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Come si vive a Torino e in Piemonte: consigli su dove abitare

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Come si vive a Torino e Piemonte? Vediamo come rispondere bene a questo quesito!

Capoluogo della regione Piemonte, Torino è una delle città più affascinanti del Nord Italia, situata in una posizione strategica ai piedi delle Alpi.

Elegante e ricca di storia, è nota per il suo straordinario patrimonio artistico e culturale, per la sua architettura raffinata e per essere sede di importanti aziende, università e centri di ricerca.

Abitare a Torino significa vivere in una città dinamica, ben collegata, a misura d’uomo e capace di offrire opportunità sia a studenti e lavoratori, sia a chi desidera godersi la pensione in un contesto tranquillo e stimolante.

Ma come si vive a Torino e in Piemonte?

La qualità della vita è elevata, i servizi pubblici sono diffusi ed efficienti, e non mancano aree verdi, piste ciclabili e spazi per il tempo libero.

Accanto al capoluogo, il Piemonte vanta una rete di città e borghi incantevoli dove vivere bene è ancora possibile, con un ottimo rapporto tra qualità e costo della vita.

Dove vivere in provincia di Torino

Tra i luoghi ideali dove vivere in provincia di Torino, spiccano cittadine come Chieri, tranquilla ma ben servita, e Pinerolo, ricca di storia e vicina alle valli alpine. Queste zone sono particolarmente apprezzate anche da chi cerca dove vivere da pensionato: aree sicure, immerse nella natura e con un costo della vita più contenuto rispetto ad altre regioni italiane.

Pensiamo ad esempio a Cuneo, con i suoi paesaggi montani e il centro storico elegante, una città dove qualità della vita e attenzione al dettaglio si riflettono anche nelle abitazioni, spesso ristrutturate con materiali moderni e infissi a Cuneo di ultima generazione, ideali per garantire isolamento e risparmio energetico.

Oppure ad Asti, patria dello spumante e di una vivace vita culturale, o ancora ad Alba, cuore delle Langhe, famosa per il tartufo e i grandi vini.

Vivere a Torino e in Piemonte: Costo della vita gestibile

Vivere a Torino e in Piemonte rappresenta una scelta intelligente per chi cerca un buon equilibrio tra qualità della vita e costi sostenibili. Rispetto ad altre grandi città italiane come Roma o Milano, Torino offre spese più contenute, soprattutto in ambito abitativo, rendendola uno dei posti dove andare a vivere più interessanti del Nord Italia.

Il mercato degli affitti a Torino varia in base alla zona: vivere in centro ha un prezzo più elevato, mentre quartieri periferici o semi-centrali permettono di risparmiare. In media, un monolocale può costare tra i 500 e gli 800 euro al mese, mentre per un trilocale si va dai 1.000 ai 1.400 euro, a seconda della posizione e delle caratteristiche dell’immobile.

Naturalmente, anche Torino risente dell’attuale aumento del costo della vita e dell’energia, ma resta comunque una città accessibile per chi desidera abitare a Torino senza rinunciare ai servizi.

Lo stesso vale per le città più piccole e i borghi della regione, ideali dove vivere da pensionato in tranquillità e con una spesa ancora più contenuta.

Il Piemonte, infatti, offre un’ampia gamma di case in Piemonte adatte a ogni profilo: dai giovani lavoratori alle famiglie, fino ai senior in cerca di contesti rilassanti.

Valutare bene zona, spese e qualità dell’immobile è il primo passo per vivere a Torino in modo sereno e sostenibile.

Trasferirsi e dove vivere in Piemonte: quali città considerare

Quando si prende in considerazione l’idea di trasferirsi, è fondamentale sapere dove vivere in Piemonte, valutando attentamente i quartieri e le città che meglio rispondono alle proprie esigenze.

Come si vive a Torino?

La capitale sabauda resta una delle mete preferite da expat, studenti e professionisti. Quartieri come Vanchiglia, Crocetta, Cenisia, Pozzo Strada e Lingotto offrono soluzioni diversificate per chi cerca un equilibrio tra qualità della vita, collegamenti e accessibilità economica.

Tuttavia, il Piemonte è una regione ricca di alternative valide anche al di fuori del capoluogo. Per chi desidera un contesto più tranquillo, ma ben collegato, Rivoli è tra i migliori posti dove andare a vivere in provincia: ricca di storia, con ottimi servizi e immersa nel verde.

Anche Moncalieri, a sud di Torino, è una delle località più richieste per vivere in Piemonte.

Il suo centro storico animato, la presenza di scuole, servizi e le case immerse nel verde ne fanno una meta ideale per famiglie e professionisti. Ben collegata alla città, offre ottime case in vendita in Piemonte in contesti tranquilli ma dinamici. Il mercato immobiliare include appartamenti moderni, ville indipendenti e soluzioni perfette anche per chi desidera acquistare casa con spazi ampi e vista panoramica.

Dal punto di vista immobiliare, Cuneo offre un’ampia disponibilità di case in Piemonte, con soluzioni che vanno dagli appartamenti in palazzi d’epoca nel centro cittadino, a ville indipendenti o rustici da ristrutturare nelle frazioni collinari. La qualità costruttiva degli edifici e il contesto naturale contribuiscono a rendere l’esperienza abitativa altamente soddisfacente, soprattutto per chi cerca un buon compromesso tra spazio, costi e benessere.

Per chi è interessato ad acquistare casa, Cuneo rappresenta una valida alternativa alle grandi città: il mercato immobiliare è più stabile e accessibile, e offre case in vendita in Piemonte con prezzi competitivi rispetto ad altri capoluoghi di provincia del Nord Italia.

Inoltre, la vicinanza con il confine francese, le stazioni sciistiche e la Riviera ligure la rendono anche una posizione strategica per chi ama viaggiare o godersi il tempo libero tra montagna e mare.

Vivere in Piemonte significa poter scegliere tra città dinamiche e centri più raccolti, senza rinunciare ai servizi, alla cultura e al buon vivere. Il consiglio è valutare attentamente ogni area in base al proprio stile di vita, al budget e agli obiettivi personali.

Laura Sugamele: “Femminismo, autodeterminazione, patriarcato”

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Il libro Femminismo, autodeterminazione, patriarcato. Una riflessione critica sulle moderne strutture biopolitiche (Stamen 2024) scritto dall’autrice Laura Sugamele, si propone come una riflessione sulle principali questioni che caratterizzano l’attuale pensiero femminista.

