CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 637

Steve Sabella, immagini e immaginazione

“WAVELENGTHS” – FINO AL 28 GIUGNO

Immagini e immaginazione. Difficile dire dove finiscano le prime e inizi la seconda. Meglio parlare di intrecci. Di sottili trame compositive ottenute attraverso il mezzo fotografico spinto agli eccessi, esteticamente perfette e di forte carica emotiva. Immagini nell’immagine, sperimentazioni borderline realizzate fra i più estrosi processi (di infinita frantumazione e reiterazione del reale) meditati in camera oscura e l’avventura senza rete della composizione digitale. Fra arte, sociale e politica. Così, di primo impatto, si presentano le opere fotografiche di Steve Sabella, fra i maggiori esponenti della fotografia d’avanguardia internazionale e che, fino al 28 giugno, ritroviamo a Torino, ospite della Galleria “metroquadro” di Marco Sassone. Palestinese della Città Vecchia di Gerusalemme (dove nasce nel 1975), Sabella vive dal 2010 a Berlino e sotto la Mole ritorna con una mostra, inserita nell’ambito di Fo.To – Fotografi a Torino, dal titolo significativo di “Wavelengths” (“Lunghezze d’onda”), con tre serie di foto-collage in cui compare la nuova “On Earth” (2018), accanto alle due più datate (2012) “Metamorphosis” e “Sinopia”. Comune fil rouge, quell’intreccio misterioso di immagini e immaginazione (di cui s’è detto), accanto al gioco spesso inconscio, contradditorio ma mirabile, fra individuale e collettivo, familiare ed estraneo e perfino fra fotografia e pittura. I fotomontaggi di Sabella diventano così una sorta di alchimia sul mondo visibile, frammentando violentando e ribaltando le immagini della quotidianità. “Quando sei nella camera oscura – racconta l’artista – non parli con nessuno. L’unica cosa con cui parli é…arte”. In “Metamorphosis”, comuni e banali oggetti – realtà di tutti i giorni – vengono spaesati e alienati creando composizioni di astratta geometria che spesso hanno suscitato paragoni con il medium della pittura. “Negli ultimi anni Sabella – è stato scritto – ha usato la macchina fotografica come un pittore usa il pennello”; così anche per la serie “Sinopia” dove il Bahrein è ricomposto attraverso gli occhi dell’artista e lo skyline della capitale Manama è ripreso all’alba e durante il giorno con una panoramica a 360 gradi, appiattita in una forma di onda sonora che Sabella ha poi trasposto in frequenze audio, commissionando all’ensemble jazz “The Khoury Project” la composizione di “The Voice of Manama” che accompagna la visione dell’opera. I lavori della più recente serie “On Earth”, se “visti da lontano –scrive ancora Sabella – sembrano quadri astratti o composizioni ritmiche di tavolozze di terra, acqua e carne…Solamente avvicinandosi si nota la complessità delle scene, dei ricordi, dei riferimenti”. Di quei dettagli onirici (una zattera di plastica   multicolore che galleggia insieme a Ninfe in una sorta di Eden terrestre o un viaggiatore solitario che sembra vagare su Marte o in un deserto che è memoria di tempi lontani e di spazi indefiniti) in cui “si possono scorgere frammenti di composizioni figurative e di tradizioni letterarie, come un certo naturalismo creaturale tratto da Bosch e dalla Bibbia (in particolare dalla Genesi)”. Alcuni soggetti “ricordano Adamo ed Eva; altri invece sono in attesa e sperano in una sorta di rivincita o riflettono su un enigma”. Sono opere in cui si fondono, in un unicum straordinario, geniale creatività, incontenibili impulsi visionari e una non comune cultura storico-artistica: ecco perché le troviamo inserite in diverse importanti collezioni internazionali, dal “British Museum” di Londra al “Mathaf: Arab Museum of Modern Art” di Doha e all’ “Arab World Institute” di Parigi. Nel suo libro autobiografico “The Parachute Paradox” (pubblicato da “Kerber Verlag” nel 2016 e vincitore dell’“Eric Hoffer and Nautilus Book Awards” ), Sabella, da palestinese esule per libera scelta,“propone un soggetto– come ha scritto Al-Araby Al-Jadeed di Londra – che non ha precedenti nella letteratura palestinese: la liberazione di se’ stessi e della patria attraverso la liberazione dell’immaginazione”. Tesi del tutto personale, ma incredibilmente affascinante.

