ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 134

Vincenzo Nasi nuovo presidente Epat

 L’ASSOCIAZIONE DEGLI ESERCIZI PUBBLICI ASSOCIATI TORINO E PROVINCIA.

RISTORANTI, BAR, PASTICCERIE, GELATERIE E LOCALI DELL’INTRATTENIMENTO SERALE E NOTTURNO MARCHIO DISTINTIVO DELLA TRASFORMAZIONE DI TORINO

Il nuovo presidente Vincenzo Nasi: «I settori rappresentati da Epat stanno affrontando sfide e ritmi di marcia diversi. Temi come abusivismo, tassazione, burocrazia e restrizioni amministrative, nonché questioni sociali legate alla vita notturna, richiedono un forte impegno e una collaborazione stretta tra l’amministrazione pubblica e l’imprenditoria privata».

L’ex presidente Alessandro Mautino: «Il settore è vivo, ha bisogno di essere interpretato al meglio e son certo visto i numerosi volti nuovi e giovani dell’associazione, che verrà fatto con impegno. Di certo occorre la sensibilità della città».

Rinnovo dei vertici in EPAT, la principale associazione dei pubblici esercizi di Torino e provincia, aderente ad Ascom. L’assemblea odierna ha eletto alla guida di EPAT Vincenzo Nasi, imprenditore titolare di numerose attività torinesi, tra cui enoteche e cocktail bar come “Cafe Bloom”, DDR ed Astoria e locali serali come Q35 ed Azimut, oltre al laboratorio di pasticceria Q35.

Vincenzo Nasi succede ad Alessandro Mautino, presidente dell’associazione in questi ultimi sei anni, e porta il contributo di una vasta esperienza nel mondo associativo, di cui è parte attiva da oltre dieci anni.

«Il mondo della somministrazione di alimenti e bevande sta attraversando un periodo molto problematico, ma anche suscettibile di un forte sviluppo dopo lo choc pandemico», ha dichiarato il neo presidente Nasi. «A Torino e provincia, i ristoranti, i bar, le pasticcerie, le gelaterie e i locali dell’intrattenimento serale e notturno stanno affrontando sfide e ritmi di marcia diversi. Il capoluogo dovrà affrontare una trasformazione significativa e non potrà sottovalutare l’importanza delle attività di somministrazione come marchio distintivo della città, del suo stile di vita e del suo progresso. Temi come abusivismo, tassazione, burocrazia e restrizioni amministrative, nonché questioni sociali legate alla vita notturna, richiedono un forte impegno e una collaborazione stretta tra l’amministrazione pubblica e l’imprenditoria privata. Ci sono ancora molte sfide da affrontare per ottenere il riconoscimento che il nostro settore merita».

Nel nuovo consiglio di EPAT, sono stati confermati come vicepresidenti il pasticcere Giovanni Dell’Agnese, titolare della pasticceria Dell’Agnese; il ristoratore Stefano Vicina di “Casa Vicina” e il barista Paolo Troccoli del Caffè delle Erbe.

Tutte le sezioni associative sono state peraltro rinnovate con volti nuovi ed importanti del settore con particolare riguardo all’esperienza. Alessandro Mautino a cui va il ringraziamento di tutto il Consiglio Epat per questi anni d’impegno di presidenza dell’associazione sottolinea che «sono passati 6 anni, con il rinnovo intermedio del mio incarico e non me ne sono accorto. Purtroppo, anni difficili ed unici anche in negativo, per il Covid. Ma il settore è vivo, ha bisogno di essere interpretato al meglio e son certo visto i numerosi volti nuovi e giovani dell’associazione, che verrà fatto con impegno. Di certo occorre la sensibilità della città. Rimarrò a disposizione per ogni esigenza e con particolare riguardo alla night and music life, sempre sul pezzo, per un ritmo cittadino che sia come la batteria che amo suonare».

Le sezioni specifiche di EPAT saranno coordinate da Maurizio Zito per i ristoratori (“Gufo Bianco”), Roberto Nosengo per i bar (“Caffè Liberty”), Costantino Guardia per i pasticceri (“Pasticceria Guardia”), Leonardo La Porta per i gelatieri (“Caffè Miretti”), Alia Alfred per i cocktail bar (“Cafè Mojo”) e Alessandro Mautino per le discoteche (discoteca “Milk). Confermati anche il Direttore Claudio Ferraro e l’Amministratore Flavio Zanetti.

