CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 667

La lettura indipendente a Torino

“Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma e ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”, diceva Cesare Pavese.

E’ vero la lettura ha il potere di corroborare e rinsaldare i nostri pensieri, le nostre idee e le nostre considerazioni, una legittimazione a volte necessaria per dare più valore a quello che abbiamo dentro, a quello in cui crediamo. Leggere ci fa crescere, ci arricchisce, ci permette di entrare magicamente nelle storie altrui e ci regala avventure indimenticabili, inoltre è un potente antistress che ci aiuta a non essere assorbiti e inghiottiti da un mondo decisamente hi tech.

 

A Torino questa passione per la lettura si è trasformata in un progetto ambizioso che punta alla qualità e all’approfondimento e che le conferisce una connotazione poetica, romantica, d’altri tempi: è infatti nato “COLTI” , l’unione delle librerie indipendenti. Sono circa 25 le librerie dell’area torinese che associandosi nel consorzio, con la condizione fondamentale di non appartenere a nessuna catena editoriale, si sostengono reciprocamente promuovendo le loro attività: la partecipazione a fiere, la creazione di eventi e di incontri con gli autori, la vendita online dei libri, tocco di modernità al passo coi tempi che non tradisce né sostituisce il magico mondo degli scaffali, il profumo della carta e il libraio appassionato pronto ad aiutarci e guidarci all’acquisto.

 

Entrando in queste librerie si accede ad un mondo fantastico, ricco di contenuti, di storie, di poesia, di vita vissuta, di desideri possibili. Gli ambienti sono accoglienti, lontani dai format delle grandi librerie che ci imprigionano in ambienti freddi e percorsi razionali; l’accoglienza è d’obbligo, la visita è più lenta, rilassante e coinvolge spesso altri sensi oltre la vista: il tatto, attraverso il contatto più stretto con la carta, l’odore del passato rinchiuso nelle versioni dei piccoli editori e inoltre il gusto, in alcune librerie infatti è possibile sedersi e assaporare un caffè immersi nella cultura e nel sapere.

 

Oltre ad una visione lirica della lettura, la decisione di formare un consorzio possiede un vero e proprio modello di business che mira allo studio più approfondito dei cataloghi, alla scelta dei libri senza il filtro della intermediazione degli agenti, che mediamente incide del 20 per cento sul prezzo finale, quindi al contatto diretto con piccoli e medi editori. Risparmiare sui costi di acquisto permette di praticare maggiori sconti sui libri in vendita e di rendere la lettura un piacere più accessibile.

 

Luna’s Torta, Bardotto, Il Ponte sulla Dora, Il Giramondo, La Montagna, Donostia sono solo alcune delle librerie del Consorzio Librerie Torinesi Indipendenti, la Colti, un acronimo che contiene in sé il significato di sapienza e che sicuramente contribuirà sensibilmente all’avvicinamento tra le persone e la lettura grazie anche ad alcuni valori ritrovati: il contatto umano, l’accessibilità, la semplicità.

Maria La Barbera

 

Il silenzio delle cose

“Il silenzio delle cose” è il titolo della mostra antologica di Paca Ronco che s’inaugura domenica 1 ottobre – ore 16,30 – nella sede dell’associazione LaborArt a Piedimulera (Vb). La presentazione dell’evento sarà a cura di Federica Mingozzi, Carlo Tacchini e Danila Tassinari. Paca Ronco, torinese di nascita, vive e lavora a Pieve Vergonte, in Val d’Ossola,  e ha partecipato con i suoi quadri a numerose esposizioni collettive e personali in Italia e all’estero. Le tecniche usate spaziano dal carboncino alla china, dalle tempere, acquarelli e matite per finire con l’olio, la tecnica preferita. Per gli strumenti , oltre ai classici pennelli, Paca Ronco si avvale anche di spatole e spugne. La figura umana è al centro delle prime opere, poi si sono susseguiti altri argomenti, con vere e proprie mostre a tema come “Le maschere”, “L’amore”, “Tempo sospeso”, “40 varianti sull’opera di Vermeer”,”Ritratti” e le varie nature morte ( “Le tazze”, “Oggetti inchiodati”, “A metà”, “Le mele”) fino alle ultime opere, “Pavimenti e parole”. Come ha scritto Danila Tassinari, “ i quadri di Paca Ronco sono  storie che ci guardano e aspettano di essere messe in movimento”. La mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre, dal giovedì alla domenica, dalle 16.00 alle 19.00, nello spazio espositivo di via Leponzi 27-29 a Piedimulera.

 

Marco Travaglini

Solchi nella pelle

LE POESIE DI ALESSIA SAVOINI
Allento il pugno
Respirano adesso le tracce scavate nella carne
Righe di esistenza che solcano la pelle
Suda dalla mano l’emozione che non riesco a trattenere
Impermeabile lo strato che la sfoga non la può più riassorbire.
Sotto i calli su cui ho fatto resistenza
Scorre il sangue che scalda un corpo
E impercettibili cambiano direzione
A ogni istante in cui l’eternità si scinde.

