Dall Italia e dal Mondo- Pagina 20

Tensioni in Eritrea: come ai tempi del Negus rosso

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“Sembra di essere tornati ai tempi di Menghistu Hailè Mariam, il Negus rosso che negli anni Ottanta governava l’Etiopia con il pugno di ferro e confiscava con l’uso della violenza i beni della Chiesa cattolica come conventi, scuole e centri medici”

 

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

 

Etiopi ed eritrei non dimenticano quanto accadde tra il 1977 e il 1991 sotto la sua dittatura comunista e oggi, in Eritrea, indipendente da Addis Abeba dal 1993, sembra di essere tornati a quei tempi. Funzionari governativi dell’Asmara hanno fatto irruzione nei conventi di suore dove si trovano molti centri sanitari, hanno messo i sigilli, hanno cacciato il personale e i pazienti, terrorizzando religiosi e suore che da decenni svolgono servizio in questi presidi sanitari. Il leader del regime di Asmara, il dittatore Isaias Afewerki, usa la forza contro dissidenti e cattolici e non si allontana molto dai metodi violenti del Negus governando con strapotere autoritario. In carcere sopravvivono oltre 10 mila prigionieri politici in condizioni pietose e non per nulla il regime è stato condannato dall’Onu per crimini contro l’umanità. Al potere dal 1993, anno dell’indipendenza, Afewerki guida una dittatura utilizzando sistemi oppressivi per limitare la libertà politica, di stampa e di associazione. Nessuna critica è ammessa verso il regime e dal 1993 non si sono più svolte elezioni presidenziali. La pace tra l’Etiopia e l’Eritrea raggiunta con l’Accordo di Algeri nel 2000 che ha posto fine al conflitto tra i due Paesi non ha cambiato i metodi della tirannia e ha lasciato irrisolte alcune questioni come la definizione dei confini tra le due nazioni. Le stesse religioni sono perseguitate e decine di eritrei appartenenti alle Chiese pentecostali, poste fuorilegge nel 2002, sono stati arrestati a maggio perchè pregavano in casa. Ora nel mirino del regime sono finiti tutti gli ospedali cattolici del Paese, chiusi d’autorità. Nel 2002 lo Stato eritreo (51% musulmani e 46% cristiani su una popolazione di poco più di 5 milioni di abitanti) ha ammesso quattro confessioni religiose: la Chiesa ortodossa, la Chiesa cattolica, la Chiesa evangelica luterana e l’islam sunnita ma i fedeli hanno una libertà di culto assai limitata. I cristiani incarcerati per la loro religione sono alcune migliaia e si può essere arrestati anche solo per il possesso di una Bibbia nella propria abitazione.

I movimenti religiosi cosiddetti “non ufficiali” secondo il governo eritreo sono considerati strumenti di sovversione, e quindi non sono tollerati ma lo stesso discorso vale per tutte le organizzazioni della società civile che non sono allineate alle direttive del regime di Asmara. Secondo le organizzazioni dei diritti umani le forze di sicurezza continuano a fare irruzioni nelle case private dove fedeli di religioni non riconosciute si riuniscono a pregare e l’unico modo per essere rilasciati è quello di ripudiare la religione. Le prospettive per la libertà religiosa sono tutt’altro che rosee. “Il fatto che il governo abbia portato avanti la stessa politica di stretto controllo sulle istituzioni religiose, continuando a limitare le loro attività, dimostra, scrive l’Acs, l’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” nel Rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo, che negli ultimi anni ben poco è cambiato. A causa di divieti e restrizioni è particolarmente difficile trovare informazioni riguardanti l’attuale situazione della libertà religiosa in Eritrea e nulla suggerisce che in Eritrea possano registrarsi cambiamenti positivi nel prossimo futuro”. Rincara la dose il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che lo scorso anno ha incluso l’Eritrea tra i Paesi che destano particolare preoccupazione a causa delle gravi violazioni della libertà religiosa. Ma cosa è accaduto? La Chiesa sarebbe stata colpita come vendetta per le critiche mosse al governo eritreo il quale ha subito reagito con violenza ordinando alla Chiesa cattolica di consegnare allo Stato tutte le strutture sanitarie gestite dalla Chiesa. Agenti del governo si sono presentati nelle strutture cattoliche e hanno chiesto agli amministratori di firmare un documento che sancisce il passaggio di proprietà delle strutture. La tensione è salita alle stelle, gli amministratori si sono rifiutati di firmare e hanno chiesto agli uomini di Afewerki di confrontarsi con le autorità cattoliche. A quel punto i funzionari pubblici hanno chiuso i centri sanitari, evacuando il personale e lasciando molti malati senza assistenza medica. Il provvedimento ha suscitato molta preoccupazione nelle comunità cattoliche e nella popolazione. Una legge del 1995, in realtà mai entrata in vigore, prevedeva che tutte le strutture sociali come scuole e centri medici fossero amministrati dall’autorità pubblica.