Attraverso una disamina approfondita della letteratura di riferimento, l’autrice ha tentato di analizzare la connessione tra reificazione e corpo femminile affrontata nei tre capitoli che costituiscono il testo. Il primo capitolo dal titolo Dicotomia, corpo femminile e reificazione, mette in evidenza quanto le dicotomie siano in grado di produrre categorizzazioni tese a influenzare una determinata rappresentazione del corpo femminile nella cultura, nonché il suo ruolo pubblico. Nel secondo capitolo Effetti ed esiti del neo-patriarcato, l’autrice riflette sugli effetti di una nuova tipologia di patriarcato, per lo più connesso alla relazione tra biotecnologie riproduttive e medicalizzazione del corpo femminile. Il terzo, Femminismo della cura e bioetica, è incentrato su una disamina che iniziando dal modello paternalista, che presenta alcune limitazioni, pone una nuova idea di autonomia fondata sulla reciprocità nelle relazioni, mettendo in evidenza l’empatia come valore etico. Il testo invita a riflettere sulle tradizionali logiche dicotomiche e a esaminare le diverse sfumature che contraddistinguono le dinamiche di potere che si innestano relativamente al discorso dell’autodeterminazione sul corpo. Tali dinamiche connesse alla complessa combinazione potere-conoscenza del corpo, emerse già nell’Ottocento, hanno una base in quella che il filosofo Foucault definisce scientia sexualis. Questa “scienza” ha orientato le relazioni umane verso la creazione di un “verità” sulla sessualità, finalizzata alla definizione di strategie sociali e politiche tese al controllo dei corpi; un contesto in cui il corpo acquisisce il “ruolo” di un dispositivo di potere attraverso cui produrre “discorsi” sulla sessualità. A partire dalla riflessione di Foucault «sul rapporto tra potere, sapere e sessualità, il potere è quindi, circolare, reticolare ed emerge come dimensione repressiva del sesso […]» (p. 19). All’interno di tale contesto, le produzioni categoriali sul corpo hanno avuto la conseguenza di stabilire l’esclusione, piuttosto che la diversità di un corpo dall’altro, e tale atteggiamento ha trovato una sua peculiarità nella società della morale ottocentesca, la quale ha contribuito a formulare alcune significative nozioni come quella di “contro natura” laddove, la categoria della “differenza” viene adoperata da Foucault per «smascherare proprio quelle strategie storicamente determinate e interpretate dal potere costituito, al fine di normalizzare le differenze, attribuendo ad esse un significato all’interno di un quadro istituzionale» (p. 24). Il “valore” della conoscenza conferisce un significato specifico al sesso e al corpo sociale allorché, la logica dualista – su un piano storico e antropologico – progressivamente ha cristallizzato le polarità in paradigmi sessuali-storicizzati, alla fine, determinando il corpo sia come realtà costruita, sia come principio narrativo delle divisioni sessuali.

La riflessione compiuta dall’autrice considera le prospettive teoriche di autorevoli voci del femminismo, tra cui l’antropologa Mary Douglas, la quale sottolinea come gli “usi sociali” del corpo siano finalizzati alla formazione di determinate strutture sociali. In questa prospettiva, i corpi femminili e maschili sono orientati su gerarchie e su dicotomie tradizionali. Ed è proprio dalla concezione del corpo come fulcro della “narrazione” dualista che, in particolare dagli anni Settanta, le argomentazioni successive del movimento femminista iniziano ad essere rivolte, propriamente, sulla specificità dell’oppressione delle donne relativamente alle discriminazioni sociali, economiche, razziali e sessuali (p. 34). «A questo punto, il femminismo inizia a configurarsi come movimento politico e militante la cui finalità è quella di “dare voce” all’oppressione delle donne come una questione che ha origini storiche, patriarcali e antropologiche. Dagli anni Settanta c’è quindi la necessità di decostruire l’idea che il ruolo della donna sia esclusivamente connesso con un “destino procreativo”» (pp. 34-35). Nelle pagine del testo, il termine “reificazione” è una costante – termine che nella riflessione dell’autrice viene declinato nel significato di “oggettivazione” del corpo femminile – il quale, successivamente al pensiero di Karl Marx, inizia ad essere esaminato attraverso diverse prospettive teoriche, ad esempio in György Lukács che identifica il processo di reificazione come aspetto centrale in una società capitalista, in cui le capacità individuali e le relazioni sociali, legate al risultato finale di produzione, sono ridefinite come fattori produttivi ed economici. Nell’ambito del femminismo sono di rilievo le riflessioni di Martha Nussbaum e Catherine Mackinnon. Da una parte Nussbaum, che parla di reificazione come “oggettivazione”, un termine che quindi ha un chiaro riferimento alla trasformazione del soggetto, sia femminile che maschile, in merce di scambio; dall’altra Mackinnon, la quale si pone sulla stessa linea, sottolineando l’aspetto negativo che contraddistingue la reificazione, evidenziando tale categoria come fattore determinante nella riduzione dell’essere umano quale strumento per il raggiungimento di un obiettivo, in particolare economico. Nel testo si riflette anche sull’influenza del contesto culturale e di modelli sessuali specifici nel meccanismo di reificazione-oggettivazione del corpo femminile, per le conseguenze di tale meccanismo connesso a canoni estetici e di bellezza determinati socialmente. La connessione tra reificazione del corpo e interiorizzazione di modelli sessuali specifici, viene esaminata dall’autrice, attraverso il pensiero di Jean Baudrillard, sociologo e filosofo francese, il quale, in buona parte delle sue opere, delinea la società contemporanea come una società focalizzata sulla ricerca e sul consumo di beni, il cui fondamento è il “valore di scambio simbolico”. È questo che consente agli individui, all’interno del proprio contesto sociale, di preservare lo status socio-economico a cui appartengono. Tale trasformazione tende a declinarsi sulla sessualità, sul corpo, sulle gerarchie di genere, classe e razza, nonché sulla riproduzione giacché, la società contemporanea, caratterizzata da una “politicizzazione” della sfera privata e sessuale, contribuisce a una reiterazione del meccanismo di produzione-riproduzione dei corpi, all’interno di logiche di mercato incentrate sul profitto. Il particolare punto di vista che si può scorgere è quello che mette in evidenza l’attuale processo bio-economico, alla base della connessione patriarcato-capacità procreativa femminile, nel cui contesto il corpo della donna, certamente acquisisce un valore simbolico specifico (p. 57). Questo aspetto viene perfettamente chiarito attraverso le riflessioni di tre influenti voci del panorama femminista post-coloniale: Carolyn Merchant, Silvia Federici e Vandana Shiva, il cui pensiero sembra focalizzarsi sull’interazione colonialismo-capitalismo-patriarcato laddove, le attuali dinamiche economiche sono interpretate sia come riflesso di una impostazione antropocentrica, sia come un autentico meccanismo neo-economico e neo-coloniale finalizzato all’accumulazione di ricchezza (p. 63). In particolare nel pensiero di Shiva emerge «la connessione tra risorse della natura, risorse sessuali e riproduttive» (p. 64). Viene accentuato, quindi, il legame tra risorse naturali e risorse riproduttive, nel momento in cui la manipolazione e lo sfruttamento della natura, nonché della natura umana, è una tematica che viene collegata all’oppressione delle donne e del loro corpo, in tal modo categorizzato in un sistema economico-patriarcale controllato con il fine di produrre profitto. In questa linea concettuale, l’autrice – attraverso il pensiero di Zygmunt Bauman sulla postmodernità – riflette anche sull’attuale condizione degli individui trasformati in consumatori, una condizione che sembra essere connotata da una dimensione sociale-culturale individualista, nella quale i legami e le relazioni umane sono fragili, assumendo una “forma liquida” (p. 65).