Gian Carlo Ferraris. L’aeroplano giallo

Finalborgo – Finale Ligure (Savona)

IN MOSTRA A FINALBORGO, I “PAESAGGI SENSIBILI” E GLI UNIVERSI GIOCOSI DELL’ARTISTA CANELLESE FOLGORATO DALLA PITTURA DI BURRI

Mostra intrigante e suggestiva. A partire dal titolo. Anche curioso. E perfettamente esplicativo del far pittura di Gian Carlo Ferraris, classe ’50, nato a San Marzano Oliveto, nella provincia astigiana, ma da anni residente a Canelli. A lui è dedicata l’ampia personale, curata da Anna Virando (conservatrice del Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Mombercelli) con il patrocinio dell’Unione dei Comuni del Finalese e ospitata negli spazi del Complesso Monumentale di Santa Caterina– Oratorio de’ Disciplinati della stupenda Finalborgo, l’antica Burgum Finarii, fra i “Borghi più belli d’Italia”, per secoli capitale del Marchesato dei Del Carretto nonché centro amministrativo della “balneare” Finale Ligure, nel Savonese. Il titolo, si diceva: “L’aeroplano giallo”. Oggetto ludico di più o meno remota memoria, fantasioso giocattolino dell’infanzia, “spesso ricorrente nei miei quadri”, ci ricorda l’artista, che ha indubbiamente visto bene titolandogli – proprio per questo- una personale che è, dalla prima all’ultima opera esposta, autentica “Poesia”. “Poesia pura”. “Gioco” libero e accattivante “Divertissement”. Come vuole essere, forte di un “mestiere” ormai quasi cinquantennale, la sua singolarissima pittura. L’attività artistica di Ferraris inizia infatti nel ’72 (allorquando l’allora giovin pittore sfugge – volutamente e presumibilmente senza grossi patemi – al predestinato posto fisso e sicuro, già pronto per lui nell’azienda paterna produttrice a Canelli di macchine enologiche); dal ’74 all’’84 insegna Figura Disegnata al “Primo Liceo Artistico” di Torino e fino al 2010 Discipline Pittoriche all’ “Istituto d’Arte” di Acqui Terme. In mezzo ci stanno le mostre, personali e collettive. Ma anche la continua ricerca, il lavoro quotidiano rigoroso e sofferto sul segno e sul colore. Esercizi di stile. Prove di pittura felix, che lo portano dai “Paesaggi della memoria” (quadri dal 1997 al 2007), fatti di “materia evocata, costruita come in sogno, un ricordo dai contorni indistinti” agli attuali “Paesaggi sensibili” (2007 – 2017), superando non senza sforzi il richiamo alla “memoria”, termine “equivoco che rimanda al passato, mentre le ricerche vanno rivolte sempre al futuro”. La folgorazione, racconta lo stesso artista, avviene a Città di Castello visitando il “Museo Alberto Burri”. Del grande umbro, il nostro canellese s’innamora a prima vista. Ad ammaliarlo é soprattutto “al di là delle ricerche sui sacchi e sui cellotex, l’uso dei colori principali, delle grandi campiture e dell’intensità dell’acrilico”. E da allora tutto cambia. Si inizia un nuovo cammino “che è – precisa ancora Ferraris – cammino divertente”. Ed ecco allora, proiettate su grandi tavole, le dolci colline di casa dalle ampie campiture di colore (che passa nitido e definitivo dal blu al rosso al personalissimo grigio-Ferraris) e dalle forme sinuose, “infantili o primitive”, su cui faticano a radicarsi e stanno su per miracolo, spuntando dai lati dall’alto o da sottinsù, improbabili minimaliste case e cascinali, sotto cieli altrettanto improbabili abitati da stelle e stelline, grandi soli e lune piene che sembrano fatti ad arte solo per lì, per quei luoghi e solo per quelli. “Le colline – ci ricorda Gian Carlo – sono diventate piatte quinte teatrali che si perdono una avanti all’atra facendosi ombra, mentre sul proscenio si muovono gli attori”. Finti o reali. A volte e preferibilmente sono bambini che giocano ai giochi della nonna, col cerchio, con la palla o dondolandosi contenti sull’altalena; altre volte – coprotagonisti – sono cani, uccelli e ancora aquiloni, aerei di carta, mongolfiere e gli amati aeroplani, meglio se gialli. Giocattoli e voci discrete che raccontano in sordina un piccolo grande mondo senza sconvolgerne l’intima essenza. In un quadro esposto in mostra, Ferraris si cimenta perfino in una sorta di omaggio-pop al celeberrimo “Le dèjeuner sur l’herbe” di Manet. Pezzo delizioso. “Ciò che mi interessa– conclude l’artista – è proporre dei lunghi attimi sospesi, dove quanto succede è isolato e apparentemente distante, come in uno stato di solitudine silenziosa e straniante, non triste ma giocosa”. E questo è per gli oltre ottanta quadri (tutti di grandi dimensioni, tutti acrilici su tavola) esposti in mostra accanto a sei “Totem” che sono bizzarri paesaggi-scultura fatti di lamiera colorata e pali di vigna o pezzi di vecchie porte. A chiudere la rassegna sono infine una decina di incisioni (acqueforti, acquetinte e cere molli), tecnica approfondita frequentando, negli Anni Settanta, lo studio di Mario Calandri e la stamperia di Piero Nebiolo a Torino, che ci ricordano anche l’importante attività svolta a tutt’oggi da Gian Carlo Ferraris nel campo della grafica pubblicitaria e dell’illustrazione.

Gianni Milani

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“Gian Carlo Ferraris. L’aeroplano giallo”

Complesso Monumentale di Santa Caterina – Oratorio de’ Disciplinati, via Lancellotto, Finalborgo – Finale Ligure (Sv), tel. 019/690020; www.museoarcheofinale.it

Fino al 15 ottobre Orari: da mart. a dom. 15 – 20

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Le immagini:

– Gian Carlo Ferraris: “La vendemmia”, acrilico su tavola, 2017

– Gian Carlo Ferraris: “Luna di città”, acrilico su tavola, 2017

– Gian Carlo Ferraris: “Allegre rincorse”, acrilico su tavola, 2017

– Gian Carlo Ferraris: “Due palloncini”, acrilico su tavola, 2017

– Gian Carlo Ferraris: “Una sera di mezza estate”, acrilico su tavola, 2016

– Gian Carlo Ferraris: “Totem 1”, tecnica mista, 2013

– Gian Carlo Ferraris: “Colazione sull’erba”, acrilico su tavola, 2015

GPL – Grandi Progetti Leggeri

La Cavallerizza Irreale di Torino il prossimo 29 Settembre alle ore 18,00 propone la nuova rassegna d’arte : GPL – Grandi Progetti Leggeri   che apre col progetto “Atli lo spadete” di Domenico Olivero.