Gianni Milani

“Steve Sabella: Wavelengths”

Galleria “metro quadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino;   www.metroquadroarte.com

Fino al 28 giugno

Orari: mart. – sab. 16/19

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Foto
– “On Earth”, lightjet print su alluminio matt Diasec, 2018
– “Metamorphosis”, lightjet su alluminio e Diasec, 2012
– “Sinopia”, lightjet su alluminio e Diasec, 2014

 

Opera vincit omnia alla stagione del Regio

Il Trovatore e la Traviata di Giuseppe Verdi costituiranno i due capisaldi intorno ai quali ruotera’ la prossima stagione lirica del teatro Regio di Torino, la prima firmata da William Graziosi quale Sovrintendente ed Alessandro Galoppini in veste di direttore artistico


Il Trovatore, opera cardine del melodramma romantico e partitura tra le più significative di Giuseppe Verdi, inaugurerà la stagione del Teatro Regio il prossimo 10 ottobre (con recite fino al 23 ottobre). La direzione d’orchestra sarà affidata all’israeliano Pinchas Steinberg, riconosciuto a livello internazionale dalla critica per la forza, la sensibilità e la profondità delle sue interpretazioni. Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno da quest’anno diretti dal maestro Andrea Stecchi, la regia è firmata da Paul Carran. I costumi si richiamano all’Ottocento, le masse corali ai patrioti del Risorgimento, tutto all’interno di una scena sovrastata da un’enorme scalinata modulare, secondo un allestimento proveniente dal Teatro Comunale di Bologna. Per la prima volta al Teatro Regio, all’interno di una stessa stagione, verrà proposta la trilogia popolare verdiana del Trovatore, Traviata e Rigoletto. Dal 14 al 23 dicembre prossimo sarà Donato Renzetti, sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio, a dirigere la Traviata verdiana, per la regia di Hennnings Brockhaus e le scene di Josef Svoboda, vero e proprio ” scultore della luce” e creatore dell’omonima “luce Svoboda”. Nota anche come “la Traviata degli specchi”, questo spettacolo indaga il sottile confine tra la natura intima e delicata di Violetta e la sua immagine pubblica, sottolineata attraverso uno specchio inclinato che moltiplica, da tutti i possibili punti di vista, l’oggetto del desiderio da parte del voyeurismo. Violetta è Maria Grazia Schiavo, interprete elegante e raffinata, Alfredo ha la voce di Dmytro Popov e Giorgio Germont quella di Giovanni Meoni. Nel mese di novembre andrà in scena per la regia di Michele Gamba, giovane musicista milanese, tra i più apprezzati direttori d’orchestra della nuova generazione, formatosi sotto la guida di Daniel Barenboim ed Antonio Pappano. Atteso ritorno al Regio nel periodo natalizio, dal 29 al 31 dicembre, del ballerino Roberto Bolle, con la nuova edizione di Roberto Bolle and friends, gala di danza capace di emozionare le