CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 762

La cultura non ha confini, l’amore del mostro di del Toro supera la rabbia della McDormand

I giochi sono fatti e tutto quanto è chiaro, senza errori (“quando sentirete il vostro nome – ha detto ad inizio serata il presentatore Jimmy Kimmel rivolto ai futuri premiati – aspettate qualche minuto prima di muovervi”, ricordando la gaffe delle buste scambiate lo scorso anno, colpevoli senza colpa Faye Dunaway e Warren Beatty, “perdonati” e tornati l’altra sera in palcoscenico). La 90ma edizione degli Oscar sarà ricordata come l’affermazione – pur passando dalle tre nomination alle quattro statuette vinte, miglior film e regia, musica e scenografia, e questo nel reparto ridimensionamento ha parecchio spazio – del mostro della Forma dell’acqua e della vittoria dell’amore senza confini, dell’inno alla diversità e all’accoglienza, in chiara lettura anti Trump. “Sono un immigrato come molti di voi”, ha esordito Guillermo del Toro brandendo la prima delle sue due statuette, cancellando in un attimo muri e

Frances McDormand, Sam Rockwell, Allison Janney e Gary Oldman con i loro premi
(ROBYN BECK/AFP/Getty Images)

palizzate e sottolineando ancora una volta come la cultura non debba avere confini. Giustamente. E spalancando ancora di più quella porta che da qualche anno (sia detto a gran voce, con una più che precisa indicazione che ci arriva dalla Mostra di Venezia, ben solida sulla laguna settembrina) si apre sul cinema di origini messicane: nel 2013 con Gravity Alfonso Cuaròn aveva portato a casa 7 statuette, nel 2015 e nel ’16 Alejandro Inàrritu tre con Birdman e altrettante con The revenant. Senza dimenticare, e scendendo giù giù verso l’imbuto dell’America latina, che oggi il miglior film straniero è il cileno Una donna fantastica, interprete Daniela Vega, fiera transgender.

Guillermo del Toro, La forma dell’acqua
(Chris Pizzello/Invision/AP)

Nella ri-distribuzione dei premi ha contribuito certo, tra gli 8500 votanti, l’apporto nuovissimo delle donne e degli afroamericani, delle tante nuove leve chiamate a giudicare, apporto che la dice lunga ad esempio sullo zio Oscar arrivato per la miglior sceneggiatura originale all’horror, sotto cui si camuffanoesplicite implicazioni politiche, Get out, sul vistoso omaggio a Coco come miglior film d’animazione, sulla scelta stessa che ha premiato l’opera di del Toro, che sotto la coperta calda e protettrice del vecchio cinema, sotto i sentimenti spalancati e a tratti imbarazzanti di un tempo, sotto un intreccio che facilmente ti riporta a esempi non più frequentati, ti offre occasioni e spunti e rapporti che affidi senza fatica all’oggi. Ovvero l’Oscar è cambiato, non ha più quelle vittorie grandiose dove trovavano posto in uno stesso titolo una decina di riconoscimenti, l’industria di Hollywood e dei suoi studios è meno forte, forse più autentica, sa guardarsi intorno e dentro: forse è stato detronizzato e cancellato chi per anni ha spadroneggiato, per il primo anno l’onnipotente Weinstein non si è aggirato sul red carpet e nei corridoi prima a decretare vincitori e vinti, forse anche in questa ri-distribuzione le donne come Ashley Judd e Annabella Sciorra e Salma Hayek (ma perché non ha chiesto i danni a chi l’ha vestita come un lampadario della nonna, quasi fastidiosa all’interno delle parole di liberazione pronunciate?), le prime e più implacabili denunciatrici di molestie hanno avuto il loro peso.

I premi per i migliori attore e attrice, e non poteva che essere così, sono andati al potente Churchill tratteggiato da Gary Oldman nell’Ora più buia (nella eccellente performance s’è portato dietro anche gli artefici del trucco e parrucco) e alla superlativa, carica di rabbia e di tentennamento finale, Frances McDormand per Tre manifesti, come è stato premiato miglior attore non protagonista il poliziotto della stessa opera firmata da Martin McDonagh, Sam Rockwell, mammone e violento come nessuno mai. La migliore attrice non protagonista ha i tratti duri di Allison Janney, la madre tutta oppressione e rancore di Tonya: il film uscirà da noi nelle prossime settimane quindi un giudizio ancora non lo possiamo esprimere, ma i giurati avranno pensato molto seriamente a Lesley Manville, sorella di ferro e perfidamente accattivante del protagonista Daniel Day-Lewis nel Filo nascosto, film perfetto, angoscioso e algido che nessuno al di là delle sei nomination ha voluto prendere in considerazione, se non per i costumi – ma s’imponevano – premiati con la statuetta a Mark Bridges? Con la soddisfazione per i riconoscimenti agli aspetti tecnici di Dunkirk, resta una consolazione per il cinema italiano, ma quello “alto”, costruito su un ampio respiro: l’Oscar al novantenne (tanto quanto l’Academy) James Ivory per la miglior sceneggiatura non originale costruita per Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino: un lavoro prezioso, non certo soltanto per la trasposizione dei luoghi diversi da quelli che occupano il romanzo di André Aciman, ma per l’esattezza dei sentimenti, per gli scorci narrativi, per la maestria nel prosciugare anche gli aspetti più duri della vicenda, per la negazione del buco della serratura, per l’eleganza e la continua e profonda schiettezza, per gli sguardi, per i silenzi, per i furori del corpo, per il grande ritratto del giovanissimo protagonista Timothée Chalamet (avrà tempo a portarsi a casa anche lui un futuro Oscar), per il modernissimo messaggio del padre, un ispirato quanto modernissimo Michael Stuhlbarg, che ritroviamo come sensibile spia tra il cast della Forma dell’acqua. E il cerchio degli Oscar per questa edizione si chiude qui.

