Lunedì 27 febbraio 2017, ore 11 ai Musei Reali di Torino (con ingresso in piazza Castello 191 esclusivamente per questa occasione) si terrà la presentazione del RESTAURO DELLA CAPPELLA DI CARLO ALBERTO. In programma la conferenza stampa e vla isita in anteprima dello spazio restaurato Introduce Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino. Intervengono: Mauro Laus, Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Maria Carla Visconti, Progettista e Direttore dei lavori Franco Gualano, Responsabile Collezioni Palazzo Reale. Torna a splendere un piccolo e prezioso ambiente del Palazzo Reale di Torino: la cappella privata di Carlo Alberto, adiacente alla Sala delle Udienze, realizzata da Pelagio Palagi tra il 1837 e il 1839. L’intervento, condotto tra il settembre e il dicembre 2016, è frutto di un protocollo di intesa tra Musei Reali di Torino e Consiglio Regionale del Piemonte che prosegue nel tempo con progetti di recupero e di valorizzazione degli spazi e delle decorazioni del Palazzo Reale.
Si apre sabato 25 febbraio alle 15, nelle sale del Castello di Miradolo, la mostra Tiepolo e il Settecento veneto, curata da Giovanni Federico Villa, un percorso tra i capolavori – circa cinquanta opere in esposizione, tra tele, incisioni, acqueforti e disegni – di un artista che ha pressoché attraversato un intero secolo e che con l’apporto dei figli Giandomenico e Lorenzo è stato il protagonista assoluto di un’età e di una pittura che si lasciavano alle spalle il barocco per avvicinarsi agli anni della grande Rivoluzione l’oltralpe, coltivando i nomi di David e Goya. Un percorso che si è reso possibile attraverso la collaborazione tra la Fondazione Cosso e i Musei Civici di Vicenza, da tempo nel novero dei maggiori poli museali italiani (non soltanto per i 600.000 visitatori all’anno ma pure per l’eccellente dato che è la copertura del 62% delle spese con la bigliettazione), che hanno in palazzo Chiericati una delle più importanti collezioni oggi esistenti sul territorio nazionale. In questo sguardo d’insieme che vede da un lato il passaggio temporaneo ad una sempre più prestigiosa sede piemontese delle opere e dall’altro il contributo ai lavori finali all’interno del palazzo vicentino che la Fondazione Cosso sosterrà, consentendo così la messa in opera delle strumentazioni necessarie a rendere il salone del piano nobile atto a ospitare conferenze e convegni, si potrà ammirare la Immacolata Concezione (datata 1733), splendido esempio posto su un altare della chiesa guariniana dell’Araceli, a Vicenza, di un artista che reclamava con forza la propria autonomia ed esaltava la pura luce nei confronti di un Giambattista Piazzetta, di vent’anni più vecchio, che ancora coltivava le ombre e di cui si potrà ammirare un’opera di alto sentimento drammatico, l’Estasi di san Francesco, dove l’artista non coglie l’attimo cui l’iconografia ci ha abituato, bensì quello successivo in cui il santo, svenuto e sfinito, appare tra le braccia di un angelo sopraggiunto in suo soccorso, a sorreggerlo “su di una nuvola fattasi solida e tamponarne la ferita sul costato”.
I giochi di luce, schiariti in loro ogni pennellata, ancor meglio si comprendono nel Tempo svela la Verità e fuga l’Ignoranza, la decorazione di un soffitto che in anni recenti è giunta a nuova e inaspettata popolarità per essere stata la suggestiva allegoria posta a fare da sfondo alla sala stampa di palazzo Chigi. Un posto di tutto riguardo hanno nelle altre sale del castello di Miradolo le nature morte del secolo XVII pronte a spingersi verso l’inizio di quello successivo e che portano i nomi di Jacob van der Kerckhoven (Natura morta con frutta, pappagallo e conigli), di Jacobus Victor e di Elisabetta Marchionni; senza dimenticare i contemporanei dei Tiepolo e quanti sono stati da loro influenzati, da Louis Dorigny con i suoi grandi affreschi a Luca Carlevarijs maestro del paesaggio settecentesco, qui presente con Paesaggio con arco trionfale e monumento equestre, messo accanto ad un altro gioiello, firmato da Marco e Sebastiano Ricci, Prospettiva di rovine con figure, tra le opere più note e studiate del Settecento veneto. E ancora Antonio De Pieri con l’Allegoria dell’inverno o le tele mitologiche di Giambattista Pittori (Diana e le ninfe) o i paesaggi di Giuseppe Zais. Innegabile il valore e la bellezza di opere che recenti restauri ripropongono al pubblico dei visitatori, come la Decollazione del Battista dovuta a Giandomenico Tiepolo, capace oggi di esplodere nel contrasto tra gli incarnati del santo e quelli del boia, le vesti sgargianti e le ombre profonde della passione. A completare la mostra che rimarrà aperta fino al 14 maggio prossimo, una ricca vetrina di disegni (uno per tutti, bellissimo, Il tempo svela la Verità) e di acqueforti e incisioni, dovute soprattutto alla maestria di Giambattista, Scherzi e capricci che trovano spazio gioiosamente e con un pizzico di ironia nella complessità dell’opera dell’artista, circolando amabilmente tra una tradizione classica fatta di bassorilievi e scene pastorali e un sentire popolare che con gufi e teschi e maghi abbraccia pure gli interessi del tempo, dando spazio ad argomenti come la cabala, l’astrologia e l’archeologia. Schizzi, divertimenti, sperimentazioni che nemmeno sembrano considerare la continuità della linea (o il gioco delle ombre) ma la interrompono e la riprendono, leggera, per poi terminarla in maniera definitiva.
