativa all’erogazione del “Bonus del Teleriscaldamento” sulla ultima pagina della bolletta (pagina bianca), “al fine di favorirne la comunicazione anche a quella fascia di popolazione, verosimilmente titolare di diritto, ma penalizzata da situazioni di più acuta fragilità sociale e pertanto in condizioni di minor socializzazione e di scarsa conoscenza delle informazioni”.

L’atto invita a chiedere alla stessa società erogatrice del servizio di prevedere una modalità di richiesta del bonus che integri la modalità telematica per i cittadini torinesi privi di abilità digitali, utilizzando, ad esempio, gli uffici del Caf.

La mozione richiede che IREN S.p.A proroghi il termine per la richiesta del Bonus del Teleriscaldamento sino al 30/9/2022 con l’obiettivo di consentire a tutti i cittadini che ne hanno diritto di effettuarne regolare richiesta.

Infine, il documento invita a verificare con Iren S.P.A. l’opportunità di predisporre manifesti cartacei che pubblicizzino il bonus del teleriscaldamento anche per la scadenza del 30/09/2022, in particolare negli spazi pubblicitari circoscrizionali delle zone periferiche che utilizzano il servizio del teleriscaldamento.

Confartigianato Imprese incontra il Presidente della Regione e la Giunta Regionale

Lunedì 5 settembre si è tenuto un incontro tra il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la Giunta Regionale e la delegazione di Confartigianato Imprese Piemonte, guidata dal Presidente Giorgio Felici e dal Segretario Carlo Napoli, per discutere delle misure urgenti da adottare per aiutare le imprese nell’attuale congiuntura caratterizzata dalla crisi indotta dall’aumento smisurato dei costi energetici, che rischia seriamente di portare a chiusura molteplici attività, se non addirittura la scomparsa di interi settori economici qualora dovessero interrompere bruscamente le forniture di gas dalla Russia.

 

Ad oggi, come evidenziato dalla delegazione durante il confronto, nel solo Piemonte le micro e piccole imprese hanno subito un rincaro dei costi energetici che ha raggiunto l’enorme cifra di 1,6 miliardi in più rispetto a settembre 2021, con un impatto che ha colpito in maniera più significativa le imprese operanti nei settori di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma, plastica ed alimentare. Secondo le proiezioni di Confartigianato Imprese, in mancanza di misure tempestive, i rincari potrebbero raggiungere i 4,2 miliardi in più rispetto al 2021, generando effetti catastrofici sull’intero tessuto produttivo regionale.

 

La delegazione ha poi palesato come sia cogente la necessità di lavorare insieme per aggiornare le politiche regionali, anche con riferimento ai fondi strutturali, dando assoluta priorità a quegli interventi che consentano alle imprese di affrancarsi dagli approvvigionamenti energetici da fonti tradizionali, percorso già tracciato da tempo ma che va fortemente accelerato considerata la straordinarietà della situazione attuale.

 

Al termine dell’incontro, il Presidente Felici ha consegnato a Cirio una simbolica presa elettrica tagliata e l’eloquente manifesto dal titolo “Non togliete energia allo sviluppo del Paese”, contenente le istanze e le proposte di Confartigianato Imprese Piemonte per mitigare gli effetti catastrofici della crisi indotta dal caro-energia.

 

“Nonostante il delicato momento politico in atto a livello nazionale – ha commentato Felici a margine dell’eventopossiamo senz’altro essere soddisfatti dell’attenzione dimostrata dalla Regione Piemonte verso un tema delicato come quello della crisi energetica. Reputo molto importante il riscontro emerso durante il confronto con il Presidente Cirio e la Giunta regionale circa la necessità di una forte coesione istituzionale a tutti i livelli per poter implementare iniziative legislative e politiche di ampio respiro, che vadano a mitigare gli effetti contingenti della crisi, ma anche a sostenere gli investimenti di medio-lungo termine per affrontare le problematiche strutturali sottese all’emergenza”.