Da alcuni giorni, un lungo nastro argentato scorre per i diversi piani della Cavallerizza Reale di Torino, percependone gli spazi, rivelando memorie, condividendo ricordi, cosa sarà mai?

E’ una originale proposta artistica fra arte e architettura per la nuova rassegna “GPL – Grandi Progetti Leggeri” che nei prossimi mesi darà corso ad affascinanti interventi nei maestosi spazi della Cavallerizza di Torino.

Questo primo progetto, opera dell’artista Domenico Olivero, dal titolo “Atli lo spadete”, con la curatela di Alessio Moitre, si sviluppa nei tre piani dell’edificio, attraversandoli in modo seducente, rielaborando la percezione e le suggestioni del luogo. Un ambiente sonoro ideato da Elettrogenica, accompagna il progetto espositivo.

Un evento eccezionale che rilegge la recente vita di questo nobile edificio, storica sede della cavalleria reale del Regno Sabaudo, ora incredibile spazio di ricerca artistica ma non solo.

Il progetto GPL inizierà alla fine di Settembre 2017; il primo intervento sarà dal 29 Settembre al 15 Ottobre; seguiranno nei prossimi mesi progetti unici e irripetibili.

Per la Giornata del Contemporaneo – organizzata dall’AMACI, il 14 Ottobre, l’artista accompagnerà i visitatori alla scoperta dell’installazione alle ore 15,45.

Testo di Alessio Moitre curatore del progetto: Atli lo spadete   (Attraverso lieve lo spazio del tempo)

La lettura delle tracce passate è una forma raffinata e particolare di chiaroveggenza, alla luce della presenza di elementi di cui non si conosce la storia.

Con il progetto “PA – RE – TE”, l’artista Domenico Olivero (1964, Cuneo), si era già trovato l’anno passato al cospetto della struttura della Cavallerizza, riportando tramite fotografie i muri e le conseguenti suggestioni sfociate nella creazione di personaggi nati nel contesto e, si potrebbe dire, per il luogo stesso. L’artista dunque come scopritore della forma originaria di un contesto.

Vi è dell’archeologico, come nella volontà dello studioso di frequentare nuovamente i siti del rinvenimento. Nulla di strano se si sente il desiderio di proseguire andando oltre, ricalcando piccole zone, creando un tracciato che colleghi i vari ambienti, con una consecuzionalità che appare come un riportare gli eventi nella modalità di un novello Arazzo di Bayeux. Da ciò prende forma non solo una sottile presa di coscienza che attraversa le varie epoche, ma mostra anche la difficile presenza della traccia e del riferimento artistico, all’interno di un unico ambiente così fortemente connotato. Riprendendo suggestioni dirette con la performance degli anni settanta, Olivero sa dare corpo a ciò che investe il raffinato pensiero di un viaggiatore curioso tra stanze, piani, dettagli appena accennati, ma così gustosi da notare, che è un vero peccato farli cadere nella più desolata indifferenza. Domenico ricostruisce presenze e gli dona un corpo tangibile nella creazione di un opera di spiccata leggerezza, fragile se abusata dal tocco di mani inconsapevoli sul lavoro appena svolto. È il rischio dello scopritore, viaggiare tra i vari stadi della comprensione, come è strano constatare come l’opera “ATLI”, apra una terza via, quella del narratore, che osserva e riporta forse peccando d’infedeltà ma continuando a descrivere ciò che l’origine del luogo e lo scopritore, gli hanno affidato.

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– GPL – Grandi Progetti Leggeri   E’ un progetto ideato dagli artisti Anna Ippolito e Marzio Zorio, sviluppato all‘interno del gruppo Arti Visive di Cavallerizza in collaborazione con Valentina Addabbo, Viola Gesmundo, Jacopo Mandich, Tonichina, Primavera e Michele Di Erre, rivolto ad artisti e curatori nazionali ed internazionali, per dare l’opportunità di creare opere site specific, di carattere monumentale, all’interno degli spazi di Cavallerizza Reale di Torino.

– Cavallerizza Reale è un’opera architettonica di 22.000 mq iscritta dal 1997 tra i beni patrimonio UNESCO nel centro storico di Torino. Del maggio 2014 parte della struttura è stata occupata per salvaguardare il patrimonio architettonico dalla vendita a privati da parte del comune di Torino ed è cominciata un autogestione di artisti e cittadini impegnati in diverse attività. In tale contesto è venuto a crearsi il gruppo Arti Visive.

– Domenico Olivero (Cuneo, 1964) riflette sulla contemporaneità con spirito umanista. L’orizzonte operativo dell’artista è fortemente concettuale, approcciato al mondo fisico nel suo potenziale culturale. Attraverso diversi canali espressivi condivide le sue visioni, attivando processi, incontri, comunità. Le sue recenti attività artistiche stanno indagando la collettività urbana, la labilità della memoria e le nuove tecnologie informatiche.