Difatti, il punto di vista critico che Bauman offre della società consumistica, caratterizzata da “corpi” trasformati in prodotti e da relazioni umane commerciabili, costituisce un’analisi significativa che prende in considerazione anche la procreazione quale parte integrante dell’attuale processo economico. La connessione procreazione-economia, viene affrontata dall’autrice facendo riferimento al pensiero di Nancy Fraser, filosofa statunitense che riflette criticamente sul femminismo di “seconda ondata”, il quale – secondo Fraser – avrebbe avuto una involuzione relativamente all’istanza dell’autodeterminazione sul corpo, modificando la sua traiettoria in direzione di un contesto economico e neoliberista. Nello specifico, Fraser osserva che, nell’intento di promuovere l’emancipazione delle donne, la “seconda ondata” del femminismo ha tuttavia modificato il proprio orientamento filosofico-concettuale, alla fine, allineandosi con una visione della produttività, del profitto e della riproduzione sociale, rispetto a una visione positiva dell’utilizzo delle metodiche biotecnologiche (p. 66). In tal senso, è fondamentale comprendere le contraddizioni interne allo stesso pensiero femminista, relativamente a diverse posizioni che esistono sull’eventuale utilizzo delle metodiche biotecnologiche. Tale aspetto, secondo Fraser, mette in evidenza quanto sia cambiato il senso stesso della libertà femminile sul corpo, adesso, identificata con una «ri-significazione emancipatoria» (p. 77). Questa nuova strutturazione economica che ha pervaso la stessa società, secondo Fraser ha la sua origine nel capitalismo organizzato dallo Stato, ossia quella forma economica sorta durante la grande depressione e nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale; un sistema economico complesso che, secondo Fraser, ha avuto come finalità quella di risolvere le contraddizioni tra produzione economica e riproduzione sociale, ma che ha, comunque, impattato significativamente dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse, sia umane che naturali (p. 79); e alla base di questo sistema – supportato dalla tendenza a uniformare comportamenti, azioni, abitudini determinate e legate a ruoli sociali e di genere – vi è l’economia neoliberale, la cui connotazione è quella di reiterare “pratiche di riproduzione”. In tal modo, si sottolinea una stretta correlazione tra funzione riproduttiva e le attuali tecnologie, aspetto che dovrebbe far riflettere sulla peculiarità dell’attuale tendenza economica poiché convergente con le moderne «pratiche di riproduzione, le quali sono particolarmente costose e il cui accesso è relativo alla procedura che viene richiesta» (p. 82). In questa prospettiva, il focus incentrato sulle “pratiche di riproduzione” conduce a riflettere sulla subordinazione femminile poiché, specialmente in ambito riproduttivo-procreativo, tale condizione – connessa al genere – si dilata in vari contesti, ossia non limitati allo spazio domestico e privato, bensì estesi a quello pubblico-politico laddove, è necessario considerare che «categorie come il razzismo, classismo e sessismo, inevitabilmente, influiscono sull’emarginazione e la subordinazione, non solo delle donne bensì di altri soggetti vulnerabili socialmente» (p. 96). In tali termini, è innegabile che le moderne tecnologie riproduttive offrono alle donne una possibilità maggiore di autonomia, nonostante, sia opportuno comprendere le eventuali conseguenze sociali, nonché le implicazioni etiche legate a un loro utilizzo (p. 97). Sarebbe quindi, opportuno riflettere su quali siano le effettive possibilità di accesso alle tecnologie per tutte le donne e se tale possibilità sia legata al fatto di appartenere a determinate categorie sociali. Nel testo, la riflessione si collega al tema della medicalizzazione del corpo femminile, in sintonia con il pensiero di Barbara Duden, per la quale, dal Seicento il corpo femminile sembra esser stato categorizzato su una “narrazione” sessuale-riproduttiva, aspetto particolarmente rilevante nel diciannovesimo secolo, dove il meccanismo di reificazione dei corpi viene reiterato attraverso un discorso pubblico sulla maternità come ruolo istituzionale, obiettivo che, come sottolinea Duden, si concretizza con un intervento diretto da parte dello Stato e della politica pubblica sulla riproduzione e sulla cura dei fanciulli. Secondo Duden, proprio la responsabilità sociale attribuita alla donna, in relazione alla sua funzione riproduttiva – identificata come continuità sociale – potrebbe allinearsi a una forma di miglioramento riproduttivo del corpo (p. 100). Il libro prosegue con una disamina sulle recenti concettualizzazioni femministe, integrate con teorizzazioni inerenti agli studi di bioetica, nelle quali si sottolinea una prospettiva critica nei confronti del ragionamento astratto e individualista connesso alla tradizione medico-paternalistica, perché tendente a omettere il complesso panorama esistenziale che contraddistingue una persona, dalle relazioni interpersonali al contesto culturale, sociale, economico o religioso. Si evidenzia l’importanza di un approccio femminista alla bioetica che si caratterizza per un’attenzione particolare al benessere individuale, il quale andrebbe collegato a una comprensione dell’orizzonte esistenziale di una persona, in un’accezione ampia che ha un chiaro fil rouge nel riconoscimento dell’empatia, del dialogo e della comprensione dei problemi altrui (p. 105). In precedenza, da Carl Rogers a Daniel Goleman, sino a Martha Albertson Fineman, si pone enfasi sul concetto di vulnerabilità e di empatia. In particolare, il concetto di vulnerabilità emerge quale condizione condivisa che può trasformarsi in risorsa, al fine di promuovere concretamente pari opportunità, obiettivo che può realizzarsi proprio grazie all’empatia per l’altro/a. In tale prospettiva è fondamentale considerare e valutare, in primo luogo, le esperienze di vita di ogni soggetto; tale approccio è quindi rilevante, in quanto mette in evidenza la ristrettezza di un modello teorico-morale, esclusivamente fondato su norme astratte e principi generali.

