CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 632

Complice il grande artista, uno spettacolo di magia e divertimento

La bottega milanese di Leonardo, che il fidato e prediletto allievo Gian Giacomo Caprotti continua a tenere in vita dopo che l’artista e scienziato ha preso la via di Francia, verso la corte di Francesco I, tra le mura del castello di Clos-Lucé ad Amboise. Con lui i servitori di sempre, la cuoca Aquina e il consorte Bernuzio, che avevano seguito il maestro da Firenze, personaggi a metà tra realtà e fantasia, simpaticamente bonaccione lui, con qualche buona vena di comando lei, accompagnata da quel tanto di terrore quando lo studio viene ad esser frequentato dall’elegante mago Cornelius, una sorte di Belzebù a proprio agio con magie e illusionismi, in missione segretissima, inviato da messer Francesco del Giocondo per chiarire i rapporti tra la consorte e gli abitanti della casa. Non ultimo, l’altro allievo Andrea da Empoli, assistente ai colori e alla preparazione delle tele, pronto a riservare sostanziali sorprese. Attorno ad essi ruota la vicenda di Leonardo e la magia del tempo, testo scritto da Cristian Messina (che ne cura anche la regia sul palcoscenico dell’Alfieri, repliche sino a domani) e Valerio di Piramo, nella volontà di preparare il terreno ai festeggiamenti, di qui a pochi mesi, per i cinquecento anni dalla morte del grande artista. Gli autori si affidano al divertimento immediato e a considerare le risate della maggior parte del pubblico ci riescono: peccato che la legge dell’immediatezza nuoccia nel corso delle due ore ad uno scavo più a fondo di certi personaggi (anche il comico ha le proprie leggi), peccato che a tratti si perda lo spessore del racconto, tallonando da vicino anche l’intreccio del giallo sollecitato dall’arrivo dei messi che, con la notizia della morte di Leonardo in terra di Francia, portano pure una inattesa lettera testamento, fatta di rivelazioni straordinarie. Ci si affida piuttosto a una buona lista di sketch, ad abbozzi e a scenette decisamente troppo brevi, a suggestioni non maturate, a bisticci e incanti e svelamenti che a tratti dimostrano il fiato corto. A reggere il ritmo arriva l’impegno degli attori e per alcuni la gran passione e la eccellente professionalità, Margherita Fumero e Franco Barbero che potrebbero far parte di una storia più “maneggevole” e più sicura, o la fattiva irruenza, vedasi il Caprotti di Alessandro Marrapodi. A colloquio con il pubblico il filosofeggiante Leonardo di Mauro Villata. Di Davide Allena gli effetti illusionistici, della Nobile Contrada Sant’Andrea di Fucecchio i costumi.