platee di tutto il mondo. Il 2019 si aprirà con la messinscena della Madama Butterfly di Puccini, nella produzione proveniente dallo Sferisterio di Macerata, che vedrà l’atteso ritorno sul podio di Orchestra e Coro del Teatro Regio di Daniel Oren, per la regia, scene e costumi di Pierluigi Pizzi. Questo allestimento propone una Butterfly collocata in un Giappone non oleografico né folkloristico, ma colto come memoria di un Paese evocato con malinconia. Dal 6 al 17 febbraio prossimo sarà allestita al Regio di Torino una nuova messinscena del Rigoletto verdiano, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, la Shaanxi Opera House e l’Opera Royal de Wallonie-Liege. A vestire i panni di Rigoletto sarà il grande Carlos Alvarez, Gilda sarà interpretata da Ruth Iniesta ed il duca di Mantova da Stefan Pop, direttore Renato Palumbo, la regia recherà la firma di John Tunturro, al suo debutto nel mondo operistico. Protagonista del marzo lirico torinese sarà l’opera intitolata “Agnese” di Ferdinando Paer, per la prima volta proposta in una rappresentazione moderna, capolavoro creato nel 1809, di assoluto equilibrio stilistico, esempio brillante di classicismo e precursore dell’era rossiniana. Sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio tornerà Diego Fasolis, la regia è firmata da Leo Muscato. Dalla celebre fiaba di Collodi è tratto Pinocchio, con musica di Pierangelo Valtinoni, libretto di Paolo Madron e regia di Luca Valentino. L’opera, proposta in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, vedrà impegnata anche l’Orchestra del Regio ed il Coro di Voci bianche del Regio e del Conservatorio. A distanza di vent’anni dall’ultima rappresentazione, tornerà al Regio di Torino la Sonnambula di Vincenzo Bellini, in una delicata partitura dalle tinte pastello, per la regia di Mauro Avogadro. Per la prima volta verrà ospitato al Regio di Torino il Balletto dell’Opera di Perm, con novanta tra ballerini e ballerine, che porteranno in scena il capolavoro di Prokof’ev “Romeo e Giulietta”. Alessandro De Marchi, direttore affermato a livello internazionale, dirigerà a maggio 2018 “L ‘italiana in Algeri” di Gioachino Rossini. Dopo l’omaggio che verrà tributato alla terra siciliana, con l’allestimento de “La giara”, tratta da Luigi Pirandello, su musiche di Alfredo Casella, a giugno 2018, e de La cavalleria rusticana di Mascagni per la regia di Gabriele Lavia, la stagione si concluderà con il capolavoro teatrale di George ed Ira Gershwin, dal titolo ” Porgy ed Bess”, nell’unica produzione autorizzata dalla famiglia Gershwin, con l’ Orchestra del teatro Regio ed i Solisti e Coro del New York Harlem Theatre. L'”American folk opera”, come fu definita dallo stesso Gershwin, capace di descrivere la vita degli afroamericani nei primi anni Trenta, sarà diretta da William Barkhymer.

