CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 662

I Musei Reali: un viaggio lungo la linea del tempo

55 mila metri quadrati per un itinerario di visita lungo quasi tre chilometri che nel 2016 è stato percorso da più di 300 mila visitatori: questi sono i numeri da capogiro dei Musei Reali di Torino. Nel pieno centro della città formano un complesso costituito da quattro musei visitabili con un unico biglietto – Museo di Antichità, Galleria Sabauda, Palazzo Reale e Armeria – ai quali si aggiungono la Biblioteca Reale, la Cappella della Sindone, i Giardini Reali e lo spazio espositivo al piano terra di Palazzo Chiablese. Se quest’ultimo ospita periodicamente mostre temporanee – dal 4 ottobre aprirà i battenti Mirò! Sogno e colore, esposizione monografica con 130 opere dell’artista surrealista nato a Barcellona nel 1893 – le altre realtà del complesso conservano reperti archeologici, dipinti, sculture, libri, disegni e arredi attraverso i quali è possibile compiere un vero e proprio viaggio lungo la linea del tempo, dalla preistoria sino alle porte del XXI secolo.

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Le testimonianze storico-artistiche imperdibili che si incontrano lungo l’itinerario di visita sono innumerevoli. E’ impossibile non fermarsi davanti al prezioso Tesoro di Marengo conservato nelle sale del Museo di Antichità, prima di perdersi ad osservare i dipinti della Galleria Sabauda. Tra questi ultimi, in gran parte provenienti dalle collezioni dinastiche dei Savoia, si incontrano delle opere di grandissimo valore, realizzate dagli artisti delle principali scuole europee tra il XIV e il XIX secolo. Solo per citarne alcune, si possono ricordare le tavole dei fiamminghi Jan van Eyck e Rogier van der Weyden, la Venere di Sandro Botticelli, la grande Cena in casa di Simone di Paolo Veronese, le tele di Peter Paul Rubens, Anton van Dyck e Guido Reni, assoluti protagonisti della pittura della prima metà del XVII secolo insieme a Orazio Gentileschi. Quest’ultimo, padre della più famosa Artemisia, è un artista che rielabora in modo personale lo stile di Caravaggio, arrivando a produrre opere di straordinaria qualità, tra le quali l’Annunciazione della Galleria Sabauda, un dipinto datato 1623 che da solo varrebbe l’intero prezzo del biglietto.

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Per fare un tuffo negli sfarzi della vita di corte di casa Savoia è invece necessario visitare Palazzo Reale: alla sobria e quasi anonima facciata esterna fanno da contraltare gli sfarzosi ambienti interni del piano nobile, completamente arredati e disposti secondo una precisa successione logica che attesta l’esistenza di un rigido cerimoniale di corte al quale gli ospiti dovevano attenersi per poter giungere al cospetto del re.  Direttamente accessibile da Palazzo Reale è la grande galleria che ospita l’Armeria Reale e che è uno degli spazi più suggestivi dell’intero complesso museale. Progettata da Filippo Juvarra a inizio Settecento e riccamente decorata da Beaumont, conserva armi, armature e cimeli appartenuti ai Savoia, tra i quali si distingue l’armatura da poco restaurata di un samurai, giunta a Torino nel 1869 come dono dell’imperatore del Giappone a Vittorio Emanuele II. Esattamente al di sotto della grande galleria del Beaumont si trova la Biblioteca Reale. Un’unica grande sala, in cui il tempo sembra essersi fermato, che conserva migliaia di libri a stampa, manoscritti e disegni, compreso l’Autoritratto di Leonardo da Vinci che, sino al prossimo 17 settembre, sarà visibile al pubblico come punta di diamante dell’esposizione Intorno a Leonardo. Disegni italiani del Rinascimento. 

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Fanno parte del polo museale anche i Giardini Reali, vero e proprio polmone verde nel cuore della città, e la cappella progettata da Guarino Guarini che dal 1694 conserva il lenzuolo della Sacra Sindone. Se i primi, dopo anni di abbandono, sono stati parzialmente riaperti al pubblico, la seconda, dopo essere stata chiusa a causa dei danni provocati dal tragico incendio dell’aprile 1997, tornerà ad essere visitabile tra qualche mese, quando saranno terminati i lunghi lavori di restauro, per regalare ulteriore meraviglia agli occhi dei visitatori.

 

Giulia Amedeo

Ferragosto a Racconigi tra arte, natura e storia

Apertura straordinaria del castello e del parco di Racconigi lunedì 14 e martedì 15 (ferragosto) in occasione del tradizionale picnic di Ferragosto. Riprendendo l’atmosfera spensierata delle villeggiature reali, si può trascorrere l’intera giornata all’aperto con i bambini, con la famiglia, con gli amici in un’atmosfera romantica e suggestiva. Nella quiete del parco si possono fare riposanti passeggiate in carrozza, gite in bici, e poi picnic all’ombra degli alberi secolari, una sosta relax nella caffetteria allestita nella Dacia russa, una camminata col proprio amico a quattro zampe osservando le maestose cicogne e le altre specie protette che abitano il parco. Visitando il castello si vive l’emozione di una amatissima dimora di villeggiatura, una casa che affianca agli ambienti aulici quelli più intimi e privati, nei quali tutto sembra sospeso ad attendere il ritorno dei principi. E nel parco del Castello di Racconigi sono benvenuti anche i cani (al guinzaglio per non disturbare la fauna selvatica): fino al prossimo autunno il parco aprirà alle 9,30 per consentire la passeggiata mattutina con temperature più fresche e in una cornice suggestiva come quella del parco del castello. Un’iniziativa che conferma l’attenzione da sempre riservata agli amici a quattro zampe dal castello di Racconigi, che conserva nel parco il monumento a Werter – amatissimo cagnolino di Josephine di Lorena Armagnac principessa di Carignano – ed accoglie ogni anno iniziative e passeggiate a favore dell’associazione Gli amici di Wolf.

 

Domenica 20 agosto alle ore 16,30 il castello propone PROFUMI DEL PARCO: in collaborazione col Mùses – Accademia Europea delle Essenze, una passeggiata alla scoperta dei profumi del tempo naturale, un viaggio sensoriale nel quale gli elementi vegetali diventano i protagonisti di un’opera artistica originale. Lungo il percorso si scopriranno caratteristiche, proprietà, storia e utilizzo di numerose essenze e aromatiche, utilizzate essiccate o in oli essenziali profumatissimi. Alla meraviglia del parco all’inglese coi suoi alberi monumentali, gli scorci suggestivi, il “percorso di delizie” progettato dal paesaggista Xavier Kurten, si aggiungeranno così le suggestioni olfattive offerte da fiori ed erbe aromatiche. Nel corso della passeggiata, ogni partecipante creerà il proprio “cestino delle essenze” dedicato a quelle più amate e utilizzate a corte: arancio, bergamotto, lavanda, menta, rosa. Al termine della passeggiata ci si potrà abbandonare al fascino evocativo delle suggestioni olfattive, avvicinandosi all’”organo dei profumi” per sfidare la propria capacità di riconoscere gli aromi. Al termine di questo vero e proprio viaggio sensoriale, le essenze raccolte diventeranno protagoniste di un’opera artistica collettiva da realizzare sulla terrazza nord del castello.

Attività in collaborazione con il Mùses – Accademia Europea delle Essenze. Partenza: h 16,30. Durata: 90 min. Ingresso: biglietto parco + € 7 (adulti), € 5 (bambini fino a 10 anni). Per info e prenotazioni: tel 0172375025 Mail marialaura.silano@leterredeisavoia.it. PROFUMI DEL PARCO replica domenica 20 agosto alle ore 16,30.

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Per una gita fuoriporta, il territorio offre inoltre interessanti piccoli centri, magnifiche campagne dominate dal Monviso, attività di equitazione, ciclismo, escursionismo, il nuovoMùses-Accademia Europea delle Essenze di Savigliano e, naturalmente, il Centro Lipu Cicogne e Anatidi che sorge presso le ex cascine reali, una volta appartenenti al Castello.

 

Quella volta del Duce a Genova

Prosegue a Finale Ligure la rassegna “Un libro per l’estate” a cura della Libreria Cento Fiori, appuntamento che piace anche ai torinesi in vacanza nella località ligure. Domenica 13 agosto, in piazzale Buraggi – Lungo Mare di Final Marina, Armando D’Amaro presenta “Nero Dominante, Genova 1938, edito dai Fratelli Frilli. Conduce Pier Paolo Cervone.

Genova, 14 maggio 1938: Mussolini sbarca dalla corazzata Cavour, insieme ai più fedeli gerarchi, per una visita ufficiale di quattro giorni. L’accoglienza platealmente entusiasta dimostrerebbe che il fascismo è al culmine della sua popolarità, ma qualcuno trama nell’ombra. Il commissario Boccadoro ha ricevuto una “soffiata” da un condannato per omicidio e, mentre il Duce, via via, parla in piazza della Vittoria, visita opere pubbliche, stabilimenti industriali e Riviera di Levante, Boccadoro deve condurre una caccia serrata agli organizzatori del complotto, mentre la minaccia assume sempre più spessore, fino a diventare tangibile. L’autore riesce a trasmetterci – mescolando personaggi reali e di invenzione che agiscono in una Dominante perfettamente “ricostruita” – mentalità, atmosfere e costumi di una società dove l’ideologia del regime impera. Un romanzo insieme credibile e godibile su potere, uomini, donne e bambini in un mondo alla vigilia del disastro. Armando d’Amaro, nato a Genova nel 1956, vive a Calice Ligure. Dopo studi classici e laurea in giurisprudenza ha praticato attività forense ed accademica, abbandonate per dedicarsi alla scrittura noir ed alla critica d’arte moderna. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Delitto ai Parchi (2007), La Controbanda (2007; 2016 in Italia Noir per Repubblica l’Espresso), La farfalla dalle ali rosse (2008), Liberaci dal male (2010, insieme al criminologo Marco Lagazzi), Il testamento della Signora Gaetani (2014), La mesata (2016) ed ha curato le antologie Incantevoli stronze (2008) e Donne, storie al femminile (2009); altri racconti sono usciti in raccolte per altri editori o su riviste; il suo monologo Atlassib è rappresentato con successo a teatro; numerosi i testi scritti per artisti, tradotti anche in inglese e russo.

Massimo Iaretti

“La sinfonia del vento”

Maura Maffei è sicuramente la scrittrice monferrina del momento e il 2017 è decisamente per lei un anno davvero molto prolifico sotto l’aspetto dei parti artistici. Dopo aver dato alle stampe ad inizio anno “L’astuzia della voltpe”,   terzo ed ultimo volume della trilogia “Dietro la tenda” con le Edizioni Parallelo 45, e in primavera “Anna che custodì il giovane mago” con la casalese Edizioni della Goccia di Davide Indalezio, adesso ha licenziato un terzo scritto, sempre con Parallelo 45, “La sinfonia del vento”. “E’ sicuramente una pubblicazione cui tenevo molto – dice Maura Maffei – perché con questo romanzo avevo vinto nel 2015 il primo premio assoluto del Concorso letterario internazionale San Domenichino – Città di Massa”. L’autrice, che a guisa di globe trotter, sta girando librerie e tiene conferenze in tutto il Nord Italia per la presentazione dei suoi libri, ne ha avuta una particolarmente significativa proprio questa settimana a Marina di Massa, alla presenza, tra gli altri, del vescovo di Albenga, Guglielmo Borghetti, in attesa della presentazione di “Anna che custodì il giovane mago” che verrà fatta a Crea dopo il periodo estivo, in collaborazione tra il Santuario e l’Unione dei Comuni della Valcerrina. La “Sinfonia del vento” ha come tutte le opere di Maffei, l’Irlanda come momento di ispirazione. Le vicende prendono le mosse nell’ottobre del 1915 a Genova, dove in occasione di un concerto nasce l’amicizia tra Ciaran direttore d’orchestra irlandese e Gabriele, professore di conservatorio. La vicenda che si dipana per oltre 320 pagine, ha un sottofondo tragico, quello dei combattimenti della prima guerra mondiale sul fronte alpino e quello della tragica rivolta della Pasqua 1916, a Dublino, soppressa dall’oppressore inglese. Ad introdurre il lavoro un contributo del giornalista e scrittore Fulvio Scaglione.

Massimo Iaretti

 

 

Universo donna tra passato e futuro

Prosegue, fino al 13 settembre, nella Sala espositiva dell’Urp del Consiglio regionale del Piemonte, in via Arsenale 14/G, a Torino, la mostra “Universo donna – Tra passato e futuro”

L’allestimento, curato dalla Compagnia Artisti e Autori e inaugurato lunedì 31 luglio, è costituito da ventiquattro opere d’arte varia, dal figurativo all’astratto, sul variegato mondo femminile. Dodici di esse verranno giudicate da un’apposita commissione e le migliori premiate, sempre all’Urp, mercoledì 13 settembre. Moderate dal dirigente del settore Informazione dell’Assemblea Cosimo Poppa, sono intervenute la presidente della Compagnia Giusy Patti e la regista Annarita Soddu, autrice del cortometraggio “Di Rosa e d’Azzurro: storia di donna”, sul tema dello stalking, che è stato proiettato nel corso dell’incontro. “La nostra intenzione – ha dichairato Giusy Patti – è ampliare di anno in anno l’angolo visuale sul mondo delle donne utilizzando l’arte come strumento educativo. A tal fine abbiamo siglato un accordo con l’Istituto professionale per i Servizi pubblicitari Albe Steiner di Torino per la realizzazione di dieci progetti di comunicazione che verranno presentati a novembre in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne”.  La mostra è visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 15.30 e il venerdì dalle 9 alle 12.30.

“Maestre d’Italia”, 150 anni di storia

Sabato 12 agosto alle ore 21,30 nel Chiostro “Ester Siccardi”, in viale Martiri della Libertà 1 ad Albenga, il Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti e lo storico Pier Franco Quaglieni presenteranno il libro di Bruna Bertolo “Maestre d’Italia”, Edizioni Neos. La scrittrice racconta più di  150  anni della storia del nostro Paese, attraverso un’approfondita ricerca storica negli archivi e nelle biblioteche, in cui tratteggia figure di donne che, impegnate nell’insegnamento nella scuola elementare, si adoperarono per il miglioramento della società, combattendo l’analfabetismo e l’ignoranza, dall’inizio del Regno d’Italia ad oggi. Organizza  il Centro Pannunzio  e il DLF di Albenga.

Dalla Città di Alassio benemerenza a Quaglieni

Il Sindaco di Alassio Canepa  ha insignito il prof.  Pier Franco Quaglieni con una speciale benemerenza per i cinquant’anni del Centro Pannunzio e per il suo impegno culturale e civile nel corso dei decenni “all’insegna dell’indipendenza  e del porsi al  servizio in tante occasioni della cultura italiana,internazionale e  alassina”. Il prof. Quaglieni e’ alassino d’oro dal 2007 e ,sempre nello stesso, anno firmo ‘ la piastrella sul Muretto di Alassio. Quaglieni ha ringraziato il Sindaco per questa distinzione di cui si sente molto onorato. Al professor Quaglieni, che i nostri lettori conoscono per gli articoli di spessore culturale che scrive per il “Torinese”, ad incominciare dalla seguitissima “Rubrica della domenica”, le congratulazioni della redazione.

La Pinacoteca Agnelli: storia di uno «scrigno» ricco di tesori

La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino è uno di quei musei che almeno una volta nella vita bisogna visitare non solo perché custodisce una collezione di dipinti e sculture tanto piccola quanto preziosa, ma anche perché rispecchia alla perfezione la trasformazione da centro industriale a polo culturale che ha caratterizzato gli ultimi decenni di vita della città. Il museo, che il mese prossimo festeggerà il quindicesimo anno dall’apertura, rappresenta infatti l’ultimo tassello del processo di conversione del Lingotto da dismesso stabilimento della Fiat a spazio di vita culturale e sociale che, aprendosi alla collettività, ha comunque preservato l’identità storica, senza rinnegare le proprie origini di cui è volutamente testimone anche la Pinacoteca. Nello specifico, quest’ultima, che ha sede nello «scrigno» progettato da Renzo Piano sul tetto del Lingotto per stare in sospensione tra terra e cielo, è completamente circondata dalla pista lunga un chilometro, in passato impiegata per la prova e il collaudo delle automobili, che oggi permette ai visitatori di osservare la città dall’alto e a trecentosessanta gradi.

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Se gli esterni del museo consentono di godere di una vista mozzafiato su Torino, le opere d’arte conservate al suo interno ne costituiscono un inestimabile tesoro frutto dell’appassionato collezionismo dell’avvocato Agnelli e della moglie Marella e della loro volontà di condividere la gioia e il benessere derivanti dall’osservazione di dipinti e sculture con i concittadini torinesi e i turisti in visita in città.  Osservando i ventitré dipinti su tela e le due sculture della collezione permanente della Pinacoteca si compie un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte degli ultimi tre secoli. Il Settecento è rappresentato dall’Alabardiere in un paesaggio di Giambattista Tiepolo e dalle straordinarie vedute di Canaletto e Bernardo Bellotto, mentre a raccontare la pittura del Novecento sono le opere dei futuristi Giacomo Balla e Gino Severini, di Picasso, Amedeo Modigliani e soprattutto di Matisse, di cui il museo conserva sette tele che costituiscono una raccolta unica in Italia e che dimostrano la passione evidente degli Agnelli nei confronti del maestro del colore. L’Ottocento è infine rappresentato dai gessi bianchi delle due eleganti ed eteree Danzatrici di Antonio Canova e dalle due tele degli impressionisti Manet e Renoir, rispettivamente La Négresse La Baigneuse blonde. Quest’ultimo dipinto, oltre che per le dense pennellate di colore, colpisce per la straordinaria storia che porta con sé. La bagnante dai lunghi capelli biondi ritratta con alle spalle il Vesuvio fumante è la giovane Aline Charigot, promessa sposa di Renoir: «Siccome non aveva i soldi per acquistare un anello di fidanzamento, l’artista decide di realizzare il ritratto della donna rappresentatola con una fede all’anulare cosicché la tela diviene il suo pegno d’amore», spiega Ginevra Elkann, presidente della Pinacoteca Agnelli e nipote Giovanni e Marella, nel contributo dedicato al dipinto cui è possibile accedere durante la visita utilizzando la tecnologia dei QR code.  L’impiego di tale tecnologia è solo una delle prove evidenti del fatto che il museo si aggiorna e evolve continuamente con l’obiettivo di stare il più possibile al passo con i tempi.

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La partecipazione della Pinacoteca al progetto Google Art, la collaborazione con Eataly e con le altre realtà commerciali del Lingotto, le visite tematiche della domenica e quelle guidate all’ora della pausa pranzo, le attività dal dipartimento educazione destinate alle famiglie, alle scuole e ai centri estivi, le conversazioni sul collezionismo e le mostre temporanee curate nei minimi dettagli – come quella ora in corso, Il viaggio dell’eroe. Da Atene alla Magna Grecia, dal racconto all’immagine che propone una selezione di ceramiche provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo – raccontano di un museo che nei suoi primi quindici anni di vita ha saputo costruire un solido rapporto con il territorio e che si propone di offrire al pubblico, costituito da circa cinquantamila visitatori all’anno, stimoli sempre nuovi per non tradire la missione con cui è nato: dare l’opportunità di fare ogni volta dei viaggi diversi e entusiasmanti in mondi sconosciuti.

 

Giulia Amedeo

L’antica Pulcherada

San Mauro Torinese è un comune dalla storia antica il cui nucleo originario è situato sulla sponda destra del Po, lungo l’antica strada che in epoca romana collegava la Porta Pretoria di Augusta Taurinorum ai villaggi limitrofi. Il primo nome dato al paese, del resto, ne testimonia le origini: Pulchra Rada o Pulcherada che dal latino sta a significare “bella spiaggia” o “porto” per la favorevole posizione che aveva sul fiume. Un documento del 991 ricorda invece la fondazione dell’antica abbazia benedettina, la cui unica testimonianza è rappresentata dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria di Pulcherada, soprattutto per quanto riguarda gli esterni, mentre gli interni avevano subito diversi mutamenti con il tempo. Nel 2010 il Consorzio di San Luca, in collaborazione con il Comune e la Soprintendenza, decideva di riportare all’originaria veste romanica il catino absidale della chiesa. E i rilievi effettuati sotto la superficie barocca hanno consentito di riportare alla luce uno splendido Cristo Pantocratore a decorazione centrale della volta, unitamente ad altri affreschi, risalente al periodo ottoniano, unico esempio in Piemonte di quel periodo. Per valorizzare questo tesoro artistico è nato nel 2012, inizialmente come gruppo parrocchiale, poi nel 2014 è diventata associazione “La Pulchra Rada” con l’obiettivo della valorizzazione del patrimonio storico, artistico, socio – culturale e folkloristico di San Mauro Torinese. Presidente ne è Giada Boasso, vice presidente Ginevra Debrevi, segretario Claudio Cericola, tutti giovani dotati di professionalità nei rispettivi settori ed “armati” di grande passione. L’associazione organizza, su prenotazione e seguendo il calendario eventi associativo e comunale (la chiesa, a partire dal periodo napoleonico, è proprietà del Comune di San Mauro Torinese) visite guidate alla scoperta del territorio e della storia dell’antica abbazia benedettina, attività didattiche in collaborazione con gli istituti scolastici cittadini per rendere il patrimonio locale un bene comune per le generazioni future, laboratori con un programma variegato, tenendo conto che Pulcherada è bene bandiera di San Mauro Torinese all’interno della Riserva di Biosfera Mab Unesco.

Massimo Iaretti

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Maria Adriana Prolo, la signora del cinema

Maria Adriana Prolo nacque nel 1908 a Romagnano Sesia, comune novarese al confine con la provincia di Vercelli. E lì è morta, poco più che ottantenne, nel 1991. Il paese sulla sponda sinistra del Sesia, in sua memoria, le ha intitolato una via. La Prolo, ultima di tre sorelle di un’agiata famiglia borghese dai forti interessi culturali, ha legato il suo nome alla stagione pionieristica del cinema italiano, come storica e fondatrice del Museo nazionale del cinema di Torino. E’ nella città della Mole che ha vissuto gran parte del suo tempo, impegnandosi fino a raccogliere il frutto del suo lavoro. Nel 1938, sulla rivistaBianco e nero pubblicò un memorabile articolo intitolato “Torino cinematografica prima e durante la guerra” e tre anni dopo, nel ‘41, iniziò a pensare alla costituzione di un museo del cinema, avviando un lavoro di raccolta e di conservazione dei documenti e dei materiali del cinema torinese. Fu lei, nel 1953, a promuovere l’Associazione Culturale Museo del cinema che si proponeva di “raccogliere, conservare ed esporre al pubblico tutto il materiale che si riferisce alla documentazione e alla storia delle attività artistiche, culturali, tecniche e industriali della cinematografia e della fotografiaI locali adatti vennero ricavati in un’ala di Palazzo Chiablese, al numero 2 di piazza San Giovanni, nel cuore del centro storico di Torino. La mostra dei cimeli fu allestita al piano terreno, mentre al piano superiore trovarono ospitalità una sala di proiezione, la cineteca e la biblioteca. Il 27 settembre del 1958, il museo venne inaugurato e Adriana Prolo ne fu nominata direttrice a vita . L’avventura terminò però venticinque anni dopo quando, nel 1983, il museo chiuse i battenti per carenza di risorse e l’impossibilità di adeguare la struttura alle nuove disposizioni di sicurezza. Quasi un decennio dopo la scomparsa della Prolo, nel luglio del 2000, il Museo del Cinema, come una moderna  araba fenice, risorse nella nuova – e attuale- sede all’interno della Mole Antonelliana dove gli allestimenti sono stati visitati da milioni di persone. Oltre a dedicare gran parte della sua vita a raccogliere un enorme patrimonio legato all’arte “che racchiude in sé molte altre arti”, come disse Akira Kurosawa, Maria Adriana Prolo si segnalò anche per la sua attività di storica del cinema. La sua opera, “Storia del cinema muto italiano”, pubblicata nel 1951, ha costituito per lungo tempo il testo di riferimento per chi volesse indagarne le origini. La sua impronta culturale è tutt’ora viva e presente, come se il suo fantasma – nell’esoterico simbolo di Torino – vegliasse sulla sua creatura.

 

Marco Travaglini