Elio Rabbione

Le streghe laggiù in New England

Ebbene sì, anche in America ci fu la caccia alle streghe. Il New England vide nel 1692 una psicosi collettiva che portò allo sconvolgimento della coscienza puritana dell’America di fine Seicento. Era l’area delle colonie britanniche, la “Nuova Inghilterra”, la terra redentrice in cui i Puritani fuggiti dalle repressioni intendevano fondare una nuova società che (paradossalmente) a sua volta sarebbe stata intollerante a livello religioso e soprattutto morale. Le accuse di stregoneria del 1692 dilagarono nelle contee di Essex e Middlesex (Massachusetts) e le esecuzioni arrivarono di conseguenza. Il clima di psicosi incontrollabile ha ispirato numerosi romanzieri, sceneggiatori e registi; le città e cittadine di quell’area vennero segnate da un marchio sinistro e inquietante, da Andover a Haverhill, da Gloucester a Malden, da Danvers a Topsfield. Fortunatamente ben altra psicosi collettiva “positiva” serpeggiava a Danvers e Topsfield nel 1967, con la “British Invasion” che moltiplicava la frenesia musicale di adolescenti ambiziosi. Tra questi il quindicenne Robert Greene (chit) ed il sedicenne Jeffrey Skinner (V), cui si unirono subito il songwriter Ed Goodoak, Alan Gagnon (b) e Gilbert Van Geyte (batt), tutti pressoché coetanei; quasi a ruota si aggiunsero anche i diciassettenni Rick Noon (chit) e Mike Saulnier (org), che completarono e definirono la band Royal Aircoach. Nonostante le comuni influenze da Beatles, Rolling Stones, Animals e Yardbirds e il nome molto “British” della band, il suono fu subito improntato alla psychedelia; era frequente l’uso di riverberi, fuzzy tones, suoni in eco, cui si accompagnavano effetti di luci psichedeliche curati da Frank Iovanella durante le esibizioni dal vivo. L’avventura dei gigs iniziò al club “The Bilge” di Salem e tra 1967 e 1968 i Royal Aircoach toccarono anche il celebre “King’s Rook” di Ipswich; essendo studenti di liceo, le esibizioni erano distribuite soprattutto nei week-end in molti colleges del New England, ma anche in venues di primo piano, come la Stoughton Armory e la famosa “Hatch Shell” di Boston. Il versante manageriale era in proprio, curato da Chauncey Gagnon, padre del bassista; tramite il suo operato la band entrò in contatto col produttore e chitarrista William “Teddy” Dewart dei “Teddy and The Pandas” e con Bruce Patch, proprietario dei Wayside Recording Studios. Ne scaturì l’incisione nel 1968 dell’unico 45 giri della band: “Wondering Why” [Greene – Gagnon – Goodoak] (Flying Machine FMR-8868; side B: “Webs Of Love” [Greene – Skinner]), inciso a Wayland (Massachusetts) e prodotto da Patch con etichetta Flying Machine records. Dopo l’entrata del singolo nelle classifiche locali, il chitarrista Rick Noon abbandonò (arruolato per il Vietnam) e fu sostituito da Mark Connelly, il quale passò presto all’organo, subentrando all’uscente Saulnier. Nel 1969 uscì anche Skinner; il nome della band mutò in “Aircoach” e cambiò anche il sound, con orientamento più commerciale. In questo periodo vennero registrati gli unreleased “Waking Skies”, “Wax Theory” e “Wrapped Up In Your Mind” ed ebbero luogo concerti con altre bands, quali The Beacon Street Union e gli ancora sconosciuti bostoniani Aerosmith. Tra fine 1969 e inizio 1970 si verificarono attriti riguardanti la gestione manageriale della band; si cercò di tamponare l’uscita del batterista Van Geyte con l’ingresso di Peter Tucker e con l’aggiunta del cantante Paul Neenan. Tuttavia lo spirito musicale della band era molto ridimensionato ed il suono praticamente irriconoscibile se paragonato al 45 giri del 1968; lo scioglimento fu inevitabile e all’incirca nell’autunno 1970… l’“Aircoach” si fermò.

 

Gian Marchisio

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Una settimana di arte e cultura giapponese

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Organizzata dalla Città di Torino e da IFF – International Friendship Foundation di Tokyo, Torino Japan Week è un’iniziativa giunta alla 43^ edizione che offre la possibilità di far conoscere e apprezzare l’arte e la cultura giapponese in Europa e nel mondo

Dal 19 al 25 ottobre sarà possibile immergersi nel mondo giapponese con eventi gratuiti, dagli spettacoli ai workshop, dalle mostre alla cerimonia del tè, che si terranno in varie sedi auliche di Torino. Torino Japan Week prenderà il via il 19 ottobre in piazza Castello alle ore 16 con una cerimonia che vedrà la presenza delle autorità torinesi e giapponesi, seguita da uno spettacolo di calligrafiapercussioni, con esibizioni di danzatori e da un’esibizione di samurai. La settimana proporrà un’ampia prospettiva sui diversi aspetti della cultura giapponese; gli eventi e i numerosi gruppi in scena includono danzamusicaartigianatoikebana,origami, esibizioni di samuraitamburi taikovestizione del kimono e musica koto. Il MAO – Museo di Arte Orientale – ospiterà i workshop e le dimostrazioni, mentre al Piccolo Regio si svolgeranno gli spettacoli e i concerti. I visitatori avranno la possibilità di prendere parte alla tradizionale cerimonia del tè nella splendida cornice della Sala delle Guardie di Palazzo Madama in piazza Castello, con prenotazione sul sito. Torino Japan Week si concluderà nella serata di giovedì 25 ottobre al Piccolo Regio Puccini dove, tra gli altri spettacoli, si terrà un concerto che vedrà sul palcoscenico musicisti giapponesi e torinesi esibirsi insieme. Gli eventi, gratuiti e aperti al pubblico, si svolgeranno in alcune fra le location auliche più rappresentative di Torino come: piazza CastelloPiccolo Regio Puccini (prenotazione obbligatoria); Palazzo Madama – Sala delle Guardie (prenotazione obbligatoria);MAO/Museo di Arte Orientale, via San Domenico 11; Palazzo Barolo, via delle Orfane 7.  Inoltre, si terranno alcuni scambi culturali, parte integrante del programma della Japan Week; i gruppi giapponesi si esibiranno, con accesso riservato agli ospiti e agli studenti, nelle seguenti sedi: Residenza Socio Assistenziale/RSA Carlo Alberto; Convitto Nazionale Umberto I; Istituto Europeo del Design/IED; Centro Disabili Diurno/C.A.D.D; Scuola Internazionale COMICS. Il Campus Luigi Einaudi dell’Università degli Studi di Torino ospiterà tre sessioni di scambi culturali in lingua giapponese che vedranno coinvolti gli studenti. Torino Japan Week, patrocinata dal Consolato Generale del Giappone a Milano e da ENIT, è un evento internazionale che si svolge ogni anno in una diversa città con lo scopo di promuovere attraverso la cultura giapponese le relazioni amichevoli, la comprensione reciproca e la pace. L’anno scorso la manifestazione si era svolta a Praga e nelle ultime edizioni è stata ospitata a Lione, Salamanca, Porto, Francoforte. La settimana torinese dedicata al Sol Levante è stata realizzata da IFF, dalle Relazioni Internazionali della Città di Torino con il contributo della Camera di Commercio di Torino, con il supporto di Fondazione Torino Musei, Teatro Regio, Fondazione Contrada Onlus. Sponsor dell’iniziativa sono Suzuki e Torino Outlet Village. Grazie al supporto e alla collaborazione dell’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne sarà possibile avvalersi anche della presenza di 56 studenti universitari che affiancheranno gli artisti e gli ospiti orientali. 