Mara Martellotta

Ecco i vincitori del Miap

PRIMO PREMIO PER LA SEZIONE MODA ALLA GIOVANE TORINESE SOPHIE MUHLMANN

Lìzori (Perugia) – C’è anche una giovane torinese fra i quattro vincitori della prima edizione del Miap (Meneghetti International Art Prize), conclusosi nello stupendo Borgo umbro di Lìzori, toponimo di fantasia di Borgo San Benedetto (fra Assisi e Spoleto) alla presenza del Presidente della “Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti”, Pamela Bernabei. Si tratta di Sophie Muhlmann, nata a Torino nell’ ’87 e diplomata in “Fashion Business” presso l’”Istituto Marangoni” di Parigi. A lei, che dopo aver lavorato in giro per il mondo (fra New York, Milano, Singapore, Mosca e Lisbona ) oggi vive a Pinerolo impegnata in un percorso artistico di alta levatura e sapientemente articolato fra i forti richiami dell’ arte visiva e quelli non meno seducenti della moda, è andato per l’appunto il primo premio della sezione

“Moda” per la creazione di un abito dal nome ammiccante di “Bello, dichiarazione”, di cui la Giuria ha messo in evidenza soprattutto “la semplicità unitamente alla classica eleganza”. Italiano anche il vincitore della sezione “Pittura”, il siciliano di San Cataldo Paolo Amico con l’opera di stupefacente definizione narrativa dal titolo “Riflessioni”. Per le sezioni “Scultura” e “Design”, vincitori assoluti sono stati il tedesco Arnd Christian Muller (con l’opera “Sound Field”) e la brasiliana Lygia de Almeida Marques (con l’opera “Uomo con cappello”).  Imponente il numero degli artisti in concorso: ben 341 provenienti da 32 Paesi. 37 i finalisti, in arrivo da 14 Paesi; il tema su cui hanno dovuto cimentarsi: “La funzione del bello nell’arte come elemento essenziale nella vita dell’uomo”. Istituito nel 2016 dalla “Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti”, il premio rientra nel programma dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale per la valorizzazione della cultura umanistica con la finalità di “promuovere l’espressione artistica come anelito al bello, dando l’opportunità a tutti gli artisti di favorire questa ispirazione incoraggiando un’educazione all’arte che generi bellezza e che trasmetta valori positivi al fruitore dell’opera artistica”. La giuria del premio, presieduta da Pamela Bernabei e con la direzione artistica di Ermanno Tedeschi, curatore e critico d’arte, é composta da docenti, direttori di musei e artisti: Franco Marrocco, Direttore dell’ “Accademia di Belle Arti di Brera”, Masayuki Koorida, Direttore dello “Shanghai Sculpture Center”, Werner Meyer, Direttore del Museo “Kunsthalle Göppingen”, Tom Moran, Capo Curatore “Grounds for Sculpture” di Hamilton, New Jersey, Riccardo Cordero, Scultore, già docente presso l’ “Accademia delle Belle Arti” di Torino, Licia Mattioli, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione Confindustria e A.D. Mattioli SpA, Bruna Biamino, Coordinatore del Dipartimento di Fotografia dello IED di Torino.Istituita nel 2007 dal professor Antonio Meneghetti, scomparso nel 2013, che aveva declinato in diversi ambiti della cultura e della scienza i principi dell’ontopsicologia, definibili come l’aspirazione a rifarsi ai modelli di armonia e di equilibrio dell’Umanesimo, la Fondazione è un ente no-profit svizzero che ha lo scopo per l’appunto di promuovere una visione della vita declinata come cultura pratica di filosofia, scienza e arte, attraverso l’esercizio più alto delle facoltà umane dell’individuo.Le opere finaliste saranno in mostra presso lo Spazio espositivo del Palazzo Ducale di Lìzori (Castello di Pissignano) fino al 15 luglio 2018.

g. m.

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Foto

– Sophie Muhlmann: “Bello, dichiarazione”
– Paolo Amico: “Riflessioni”
– Arnd ChristianMuller: “Sound Fields”
– Lygia de Almeida Marques: “Uomo con cappello”
– I quattro vincitori