EPAT TORINO

Epat Torino si propone come aggregatore del tessuto imprenditoriale del turismo e, in particolare, della ristorazione e dell’intrattenimento in Torino e provincia nelle sue più varie forme. E’ garante delle numerose convenzioni e agevolazione dedicate ai Soci, fornisce assistenza su SIAE E SCF e contribuisce alla diffusione e alla partecipazione dei suoi associati ai numerosi eventi sia in Torino che nella provincia. Inoltre, partecipa ai tavoli Istituzionali di Comune e Regione per tutelare gli interessi dei pubblici esercizi.

www.ascomtorino.it/epat

Superindice Pilnow, Piemonte superiore alla media nazionale: +0,8 nel primo trimestre

Il Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino diffonde le sue stime sull’andamento dell’economia regionale. Torna il segno più dopo il calo dell’ultimo trimestre dell’anno scorso.

Crescita superiore alle previsioni dell’economia piemontese nel primo trimestre di quest’anno: a livello congiunturale (ossia sul trimestre precedente) l’aumento è stato dello 0,8%. Il calcolo è stato fatto dal Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio di Torino con il superindice PILNOW, che permette di calcolare il Pil regionale in notevole anticipo rispetto alle stime ufficiali. L’incremento della produzione regionale è stato superiore a quello del Pil nazionale, che secondo i dati diffusi dall’ Istat ha fatto registrare un +0,5%.

Torna, dunque, il segno più e fa dimenticare la variazione negativa dell’ultimo trimestre del 2022 (-0,2%), che poteva aprire la strada a quella che gli economisti definiscono “recessione tecnica”. Il progresso dell’indicatore, che per via della struttura dell’economia piemontese è influenzato più che altrove dalle dinamiche della produzione manifatturiera, recupera un po’ del divario che la regione aveva accumulato nel corso del 2022, quanto in media annuale il Pil era cresciuto (+2,7%) un punto circa in meno della media nazionale (+3,9%), proprio per l’impatto sul settore manifatturiero della crisi Ucraina e dell’aumento dei costi dell’energia.

In termini tendenziali, ossia rispetto allo stesso periodo del 2022, nel primo trimestre la crescita a livello regionale è del 2%, anche in questo caso valore superiore alla media nazionale (+1,7%) e ancor di più alla media Ue (1,3%). Risultato decisamente soddisfacente, tenuto conto che in Germania, nel primo trimestre, il Pil ha fatto registrare, in termini tendenziali, -0,1%.

Buone notizie dalla crescita acquisita, ossia dalla crescita finale media del 2023 qualora il PILNOW, nei tre ultimi trimestri, facesse segnare una variazione congiunturale nulla, cioè pari a zero. Se il PILNOW non si muovesse più, la crescita acquisita per il Piemonte sarebbe del +1,1%. Ma è da sottolineare che alcuni degli indicatori che compongono il PILNOW, segnatamente quelli tratti da Google Trend, fanno registrare andamenti per lo più positivi anche nella prima metà del secondo trimestre dell’anno.

Il Piemonte è dunque al trimestre consecutivo di crescita tendenziale. A determinare questa buona prestazione sono state pressoché tutte le sue componenti, come i trasporti dei mezzi pesanti, l’occupazione, la costante riduzione del tasso di disoccupazione e della disoccupazione temporanea misurata dalle varie forme di CIG, che in rapporto all’occupazione è scesa all’1,1%, pressoché pari allo 0,8% che si aveva prima della pandemia.

 

Il PILNOW si avvale di indicatori economici disponibili in tempo reale, o quasi, a cadenza mensile o trimestrale, il che permette di anticipare la variazione regionale del PIL con alta affidabilità: oggi conosciamo il Pil 2021 del Piemonte, che è cresciuto del 7,1%, contro il +7,3% stimato dal PILNOW.  Si possono così avere importanti indicazioni dello stato dell’economia di un territorio con molto anticipo, se si pensa che di norma il Pil regionale è diffuso dall’Istat con oltre 12 mesi di scarto, è solo annuale e non permette letture semestrali, trimestrali e mensili.

Il PILNOW non ha componenti settoriali, per ora. Attraverso le sue variabili si è però rilevato che negli ultimi trimestri una quantità di crescita superiore alla norma è derivata sia dai consumi al dettaglio non alimentari, sia dai settori turistico e culturali colpiti, più di tutti, durante il fermo pandemico. All’andamento dei consumi non alimentari contribuisce anche l’alleviamento delle paure e incertezze sulla crisi energetica, che erano state responsabili dei comportamenti prudenti che avevano rallentato il PILNOW nel 2022.

Vladimiro Rambaldi, Presidente Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino: “In un quadro internazionale ancora difficile, con l’inflazione che rialza la testa e la conseguente crescita dei tassi di interesse, i dati che abbiamo raccolto col PILNOW ci permettono di essere cautamente ottimisti sull’andamento dell’economia piemontese. Merito della operosità della gente e della capacità di resilienza nei confronti della crisi dei nostri imprenditori, che nonostante tutto hanno continuato a investire per innovare processi e prodotti. L’economia regionale sta risalendo la china, ma mancano ancora 1,3 miliardi per tornare ai livelli del Pil precovid e 11 miliardi per tornare ai livelli del 2008”.

