CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 637

Metamorphosis. Da Buster Keaton a Philip Glass

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Sarà il tema del “tempo” e della sua percezione, attraverso la relazione fra le due forme espressive che costruiscono il loro linguaggio sul tempo stesso, ovvero la musica e il cinema, il leitmotiv della nona edizione del Concerto Natalizio presentato dalla Fondazione Cosso, in collaborazione con il progetto artistico “Avant-dernière pensée”, nelle sale del Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo. Per l’occasione, il 25 e il

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26 dicembre, nella notte di Natale e in quella di Santo Stefano (a partire dalle ore 21,15), “Avant-dernière pensée”, a cura di Roberto Galimberti, proporrà “Metamorphosis”, un dialogo ideale fra la partitura omonima del musicista contemporaneo americano Philip Glass presentata in una inedita rilettura per trio (violino, violoncello, pianoforte) e alcuni frammenti dello straordinario cinema di Buster Keaton (attore, regista e sceneggiatore statunitense, fra i più grandi protagonisti del cinema muto), che andranno a comporre le grandi scenografie – video distribuite nelle 14 sale del Castello. Grazie a un inedito sistema di ripresa e amplificazione del suono, i musicisti saranno dislocati, uno per uno, negli spazi della mostra di sculture realizzate da Fausto Melotti e attualmente ospitata dalla Fondazione : suoneranno insieme senza vedersi, ma la loro esecuzione sarà unica e udibile ovunque, grazie a un sistema di diffusione multicanale, studiato appositamente per la location e sincronizzato con le differenti scenografie – video in ogni sala. Questa molteplicità di possibili punti di vista consentirà al pubblico di essere protagonista privilegiato: potrà fruire dell’ascolto ravvicinato dei singoli strumenti e godere dell’intera partitura in una cornice storica ricca di fascino, muovendosi fra le grandi scenografie e l’oscurità delle sale. Nel finale del Concerto, i visitatori potranno accendere delle piccole torce per creare giochi di luci e ombre, ideale trasfigurazione delle immagini in bianco e nero che, fino a quel momento, avranno accompagnato l’esecuzione.

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La prenotazione è obbligatoria al numero 0121/502761 o e-mail prenotazioni@fondazionecosso.it

g.m.

Foto
– Castello di Miradolo
– Buster Keaton: “Sherlock Junior”
– Buster Keaton: “One Week”

Premio Bottari Lattes Grinzane, VIII edizione

In scadenza il prossimo 31 gennaio 2018, é aperto (e scaricabile sul sito www.fondazionebottarilattes.it) il bando dell’VIII edizione del ”Premio Bottari Lattes Grinzane”, il riconoscimento internazionale che vede concorrere insieme scrittori italiani e stranieri.

Tra le novità di questa edizione, la presenza nella Giuria Tecnica di Rosario Esposito La Rossa, “lo spacciatore di cultura” che a Scampia e Melito (Napoli) ha aperto la libreria “Scugnizzeria”, e la partecipazione nelle Giurie Scolastiche di 400 studenti da tutta Italia.

Organizzato dalla “Fondazione Bottari Lattes”, il Premio è suddiviso in due sezioni. La prima, Il Germoglio, è destinata alla scoperta di opere contemporanee di narrativa, innovative e originali, di scrittori italiani e stranieri. La seconda, La Quercia, dedicata a Mario Lattes (pittore, scrittore ed editore, scomparso nel 2001), premia un autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento critico e di pubblico.

Per la sezione Il Germoglio, i libri in concorso saranno valutati in un primo momento dalla Giuria Tecnica, della quale fanno parte: il presidente Gian Luigi Beccaria(linguista, critico letterario e saggista), Valter Boggione (docente), Vittorio Coletti (linguista e consigliere dell’Accademia della Crusca), Rosario Esposito La Rossa(libraio a Scampia), Giulio Ferroni (critico letterario e studioso della letteratura italiana), Laura Pariani (scrittrice), Enzo Restagno (critico e musicologo), Alberto Sinigaglia (giornalista e presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte), Marco Vallora (critico).  Le opere saranno scelte sulla base del loro valore letterario e della rappresentatività delle tendenze più vive e originali della narrativa contemporanea.