I concerti delle meraviglie: 35 anni con il festival cusiano di musica antica

Elena Bollatto con il suo partner di vita e di arte Folco Perrino se la ridono da lassu’ vedendoci sempre più stupiti ed ammirati della creatura che hanno curato, nutrito, coccolato. Un appuntamento imperdibile per la caratura dei musicisti e la unicità dei luoghi dove si gioisce con la musica. Tutto ciò nonostante gl’imprevisti che sono sempre dietro l’angolo: la sala Tallone all’isola di San Giulio, sede storica dei concerti, a poche settimane dall’esordio è risultata inagibile. Ebbene gli organizzatori non si sono persi d’animo ed hanno trovato alternative straordinarie. Il salone dell’istituto Maria Ausiliatrice a Pella, la basilica di san Giulio, villa Bossi e cioè la sala del comune di Orta e soprattutto palazzo Penotti Ubertini alla sommità della salita della Motta. Luoghi molto diversi fra loro ma che hanno aumentato la sana curiosità di melomani, nuovi e consolidati. Solo alcuni media non se ne sono accorti ed hanno largito inesattezze, alias fake news dando per cancellato il festival senza appello e soprattutto senza informarsi. Ma spesso quest’ultimo è un dettaglio per chi…informa! Invece il festival è iniziato regolarmente il 9 giugno scorso alle 12,30 con il duo Tiziana Ravetti ed Attilio Borri straripante abilità, fantasia e divertimento: “Il canto e la passione” con prosecuzione alla sera dove il noto complesso La Rossignol ha deliziato con frottole, canti, danze del 1400 e un controtenore d’eccezione, Roberto Quintarelli, che insieme ai suoi virtuosi compagni ha letteralmente incantato il folto e partecipe pubblico. Non esiste festival dove si abbracci un periodo che va dal canto gregoriano a Piazzolla: lo faceva notare giustamente il direttore del cusiano Ettore Borri, sempre attento anche ai dettagli ed immaginifico “prefatore” di tutti i concerti; rimandiamo subito al programma www.amicimusicacocito.it perché i ritardatari possano ancora fruire dell’ultimo scampolo di concerti del prossimo 23 e 24 giugno a palazzo Penotti Ubertini in Orta. Noi ci siamo già immersi nel Laetare Jerusalem con una Gerusalemme ritrovata alla incantevole basilica di san Giulio, grazie alla Schola gregoriana del Pontificio istituto di musica sacra, oppure con un concerto di due virtuose dell’arpa le giovanissime Isabella Cambini e Laura Colombo sotto l’occhio vigile del loro mentore, la prof. Simona Marchesi. Per non parlare dello straripante Vivaldi con l’Ensemble Imaginaire diretto da Cristina Corrieri e l’esecuzione del concerto per archi e traversiere detto Gran Mogol, scoperto di recente in una biblioteca scozzese. Come non citare ancora quattro splendidi clarinettisti, il quartetto Confusiony (Marotta, Otera, Luiza e Benevelli) con le danze slave di Dvorak, l’Aragonaise dalla Carmen di Bizet e l’Oblivion di Astor Piazzolla. Persino i merli e gli usignoli trattenevano il fiato in alcuni passaggi, in altri si ponevano come interlocutori extra moenia e noi ad assaporare momenti unici dove il tempo è come sospeso e kronos lascia il passo a kairos.

Ezio Ercole

Luca Carboni e Gatto Panceri al #Parco Dora Live’

Anche Alberto Farina e il gruppo Jazz Se7tima Alterata sul palco della rassegna estiva gratuita più grande del Piemonte


Proseguono gli appuntamenti di rilievo a Torino (nell’area eventi tra Via Livorno e Via Treviso) del cartellone di eventi del ‘#Parco Dora Live’, la kermesse estiva di spettacoli gratuiti di musica, teatro e cabaret più grande del Piemonte.Per la quarta settimana (8 weekend in tutto, per un totale di ben 24 shows), giovedì 21 giugno, in occasione della ‘Fiera Europea della Musica’ è atteso il firmacopie di Luca Carboni, che presenta il nuovo album ‘Sputnik’ (‘Sony Music’). A seguire a il gruppo jazz Se7tima Alterata. Il 22 giugno, invece, per il cabaret, è la volta del valente Alberto Farina.Il 23 giugno, invece, introdotto e presentato dal conduttore radiotelevisivo Wlady, grande protagonista per la musica di questa settimana è Gatto Panceri, affermato cantautore e hit maker (ha scritto canzoni per Andrea Bocelli, Giorgia, Mina, Massimo Ranieri, Gianni Morandi, Mietta, Syria, Riccardo Fogli e molti altri, per un totale di oltre 45 milioni di copie vendute), che presenterà dal vivo, con tanto di firmacopie, del nuovo monumentale album di inediti con ben 19 pezzi ‘Pelle d’oca e lividi’ (il 12° in carriera), pubblicato dall’etichetta ‘Hit Rainbow’ di Roby Facchinetti dei Pooh, con distribuzione ‘Artist First’. Il disco, uscito il 25 maggio scorso ha esordito al 57° posto in classifica ‘TOP ALBUM’ della F.I.M.I. A introdurre Gatto Panceri, sul palco, la magia del pianoforte e delle delicate composizioni del Maestro Giorgio Bolognese, anche raffinato Direttore d’orchestra che, proprio con la ‘Vivo per Lei Edizioni’ di Gatto Panceri, ha pubblicato il capolavoro strumentale ‘2 Luglio 1944’.La prossima settimana, invece, attesi Fubelli & Impastato, Dado e Jo Squillo. Tutti gli spettacoli sono gratuiti, e iniziano alle 20.30. Informazioni sul sito www.parcocommercialedora.it, e sulla relativa pagina Facebook. La prestigiosa rassegna culturale sostiene il Comitato Locale di Moncalieri della ‘Croce Rossa Italiana’.