“Il Piemonte cresce, con performance superiori a quelle nazionali: un buon risultato quello del Pil piemontese nel primo trimestre dell’anno che riguarda la quasi totalità delle componenti del modello econometrico del Comitato Torino Finanza. Il settore della logistica risulta sempre determinante sui risultati trimestrali, così come l’occupazione. Puntare, come la nostra regione sta già facendo, sui fondi del PNRR e sui bandi europei in tema di innovazione, digitalizzazione e trasformazione green è la strada maestra per continuare a crescere come territorio e sistemaeconomico” commenta il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia

3Bee crea quattro Oasi della Biodiversità in provincia di Torino

:4 ettari di terreno, oltre 900 mila impollinatori nutriti e 700 alberi nettariferi che assorbiranno CO2

La climate tech 3Bee ha creato quattro Oasi della Biodiversità in provincia di Torino, grazie alla messa a dimora di oltre 700 piante da nettare che contribuiranno a proteggere la biodiversità e a riequilibrare l’ecosistema ambientale. L’iniziativa fa parte di un programma più ampio che ha portato alla messa a dimora di oltre 50.000 alberi in 18 regioni e oltre 50 province italiane.

In occasione della Giornata Mondiale delle Api e della Biodiversità, 3Bee annuncia la creazione di quattro Oasi della Biodiversità in provincia di Torino. Grazie alla piantumazione di oltre 700 piante da nettare, la climate tech company ha creato un’area di protezione per l’ambiente e gli impollinatori, incentivando gli agricoltori a diventare “coltivatori di biodiversità“.

Le piante da nettare, messe a dimora in collaborazione con l’azienda agricola Le Avije di Antonio Blessent a Rivarolo Canavese (TO), l’azienda Biellamiele di Davide Micheletti a Occhieppo Superiore (TO), l’azienda Apicoltura Posella di Raffaele Posella a Inverso Pinasca (TO), l’azienda Apilogica di Matteo Giovanni Simioni a Montanaro (TO), sono state distribuite gratuitamente ai grower piemontesi, accompagnate da un incentivo economico per garantire la cura e la crescita delle piante. L’iniziativa rappresenta una sfida ambiziosa ma fondamentale all’interno di un territorio stravolto dall’agricoltura intensiva e soggetto a siccità e cambiamenti climatici. Per combattere questo fenomeno e agire in maniera concreta contro i cambiamenti climatici è dunque importante creare oasi di piante e nettare in Piemonte.

Grazie alla creazione delle Oasi della Biodiversità in provincia di Torino, nei prossimi vent’anni verranno assorbite oltre 363 tonnellate di CO2 e nutriti ogni anno oltre 900 mila impollinatori, contribuendo alla salvaguardia degli ecosistemi naturali del territorio piemontese. L’iniziativa prevede anche l’attivazione di analisi satellitari per il monitoraggio dello stato di salute di flora e fauna, al fine di migliorare il numero di insetti impollinatori e specie viventi presenti sul territorio. In futuro, 3Bee attiverà la tecnologia Spectrum per il monitoraggio della biodiversità e progetti di rigenerazione con rifugi per impollinatori.

“Siamo molto orgogliosi di aver dato vita a queste quattro Oasi della Biodiversità in provincia di Torino”, dichiara Niccolò Calandri, CEO di 3Bee. “Con questa iniziativa, vogliamo dimostrare che la tutela dell’ambiente e la crescita sostenibile sono possibili anche nell’agricoltura, grazie alla connessione tra tecnologia e natura. Siamo grati alla partecipazione delle aziende agricole e dei grower piemontesi, che si sono dimostrati sensibili alla causa della salvaguardia della biodiversità e degli impollinatori. Continueremo a lavorare insieme per proteggere il nostro prezioso ecosistema e raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi”.

Ora che le piante sono state messe a dimora, Enti pubblici e Imprese hanno la possibilità di aderire al progetto, contribuendo così alla cura e alla crescita delle piante da nettare e assumendo un ruolo attivo nella salvaguardia della biodiversità.

L’iniziativa di 3Bee rappresenta un modello di agricoltura sostenibile che integra la tutela ambientale come parte essenziale del processo produttivo. In occasione della Giornata Mondiale delle Api e della Biodiversità, riaffermiamo l’impegno verso un futuro più verde e sostenibile per l’Italia, rafforzando l’equilibrio ecologico e la resilienza della nostra natura.