 

La cerimonia di designazione annuncerà i cinque romanzi finalisti e si svolgerà sabato 14 aprile 2018 a Cuneo, nella sede della “Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo”, che sostiene la sezione Il Germoglio con un contributo per il triennio 2017-2019. La parola passerà quindi ai giovani: tra marzo e giugno 2018 i cinque libri saranno letti e discussi dai 400 studenti delle ventiquattro Giurie Scolastiche, una all’estero e ventitré in Italia, a cui si aggiunge il Gruppo di Lettura “La Scugnizzeria” formato da studenti di Scampia. 

 

Sabato 20 ottobre, presso il Castello di Grinzane Cavour, i ragazzi esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti tutti i finalisti.Gli scrittori in gara terranno inoltre un incontro con gli studenti delle scuole del territorio cuneese.I giovani continuano così a essere i veri protagonisti del Premio, che porta nelle scuole la letteratura contemporanea e offre agli studenti la possibilità di appassionarsi alla lettura e di sviluppare capacità critiche.I cinque finalisti della sezione Il Germoglio riceveranno un premio in denaro di 2.500 euro ciascuno. Al vincitore andrà un ulteriore premio di 2.500 euro.Il Premio per la sezione La Quercia, che nel 2017 è andato allo scrittore e sceneggiatore inglese Ian McEwan, sarà scelto a insindacabile giudizio della Giuria Tecnica. L’autore vincitore di questa sezione sarà annunciato a mezzo stampa nel mese di luglio.

 

Venerdì 19 ottobre, giorno precedente la cerimonia di premiazione, l’autore terrà una lectio magistralis su un tema letterario a propria scelta. Le precedenti edizioni della Quercia sono state vinte da Amos Oz (2016), Javier Marías (2015), Martin Amis (2014), Alberto Arbasino (2013), Patrick Modiano (2012), Premio Nobel 2014, Enrique Vila-Matas (2011). Il vincitore della sezione La Quercia otterrà un premio di 10.000 euro. Il “Premio Bottari Lattes Grinzane” è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Antico Borgo Monchiero.

 

Per info al pubblico: tel. 0173.789282 - eventi@fondazionebottarilattes.it - @BottariLattes

g. m.

 

Luca Bono, l’illusionista

Già 2000 biglietti venduti per primo atteso one man show del giovane talento della magia internazionale diretto da Arturo Brachetti e con le musiche di Alex Britti che porta in scena un percorso spettacolare e tecnologico tra grandi illusioni, close up, manipolazione di oggetti e mentalismo. Luca Bono ripercorre alcune fasi del proprio percorso umano e professionale attraverso nuove performance e pezzi storici del proprio repertorio magico. Sold out già alcune repliche dello show in cartellone fino al 7 gennaio

 

Dal 26 dicembre al 7 gennaio 2018, la Casa del Teatro di Torino ospita Luca Bono con il suo primo one man show L’illusionista, diretto da Arturo Brachetti con le musiche originali di Alex Britti. Luca, oggi appena venticinquenne, già Campione Italiano di Magia all’età di soli 17 anni e successivamente laureato a Parigi con il Mandrake d’Oro, riconosciuto come l’Oscar della magia, è univocamente considerato il talento magico più interessante della sua generazione, interprete del nuovo illusionismo, coinvolgente e contemporaneo. Al suo attivo 450 date in Canada in due anni di tournée con oltre 400.000 spettatori e 13 puntate di VUUAALÀ! CHE MAGIA!,  attualmente in onda su Boing tutti i venerdì alle 20.00. Dimenticate il classico mago con cilindro, bacchetta e frac, perché Luca Bono è sì uno straordinario illusionista, ma soprattutto un ragazzo normale in grado di fare cose eccezionali. In scena assisteremo ad un percorso spettacolare e tecnologico tra illusioni di grande effetto scenico ed emotivo, manipolazione di oggetti, close up, mentalismo e apparizioni spettacolari. Per lo show risultano venduti già 2000 biglietti e le prime repliche sono già sold out. L’Illusionista propone la grande magia rivisitata da un giovane artista, ex corridore di go kart che a seguito di un incidente, e incuriosito dal fratello maggiore Davide, si avvicina al mondo magico scoprendo un universo artistico e culturale impensato. Quasi inconsapevolmente, in pochissimi anni, Luca Bono passa così dal sottoscala del circolo magico torinese alle grandi platee internazionali. “Sono davvero emozionato dall’idea di calcare questo palcoscenico da solo, dopo diversi anni in cui ho proposto i miei numeri al fianco di altri artisti. Sarà una vera e propria sfida che ho intrapreso con me stesso, vincendo le mie timidezze, ma con l’intenzione e la volontà di portare davanti al pubblico il meglio del mio repertorio: dai numeri più amati dal pubblico, come quello con le colombe che mi ha portato alla notorietà, ad altre performance nuove che proporrò per la prima volta esclusivamente per questa occasione”.  In scena, dunque andranno non solo l’Artista, ma anche il ragazzo, con tutte le sue debolezze, le sue paure e la sua proverbiale riservatezza in grado di sciogliersi davanti al pubblico con la stessa disinvoltura con cui l’insospettabile Clark Kent sapeva, in una frazione di secondo, trasformarsi in Superman; all’apertura del sipario le arti magiche trasformeranno la sua normalità in una grande dimostrazione di talento e in un caleidoscopio di sorprendenti effetti conditi con lo stile personale ed accattivante proprio di Luca Bono. Al suo fianco Sabrina Iannece, l’artista-assistente che da cinque anni lavora al fianco di Luca Bono e che in questo occasione è co-protagonista.