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Titolo rassegna: GPL – Grandi Progetti Leggeri

Titolo mostra: Atli lo spadete

Artista: Domenico Olivero

Curatore: Alessio Moitre

Ambientazione sonora a cura di Elettrogenica

Data evento: 30 Settembre – 15 Ottobre 2017

Inaugurazione: venerdì 29 Settembre ore 18,00

Orario di apertura: Sabato e Domenica 15,30 – 18,30 o su prenotazione telefonica 338 142 6301 – Ingresso libero

Indirizzo: Cavallerizza Reale Via Giuseppe Verdi, 9, 10124 Torino TO

Sito web : http://artivisive.cavallerizzareale.org/gpl.html

Domenico Olivero : https://domenicooliverocv.blogspot.it/

Il passa falso di Sofia Coppola alla ricerca del soldato John

C’è davvero da chiedersi che cosa abbia spinto Sofia Coppola a rispolverare oggi un soggetto che già all’inizio dei Settanta non fu trascinato al successo cinematografico dagli osanna di pubblico e di critica. Anzi. Già traendolo dal romanzo The Beguiled di Thomas Cullinan, pubblicato soltanto un lustro prima, Don Siegel nel 1971 offrì ad un roccioso quanto inquietante Clint Eastwood il ruolo del caporale nordista che è al centro della Notte brava del soldato Jonathan, innaffiando il tutto con una buona dose di misogenia. Oggi la prole dell’indimenticato autore del Padrino ha a disposizione per questo suo Inganno il bel faccino di Colin Farrell che inquietante per tutta la vicenda non lo è affatto, nemanco quando deve fare l’orso cattivo e sbraitare a dispetto degli ultimi istanti che gli restano da vivere, lui rinvenuto ferito sul limitare da un’anima candida che è andata canterellando in cerca di funghi: Coppola mette in obliquo rispetto a Siegel la macchina da presa e riconsidera la vicenda con occhio tutto femminile, con i sentimenti, la complicità, le decisioni e gli ardori delle donne, riunite spavaldamente in gruppo e pronte a decidere il proprio domani, libero da intrusi e spavaldo, come tante Rosselle.

Al terzo anno di una guerra di Secessione che imperversa crudele nella Virginia dei confederati – non troppo lontano da quella casa che è istituto e rifugio per ragazze s’odono i colpi dei cannoni, mentre di tanto in tanto passa un gruppo di militari con le giubbe grigie a controllare che tutto sia tranquillo, come state?, tutto bene, nessun problema? -, approda con le sue ferite il caporale John, posto al riparo e ben lontano il pensiero, per chi lo ha raccolto e ospitato, di renderlo ai suoi nemici. Se ne occupano la direttrice (Nicole Kidman, sempre più innocua statuina di porcellana cui cominciamo davvero a rimproverare d’aver conquistato un tempo un Oscar), interessata a ripulire con umidi panni il corpo del militare, un’insegnante che, mentre cerca di movimentare le giornate delle sue alunne con delle noiose lezioni dove tenta di trasmettere i rudimenti de la langue française, sospira per il medesimo nell’attesa della concretezza e le ragazze (figuriamoci!) che in scala d’età iniziano con languorose cortesie e sorrisi e bigliettini a sognare più o meno innocenti liaisons. Da buon gallo del pollaio, il militare, in via di guarigione per quanto riguarda la gamba ferita, inizia la sua battaglia amorosa ma non ha tempo a ricavarci granché se ai confini di un intermezzo amoroso inciampa in un gradino delle scale e si ritrova al piano di sotto, più mal conciato di prima. E la direttrice, senza che le parole cancrena e morte siano nemmeno ancora state pronunciate, si fa portare su dalle cantine una bella sega ed esegue. Con un arto in meno e una stampella in più, il bel Colin, che guarda con occhio poco benevolo a quella riduzione, inizia a far le bizze e a far passare l’idea alle signore che d’ora in poi là dentro si farà come vuole lui. Figuriamosi se il gentil sesso desiste: la verginella che già lo ha ritrovato deve avere la ricerca dei funghi nel suo Dna: un buon piatto del prodotto boschereccio rimetterà a posto ogni cosa. Definitivamente.

Complicità, si diceva. E un bel mucchio di desideri. Ma la vicenda finisce con l’essere inutile nella sua riproposta nata negli anni Duemila, e soprattutto si sfalda perdendo di vista il dark che è al suo interno, rischiando persino per alcuni tratti il ridicolo. Nello scordarsi il lato drammatico della vicenda – per cui ci pare altresì azzardato quel premio per la regia che una assonnata giuria di Cannes le ha conferito nel maggio scorso -, Coppola trova rifugio nei ricami e nelle bellurie che le sono offerti dalla fotografia di Philippe Le Sourd, che si spreme in paesaggi o in visioni a lume di candela durante cene o preghiere della sera, che saranno pur belli per i cuori teneri ma che non alleggeriscono per nulla il tremolio che è stato prodotto. Si salva dall’anonimato generale la prova di Kirsten Dunst, già eccellente nella Marie Antoinette dell’autrice: autrice da cui ci si sarebbe aspettato un ben diverso percorso, nero e drammatico quanto bastava, lei che ci aveva così ben abituati con titoli quali Il giardino delle vergini suicide e Somewhere.

“Con Pina Bausch”

Il Festival Torinodanza e il Circolo dei Lettori ospitano – venerdì 29 settembre 2017, alle ore 18.00, presso la Sala Gioco del Circolo (via Bogino 9) – l’incontro con la critica e giornalista Leonetta Bentivoglio che presenterà il volume CON PINA BAUSCH di Jo Ann Endicott, edito da Jaca Book. Introduce Gigi Cristoforetti.

Jo Ann Endicott era una giovane ballerina australiana di tecnica e potenza elevatissime quando Pina Bausch, capofila del Tanztheater, la conobbe a Londra e ne comprese il carisma e il talento. In questo passionale e altalenante «diario di bordo», scritto dopo la morte di Pina, avvenuta nel 2009, l’autrice narra, in un crescendo di emozioni, come la forte personalità di Pina sia stata, di fatto, suprema artefice del suo destino tutto, sulla scena e nella vita. Un profondo atto d’amore per il genio creativo di Pina.
Il «diario di bordo» passionale di una delle piu significative danzatrici-attrici di fine Novecento, per oltre trent’anni con Pina Bausch nel Tanztheater Wuppertal.