Da questo punto di vista, per il pensiero femminista è centrale adottare un “distanziamento critico” da un sistema teorico-astratto che presuppone di esaminare tutto ciò che contraddistingue lo spazio personale di un soggetto, mediante l’applicazione di principi razionali e universali che, di fatto, sono parziali rispetto a una valutazione complessa che ha la necessità di scandagliare il “caso particolare”, che richiede proprio un’analisi particolare di tutti gli aspetti che contraddistinguono l’esistenza individuale, dilatata attorno a variabili economiche, culturali o di genere (p. 107). La riflessione dell’autrice, in tal modo, si sofferma sul femminismo della “differenza sessuale”, il quale mette in luce la necessità di comprendere gli individui e il loro specifico contesto di vita laddove, nella pratica, è fondamentale proporre non solo un richiamo alla “cura”, bensì una maggiore attenzione verso un potenziamento delle “capacità” delle persone in un determinato contesto relazionale. Nelle posizioni di Sara Ruddick, Nel Nodding, Susan Wolf, Fiona Robinson, Carol Gilligan, Eva Kittay, Virginia Held e Joan Tronto – delle quali l’autrice esamina le diverse concettualizzazioni teoriche – si indica il concetto di “etica della cura” per la sua importanza nel riconoscere le relazioni e i legami poiché, sono questi che influiscono sull’esistenza delle persone; pertanto è necessario evidenziare quanto sia rilevante la dimensione concreta dell’esperienza soggettiva, la quale è caratterizzata da parole, azioni e interazioni. La “cura” identificata come aspetto intrinseco all’interdipendenza e alla propensione a comprendere e a sostenere l’altro/a e la sua vulnerabilità, la quale non deve essere interpretata come debolezza o fragilità, perché il suo significato si estende a una prospettiva più ampia, ossia quella di conoscere e riconoscere che il “noi” si costituisce soltanto nella relazione e nella comunicazione reciproca con l’“altro”. Ciò implica che l’etica della cura, l’empatia e la relazione-comprensione sono su un analogo piano di riflessione. Del resto, l’empatia costituisce il “cuore” della relazione noi-altro, essenziale interconnessione connotata da una comprensione reciproca che, se percepita da entrambi i soggetti coinvolti in tale relazione, offre la possibilità di affrontare la vulnerabilità che comunque, è parte della stessa esperienza umana (p. 120). Relazione, dare, ricevere e senso di responsabilità costituiscono i tre aspetti fondamentali che definiscono la vulnerabilità di ogni essere umano, nonché la sua interdipendenza dagli altri, in linea con un concetto basilare che costituisce il “terreno” di tale interdipendenza: la necessità di prendersi cura degli altri. In tal modo, l’interdipendenza si delinea come interconnessione positiva, che rappresenta un tratto distintivo di ciascun individuo e che richiama la coesione quale caratteristica principale di ogni comunità democratica, dove ogni persona supporta l’altra, risultando così un elemento centrale nel contesto collettivo delle relazioni umane (p. 126). Nel testo, si sottolinea ulteriormente quanto il concetto di cura abbia un chiaro riferimento nell’interazione tra due soggetti, specialmente nell’azione del sostegno e del supporto, come azione deliberata e intenzionale di “aiutare” e “comprendere” l’altro. Tale atteggiamento è direttamente orientato alla pratica relazionale, da cui emerge proprio il suo valore: la relazione di cura che ha una significativa portata morale e universale, in quanto riferita alla “buona cura” e alla “cura della persona”. In quest’ottica, attraverso la posizione di Martha Nussbaum, filosofa che ha teorizzato il concetto di “approccio delle capacità”, il testo focalizza l’attenzione sulle capacità umane che dovrebbero costituire il fondamento dei principi umani fondamentali. ‭«L’attenzione, la responsabilità e la capacità di rispondere ai bisogni altrui […] potrebbero determinare le “nostre” pratiche verso una consapevole politica della valutazione di interessi e bisogni» (p. 134). In tal senso, l’etica della cura potrebbe trovare effettiva applicazione nel contesto sociale, politico, economico di riferimento della persona, in particolare in una società come quella odierna, nella quale persistono le discriminazioni, nonché le differenze di genere e di classe; una concezione di “cura” intesa come una opportunità per garantire un potenziamento delle “capacità” delle donne, nel momento in cui «una nozione di cura declinata in ambito sociale e politico-economico, è una grande potenzialità finalizzata per rendere effettiva la partecipazione democratica da parte delle stesse donne» (p. 135).

L’AUTRICE
Laura Sugamele dottoressa di ricerca e docente in filosofia, storia e scienze umane si occupa di
reificazione del corpo femminile, violenza sessuale come questione politica e relazioni tra
patriarcato, nazionalismo e guerra. E’ autrice dei seguenti libri: Percorsi e teorie del femminismo
tra storia, sviluppi e traiettorie concettuali (Aracne 2019); Corpo femminile e violenza politica. Lo
stupro tra nazionalismo e conflitto etnico (Stamen 2022); Femminismo, autodeterminazione,
patriarcato. Una riflessione critica sulle moderne strutture biopolitiche (Stamen 2024).

La Salvia Bianca del Cielo di Nut

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Purificazione degli ambienti e connessione con il sacro

L’uso della Salvia Bianca per purificare gli ambienti, sempre più diffuso anche in Italia, trae la sua origine dalle tradizioni sciamaniche di oltre oceano. Questo rituale antico ha attraversato i confini del tempo e delle culture, arrivando fino a noi come una chiave spirituale per liberare gli spazi (e noi stessi) da energie negative, pensieri pesanti e vibrazioni che non ci appartengono.

La salvia bianca (Salvia apiana) è molto più di una semplice pianta: è un ponte tra il visibile e l’invisibile, usata da secoli dalle popolazioni nativo-americane nei rituali di guarigione, protezione e connessione con il sacro. Per loro ogni foglia è un dono della Terra, ogni voluta del suo fumo un messaggio che sale al cielo.

Al Cielo di Nut (via Madama Cristina 80 bis/g a Torino), puoi trovare una perfetta Salvia Bianca Sacra che arriva a te carica di sole, di vento e di mistero. Raccolta secondo i ritmi naturali, essiccata con rispetto, pronta per accompagnarti in ogni rito di purificazione, centratura e rinascita spirituale.

Il Fumo che Guarisce: Il Rituale Magico della Purificazione con la Salvia Bianca

La pratica è semplice, ma carica di significato. Si accende l’estremità di un mazzetto di salvia bianca essiccata (smudge) finché inizia a fumare. Con lentezza e intenzione, si guida il fumo lungo le pareti, negli angoli nascosti, attorno agli oggetti e a se stessi. Alcuni recitano preghiere, altri affermazioni: l’importante è l’intenzione con cui si compie il gesto.