Elio Rabbione
Rock al femminile contro la violenza
Si chiama Rock Female Festival e si terrà sabato 25 febbraio al Taurus Factory di Ciriè. Il programma vede sul palco nove band (inediti, cover e tributi) che si esibiranno in un’unica serata dedicata al rock al femminile: Dirty Label, Oniricide, Kosmic Band, Fallen, Dayslived, Soundscape, Stush, The Dark Side, Così A Caso. La serata partirà alle 19 ma verrà anticipate da un ricco apericena mezzora prima. Durante l’evento verrà allestito un banco per la presentazione dello Sportello Donna (Centro di Aiuto, ascolto, accoglienza e reinserimento comunitario e lavorativo per Donne). Servizio gratuito della cooperativa Libera Dimensione in collaborazione con la Cooperativa Quarantatrè e Privata Assistenza che si occuperanno delle attività di inserimento.
Lo scopo è quello di prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne, sia in ambito familiare che sociale, ma vuole essere anche un punto per il reinserimento nel circuito lavorativo o anche semplicemente un luogo d’incontro e di scambio. Il progetto associativo si fonda sulla convinzione che la donna, anche se in situazione di disagio, abbia dentro di sé la capacità di progettare il futuro e le risorse per uscire dalla precarietà, riappropriandosi della propria identità e riprendendo in mano la propria vita. Questo percorso è lungo e difficile: affrontato insieme ad altre donne può diventare più facile. Inoltre sarà anche possibile assistere all’inaugurazione della mostra fotografica “Yin – l’arte del femminile”, di Gabriella Catalano.
Massimo Iaretti
Il Patto della Montagna
Sabato 25 febbraio, viene inaugurato un nuovo ciclo di incontri tutti dedicati al mondo del documentario della nostra regione: Glocal Doc / Il cinema del reale in Piemonte. Il progetto, realizzato da Associazione Piemonte Movie, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, sarà una vetrina del documentario e dei documentaristi della regione, con proiezioni in anteprima, presentazione di progetti, incontri e dibattiti, con l’obiettivo di valorizzare il ricco panorama del cinema del reale girato e prodotto in Piemonte. Una serie di appuntamenti, per un totale di 5 serate, che si terranno ogni due mesi al Cinema Massimo di Torino (Via Verdi 18), in questa prima edizione 2017.
Come parte del ciclo Glocal Doc / Il cinema del reale in Piemonte, il Museo Nazionale del Cinema ci permette di stringere i legami con la storia passata e recente del cinema documentario, mentre Film Commission Torino Piemonte rappresenta un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo e la produzione made in Piemonte grazie alle sue attività di sostegno al settore, in primis attraverso il Piemonte Doc Film Fund, primo fondo italiano per il sostegno al cinema documentario, istituito nel 2007. Glocal Doc va inoltre ad aggiungere un tassello importante all’interno del quadro composto dalle numerose iniziative volute e realizzare da Piemonte Movie, a sostegno delle realtà cinematografiche locali. Una rassegna che si collega infatti al concorso Panoramica Doc del Piemonte Movie gLocal Film Festival per quanto riguarda il presente della produzione documentaristica e si allaccia, inoltre, alla manifestazione Movie Tellers – Narrazioni cinematografiche che nel mese di maggio proporrà 28 serate-evento in 13 comuni della regione con 4 lungometraggi, 4 documentari e 4 cortometraggi piemontesi, per far circuitare sul territorio le ultime produzioni realizzate sotto le Alpi. Un’iniziativa sostenuta da Regione Piemonte, promossa da Film Commission Torino Piemonte e FIP Film Investimenti Piemonte, ideata e organizzata da Associazione Piemonte Movie in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival e Agis-Anec.
Sabato 25 febbraio 2017 al Cinema Massimo ore 20.30, il Museo Nazionale del Cinema e Piemonte Movie insieme alle società di produzione Jean Vigo Italia e VideoAstolfoSullaLuna (Biella) presentano il documentario Il Patto della Montagna di Manuele Cecconello e Maurizio Pellegrini. Il film in corso di realizzazione con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund e del Mibact e parte del ricavato della serata – ingresso euro 6,00 – sarà devoluta per il completamento della produzione del film.
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IL PATTO DELLA MONTAGNA
C’è una storia che pochi conoscono e che si svolge in Piemonte, a Biella. Una storia nobile italiana che intreccia i destini di imprenditori tessili, lavoratori e partigiani, che nel ‘44, nel pieno della guerra, firmarono clandestinamente un Patto che affermava, per la prima volta in Italia e in Europa, la parità salariale tra uomo e donna. Il Patto della Montagna stabilì infatti “pari salario a pari lavoro” e segnò una conquista che diverrà nazionale ed europea solo negli anni Sessanta, aprendo una strada tra molte difficoltà, tuttora evidenti.