Jo Ann Endicott, nata a Sydney, in Australia, e stata la danzatrice più emblematica di Pina Bausch. La incontra nel 1973 e diventa ballerina del Tanztheater Wuppertal. Nel 1976, nella coreografia Die sieben Todsünden (I sette peccati capitali), ricopre il ruolo principale di Anna. A questo faranno seguito altri ruoli principali come in Komm tanz mit mir (1977), Kontakthof (1978), Arien (1979), Two cigarettes in the dark (1985). Ha fatto parte del Tanztheater Wuppertal per oltre 35 anni, anche come assistente di Pina e formatrice. Di recente ha intrapreso la carriera di scrittrice.

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IL CIRCOLO DEI LETTORI (Sala Gioco) – Via Bogino 9, Torino
29 settembre 2017 – ore 18.00
Leonetta Bentivoglio
presenta il volume
CON PINA BAUSCH
Jaca Book
di Jo Ann Endicott
introduce Gigi Cristoforetti

 

“Ezio Mancino”, nuovo anno di attività

Mercoledì 27 settembre, a partire dalle ore 18.30, si terrà presso la Sala Molinari della Biblioteca civica “N. Ginzburg” (via C. Lombroso, 16) l’INAUGURAZIONE del XIV anno di attività del Club di Cultura Classica “Ezio Mancino” ONLUS. Dopo la lectio brevis di Chiara Lombardi (Università degli Studi di Torino) sul tema “cultura classica, conoscenza contemporanea”, verranno presentate ai partecipanti le iniziative e tutte le novità in programma

Fulcro dell’associazione resteranno i corsi di traduzione dal latino e dal greco antico, adatti anche a chi non ha mai avuto occasione di studiare le lingue classiche. I corsi sono suddivisi su tre livelli (base, intermedio e avanzato) più un livello di latino IV per i traduttori più esperti. Ricordiamo che i corsi base iniziano per il latino da ros-a, ros-ae e per il greco dall’alfabeto.

Le lezioni si svolgeranno a partire da lunedì 9 ottobre presso il Liceo Classico D’Azeglio, sede del Club di Cultura Classica, e avranno cadenza settimanale fino a fine maggio.

 

Oltre ai corsi di traduzione, mercoledì 27 settembre verrà presentata la prima edizione dei PERCORSI, corsi semestrali di approfondimento dedicati, quest’anno, al diritto greco-romano e alla storia della filosofia antica.

 

Si consolida invece l’iniziativa dei SEMINARI, cicli di appuntamenti alla scoperta del mondo antico, quest’anno dedicati alla musica, alla letteratura e al teatro:

“Orsù lira divina, tu parla, sii tu la mia voce”

Bengodi e paese di cuccagna: mai si lavora, sempre si magna

Siracusa, sulla scena nel 2018

Per partecipare ai corsi di traduzione e ai percorsi è necessario pagare una quota di iscrizione come socio frequentatore di 40 euro (50 se è il primo anno che ci si iscrive), ridotta a 10 euro per tutti gli studenti under30. Per seguire i seminari, invece, è sufficiente tesserarsi come socio sostenitore al costo di 15 euro.

 

 

Per il quinto anno consecutivo, si rinnova la collaborazione del Club di Cultura Classica con la Città di Torino, le Biblioteche Civiche Torinesi e il polo culturale Lombroso16 per l’organizzazione degli INCONTRI: otto appuntamenti, a cadenza mensile, gratuiti e aperti a tutti, per raccontare il mondo classico nel modo più eterogeneo possibile. Mito, arte, letteratura, filosofia, storia, tradizioni enogastronomiche: sono solo alcuni degli argomenti protagonisti delle conferenze che si svolgeranno presso la Biblioteca “N. Ginzburg”, a partire dalle ore 18.00, durante il corso dell’anno 2017/2018. Nonostante l’alta preparazione dei relatori, provenienti da tutto il territorio nazionale, gli appuntamenti avranno un taglio divulgativo e consentiranno, grazie alla preparazione di un’apposita bibliografia, eventuali approfondimenti da parte degli interessati. Al termine di ogni conferenza verrà sorteggiato tra i presenti il vincitore di una copia del testo di riferimento dell’incontro.

 

Per il secondo anno viene confermata la convenzione con il Liceo D’Azeglio nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro.

Tra le attività fuori dai banchi, il Club di Cultura Classica realizzerà anche le consuete escursioni culturali alla scoperta di Torino: un’inedita visita di Palazzo Madama e la sempre partecipata passeggiata per Torino romana giunta alla sesta edizione. Non mancheranno l’escursione sul territorio (alla scoperta di Susa e di Aosta) e il viaggio organizzato: dopo il successo del Tour della Sicilia classica, quest’anno sono previsti 6 giorni / 5 notti alla scoperta di Pompei, Ercolanum, Paestum e la costiera amalfitana.

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Per rimanere aggiornati su tutte le iniziative è possibile consultare il sito web clubculturaclassica.it, seguire la pagina Facebook (facebook.com/ClubCulturaClassica) e il profilo Twitter (twitter.com/ClubEzioMancino), scrivere a clubculturaclassica@gmail.com o telefonare al 3661118964 (anche WhatsApp).

 

Invitiamo anche a visitare il canale YouTube dell’associazione, dove è possibile vedere tutte le conferenze degli anni passati: uno strumento in più per ri-scoprire e amare la cultura classica.

“Introdans” sul palco di Torinodanza

Venerdì 29 e sabato 30 settembre 2017, alle ore 20.45, la Compagnia olandese Introdans porterà in scena, in prima italiana, alle Fonderie Limone di Moncalieri (Torino), un programma d’eccezione

 

AL FESTIVAL TORINODANZA 2017 DEBUTTA LA COMPAGNIA OLANDESE INTRODANS CHE PRESENTA POLISH PIECES DI HANS VAN MANEN, CANTO OSTINATO DI LUCINDA CHILDS, SONGS OF A WAYFARER DI JIŘÍ KYLIÁN E RASSEMBLEMENT DI NACHO DUATO

 

Venerdì 29 e sabato 30 settembre 2017, alle ore 20.45, la Compagnia olandese Introdans porterà in scena, in prima italiana, alle Fonderie Limone di Moncalieri (Torino), un programma d’eccezione che include quattro capolavori di alcuni tra i più famosi coreografi contemporanei: Polish Pieces di Hans van Manen, Canto Ostinato di Lucinda Childs, Songs of a Wayfarer di Jiří Kylián e Rassemblement di Nacho Duato.