 

Questa disposizione ha però iniziato a essere applicata solo negli ultimi anni. Tra il 2017 e il 2018 sono state chiuse otto cliniche cattoliche. I Vescovi cattolici, nell’aprile scorso, avevano chiesto “un processo di riconciliazione nazionale che garantisse giustizia sociale” per tutti e che il governo eritreo realizzasse profonde riforme per aiutare la popolazione più povera ma queste parole non sono state ben accolte dai vertici del regime. Ecco dunque ciò che sarebbe successo. “Quella lettera, aggiungono i prelati, apriva alla riconciliazione e al dialogo nazionale per superare insieme le difficoltà del Paese. Nelle nostre parole non c’era quindi un intento critico ma piuttosto costruttivo. Probabilmente il regime ha interpretato la lettera come un attacco e ha reagito di conseguenza”. La Chiesa cattolica gestisce in Eritrea 40 tra ospedali, centri sanitari e ambulatori, tutti a servizio della popolazione, senza alcuna distinzione di etnia o religione, che forniscono cure quasi sempre gratuite. In una lettera inviata al Ministro della Sanità Amna Nurhsein i vescovi eritrei hanno espresso perplessità e rincrescimento nei confronti della decisione del governo: “dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà le nostre istituzioni e quanto fa parte della loro dotazione. Privare la Chiesa di queste e simili istituzioni vuol dire intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici”.

Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

Capitale malata, Paese allo sbando

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Una veduta di Roma di notte, zona Monte Vecchio.  Diciamo non molto edificante. Il mattino dopo continui il tuo giro a piedi e lo spettacolo non muta.  Da Porta Portese a Trastevere, una costante
 La situazione migliora a Testaccio ma ritorna ad essere preoccupante verso le periferie. Ad occhio e croce emergenza sanitaria.  Fermate centralissima come Barberini e Spagna chiuse I turisti e i romani ringraziano.  Poi sali su un taxi e fai mille domande al tassista.  Sintesi delle risposte: sono 10 anni che faccio questo lavoro e da quando c’ è la Raggi la situazione è notevolmente  peggiorata.  Poi come nelle migliori tradizioni buche in strada e buche nei marciapiedi, una slogatura alle caviglie non si nega a nessuno, con un certo egualitarismo di fondo.  Sia i ricchi che i poveri trattati male allo stesso modo. Roma caput mundi è oramai un lontano ricordo. Sempre nella Capitale si aggira un manipolo di eroi.  Sono i pedoni che attraversano sulle strisce pedonali.  Rischiano la vita tutte le volte. Ma Roma è anche questo. Sarebbe un peccato buttare via sia l’ acqua sporca che il bambino.  Mi allieta un altro tassista.  50 anni di lavoro sulle strade romane. Accidenti, lei di esperienza ne ha.  Attuale problema? La gente si è incattivita.  E giù di aneddoti.  Come quando Gianni Agnelli gli chiese d essere portato da un certo Giulio Andreotti e sornione disse: vado a chiedere soldi al Divino.
Poi continuando : non ci sono più artigiani e i nostri figli non trovano lavoro stabile.  Ma questa è un altra storia, quella di un Paese che aveva voglia di fare e di essere.  Ora mancano i soldi di ieri.  Mancano anche le intelligenze di ieri. Tra l’Appendino e la Raggi la solita gara a chi fa peggio. Nella Capitale, per antonomasia c’ è il Governo.  Nella Capitale c’ è lo Stato centrale, c’è il Governo supremo della Magistratura. Ci sono gli Alti Comandi Militari.  Che fanno? Si girano dall’altra parte, tanto con i vetri oscurati delle auto di servizio non sono visti e fanno finta di non vedere. Povero, veramente povero, questo Bel Paese.
Patrizio Tosetto

La motovedetta salva il turista

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DALLA LIGURIA

Alle ore 10.53 del 2 luglio la Sala operativa della Capitaneria di porto di Genova riceveva segnalazione da parte del numero di emergenza operativa di un turista in preda a crisi di panico e con sospetto infarto sulla spiaggia di San Fruttuoso a Camogli

Immediatamente veniva contattato il 118 e disposta l’uscita in mare di una motovedetta Sar Cp 833 ed elicottero Elidrago con personale medico a bordo.

Dopo i contatti effettuati, dai quali il personale medico intervenuto sul posto accertava uno stato di salute complessivamente buono della persona soccorsa, questa veniva trasportata a Camogli dalla motovedetta e, successivamente, al San Martino di Genova per ulteriori accertamenti ed eventuali cure.

Massimo Iaretti

Il boom delle crociere green

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Secondo Crocierissime il 35% degli italiani le preferisce. Navi a emissioni ridotte e programmi per l’ambiente: le novità dalle varie compagnie

C’è una larga fetta di turismo sempre più green ed ecosostenibile, attento all’ambiente, alla conservazione della flora e della fauna, al rispetto e al sostegno delle popolazioni locali e delle loro tradizioni, e questo vale anche per il settore crocieristico. Non solo, secondo un recente sondaggio realizzato da www.crocierissime.it, il primo sito italiano interamente dedicato al mondo delle crociere, il 35% dei vacanzieri italiani prenoterebbe più volentieri sapendo di poter scegliere una crociera con queste caratteristiche.

Un dato confermato e supportato dalla tendenza del mercato a livello mondiale. La stessa Clia, l’associazione internazionale dell’industria crocieristica, ha annunciato l’impegno formale di ridurre entro il 2030 le emissioni di carbonio del 40% da parte di tutte le navi da crociera del mondo. E di progressi in questo senso ne sono stati fatti e se ne stanno facendo molti. Costa Crociere, ad esempio, a novembre 2019 festeggerà la nuova Costa Smeralda con il suo viaggio inaugurale. La nuova Ammiraglia della compagnia, oltre al lusso, al comfort e al design, vanta il sistema di combustione LNG (gas naturale liquefatto), il combustibile più pulito al mondo, che gli consente di raggiungere importanti obiettivi per il rispetto dell’ambiente. Msc, dal canto suo, si è fortemente impegnata, nell’ambito del Plastics Reduction Programme, a eliminare il più possibile articoli in plastica, sia a bordo delle navi sia a terra, sostituendoli con articoli ecocompatibili; riorganizzando anche le sue grandi cucine.

Soluzioni e innovazioni di cui cercano di dotarsi anche le compagnie internazionali. Come Royal Caribbean che si propone di utilizzare prodotti biodegradabili o riutilizzabili a bordo e carburante Bio-Diesel per le navi, con un consistente risparmio energetico. Inoltre, grazie a una partnership con National Geographic, organizza avventure particolari, come spedizioni alle Galapagos per poche persone, con lezioni sulla conservazione della flora e della fauna durante le quali si mangia solo pesce allevato in modo sostenibile e cibo locale.

Holland America, poi, è particolarmente avanti nelle politiche di gestione dei rifiuti e per il risparmio energetico, oltre a incoraggiare costantemente i propri clienti a riutilizzare gli asciugamani della cabina. Tutto il suo staff è eco-friendly e preparato per insegnare anche agli ospiti a bordo come comportarsi per rispettare l’ambiente, anche con piccoli gesti, come l’ottimizzare l’uso dell’acqua. E, come se non bastasse, saponi e detergenti per le pulizie sono a base di soia, banana, estratti di arance, ecc. Anche Disney Cruise, tra le altre cose, si è impegnata a tagliare le emissioni energetiche, a usare sostanze naturali, luci a basso impatto e acqua rigenerata dal sistema dell’aria condizionata per la lavanderia. E c’è un ufficiale a bordo che ha il compito di educare e promuovere politiche ecosostenibili.

Celebrity Cruise, invece, adotta pannelli solari, ha ascensori hi-tech che consentono di risparmiare energia fino al 50% e navi particolarmente aerodinamiche, quindi più efficienti, che consumano meno carburante e sono organizzate per riciclare in modo intelligente materiali come vetro e alluminio. Norwegian Cruise, infine, ha dei sistemi avanzati di trattamento di tutte le acque reflue a bordo, un sistema rigoroso di gestione dei rifiuti in cui si predilige il riciclo, tecnologie per il risparmio energetico e un ridotto consumo del carburante. Oltre ad avere a bordo un ufficiale ambientale (Ua) il cui compito include l’implementazione, la formazione, la supervisione e il controllo del rispetto delle norme ambientali sulla nave e il fornire assistenza a terra per lo sviluppo di politiche e procedure ambientali. Questa figura è sempre pronta a rispondere alle domande degli ospiti sulla materia, e prepara l’equipaggio assicurandosi che rispetti tutte le norme e i programmi per l’ambiente.

Insomma, ognuno cerca di adottare politiche ecosostenibili con tecnologie efficienti e all’avanguardia ma ci sono piccole cose che tutti i crocieristi responsabili possono fare nel loro piccolo. Crocierissime.it ha elencato alcune regole per essere “green” anche a bordo di una nave: non sprecare cibo e non riempirsi troppo il piatto come invece viene da fare davanti a un grande e variegato buffet; preferire le scale agli ascensori che sono sempre in attività tra i vari ponti e consumano molta energia; riutilizzare per quanto possibile gli asciugamani in cabina e i teli mare o piscina; risparmiare sul consumo dell’acqua, sia quando si fa la doccia che quando ci si lava i denti; evitare di usare oggetti di plastica monouso, magari portati dall’esterno se la nave li ha banditi dalla vita di bordo e partecipare attivamente ai programmi sul riciclo e la corretta gestione dei rifiuti. Gesti semplici, che dovrebbero diventare quotidiani: basta ricordarsi che il mare, elemento indispensabile per le crociere, è una risorsa da tutelare e salvaguardare, così come in generale il nostro Pianeta.

Abbiamo a disposizione diverse foto di questa notizia. Se ne avete bisogno, sono disponibili fino al 4 LUGLIO a questo indirizzo: <<https://we.tl/t-rxO2zHYZ6g>> o potete chiederle direttamente a: esancho@opennewsturismo.com

Su Crocierissime:
Crocierissime.it nasce dall’esperienza pluriennale nel mercato crocieristico internazionale dei suoi fondatori con un progetto altamente innovativo nel campo del turismo online: sviluppare anche in Italia le migliori tecnologie di servizio ai consumatori mettendo a disposizione una piattaforma web interamente dedicata al mondo delle crociere, la prima in Italia.

Crocierissime è parte di lastminute.com Group, una delle principali online travel agency (OTA) europee presente in oltre 35 paesi in tutto il mondo. Le tecnologie all’avanguardia sviluppate dal gruppo e l’offerta integrata per il viaggio e il tempo libero permettono agli utenti di ricercare e prenotare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze in maniera intuitiva e veloce.

Egitto: cosa accadrà dopo la morte di Morsi?

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Focus internazionale / di Filippo Re

L’improvvisa morte di Mohammed Morsi risuscita paradossalmente quella Fratellanza Musulmana egiziana, a cui l’ex rais apparteneva, che stroncata con la forza e messa a tacere dal suo successore, il generale Al Sisi, sembrava precipitata negli abissi. Oggi gli stessi Fratelli Musulmani che avevano portato Morsi al potere sono tornati a farsi sentire a gran voce annunciando manifestazioni di protesta in tutto l’Egitto e accusando il regime di essere in qualche modo responsabile della morte dell’ex presidente. È stato sepolto di notte, nel tentativo di dimenticarlo velocemente ma ciò non è bastato ad evitare reazioni e manifestazioni da parte dei sostenitori della Fratellanza musulmana che ora minacciano attentati per vendetta o per aumentare la tensione. All’ombra delle Piramidi la scomparsa di Morsi infiamma l’islam politico mentre il resto dell’islam tace o si compiace per quanto accaduto. Malvisto e detestato dall’Occidente, rimpianto dal turco Erdogan, dall’emiro del Qatar Al Thani, dai capi di Hamas, dagli iraniani e da pochi altri Mohammed Morsi voleva trasformare l’Egitto in uno Stato teocratico e fondamentalista governato dalla Sharia.

Guardato con paura e sospetto da europei e americani per i suoi profondi legami con la parte più radicale ed estremista del mondo islamico, Morsi viene invece ricordato con ammirazione da quei Paesi arabi e musulmani che lo hanno sempre appoggiato nella sua breve esperienza alla presidenza dell’Egitto. All’epoca di Mubarak i Fratelli Musulmani agivano clandestinamente e anche Morsi fu arrestato e imprigionato nel 2011. Evase dal carcere e dopo la caduta di Mubarak si candidò a presidente nel 2012 con il partito islamico “Giustizia e Libertà”, l’ala politica dei Fratelli Musulmani. Morsi fu eletto democraticamente nel 2012 e poi destituito poco più di un anno dopo, nell’estate 2013, da una grande sommossa popolare appoggiata dall’esercito che prese il potere. I militari lo destituirono perchè l’islam politico era ritenuto pericoloso e non affidabile anche se arrivò alla presidenza in modo democratico vincendo elezioni, tutto sommato, abbastanza libere e trasparenti. Ma ben presto Morsi e i suoi Fratelli musulmani ne approfittarono per eliminare drasticamente ogni forma di opposizione. L’Egitto passò dalla padella alla brace, dalla dittatura di Mubarak a quella di Morsi.

Era stato eletto con il motto “l’islam è la soluzione ad ogni problema” ma non risolse proprio nulla anche se ebbe poco tempo per provarci. Mise in atto una politica fortemente accentratrice e islamista cercando di inserire la Sharia, la legge religiosa, nella Costituzione e nell’ordinamento giuridico e facendola diventare la principale fonte della legislazione egiziana. Gli egiziani si ribellarono e milioni di giovani scesero in piazza chiedendo una politica separata dalla religione. Le sue azioni criminali, la persecuzione delle opposizioni, la sfida ai copti cristiani, la mancanza di libertà e diritti non piacquero all’Occidente che si allontanò dal nuovo regime. Le carceri si riempirono di dissidenti, migliaia di persone sparirono da un giorno all’altro e la tortura divenne una pratica quotidiana. A quel punto le Forze armate egiziane andarono al potere per ristabilire l’ordine. Morsi finì in carcere e il movimento islamista dei Fratelli musulmani fu messo fuori legge.

La sua rimozione dal potere ad opera dei militari fu approvata da molti noti esponenti della società civile egiziana come l’ex leader dell’opposizione laica e premio Nobel per la pace Mohamed El Baradei, dall’imam dell’Università al Azhar del Cairo, la più importante autorità del mondo islamico, Ahmad al Tayyeb e dal capo della Chiesa copta Tawadros II. Iniziarono i processi e arrivarono le prime condanne. Pur decapitati dalla scure di Al Sisi, presidente-dittatore, i Fratelli Musulmani tornano oggi a far tremare il gigante nordafricano e parlano di “morte deliberata dall’alto” mentre Ankara accusa “ i tiranni del Cairo e definisce Morsi un martire”. Nel Paese del Nilo è stato decretato lo stato d’emergenza e sulle strade della capitale sono state rafforzate le misure di sicurezza per il rischio di proteste e scontri. Morsi è stato presidente della Repubblica dal giugno 2012 al luglio 2013, nelle prime elezioni svolte dopo la caduta del dittatore Hosni Mubarak, ma poi era stato deposto da un golpe militare e da allora era stato in carcere e condannato varie volte. Nel 2017 gli furono inflitti 25 anni di carcere che si aggiunsero ai 20 previsti dalla condanna del 2015 nel processo per la morte di alcuni manifestanti durante una protesta.

L’ex ingegnere e rais era già stato condannato all’ergastolo per aver complottato con Hamas ed Hezbollah e in un altro processo era stato condannato a morte per gli incidenti avvenuti durante l’evasione di massa da un carcere ma questa condanna fu in seguito annullata dalla Cassazione. Anche gli ayatollah hanno espresso cordoglio e dispiacere per la scomparsa di Morsi insieme ai leader di Hamas, del Qatar e della Turchia di Erdogan. L’Egitto odierno, quello di Al Sisi, il nuovo Faraone, è un Paese che affolla le carceri con oltre 60.000 prigionieri politici, calpesta regolarmente i diritti umani ma nonostante tutto resta uno dei Paesi più tollerati e aiutati dalla comunità internazionale per il suo ruolo di baluardo contro i terroristi islamici. “Le cose in Egitto vanno sempre peggio, dichiara il noto scrittore egiziano Alaa al Aswani (Palazzo Yacoubian) e gli anni di Mubarak sembrano incredibilmente un buon ricordo..”

dal settimanale “La Voce e il Tempo”

Mediterraneo Requiem – in memoria delle vittime del mare

Il 24 giugno alle ore 21, nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, verrà eseguito il Requiem di Fauré op.48 per soli, coro e pianoforte.

L’evento – organizzato dal Comitato Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche e dal Teatro Baretti di Torino  intende offrire alla cittadinanza un momento di raccoglimento e riflessione sulla tragedia dei migranti che quotidianamente muoiono nei nostri mari. Artisti del coro provenienti dai teatri Petruzzelli di Bari, Comunale di Bologna, Lirico di Cagliari, Maggio Musicale Fiorentino, Carlo Felice di Genova, San Carlo di Napoli, Regio di Parma, Opera di Roma, Regio di Torino, Fenice di Venezia, Arena di Verona e dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con le voci soliste diValentina Escobar e Carmelo Corrado Carusosaranno diretti dal Maestro Fabio Biondi e accompagnati al pianoforte da Alberto Galletti. Precederanno l’esecuzione del Requiem alcune letture a cura di Davide Livermore e interpretate dalle attrici e dagli attori di Facciamolaconta. La serata sarà aperta da un’introduzione di Alessandro Gilioli e da un saluto di Alessandro Bertani, vice presidente di EMERGENCY. Tutti gli artisti partecipano a titolo gratuito. L’evento è reso possibile dal contributo di USB, Slc CGIL di Roma, Fistel CISL Lazio, Ecor Natura sì, Scuola Facilitatori, dall’autofinanziamento dei lavoratori e grazie a donazioni di cooperative, associazioni e singoli cittadini. L’ingresso è gratuito. Le offerte libere saranno devolute a Emergency.

 

Quando un’auto è un’opera d’arte, la Ferrari 250 Gto

È la prima volta che un’autovettura vede riconosciuta la tutela del diritto d’autore. Diventando così, a tutti gli effetti, una vera e propria opera d’arte, la pronuncia è storica

La Ferrari 250 GTO, top car della nota casa automobilistica e fiore all’occhiello del made in Italy, è un’opera d’arte.

Lo ha stabilito il Tribunale di Bologna – Sezione specializzata in materia di impresa – il 20 giugno 2019, pronunciandosi su un reclamo presentato da Ferrari per tutelare il design della nota vettura da un’imitazione.

La spiccata personalizzazione delle linee, delle forme e degli elementi estetici, secondo il Tribunale, hanno fatto della Ferrari 250 Gto un unicum nel suo genere, una vera e propria icona automobilistica.

Il valore artistico della forma del design, creata dal celebre “Maestro Scaglietti”, ha trovato oggettivo e generalizzato riconoscimento in numerosi premi ed attestazioni ufficiali, pubblicazioni e nell’esposizione in mostre e musei anche come scultura.

Tanto che, proprio recentemente, un esemplare della Ferrari 250 GTO, è stato battuto alla celebre casa d’asta Sotheby’s per oltre 41 milioni di euro.

Il giudice, revocando l’ordinanza oggetto di reclamo, ha inibito l’ulteriore diffusione del “rendering”, procedura che permette di generare, con un apposito programma, un’immagine digitale a partire da una serie di informazioni, nonché la produzione, la commercializzazione e la promozione pubblicitaria del modello di autovettura contestato.

La Ferrari, assistita dal prestigioso Studio Legale “Orsingher Ortu – Avvocati associati e Studio Torta – Consulenti in proprietà industriale”, realtà di riconosciuto livello nazionale e internazionale, fondata a Torino nel 1879, che ha redatto la perizia tecnica, ha potuto così vedere riconosciuti i propri diritti d’autore.

Vito Piepoli

Giappone, consigli per il viaggio

Più di undici ore di volo, dodicimila chilometri di distanza, un mondo diverso, diverso dal nostro, dalla nostra cultura, dalle nostre abitudini, differente persino dall’Asia che lo circonda. Moderno e all’avanguardia ma anche resistente alle tradizioni, antiche e gloriose, coinvolgenti e misteriose. Il Giappone, il paese del Sol Levante, profondità e sostanza, un luogo che dà la sensazione a chi lo visita di essere distante davvero, “lontano dalla mia vita” diceva Nicolas Bouvier, il viaggiatore svizzero. Questa isola, accompagnata da moltissime altre, merita di essere visitata, è un posto unico, fertile di cultura, fitto di contrasti, caratterizzato da una simmetria e da un equilibrio spesso incomprensibili. Tokyo, avanzata ed evoluta, con i suoi grattacieli, la sua vita frenetica, immensa e spiazzante. Kyoto antica capitale e centro religioso del paese, i suoi templi incastonati nelle vecchie case e il Cammino del Filosofo. Hiroshima memore di terribili e storici dolori, odierna città della pace con il suo imperdibile Memorial. Osaka vivace e produttiva con il Museo di Arte Moderna e la Cerimonia del tè. E poi Nikko, Inari, Nara, Miyajima, il Monte Fuji e una lista lunghissima di luoghi da conoscere e da vivere. La diversità, la lontananza e la complessità ci spingono alla scoperta di questa terra con uno spirito esplorativo e curioso, con una voglia irresistibile di conoscere e inoltrarci senza riserve in questa cultura millenaria, ma il viaggio è invitante anche per la serenità e la fiducia che questo luogo ci ispira, per la promessa di sicurezza e affidabilità. Alcuni consigli di viaggio renderanno la visita in Giappone ancora più comoda, faciliteranno il soggiorno e saranno di supporto preventivando alcuni possibili inconvenienti. Un primo suggerimento per prepararsi al viaggio è quello di andare sui blog di esperti del paese che sono, rispetto alle guide turistiche o alle brochure d’agenzia, più completi, minuziosi di particolari e punti di vista, per esempio: marcotogni.it , sognandoilgiappone.com o viaggiappone.com . Molto importante è l’affitto di un wifi portatile per almeno due motivi, il primo riguarda l’assenza di nomi delle strade e una mappa virtuale quindi può risultare davvero utile, il secondo riguarda la lingua: quasi nessuno parla inglese e un supporto digitale può essere d’aiuto per traduzioni e utilizzo dei trasporti pubblici (ordinabile online prima di partire, da ritirare e consegnare in aeroporto o nel primo/ultimo albergo dove si soggiorna) . E proprio riferito agli spostamenti è il prossimo consiglio: l’acquisto del Japan Rail Pass, per viaggiare in treno per evitare di acquistare i biglietti ogni volta, e della Suica o Pasmo Card per usufruire dei trasporti a Tokyo. Un servizio molto utile (a pagamento) è l’invio delle valige da un albergo all’altro, questo consente di viaggiare leggeri soprattutto se tra due soggiorni si inseriscono gite giornaliere.

Il volo per il Giappone dall’Italia è davvero lungo, molte sono le compagnie che ci arrivano a cominciare dalla nostra compagnia di bandiera che ha il volo diretto ma solo su Tokyo mentre le altre europee arrivano e ripartono anche da Osaka e per chi fa il tour è molto comodo non dover tornare nella capitale giapponese per il rientro. Considerato il tempo da passare in aereo sarebbe meglio che l’aereo fosse comodo e grande per permettere un minimo di movimento e la seduta con lo spazio necessario per riposare . Qualcuno vola, a mio avviso, con aerei troppo piccoli per rotte così lunghe.

Gli alberghi sono molto curati e puliti, anche le categorie minori, si può soggiornare quindi senza spendere una fortuna, l’unica cosa da controllare è la dimensione della stanza che rispetto ai nostri standard è decisamente più piccola. Sicuramente da fare è l’esperienza del ryokan, l’albergo tipico giapponese, notte sul futon, cena sul tatami e relax nell’onsen, le loro terme, dove si accede esclusivamente senza indumenti. Se si vuole risparmiare un po’ si può escludere la colazione solitamente abbastanza costosa, non si avranno problemi a trovare catene internazionali o bar locali.

Mangiare è semplice, ci sono ristoranti ovunque perfino alcune fermate delle metropolitane hanno un’ala ristorazione. Oltre al cibo giapponese, buonissimo anche nei locali più piccoli e semplici, si trova molto facilmente anche quello internazionale e perfino l’italiano. Per ovviare al problema della lingua e per fare chiarezza sul cibo offerto le vetrine dei locali espongono plastici dei piatti, alcuni invece hanno all’esterno delle macchinette per ordinare e pagare, il cibo verrà poi ritirato al bancone e mangiato ai tavoli.

I periodi più indicati ma anche più turistici, e quindi affollati sono, per la fioritura dei ciliegi, marzo e aprile e l’autunno sia per il clima ma anche per i colori che la natura offre. Maggio è un altro periodo buono per andare ma attenzione alla Golden Week, che in genere cade nella prima settimana, feste nazionali e vacanza per i giapponesi. In questo periodo gli abitanti del luogo viaggiano e fanno pellegrinaggi, trovare posto negli alberghi, sui treni o aerei è più difficile.

Quest’ultimo più che un consiglio è una positiva costatazione: la proverbiale gentilezza dei giapponesi a cui bisogna abituarsi. Sì perché è davvero tanta, presente in ogni loro gesto, a decoro di ogni azione e di rinforzo in ogni loro risposta: inchini, sorrisi, tentativi ad ogni costo per accontentare le persone a cui forse non siamo abituati e che potremmo considerare spesso come formalità inutile, ma non è così, è parte della loro meravigliosa e delicata cultura, anche questo è il Giappone.

Maria La Barbera

 

Mamma, padre e patrigno arrestati per abusi su ragazzina di 11 anni

DALLA LIGURIA

Mamma, padre e patrigno di una ragazzina sono stati arrestati dai carabinieri per violenza sessuale. La donna e il compagno avrebbero abusato della bambina quando aveva solo 11 anni,il padre invece quando la figlia era già maggiorenne. La madre  e il compagno sono accusati di violenza sessuale su minore, il padre di violenza sessuale. La giovane è una ragazza italiana di 20 anni e ha svelato ai carabinieri di essere stata violentata da quando  ne aveva 11 dal patrigno e dalla mamma, entrambi italiani. Gli abusi sono emersi ad aprile dopo che era andata a vivere con il padre naturale che a sua volta l’ha stuprata. I fatti sono avvenuti in Liguria.

Ragazzina si cala dal balcone per uscire con le amiche, cade: è grave

DALLA LOMBARDIA

I genitori le avevano impedito di uscire con le sue amiche, così una diciassettenne ha cercato di calarsi dalla finestra di casa ma è caduta ferendosi in modo grave. E’ precipitata dal secondo piano di una palazzina di Cusano Milanino. Verso la mezzanotte è stata soccorsa e trasportata al San Gerardo di Monza, dove è stata sottoposta a un intervento neurochirurgo. Rimane ricoverata in prognosi riservata e non sarebbe  in pericolo di vita.