È anche importante procedere in senso antiorario sia all’interno degli ambienti (quindi dalla porta di accesso della stanza verso destra) sia intorno agli oggetti e alle persone, muovendo lo smudge fumante con piccole rotazioni della mano sempre in senso antiorario. La rotazione in questa direzione infatti contiene un forte impulso di allontanamento, di eliminazione, che è proprio ciò che vogliamo ottenere con questo rituale. Per lo stesso motivo è importante effettuare la purificazione durante la luna calante e potremmo quindi programmare una pulizia periodica mensile seguendo il ciclo della luna. Tutto deve convergere il più possibile verso lo scopo che vogliamo raggiungere: il momento, la direzione, il nostro focus.

La purificazione va effettuata con le finestre chiuse, in modo che il fumo possa fare il suo lavoro con profondità arrivando in tutti gli angoli dell’ambiente. Al termine, dopo qualche minuto, si aprono le finestre per consentire a tutto ciò che è stato smosso di allontanarsi.

È importante ricordare che non è solo il fumo in sé a purificare, ma l’energia dell’intenzione, il desiderio profondo di liberazione e rinascita. Anche se studi moderni hanno dimostrato che la combustione di questa pianta sprigiona composti antibatterici e può contribuire a sanificare l’aria, l’effetto più potente resta quello invisibile: una sensazione di leggerezza che si percepisce subito dopo, come se la casa – o l’anima – avesse respirato a fondo per la prima volta dopo giorni.

Molti riferiscono una chiarezza mentale maggiore, un sonno più profondo, o semplicemente un senso di pace difficile da descrivere. È come se il fumo portasse via con sé le ombre invisibili che ci seguivano senza che ce ne accorgessimo.

Quando e Perché Usarla

La salvia bianca può essere efficacemente bruciata dopo una discussione per ristabilire l’armonia, in una nuova casa per “ripulire” le energie del passato, prima di una meditazione per facilitare la concentrazione o, semplicemente, quando sentiamo che qualcosa non va e non sappiamo spiegare cosa.

Al Cielo di Nut puoi trovare la salvia bianca legata in mazzetti (smudge) da sola o in abbinamento con altre piante: rosmarino, eucalipto, lavanda.

Con il rosmarino, archetipo Sole

Salvia bianca e rosmarino non sono semplici erbe. Sono antichi alleati, portatori di saggezza e guarigione. Nei loro profumi si nasconde la voce della Terra, e nel loro fumo la possibilità di ritrovarsi, più centrati, più puliti, più forti. Bruciarle insieme è come chiamare due guardiani: uno che scaccia le ombre, l’altro che accende la luce. Un gesto semplice, ma sacro. Un piccolo atto di magia quotidiana che rinnova corpo, casa e spirito.

C’è qualcosa di antico e misterioso che accade quando il fumo di salvia bianca incontra il profumo resinoso del rosmarino. Come due spiriti vegetali che si riconoscono, queste piante sacre intrecciano le loro energie in un rito potente di purificazione, protezione e risveglio interiore. Nel silenzio del rituale, le loro essenze si fondono: la salvia scaccia, il rosmarino chiama; una libera, l’altro fortifica. Insieme formano un incantesimo aromatico che non solo purifica l’ambiente, ma anche l’anima. Il Rosmarino veniva bruciato nell’antichità nei templi greci e romani come incenso sacro. È simbolo di memoria, protezione e chiarezza mentale. Ha la capacità di “chiudere” energeticamente gli spazi dopo un rituale. Quando si uniscono, questi due spiriti vegetali offrono un rito completo: la salvia bianca pulisce e dissolve, il rosmarino consacra e rafforza.

Con l’eucalipto, archetipo Marte

Con questa combinazione, nel cuore del fumo sacro dove l’aria vibra di memoria e rinnovamento, si incontrano due piante straordinarie: la salvia bianca, custode del fuoco purificatore, e l’eucalipto, spirito dell’aria che guarisce. Insieme, creano un rituale di profonda pulizia energetica e rigenerazione spirituale, che agisce come un soffio di luce nelle stanze dell’anima.

La Salvia Bianca (Salvia apiana) contiene gli elementi Terra e Fuoco: radicata, intensa, dissolvente. Bruciandola, sciogliamo pesi invisibili: emozioni represse, pensieri ossessivi, energie altrui rimaste attaccate.

L’Eucalipto, invece, porta con sé lo spirito dell’Aria e dell’Acqua. Le sue foglie sono balsamiche, fresche, penetranti: aprono il respiro, liberano i polmoni, calmano la mente. Nell’ambito spirituale, l’eucalipto guarisce le ferite del cuore e rafforza il campo energetico, portando chiarezza dove prima c’era confusione.

Usare salvia bianca ed eucalipto in un unico rituale amplifica gli effetti della purificazione. La salvia libera, l’eucalipto ricarica. È come pulire un tempio interiore e poi riempirlo di ossigeno divino. Questa combinazione è perfetta quando ci sentiamo scarichi, emotivamente “contaminati” o ansiosi, desideriamo chiudere un ciclo emotivo o una relazione tossica, cerchiamo guarigione dopo una malattia, un trauma o una perdita; desideriamo creare uno spazio sacro, calmo e protetto.

Con la lavanda, archetipo Luna-Mercurio

Lavanda e salvia bianca sono come lo yin e lo yang dell’energia sottile — l’una calma e armonizza, l’altra libera e purifica. Insieme, diventano un rito profondo di guarigione del cuore e dell’anima. C’è un tipo di magia che non abbaglia, ma sussurra. Una magia fatta di piccoli gesti, di aromi che curano e di fumo che danza come un incantesimo nel vento. Quando la salvia bianca incontra la lavanda, nasce un rituale di purificazione unico: potente e gentile, liberatorio e avvolgente, come un abbraccio che scioglie le ombre. La lavanda è dolce, ma non debole. È una guaritrice gentile, con una forza che penetra in profondità. I suoi fiori blu-violacei parlano il linguaggio della pace, della protezione e dell’amore. Bruciata insieme alla salvia, la lavanda riequilibra il cuore, calma la mente e protegge lo spazio appena purificato, sigillandolo con un velo di serenità.

Salvia bianca e lavanda sono perfette quando sentiamo il bisogno di purificare l’ambiente senza creare spazi “vuoti”, ma colmandoli di dolcezza, lasciare andare qualcosa o qualcuno con amore, calmare ansia, nervosismo o insonnia energetica, creare uno spazio sacro prima della meditazione o di una lettura di tarocchi.

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In un mondo frenetico, il rituale della salvia – da sola o in abbinamento con altre erbe – è un invito a fermarsi, a riconnettersi con il proprio spazio sacro, interiore ed esteriore. È una magia semplice, ma potente, che chiunque può compiere. Non servono strumenti complessi o formule arcane: solo le piante, un fuoco e la volontà di rinascere, ancora una volta, più leggeri e più liberi.