“Un grado e mezzo”: Torino capitale (per un weekend) dell’impegno per l’ambiente

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UN GRADO E MEZZO, FESTIVAL SU CLIMA E AMBIENTE

Torino, 26, 27 e 28 Maggio 2023

Il meteorologo Luca Mercalli, la climatologa Elisa Palazzi direttamente da Super Quark, il nivologo Michele Freppaz, il regista Marco Ponti ma anche gli esperti della Fondazione Umberto Veronesi, di CentroScienza Onlus e gli attivisti del movimento Fridays For Future… Sono questi alcuni dei protagonisti di Un Grado e Mezzo. Festival su clima e ambiente.

Venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 maggio 2023: una 3 giorni di appuntamenti, gratuiti e aperti a tutti, dedicati alla salvaguardia dell’ambiente, per parlare di cambiamento climatico sotto diversi punti di vista mescolando registri differenti così da raggiungere e sensibilizzare un pubblico sempre più vasto.

6 le sedi torinesi coinvolte: il Museo A come Ambiente MAcA, il Mausoleo della Bela Rosin, gli Orti Generali, la Casa nel Parco, Cascina Roccafranca e lo Spazio WOW.

Il valore di 1,5°C è il limite di innalzamento della temperatura media globale che non dovrebbe essere superato a fine secolo, rispetto ai valori preindustriali, per garantirci un futuro meno incerto, più sano e più equo. La salute del nostro Pianeta è strettamente interconnessa al benessere degli animali e di noi esseri umani in una prospettiva One Health di salute globale. Da qui l’esigenza del Festival di parlare di cambiamento climatico, degli aspetti legati alle trasformazioni cui stiamo già assistendo negli ambienti fisici e negli ecosistemi, dell’impatto che queste determinano sulla nostra società, sul modo in cui viviamo e vivremo, sulla nostra salute e sulle nostre attività.

Al festival si parlerà di acqua, aria, suolo, foreste, biodiversità, così come di eventi climatici e meteorologici estremi, senza però catastrofismo e allarmismi bensì utilizzando un approccio pragmatico e proattivo che spieghi in concreto le azioni necessarie finalizzate a mitigare gli impatti negativi del riscaldamento globale.

Il cambiamento climatico riguarda tutti, per questo Un Grado e Mezzo. Festival su clima e ambiente propone laboratori, conferenze, workshop, passeggiate naturalistiche e tavole rotonde dedicati a un pubblico di tutte le età.

 

Programma completo e comunicato stampa in allegato.

FOTO MIHAI BURSUC

www.ungradoemezzo.it

Un successo la terza edizione del Laboratorio Ecologico “Una montagna più pulita”

Oggi a Bardonecchia. Raccolti 70 chili di rifiuti

Si è svolta oggi, con partenza da Campo Smith, la 3° edizione del Laboratorio Ecologico, “Una Montagna più Pulita”, manifestazione voluta dall’Amministrazione Comunale di Bardonecchia, organizzata in collaborazione con Acsel, Colomion, CAI e Guide Alpine.

I protagonisti principali sono stati certamente gli allievi della Scuola Media di Bardonecchia e dell’Istituto Frejus, in tutto un centinaio di ragazzi che, motivati e suddivisi in 7 squadre, hanno scandagliato il territorio, dalla Fontana Giolitti a Località quattro strade, da Campo Smith a Les Arnauds/Melezet passando dalla Vi du Viò, raccogliendo poco meno di 70 kg di rifiuti di vario genere.

“E’ doveroso”, sottolinea l’Amministrazione Comunale, “un grande ringraziamento a tutti i ragazzi oggi presenti, per l’impegno e l’entusiasmo nella raccolta dei rifiuti “abbandonati”, ma soprattutto per l’attenzione nei confronti del proprio territorio e, in generale, per l’ambiente che li circonda”.

“Un grande grazie – si dice ancora – anche ai loro insegnanti, per la sempre presente disponibilità e per l’opera di sensibilizzazione ai loro studenti, così come si ringraziano tutte le associazioni, le società ed i volontari che, con la loro partecipazione, hanno contribuito al successo di questa giornata”.

Ascom al fianco delle attività in Galleria Subalpina

Ascom Confcommercio Torino e provincia sta monitorando con attenzione l’evolvere della situazione riguardante l’acquisizione della Galleria Subalpina da parte del fondo americano Blackstone. Fin dall’inizio, abbiamo sottolineato la necessità di proteggere le attività da operazioni che seguono una logica puramente economica che non ha nulla a che vedere con il valore intrinseco, e per alcuni aspetti immateriale, del luogo.

Durante le numerose interlocuzioni con l’Assessore Chiavarino e l’Amministrazione Comunale, abbiamo costantemente sottolineato l’importanza storica e culturale dei negozi e dei locali presenti nella Galleria e abbiamo chiesto di intervenire anche se si tratta di uno spazio privato. La Galleria esprime un patrimonio identitario della città non solo per i torinesi, ma anche per i turisti che rimangono stupefatti dall’atmosfera unica che vi si respira e dalla qualità delle attività che vi si svolgono. Il commercio tradizionale, qui come altrove, rappresenta un elemento distintivo e autentico dell’ambiente cittadino, della piazza e del centro storico, un autentico fiore all’occhiello che nessuno desidera veder scomparire.