00 / 01 (sinfonia dell’unità)

“00 / 01 (sinfonia dell’unità)” è una creazione con regia di Francesco Sgrò e con in scena i 21 allievi del terzo anno di corso della FLIC Scuola di Circo provenienti da Brasile, Cile, Colombia, Francia, Germania, Inghilterra, Paraguay, Polonia, Slovacchia, Uruguay, USA e da diverse regioni d’Italia

È la quarta e ultima creazione di “Spazio FLIC presenta – Un viaggio nel circo contemporaneo”, la rassegna che mette al centro gli allievi della scuola di circo di Torino, provenienti da 20 nazioni diverse, rendendoli protagonisti di spettacoli professionali in tutte le loro fasi di creazione. Dal 23 maggio al 21 giugno 2018 si sta svolgendo “Spazio FLIC presenta Un viaggio nel circo contemporaneo”, rassegna ideata ed organizzata dalla FLIC Scuola di Circo, progetto della Reale Società Ginnastica di Torino, e dedicata totalmente ai suoi numerosi allievi, alla loro preparazione artistica professionale e alla loro relazione con il palcoscenico e con il pubblico. La rassegna propone 7 appuntamenti con 4 creazioni messe in scena nello Spazio FLIC, luogo di allenamento e professionale sala spettacolo ricavati all’interno di un ex hangar industriale del periferico quartiere Barriera di Milano. Un luogo che è allo stesso tempo creativo, performativo e divulgativo per una ricerca artistica sul “nuovo circo” più che mai viva nell’ambiente della FLIC.

Nuova stagione per il teatro diretto da Brachetti

 

SI APRE IL 12 OTTOBRE CON UN OMAGGIO A GIPO FARASSINO

Parola d’ordine, ancora e sempre, teatro di “intrattenimento leggero e di qualità”. Teatro “alla portata di tutti”. Il mix è esplosivo: varietà, illusionismo, comicità, arti circensi e tant’altro ancora: tutto su un unico palcoscenico. Dopo l’anno “0”, anno di prova – brillantemente superato – è già conto alla rovescia per la prima stagione de Le Musichall, il nuovo “Teatro delle Varietà” aperto da pochi mesi nel centro storico di Torino, negli spazi del “Collegio Artigianelli” al civico 14 di corso Palestro, con la direzione artistica di Arturo Brachetti.