 

Elio Rabbione

 

I diversi modi di essere donna

Arte contemporanea ed architettura rappresentano un binomio inscindibile, che trova un interessante punto di incontro e confronto nel progetto culturale curato da Giulia Turati e Iole Pellion di Persano, realizzato in collaborazione con Holding 18 Immobiliare e Giaquinto Architetti Associati. Si inaugura nella centrale via Barbaroux 30, a Torino, nel convitto dei Santi Martiri, giovedì 8 marzo, la mostra dal titolo “Presenza/Assenza. Femminilità a confronto”, visitabile dal 9 all’ 11 marzo prossimi. Le artiste che partecipano, Anna Canale, Aurora Paolillo, Grazia Amendola, Lina Fuca’, Stefania Fersini e Susy Gomez, propongono figure femminili in ogni loro accezione. Il risultato dell’esposizione è rappresentato dall’intrecciarsi di nuove interpretazioni, in un luogo ricco di presenze e significati.

I muri del convitto dei Santi Martiri recano ancora i segni del passato e si trovano, per la prima volta, a dialogare con l’universo femminile. Estetica, moda, differenze culturali, violenza nascosta e maternità diventano lenti per osservare universi inesplorati, mostrando la femminilità nei suoi limiti ma anche nella sua grandezza. Anna Canale, artista torinese, con esperienze tra grafica e teatro, presenta un’arte in cui il rigore estetico si affianca all’interazione con il pubblico. La presenza immateriale dei sentimenti compone l’installazione dal titolo “A lei” (2018), in cui le donne protagoniste vengono fotografate con il volto degli altri. Le carte ideate da Lina Fuca’ narrano i segni invisibili della violenza sulle donne. L’artista, scoperta dalla galleria Persanoe, è anche presente in mostra con due video capaci di catturare i piccolo gesti, l’amore materno e l’incontro tra culture diverse. L’ Opera di Susy Gomez, artista spagnola dalla carriera già avviata, comprende gigantografie contraddistinte da intense macchie di colore, che denunciano la smaterializzazione della donna in oggetto. La Gomez si confronta con la bellezza e le sue contraddizioni nei suoi vestiti- sculture pesanti come armature. La scultura è anche il tema ricorrente dell’opera di Stefania Fersini, che sperimenta l’arteIttiri iperealista, realizzando dipinti inconsci, esposti nell’originaria cappella, capaci di amplificare la superficialità dell’immagine femminile nella pubblicità. Il rapporto con il contesto architettonico compare nell’opera di Grazia Amendola che, partendo dai volumi ritrovati nelle librerie dei gesuiti, sviluppa due progetti, di cui il primo presenta una serie di calchi di seni diversi, quali unica testimonianza di una conversazione avvenuta tra l’artista ed alcune donne. Il secondo vede incisi messaggi sulle saponette recuperate nei bagni del convitto. Le opera di Aurora Paolillo, infine, sono dense di metafora, di fiducia e rispetto nella relazione con l’altro.La mostra ” Presenza assenza. Femminilità a confronto” vuole essere una riflessione sui diversi aspetti dell’essere donna. Ricordando le parole di una grande artista, Marlene Dietrich, in fondo la femminilità “è il bene più prezioso di una donna, il campo magnetico nel quale l’uomo viene attratto”. E questa mostra riesce in pieno a dimostrarlo.

 

Mara Martellotta

L’altra faccia del cartone

L’associazione Culturale Galfer20 ospita la mostra di Angelo Lussiana

Dal 7 al 27 marzo 2018 presso l’Associazione Culturale Galfer20 sarà possibile visitare l’esposizione monografica “Angelo Lussiana. L’altra faccia del cartone”.Questa mostra, in cui l’artista espone per la prima volta i suoi oggetti nell’ambito di una personale, è ulteriormente significativa perché rientra tra le iniziative promosse da Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi Cellulosici) nell’ambito del Mese del riciclo di carta e cartone.Comieco, in collaborazione con la Federazione della Filiera della carta e della grafica, Assocarta e Assografici, Unirima e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, promuove la prima edizione di una campagna nazionale ricca di iniziative culturali, appuntamenti educativi e incontri informativi per spiegare agli Italiani (con il coinvolgimento dei cittadini, operatori del settore, artisti) il valore e le potenzialità di carta e cartone e del loro riciclo. Il Calendario, consultabile sul sito www.comieco.org, sarà arricchito da oltre 30 eventi che proporranno iniziative speciali toccando le principali città italiane.