E quando il fumo svanisce, resta il silenzio. Un silenzio nuovo, sacro. Resta la casa che respira. Resta la tua anima, più vicina alla luce.

www.ilcielodinut.it

Idee per arredamento moderno su Pinterest e non solo

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Una casa stile moderno? Ecco dei semplici consigli e trend che non dovresti perderti

Le idee di arredamento moderno sono molto ricercate dalle giovani coppie o dai single che decidono di andare a vivere da soli. Negli ultimi tempi, questi stili più accattivanti iniziano a piacere anche a chi ha voglia di rinnovare gli arredamenti stanze della propria casa.

Pinterest è una piattaforma molto usata per chi cerca ispirazione per l’arredo moderno.

Se ti stai chiedendo Pinterest cos’è, sappi che è un mix tra social network e motore di ricerca visivo, perfetto per trovare idee per una casa moderna o (soprattutto) trovare tante buone idee per arredare camere da letto moderne.

Basta digitare poche parole per scoprire tantissime idee arredamenti moderni, dai colori più di tendenza a soluzioni pratiche per organizzare gli spazi.

Su Pinterest trovi immagini, consigli e stili per ogni gusto, oltre a un sacco di spunti utili per rendere la tua casa bella e accogliente.

Come arredare una casa con idee per arredamento moderno

…e cos’è Pinterest Predicts

Bene, ora vediamo insieme le idee per arredamento moderno:

Quando si parla di stile moderno casa, due parole sono fondamentali: semplicità e funzionalità.

Dimentica l’idea che basti aggiungere un oggetto di design qua e là per ottenere un ambiente moderno: non è così.

Una casa in stile moderno si riconosce subito perché evita l’eccesso.

Niente mobili pesanti, stanze troppo piene o arredamenti inutilizzati come i vecchi salotti “da esposizione”. In una casa moderna, ogni elemento ha uno scopo preciso: deve essere pratico, funzionale e contribuire a creare un ambiente libero e ben organizzato.

Per ottenere il massimo effetto, scegli con cura i mobili, lascia respirare gli spazi e punta sulla vivibilità.

Vuoi qualche consiglio utile? Ecco alcune semplici regole da seguire: evita troppi complementi d’arredo, non mischiare troppi stili, scegli i colori con attenzione e valorizza anche elementi già presenti come vecchi impianti a vista.

Non è un caso se ogni anno viene atteso con grande curiosità il Pinterest Predicts, il report ufficiale che svela tutte le tendenze per il nuovo anno: dal beauty alla moda, fino all’interior design.

E proprio su qui (ma a cosa serve Pinterest Predicts, ti starai chiedendo), puoi trovare ispirazione concreta, esplorare stili e salvare idee per creare la casa che desideri.

Dai mix di arredamento moderno e vintage agli sfondi minimal o colorati, questa piattaforma è perfetta per chi ama collezionare immagini arredamento casa moderna e tradurle in soluzioni reali e personalizzate.

Colori casa moderna: idee e tendenze per un arredo attuale e personalizzato

Quando si sceglie come arredare uno spazio contemporaneo, i colori casa moderna diventano un elemento centrale per definire lo stile e l’atmosfera. Se desideri ambienti luminosi, accoglienti e al passo con i tempi, partire dalla palette giusta è fondamentale.

Negli arredamenti casa moderna, tonalità neutre come il beige, il tortora o il grigio chiaro sono spesso la base perfetta da abbinare a tocchi più audaci.

Tra le tendenze più apprezzate spiccano il giallo, vivace ed energico, oppure lo stile scandinavo con le sue sfumature pastello, fresche e leggere. Per un effetto più elegante e deciso, via libera ai colori scuri come il cioccolato o il grigio profondo, ideali per un arredamento per la casa moderno ma dal gusto raffinato.

Le ispirazioni non mancano, soprattutto su Pinterest, dove l’abbinamento tra vintage e moderno prende forma con oggettistica per la casa moderna, decorazioni neon e idee creative per gli arredamenti stanze.

Uno stile minimal ma personale, dove ogni elemento trova il suo spazio con equilibrio e carattere.

Lo stile Aesthetic: ispirazioni e idee per arredamento moderno su Pinterest

Lo stile aesthetic ha conquistato il mondo dell’interior design partendo dalla moda, e oggi è una delle tendenze più amate, soprattutto tra le nuove generazioni.

Nato su Tumblr, si è evoluto fondendo elementi vintage e dettagli minimal, creando ambienti unici e personali. Il suo punto di forza? La libertà espressiva: non ci sono regole rigide, solo una grande attenzione all’estetica e al comfort.

Quando si parla di idee per arredamento moderno, lo stile aesthetic è una miniera di spunti creativi: colori audaci o pastello, contrasti, oggetti particolari e accessori per casa moderna che raccontano chi siamo. Quadri, piante, cornici, carte da parati e piccoli dettagli fanno la differenza.

E cos’è Pinterest se non il luogo perfetto dove trovare tutto questo? Gli sfondi aesthetic presenti sulla piattaforma sono una fonte inesauribile di ispirazione per chi ama l’arredamento moderno case e vuole dare personalità agli spazi. E se ti senti creativo, puoi anche condividere le tue idee: scopri come pubblicare su Pinterest e diventa parte attiva di una community che ama il design quanto te.

“Torino Piemonte Europa – Il primato della politica”

 

Un confronto pubblico promosso da Moderati e Azione su futuro, territori e responsabilità istituzionale

Torino, 26 maggio 2025 – Si è tenuto oggi presso il Collegio degli Artigianelli il convegno “Torino Piemonte Europa – Il primato della politica”, promosso congiuntamente dal partito dei Moderati e da Azione, due forze politiche accomunate da una visione europeista, pragmatica e riformista del ruolo delle istituzioni.

Al centro del dibattito, la necessità di riportare la politica al centro delle decisioni strategiche, in un contesto sociale sempre più complesso, tecnologico e polarizzato.
“Il primato della politica significa tornare a decidere, con coraggio e competenza” – ha dichiarato il Consigliere Regionale Sergio Bartoli, intervenuto insieme all’On. Daniela Ruffino, all’On. Giacomo Portas e al collega Silvio Magliano.

«Non basta raccontare i problemi: bisogna affrontarli – ha aggiunto Bartoli – con responsabilità e visione.
Il Piemonte non deve inseguire il cambiamento. Il Piemonte può e deve guidarlo. Con una politica che ascolta, che agisce, che costruisce futuro e non solo consenso.»