 

La storia di Introdans è la storia di un sogno: agli inizi degli anni Settanta i Paesi Bassi ospitano tre compagnie professioniste di danza, concentrate nell’Ovest del paese. Ton Wiggers e Hans Focking creano nel 1971 ad Arnhem, nell’area ad Est del paese, lo Studio L.P. L’obiettivo è chiaro: portare il balletto, nel senso più ampio del termine, al maggior numero di spettatori possibili. Gli inizi sono difficili, le sovvenzioni stentano, ma la passione dei due artisti trova subito un riscontro nel numero di persone che si avvicinano al professionismo e, nel 1979, arriva il nuovo nome: Introdans, come introduzione alla danza. Riconosciuto dalle istituzioni negli anni ’80, Introdans si apre ai contribuiti coreografici di artisti stranieri, inaugura un importante settore legato alla formazione di bambini e ragazzi, diventa un riferimento a livello internazionale.

La compagnia olandese, che vanta 40 anni di storia, è una delle formazioni contemporanee cardine del vecchio continente con un ricchissimo carnet de bal. La serata che Introdans presenta a Torinodanza festival rappresenta un corposo saggio di questo patrimonio, una sapiente miscela di repertorio e novità che include quattro capolavori contemporanei, firmati da altrettanti maestri della danza: Hans van Manen, Lucinda Childs, Jiří Kylián e Nacho Duato. Un programma che metterà in risalto la vivacità e la forza di questo ensemble, oggi diretto da

Roel Voorintholt.

 

«Senza repertorio non c’è tradizione. E senza tradizione non c’è legame tra quanto è stato fatto finora. La tradizione non appartiene al passato, la tradizione è cosa facciamo oggi con il passato. Il futuro è costruire su quanto di buono è stato fatto nel passato. Ci vedo un compito per i media, ma anche per i governi»: Hans van Manen (Amsterdam, 1932) è un coreografo elegante, dalla grande forza espressiva e dalla forte cifra intellettuale. Ballerino e coreografo, allievo di Sonia Gaskell, ha fatto parte dell’Het Nationale Ballet di Amsterdam e del Netherlands Dans Theater di cui poi è diventato coreografo e Direttore artistico. Ha creato più di cento balletti, guadagnandosi il soprannome di “Mondrian della danza”. Van Manen ha lavorato per Stuttgart Ballett, Berlin Opera, National Ballet of Canada, Royal Danish Ballet, Compania Nacional de Danza e Alvin Ailey American Dance Theater. Nel 2003 è stata istituita la Fondazione Hans van Manen, che gestisce e cataloga il suo patrimonio artistico in forma di archivio. Al suo attivo anche una lunga esperienza di fotografo.

Polish Pieces è un’esplosione di colori, ma anche di gesti eleganti e fuori dal tempo: coreografia esuberante, sostenuta dal ritmo della colonna sonora di Henryk Górecki, è costruita su motivi semplici e motivi geometrici. Un brillante caleidoscopio di energia e sensualità, che culmina in due appassionanti pas de deux.

 

Capofila del Post Modern americano anni Sessanta, ideatrice e promotrice del Minimalismo coreutico, americana curiosa e sensibile, figura imprescindibile per la storia della danza contemporanea (è nata a New York nel 1940 e si è formata alla scuola di Merce Cunningham e Robert Dunn), Lucinda Childs ha saputo contaminare la sua arte con quella di altri grandi del

nostro tempo: è il caso del suo emblematico capolavoro Dance, creato nel 1979 in collaborazione con il compositore Philip Glass e l’artista visivo Sol LeWitt. Quando ha fondato la Lucinda Childs Dance Company nel 1973, le sue performance sono state caratterizzate da una serie di movimenti ripetuti in diverse configurazioni e velocità. I segmenti danzati sono stati la base per l’opera Einstein on the Beach di Robert Wilson e Philip Glass (1976). Tutte le sue creazioni rivelano una sensibilità estetica astratta e ispirata, prima dalle personalissime forme del silenzio, poi dalle varietà e variazioni anche infinitesimali del ritmo, dalla ripetizione e di recente, dalle più complesse architetture musicali. Nel 2004 è stata insignita del titolo di Comandante della Legione d’Onore dal Governo francese.

Canto Ostinato è uno dei recenti successi del repertorio Introdans, ed è la seconda coreografia che la grande signora della danza ha messo a punto per la compagnia nel 2015. Inflessibile e raffinato, questo lavoro vive della musica ipnotica di Simeon ten Holt.

 

Nato a Praga nel 1947, Jiří Kylián si forma ancora bambino presso la Scuola di balletto del Teatro nazionale. Dopo il perfezionamento alla Royal Ballet School di Londra, nel 1968 entra a far parte dello Stuttgart Ballet diretto da John Cranko, dove con i suoi primi lavori diventa il più giovane coreografo attivo nella compagnia. Al 1973 risale l’incontro con il Nederlands Dans Theater, per il quale crea Viewers, la prima di oltre cinquanta coreografie ideate esclusivamente per l’ensemble olandese. Il successo internazionale arriva con Sinfonietta (1978, su musiche di Leoš Janáček). Nel corso degli anni, il coreografo si indirizza verso balletti più astratti e surrealistici, dove movimenti e musica si saldano in un universo che racconta anime e corpi.