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Affascinato dalle potenzialità intrinseche del cartone, l’artista originario di Giaveno Angelo Lussiana è capace di trasformare questo materiale, povero in origine, in contemporanei oggetti di design, raffinati e funzionali. Praticità ed eleganza: sono questi i due principi a cui l’artista rimane fedele durante le fasi di progettazione e di realizzazione. Ciascun oggetto, infatti, per essere tale deve necessariamente mantenere le sue peculiarità in sede di utilizzo. Borse e accessori dovranno, pertanto, continuare ad essere comodi e morbidi; gli oggetti di arredamento essere necessariamente robusti. Per fare ciò la pratica seguita dall’artista è quella di sezionare il cartone in un’infinità di listarelle aventi uno spessore tra i 7 e i 5 mm che, ruotandole di 90°, vengono accostate une alle altre andando lentamente a comporre la fisionomia dell’oggetto. Quella che Angelo Lussiana sfrutta è l’altra faccia del cartone, quella che mostra le altrimenti nascoste onde: inaspettatamente decorative, vellutate e resistenti agli urti. È un processo di lavorazione lungo e meticoloso, che rende ciascun oggetto un esemplare unico. La mostra “Angelo Lussiana. L’altra faccia del cartone” inaugurerà mercoledì 7 marzo 2018, a partire dalle ore 17,30 fino alle ore 20,30, presso la sede dell’Associazione Culturale Galfer20, a Torino in corso Galileo Ferraris 20.

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Nei giorni seguenti all’inaugurazione, la mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18 con ingresso gratuito previa prenotazione (per info e prenotazioni: associazioneculturale@galfer20.com ). Nella serata di mercoledì 14 marzo 2018 l’Associazione Culturale Galfer20 torna a proporre un appuntamento del ciclo “Dialogo con l’Artista”, evento gratuito durante il quale il pubblico avrà la possibilità di confrontarsi con l’artista Angelo Lussiana, ripercorrendo insieme a lui il suo percorso artistico e approfondendo il suo modus operandi. L’incontro si svolgerà presso la sede della mostra dalle ore 18 alle ore 20, previa iscrizione dei partecipanti (per info e adesioni: associazioneculturale@galfer20.com ). Il pubblico interessato  può rimanere aggiornato sulle eventuali iniziative collaterali consultando il sito dell’Associazione (www.galfer20.org) e la relativa pagina Facebook.

ITALIA’S GOT TALENT CERCA TALENTI CON LA SCUOLA DI CIRCO

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Lo staff della nota trasmissione televisiva sarà il 10 e l’11 marzo a Torino nello Spazio FLIC.
Nella sede centrale di via Magenta l’11 marzo ci sarà anche al 7^ Festa dell’Acrobatica


10 e 11 marzo 2018
Spazio FLIC, via Niccolò Paganini 0/200, TORINO
Non si tratta di eventi pubblici. L’ingresso è riservato agli iscritti al casting

11 marzo 2018, dalle ore 16 alle 20 – VII Festa dell’Acrobatica
Reale Società Ginnastica e FLIC Scuola di Circo, via Magenta 11, TORINO
Ingresso gratuito


Il 10 e l’11 marzo 2018 lo staff di Italia’s Got Talent sarà a Torino, dove ha scelto lo Spazio FLIC della FLIC Scuola di Circo per vedere i migliori talenti della penisola in azione.
Per la nuova edizione della trasmissione televisiva si cercano talenti a 360 gradi senza limiti di etàmusicisti, ballerini, acrobati, inventori, comici, giocolieri, arti digitali, arti sceniche, maghi/illusionisti, artisti di strada, atleti dal mondo dello sport, artisti con animali, arti della tradizione e folklore.  

Per iscriversi alle selezioni è necessario scrivere all’indirizzo igtcasting@fremantlemedia.it con oggetto “Torino” e inserendo i propri dati, numero di telefono ed il tipo di esibizione che si intendete presentare.
Gradito, ma non indispensabile, un breve video dimostrativo da allegare
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La VII Festa dell’Acrobatica
Oltre alle selezioni di Italia’s Got Talent, domenica 11 marzo 2018 è in programma la VII Festa dell’Acrobatica “Una Domenica a testa in giù” con apertura straordinaria della Reale Società Ginnastica di Torino (RSGT) e della sua FLIC Scuola di Circo con attività rivolte ad adulti e ragazzi dai 16 anni in su.
Un appuntamento a cadenza mensile che sta riscuotendo un grande successo, offrendo un pomeriggio alla scoperta di tutta l’acrobatica possibile, ad ingresso libero, con molti istruttori disponibili a far praticare l’acrobatica a terra, a coppie e di gruppo, il trampolino elastico, discipline aeree (tessuti, cerchio, corda, trapezio, trapezio ballant), verticali e palo cinese. E’ anche possibile visitare la sala dei trofei, la mostra storica e la sede stessa, una palazzina di 2.500 mq su cinque piani, nel pieno centro di Torino. 
Dalle ore 15 alle ore 19 sono in programma le attività rivolte ad adulti e ragazzi dai 16 anni in su.
Dalle 19.00 in poi ci sarà “Palco Aperto”, un’occasione rivolta ad allievi, amatori e professionisti circensi che vogliono presentare al pubblico il work in progress di un progetto artistico, al termine del quale ci sarà un momento conviviale di condivisione e dialogo con il pubblico.