Purtroppo, dobbiamo parlare di “necessità di protezione” per queste attività, laddove sarebbe più naturale concentrarci sulla “valorizzazione” che meritano. Confidiamo perciò che il Comune di Torino riesca a raggiungere un accordo nella trattativa con Blackstone, al fine di preservare la decina di attività presenti. Siamo al fianco del Comune per sostenere una trattativa che favorisca gli imprenditori e gli esercenti presenti nella Galleria, affinché possano continuare a contribuire alla bellezza e all’unicità di Torino.

Moncalieri città del verde

 IL COMUNE DI MONCALIERI INVITA I CITTADINI A CONDIVIDERE LA LORO PERSONALE PERCEZIONE DEL VERDE

Appuntamento giovedì 25 maggio alle 17 in Biblioteca Arduino.

Moncalieri 18 maggio 2023 – Costruire un piano strategico del verde di Moncalieri attivando un percorso con la comunità è un’operazione che richiede tempo e partecipazione.

È questo però il punto chiave per affrontare con responsabilità gli impegni presi con la comunità attraverso il PNRR e i finanziamenti a beneficio della riqualificazione degli spazi verdi.

La prossima apertura del Parco storico del Castello dovrà quindi consegnare al pubblico un’area capace di raccontare il suo glorioso passato, di scrollarsi di dosso gli anni di abbandono e di affidare la sua rinnovata bellezza a chi ne godrà sapendo al contempo prendersene anche cura.

Nel disegno di Moncalieri, il Parco storico è un elemento cruciale che oggi restituisce un’area verde al centro cittadino e che deve creare anche una connessione forte con un sistema più ampio, che contempla il grande polmone del Parco Le Vallere e le piccole realtà come il giardino della Biblioteca Arduino, il Parco Lancia e il Lungo Po Abellonio.

Dopo due incontri, Fondazione Matrice ETS, ente organizzatore a supporto della visione dell’assessorato alla Cultura del Comune, si interroga ancora sulla percezione che hanno gli abitanti del verde urbano.

Giovedì 25 maggio, il terzo appuntamento del ciclo di incontri “A Moncalieri ogni spazio verde è prezioso”, rinnova quindi l’invito alla comunità di partecipare dalle 17 alle 19, sempre in Biblioteca Arduino: tutti possono intervenire e condividere esperienze e desideri per una migliore fruibilità degli spazi verdi di Moncalieri.

Negli incontri precedenti è emersa attenzione alla salvaguardia della fauna e alla manutenzione periodica, ma c’è ancora molto da dire e da suggerire per agire al meglio, in un dialogo aperto con l’assessorato alla Cultura, l’Ente Parco e Fondazione Matrice.

L’obiettivo di costruire un sistema dell’infrastruttura del verde della città di Moncalieri richiede un attento processo di ascolto e di coinvolgimento della comunità locale. Si tratta di un processo che deve attivare nuovi cambi percettivi e di paradigma nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda” – afferma Laura Pompeo, assessore alla Cultura e alle Residenze Reali, che aggiunge “Gli approfondimenti in corso sono volti a far emergere tutte le potenzialità del sistema del verde moncalierese, valorizzandone gli assi portanti come Le Vallere e il Parco Storico del Castello Reale, di recente acquisizione al patrimonio cittadino. Un lavoro in cui non partiamo da zero, ma che poggia su diversi anni di buone pratiche maturate implementando il piano strategico Moncalieri Città nel Verde. Ricordo che Moncalieri si fregia di ben due riconoscimenti Unesco: dal 1997 in quanto appartenente al sistema delle Residenze Sabaude e dal 2016 come MaB-riserva di biosfera”.

Debito e nuvole  

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

Le due crisi economiche innescate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina hanno provocato un massiccio intervento di sostegno da parte dei governi e, con questo, un ulteriore aumento del già elevato livello del debito mondiale.

Ma ad essere indebitati non sono solo i governi ma anche le famiglie e le aziende e a fare il punto della situazione, mettendo a confronto i debiti diversi paesi, ci ha pensato il recente rapporto, il Global Debt Monitor, dall’ Institute of International Finance.

La, piccola, buona notizia è che sebbene il debito globale rimanga, sia in valore assoluto che in rapporto al PIL, enorme (305.000 miliardi di dollari, il 333,2% del PIL) il suo valore è sceso nel 2022 di 4.000 miliardi ed è la prima volta dal 2015.