Ampio spazio è stato dedicato anche al rapporto tra istituzioni e territori e al ruolo dell’Unione Europea nel valorizzare le esperienze locali:
«Serve un’Europa che non resti distante, ma che sappia ascoltare la voce delle comunità, valorizzando chi ogni giorno contribuisce alla crescita, alla coesione e all’innovazione.
Un’Europa che comprenda davvero le esigenze dei territori.»

Hanno portato il loro contributo anche Carlotta Salerno, Simone Fissolo, Ivana Garione, Cristina Peddis, Stefano Giuliano e Katia Agate.
A moderare l’incontro è stato il giornalista Andrea Gatta (La Repubblica).

I 10 posti più belli in montagna dell’estate 2025 in Italia 

Informazione promozionale

Quando l’estate infiamma le città, la montagna diventa rifugio, respiro e scoperta.
C’è chi cerca aria fresca e chi silenzi pieni di significato. C’è chi vuole camminare tra pascoli e cime, e chi sogna rifugi, laghi alpini e borghi dove il tempo rallenta. L’Italia, da nord a sud, offre montagne che non sono solo paesaggio: sono esperienze da vivere con lo zaino in spalla e il cuore leggero.

In questo articolo scoprirai i 10 posti più belli dove andare in montagna d’estate in Italia — una guida aggiornata al 2025 per chi ama camminare, fotografare, esplorare o semplicemente respirare a pieni polmoni. Dalle Dolomiti alle Madonie, preparati a partire: perché in montagna, ogni estate è diversa. E ogni vetta racconta una storia.

Courmayeur: la porta italiana sul Monte Bianco

Nella maestosa cornice del Monte Bianco, Courmayeur è una delle mete estive più affascinanti della Valle d’Aosta. Con le sue passeggiate panoramiche, la Skyway Monte Bianco e i sentieri che si perdono tra boschi e ghiacciai, è il punto di partenza ideale per chi vuole vivere la montagna tra sport e bellezza. Il centro, elegante ma accogliente, offre rifugi di charme, ristoranti d’altura e scorci indimenticabili.

Gressoney-Saint-Jean: natura, cultura walser e relax alpino

Sempre in Valle d’Aosta, Gressoney-Saint-Jean è una destinazione meno affollata ma ricca di fascino. Dominata dal Monte Rosa, offre sentieri per tutte le età, laghi alpini trasparenti e borghi che raccontano la cultura walser. È la scelta perfetta per chi cerca quiete, autenticità e una montagna che parla con voce antica e profonda.

Livigno: sport e natura tra le vette lombarde

Nel cuore delle Alpi Retiche, Livigno è un paradiso per gli amanti dello sport e della natura. In estate si trasforma in una palestra a cielo aperto: trekking, mountain bike, escursioni in quota e persino yoga nei prati d’altura. Lo shopping tax free e l’eccellente offerta gastronomica completano un soggiorno vivace ma immerso in un contesto naturale intatto.

Bormio: terme, trekking e paesaggi mozzafiato

Non lontano da Livigno, Bormio unisce il fascino del centro storico alla possibilità di vivere l’estate tra sentieri panoramici e relax termale. Dalle antiche Terme Romane alle passeggiate nel Parco dello Stelvio, Bormio è una meta perfetta per coppie e famiglie in cerca di equilibrio tra attività e benessere.

Ponte di Legno: tra Adamello e cielo terso

Al confine tra Lombardia e Trentino, Ponte di Legno è una destinazione da riscoprire. I percorsi nel Parco dell’Adamello, i ponti sospesi, le malghe e i rifugi panoramici offrono un’esperienza montana autentica e accessibile a tutti. Il borgo conserva ancora l’atmosfera tipica delle valli alpine, con un’accoglienza calorosa e tante proposte per chi viaggia con bambini.

Madonna di Campiglio: eleganza alpina e sentieri spettacolari

Nel cuore del Trentino, Madonna di Campiglio è il punto di partenza ideale per esplorare le Dolomiti di Brenta. Con la sua atmosfera elegante, gli impianti moderni e le infinite possibilità di escursioni, dai laghi glaciali alle ferrate, è una delle mete più complete e versatili per un’estate in quota. Ideale anche per chi cerca eventi culturali, gastronomici o sportivi durante tutta la stagione.

Moena: la fata delle Dolomiti

In Val di Fassa, Moena è conosciuta come “la fata delle Dolomiti”. Il nome non è casuale: il paesaggio qui è fiabesco, con i profili rosa delle montagne al tramonto e pascoli verdi punteggiati da baite. D’estate è un ottimo punto di partenza per escursioni nelle Dolomiti patrimonio UNESCO, ma anche un rifugio accogliente per chi cerca tranquillità e tradizioni ladine.

Ortisei: arte, cultura e camminate con vista

Ortisei è una delle perle della Val Gardena. Nota per la sua tradizione artigiana, i balconi fioriti e le passeggiate nel bosco, è una destinazione che unisce arte, natura e sport. D’estate offre panorami impareggiabili sul Gruppo del Sella, passeggiate panoramiche accessibili anche con i bambini e una cura estetica del borgo che conquista al primo sguardo.

Come organizzare il viaggio: noleggiare un’auto per la massima libertà

Per vivere al meglio un tour delle montagne italiane in estate, il consiglio è di muoversi in auto. Questo permette di raggiungere rifugi remoti, fare soste panoramiche e adattare l’itinerario ai propri ritmi. Il punto di partenza ideale per chi arriva in aereo è l’Aeroporto di Milano Malpensa, da cui è possibile noleggiare un’auto con Locauto Rent, scegliendo tra una vasta gamma di veicoli adatti alla montagna, anche per famiglie o gruppi.

A Quaglieni il premio “Tocqueville”

Lo storico prof. Pier Franco Quaglieni è stato insignito a Parigi del Premio “Tocqueville”: per i suoi studi sul pensiero liberale. Quaglieni ha già avuto sempre a Parigi il Premio Diderot nel 2019. Autore di saggi di fondamentale importanza, è anche  giornalista pubblicista dal 1968 e collaboratore del “Corriere della Sera” e di due quotidiani on line (Il Torinese e il ligure Ivg). E’ presidente del Centro “Pannunzio” che fondò giovanissimo insieme ad Arrigo Olivetti e Mario Soldati. Il presidente della Repubblica lo ha insignito della più alta onorificenza dello Stato,il cavalierato di Gran Croce, e la medaglia d’oro di prima classe di benemerito dellaScuola, della Cultura e dell’arte. Quaglieni è noto  in tutta Italia e all’ estero, dove è invitato per convegni e conferenze dalle più importanti istituzioni culturali e scientifiche. I suoi studi sono dedicati all’800 e al 900. Di particolare rilievo i suoi libri su Cavour e il Risorgimento.

Hope Color 2025. “Oltre 1000 persone, un unico cuore: per un futuro senza barriere”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Sergio Bartoli Consigliere Regionale del Piemonte Presidente V Commissione Ambiente

Questo pomeriggio, ho avuto la fortuna di vivere una delle giornate più intense e significative dell’anno. A Chivasso, con la Hope Color 2025, oltre 1000 persone hanno colorato non solo le strade della città, ma anche il senso più profondo di cosa significhi “comunità”.

Una corsa non competitiva, sì. Ma soprattutto un momento in cui sport, inclusione e partecipazione si sono fusi in un abbraccio collettivo. Camminare o correre in mezzo a famiglie, bambini, ragazzi con disabilità, associazioni e volontari è stato emozionante. Un’umanità variegata, allegra, sorridente… tutta unita da un desiderio semplice e straordinario: costruire un futuro accessibile per tutti.

Il percorso si è snodato tra le vie e i parchi di Chivasso, con partenza da Piazza del Castello e tappa simbolica al Parco del Bricel. Ma quello che ha colpito più di tutto non è stato il tragitto: sono stati i volti. Quegli occhi brillanti, sporchi di colore ma puliti nell’anima. La bellezza di vedere genitori che spingono carrozzine, bambini che si rincorrono, gruppi interi che si aspettano e si aiutano a vicenda.

La Hope Color è un messaggio. Forte, chiaro e concreto. Ci ricorda che l’inclusione non è un’idea astratta, né una bandiera da sventolare una volta l’anno. È un impegno quotidiano. È un modo di vivere e di amministrare. E oggi, quei colori ci hanno insegnato che le differenze non vanno solo rispettate, ma celebrate.

Un grazie sincero a Hope Running APS e Volley Fortitudo Chivasso per l’organizzazione impeccabile. Grazie alla Città di Chivasso, alle associazioni presenti, ai tantissimi volontari, e anche al Ministro per le Disabilità per aver riconosciuto il valore di questa iniziativa attraverso il patrocinio.

E grazie a tutti coloro che c’erano. Perché oggi non abbiamo solo corso o camminato. Abbiamo dato forma a un’idea di futuro più umano, più giusto, più vero.

Porto con me i vostri sorrisi, le vostre storie e quella sensazione limpida che, quando ci si mette in cammino insieme, ogni ostacolo si colora di speranza.

Sergio Bartoli
Consigliere Regionale del Piemonte
Presidente V Commissione Ambiente

Affidabilità Finanziaria, uBroker conquista il rating B1.1

‘Cerved’ premia solidità e crescita del Gruppo

Il nuovo punteggio riconosce la crescita del portafoglio clienti, il consolidamento delle performance economiche e il rafforzamento dell’equilibrio finanziario.

Torino, 21 maggio 2025 – Cerved Rating Agency ha annunciato l’upgrade del rating pubblico di uBroker S.p.A. da B1.2 a B1.1, confermando la solidità finanziaria e la traiettoria di crescita della società torinese attiva nella fornitura di energia elettrica e gas.

Il miglioramento del giudizio, avvenuto in data 19 maggio 2025, riflette in particolare: la significativa espansione della base clienti nei segmenti domestico e microbusiness; il consolidamento delle performance economiche, grazie anche al contributo delle società controllate; la riduzione della Posizione Finanziaria Netta e il miglioramento degli indici di leverage; le prospettive di ulteriore sviluppo del business per l’anno in corso, con una previsione di valore della produzione a 195 milioni di euro e un EBITDA Adjusted stimato a 22 milioni.

Fondata nel 2015, uBroker è oggi una realtà in forte evoluzione, con partecipazioni in Prime Power, Zero Academy e Smart Energy, oltre alla recente creazione delle società Reset, Unipower e Avathor per diversificare l’attività e presidiare nuovi canali di vendita, tra cui il web e il B2B. Un percorso che ha portato la società anche all’ingresso nel prestigioso programma ELITE di Borsa Italiana.

«Questo upgrade rappresenta un risultato straordinario, frutto di dieci anni di lavoro, visione strategica e impegno collettivo. In un settore competitivo come quello dell’energia, il riconoscimento di Cerved premia la nostra solidità economico-finanziaria, la credibilità costruita nel tempo e la coerenza con cui perseguiamo i nostri obiettivi. Non è solo un numero, o un punteggio fine a sé stesso, ma la prova concreta di un’azienda che cresce, che innova e che mantiene le promesse. Il passaggio dal rating individuale a quello di gruppo rafforza la nostra identità come sistema integrato e valorizza la sinergia tra tutte le società del Gruppo uBroker. Questo traguardo è il frutto del lavoro di squadra e lo dedico con gratitudine a chi ogni giorno contribuisce alla nostra crescita.» afferma Cristiano Bilucaglia, Presidente di uBroker S.p.A.

Con una visione orientata al lungo periodo, uBroker prosegue nel proprio piano industriale con l’obiettivo di ampliare la customer base, potenziare la digitalizzazione dei processi e rafforzare ulteriormente la propria posizione nel mercato libero dell’energia, mantenendo al contempo un’attenta gestione finanziaria.

Maggiori informazioni sul sito www.ubroker.it.

“Rivoluzioni” la nuova frontiera di Mito

“Alcuni compositori nella loro scrittura hanno operato delle piccole rivoluzioni”, ha tenuto a
sottolineare il direttore artistico di Mito Giorgio Battistelli presentando la nuova stagione. Il Festival
si svolgerà tra Torino e Milano dal 3 al 18 settembre con 67 appuntamenti. Inaugurazione mercoledì
3 a Torino all’auditorium Agnelli con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Myung-Whun
Chung e con Mao Fujita al pianoforte per un programma dedicato a Sostakovic, Rachmaninov e
Cajkovskij. Si renderà omaggio a Sostakovic a 50 anni dalla sua morte con tanta della sua musica e
in 6 concerti con il quartetto Eliot, verranno eseguiti tutti i suoi quartetti per archi. Altro
anniversario per i 100 anni dalla nascita di Luciano Berio. Ci saranno sue composizioni accanto a
brani di Julius Eastman , John Cage e due commissioni del festival a Salvatore Frega e Marcello
Filotei. Il 12 all’auditorium Toscanini l’Orchestra Rai diretta da Thomas Dausgaard e con Liv
Redpath soprano eseguirà musiche di Langgaard, Abrahamsen e Nielsen. Il 10 al Conservatorio G.
Verdi l’Orchestra del teatro Regio diretta da Nicola Foron, eseguirà “ The Armed Man -A Mass for
peace” di Karl Jenkins dedicata alle vittime della guerra in Kossovo. Non ci sarà il concerto in
piazza San Carlo a causa dei lavori di pedonalizzazione di Via Roma. Dal prossimo anno ci sarà un
nuovo direttore artistico e un nuovo presidente.
Pier Luigi Fuggetta