London Philharmonic Orchestra al Lingotto

Auditorium Giovanni Agnelli, Via Nizza 280
 
Vladimir Jurowski  direttore
Ray Chen violino
Jean Sibelius (1865-1957)
Concerto per violino in re minore op. 47
Igor Stravinskij (1882-1971)
Le baiser de la fée (Il bacio della fata). 
Balletto allegorico in quattro quadri

LO STRADIVARI DI RAY CHEN ESORDISCE AL LINGOTTO
CON VLADIMIR JUROWSKI E LA LONDON PHILHARMONIC
 


Classe 1989, è una delle stelle emergenti del violino, già fenomeno planetario grazie a uno straordinario talento combinato a un sapiente utilizzo dei social media: la sua pagina Facebook conta più di 130.000 adesioni, per non parlare del suo profilo su SoundCloud con oltre due milioni di followers e un canale YouTube tutto da scoprire con numerosi video autoprodotti in cui si intrecciano musica e comicità. Nato a Taiwan e cresciuto in Australia, Ray Chen esordisce sul palco dell’Auditorium Giovanni Agnelli di Torino (via Nizza 280, Torino) giovedì 8 marzo alle 20.30 armato del suo Stradivari “Joachim”, appartenuto al leggendario violinista amico e primo interprete del Concerto per violino di Johannes Brahms. Insieme a lui la London Philharmonic Orchestra, una delle più gloriose formazioni britanniche che torna ospite di Lingotto Musica a vent’anni di distanza dal concerto diretto da Kurt Masur. Fondata nel 1932 da Sir Thomas Beecham, torna a Torino guidata dal direttore russo Vladimir Jurowski che dal 2007 ne è direttore principale e che dal settembre 2017 ricopre il medesimo incarico presso la Rundfunk Sinfonieorchester Berlin. Figlio del direttore Michail Jurowski e per la terza volta ospite di Lingotto Musica (nel 2006 con la Russian National Orchestra e nel 2010 con la Chamber Orchestra of Europe), ha esordito nel 2017 a Festival di Salisburgo in un’acclamata produzione del Wozzeck di Berg firmata dal regista William Kentridge. La serata si apre con il Concerto per violino in re minore op. 47 di Jean Sibelius, opera tra le più note dell’autore e pietra miliare nella letteratura per violino e orchestra. Scritto nel 1903 e diretto l’anno successivo dallo stesso autore, solista Viktor Nováèk, fu accolto da critiche poco favorevoli che spinsero Sibelius a una drastica rielaborazione della partitura che portò alla definitiva versione presentata nel 1905 a Berlino dal violinista Karl Halir diretto da Richard Strauss. Nella seconda parte Le baiser de la fée. Balletto allegorico in quattro quadri di Igor Stravinskij: composto nel biennio 1927-1928 su invito di Ida Rubinstein è in grande parte basato su musiche di Čajkovskij, «secondo il gusto del tempo di sfruttare musiche precedenti con distacco intellettualistico: una tendenza in sé tipicamente neoclassica, ma in questo caso lontanissima dal neoclassicismo perché nessun distacco Stravinskij nutriva nei confronti di Čajkovskij, sentito invece come un fratello contemporaneo» (Giorgio Pestelli).

La biglietteria è aperta dal 6 all’8 marzo 2018 in via Nizza 280 interno 41, dalle 14.30 alle 19, e un’ora prima del concerto, dalle 19.30. Poltrone numerate da 6 (under 30) a 38 euro, e ingressi non numerati da 20 in vendita un quarto d’ora prima del concerto secondo disponibilità. Vendite on line su www.anyticket.it. Informazioni: 011.63.13.721.
 
La stagione 2017-2018 è resa possibile grazie al sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Città di Torino, Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore), Fondazione CRT, Maserati, Reale Mutua, Banca del Piemonte, Lingotto, IPI, Lavazza, Sadem Arriva, Vittoria Assicurazioni, Acqua Sant’Anna, UBI Banca, AON, Banca Sella, Iren.