Quella vicenda è un evento eccezionale all’interno di 150 anni in cui la capacità di negoziazione tra lavoratori e imprese è diventata una delle condizioni di competitività e resilienza dell’area biellese. Nonostante la crisi e i processi di delocalizzazione globale, infatti, il Biellese è ancora l’unica area in Europa dove resiste l’intera filiera tessile e dove si producono tessuti tra i più fini al mondo.
Il Patto della montagna sta per diventare un film documentario, una co-produzione tra Jean Vigo Italia e VideoAstolfoSullaLuna, con il sostegno del Mibact e della Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, con la regia di Manuele Cecconello e Maurizio Pellegrini e la produzione esecutiva di Francesca Conti. Il documentario, di cui verranno presentati alcuni estratti, indaga le ragioni dell’eccellenza del prodotto tessile, trovandola nella qualità delle relazioni tra gli uomini, ovvero nella capacità di affrontare i conflitti attraverso una mediazione fondata sul rispetto reciproco. Una metafora per l’oggi che deve ritrovare il senso del futuro e del patto sociale.
La serata ripercorrerà il lungo percorso verso la parità salariale, di cui il “Patto” è il momento cruciale, affrontandone il prima e il dopo, dalle prime rivendicazioni sindacali nell’800 al definitivo riconoscimento sul contratto nazionale del 1964. Tra parole dette e recitate, pezzi di film, camei di testimoni eccellenti, sarete coinvolti in questo racconto inedito dagli autori e registi, da storici, stilisti, e dai rappresentanti delle istituzioni che sostengono la produzione.
La serata prevede il reading del Patto, la proiezione di clip con contenuti storici e interviste, e il teaser del film. A parlare della vicenda storica, di moda e territorio e del ruolo del cinema saranno presenti i registi con Francesca Conti (produttore esecutivo del film), Lorenzo Canova (Responsabile programma Sensi contemporanei), Nino Cerruti (industriale e stilista), Sara Conforti (artista), Claudio Dellavalle (Storico Università degli Studi di Torino), Alessandro Gaido (Presidente Piemonte Movie), Paolo Manera (Direttore Film Commission Torino Piemonte), Enrico Pagano e Marcello Vaudano (Istituto Storico della Resistenza di Varallo), Christian Pellizzari (stilista), Luisa Trompetto (attrice).
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Il Patto della Montagna. Le radici nobili della qualità biellese
Regia di Manuele Cecconello e Maurizio Pellegrini.
una co-produzione tra Jean Vigo Italia e VideoAstolfoSullaLuna, con il sostegno del Mibact e della Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund
Con il patrocinio di Comune di Biella, ATL Biella.
Sviluppato in collaborazione con ANPI Provincia di Biella, Docbi – Centro Studi Biellesi, ISRSC BI-VC – Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea nel Biellese, Vercellese e Valsesia, ISRSC Torino – Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Agosti” Torino.
Oggi al Cinema
LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO
A cura di Elio Rabbione
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Allied – Un’ombra nascosta – Drammatico. Regia di Robert Zemeckis, con Brad Pitt e Marion Cotillard. Nella Casablanca in pieno conflitto mondiale, già tanto cara a Ingrid Bergman e a Humphrey Bogart, s’incrociano Marianne Beausejour, legata alla resistenza francese e avvenente spia pronta a fare l’occhio dolce al perfido tedesco, e Max Vatan, comandante d’aviazione di origine canadese e al servizio dell’Intelligence inglese. Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Lux sala 3)
A united kingdom – L’amore che ha cambiato la storia – Drammatico. Regia di Amma Asante, con David Eyelowo e Rosamund Pike. Già compagno di Nelson Mandela negli studi universitari compiuti a Johannesburg, poi proseguiti in Inghilterra, Seretse Khama, principe del futuro Botswana, incontrò sposò a Londra alcuni anni dopo la fine della guerra Ruth Williams, una donna bianca. In un periodo di dieci anni, dal ’47 al ’57, che vede la perdita dell’India e il Ghana diventare il primo stato indipendente dell’Africa britannica, è facile pensare come questa unione provocasse scandalo, quanto i disegni di un Regno Unito che non voleva inimicarsi un Sudafrica e una Rodhesia segregazionisti e chiaramente le opposizioni interne al giovane pretendente al trono abbiano fatto tutto quanto in loro possesso per far naufragare ogni cosa. Durata 111 minuti. (Romano sala 2)
Autobahn – Fuori controllo – Azione. Regia di Eran Creevy, con Nicholas Hoult, Anthony Hopkins e Felicity Jones. Casey è diventato un corriere della droga. Non riuscendo a portare a termine una truffa ai danni di una banda rivale, è costretto a fuggire lungo le strade tedesche e a tentare di mettere in salvo la fidanzata Juliette, che rischia di essere sequestrata. Viene contattato per proteggerla il contrabbandiere Geran fino a quando la situazione non degenera a causa del pericoloso boss Hagen. Durata 99 minuti. (Uci)
Ballerina – Animazione. Regia di Eric Summer e Eric Warin. Félicie vive in un orfanotrofio in Bretagna. Un giorno fugge per raggiungere la Parigi della Belle Epoque, nella speranza di veder realizzato il suo sogni di diventare una étoile dell’Opera. Con lei l’amico Victor: il suo sogno è quello di diventare un famoso inventore. Durata 89 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Ideal, Lux sala 2, The Space, Uci)
