ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 179

Torinesi “depressi”. Tra bollette e burocrazia in cerca di ripresa

Ci si mette pure un’agenzia di ricerche sociali nel dire e dirci,  a noi Torinesi, che siamo depressi, pessimisti sul presente e sul futuro della nostra città. Sai che novità.
 Ciò che brucia maggiormente è la comparazione con altre città italiane come Milano, Bologna, Roma, o città europee  da Copenaghen, Monaco, Lione, dove ci vede sempre “soccombenti”. Insomma la nostra Grande Torino con un Grande passato, ma ora l’ alternativa è quello di scappare. E stavolta, purtroppo, non ci si limita al mio proverbiale pessimismo.  Pure questi studi sociologici.
Eppure in Piemonte la crescita del prodotto interno lordo è in linea, se non superiore alla media europea. Ripeto, siamo oltre la frutta.
Siamo oltre il punto di non ritorno.  Eppure… Eppure… aumentano I turisti…
Dunque siamo ancora attrattivi.  Capitale di una Regione Piemonte Capitale mondiale della cucina e del buon vino. Eppure…
Eppure non riusciamo a riprendere il volo come oltre cento anni fa.  O come il dopoguerra. Alberto  Cirio e Stefano Lo Russo cercano una santa alleanza per spendere bene i soldi del Mef.  Ma sono già arrivati?  Si dice una parte, ma noi, francamente non ce ne siamo accorti. Comunque a fine anno dovrebbe arrivare un’altra trance.  Vedremo, sperando in  positive conseguenze.
I mali sono molti, moltissimi. Tra gli altri una burocrazia asfissiante e totalmente inefficiente.  Piccolo esempio ma estremamente indicativo. Negli ultimi mesi la Soris è scatenata.  Cartelle esattoriali a go-go. Nella lettera d accompagnamento, come da legge è indicato il responsabile del procedimento.  Come contattarlo? Mistero.
Telefoni per saperlo.  Ti risponde un call center che gentilmente, dopo quella mezz’ora d attesa ti dice che non sono autorizzati. Alternativa via internet. Prima data utile il 15 gennaio con l’intimazione che entro 5 giorni dal ricevimento ti devi mettere d’accordo  con Soris se no sono guai. Alternative?  Andarci di persona e sperare che l’eventuale supplica di entrare senza appuntamento sia accolta.  In questo caso la supplica è stata accolta e rateizzata. Però quanta fatica. Ma non ci preoccupiamo.  Arrivano i contributi contro il caro bollette . Ma arrivano veramente?  Forse… ma allora che dice la Meloni?  Cerchiamo di precisare. Vero sono arrivati 9 miliardi dall Europa.  Vero ma non a fondo perduto. Dobbiamo restituirli con gli interessi. Dunque?  Paghiamo noi in un secondo tempo con la tassazione normale aumentando il debito pubblico. Sono malfidente? Allora facciamo un altro caso. Le imprese a fine anno possono riconoscere ai propri lavoratori un bonus proporzionato alle bollette  pagate quest’anno.  Appunto, non sono soldi che lo Stato italiano ti regala.
Sono soldi delle imprese.  Dunque un costo che non ricade su tutti, ma solo delle imprese.  Lo Stato si limita a non chiederti le tasse sul percepito.  Il tutto mi sa di presa in giro. Ovviamente per rimanere nell’ambito di una civile esposizione. Non lasciandosi andare in intuitivi impropreri. Ultima cosa: pace fiscale.  Concretamente rottamazione delle cartelle, alias lo Stato si accontenta di poco visto che l’alternativa è non avere niente. Ed anche qui, mi sa, ne vedremo delle belle e come si dice tra il dire e il fare c è di mezzo il mare. E il mare, anzi l’oceano in Italia si chiama burocrazia.
Diciamocelo fino in fondo in fondo : non siamo messi bene.
PATRIZIO TOSETTO

Polvere di stelle e buchi neri

IL PUNTASPILLI     di Luca Martina 

 

Nei giorni scorsi è stata emessa da un tribunale della California la sentenza di condanna nei confronti di Elizabeth Holmes. 

La geniale “imprenditrice” statunitense era stata definita un’autentica “Steve Jobs” e, come il fondatore di Apple, era considerata una stella di prima grandezza e compariva sulla copertina di fine 2014 di Forbes in dolcevita nero (in un’intervista a Glamour ha dichiarato di possederne ben 150 uguali) e posa ieratica. 