Pubblico e privato di Anna d’Orléans

Lunedì 5 marzo 2018 ore 18 al Centro Studi Piemontesi via Ottavio Revel 15 

La vicenda privata e il ruolo pubblico di Anna Maria d’Orléans, prima Regina di Casa Savoia, durante l’intera sua esistenza: la nascita a Saint-Cloud il 27 agosto 1669, la drammatica morte della madre, il matrimonio nel 1684 con Vittorio Amedeo II di Savoia imposto dallo zio Luigi XIV per garantirsi il controllo del Piemonte, la vita a Torino come duchessa, sposa e madre. Gli avvenimenti drammatici che, sconvolgendo l’Europa tra il finire del Seicento e i primi anni del Settecento, portarono Anna a salire prima sul trono di Sicilia, poi su quello di Sardegna. La biografia di Maria Teresa Reineri, si basa su documenti d’archivio, reperiti a Torino, Parigi e Genova, sulle notizie tratte dai memorialisti e dai giornali francesi dell’epoca e sulla corrispondenza privata. La lettura fedele mette in luce l’infelicità di un amore coniugale non corrisposto, la dignità con cui Anna interpretò il ruolo di duchessa e di regina, la tenerezza materna verso i figli, le tante lacrime versate per le loro scomparse. Il racconto l’accompagna fino alla morte, avvenuta a Torino il 26 agosto 1728, e alla sepoltura nella Reale Basilica di Superga. Il volume, esaurito da tempo, è stato ristampato a dicembre 2017 

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Andrea Merlotti

Centro studi delle Residenze Reali Sabaude

Anna Maria d’Orléans

Regina di Sardegna Duchessa di Savoia

Per la ristampa del volume di

Maria Teresa Reineri

edizioni del

Centro Studi Piemontesi 2017

Interverrà l’Autrice

Info: Tel. 011/537486 – info@studipiemontesi.it – www.studipiemontesi.it 

Oscar, proiezioni ed exit poll alla scuola Holden

4 marzo, General Store della Scuola Holden a partire dalle 21.30 (e fino alle 7.00 del mattino dopo)
 
Quest’anno la notte in cui si farà lo spoglio delle schede elettorali coinciderà con la 90a edizione della cerimonia degli Oscar al Dolby Theatre di Los Angeles.  Per seguire entrambi gli avvenimenti, la Holden organizza Tutto in una notte, una maratona che comincerà alle 21.30 del 4 marzo nel General Store della Scuola e andrà avanti fino alle 7.00 del mattino seguente, orario in cui presumibilmente si avranno i risultati delle elezioni politiche e sulla West Coast sarà terminata l’assegnazione degli Academy Award.
 
La serata seguirà inizialmente gli avvenimenti politici e sarà guidata da Sebastiano Pucciarelli, autore e co-conduttore di TV Talk. Nel corso della notte ci saranno collegamenti in diretta con vari ospiti, giornalisti e redazioni, tra cui Alessandro Frau di AGI, Chiara Albanese di Bloomberg News, il comico Saverio Raimondo, il vicedirettore de il Post Francesco CostaLuca Ferrua e la redazione de La Stampa di Torino. Eugenio Damasio, diplomato della Scuola che ultimamente ha curato alcuni interventi per la trasmissione M di Santoro, presenterà la rubrica “Il meglio del peggio della campagna elettorale”; sentiremo anche il direttore de l’Espresso Marco Damilano, in collegamento dalla maratona di Enrico Mentana; Hamilton Santhia (Linus, Linkiesta, Esquire, The Catcher) e Lorenzo Pregliasco, direttore e cofondatore di YouTrend e della startup di ricerche Quorum, che farà le proiezioni per SKY. Lorenzo Pregliasco è anche uno dei docenti del Training Camp della Holden dedicato allo “Storytelling Politico”, un percorso molto pratico e poco teorico per imparare a lavorare dietro le quinte della politica, là dove entrano in gioco “tutti gli uomini (e le donne) del Presidente”.  Interverranno poi gli studenti del College Brand New con una serie di interviste, analisi e approfondimenti sugli schieramenti e sui principali partiti in lizza realizzati nelle ultime settimane.
 
Più tardi, quando entrerà nel vivo anche la notte degli Oscar, gli studenti del College Cinema commenteranno l’assegnazione dei premi. Ci sarà, ovviamente, un grande tifo per Call Me by Your Name, il film di Luca Guadagnino che ha avuto quattro nomination ed è in gara per le categorie miglior film, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.
 
Tutto in una notte finirà il 5 marzo, verso le 7 del mattino, quando si saprà a chi sono andate le statuette degli Academy Award e si dovrebbero avere dei risultati attendibili sui partiti che hanno avuto la maggioranza alle politiche.
 
La serata è a ingresso libero fino a esaurimento posti, ma la prenotazione è obbligatoria: scrivere a reception@scuolaholden.it o chiamare il numero 011 6632812.

“55 vasche”, una battaglia per la vita

mimmo_canditoVi riproponiamo l’intervista pubblicata dal “Torinese“ nel gennaio 2016 con il giornalista scomparso oggi a 77 anni. Nel libro l’autore parla con estrema lucidità dell’esperienza vissuta 10 anni fa a Miami, allorchè, in seguito ad alcuni accertamenti, il chirurgo Rogerio Lilembaum gli diagnosticò un tumore

Nel suo ultimo libro” 55 vasche” edito da Rizzoli, il noto giornalista e scrittore racconta la sua battaglia per la vita, nell’affrontare un tumore ai polmoni .Nel libro l’autore parla con estrema lucidità dell’esperienza vissuta 10 anni fa a Miami, allorchè, in seguito ad alcuni accertamenti, il chirurgo Rogerio Lilembaum gli diagnosticò un tumore, lasciandogli “zero virgola zero” speranze di vita ( dal titolo di uno dei capitoli del libro).