La cattiva notizia, sottolineata dal sibillino titolo del rapporto dell’IIF “Crepe nelle fondamenta”, è che quest’anno il trend di crescita è ripreso con forza con 8.300 miliardi aggiunti nei soli primi tre mesi del 2023 ed è ora 45.000 miliardi più alto del livello pre-pandemico.

Proviamo allora a comprendere come il debito sia diventato una costante presente in tutti i settori dell’economia mondiale e come potrebbe evolversi la situazione futura.

Cominciamo con il dire che il nostro pianeta ha da sempre offerto nuovi territori e nuove popolazioni da esplorare, conoscere e, qualche volta sfruttare (con i rischi che tocchiamo ormai con mano ogni giorno).

L’ingegno dell’uomo ha contribuito al progresso generando costanti, e nell’ultimo secolo in particolare, accelerate innovazioni.

Così facendo, nuove risorse, popolazioni e tecnologie hanno fatto progredire l’economia ed il benessere (in particolare in quella parte del mondo, l’occidente, che prima si è attrezzata per questa avventura).

Ma in un contesto che offriva così grandi opportunità perché accontentarsi di quanto si ha a propria disposizione? Perché limitarsi ai propri, spesso scarsi, mezzi?

Il debito è stato così una delle innovazioni che più hanno plasmato il mondo nel quale oggi viviamo.

Il fuoco, la ruota, la scrittura sono state invenzioni che hanno avuto un impatto sull’umanità ben più evidente (e risaputo) ma la possibilità di fare leva sulle proprie idee e sulla lungimiranza (non priva, spesso, di cinici calcoli) di chi fornisce un capitale per poterle sviluppare, ha costituito un prepotente acceleratore di crescita e di opportunità.

L’origine del debito si può fare risalire ai mercanti che nell’antica Mesopotamia, 3.500 anni prima di Cristo, pochi secoli dopo la comparsa della scrittura, scrivevano su tavolette di argilla, marchiate con il sigillo del debitore, i loro crediti.

Ma la nascita del debito nella sua forma “organizzata” (con persone ed istituzioni dedicate a farne una vera e propria attività: le banche) ci riporta all’epoca del Rinascimento e guerre, conquiste ed esplorazioni si sono succedute grazie, anche, ad esso per secoli.

Negli ultimi 60-70 anni, però, il gioco, riservato in passato ad “élite” (Stati, teste coronate, nobili, avventurieri e qualche geniale e convincente inventore) ha fatto un salto di qualità ed è diventato fruibile a tutti.

Non a caso negli anni ’50, negli Stati Uniti, cominciano a comparire le prime carte di credito: è finalmente possibile spendere quello che non si ha.

La democratizzazione del debito è stata certamente un apprezzabile sottoprodotto della fine dei totalitarismi e del dilagante entusiasmo per il libero mercato.

Grazie ad esso non servivano più capitali accumulati dalle generazioni precedenti per acquistare la casa dove abitare o, più modestamente, la nuova automobile.

Idee e opportunità, ampiamente disponibili, diventavano finalmente raggiungibili grazie alle banche, prima, e, successivamente, all’universo in continua espansione degli investitori pronti a prestare il loro denaro (a governi e società) per una adeguata remunerazione.

E, sia detto chiaramente: non è certo un problema contrarre un debito per perseguire un progetto che genererà (per sé o per il Paese) una ricchezza ben maggiore del suo costo.

Senza debito occorre accontentarsi di quanto si ha a disposizione e la crescita tecnologica procede a ritmo modesto per mancanza di adeguate risorse finanziarie.

Il debito crea nuovi consumi (di risorse e di prodotti) e nuova occupazione (per produrre e sviluppare prodotti e servizi).

Tutto bene dunque? Per un po’ di tempo abbiamo certamente potuto ammirare, rilassati nelle nostre poltrone, solo il lato illuminato della luna.

L’indebitamento è andato accumulandosi alimentando così la crescita dell’economia, dell’occupazione e, in ultima analisi della prosperità.

Negli Stati Uniti il debito complessivo (pubblico e privato) è salito dal 160% del PIL (più di una volta e mezza la ricchezza prodotta nell’anno) del 1979 a circa il 350% attuale.

In Europa siamo arrivati a livelli superiori al 365% ed in Giappone al 610%: tra le 4 e le 6 volte il prodotto di questi Paesi.

Ma, si dirà, poco male: il debito genera ricchezza e prosperità… o no?

Il problema del debito è che fino a che se ne fa un utilizzo avveduto, generando, con il suo utilizzo, risultati superiori a quanto si dovrà restituire (comprensivo degli interessi pagati) il circolo è virtuoso.

L’equilibrio diventa precario quando il debito viene utilizzato in modo poco efficiente: è come se il corpo (l’economia) si fosse assuefatto al suo effetto stimolante e ne chiedesse sempre di più senza però riuscire a tornare più in piena forma.