Primo spazio in Italia dedicato totalmente all’intrattenimentoerede ideale dei teatri di varietà, e gestito da ArtNOVE, impresa sociale e culturale nata nell’ambito della Congregazione dei “Giuseppini del Murialdo” (proprietaria dello spazio), Le Musichall vuole sfatare i luoghi comuni che aleggiano intorno al teatro, spesso identificato dal grande pubblico come luogo troppo “alto”. Spiega Brachetti: “L’obiettivo è spingere gli spettatori a vedere quinte e palcoscenico da un altro punto di vista, riavvicinandoli al teatro, e più in generale, allo spettacolo dal vivo: proposte di qualità e per tutti, leggere ma non banali, da cui uscire con il sorriso sulle labbra e il cuore leggero”. Da ottobre a maggio, sono 21 gli spettacoli proposti per la stagione 2018/2019; 46 le repliche. Ad aprire le danze, venerdì 12 ottobre, “A son peui mach canson”, recital condotto dai musicisti del Terzo Turno in omaggio a Gipo Farassino, per far conoscere soprattutto ai più giovani la figura del grande chansonnier ‘d Porta Pila. A seguire, moltissimi altri gli artisti in scena nella stagione, tra cui alcuni volti italiani celebri come la straordinaria Silvana Fallisi, il maestro di prestidigitazione Raul Cremona, il comico televisivo Saverio Raimondo, la stand up comedian al femminile Velia Lalli, il duo comico-magico Lucchettino, lo Stephen Hawking dell’illusionismo Christopher Castellini, fino all’allegria contagiosa di Antonello Costa, a Massimo Loizzi e ai suoi Mercanti di storie (con lo spettacolo su Giorgio Gaber “Io ed io”) o a Paolo Carta (con cui Brachetti prepara i numeri con i disegni di sabbia, mescolati ora con le ombre cinesi) e altri ancora. Lo stesso palcoscenico diventerà internazionale con alcune delle più interessanti compagnie di nouveau cirque che porteranno a Le Musichall performance visive di grande impatto e di sicuro fascino, come la danza tra le ombre dei francesi Bakhus, il mimo contemporaneo degli ucraini Dekru, il circo nuovo e antico dei CirkbiZ’arT fino alle acrobazie dei The Black Blues Brothers. Non mancherà un nuovo coinvolgente varietà sulla scia del grande successo registrato dalla produzione proposta lo scorso anno, che ha inanellato numerosi sold out di fila. Sempre con la firma di Arturo Brachetti e Stefano Genovese, il nuovo spettacolo, intitolato “Spikisi”, andrà in scena nel periodo natalizio dal 26 dicembre al 6 gennaio. Nel frattempo la precedente produzione “Gran Varietà”, prodotta da ArtNOVE in collaborazione con Arte Brachetti, traslocherà a Roma al “Teatro Vittoria”, dal 10 al 20 gennaio 2019 con il nuovo titolo Le Musichall in tour”. Un segno importante che premia la qualità del progetto e degli artisti, tutti giovanissimi, piemontesi per nascita, studio o “adozione professionale”. “Questa del 2018/19 – sottolinea Brachetti – è la prima effettiva stagione de ‘Le Musichall’, dopo un anno di attività volto a testare gli spazi e costruire collaborazioni sia con le realtà del territorio, sia con produttori e distributori che operano a livello nazionale. Quasi un anno di test importanti e necessari per comprendere meglio i gusti del pubblico e arrivare a proporre oggi una campagna abbonamenti capace di soddisfare diverse esigenze premiando gli spettatori con la logica del ‘più vedi meno spendi’. Un segno chiaro di voler investire sul pubblico”. Sempre sulla scia di un altro punto di vista, di cui è testimonianza anche la nuova campagna di comunicazione, ideata da Visualgrafika, che popolerà le vie torinesi di personaggi “al contrario” sullo sfondo di colori accesi.Gli abbonamenti si aprono martedì 19 giugno e, altra curiosa singolarità, i primi 200 abbonati avranno la possibilità di poter incontrare e trascorrere un’ora a teatro con lo stesso Brachetti il 29 ottobre.

g.m.

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Foto:

– Arturo Brachetti, foto Paolo Ranzani
– “Terzo turno”
– Raul Cremona, foto Centamore
– Paolo Carta
-“I Lucchettino”