Elizabeth raccontava in un’intervista come i prelievi di sangue avessero sempre spaventato, causandole anche degli svenimenti, lei e i suoi genitori. 

Questo l’aveva spinta a lasciare gli studi, brillantemente avviati a Stanford, per fondare a soli 19 anni, nel 2004, Theranos, la start up che prometteva rapidi e precisissimi esami con solo poche gocce di sangue prese dalla punta di un dito (senza l’utilizzo di fastidiose siringhe).

L’accesso ad analisi a bassissimo costo (una decina di dollari) avrebbe salvato, “democratizzando l’assistenza sanitaria”, molte vite umane e consentito, “ça va sans dire”, alla bionda di Washington di guadagnare miliardi di dollari. 

La stampa la osannava e importanti personaggi pubblici, del tenore di Henry Kissinger e Bill Clinton, arrivarono a sostenerla e ad essere suoi soci nella Theranos. 

La cosa incredibile è che non venne mai fornita una prova concreta dell’efficacia delle analisi millantate dalla Holmes. 

Abilissima comunicatrice, “Eagle one” (nome in codice con la quale era identificata dalla sua scorta) è stata capace di raccogliere dagli investitori centinaia di milioni di dollari senza fornire loro alcuna certificazione dell’apparecchio, il “Theranos Edison”, che avrebbe dovuto analizzare il plasma. 

Alle domande in proposito rispondeva trincerandosi dietro ad un segreto che non poteva rivelare per non difendersi dal rischio che le grandi imprese del settore potessero approfittarne. 

Nella realtà si rivelò impossibile estrarre tutte le informazioni necessarie da una così piccola quantità di sangue e alla fine lo strumento utilizzato per le analisi, “preso in prestito” dalla Siemens, non fu in grado di fornire analisi attendibili. 

Le bugie hanno normalmente le gambe corte ma quelle di Elizabeth le hanno consentito di correre per 10 anni prima che, nell’ottobre del 2015, un articolo del Wall Street Journal chiamasse il clamoroso bluff. 

All’incriminazione è seguito un lungo processo che ha portato nei giorni scorsi alla sentenza di condanna ad 11 anni di carcere. 

Della stella ormai esplosa rimane ora solo la polvere e un buco nero che ha inghiottito moltissimo denaro, danneggiato i pazienti (con diagnosi errate) e causato il suicidio di Ian Gibbons, il capo scienziato della Theranos. 

La storia è paradigmatica di come la mancanza di seri controlli possa condurre a gigantesche truffe  

Ma la vicenda della bella Elizabeth, con l’evaporazione di un valore che, prima che colasse a picco, era stimato in 9 miliardi di dollari, impallidisce di fronte al recentissimo fallimento della FTX, la società da più di 30 miliardi di dollari che costituiva una delle principali piattaforme di scambio di criptovalute (dove queste vengono acquistate, vendute e depositate). 

Improvvisamente, lo scorso 8 novembre, la società con sede alle Bahamas aveva sospeso i prelievi dei suoi clienti senza fornire spiegazioni. 

Il suo fondatore, Sam Bankman-Fried, che un anno fa si era piazzato al venticinquesimo posto della classifica degli uomini più ricchi d’America (in precedenza solo Zuckerberg ci era riuscito alla stessa età di 29 anni), aveva provato a tranquillizzare (con dei messaggi su Twitter) il mercato dichiarando che il denaro dei clienti era al sicuro e che presto la situazione si sarebbe normalizzata. 

Ma, indovinate un po’? Anche la stella FTX è esplosa, dichiarando nei giorni scorsi il fallimento, tramutandosi così nell’ennesimo buco nero. 

 

Si tratta di un altro finale da incubo per gli investitori e anche in questo caso il disastro è stato consentito dalla mancanza di una seria vigilanza che, peraltro, nel settore delle criptovalute è la regola più che l’eccezione. 

Per il bene dei risparmiatori e degli investitori, ormai non più solo spettatori ma parti attive nel mondo decentralizzato (privo di un ente regolatore di controllo) reso popolare da Satoshi Nakamoto con la creazione, nel 2008, del Bitcoin, ci si augura che la lezione sia d’insegnamento. 

Imparare dai propri errori sarebbe davvero una bellissima novità… e non solo un pio desiderio da esprimere di fronte alla prossima stella cadente. 