Questa situazione si verifica perché le opportunità di investimento col tempo e la scomparsa di nuovi territori e popolazioni da sfruttare, e, quel che è peggio, la stagnazione della crescita demografica, tendono a diventare meno abbondanti ed una certa quantità di debito, accumulato quando le condizioni erano più favorevoli (e per questo con minore prudenza), diventa più difficile da rimborsare.

Se non si è iniziato a ripagare il proprio debito quando se ne aveva la possibilità diventa più difficile quando la situazione è meno propizia.

Il ciclo del debito è ritenuto per questo da molti economisti come una delle principali cause dei “cicli economici” (le oscillazioni da situazioni di estremo benessere a quelle di crisi).

Si arriva periodicamente ad un punto dove i creditori chiedono di riavere i denari che avevano prestato e questo riduce le possibilità di spesa e di investimento dei debitori, complica la vita alle banche che, non essendo in grado di rientrare delle somme prestate, smettono di concedere credito e ci si trova, senza quasi capirne il motivo, nel mezzo di una recessione. 

L’allarme rosso scatterebbe, secondo alcuni economisti, quando il debito complessivo supera il 250% del Pil.

Nel 2008 il meccanismo sembrava essere sul punto di generare una crisi simile a quella del 1929 ma le banche centrali, acquistando le obbligazioni (il “debito”), evitando così che perdessero valore o che portassero al fallimento i debitori, e concedendo denaro a basso costo al sistema bancario, hanno reso possibile un riassestamento ordinato della situazione.

L’indebitamento si è così, per qualche anno, stabilizzato ma non, ridotto (ad eccezione, per un breve periodo, degli Stati Uniti).

Il debito ha cambiato, dunque, nel tempo la propria natura: da lievito in grado di fare crescere economie e benessere (passando attraverso sanguinosi conflitti) a una zavorra che oggi rappresenta un potente freno alla crescita futura.

Non è detto che tutto ciò condurrà, alla fine, al baratro (come pensano i più pessimisti) ma potrebbe venire a mancare nei prossimi anni quel propellente che ha consentito all’economia mondiale, per molti decenni, di crescere al di sopra delle proprie possibilità.

Il noto investitore e filantropo Ray Dalio ha descritto molto bene quanto potrebbe avvenire nei prossimi 10 anni (più complesso e frutto del caso è fare previsioni di più breve termine).

Nel suo studio “Productivity and Structural Reform: Why Countries Succeed & Fail, and What Should Be Done So Failing Countries Succeed” effettua una attenta ed acuta disamina dei fattori di successo (e di insuccesso) dei principali Paesi mondiali delineando così quali saranno, anche dal punto di vista degli investimenti, quelli che con maggiori probabilità raccoglieranno i frutti, sempre più rari e meno succosi, della crescita.

La “formula della felicità” della crescita dipenderebbe da due fattori: il livello di indebitamento e la crescita della produttività.

Il debito influenzerebbe di più il futuro immediato (ma nel tempo gli effetti positivi e quelli negativi dovrebbero compensarsi) mentre la produttività ha effetti più duraturi, nel lungo termine. 

Ray Dalio ha stimato in questo modo la crescita economica dei principali Paesi nei prossimi 10 anni ed il nostro Paese si trova al penultimo posto (peggio di noi solo la Grecia).

Ad essere favoriti saranno i Paesi che hanno un minor debito in rapporto al loro reddito ed una sua crescita inferiore a quella del prodotto nazionale (il PIL).

Ma questo non basta: nel tempo entrano in ballo altre variabili fondamentali come la popolazione in età lavorativa e la produttività.

Una minore disponibilità di persone in grado di dare il loro contributo ai processi produttivi limita la crescita economica (il lavoro è uno dei “fattori di produzione”) ma d’altro canto non è sufficiente disporre di una forza lavoro abbondante se questa non è adeguatamente preparata e pronta a rispondere alle richieste delle imprese, se non è, in altre parole, “produttiva”.

Il debito, dunque, è solo la punta di un pericoloso iceberg che minaccia la navigazione dell’economia mondiale e, in particolare, dell’Italia.

Proprio in questi giorni, per finire in bellezza, oltreoceano crescono le preoccupazioni legate al raggiungimento del tetto del debito *.

Occorrerà un non semplice accordo bipartisan tra il partito del Presidente e l’opposizione repubblicana, per potere elevare il livello della spesa, spazzando via le nuvole che si sono accumulate negli ultimi mesi.