Barriere – Drammatico. Regia di Denzel Washington, con Denzel Washington e Viola Davis. Premio Pulitzer per l’autore August Wilson, successo a Broadway nel 2010, già interpretato dagli stessi attori che si guadagnarono un bel Tony Award ciascuno, è la vicenda amara e sconnessa di Troy nella Pittsburg della fine anni Cinquanta. Anni di prigione, aspirazioni nel mondo del baseball interrotte dopo esser stato respinto dalla squadra perché afroamericano, un legame coniugale con Rose ferito dalle infedeltà, una vita familiare che si rivale su uno dei figli con velleità sportive, un lunario sbarcato grazie al lavoro di netturbino. Film di chiaro impianto teatrale, una delle punte d’eccellenza di questa stagione cinematografica che vede in primo piano una rivincita del cinema all black. Quattro candidature agli Oscar. Durata 139 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Groucho, Uci)
La Battaglia di Hacksaw Ridge – Drammatico. Regia di Mel Gibson, con Andrew Garfield, Sam Worthington e Vince Vaughn. Tornando dopo dieci anni dietro la macchina da presa dall’ultimo “Apocalypto”, Gibson narra la vicenda pacifista di Desmond Doss, cresciuto secondo la fede degli Avventisti del Settimo Giorno, che all’indomani di Pearl Harbor decise di arruolarsi, con il netto rifiutare di imbracciare le armi. Insultato e osteggiato e umiliato fisicamente e moralmente dall’opinione pubblica come dai propri compagni, Doss riuscì sulle scogliere di Okinawa a far prevalere le proprie convinzioni, mettendo in salvo in una sola notte 75 tra i suoi commilitoni. Grandi emozioni, un credo senza se e senza ma, guardando a Hawks e a Kubrick, a Eastwood e a Malick. Sei candidature che guardano agli Oscar, in primo luogo al Garfield già ammirato in “Silence” di Scorsese. Durata 131 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Lux sala 1, The Space, Uci)
Beata ignoranza – Commedia. Regia di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassman e Marco Giallini. In una scuola italiana, Ernesto e Filippo, un professore di italiano e uno di matematica, il primo chiuso nelle proprie tradizioni e contrario a quanto l’uso della Rete gli possa offrire, il secondo è perennemente connesso al web, sempre a caccia di colleghe, adorato dagli alunni. Un passato non facile da dimenticare ha anche visto una donna indecisa tra i due. E se oggi il gioco delle parti cambiasse e le idee e gli interessi dell’uno diventassero quelli dell’altro? Durata 102 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)
150 milligrammi – Drammatico. Regia di Emmanuelle Bercot, con Side Babett Knudsen e Benoit Magimel. Tratto da una storia vera. Nell’ospedale di Brest dove presta servizio, una pneumologia scopre che tra le morti sospette di alcuni pazienti e l’impiego di un farmaco commercializzato da oltre trent’anni ci sarebbero dei legami. È una lotta sempre più in crescita, da sostenere ogni giorno da parte di un gruppo di medici contro il Ministero della Salute francese e contro la casa farmaceutica che ha prodotto il farmaco. Durata 128 minuti. (Romano sala 3)
Cinquanta sfumature di nero – Erotico. Regia di James Fooley, con Jamie Dornan, Dakota Johnson e Kim Basinger. Sono cambiati sceneggiatore e regista per questo secondo capitolo della saga erotica inventata ad onor del proprio portafoglio dalla signora E.L. James, continua la ginnastica erotica di Christian e Anastasia, si preannuncia un nuovo grande successo grazie alle resse degli aficionados, tutto un gran mercato assai redditizio sulla scia dell’exploit dei 125 milioni di copie vendute del romanzo. In attesa delle sfumature di rosso. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gaston Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Salas i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Uno spunto interessante, uno svolgimento condotto con partecipazione: spiace per la grande povertà della forma, la regia scarna, i luoghi comuni, e il presepe di piccoli personaggi chiusi in macchiette in troppe occasioni. Coppa Volpi veneziana al protagonista (di certo sopravvalutata). Durata 118 minuti. (Classico)
Jackie – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Billy Crudup e John Hurt. I giorni che seguirono all’uccisione di Kennedy a Dallas, la ricostruzione dell’attentato, i ricordi e le immagini che invasero il mondo, il tailleur rosa di Chanel sporco di sangue, il ritorno a Washington e il trasloco dalla Casa Bianca, la lotta di una donna ormai sola contro l’establishment e la sua volontà indomita perché al presidente venissero fatti grandi, imponenti funerali di stato. Al centro della vicenda, di ogni inquadratura è la Jackie di Natalie Portman, in corsa per l’Oscar, a raccontare quei giorni ad un giornalista di “Life Magazine”. Durata 99 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Grande, Reposi, The Space, Uci)
David Lynch: The art life – Documentario. Lo spettatore messo di fronte ad un viaggio nel tempo e nell’intimo di un grande regista, con il racconto della sua formazione artistica, dell’infanzia nella provincia americana, dell’arrivo a Philadelphia, della sua passione per il cinema, del successo. Immagini, musica, brani dei primi film per tutti gli estimatori. Durata 90 minuti. (Centrale (V.O.))