 

Primo appuntamento con Polis Policy Accademia di Alta Formazione

E’ giunta alla sua sesta edizione. Il tema è stato quello delle sfide e opportunità per un’Italia in transizione

 

Venerdì 18 novembre scorso, all’Nh Santo Stefano, a Torino, si è tenuta la prima lezione della sesta edizione dell’Accademia di Alta Formazione Polis Policy, promossa dall’Associazione “Difendiamo il futuro”.
Tema della prima sessione è stato “L’Italia un ponte tra Europa e Mediterraneo”, affrontato in due conferenze, di cui la prima tenuta da Michele Brignone, Docente di Lingua araba presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la seconda da Enzo Moavero Milanesi, Direttore della LUISS School of Law, già Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministro per gli Affari Europei, e Mario Mauro, già Ministro della Difesa nel Governo Letta.
Sempre di più il Mediterraneo si delinea per il nostro Paese quale una realtà estranea e vicina al tempo stesso, campo di una contesa geopolitica mondiale dalla quale sembriamo rimanere ai margini. Sebbene posti geograficamente al centro di questo grande bacino, un vero e proprio sistema al pari del continente europeo in cui la penisola è incastonata, non siamo consapevoli della posizione che in questo contesto potremmo occupare. L’elaborazione dell’Italia moderna, a tratti sospinta, a tratti rinnegata, ha portato il nostro Paese a una attuale incapacità nel giocare una presenza significativa nel Mediterraneo, lasciando che altri Stati, primi fra tutti gli Stati Uniti, andassero a riempire questo vuoto strategico, anteponendo i propri interessi economici.
Il politologo americano Samuel Huntington (1927 – 2008) affermava che l’”universalismo” americano, vale a dire il desiderio da parte degli Stati Uniti di esportare il proprio modello, costituiva una minaccia per l’Occidente e per il mondo, avendo fatto e proseguendo a fare, gli USA, un uso massiccio di armi, tali da provocare tragedie in tutto il mondo e compromettendo la visione dei valori occidentali agli occhi del pianeta.
Secondo il Professor Brignone si potrebbe delineare un’altra strada seguendo il disegno politico di Giorgio La Pira, politico e accademico italiano, giurista anche definito “Il Sindaco Santo”, avendolo, Papa Francesco, dichiarato Venerabile il 5 luglio 2018. La Pira, durante i molteplici mandati come ‘primo cittadino’ tra gli anni Cinquanta e Sessanta, seppe trasformare la città in un crocevia di incontro e dialogo tra le culture. Michele Brignone suggerisce che anche il nostro Paese, consapevole del ruolo di mediatore tra l’Europa continentale e quella mediterranea, potrebbe guidare in modo molto più proficuo l’Unione Europea nel promuovere un atteggiamento globale di dialogo e di conoscenza tra le molteplici tradizioni culturali e religiose che hanno segnato passato e presente nel Mediterraneo. Secondo il Professore tre aspetti del pensiero di La Pira dovrebbero essere recuperati per dar vita a una buona politica internazionale: smettere di fare “tecnocrazia”, di fare politica sulla base di competenze di carattere e guardare piuttosto alla realtà in cui viviamo in una prospettiva di sintesi, unendo aspetti solo separatamente distanti gli uni dagli altri, quali la Teologia, l’Economia e la Politica. Fondamentale anche il recupero di un sano idealismo in un’epoca in cui la politica risultava animata da interessi materiali e di potere. Il Professor Brignone ritiene che ciò non significhi vivere nel mondo dei sogni, nell’utopia irrealizzabile ma, al contrario, essere pragmatici. Il vero realismo consiste nel preferire la giustizia che generi un benessere duraturo ai benefici del calcolo machiavellico. Risulta anche fondamentale recuperare, a livello dei singoli, una forma di speranza, non necessariamente di carattere religioso, in grado di muovere la partecipazione sociale e politica, rompendo l’atteggiamento di disillusione in cui siamo tutti precipitati. È necessario superare una visione retorica del rapporto dell’Italia col Mediterraneo, in quanto risulta fondamentale gestire i processi migratori. Attualmente, secondo le parole di Fernand Braudel, il Mar Nero risulta il “cortile” del Mediterraneo, e l’attuale guerra in Ucraina ha spostato l’attenzione sui confini dell’Euro, generando degli effetti profondi quali la questione energetica.
Dopo la prima “vision”, tenuta dal Professor Michele Brignone e moderata dal giornalista Alessandro Banfi, autore e conduttore televisivo, si è tenuta la sessione “Another vision”, nel corso della cena, con l’intervento dell’Associazione “Balon Mundial”, seguita da un secondo momento di riflessione, tenuto da Enzo Moavero Milanesi e da Mario Mauro.
Il Professor Enzo Moavero Milanesi attribuisce la stagnazione in cui si trova l’UE come un esito di diverse sfide mancate, prima tra tutte quella giocata intorno allo “status” giuridico della stessa Unione: l’Europa non è più una semplice “unione commerciale” ma, per diversi e evidenti motivi, non si può neanche definire quale un’ “unione politica”, in quanto il progetto federalista non ha mai visto la luce e quello degli “Stati Uniti d’Europa” non è stato neppure preso in adeguata considerazione. Secondo il Professor Milanesi è l’identità della UE a dover essere cambiata e definita, in quanto l’Europa non è mai stata produttrice di materie energetiche, ma spesso è stata meta di migrazioni, anche interne. Per uscire da questi “impasse”, Enzo Moavero Milanesi auspica l’avvento di una nuova fase di iniziative politiche, sulla scia dell’azione di Robert Shuman, iniziatore del processo di integrazione europea. Allo stesso modo in cui il Ministro degli Esteri francese firmò con i tedeschi, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il patto della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, così oggi dobbiamo essere in grado di trovare alternative all’approvvigionamento energetico, un nodo ancora irrisolto che spesso vanifica il senso delle sanzioni contro la Russia. La Comunità Europea deve porsi come mediatore credibile nella crisi russo-ucraina, trovando un piano funzionale ed efficiente per far fronte alla crisi migratoria. A questo scopo è fondamentale sviluppare un’identità unica, a livello legale e a livello sociale, considerando l’Unione Europea quale un attore internazionale forte, capace di dimostrare di aver acquisito maturità e strumenti per difendere coloro che condividono i medesimi principi etici.
Secondo Mario Mauro il problema dell’Europa è sia istituzionale, sia di definizione delle politiche comunitarie. I cinque punti su cui si gioca il futuro dell’Europa sono rappresentati dalla crisi demografica, dai flussi migratori (in particolare l’immigrazione), dall’allargamento della propria area e dalla strategia di crescita economica e dalla politica estera e di difesa. Tutti questi nodi sono collegati tra loro da un minimo comune denominatore, l’identità dell’Europa. Mario Mauro ritiene che l’Europa debba ripartire proprio dai valori su cui è stata fondata, dai risultati finora raggiunti e da una buona dose di realismo, superando il fondamentalismo, la pretesa di assolutizzare un’idea come pretesto per un progetto di potere, e il relativismo, vale a dire il ritenere che tutte le opinioni siano vere allo stesso modo. Per risolvere la questione dell’immigrazione risulta evidente che una risposta efficace possa provenire solo da un percorso di ricerca di queste identità, gestendo e integrando i flussi migratori e proponendo un nuovo modello culturale di civiltà.

Mara Martellotta

iThanks, l’assistente digitale dei supermercati vince il titolo di miglior startup

Si è svolta venerdì 18/11 la finale regionale del premio Cambiamenti promossa dal CNA.
Le 12 migliori startup delle regioni Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta si sono sfidate sul palco del teatro Juvarra di Torino.
iThanks, l’assistente digitale dei supermercati vince il titolo di miglior startup  Nord-Ovest e accede alla finale nazionale del premio cambiamenti che avrà luogo a Roma il 15 dicembre.
“Siamo molto contenti per questo riconoscimento e di quello che rappresenta il premiocambiamenti.
Fare impresa in un paese come il nostro non è di certo facile, pertanto ci teniamo a fare i complimenti a tutte le coraggiose startup che nonostante le mille difficoltà, cercano in tutti i modi di portare innovazione inseguendo i loro sogni.”, commenta Marco Cartolano, amministratore delegato iThanks.

Gli oggetti della Geopolitica: l’esercito

Qualunque nazione abbia intenzione di proiettarsi al di fuori dei propri confini nazionali per affondare le radici in altri territori, per farsi largo tra i vari concorrenti e quindi per contendere la leadership mondiale, deve necessariamente essere in possesso di un esercito. Questo oggetto della geopolitica è essenziale, può spostare l’ago della bilancia notevolmente ed in maniera determinante, tuttavia un esercito imponente è una condizione necessaria ma da sola non sufficiente per la contesa globale.

Continua a leggere:

Gli oggetti della geopolitica: l’esercito

Moncalieri contro la violenza sulle donne

25 novembre  giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Moncalieri, 21-30 novembre 2022

Fonderie Limone, via Pastrengo 88

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

Borgata Revigliasco, piazza Sagna

Pagina facebook @bibliomonc

Il contrasto alla violenza di genere è stabilmente in cima alla lista dei nostri obiettivi, da quando ci siamo insediati al governo della Città nel 2015. Essa rappresenta prima di tutto un fenomeno culturale. E’ necessario essere instancabili nel sensibilizzare, educare a relazioni fondate sul rispetto, a partire dalla famiglia e dalla scuola. E anche sul terreno della produzione culturale, il nostro lavoro di questi anni testimonia che è possibile fare molto e bene, basta volerlo. Quest’anno in particolare, la biblioteca Arduino e le Fonderie Limone ospitano un programma di alta qualità e ricco di spunti, grazie alla preziosa rete di associazioni che collaborano con noi da lunga data. Il programma durerà 10 giorni continuativi, senza dimenticare però che il 25 novembre è tutto l’anno.

Laura Pompeo

Assessore alle Pari Opportunità, Cultura e Biblioteca

Parte dall’Iran, da una riflessione sulla condizione femminile in quel paese il programma scelto dall’Assessorato alle Pari Opportunità di Moncalieri per celebrare la ricorrenza del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere. Lunedì 21 novembre, dalle 17.30 alle 19, la Biblioteca civica Arduino (via Cavour 31) ospiterà il convegno La voce delle donne – Essere donne in Iran, che vuole essere anche una condanna di tutte le forme di violenza contro le donne e, insieme, un invito a guardare al ruolo che le donne possono avere per il riconoscimento dei loro diritti e della loro piena partecipazione alla vita sociale e pubblica. Curato dall’associazione Il Rosa e il Grigio, il convegno proporrà interventi di taglio antropologico e sociologico, che aiuteranno a inquadrare correttamente il tema. La conoscenza della cultura locale è fondamentale per comprendere gli eventi e, per questo, si è ritenuto fondamentale prevedere una presenza importante di voci iraniane, che sanno leggere al meglio il ruolo delle donne nella società civile dell’Iran contemporaneo. I lavori saranno aperti dai saluti istituzionali di Laura Pompeo, assessore alle Pari Opportunità, Cultura e Biblioteca e proseguiranno con gli interventi dei relatori, moderati da Monica Andriolo, presidente de Il Rosa e il Grigio. Interverranno Sara Ansaloni, assistente alla didattica su geopolitica, relazioni internazionali, cooperazione e tradizioni religiose presso l’Università di Torino, Antonino Demichelis, ricercatore indipendente in Scienze antropologiche, Sara Hejazi, ricercatrice presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, Leila Karami, dottoressa di ricerca in materie islamiche e letterarie e Farhad Mahani, direttore d’orchestra, fondatore e direttore artistico del Contrametric Ensemble. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili e diretta facebook.

La seconda tappa verso il 25 novembre sarà a teatro: mercoledì 23 novembre alle ore 20,30 l’appuntamento è alle Fonderie Teatrali Limone (via Pastrengo 88) con lo spettacolo musicale Tra il dire e il Faber, proposto dal Rotary Torino Palazzo Reale. Al centro ci saranno le più belle canzoni di De Andrè, oltre a poesie, video e contenuti extra portati in scena dalla tribute band Le storie sbagliate. All’interno della serata: un intervento dell’associazione Artemixia sul tema del contrasto alla violenza sulle donne. Ingresso con offerta libera a partire da 20,00 €: il ricavato della serata andrà all’associazione Alicanto che opera in difesa dei diritti dei minori a rischio disagio che vivono in ospedale. Info tramite mail rotarytorinopalazzoreale@gmail.com o ai numeri 339 4734993 e 333 1693939.

Il pomeriggio di venerdì 25 novembre si apre con un momento curato dalla Pro Loco Revigliasco: l’inaugurazione alle 15 di una panchina rossa posizionata in piazza Sagna, quale simbolo di rifiuto della violenza nei confronti delle donne. Ci si trasferisce poi alla biblioteca Arduino, dove alle 17, introdotta da Laura Pompeo, Bruna Bertolo presenta il suo libro Donne e follia in Piemonte. Storie e immagini di vite femminili rinchiuse nei manicomi. Rivolese, laureata in Storia della filosofia e insegnante, giornalista pubblicista, Bruna Bertolo ha pubblicato numerosi libri di argomento storico, focalizzando la sua ricerca sull’Ottocento e negli ultimi dieci anni soprattutto sulla storia al femminile. Ha pubblicato tra gli altri Donne del Risorgimento. Le eroine invisibili dell’Unità d’Italia, seguito da Donne e cucina nel Risorgimento, Donne nella Resistenza in Piemonte, Donne nella Prima Guerra Mondiale. Il libro che Bertolo presenta in dialogo con il giornalista Massimo Boccaletti scandaglia le tante storie personali di donne che conobbero la realtà del manicomio nei decenni che precedettero l’entrata in vigore della legge Basaglia (1978). Una realtà dura, mortificante, spesso violenta. Un volume appassionato, ricco di immagini, rispettoso verso il mondo femminile e che si avvale del prezioso contributo dello psichiatra Pier Maria Furlan. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili e diretta facebook.

Domenica 27 novembre si torna alle Fonderie Limone per lo spettacolo Non ho paura di essere donna a cura dell’associazione Un cuore per Candiolo (ore 16, ingresso a offerta 10,00 €). Il lavoro diretto da Alessandro Falco e interpretato dalla caleidoscopica Laura Cotza scandaglia vita e sentimenti delle donne di oggi: una, tante donne, al tempo stesso simili e totalmente diverse tra loro, esattamente come lo è la realtà rispetto a quanto ci appare. L’universo femminile viene scandagliato con tratto ora delicato, ora graffiante a partire “da una borsa, di per se’ portatrice di personalità, di completamento, di bellezza, di armonia e di benessere – spiegano gli autori – Ma al tempo stesso fedele custode dei pensieri più nascosti e dell’intimità di colei che la utilizza, delle paure, dei dubbi, dei dolori e dell’insoddisfazione di ogni donna. Ne risulta un convincente affresco che getta luce sulla versatilità e la magia dell’essere donna, nonostante tutto”. Prenotazione obbligatoria scrivendo a info@uncuorepercandiolo.com o con whatsapp al numero 3389972209 (la quota va versata all’atto della prenotazione).

Mercoledì 30 novembre l’appuntamento di chiusura propone una riflessione su I diritti dell’uomo in Mazzini e i diritti delle donne, una conferenza di Pier Franco Quaglieni, storico e giornalista, direttore del Centro Pannunzio e presidente emerito della Società Internazionale di Studi Storici. L’appuntamento è alle ore 17 alla biblioteca Arduino. Introduce Laura Pompeo. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili e diretta facebook.

Due fondazioni per la formazione dei cittadini europei

La Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo di Torino e la Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-MEIS di Ferrara, si sono aggiudicate un grant della Comunità Europea all’interno di CERV – Citizens, Equality, Rights and Value, programma che sostiene progetti volti a sensibilizzare i cittadini europei alla loro storia, cultura e valori comuni.

 

IL PROGETTO

REMEMBR-HOUSE: An educational KIT to raise awareness on the Holocaust and promote knowledge of civil rights and EU values, è incentrato sulla memoria della Shoah e mira a favorire la riflessione sul passato come mezzo per costruire cittadini consapevoli.

 

Il progetto realizza percorsi formativi per docenti, educatori e studenti, che si configurano come percorsi di Educazione civica, con un forte focus sul tema della ricerca storica e delle competenze informative, attraverso prospettive di insegnamento innovative, strumenti digitali, forme di engagement e di condivisione, che aprono il progetto ad un audience esteso e internazionale.

 

Attraverso un approccio di digital humanities, il progetto esplora tre dimensioni principali, memoria, ricerca e educazione, avvalendosi dell’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo. L’Archivio conserva infatti le carte del Servizio Gestioni EGELI dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino, delegato al sequestro e alla gestione dei beni sequestrati agli ebrei in Piemonte e Liguria in seguito all’emanazione da parte del governo fascista italiano delle leggi “in difesa della razza” nel 1938 e negli anni successivi.

 

IL TEMA

Il concetto portante del progetto REMEMBR-HOUSE è la casa, soggetto conosciuto e condiviso che facilita l’empatia e consente di attivare riflessioni sotto differenti prospettive e riferimenti contemporanei: casa come famiglia, rifugio, vita quotidiana, sicurezza, spazio privato, spazio segreto, trappola

documenti EGELI descrivono le case stanza per stanza, riportano gli oggetti conservati nei cassetti e negli armadi: tutti i beni di quelle famiglie venivano elencati, stimati e gestiti. Dal tavolo da cucina alla cornice porta ritratti, dal comodino da notte al cappello di paglia, dal vecchio tappeto alla biscottiera in metallo.

 

“Come ci sentiremmo se dovessimo rinunciare ai nostri beni? A banali oggetti che incontrando la nostra vita si arricchiscono di significato, custodiscono ricordi, tempi felici, amori e dispiaceri?”

 

È proprio a partire da questa domanda che la casa, un luogo intimo, ma anche una sensazione ed uno stato d’animo, diventa un mezzo straordinario per avvicinare e accrescere la consapevolezza della storia della Shoah e conoscere la molteplicità dei suoi risvolti drammatici. Far rivivere quelle stanze e quegli oggetti perduti, recuperati grazie ai documenti d’archivio, consente di costruire azioni e connessioni con i partner e ci porta anche a riflettere sul tempo attuale, coinvolgendo un pubblico con formazioni diverse.

In questo modo il progetto vuole promuovere “il dialogo interculturale e il patrimonio locale legato alla memoria europea”.

 

LE ATTIVITÀ

Il progetto che si avvia a novembre 2022 è biennale e prevede attività di training per i docenti, workshop e laboratori con i ragazzi, eventi di divulgazione, contenuti multimediali, la realizzazione di manuali e kit didattici in formato bilingue.

Cuore del progetto è il modulo laboratoriale, con la realizzazione di una propria casa della memoria: a partire dalle fonti archivistiche, la comprensione e la riflessione personale dei ragazzi sui temi trattati si concretizzerà nella creazione della propria REMEMBR-HOUSE, un modello in scala 1:20, in cui interagiscono ricerca, storytelling e sperimentazione creativa.

Un contest deciderà i migliori progetti di “case” che potranno essere riprodotte con una modalità di “mostra in scatola” e ospitate in diverse location.

 

Giachino: il declino di Torino? Una storia lunga vent’anni

Il lungo declino di Torino c’è ma non arriva solo dal COVID o dalla Guerra ma data da almeno vent’anni e ha prodotto i gravi risultati della ricerca presentata dai Radicali che inspiegabilmente appoggiano una Giunta erede storica e politica di chi ha causato il declino e non vuole sentire parlare di declino.

Dal 1996 al 2019 Torino ha perso 18 punti rispetto a Milano e ben 8 rispetto alla media nazionale tenuta bassa dalle Città del Sud. Lo denunciai a Mercedes Bresso e a Sergio Chiamparino per primo nel Maggio del 2009 inaugurando da Sottosegretario ai trasporti il TOSM . Negarono i dati e non presero le contromisure, difendendo maggiormente la FIAT e l’industria torinese che oltre a valere ancora il 30% della nostra economia è fonte continua di innovazione e ricerca.
Delle Capitali dell’auto solo Torino non si è difesa al contrario di Francia e Germania che hanno difeso coi denti la loro principale industria, la fabbrica delle fabbriche.
Le Giunte di sinistra si sono illuse che bastasse puntare sulle Olimpiadi, sul turismo e sulla cultura. Sono stati presentati ben tre Piani decennali ma nessun consuntivo della attività svolta . Così non si sono accorti del calo economico della Città pagato soprattuto dal lavoro e dai giovani e dalle periferie sempre più insicure e povere.
Gli unici tentativi di difesa dell’interesse strategico della Città come lo spostamento a Torino della Autorità dei Trasporti e la difesa della TAV sono stati il frutto del mio impegno e delle mandamin. Si perché  è dalla forte consapevolezza dei costi umani e sociali del Declino che nasce il coraggio di organizzare la prima Manifestazione in piazza a favore di una infrastruttura come la TAV.
Ecco perché continuerò a chiedere che si accelerino i lavori.
Rifaccio la domanda . Come fanno i radicali a appoggiare la Giunta Lorusso?
 
Mino GIACHINO
SITAV SILAVORO 

Sesso e pornografia. Gli inconvenienti di internet

SESSO E PORNOGRAFIA

 

Con la nascita di internet e l’avvento dei canali di streaming, anche la pornografia è entrata nelle nostre case senza controllo.