Il cielo tornerà probabilmente presto azzurro ma le nubi in lontananza non potranno essere per sempre ignorate. E neanche le crepe che si intravedono nelle fondamenta…

*    https://iltorinese.it/2023/05/16/il-tetto-che-scotta/

Le migliori (e le peggiori) città per trovare lavoro. Torino prima con Roma

Secondo AnnunciLavoro360.com  che ha recentemente pubblicato le ultime statistiche sul mercato del lavoro in Italia

In evidenza le province e città migliori e peggiori per trovare lavoro nel Paese. Inoltre, la piattaforma ha analizzato le mansioni più richieste, le aziende più attive nella ricerca di personale e le tipologie di contratto più cercate.

Le 5 migliori province in termini di offerte di lavoro sono Roma, Torino, Verona, Treviso e Vicenza, con un numero complessivo di 25.932 annunci a Roma e numeri in calo nelle altre quattro province. Le mansioni più richieste nelle migliori province sono principalmente ingegneri, contabili, impiegati e lavoratori nel settore della ristorazione.

Al contrario, le 5 peggiori province per trovare lavoro sono Siracusa, Vibo Valentia, Sassari, Trapani e Taranto, con un numero di annunci che varia tra 1.370 e 3.033. Le mansioni più richieste in queste province riguardano principalmente il settore della ristorazione e del turismo.

Le 10 mansioni più richieste a livello nazionale comprendono lavori come autista, operaio, promoter, impiegato e ingegnere. Tra le 5 migliori città per trovare lavoro, Sesto San Giovanni si posiziona al primo posto con un incremento del 100% nel numero di annunci, seguita da San Donato Milanese e Santa Cristina Valgardena. Le città con meno opportunità lavorative sono Ventimiglia di Sicilia, Presicce, Stazzona, Silandro e Roccabascerana.

Tra le 5 migliori aziende in termini di offerte di lavoro troviamo Adecco Italia Spa e Randstad Italia Spa in testa alla classifica, seguite da Ripetizioni.it, ManpowerGroup e Manpower Italia srl.

Per quanto riguarda le 5 migliori regioni, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Lazio offrono il maggior numero di opportunità lavorative, mentre le regioni con meno annunci sono Trentino-Alto Adige, Basilicata, Molise, Umbria e Sardegna.

In termini di tipologie di contratto più cercate, il part-time è al primo posto con il 26% degli annunci, seguito dal tempo determinato, il tempo pieno, la consulenza e il tirocinio. Per quanto riguarda i titoli di studio più richiesti, il diploma di maturità è il più richiesto, seguito dalla laurea, il master, la scuola dell’obbligo e il dottorato.

Infine, le 5 mansioni con più candidati sono nell’ordine: Alimentare, Abbigliamento/Tessile/Moda, Turistico/Alberghiero/Ristorazione, Commercio/Grande Distribuzione e Trasporti/Logistica. Le 5 città con più candidati sono Roma, Palermo, Milano, Genova e Catania.

Queste statistiche offrono un quadro dettagliato del mercato del lavoro italiano nel 2023, permettendo ai candidati di orientarsi verso le aree geografiche e le mansioni con maggiori opportunità di impiego. Tuttavia, è importante ricordare che il mercato del lavoro è in continua evoluzione e che queste tendenze possono cambiare nel tempo. Per rimanere aggiornati sulle ultime novità nel campo delle offerte di lavoro, è fondamentale seguire piattaforme come AnnunciLavoro360.com e consultare regolarmente le statistiche fornite.

Tutti i dati sono disponibili su https://www.annuncilavoro360.com/

Casa, maggior disponibilità di spesa fino a 119 mila euro

 

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha analizzato la disponibilità di spesa nelle grandi città che appare maggiormente concentrata nella fascia di spesa più bassa, quella fino a 119 mila € (25,4%). Le percentuali sono simili nelle due fasce di spesa immediatamente successive, rilevando quindi una distribuzione uniforme delle richieste nelle prime tre fasce.

Milano e Roma registrano una maggiore concentrazione nella fascia tra 250 e 349 mila € rispettivamente con il 26% e il 25,2% a causa dei prezzi più elevati che interessano le prime due città più costose d’Italia: Milano e Roma.

Da segnalare come a Milano ci sia stato un incremento dello 0,6% della concentrazione delle richieste nella fascia compresa tra 475 mila € e 629 mila €, confermando la vivacità della fascia alta di mercato. Nella fascia di spesa più bassa è Genova la città che raccoglie la percentuale più elevata con il 60,5%, seguita da Palermo con il 51,2%. A Napoli invece si registra un aumento significativo della concentrazione della disponibilità di spesa sulla fascia più bassa.

Nei capoluoghi di regione che non sono grandi città il 47,2% dei potenziali acquirenti dichiara di avere una disponibilità di spesa inferiore a 119 mila €. È in discreto aumento la concentrazione su questa fascia di spesa (+0,7%). La percentuale più elevata di concentrazione delle richieste nella fascia più bassa si registra a Campobasso con 78,7%.

Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa