CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 649

Piranesi. La fabbrica dell’utopia

FINO ALL’11 MARZO 2018

C’è tutta la genialità, la stupefacente perizia di uno dei massimi incisori del suo tempo – che dal rococò, e attraverso i temi propri del neoclassicismo, arriva a precorrere in un balzo senza ostacoli la sensibilità romantica fino alle più impensabili mirabilia dell’immaginario gotico insieme all’inquietante bizzarria di pagine visionarie al limite del delirio e di sogni e “capricci” da incubo, nelle 93 opere di Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 1720 – Roma, 1778) esposte, fino all’11 marzo, nelle nuove Sale Palatine della subalpina Galleria Sabauda. Promossa dai Musei Reali di Torino, in collaborazione con Roma Capitale e con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia e l’organizzazione dell’Associazione Metamorfosi, la rassegna è a cura di Luigi Ficacci e di Simonetta Tozzi e presenta un’ampia selezione delle opere più significative del grande veneziano. Che fu straordinario incisore all’acquaforte e architetto (anche se la sua unica realizzazione architettonica fu la ristrutturazione della chiesa romana di Santa Maria del Priorato, testimoniata in mostra dagli scatti fotografici di Andrea Jemolo), soggiogato da una divorante passione per le grandiose rovine di Roma – dove si trasferì nel 1740, al seguito dell’ambasciatore veneziano Francesco Venier – riprodotte con superba e certosina sapienza attraverso la matrice vedutistica (da Tiepolo a Canaletto) della propria formazione veneta. Con le “parlanti ruine” della civiltà romana, Piranesi si lega anima e corpo. Ne fa percorso di vita e di lavoro incessante, oggetto di attenzione etica oltreché estetica, tesa al recupero di una civiltà –quella romana, appunto- che egli riteneva assolutamente superiore a quella greca. “Quando mi accorsi – scrive – che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni”; ecco allora il perché della sua vastissima produzione acquafortistica (nella città eterna, appena ventenne, apprese i rudimenti dell’acquaforte nella celebre bottega calcografica di Giuseppe Vasi), incentrata sulla riscoperta dell’archeologia e caratterizzata da audaci ed esasperate visioni prospettiche nonché da violenti effetti luce-ombra che ne fecero uno degli artisti di maggior successo – con Papa Clemente XIII come primo mecenate- in un mercato artistico effervescente e vivace qual era quello romano nel periodo di massimo splendore del Grand Tour internazionale.

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L’iter espositivo vede quindi esposte, fra le sue opere più note, le pittoresche “Vedute di Roma” dalle amplificate prospettive architettoniche, insieme ai fantasiosi “Capricci” realizzati ancora sotto l’influsso di Tiepolo e alle famose e suggestive visioni della serie delle “Carceri d’invenzione”, eseguite fra il 1745 e il 1750: immaginario di grande impatto emotivo, architetture spregiudicate e ardite, terrifiche nelle loro fantastiche e labirintiche strutture (rappresentanti “la negazione del tempo– come scrisse Marguerite Yourcenar, autenticamente stregata dalle opere di Piranesi – lo sfalsamento dello spazio, la levitazione suggerita, l’ebbrezza dell’impossibile raggiunto o superato”) e fonte d’ispirazione in molti campi artistici, fino ai nostri giorni. Notevole, ad esempio, la loro influenza sulla produzione   delle “costruzioni impossibili” dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher e su tutta la sfera del Surrealismo. Dalla Fondazione Cini provengono anche le realizzazioni tridimensionali di alcune invenzioni piranesiane mai realizzate e ricavate dal ricchissimo repertorio delle “Diverse Maniere di adornare i Cammini” o di alcuni pezzi antichi, riprodotti e divulgati dall’artista nella serie dei “Vasi candelabri cippi sarcofagi tripodi”, come il celeberrimo tripode del Tempio di Iside a Pompei, vero e proprio masterpiece dell’arredo neoclassico e Impero. Di grande interesse anche la sala “immersiva” delle prigioni piranesiane, rese in versione tridimensionale e realizzate dal Laboratorio di Robotica Percettiva della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, al fine di fornire ai visitatori un più vasto e accattivante repertorio visivo e sensoriale. Per condividere ancor meglio le creazioni di quel geniale visionario e potente “fabbricatore di utopie” quale fu Piranesi, artista (secondo lo scrittore inglese suo contemporaneo Horace Walpole) “selvaggio come Salvator Rosa, fiero come Michelangelo, esuberante come Rubens”, capace di costruire “palazzi sopra ponti, templi su palazzi e di scalare il cielo con montagne di edifici”.

Gianni Milani

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“Piranesi. La fabbrica dell’utopia”

Galleria Sabauda – Sale Palatine, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106

Fino all’11marzo 2018

Orari: mart. – dom. 8,30/19,30

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Foto:

– Giovanni Battista Piranesi: “Veduta dell’abside della Basilica di Santa Maria Maggiore” da “Vedute di Roma”, acquaforte, 1745-1778

– Giovanni Battista Piranesi: Veduta della Basilica di San Lorenzo fuori le mura” da “Vedute di Roma”, acquforte, 1745-1778
– Giovanni Battista Piranesi: “Carcere IV. Capriccio con arcate e piazza monumentale” da “Carceri d’Invenzione”, acquaforte e bulino, c. 1761
– Giovanni Battista Piranesi e Francesco Piranesi (figlio): “Veduta interna del Tempio di Giunone” da “Differentes vues de Pesto”, acquaforte, 1778 

 

“Le Baccanti” in versione rock al Carignano

Una versione rock delle Baccanti di Euripide è in scena fino al 17 dicembre prossimo al teatro Carignano di Torino per l’originale regia di Antonio De Rosa. Nelle sue regie i tragici e il loro linguaggio antico, capace di parlare alla nostra modernità e alle sue contraddizioni, occupano un posto di assoluto rilievo. “Le Baccanti di Euripide – spiega il regista – rappresentano un testo che pone numerose sfide a chi decida di metterlo in scena, la prima e più importante delle quali consiste nell’essere l’unica tragedia di cui sia protagonista un dio, Dioniso. Nasce così il problema di una sua rappresentazione”. Andrea De Rosa prosegue, così, la sua lunga indagine e il suo lavoro sul mito, mettendo in scena il fallimento degli ideali dell’Umanesimo greco e dello spirito razionalista su cui si fondava la società dell’epoca classica. Come in Fedra, così nelle Baccanti, scritta intorno al 406 a.C., torna l’analisi dei moti dell’animo umano nelle sue infinite sfaccettature e turbamenti. Euripide profetica la necessità di una contaminazione tra Occidente e Oriente, quasi una anticipazione delle necessita’ di rivedere le norme di convivenza tra continenti, così attuali e drammaticamente presenti al giorno d’oggi.

“Dioniso – scrive Antonio De Rosa – è un dio che, da sempre, ci affascina per lo stretto legame che presenta con il senso di perdita di se stessi e con la vertigine che ad esso si accompagna. È un dio difficile da afferrare, fragile e al tempo stesso contraddittorio, insieme uomo e donna, debole e potente, creativo e distruttivo. La posta in gioco è altissima perché egli promette agli uomini, attraverso vino, droga, danza, musica, sesso e morte, la liberazione dal dolore. Le Baccanti da alcuni critici sono state erroneamente considerate come il ritorno di Euripide al divino e il simbolo della sua conversione, dovuto all’approssimarsi della sua morte. In realtà il tragediografo greco demolisce gli ultimi ideali rimasti e spoglia l’uomo delle sue restanti possibilità di redenzione e conforto. Al centro della vicenda è Dioniso, interpretato da Federica Rossellini, il dio dell’ ebbrezza, del vino, della goliardia, nato dallo stupro di Zeus alla tebana Semele, morta poi di parto. Per dimostrare la sua grandezza, il dio, escluso dal cugino Penteo, re di Tebe, induce le donne della città a misteriosi riti di danza, sesso e caccia sui monti. De Rosa cala i riti orgiastici dionisiaci in una ambiantazione da rave party ( con un’eccellente opera di Simone Mannino) mostrando, dietro un telo nero in semitrasparenza, corpi nudi che si muovono sotto luci psicadeliche, a ritmo di musica tecno. Si viene così a creare un parallelo piuttosto riuscito e chiarificatore tra le danze ossessionanti nei boschi di allora e quelle nelle discoteche di oggi.

Mara Martellotta

 

Fino al 17 dicembre 2017 al teatro Carignano

Foto: Marco Ghidelli

L’egizio alla conquista della Cina

Il Museo Egizio  conquista della Cina con la mostra ‘Egypt. House of Eternity’ inaugurata, con 13.000 le persone in coda. E’ un tour in 5 città, che propone oltre 200 reperti della collezione torinese. Si tratta di  un percorso scientifico ideato per il continente asiatico, dove la civiltà faraonica è meno conosciuta  che in Occidente. Dei pezzi in mostra molti sono esposti per la prima volta. Un ‘viaggio’ attraverso 4000 anni di storia che coinvolge diversi musei cinesi, dall’Henan Provincial Museum di Zhengzhou, dove è stata inaugurata e si potrà ammirare fino al 22 marzo, fino allo Shanxi Museum di Taiyuan, il Liaoning Museum di Shenyang, l’Hunan Provincial Museum di Changsha e il Guangdong Provincial Museum di Guangzhou, dove si concluderà a marzo 2019. La mostra, realizzata con la consulenza di Mondo Mostre, occupa oltre 1.000 metri quadri.

Without Frontiers

Il 15 dicembre alle ore 18 s’inaugura la mostra Without Frontiers a cura di Caravan SetUp e dell’associazione Il Cerchio E Le Gocce, con i testi di Laura Fattorini, presso Dock74 in Via Valprato 68 a Torino

La mostra che vede la partecipazione degli artisti Corn79Fabio Petanimade514ETNIKVesodElbi Elem e Zedz nasce come prolungamento e approfondimento del lavoro svolto durante il festival Without Frontiers, Lunetta a colori a Mantova.

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Durante l’inaugurazione verrà presentato il volume “Without Frontiers. Arte urbana e arte pubblica. Esperienze e prospettive” di Simona Gavioli e Giulia Giliberti, edito da Il Rio EdizioniOgni artista, mantenendo la propria cifra stilistica su un supporto diverso rispetto alle grandi pareti degli edifici sui quali è solito lavorare, fa un tentativo, già ampiamente espresso con i lavori murali, di far uscire l’arte dalla crisi di quest’epoca, un’arte che ha smesso di essere autonoma a favore del connubio con la vita sociale. Un’arte non più come marginale ornamento perché ha smesso di scappare dalla solitaria libertà dell’artista, un’arte non più temuta perché avvicinata al centro della vita sociale. Un’arte viva, appunto. Senza abdicare da se stessi, nella collettiva a Dock74 ogni artista sviluppa un’opera che è la trasposizione di ciò che normalmente troviamo su grandi edifici, che spesso sono case. Ed è proprio la casa che racchiudendo all’interno molecole di mondo ed essendo un corpus d’immagini, fornisce ragioni o illusioni di stabilità all’uomo e di cui l’artista aspira a svilupparne le rêverie. Il dentro e il fuori giocano al rimando, s’inseguono e poi si raggiungono. Ciò che stava fuori, ora sta dentro.

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Attraverso le opere pittoriche in mostra Corn79 ricerca, con l’astrazione delle forme e con i colori, i significati intimi e profondi legati al suo inconscio, mentre Fabio Petani indaga la complessità della natura sfruttando i principi primi di tutte le cose, l’elemento chimico e la pianta. Made514 unisce il lettering al figurativo per creare immagini dinamiche, dalle linee morbide e liquide; Etnik raffigura metaforicamente sezioni di realtà prospettica e di agglomerati urbani incastrati tra di loro, in una critica rivolta proprio alla costruzione inconsapevole dei blocchi di cemento che formano le periferie delle nostre città. Vesod materializza il tempo grazie alla sovrapposizione di diverse immagini, tracciando così storie riconoscibili in attimi; Elbi Elem scardina lo spazio per creare nuove geometrie che si rompono in equilibrio perfetto con il circostante. Zedz, influenzato dalle grafiche digitali, dall’architettura e dalla musica, compone varie geometrie che invadono la tela. La pubblicazione racconta l’esperienza di Without Frontiers. Lunetta a colori, il progetto di riqualificazione urbana che, arrivato nel 2017 alla sua seconda edizione, ha sfidato gli spazi convenzionali destinati all’arte, il conservatorismo e l’idea di bene collettivo, contribuendo all’abbattimento delle barriere che separano il quartiere periferico di Lunetta dal centro della città di Mantova. Il progetto ha permesso agli artisti italiani e stranieri Corn79, Fabio Petani, Made514, Etnik, Vesod, Elbi Elem, Zedz, Perino & Vele, Bianco-Valente e Panem Et Circenses di realizzare opere d’arte site-specific nel quartiere.

Questioni di storia dell’ultimo trentennio

“L’Italia contemporanea. Questioni di storia dell’ultimo trentennio”. Così s’intitola il convegno promosso dall’Istoreto in collaborazione con L’iniziativa fa parte del calendario di avvenimenti per il 70° anniversario della fondazione dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza “Giorgio Agosti”. Introdurrà questo importante appuntamento per riflettere sul senso profondo delle trasformazioni del nostro paese negli ultimi trent’anni, con un intervento istituzionale, Nino Boeti,Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte. Il convegno coinvolgerà studiosi di diversa formazione disciplinare invitandoli a riflettere in modo problematico e aperto su alcuni nodi cruciali delle trasformazioni che hanno investito il nostro paese a partire dai tardi anni Ottanta-primi anni Novanta. Una discussione che intende mettere a fuoco il senso profondo di quelle trasformazioni e il loro ruolo nel cambiamento della storia del paese, nonché il loro peso nel determinare la situazione del tempo presente. Il convegno si articolerà in tre sessioni. Il 14 dicembre, alle ore 15,00, ” Presiede Valerio Onida; interventi di Alberto de Bernardi, Paolo Pombeni, Federico Romero, Alfio Mastropaolo, Marco Fioravanti. Venerdì 15 dicembre, in mattinata alle ore 9,15, “Economia e lavoro“. Presiede Claudio Dellavalle; interventi di Emanuele Felice, Maurizio Franzini, Giuseppe Berta, Alberto Vannucci, Rocco Sciarrone. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle  14,30, “Società e cultura“. Presiede Aldo Agosti. Interventi di Roberto Cartocci, Linda Laura Sabbadini, Loredana Sciolla.

Vasco 2018 debutta a Torino

Lo stesso “Blasco” ha comunicato via Facebook le date ufficiali e le località del VASCONONSTOP LIVE 2018. E’ uno spettacolo rock  emozionante che arriverà a giugno negli stadi di 5 città, con il debutto allo Stadio Olimpico di Torino il primo e il 2 giugno, a seguire  Padova, Roma e Bari, tutte con doppio concerto, e Messina. Reduce dalla “Tempesta perfetta” di Modena Park, Vasco annuncia: “Per l’estate 2018 prossima, noi procediamo per…Stadi. Il concerto del 1 luglio scorso è stato un evento straordinario, ma unico e irripetibile”. Le vendite aprono giovedì 14 dicembre alle  13. Biglietti su Vivaticket al  link: vascononstop.vivaticket.it.

(foto: il Torinese)

Secret movie: il film che si vota

CasArcobaleno (via Lanino 3A) dalle 21.00
Vengono proposti tre film, durante la serata si sceglierà quale sarà proiettato. Il pubblico in sala, a votazione, deciderà quale film vedere tra:

LIBERAMI – Film documentario del 2016 diretto da Federica Di Giacomo. 90 min. Padre Cataldo è un veterano, tra gli esorcisti più ricercati in Sicilia e non solo, celebre per il carattere combattivo ed instancabile. Ogni martedì Gloria, Enrico, Anna e Giulia seguono, insieme a tantissimi altri, la messa di liberazione di Padre Cataldo e cercano la cura ad un disagio che non trova altrove rimedio.

GATTO NERO GATTO BIANCO – Film del 1998 diretto da Emir Kusturica. 120 min. Kusturica torna sui suoi antichi passi, il suo paese più o meno, ma senza preoccuparsi delle grandi vicende politiche e dei grandi dolori sociali. Gli interessano le piccole storie e le piccole poesie degli zingari. Due giovani si vogliono bene, ma le loro famiglie si oppongono. È solo il pretesto per tutto il resto delle fantasie del regista: la musica e i balli, i tic dei mattoidi, la cocaina in un crocefisso, uno muore e resuscita.

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT – Film del 2015 diretto da Gabriele Mainetti. 112 min. Enzo Ceccotti non è nessuno, vive a Tor Bella Monaca e sbarca il lunario con piccoli furti sperando di non essere preso. Un giorno, proprio mentre scappa dalla polizia, si tuffa nel Tevere per nascondersi e cade per errore in un barile di materiale radioattivo. Ne uscirà completamente ricoperto di non si sa cosa, barcollante e mezzo morto.Scoprirà però di avere forza e resistenza sovrumane.
Più amici porti più speranze hai di vedere il film che preferisci!!!!

Inizio votazioni ore 21.00 – CasArcobaleno, via Lanino 3A
Ingresso libero con tessera
 

La Venere torna ai Musei reali

I Musei Reali restano aperti durante dal ponte dell’Immacolata per tutte le feste di Natale, pronti ad accogliere i visitatori torinesi e i turisti con numerose proposte, a partire dalle tante mostre in corso e un nuovo percorso di visita.

 

La Venere di Botticelli torna a casa. Al momento esposta in Georgia, a Tbilisi, come rappresentante dell’Italia per il progetto Valori universali, l’opera appartenente alle collezioni della Galleria Sabauda sarà di ritorno per le feste, pronta a farsi nuovamente ammirare dai visitatori.

 

Oltre agli abituali percorsi di visita, sono numerose le mostre in corso. Fino al 14 gennaio nelle Sale Chiablese rivive la produzione degli ultimi trent’anni della vita di Miró: un periodo indissolubilmente legato alla “sua” isola, Maiorca, dove negli anni Sessanta e Settanta si è dedicato a temi prediletti come donne, uccelli e paesaggi monocromi.

 

Dal 16 dicembre in Galleria Sabauda il pubblico potrà riscoprire l’immenso patrimonio dei Musei Reali legato alla storia dell’arte del territorio, grazie al nuovo allestimento permanente Un’altra armonia. Maestri del Rinascimento in Piemonte. Grazie alla sua componente multimediale, il nuovo percorso permette al pubblico di viaggiare all’interno di questo vivace periodo storico, mettendo le opere in dialogo con contenuti interattivi musicali e video.

 

Prosegue la mostra Piranesi. La fabbrica dell’utopia: oltre a una selezione di 93 tra le opere più significative del grande artista veneto, il visitatore si troverà catapultato all’interno delle celebri Carceri, riproposte in 3D all’interno della sala immersiva.  

 

E per dare la possibilità a tutti coloro che se le sono perse nei mesi precedenti, sono prorogate fino all’anno nuovo le mostre in Galleria Sabauda Confronti/3: Pittura come scultura. Cerano e un capolavoro del Seicento lombardoScoperte/2: Le invenzioni di Grechetto (fino al 21 gennaio 2018), Le bianche statuine. I biscuit di Palazzo Reale (fino all’11 febbraio 2018) e, al Museo di AntichitàPrima del bottone: accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità (fino al 18 febbraio 2018).

 

Domenica 24 e 31 dicembre i Musei Reali saranno aperti dalle 9 alle 14 (chiusura biglietteria ore 13), mentre rimarranno chiusi lunedì 25 dicembre e 1 gennaio; tutti gli altri giorni saranno osservati i consueti orari di apertura.

Le Musichall ospita il Gran Varietà

Dal 14 dicembre al 7 gennaio 2018 il palcoscenico de Le Musichall ospita il Gran Varietà, lo spettacolo che inaugura ufficialmente il teatro torinese, sotto la direzione artistica di Arturo Brachetti. Con quello che si può definire una sorta di “zapping teatrale” con numeri di ballo, canto, teatro, circo e poesia che si alternano a ritmo incalzante, Le Musichall diventa così la prima casa d’Italia di quell’arte teatrale che ha fatto la storia dello spettacolo internazionale: ilvarietà.

Il 14 dicembre le 300 luci de Le Musichall si accendono su un’esibizione unica dedicata a un genere che richiama la tradizione, ma qui proposto in chiave contemporanea e dinamicaFrizzante e comico, goliardico e ammiccante, a tratti onirico e surreale, il Gran Varietà travolge il pubblico con una storia, anzi con tante storie diverse che non hanno un filo conduttore. Lo spettacolo in cartellone è leggero, disimpegnato, ma intelligente e di qualità, proseguendo così la proposta offerta dal teatro e quello che intende rappresentare. Sul palco una girandola di artisti, quattordici, dalla formazione più diversa: ci sono le ballerine di can can e gli acrobati, i cantanti, i clown, gli attori comici, i maghi, a formare una compagnia d’eccezione selezionata dalla Torino Musical Academy che ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo, la cui regia è di Stefano Genovese.

Cos’è il varietà
Si tratta di uno spettacolo teatrale di derivazione popolare che presenta un repertorio misto di canzoni, musiche, balli, scenette comiche. Ben lontano da quello che era il teatro accademico a cui era abituata la borghesia del tempo, il varietà nasce in Italia, e più precisamente a Napoli, alla fine del XIX secolo, rifacendosi alla tradizione del Cafè-Chantant francese.  Da questa esperienza prenderanno vita molti dei filoni teatrali, ma anche televisivi, che hanno fatto la storia dello spettacolo italiano, diventando una sorta di patrimonio culturale condiviso. La sua storia è intensa, ma si consuma in brevissimo tempo, nel lasso di tempo che va dalla fine dell’Ottocento alla fine degli anni Sessanta del Novecento.

Cos’è Le Musichall
Le Musichall è il teatro delle varietà con la direzione artistica di Arturo Brachetti, il maestro internazionale del quickchange e l’attore teatrale italiano oggi più celebre al mondo.  Il progetto nasce dalla collaborazione tra Arte Brachetti srl e l’Opera Torinese del Murialdo, proprietaria del teatro, con l’obiettivo di rivitalizzare quelle forma di spettacolo popolare e coinvolgente, di arte varia, teatrale e musicale.  Si propone come teatro in cui è protagonista un intrattenimento leggero, divertente e di qualità, trasversale per proposte e per discipline, internazionale nell’approccio, capace di accogliere quelle realtà che faticano a trovare un luogo perché sono ‘altro’ rispetto alle tradizionali etichette, non rientrando negli schemi classici. Il teatro, nato agli inizi del ‘900 come Teatro degli Artigianelli, dopo una gloriosa stagione negli anni ‘80 e ‘90, è stato chiuso per lungo tempo e oggi torna dopo un restauro di quasi tre anni che ha permesso di riportare alla luce gli affreschi originali del soffitto stile Belle Epoque e rifunzionalizzare l’intero spazio. 

Il calendario
Giovedì 14 dicembre ore 21
Venerdì 15 dicembre ore 21
Sabato 16 dicembre ore 21 
Giovedì 21 dicembre ore 21
Venerdì 22 dicembre ore 21
Sabato 23 dicembre ore 21
Martedì 26 dicembre ore 17 
Mercoledì 27 dicembre ore 21
Giovedì 28 dicembre ore 21
Venerdì 29 dicembre ore 21
Domenica 31 dicembre ore 22 
Giovedì 4 gennaio 2018 ore 21
Venerdì 5 gennaio 2018 ore 21
Sabato 6 gennaio 2018 ore 17 
Domenica 7 gennaio 2018 ore 17 

Ingresso intero: 23 euro + 1,50 di prevendita
Ingresso ridotto di legge (over 65 – under 12) e convenzionati (Abbonamento Musei, Torino+Piemonte card e Torino+PiemonteContemporary card): 20 euro + 1,50 euro di prevendita
Ingresso serata speciale con brindisi di Capodanno: 50 euro + 1,50 euro di prevendita 

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Le Musichall

Via Juvarra, 15 – 10122 Torino (ingresso temporaneo da Corso Palestro 14)

Per informazioni e prenotazioni 011 1911 7172

www.lemusichall.com – info@lemusichall.com

Facebook: @LeMusichallTorino / Instagram: lemusicahalltorino

Una “Notte di prodigio”

Battute finali per il festival “Cambi di Stagione” organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes

GIOVEDI’ 14 DICEMBRE, FONDAZIONE BOTTARI LATTES

 

A chiudere il cartellone 2017 sarà un appuntamento invernale della sezione Inside, dedicata al tema della notte, diretta dall’Orchestra Musica Manens e in programma giovedì 14 dicembre, ore 21, presso l’Auditorium della Fondazione, in via Marconi 16 a Monforte d’Alba (Cn).

 

Dal titolo Notte di prodigio”, il concerto aprirà le porte all’inverno con la Corale Civica Musicainsieme della città di Chieri, Ensemble vocale, che – insieme con alcuni elementi dell’Orchestra Musica Manens, diretta da Andrea Damiano Cotti – eseguirà brani tratti dal repertorio classico, presentando una scelta di composizioni di M. Prateorius, J. S. Bach, Tomàs Luis De Victoria, H. Howells, B.Britten, affiancati a brani natalizi della tradizione popolare.

Sul palco, l’attrice Valentina Padovan, coadiuvata da Alessandro Tollari, arricchirà l’esecuzione musicale con intermezzi tesi ad evocare le atmosfere invernali, dando voce alla più alta letteratura ispirata all’ “Avvento”, nonché al tema del notturno: dai Vangeli canonici ai Vangeli apocrifi, dalle opere di Francesco Petrarca a Rainer Maria Rilke e a Erri De Luca, nella volontà di contemplare l’episodio della “Natività” da diverse prospettive.

La grande potenza espressiva della notte invernale é fortemente presente nell’immaginario collettivo della nostra cultura, dal Medioevo al Romanticismo all’età contemporanea: “Notte di prodigio” ricalca le tappe e i tentativi di avvicinamento della grande musica al mistero della notte di Natale, considerata la notte magica e arcana per eccellenza.

L’ingresso è gratuito.

Seguirà un brindisi di auguri e la possibilità di visitare la mostra di Renato Brazzani “Prospettive variabili”, una personale dedicata alle diverse stagioni attraversate dall’artista tra gli anni Settanta e il 2010: la lunga serie delle Anamorfosi, il ciclo Oceano, dominato da un blu tenebroso, le opere con inserti lignei Totem, Trofei e Scudi, dal richiamo tribale e ancestrale e le oniriche Sedie Thonet, di derivazione pop e iperrealista.

g.m.

Per info e prenotazioni: tel. 0173/789282 – segreteria@fondazionebottarilattes.itwww.fondazionebottarilattes.it

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Foto:
– Orchestra Musica Manens
– Valentina Padovan
– Andrea Damiano Cotti