La La Land – Musical. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Emma Stone. La storia di due ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Chico, Massimo sala 2, Reposi, The Space, Uci)
Lego Batman – Il film – Animazione. Regia di Chris McKay. I mattoncini famosi in tutto il mondo si uniscono in questo film, tra citazioni cinematografiche e precisi riferimenti, da Robin al maggiordomo Alfred, da Batgirl al prode Batman che imparerà a valorizzare i rapporti affettivi cancellando il trauma che ha determinato la sua vita. Durata 104 minuti. (Massaua, The Space, Uci)
Lion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Romano sala 1)
Mamma o papa? – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Valeria, ingegnere, e Nicola, ginecologo, dopo tre lustri di matrimonio, hanno deciso di divorziare. Noia, arrivismo, nuovi compagni, le offerte di lavoro che arrivano dall’estero, tutto collabora a far naufragare l’unione. Anche i loro figli sono tre e di loro nessuno dei due ha intenzione di occuparsi. Durata 98 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)
Manchester by the sea – Drammatico. Regia di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams e Lucas Hedges. Film in corsa per gli Oscar, sei candidature (miglior film e regista, sceneggiatura originale e attore protagonista, attrice e attore non protagonista), un film condotto tra passato e presente, ambientato in una piccola del Massachusetts, un film che ruota attorno ad un uomo, tra ciò che ieri lo ha annientato e quello che oggi potrebbe farlo risorgere. La storia di Lee, uomo tuttofare in vari immobili alla periferia di Boston, scontroso e taciturno, rissoso, richiamato nel paese dove è nato alla morte del fratello con il compito di accudire all’adolescenza del nipote. Scritto e diretto da Lonergan, già sceneggiatore tra gli altri di “Gangs of New York”. Durata 135 minuti. (Eliseo Rosso, Nazionale sala 1, Uci)
La marcia dei pinguini – Il richiamo – Documentario. Regia di Lui Jacquet con la voce narrante di Pif. Seguendo il solo istinto, un gruppo di pinguini intraprende un viaggio verso l’ignoto, la direzione è il mare e poi nuovamente la terraferma, per procreare. Durata 82 minuti. (Massaua, Classico, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci)
Moonlight – Drammatico. Regia di Barry Jenkins, con Naomi Harris, Mahershala Ali e Trevante Rhodes. Corsa agli Oscar anche per “Moonlight” con otto candidature. La storia di Chiron – suddivisa in tre capitoli che delimitano infanzia adolescenza ed età adulta del protagonista – nella Miami povera, tra delinquenza e droga, prima solitario e impaurito dalla propria diversità colpita dai pregiudizi, poi spacciatore che non ha paura di nulla e che sa adeguarsi al terrificante e violento panorama che lo circonda. Attorno a lui una madre tossicomane, un adulto che tenta di proteggerlo, un giovane amico. Durata 111 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Nazionale sala 2)
Oceania – Animazione. Regia di John Musker e Ron Clements. Coraggiosa, femminista che la metà basta, non certo alla ricerca del principe azzurro, la principessa Vaiana sogna di poter andare ben oltre la barriera corallina per avventurarsi nell’oceano. La sua prima sfida è salvare il suo popolo dalle malefatte del vanitosissime semidio Maui che per avere un giorno rubato il cuore di una dea rischia ora di portare quel paradiso terrestre all’aridità. Ma l’eroina è pronta combattere e a vincere. Durata 127 minuti. (Massaua)
L’ora legale – Commedia. Interpretazione e regia di Ficarra e Picone, con Leo Gullotta e Tony Sperandeo. Votazioni per l’elezione del sindaco a Pietrammare. Ma le cose vanno davvero male se quello in carica è maneggione e colluso e quello candidato i comizi li pronuncia al grido di “Onestà, onestà”. Persino il parroco, prima convinto di un cambiamento radicale, diviene avversario senza se e senza ma quando il vincitore gli impone di pagare l’IMU sulla chiesa che lui ha trasformato in albergo. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space)
Resident Evil: The final chapter – Horror. Regia di Paul W.S. Anderson, con Milla Jovovich. La Umbrella Corporation sta radunando le sue forze per sferrare un colpo fatale contro gli unici superstiti all’Apocalisse. Alice ritroverà gli antichi amici per scontrarsi ancora una volta contro le orde di non morti e con nuovi mostri mutanti: a questo puntoo dovrà misurarsi con l’avventura più difficile, nel tentativo di salvare il genere umano. Durata 106 minuti. (Ideal, The Space, Uci anche in 3D)