L’Illusionista è uno spettacolo unico che emozionerà gli adulti e allo stesso tempo coinvolgerà e divertirà i più giovani, che potranno così lasciarsi trasportare in un mondo di pura illusione, in cui sarà davvero difficile distinguere i confini tra realtà e apparenza. La regia de L’Illusionista è di Arturo Brachetti, il maestro internazionale del quickchange, che di Luca è direttore artistico. Le musiche sono state composte per l’occasione dal cantautore Alex Britti, che ha con Luca un rapporto d’amicizia e stima di lunga data. In alcuni momenti lo spettacolo si avvale di filmati e proiezioni su grandi schermi (gestiti in collaborazione con Acuson) attraverso i quali il pubblico, anche più lontano, potrà rendersi conto che davvero “non c’è trucco e non c’è inganno” e che il close up e la prestidigitazione, sono tecniche di pura maestria e non consentono di celare trucchi. La produzione è curata da Muvix Europa, realtà di produzione artistica capace di coniugare l’illusionismo con le più diverse discipline dello spettacolo, per realizzare soluzioni su misura.

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Prevendite presso la biglietteria della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, oppure sul sito www.casateatroragazzi.it www.lucabono.com

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LUCA BONO, L’ILLUSIONISTA

Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

Corso Galileo Ferraris, 266 Torino. Prenotazioni 011 19 74 02 80

Date e orari spettacolo:

Martedì 26 dicembre ore 17 e 21

Mercoledì 27, giovedì 28 dicembre ore 17

Venerdì 29, sabato 30 dicembre ore 17 e 21

Lunedì 1, martedì 2, mercoledì 3 gennaio 2018 ore 17

Giovedì 4, venerdì 5, sabato 6 gennaio 2018 ore 17 e ore 21

Domenica 7 gennaio 2018 ore 17                           

Biglietti:

Intero 18 €

Ridotto 12 € (under 12)

Over 65, Associazioni e Cral convenzionati 15 €

Adulti abbonati alla stagione 2017/2018 della Casa del Teatro e adulti Soci Cadm € 12

Ragazzi abbonati alla stagione 2017/2018 della Casa del Teatro (fino ai 12 anni) e ragazzi Soci Cadm (fino ai 12 anni) € 10

Per info e prenotazioni: www.casateatroragazzi.it – biglietteria@casateatroragazzi.it

www.lucabono.com

Tel. 011 19 74 02 80

Buone Feste dai Concerti del Lingotto

Natale è alle porte e I Concerti del Lingotto faranno gli auguri al pubblico come meglio non si potrebbe, con una delle composizioni sacre più amate in assoluto: il magnifico Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach. Composto a Lipsia sul finire del 1734, fu interpretato per la prima volta dal Thomaner Chor, diretto all’epoca dallo stesso Bach, e da allora torna ogni anno a risuonare nella chiesa di St. Thomas a Lipsia, interpretato dalle nuove leve dello stesso storico coro. L’Oratorio fu creato accorpando sei cantate, accomunate tutte dalla gioia per la nascita di Gesù, che originariamente dovevano essere eseguite in sei giornate distribuite fra il Natale e l’Epifania. Una musica che esprime qualcosa che supera la maestria nell’uso dell’armonia e del contrappunto andando dritta al cuore dell’uomo, credente o meno. Di questo capolavoro, martedì 19 dicembre 2017 alle 20.30 presso l’Auditorium Giovanni Agnelli (via Nizza 280, Torino) saranno eseguite le Parti prima, quarta, quinta e sesta. Il compito di raccontarci il giubilo della natività, con tutti i presupposti per un’esecuzione d’eccellenza, è affidato a Le Concert Lorrain e al Dresdner Kammerchor diretti da Christoph Prégardien, affiancati da quattro talentuosi solisti: il soprano Loanne Lunn, il contralto Margot Oitzinger, il tenore Markus Schäfer e il basso Peter Kooij. Fin dalla sua istituzione nel 2000, Le Concert Lorrain si è affermato con vigore. Forte di una doppia cultura, francese e tedesca, grazie ai suoi due direttori artistici Anne-Catherine Bucher e Stephan Schultz, il complesso frequenta le più prestigiose sale da concerto del mondo grazie alla qualità delle sue interpretazioni, rivolte al grande repertorio, ma anche a programmi più inconsueti e originali. Parallelamente, l’ensemble sviluppa numerosi progetti pedagogici nelle scuole e organizza dei Cafés Baroques. Queste originali e audaci formule di incontro scuotono le convenzioni, mescolano serietà e leggerezza, grande musica e piccoli pubblici, seducendo con l’arte dei maggiori compositori del XVII e XVIII secolo. Grazie alla sua carriera come tenore prevalentemente bachiano e liederistico, Christoph Prégardien conosce tutti i segreti della parola cantata: le sue interpretazioni delle Passioni di Bach hanno fatto epoca, e dal qualche anno si dedica anche alla direzione orchestrale, con risultati molto apprezzati dalla critica che elogia la scioltezza di fraseggio e l’armoniosa compiutezza delle sue scelte esecutive. Il debutto come direttore è avvenuto nel 2012 proprio con un’opera bachiana, la Passione secondo Giovanni, insieme al Concert Lorrain.

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La biglietteria è aperta nei giorni 15,16,18 e 19 dicembre 2017 in via Nizza 280 interno 41, dalle 14.30 alle 19, e un’ora prima del concerto, dalle 19.30. Poltrone numerate da 27 a 54 euro, ingresso non numerato 20 euro e ingressi numerati giovani 13 euro (ridotto per i giovani con meno di trent’anni) in vendita un quarto d’ora prima del concerto secondo disponibilità. Vendite on line su www.anyticket.it. Informazioni: 011.63.13.721

Il fantasma di Tom Joad, tra John Steinbeck e Bruce Springsteen 

Tom Joad è il protagonista del romanzo più famoso di John Steinbeck, “The Grapes of Wrath”, uscito negli Stati Uniti nel 1939 e conosciuto in Italia con il titolo  Furore. Un bel libro senza età dal quale John Ford trasse uno storico film (con Henry Fonda nel ruolo di Tom Joad). Woody Guthrie scrisse una grande ballata su Tom Joad quasi dieci anni prima che Bruce Springsteen  venisse al mondo. La storia narrata da John Steinbeck  racconta l´epopea della biblica trasmigrazione della famiglia Joad, assieme ad altre centinaia di poveri, dall´Oklahoma attraverso il Texas, il New Mexico e l´Arizona, lungo le famosa Route 66 ( che conoscerà altre storie letterarie, da Kerouac a tanti altri), fino alla California, “il paese del latte e del miele”, in cerca di una vita nuova e un po’ di fortuna. Vi troveranno però  amarezze e stenti, al limite della sopravvivenza: paghe da fame, padroni duri e cinici, lavori da schiavi. Erano gli anni della Grande Depressione, dell’America dura e disperata, della lotta di classe più aspra, dei sogni che s’infrangevano a contatto con la  realtà. Ma non è quella la storia che Springsteen scelse di raccontare nella sua straordinaria canzone dedicata al fantasma di  Tom Joad. O, almeno, non è “solo” quella poichè quel fantasma è ben presente nell’America di oggi, come se quasi ottant’anni dopo ben poco fosse cambiato. “The Ghost of Tom Joad ” è stato l’undicesimo album in studio di Springsteen, pubblicato nel 1995 dalla CBS Records. Presidente degli “states” era il democratico Bill Clinton che, di lì a poco, sarebbe stato rieletto alla guida della nazzione a stelle e strisce. Un anno dopo, nel 1996,  Springsteen, ne parlava così:”La maggior parte delle cose che ho scritto riguardano l’America di oggi, anche se trovano le loro origini nel passato. Anche la canzone di Tom Joad non è storica, ma è sull’America degli anni ’90“. E, possiamo aggiungere, su quella odierna al tempo di Donald Trump. Nella canzone si parla dell’autostrada, luogo simbolo del sogno americano, esaltato dalla generazione beat. Un immaginario ancora ben vivo ma popolato da gente senza speranza, il cui destino è un fuoco acceso sotto un ponte per scaldarsi. I Tom Joad di oggi sono i nuovi poveri, le vittime della grande recessione e della crisi economica  che prese avvio negli Stati Uniti d’America nel 2007 in seguito allo scoppio della bolla immobiliare dei subprime, i messicani e gli homeless, le principali vittime di un nuovo ordine mondiale ancora affollato di gente senza lavoro e con poche libertà.

Marco Travaglini

Riccioli cobalto

Le poesie di Alessia Savoini
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Timida sotto il derma lunare
Boccoli del colore della notte
Si muove la polvere di un vecchio capanno
Nel mentre in cui il suono si sostituisce al battito.
Lo mnemonico spirito si confonde a causa di Bacco
Nel quartiere dove il mondo collide in una piazza
E poi gli incontri senza dirsi troppo
Dove illegale è l’ascesa verso il chimico io.
Talvolta traspare il disapprovato gesto
Di canti e chitarra nel tuo silente cosmo
Così borbotti, ma non disdegni
Perché ami senza nessuna pretesa.

Letture itineranti e la Magia del Natale

Sabato prossimo 16 dicembre, a partire dalle ore 16, per i visitatori della mostra “Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura”, ospitata nelle storiche sale del Castello di Miradolo, la Fondazione Cosso organizza, in collaborazione con il Circolo Laav di Torre Pellice, un interessante appuntamento dal titolo “Letture itineranti”. Il programma prevede suggestive letture tratte dalle opere di Italo Calvino e che avranno luogo nelle sale espositive, lungo un percorso artistico-letterario-musicale accompagnato dalle note dei ragazzi dell’Istituto Prever di Pinerolo. Alla base del progetto, la predilezione per le sculture di Melotti da parte dello stesso Calvino che lo definì “acrobata dell’invisibile” e le cui opere compaiono anche su alcune copertine dei libri del grande scrittore editi da Mondadori. Le letture sono riservate ai visitatori della mostra e non è richiesta la prenotazione. Domenica 17 dicembre invece, alle ore 15,30, la Fondazione propone per i più piccoli, sempre all’interno del Castello, “La magia del Natale”, un laboratorio pensato per i bimbi dai 6 agli 11 anni, ispirato al tema della Festa. Obiettivo: stimolare, sotto la guida di un’operatrice didattica, la loro creatività imparando a realizzare decorazioni natalizie, come insolite ghirlande, simpatici elfi e carte decorate a mano. La prenotazione è obbligatoria entro sabato 16, telefonando al n. 0121/502761 oppure attraverso e-mail a prenotazioni@fondazionecosso.itAnche i più piccoli, inoltre, potranno vivere un’esperienza di scoperta divertente, visitando la mostra di Fausto Melotti, grazie all’allestimento particolare pensato proprio per loro “Da un metro in giù”. Letteralmente da un metro di altezza in giù, gli spazi espositivi si compongono di pareti tattili e sensoriali, di quadri luminosi e di elaborazioni stilizzate delle opere da completare.

Per info e prenotazioni: Castello di Miradolo e Parco storico, tel. 0121/502761 e-mail prenotazioni@fondazionecosso.it

g.m.

Bach Integrale per i 500 anni della Riforma Luterana

Prosegue la seconda parte della rassegna “J. S. Bach Integrale”, un evento inserito nelle manifestazioni che celebrano i 500 anni della Riforma Luterana, con il quarto concerto che avrà luogo venerdì 15 dicembre alle ore 20.45 nel tempio valdese di C.so Vittorio Emanuele 23. L’organista Gianluca Cagnani presenterà, tra gli altri, il Preludio e fuga in do minore BWV 546, ilTrio in sol maggiore BWV 586, la Triosonata in do maggiore – BWV 529 e la Fuga in do minore – BWV 575. Ingresso a pagamento, biglietti disponibili anche presso la libreria Claudiana in Via Principe Tommaso 1 di Torino. Per informazioni Tel. 011/6692838

Piranesi. La fabbrica dell’utopia

FINO ALL’11 MARZO 2018

C’è tutta la genialità, la stupefacente perizia di uno dei massimi incisori del suo tempo – che dal rococò, e attraverso i temi propri del neoclassicismo, arriva a precorrere in un balzo senza ostacoli la sensibilità romantica fino alle più impensabili mirabilia dell’immaginario gotico insieme all’inquietante bizzarria di pagine visionarie al limite del delirio e di sogni e “capricci” da incubo, nelle 93 opere di Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 1720 – Roma, 1778) esposte, fino all’11 marzo, nelle nuove Sale Palatine della subalpina Galleria Sabauda. Promossa dai Musei Reali di Torino, in collaborazione con Roma Capitale e con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia e l’organizzazione dell’Associazione Metamorfosi, la rassegna è a cura di Luigi Ficacci e di Simonetta Tozzi e presenta un’ampia selezione delle opere più significative del grande veneziano. Che fu straordinario incisore all’acquaforte e architetto (anche se la sua unica realizzazione architettonica fu la ristrutturazione della chiesa romana di Santa Maria del Priorato, testimoniata in mostra dagli scatti fotografici di Andrea Jemolo), soggiogato da una divorante passione per le grandiose rovine di Roma – dove si trasferì nel 1740, al seguito dell’ambasciatore veneziano Francesco Venier – riprodotte con superba e certosina sapienza attraverso la matrice vedutistica (da Tiepolo a Canaletto) della propria formazione veneta. Con le “parlanti ruine” della civiltà romana, Piranesi si lega anima e corpo. Ne fa percorso di vita e di lavoro incessante, oggetto di attenzione etica oltreché estetica, tesa al recupero di una civiltà –quella romana, appunto- che egli riteneva assolutamente superiore a quella greca. “Quando mi accorsi – scrive – che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni”; ecco allora il perché della sua vastissima produzione acquafortistica (nella città eterna, appena ventenne, apprese i rudimenti dell’acquaforte nella celebre bottega calcografica di Giuseppe Vasi), incentrata sulla riscoperta dell’archeologia e caratterizzata da audaci ed esasperate visioni prospettiche nonché da violenti effetti luce-ombra che ne fecero uno degli artisti di maggior successo – con Papa Clemente XIII come primo mecenate- in un mercato artistico effervescente e vivace qual era quello romano nel periodo di massimo splendore del Grand Tour internazionale.

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L’iter espositivo vede quindi esposte, fra le sue opere più note, le pittoresche “Vedute di Roma” dalle amplificate prospettive architettoniche, insieme ai fantasiosi “Capricci” realizzati ancora sotto l’influsso di Tiepolo e alle famose e suggestive visioni della serie delle “Carceri d’invenzione”, eseguite fra il 1745 e il 1750: immaginario di grande impatto emotivo, architetture spregiudicate e ardite, terrifiche nelle loro fantastiche e labirintiche strutture (rappresentanti “la negazione del tempo– come scrisse Marguerite Yourcenar, autenticamente stregata dalle opere di Piranesi – lo sfalsamento dello spazio, la levitazione suggerita, l’ebbrezza dell’impossibile raggiunto o superato”) e fonte d’ispirazione in molti campi artistici, fino ai nostri giorni. Notevole, ad esempio, la loro influenza sulla produzione   delle “costruzioni impossibili” dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher e su tutta la sfera del Surrealismo. Dalla Fondazione Cini provengono anche le realizzazioni tridimensionali di alcune invenzioni piranesiane mai realizzate e ricavate dal ricchissimo repertorio delle “Diverse Maniere di adornare i Cammini” o di alcuni pezzi antichi, riprodotti e divulgati dall’artista nella serie dei “Vasi candelabri cippi sarcofagi tripodi”, come il celeberrimo tripode del Tempio di Iside a Pompei, vero e proprio masterpiece dell’arredo neoclassico e Impero. Di grande interesse anche la sala “immersiva” delle prigioni piranesiane, rese in versione tridimensionale e realizzate dal Laboratorio di Robotica Percettiva della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, al fine di fornire ai visitatori un più vasto e accattivante repertorio visivo e sensoriale. Per condividere ancor meglio le creazioni di quel geniale visionario e potente “fabbricatore di utopie” quale fu Piranesi, artista (secondo lo scrittore inglese suo contemporaneo Horace Walpole) “selvaggio come Salvator Rosa, fiero come Michelangelo, esuberante come Rubens”, capace di costruire “palazzi sopra ponti, templi su palazzi e di scalare il cielo con montagne di edifici”.

Gianni Milani

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“Piranesi. La fabbrica dell’utopia”

Galleria Sabauda – Sale Palatine, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106

Fino all’11marzo 2018

Orari: mart. – dom. 8,30/19,30

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Foto:

– Giovanni Battista Piranesi: “Veduta dell’abside della Basilica di Santa Maria Maggiore” da “Vedute di Roma”, acquaforte, 1745-1778

– Giovanni Battista Piranesi: Veduta della Basilica di San Lorenzo fuori le mura” da “Vedute di Roma”, acquforte, 1745-1778
– Giovanni Battista Piranesi: “Carcere IV. Capriccio con arcate e piazza monumentale” da “Carceri d’Invenzione”, acquaforte e bulino, c. 1761
– Giovanni Battista Piranesi e Francesco Piranesi (figlio): “Veduta interna del Tempio di Giunone” da “Differentes vues de Pesto”, acquaforte, 1778 

 

“Le Baccanti” in versione rock al Carignano

Una versione rock delle Baccanti di Euripide è in scena fino al 17 dicembre prossimo al teatro Carignano di Torino per l’originale regia di Antonio De Rosa. Nelle sue regie i tragici e il loro linguaggio antico, capace di parlare alla nostra modernità e alle sue contraddizioni, occupano un posto di assoluto rilievo. “Le Baccanti di Euripide – spiega il regista – rappresentano un testo che pone numerose sfide a chi decida di metterlo in scena, la prima e più importante delle quali consiste nell’essere l’unica tragedia di cui sia protagonista un dio, Dioniso. Nasce così il problema di una sua rappresentazione”. Andrea De Rosa prosegue, così, la sua lunga indagine e il suo lavoro sul mito, mettendo in scena il fallimento degli ideali dell’Umanesimo greco e dello spirito razionalista su cui si fondava la società dell’epoca classica. Come in Fedra, così nelle Baccanti, scritta intorno al 406 a.C., torna l’analisi dei moti dell’animo umano nelle sue infinite sfaccettature e turbamenti. Euripide profetica la necessità di una contaminazione tra Occidente e Oriente, quasi una anticipazione delle necessita’ di rivedere le norme di convivenza tra continenti, così attuali e drammaticamente presenti al giorno d’oggi.

“Dioniso – scrive Antonio De Rosa – è un dio che, da sempre, ci affascina per lo stretto legame che presenta con il senso di perdita di se stessi e con la vertigine che ad esso si accompagna. È un dio difficile da afferrare, fragile e al tempo stesso contraddittorio, insieme uomo e donna, debole e potente, creativo e distruttivo. La posta in gioco è altissima perché egli promette agli uomini, attraverso vino, droga, danza, musica, sesso e morte, la liberazione dal dolore. Le Baccanti da alcuni critici sono state erroneamente considerate come il ritorno di Euripide al divino e il simbolo della sua conversione, dovuto all’approssimarsi della sua morte. In realtà il tragediografo greco demolisce gli ultimi ideali rimasti e spoglia l’uomo delle sue restanti possibilità di redenzione e conforto. Al centro della vicenda è Dioniso, interpretato da Federica Rossellini, il dio dell’ ebbrezza, del vino, della goliardia, nato dallo stupro di Zeus alla tebana Semele, morta poi di parto. Per dimostrare la sua grandezza, il dio, escluso dal cugino Penteo, re di Tebe, induce le donne della città a misteriosi riti di danza, sesso e caccia sui monti. De Rosa cala i riti orgiastici dionisiaci in una ambiantazione da rave party ( con un’eccellente opera di Simone Mannino) mostrando, dietro un telo nero in semitrasparenza, corpi nudi che si muovono sotto luci psicadeliche, a ritmo di musica tecno. Si viene così a creare un parallelo piuttosto riuscito e chiarificatore tra le danze ossessionanti nei boschi di allora e quelle nelle discoteche di oggi.

Mara Martellotta

 

Fino al 17 dicembre 2017 al teatro Carignano

Foto: Marco Ghidelli