“Era l’estate del 2005, ed ero a Miami per raccontare della vita ribelle e dei sentimenti dei cubani esuli, più di un milione, scappati dall’isola di Castro e rifugiati in Florida. In quei giorni e da qualche tempo provavo un dolore intenso tra spalle e nuca. Mi decisi così ad andare da un medico presso il Mount Sinai Hospital, a Miami Beach. Il primo medico a visitarmi fu il dottor Levi, che mi fece una radiografia, che lo lasciò perplesso in quanto gli era sembrato si trattasse di un tumore. In seguito a ulteriori accertamenti, entrò in scena l’oncologo Lilembaum, che confermò la diagnosi iniziale, comunicandomi che non avevo speranza di sopravvivere.”

A quel punto quale fu il suo stato d’animo?

” Chi fa il reporter in guerra sa di viaggiare con la morte tra i propri passi . Ma il reporter sa anche che la morte guarda comunque altrove, sia tra i soldati o tra i miliziani, ma ancor più spesso tra la gente senza nome, però lui no, la morte lui, il reporter, non lo avrà mai. E anche se l’ha incontrata, stop, la storia finisce. Non come in quel momento, davanti a una cartellina azzurra mentre ti dicono: ehi, guarda che hai un tumore e non c’è niente da fare, stai per morire”.

Cosa accadde in seguito?

“Francesca, cardiochirurga dell’ospedale, amica mia e di mia moglie Marinella, mi comunicò la sua intenzione di parlare nuovamente all’oncologo per suggerirgli di tentare l’impossibile”.

Cosa disse Lilembaum?

” Disse che si poteva tentare un percorso assolutamente sperimentale, ma ribadì che era giusto che sapessi che le mia speranza era zero virgola zero. Mi bastò comunque sapere che si poteva provare ed ero più pronto a vedermela con il tumore, a questo punto. Iniziò così una serie di sedute, esattamente 46, di chemioterapia e di radioterapia, allo scopo di ridurre le dimensioni del tumore in vista dell’intervento per asportarlo, intervento che si mostrava particolarmente difficile, perchè si doveva operare in prossimità dell’aorta.”

Come trascorse quel lungo periodo di cure e preparazione?

” Il mio oncologo mi aveva raccomandato di mantenere il mio stile di vita, i miei impegni, la mia identità. Se pur avevo dovuto rinunciare alla “passeggiata” del mattino sul tapis roulant, perchè le gambe spesso non mi reggevano, avevo deciso di mantenere l’impegno preso con me stesso di far mezz’ora di nuoto in piscina, in tutto venticinque vasche. Una mattina, dopo essermi svegliato tardi, perchè la sessione di chemio del giorno precedente era stata molto pesante, decisi ugualmente di scendere in piscina. Feci una ventina di bracciate, ma con una fatica imprevista che mi rendeva pesanti braccia e gambe. E tuttavia non potevo mica fermarmi. Ma all’undicesima vasca,dovetti bloccarmi , non riuscivo più a respirare. Risalii a fatica i gradini, e andai a stendermi su un lettino. Rimasi coricato per un po’ e a un certo punto mi dissi : ma dopo tutti i rischi che hai corso in Afghanistan, in Somalia, in Iran, perchè cedi ora? Ridiscesi allora in acqua, e cominciai a nuotare con una energia che avevo dimenticato. Uno due, respiro, uno due, respiro, la bracciata lunga, il fiato rilassato, le gambe battevano il crowl come un piccolo motore, e via un’altra vasca e via una ancora. Ebbi appena un attimo di incertezza. Poi dissi a me stesso: ora fargli vedere tu, al tumore, chi sei. Lo dissi quasi parlando, come se non stessi nell’acqua, tanta era l’energia vitale che sentivo dentro di me. 26, 27, 28, ero una macchina furiosa che macina lo spazio e il tempo. Poi 40, poi 50, e non mi fermavo ancora, 51, 52, 53. Decisi che a 55 poteva bastare. Con un sospiro d’orgoglio, guardai in alto, il sole, e l’azzurro luminoso del cielo”.

La sua esperienza come atleta l’ha aiutata a tirare fuori le energie per combattere la sua battaglia per la vita?

” Più volte mi sono chiesto dove stessero le radici di quel mio istinto quasi naturale a mettere in campo il peso d’una volontà che non intende cedere alla forza della realtà. Quando ero ragazzo,praticavo lo sport come esercizio di vita. Ero un quasi campione, non solo nell’atletica e nel basket, ma soprattutto nella scherma, dov’ero vicecampione italiano juniores nella sciabola. L’amore per lo sportè senz’altro stato molto importante e mi ha molto aiutato. Le mie due esperienze in guerra e come atleta mi hanno aiutato a guardarmi dentro per andare a scovare quelle energie nascoste che permettono di affrontare a testa alta la battaglia per la propria vita e per le persone che si amano.