Un tempo l’unico modo per vedere immagini o video hard era acquistare le riviste riservate agli adulti e, pertanto, o aspettavi la maggiore età o confidavi nella complicità dell’edicolante; anche l’accesso alle sale cinematografiche era piuttosto difficile perché in caso di controllo sarebbero stati dolori per lo spettatore e ancor più per l’esercente.

Ora che vi sono migliaia di canali gratuiti sui quali si possono vedere video di tutti i generi spetta ai genitori il controllo dell’accesso a tali siti da parte dei figli, premesso che anche dal loro smartphone i ragazzi possono accedere senza problemi.

Ancor prima, quando la senatrice Merlin non si era ancora travestita da garante del costume, era tradizione che il padre portasse il figlio appena maggiorenne nella casa di tolleranza da lui frequentata perché facesse il suo ingresso nel mondo degli adulti.

Ora che frequentare le prostitute è consentito a tutti ma moralmente censurato i ragazzi (i maschi più delle femmine) sono spesso costretti a praticare autoerotismo, anche con l’aiuto di materiale pornografico.

Sembrerebbe dunque risolto il problema della scoperta del sesso da parte dei ragazzi.

In realtà, a fronte della liberalizzazione di fatto della pornografia, nasce un problema ben più grave.

Gli spettacoli hard, come tutti i film, sono trasmessi dopo un montaggio, con notevole finzione scenica e doppiati per far sentire gemiti, urla, frasi che gli attori in realtà non hanno prodotto.

Questo porta gli spettatori a credere che ciò che vedono sia realtà e che quello sia l’unico modo di praticare sesso, di approcciarsi al partner e gestire la sessualità di entrambi.

Inevitabile, perciò, una crescente insoddisfazione da parte del partner ricevente nei confronti dell’atto sessuale per la mancanza di preliminari, di attenzioni e anche per la brutalità con cui viene svolto l’intero rapporto.

Non da meno è l’aspetto ormonale legato alla continua osservazione di video hard che portano ad un calo dell’eccitazione quando si ha di fronte un partner reale; il tuo cervello, infatti, sarà abituato ad immagini parallele, non richieste, mentre la tua partner si comporterà in modo difforme dalle tue aspettative. La possibilità, inoltre, di passare da un genere (cinematografico) all’altro comporta difficoltà nel creare, con il partner, una situazione parimenti eccitante in breve tempo.

Non tutti i partner, non va dimenticato, sono propensi a praticare tutto ciò che viene mostrato in video (che, ripeto, è spesso montato includendo primi piani di azioni che in realtà riguardano altri attori).

Aggiungiamo a quanto sopra la tendenza, sempre più frequente tra i giovani, di bere alcolici ed assumere cannabinoidi, sostanze queste anafrodisiache che danneggiano gravemente cervello e organismo in generale.

Una mia amica medico ha raccontato come, sempre più spesso, suoi pazienti di neanche 20 anni si rivolgano a lei perché prescriva loro la pillola azzurra per evidenti problemi di disfunzione erettile.

Un ultimo problema da addebitare ai film hard è la quasi costante esibizione di scene prive di precauzioni; dopo oltre 20 anni, a Milano si è nuovamente assistito ad un boom di baby mamme: ragazze di circa 20 anni che restano incinte involontariamente, in seguito a rapporti occasionali, non protetti e in condizioni di non poter badare al nascituro.

Parallelamente, dopo decenni in cui la diffusione delle malattie a trasmissione sessuale sembrava in calo, si assiste da poco prima della pandemia ad un nuovo ritorno di malattie che sembravano sconfitte, quali sifilide e bleonorragia (gonorrea), ad un aumento dei casi di HIV ed epatiti, e ad una diffusione di altre patologie meno conosciute ma non per questo meno pericolose quali clamidia, candida, mononucleosi e herpes genitale.

Purtroppo gli adolescenti ed i giovani sono conosciuti anche per non dare ascolto al grillo parlante, vestito da genitori, che raccomanda la prevenzione, la cautela nella scelta del partner e l’astensione, in generale, da comportamenti a rischio.

Per i giovani: se non credete a ciò che vi raccomandano i vostri genitori e gli insegnanti andate a parlare con qualche medico infettivologo (a Torino c’è l’Amedeo di Savoia come centro di elezione per queste malattie).

E ricordate: il preservativo non uccide il piacere: consente di vivere a lungo per riprovarlo molte altre volte.

SERGIO MOTTA