ll multilinguismo degli scrittori piemontesi

Il saggio di Andrea Raimondi,“ll multilinguismo degli scrittori piemontesi. Da Cesare Pavese a Benito Mazzi“(Grossi editore, Domodossola 2018), si presenta come un testo importante che colma un vuoto nella ricerca sull’originalità della letteratura piemontese del ‘900. Il volume, prendendo in esame buona parte della produzione letteraria piemontese segue il filo logico della tendenza a mescolare differenti codici linguistici nello stesso testo letterario tipica di una terra di confine come il Piemonte. La narrativa studiata da Raimondi utilizza un italiano influenzato dal dialetto e dalla lingua piemontese nelle sue articolazioni,  realizzando in molti casi un mix di italiano popolare, colloquiale e parlate locali. Una modalità scelta da alcuni scrittori per reagire all’omologazione linguistica e culturale prediligendo storie ambientate in zone periferiche o trascurate, con la comune caratteristica dell’utilizzo del  multilinguismo.In un arco di tempo di quasi settant’anni, dalla pubblicazione di “Ciau Masino” di Cesare Pavese fino ai racconti del vigezzino Benito Mazzi e  del giornalista e scrittore iracheno Younis Tawfik, naturalizzato italiano e residente a Torino, Andrea Raimondi ha analizzato moltissimi autori e libri nella sua ricerca sul multilinguismo  dei narratori piemontesi. Un’indagine che attraversa la letteratura subalpina lungo quasi tutto il “secolo breve”, da Fenoglio a Primo Levi, dalla Ginzburg a Fruttero e Lucentini, a Davide Lajolo e Nanni Balestrini. In questo percorso, del tutto originale, come scrive nella sua introduzione Gigliola Sulis, , professoressa associata di Letteratura italiana presso la University of Leeds ed esperta di multilinguismo letterario, s’intravvede l’evoluzione del mix di lingue che caratterizza la narrativa piemontese “che lascia emergere in controluce la storia della regione, indagata sia nelle sue peculiarità come microcosmo che rappresenta la società italiana dello scorso secolo”. Un lavoro importante quello di Raimondi che dopo la laurea specialistica in Lingue, Letterature e Civiltà dell’Europa e delle Americhe,  nel 2015 ha ottenuto il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Italiano dello University College Cork (Irlanda) proprio con la ricerca sul multilinguismo di un gruppo di narratori piemontesi. Raimondi attualmente collabora con la rivista Savej ed è impegnato in una ricerca sui contatti letterari e linguistici tra Piemonte e Regno Unito.

Marco Travaglini

Rigorini, arte e poetica sono di famiglia

La mostra dedicata ad Antonio Rigorini accoglie circa cinquanta opere dell’artista. La prima sala è dedicata a lavori degli anni ’30 -‘40, per lo più rappresentati da illustrazioni per copertine di quaderni e per pubblicità. Vengono inoltre presentate alcune tavole dell’antica Roma facenti parte di un progetto per una guida storica dell’Urbe. Nelle successive sale vengono esposti dipinti ad olio che spaziano da vedute cittadine come l’antico ponte sul Po a Torino a composizioni naturalistiche come paesaggi boscosi, cascate e marine. Nella mostra sono presentate anche opere del padre, Luigi Rigorini (1879-1956) professore di Ornato all’Accademia Albertina e del figlio Luigi. Il mestiere e la poetica dei Rigorini trovano continuità nel declinare l’esperienza pittorica della famiglia. Presso la galleria Zabert saranno disponibili la monografia L. Rigorini, G.A. Farinella, Antonio Rigorini, Ages Arti Grafiche, 2006 e la pubblicazione riferita alla mostra con testi di Luca Beatrice e Armando Audoli. Antonio Rigorini, nato a Torino nel 1909 da giovane, negli Anni ’30 , incomincia  l’attività di grafico pubblicitario e illustratore per le Industrie Grafiche Gros Monti e per la Cartiera Italiana. Disegna copertine di quaderni scolastici, giochi di società, decorazioni di mobili e quadri ad olio e unisce all’attività di pittore   illustratore quella di restauratore, lavorando su preziose opere per la Soprintendenza di Torino a Palazzo Madama e nella Galleria Sabauda, per la Fondazione Pietro Accorsi, per antiquari e collezionisti. Muore a  nel 1997.

 

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Alla Galleria Zabert, piazza Cavour 10 – Torino -ORARIO: da martedì a sabato 10,30-13 e 15,30-19 o su appuntamento. Fino al 7 luglio.  INFO: 011.8178627 – info@galleriazabert.com