55 vasche come una bella metafora ed anche un bel messaggio…

“Alla fine, so che il tempo cancella la memoria, e so che le storie degli uomini passano via. Ma quella scintilla vitale, quell’energia rinvenuta in un giorno difficile a Miami contando le vasche d’una piscina, restano il segno fuori dal tempo che la forza che abbiamo dentro di noi è una risorsa straordinaria per il contrasto alla minaccia potente della morte. Il futuro lo confermerà”.

Helen Alterio

Pierre Milza lo storico dimenticato

di Pier Franco Quaglieni 

 

Pierre Milza, al contrario dell’inglese Mack Smith, non ha mai avuto popolarità in Italia. La sua morte a 85 anni e ‘ passata quasi nell’indifferenza o in ricordi autobiografici come quello scritto da Sergio Romano, un ormai vecchissimo ambasciatore poverissimo di quel senso storico che seppe rivelare in passato. L’italo -francese Pierre Milza meritava molta più attenzione innanzi tutto per la monumentale storia d’Italia di cui è stato autore. Era figlio di un emigrato in Francia che fu soldato sul Piave durante la grande guerra e fu antifascista. Tanti italiani emigravano in Francia in cerca di nuove esperienze,di libertà e spesso di fortuna.

 
Milza ha tre grandi meriti storici che non sono stati adeguatamente messi in luce : e’ stato uno dei maggiori studiosi dei fascismi europei e la lettura delle sue pagine servirebbe a molti per capire anche i fenomeni preoccupanti legati all’oggi. Chi vede il fascismo come un fatto solo italiano rischia di non capire e anche di sottovalutare le cose. Il fascismo fu una malattia europea,non soltanto italiana,come vedeva Gobetti,riducendolo all’autobiografia di una singola nazione. Il secondo aspetto che lo avvicina naturaliter a Renzo de Felice,e’ che Milza studio ‘ Mussolini e il fascismo con il distacco storico indispensabile senza a priori antifascisti che impediscono un’analisi storica convincente e non propagandistica.

 
Il terzo elemento della sua opera che lo rende importante e’ l’aver visto la tendenza all’autoflagellazione,al sentirsi anti italiani, da parte di troppi italiani.L’esatto opposto dei francesi e della loro grandeur,magari esagerata ,ma piena di dignità .Prezzolini e Montanelli furono anti italiani ,Croce e Ciampi ,cito dei semplici esempi, furono invece tra i pochi italiani consapevoli della grandezza della nostra storia nazionale. In questo quadro Milza vide un errore storico nel denigrare il Risorgimento italiano che fu uno dei fatti più rilevanti della nostra storia. Milza non esito ‘ a criticare le vulgate gramsciane antirisorgimentali come in Italia fece Rosario Romeo con esiti rimasti insuperati. Questo francese che non aveva rinnegato le origini italiane, era davvero un animale molto raro, molto apprezzato in Francia per la sua imponente produzione storiografica ,poco noto in Italia perché non assimilabile alla storiografia militante che continua a dominare incontrastata ,malgrado la fine irreversibile delle ideologie.

 

 

Far leggere Milza ai nostri giovani sarebbe molto utile per avvicinarle ad una storia senza miti e senza demonizzazioni e servirebbe alle teste calde e rasate che provano nostalgia per Il Duce :servirebbe a far loro storicizzare il passato in modo adeguato,andando oltre i fanatismi e gli slogan inquietanti che urlano,inframmezzandoli di saluti romani .Molte nostalgie nascono paradossalmente da un antifascismo rancoroso incompatibile con la storia ,che si nutre di pugni chiusi e di canzoni partigiane, ma non di cultura storica capace di capire prima di giudicare le ragioni e i torti del passato. La denigrazione della parola Patria,ad esempio, può avere esiti imprevisti e imprevedibili che menti limitate non hanno affatto considerato . Solo la storia può consentirci di superare gli infantilismi stupidi,le mitizzazioni manichee,le semplificazioni propagandistiche. E Pierre Milza può aiutarci a capire molto di più che i Tranfaglia o i De Luna nostrani che continuano a celebrare le loro messe cantate della Resistenza, come se non fossero passati i decenni.

 

 

 

quaglieni@gmail.com

Reload Music Festival in versione green

Sabato 3 marzo 2018 al Lingotto Fiere di Torino, un Festival EDM in perfetta sintonia Millennials firma la sua quarta edizione nella versione Green dalle ore 12 alle ore 6:30 del mattino successivo. A partire dal video promo di presentazione dal sapore epico al logo Reload 2018 sviluppato in 3D Graphic si annuncia una line up di grande spessore artistico, espressione di tutte le diverse sfaccettature del mondo EDM.