Kylián trasforma il Nederlands in una struttura dalla grande vitalità, affiancando al Nederlands Dans Theater 1 il NDT 2 (per ballerini tra i 17 e i 21 anni) e il NDT 3 (per ballerini di oltre 40 anni). Songs of a Wayfarer nasce nel 1982 per NDT da Mahler, dalla sua musica grandiosa e lirica. Il precedente è celeberrimo: Bejart si era lasciato ispirare da una serie di melodie per baritono e orchestra di Gustav Mahler (Lieder eines fahrenden Gesellen), mettendo in scena Paolo Bortoluzzi e Rudolf Nureyev.

 

Nacho Duato è un coreografo con una lunga carriera di direzione di compagnie di balletto, dalla Compañía Nacional de Danza, al Balletto del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo e, dal 2014, dello Staatsballett di Berlino. Nato a Valencia nel 1957, Duato ha studiato al Mudra di Bejart a Bruxelles, all’Alvin Ailey American Dance Theater di New York City. Durante la sua

permanenza al NDT con Kylián, Duato si rivela uno dei danzatori più importanti del panorama europeo, inizando la carriera di coreografo. Nel 1988 venne nominato coreografo stabile al Nederlands Dans Theater assieme a Van Manen e Kylián. Alcune sue coreografie sono state inserite in molte prestigiose compagnie internazionali.

Nacho Duato ha coreografato Rassemblement nel 1990 per il Cullberg Ballet in Svezia. È un lavoro dal notevole respiro contenutistico, oltre che coreutico: a partire dalle canzoni dell’artista Toto Bissainthe, che le ha tratte dalle ballate degli schiavi del culto Voodoo. Esse descrivono la vita quotidiana degli schiavi, il desiderio per l’Africa e per la libertà. La nascita del Voodoo in una terra di esilio è stata la prima lingua comune tra gli schiavi di diverse etnie, un momento creativo vitale, un’unificazione culturale. Rassemblement è una creazione che a poco a poco, attraverso i poteri liberatori di musica e danza, dimostra di essere un emozionante appello a favore dei diritti dell’uomo.

(Scheda tratta dal programma di Torinodanza 2017).

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LOCANDINA

 

PAESI BASSI

Fonderie Limone Moncalieri (Sala Grande)

29-30 settembre 2017 – ore 20,45 [durata 78’] | PRIMA ITALIANA

Introdans

Il programma della serata comprende

 

POLISH PIECES [durata 21’]

coreografia Hans van Manen

musica Henryk Mikołaj Gorecki, Concerto per pianoforte e orchestra,

Allegro Molto e Tre pezzi in stile antico, parte 2

eseguita da Amadeus Chamber Orchestra, diretta da Agnieska Duczmal

piano Anna Gorecka

costumi Keso Dekker

realizzazione costumi Nelly van de Velden, Babette van den Berg

disegno luci Joop Caboort

prove Iris Reyes, Mea Venema

ripetitore Iris Reyes per Introdans

maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 23 febbraio 1995, Nederlands Dans Theater, Den Haag

Prima Introdans: 20 settembre 2003, Arnhem (versione parziale),

26 dicembre 2012, Arnhem (versione integrale)

 

a seguire

CANTO OSTINATO [durata 13’]

coreografia Lucinda Childs

musica Simeon ten Holt, Canto Ostinato

eseguita da Jeroen van Veen (su nastro)

costumi, luci e scene Dominique Drillot

realizzazione costumi Merlijn Koopman

progettazione audiovisiva Dominique Drillot, Matthieu Stefani

ispirata da Norman McLaren

ripetitore / maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 6 febbraio 2015, Introdans, Arnhem

 

a seguire

SONGS OF A WAYFARER (LIEDER EINES FAHRENDEN GESELLEN)

[durata 18’]

ideazione e coreografia Jiří Kylián

musica Gustav Mahler, Lieder Eines Fahrenden Gesellen

(Songs of a Wayfarer – 1883)

eseguita da Los Angeles Philharmonic Orchestra, Zubin Mehta (direttore)

e Marilyn Horne (mezzosoprano)

costumi John F. Macfarlane

luci Jennifer Tipton

scene John F. Macfarlane

adattamento luci e scene Kees Tjebbes

per i costumi si ringrazia il Nederlands Danstheater, Joke Visser e Hermien Hollander

per le scene si ringrazia il Nederlands Danstheater

assistente alla coreografia Elke Schepers

ripetitore / maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 11 giugno 1982, Nederlands Danstheater I, Circustheater Scheveningen

Prima Introdans: 17 febbraio 2017, Arnhem

 

 

 

 

a seguire

RASSEMBLEMENT [durata 26’]

coreografia Nacho Duato

musica Toto Bissainthe, parti di Soley Danmbalab, Papaloko, Dey,

Papadanmbalah e Rasanbleman (di Chante Haïti, 1989, Arion arn 64086)

ripetitore Nathalie Buisson, Hilde Koch

scene Walter Nobbe

costumi Nacho Duato

luci Nicolas Fischtel

per scene e costumi si ringrazia la Compania Nacional de Danza

ripetitore / maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 27 febbraio 1990, Cullberg Ballet, Orebro (Svezia)

Prima Introdans: 11 settembre 2009, Arnhem

 

 

 

INFO: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333

Biglietti: Intero € 20,00* – Ridotto € 17,00 – Under 35 € 12,00 – Under 14 € 5,00

*escluse commissioni

I biglietti ancora disponibili verranno messi in vendita un’ora prima dell’inizio degli spettacoli presso le sedi delle manifestazioni

Biglietteria del Teatro Stabile di Torino | Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino – dal martedì al sabato, dalle ore 13.00 alle ore 19.00. Domenica e lunedì riposo.

Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.itwww.torinodanzafestival.it

Info: info@torinodanzafestival.it

 

 

Gli spettacoli di TORINODANZA sono programmati nei seguenti teatri:

Teatro Carignano, Piazza Carignano 6 – Torino

Teatro Gobetti, Via Rossini 8 – Torino

Fonderie Limone Moncalieri, Via Eduardo De Filippo angolo Via Pastrengo 88 – Moncalieri (TO)

Teatro Regio, Piazza Castello 215 – Torino

Lavanderia a Vapore Collegno, Corso Pastrengo 51 – Collegno (TO)

 

 

Al via il Manhattan Short Film Festival

CineTeatro Baretti – via Giuseppe Baretti 4, Torino. Apertura concorsi gLOCAL FILM FESTIVAL 2018

 

 

Giovedì 28 settembre prende il via la 20° edizione del Manhattan Short Film Festival e tutti gli appassionati di cinema di Torino saranno tra i primi ad assistere a questo festival di cinema unico nel suo genere, che mostra a una platea globale sparsa in oltre 250 città dei sei continenti, i 10 migliori cortometraggi internazionali realizzati nell’ultimo anno. La sera del 28 settembre l’appuntamento con il cinema breve è alle 21 al CineTeatro Baretti (via Baretti 4, Ingresso 5 €), dove si succederanno una dopo l’altra le opere finaliste del 2017 selezionate tra il numero record di 1.615 iscritte da 75 diversi statiDo No Harm (Nuova Zelanda), Behind (Spagna), Fickle Bickle (Usa), Hope Dies Last (Gran Bretagna), Perfect Day (Spagna), Just Go! (Lettonia), Mare Nostrum (Siria), Viola, Franca (Italia), In a Nutshell (Svizzera) e 8 Minutes (Georgia). Provenienti da 9 diverse nazioni, tra cui anche l’Italia, i 10 finalisti faranno parte della corsa agli Oscar marchiata MANHATTTAN SHORT, che li qualifica per la selezione agli Oscar 2018; un ambizioso obiettivo già messo a segno da Bear Story di Gabriel Osorio, uno dei film del MSFF, che si è aggiudicato l’Oscar per il Miglior Cortometraggio Animato nel 2016.

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Grazie a Piemonte Movie, che per il sesto anno consecutivo porta in città questo evento di risonanza internazionale, il pubblico torinese si potrà unire ai 100.000 spettatori di tutto il mondo che fino all’8 ottobre assisteranno al medesimo spettacolo per votare il Miglior Corto e il Miglior Interprete tra i 10 finalisti. I vincitori saranno resi noti il 9 ottobre su manhattanshort.com, sul sito e sulla Fanpage Facebook di Piemonte Movie. La serata sarà anche l’occasione per aprire ufficialmente le iscrizioni ai concorsi Spazio Piemonte e Panoramica Doc della 17^ edizione del gLocal Film Festival (7 – 11 marzo, Cinema Massimo), la rassegna annuale di cinema regionale che dal 2000 promuove la cultura del cinema piemontese, in stretta sinergia con le più importanti realtà cinematografiche, Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival e con Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e Città di Torino.

Spazio Piemonte e Panoramica Doc sono rispettivamente riservati a cortometraggi e documentari piemontesi e alle opere che le giurie di professionisti del settore giudicheranno migliori saranno assegnati il Premio Torèt – Alberto Signetto per il Miglior Documentario (2.500 €) e il Premio Torèt Miglior Cortometraggio (1.500 €). Iscrizioni entro il 31 dicembre 2017.

 

INFO

www.piemontemovie.com / www.facebook.com/PiemonteMoviegLocal

concorso@piemontemovie.com

  

MANHATTAN SHORT Film Festival 2017

– i corti in programma –

Tutti i cortometraggi sono in lingua originale (con sottotitoli in inglese laddove il paese di produzione non sia di lingua anglofona).

 

Do No Harm di Rosanne Liang

(Nuova Zelanda, 2016, 12’)

3 del mattino, Cina. Anni 80. Una chirurga molto determinata è costretta a rompere il suo giuramento quando un gruppo di gangster prende d’assalto l’ospedale per fermare un’operazione cruciale.

 

Behind di Ángel Gómez Hernández

(Spagna, 2016, 15’)

Una madre divorziata è ossessionata dall’idea che il suo ex marito stia complottando per allontanarla da suo figlio.

 

Fickle Bickle di Stephen Ward

(Usa, 2016, 10’45’’)

Lasciato da solo in una stupenda villa dopo che lo sbadato proprietario è andato in vacanza, un idraulico contatta la sua cotta del liceo, sapendo che è sempre stata una ‘cacciatrice di dote’.

 

Hope Dies Last di Ben Price

(Gran Bretagna, 2016, 7’43’’)

Durante la Seconda Guerra Mondiale, un prigioniero che lavora come barbiere per i Nazisti teme che ogni acconciatura possa essere la sua ultima.

 

Perfect Day di Ignacio Redondo

(Spagna, 2016, 10’46’’)

Con un accordo da 10 milioni di dollari pronto per essere chiuso e un appuntamento con una bella ragazza, David si immagina che oggi sarà il più bel giorno della sua vita. Non esattamente.

 

Just Go! di Pavel Gumennikov

(Lettonia, 10’45’’)

Un ragazzo che ha perso entrambe le gambe in un incidente da bambino, corre in soccorso della ragazza che ama nel momento in cui degli aggressori se la prendono con lei.

 

Mare Nostrum di Rana Kazkaz & Anas Khalaf

(Siria, 13’)

Su una costa del Mediterraneo, la decisione di un padre siriano di dare a sua figlia una vita migliore, la mette in pericolo di perderla del tutto.

 

Viola, Franca di Marta Savina

(Italia, 15’)

Sicilia, 1965. Franca è costretta a sposare il suo stupratore per evitare di venire emarginata dalla sua comunità, ma si ribella a queste barbare usanze.

 

In a Nutshell di Fabio Friedli

(Svizzera, 5’)

Amore, guerra e una miriade di altri stati di umanità e del mondo, condensati in una stupefacente summa visiva.