Sing – Animazione. Regia di Garth Jennings. Una esausta porcellina, madre di 25 maialini, un gorilla, un topo, un timidissimo elefante, tutti partecipano ad un debuttanti allo sbaraglio, un nostrano X Factor per intenderci, messo in piedi dal koala Buster Moon al fine di mettere in salvo dal fallimento il proprio teatro. Durata 110 minuti. (Uci)
Smetto quando voglio – Masterclass – Commedia. Regia di Sidney Sibilia, con Edoardo Leo, Lorenzo Lavia, Valeria Solarino e Pietro Sermonti. Seconda puntata per le avventure della banda di precari universitari volti per necessità alla produzione della droga. In attesa di una terza già messa in cantiere a furor di popolo, per adesso il gruppo di antropologi, latinisti, archeologi, chimici e quant’altro stringe un patto con una ispettrice di polizia al fine di stroncare il traffico di smart drug, non ancora illegali e non ancora perseguibili. Durata 118 minuti. (Reposi, The Space, Uci)
Split – Thriller. Regia di M. Night Shyamalan, con James McAvoy. La storia di Kevin, uno psicopatico che unisce in sé 23 diverse personalità, che si alternano nella mente e nel corpo, in cura da una psicologa che non ha compreso come in lui stia sempre più prendendo importanza la ventiquattresima, la Bestia, la più pericolosa, che tende a sovrastare ogni altra. Un giorno Kevin rapisce tre ragazze. L’autore del “Sesto senso” e di “The village” gioca con i differenti generi, dal thriller al soprannaturale, dal dramma psicologico allo studio medico, non dimenticando Lynch o il viso e la risata del Nicholson di “Shining”. Durata 116 minuti. (Uci)
The Founder – Commedia. Regia di John Lee Hancock, con Michael Keaton e Laura Dern. Con un passato di commesso viaggiatore di scarso successo, nel 1954, di fronte alla ristretta attività dei fratelli Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, un povero chiosco di hamburger confezionatore di spuntini veloci per altrettanto pubblico frettoloso e dal poco spendere, il signor Ray Kroc pensa di allargare, in qualità di socio, l’attività dei pionieri su scala nazionale. Sappiamo tutti com’è andata a finire, successo successo successo, unendo artigianato e voglia di sperimentazione unita a una fragorosa mania di grandezza. Un avventura americana, una sfida e il sogno sempre ricercato, un’altra bella prova per il resuscitato Keaton, già pedina vincente di titoli quali “Birdman” e “Il caso Spotlight”. Durata 115 minuti. (Classico)
The Great Wall – Avventuroso – Regia di Zhang Yimou, con Matt Damon, Tian Jing e Willem Dafoe. Banco di prova per coproduzioni cino-statunitensi, un gruppo di sceneggiatori hollywoodiani, un regista tra i più acclamati, un divo: ma sembra che il gioco non abbia funzionato. Una vicenda che gira intorno alla Grande Muraglia, costruita per mettere al riparo non soltanto il grande paese ma altresì il resto del mondo da orde di creature dall’aspetto animalesco in vena di enormi distruzioni. Stupisce che un regista come Yimou (“Lanterne rosse”) si sia addentrato in una simile avventura, tra kolossal e arti marziali. Durata 103 minuti. (Massaua, Ideal (anche in 3D), The Space, Uci anche in 3D)
T2 Trainspotting – Drammatico. Regia di Danny Boyle, con Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller e Ewen Bremmer. Il precedente “Trainpotting” aveva lasciato Mark Renton scappava con il malloppo, abbandonando i compagni in un un mare di rabbia, di droga e di sballo. Non tutti l’hanno digerita. La nuova puntata di quel film che è diventato un cult vede il nostro nel tentativo di riallacciare i contatti, e per quanto si può in vera pace, con loro rimettendo piede a Edinburgo. Quello che non ha proprio voglia di incontrare è Begbie (Carlyle), appena uscito di galera, il più legato al mondo di un tempo. Durata 117 minuti. (Ambrosio sala 2, Greenwich sala 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)
Un re allo sbando – Commedia. Regia di Peter Brosens e Jessica Woodworth, con Peter van de Begin, Lucie Debay e Titus de Voogdt. Le avventure di un immaginario sovrano del Belgio che, in visita ufficiale in Turchia, apprende come la Vallonia abbia dichiarato la propria indipendenza. Il viaggio di ritorno in patria svelerà a tutti la sua vera personalità e a lui il piacere di vivere. Durata 94 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)
S’è nascosto al mondo Lee Chandler, il protagonista di Manchester by the sea di Kenneth Lonergan. In una Boston dove lo vediamo ripetutamente spalar neve per far spazio e pulizia attorno a quelle case che lo vedono uomo tuttofare, dagli impianti elettrici ai problemi di riscaldamento allo smaltimento di vecchi arredamenti di tutto si occupa lui e tutto gli va bene, Lee vive in un angusto scantinato, si chiude silenzioso nei bar, scatena risse con gli sconosciuti che lo hanno guardato di storto, in giornate di buona riduce al minimo i monosillabi con chi lo avvicina.
La sua vita ha un soprassalto con la morte improvvisa del fratello malato di cuore, con il dover prendersi cura del nipote che lo scomparso gli ha affidato (la madre in preda all’alcolismo se ne è andata, vive con un altro uomo chissà dove), con il trasferimento nella cittadina del titolo a rivedere i luoghi e i volti di una tragedia che lo ha annientato. È il passato che torna, che si accavalla e s’accartoccia con il presente nella splendida e dolente sceneggiatura di Lonergan – con Manchester è alla terza regia, Gangs of New York la sua sceneggiatura più illustre -, è un ritornare alle tante gite in barca che Lee faceva con il fratello e il nipote, alle serate con gli amici, ad un carattere gioviale, ad un uomo legatissimo alla famiglia, il presente è soprattutto costruire tra animosità e diffidenze i nuovi rapporti con il ragazzo che tanto appare sicuro di sé (spavaldamente fa di tutto per mostrare quanto si goda la vita, tra sport e musica e l’andare e venire tra due bellezze locali da portarsi a letto senza troppi ripensamenti) quanto più cova dentro un’infelicità e un’insicurezza emozionale che lo fanno rassomigliare a lui. Lonergan costruisce con tempi lunghi – e in un paesaggio rannuvolato che ti riporta a certe immagini di Hopper, con i suoi fari sulla costa e le case di legno – due esistenze che tentano di prendere una nuova strada, lo fa in modo intenso, mattone dopo mattone allinea sguardi, disperazioni e attimi di allegria, tentativi faticosi e speranze che sbocciano in un semplice gioco tra i due con una palla da tennis trovata vicino alla spazzatura.
E il futuro potrà essere diverso, più leggero. Soprattutto in un gioco che mai lascia avvertire ripetitività o stanchezza alterna i due momenti temporali, in un fluire di ricordi che portano alla scena madre dell’incontro tra il protagonista e la ex-moglie, in un carico di emozioni di cui anche Lee è capace, in una ricerca di affetti che non può avere spazio. Manchester non cerca grandi azioni, è soffocato nelle parole, è tutto giocato in sottotono, le piccole cose non dette ogni giorno risultano la sua spina dorsale, e le sei nomination agli Oscar nelle principali categorie (migliori film, regia e sceneggiatura originale, attore protagonista, attore e attrice non protagonista) sono andate in questa direzione di grigiore esistenziale. Della scrittura s’è detto, la regia sottrae in maniera estremamente misurata, Casey Affleck ritrova tutta quella bravura che ce lo aveva fatto apprezzare in L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, costruendo un bel personaggio, indimenticabile, fatto di ombre e di luci, compatto in quel suo più completo annientamento. Da non dimenticare le prove del giovane Lucas Hedges, di piena maturità, e di Michelle Williams, un piccolo ruolo che abbraccia con perfetta precisione lo sguardo del regista. Un mare di musica, uno specchio musicale che corre tra presente e passato e non soltanto, un avvicinare Händel a Bob Dylan, Massenet e Albinoni a Ray Charles, una coinvolgente colonna sonora intorno alla tragedia e alla redenzione di un uomo solo.
Baìo, Baìo…. il grido di libertà e di pace dell’antica festa alpina risuona forte e alto in tutte le borgate di Sampeyre per il carnevale 2017, anche se è un carnevale molto atipico, senza coriandoli, maschere, botti e fuochi. Anticamente la Baìo era una cerimonia primaverile propiziatoria dei nuovi raccolti ma con il passar del tempo si è trasformata nella rievocazione, tra storia e leggenda, delle incursioni dei saraceni in Val Varaita avvenute nel X secolo e la loro cacciata da queste montagne. Baìo è un termine occitano che tra le sue origini da “Badia”, come si chiamavano nel medioevo i gruppi giovanili mascherati che organizzavano simili manifestazioni, ma oggi con la parola Baìo si intende una festa di libertà e di unione nel mese di carnevale con i suoi tanti partecipanti e ammiratori. E da dieci secoli, ogni 5 anni, le borgate di Sampeyre, Villar, Rore e Calchesio formano una milizia popolare e tutti gli uormini armati di fucili, sciabole, asce, mannaie e fiaschetti di vino, respingono i Mori arrivati dalle coste della Provenza. Il Saraceno è un mito ricorrente nei carnevali europei e un po’ ovunque si incontrano mori, turchi, arabi, cioè il nemico da mettere in ridicolo nelle feste in costume. Come qui, ai mille metri di Sampeyre, dove domenica scorsa si è svolta la seconda giornata della Baìo sotto un cielo terso e in un clima quasi primaverile. Oltre 400 i figuranti con in testa gli Abà, i capi milizia, incaricati di dare la caccia ai terribili maomettani che, pur indeboliti dalla sorprendente reazione dei valligiani, ancora infestano le valli terrorizzando donne e bambini. Il grido..baìo baìo…lanciato spesso dai partecipanti alla sfilata diventa sempre più forte e coinvolge anche gli spettatori (erano presenti centinaia di persone e molti turisti francesi ) e vuol essere un inno alla libertà e all’unione della popolazione locale dopo lo scampato pericolo. Gli uomini in armi di tutte le borgate inseguono i saraceni che tentano di bloccare i montanari ostruendo i sentieri con tronchi d’albero. Ogni figurante ha un suo ruolo e, nei costumi indossati, ciò che risalta sono i nastri di seta che abbelliscono abiti e copricapi. Ci sono i Cavalìe, la cavalleria dei valligiani, il Tambourn con un lungo bastone alla testa del corteo, c’è Arlequin, una specie di servizio d’ordine con fare burlesco, ci sono le Sarazine e le Segnourine, appena liberate dalla violenza saracena, i Tambourin che ritmano la marcia e l’assalto ai Mori, i Sapeur con le accette per spezzare gli alberi a terra, i Morou, i Turc e il Cantinìe che non fa mancare il buon vino.. .giovedi’ grasso l’ultima sfilata con i processi al Tesoriere della Baìo accusato di voler scappare con il tesoro della comunità. La Baìo di Sampeyre tornerà fra 5 anni.