Un Main Stage Green, a impatto zero con effetti scenici a realtà immersiva, firmato AMoi, creati da specialisti del settore e usati per la prima volta in un Festival nazionale sarà il cuore pulsante della lunga maratona musicale. Artisti della scena nazionale ed internazionale che si avvicenderanno in un crescendo di musicalità e BPM, del calibro di Timmy Trumpet, dalla bounce alla big room/psy trance; Alan Walker e le sue hit diffuse in tutte le radio del mondo; NERVO, australiane che da anni rappresentano l’immagine femminile del mondo EDM; PARTY FAVOR, uno dei primi artisti ad aver proposto i nuovi sound trap che stanno avanzando in questi anni; Zatox, punto di riferimento per la hardstyle mondiale; Michael Feiner, produttore delle tracce più suonate nell’estate 2017(BaBaBa); Angerfist, eletto per il terzo anno di seguito come top artist del panorama hard music e del genere hardcore; SAY MY NAME, uno dei pochi che sta già modificando la contaminazione trap proponendo un genere che sta iniziando a definirsi come hardtrap; Eptic, anche se giovane, uno punta di diamante del genere dubstep; Danko, uno dei più giovani produttori del panorama italiano; DROP, duo che negli anni ha scalato le posizioni come migliori artisti emergenti italiani, e per finire un’ altra super esclusiva TATANKA e Zatox che torneranno ad esibirsi in questa forma, dopo qualche apparizione negli anni precedenti in Olanda, Belgio e Italia. Sul main stage saranno inoltre previsti tre stacchi da 10 minuti ciascuno in orari diversi per presentare l’etichetta Reload Music powered by Sony con le esibizioni live di Angry Lion, Ema Olly e il duo Fusko. Confermato lo storico Live Stage nella Sala Blu “The Experience Room” con contaminazioni d’avanguardia che partono dalla classica su base elettronica, al rap fino al funk con artisti unici come Ema Olly, compositore con il suo progetto solista di violoncello e musica elettronica in collaborazione con “Yndako Productions”; HeadKube, producer e live performer che controlla in tempo reale audio e video; Amos Dj produttore e compositore eclettico. Altri gruppi come Ämbro, set fidget con un forte comparto visivo; Beatkoinz, con un live set deep tech, il duo Masa & Afterouge (rapper e beatmaker) che dimostrano che sperimentare non significa forzatamente copiare le tendenze d’oltre oceano; Simona Meda, artista Eletctro Pop già protagonista del Festival di Castrocaro nel 2015 e il duo Middle Hight Size con le loro atmosfere DUB sono rappresentati dalle edizioni torinesi WB Productions, studio di registrazione, produzione musicale, gestione etichette discografiche in collaborazione con l’agenzia di booking Band Management. Saranno accolti su questo palco live anche i due vincitori del concorso della migliore canzone rap rivolta agli studenti delle medie e superiori del Piemonte legata all’evento annuale de “La Partita del cuore“ all’Allianz Stadium: Andrex (17anni) e Maximizer (14 anni)Il corridoio delle esperienze firmato come sempre dall’Associazione culturale EloVir92, sarà costruito come una piccola Hub di startup social green legate ai poli universitari del territorio quali SITPolito, UnitoGO, GreenTO, AEGEE Torino; realtà del mondo delle startup come Comunicare la Ricerca, EvilMozart, Fambress, Orangogo e Helpmearound, Jodel (BERLINO); alle charity quali Pin, Croce Rossa Giovani Provinciale, SISM, Arcobaleno AIDS, Vol.TO, Torino Giovani; al fitness e benessere come OPES ITALIA, ente di promozione sportiva riconosciuto CONI che aprirà il mainstage alle 12.00 con attività sportive e fitness di cultura, come da indicazioni della Consulta Giovani per gli Stati generali dello Sport e del Benessere, e CUS Torino; alle collaborazioni con le scuole superiori per alternanza scuola-lavoro come Bodoni Paravia, e green mobility partner come O-Bike, Flixbus, BlaBlaCar e Wetaxi.

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Importante la collaborazione con Yeswetrust, piattaforma svizzera nata per cambiare se stessi in una concezione più green e di condivisione. Yeswetrust crea community in cui le persone possono ricevere conoscenze e servizi e Al Reload Music Festival 2018 presenteranno il loro progetto e doneranno una bottiglietta d’acqua ai primi 2000 utenti che si faranno un selfie nel punto foto del Reload e la pubblicheranno con l’#yeswetrust Inoltre, per ogni download dell’app eseguito Yeswetrust si impegnerà a piantare un nuovo albero per la creazione di nuovi boschi.

 

Partner esclusivi dell’evento sono Discoradio, emittente leader d’ascolti nel Nord Italia, e Torinoggi.it quotidiano on-line del Gruppo More News presente in tutte le province del Piemonte, della Liguria e a Montecarlo e Costa Azzurra.

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BIGLIETTERIA:

–    Xceed

–    Ticket.it

–    TicketOne

–    Booking Piemonte (pacchetti accomodations)

–    Libra Concerti: Via San Quintino 38, Torino

–    The Tips

 

PER INFO:

Mail: info@reloadmusicfestival.com

Tel: 011 591709