Filippo Re
“Saluti da Sarajevo”
“Luca Leone non è più uno straniero, qui da noi a Sarajevo”, scrive Eldina Pleho,giornalista, sarajevese. E’ qualcosa più che un’affermazione: è la prova di un legame profondo e vero tra uno degli scrittori più attenti alla realtà bosniaca e la “Gerusalemme d’Europa”.“Saluti da Sarajevo” è uno dei libri più belli di Luca Leone e narra la storia della città al crocevia tra l’Oriente e l’Occidente europeo dei Balcani, ne racconta gli scorci e l’essenza straordinaria attraverso splendide immagini a colori e consigli di percorsi di visita, mettendo in luce la sua innata e insopprimibile tolleranza e laicità. Luca Leone ha confezionato con cura e passione un originale omaggio a una città stupenda, straziata fin nel profondo dell’anima dalla barbarie della guerra ma, ciò nonostante, ineguagliabile per la sua capacità di accogliere e di stupire. Seguendo la scelta fatta con altri suoi libri– ovvero avviare una nuova fase di narrazione sulla Bosnia Erzegovina, che non si occupi più solo del passato e in particolare della guerra ma che invece si concentri sul presente e sulle prospettive future – l’autore di “Saluti da Sarajevo” racconta la capitale bosniaca di oggi. Dalle pagine emergono scorci, percorsi, storia, sviluppo, contraddizioni, proponendo un racconto a metà strada tra il reportage giornalistico, il diario di viaggio e la guida sia per neofiti che per conoscitori della città. Così Luca Leone porta il lettore a “confrontarsi con una Sarajevo inattesa, nuova, a tratti altera ma sempre accogliente, concentrandosi sui suoi quartieri e luoghi più importanti e unici, che raccontano una storia e mille storie affascinanti e uniche, come unica sa, può e deve essere Sarajevo”. Del resto, di storia, ne è passata molta nella valle tra il monte Igman e il monte Trebević, soprattutto nel “secolo breve”, quel ‘900 che è iniziato e finito proprio a Sarajevo tra gli echi degli spari e l’odore del sangue. E’ una città che non lascia indifferenti: il nome stesso suscita emozioni. Non sarà forse bella come altre città ma il suo fascino sta nella sua stessa essenza, che è davvero qualcosa d’inafferrabile.
M.Tr.
Mercoledì 1° marzo alle ore 18 presso la sede del Centro Pannunzio, Giuseppe SCIARA parlerà sul tema “MACHIAVELLI E IL MACHIAVELLISMO DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE AL MONDO CONTEMPORANEO”. Introdurrà Aurelia CAMPARINI. Considerato al contempo mentore di tiranni e disvelatore delle loro trame, ispiratore di politici senza scrupoli e guida per i popoli, cinico teorico del successo e geniale scienziato politico, Niccolò Machiavelli è stato chiamato in causa in molteplici occasioni e nei contesti storicopolitici più disparati. In questo incontro il relatore ripercorrerà alcuni usi politici del pensiero e della figura di Machiavelli nel corso della storia (fino ai giorni nostri), mostrando come in molti siano arrivati a fargli dire cose che lui non si era mai sognato di dire.
“I film delle tre” di Isa
L’Associazione culturale “ISA Torino” presenta una rassegna cinematografica atipica: un film al mese dal titolo: “I film delle tre”. Gli argomenti che la ispirano ruotano attorno a uomini e donne che hanno saputo trasformare gli accidenti incorsi alla propria storia personale, in punti di partenza, dai quali far spiccare il volo al proprio destino, rappresentando così esempi salienti di eccellenza per popoli, ambiti geografici e storici differenti. I Film delle tre sono 4 appuntamenti pomeridiani a cadenza mensile; ogni evento prevede la proiezione della pellicola cinematografica scelta ed anche interventi esplicativi che ne anticipano, preparano e seguono la visione. Lo scopo atteso della rassegna non è esclusivamente il raggiungimento di una miglior comprensione del linguaggio di regia, ma aprire, attraverso i contributi offerti dai singoli titoli, ad una riflessione nuova sul tema e sul personaggio proposto. Primo appuntamento Sabato 11 Marzo 2017 per iniziare questo viaggio insieme con la prima pellicola Primavera, Estate, Autunno, Inverno… e ancora Primavera Regia: Kim Ki-Duk – Corea del Sud 2003 (103 min) In un eremo senza tempo, galleggiante al centro di un lago, vive un anziano monaco ed il suo giovanissimo discepolo, lo scorrere delle stagioni meteorologiche corrisponde allo scorrere delle età della vita, con le difficoltà e le opportunità in esse contenute. Gioie, rabbie, dolori e piaceri segnano attraverso il passare delle quattro stagioni la vita del monaco che impara a divenire un maestro e la vita del novizio che impara a divenire un discepolo. Testimone del viaggio è la natura e la ricerca incessante della relazione tra uomo e Dio come destinazione finale di tutti i livelli di esistenza.
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Luogo : VIABALTEA in Via Baltea,3 Torino Orario di inzio :15 Ingresso libero, prenotazione consigliata su FB o telefono / whatsapp 338 5801222 email :segreteria@isatorino.org