Informazioni e iscrizione agli eventi: www.japanweektorino.it

#japanweektorino

Cani in posa, la mostra alla Venaria Reale

Una prima grande mostra nel nostro Paese sull’amico dell’uomo per antonomasia: il cane, immerso nella dimensione artistica. 130 opere tra dipinti, sculture, mosaici, fumetti e libri. Il tutto realizzato da alcuni fra i massimi artisti di tutti i tempi, dall’antichità sino ai nostri giorni. Espressioni artistiche che vanno dalle steli funerarie della Grecia classica, alle pitture risalenti al Seicento di Michelangelo Pace, o ai dipinti del tempo contemporaneo di Guillermo Lorca e di Matteo Basile. La mostra è visitabile da sabato 20 ottobre 2018 fino a domenica 10 febbraio 2019, nella Sala delle Arti della Reggia di Venaria. La mostra “Cani in posa – dall’antichità ad oggi”, curata da Francesco Petrucci, è  ideata da Fulco Ruffo di Calabria, e organizzata da Glocal Project Consulting e Consorzio Residenze Reali Sabaude. L’assessore alla Cultura della Città di Venaria Reale, Antonella d’Afflitto afferma «Una grande occasione che ha unito gli sforzi organizzativi di Città e Reggia. Obiettivi comuni che rendono questa mostra un’occasione speciale per la città e per l’intero territorio. Lancio un appello a coloro che amano i cani. Venendo a Venaria Reale avranno modo di vederli e ammirarli  in uno degli aspetti più eleganti che mai l’uomo abbia saputo dedicargli. Un omaggio a questa figura, insuperabile per attaccamento al suo padrone. Ora riunito in uno splendido bene culturale, la Reggia di Venaria, immerso nell’arte». Un’esposizione che ha come fil rouge la presenza del cane nell’arte figurativa dell’occidente, inserito spesso nelle scene della grande pittura o accanto a figure importanti della storia, nella scultura e nel ritratto. Una figura, quella del cane, animale da sempre vicino all’uomo, fedele compagno di vita e impareggiabile alleato. Dichiara Fulco Ruffo di Calabria «Questa prima volta di una mostra dedicata completamente alle diverse arti che rappresentano il cane, considerato a ragione l’animale miglior amico dell’uomo, è per me una grande gioia. Sono riuscito a portare al pubblico, in un luogo incantevole come la Reggia di Venaria, una mia passione che è condivisa da moltissime persone a livello planetario. Ringrazio in particolar modo l’assessore alla Cultura, Antonella d’Afflitto e la Città di Venaria Reale per avermi coadiuvato nella realizzazione di tale evento. Inizialmente l’idea era di portare questa mostra a Stupinigi. Ma l’incontro con Antonella mi ha aperto le porte della Reggia di Venaria. Mi ha contattato e mi ha letteralmente rapito con l’dea che ci fosse la possibilità della Venaria; mi ha presentato al direttore Turetta e alla presidente Zini, e da lì abbiamo iniziato a lavorare

per completare questo grande sogno. – Prosegue Ruffo di Calabria –  Il cane unisce i ceti sociali, ha la forza di avvicinare mondi lontanissimi, attraverso il dono della fedeltà. Non è quindi solo protagonista dei sentimenti più intimi del genere umano, ma è anche motore economico per miliardi di euro, con tutto ciò che riguarda la produzione attorno a questo amato animale. La mostra “Cani in posa” è un invito a visitare gli amici a quattro zampe nel loro miglior aspetto, sempre in relazione con l’umano e gli altri animali, degna figura scelta per essere al fianco di ognuno di noi e contestualmente di concedersi un momento di loisir in una splendida città, che dispone di una cornice di tesori unica nel suo genere».

A spasso con Culicchia tra i fantasmi dell’Ottocento

Sarà che la città di Torino trasuda storia da ogni piazza, palazzo o caffè, sarà che siamo abituati a vederla spesso sul piccolo e grande schermo, perché è cinematografica per natura, ma ogni nuovo racconto del suo passato non risulta mai anacronistico e non smette mai di affascinarci

Esce giovedì 25 ottobre, al Cinema Fratelli Marx un altro importante progetto della Fondazione Vittorio Bersezio: A spasso con i fantasmi. Un viaggio nella Torino dell’800, mediometraggio diretto da Enrico Verra. Il film, che trova ispirazione da I miei tempi di Vittorio Bersezio è un viaggio nell’Ottocento risorgimentale, che dura il volgere di una notte, accompagnati da un cicerone d’eccezione che ha curato anche la sceneggiatura, Giuseppe Culicchia. Baldanzosa e trasversale era la curiosità di Vittorio Bersezio, che lo spingeva a saltare in poche ore da un elegante caffè bohémien ai sobborghi più malfamati della città per procurarsi storie e notizie da raccontare sulla Gazzetta Piemontese divenuta in seguito La Stampa. Con la stessa leggerezza Culicchia si aggira tra i fantasmi di personaggi celebri e umili, intellettuali e ignoti: Carlo Alberto e le lavandaie sul Po, Cavour e il boia del Quadrilatero, i nobili a teatro e gli operai di Vanchiglia, Nietzsche e gli artigiani. In un montaggio caleidoscopico si sovrappongono in un continuo gioco di contrasti le immagini dei luoghi risorgimentali, riconoscibili ancora oggi, con quelle del volto più moderno della città. Da Palazzo Madama a Porta Palazzo, dal Regio al Rondò della Forca, dal Cambio e Baratti alla Piccola Casa della Divina Provvidenza in una notte invernale avvolta dalla magia delle luci d’artista, Giuseppe Culicchia ci guida nei rimandi continui tra il passato e il presente, ora più sfacciati ora più nascosti. Il lavoro ha un valore molteplice. Oltre a rappresentare un omaggio a Vittorio Bersezio e a Renzo Rossotti, il giornalista scomparso quattro anni fa che aveva suggerito quest’opera, è un altro tassello importante per la diffusione della cultura risorgimentale e la valorizzazione del patrimonio storico subalpino nell’ambito del turismo e della didattica. Realizzato con il patrocinio della Città di Torino e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte il film si avvale del coinvolgimento di importanti istituzioni e talenti torinesi. Nel ruolo di produttore esecutivo attraverso la società Video delta l’attore Mario Brusa, mentre l’autore delle musiche originali è Paolo Dellapiana, componente della cult-band torinese dei Larsen. Per il reperimento dell’apparato iconografico prezioso è stato il meticoloso lavoro di Carlo Griseri, esperto di cinema e da poco nominato direttore del Seeyousound, grazie alla fattiva collaborazione del Museo Nazionale del Risorgimento italiano, dell’Archivio storico della Città di Torino, della Fondazione Torino Musei, del Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis. L’uscita in sala è resa possibile dalla collaborazione con il circuito cinematografico e distributivo locale Slow Cinema. La prima proiezione per il pubblico torinese sarà al Cinema Fratelli Marx (corso Belgio 53 )giovedì 25 ottobre (alle ore 21.15) con ingresso libero e in regolare programmazione martedì 6 novembre (alle ore 16) e martedì 13 novembre (alle ore 18.30).

Giuliana Prestipino

Storia dei due fratelli con il gozzo

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)

6 Storia dei due fratelli con il gozzo

Nel Bric di Bissarello (in provincia di Cuneo), in un grande pianoro, cresce un immenso castagno; il tronco antico e nodoso fa sì che i ragazzi si arrampichino sopra con facilità, per poi sporgersi in mezzo alla folta chioma verde e di lì, con gli occhi immortali e puri della giovinezza, osservare il mondo.  Vicino a quel luogo, un tempo, abitavano due fratelli, reietti, a causa di un grosso gozzo che li rendeva turpi nell’aspetto. Per questo motivo, essi si vergognavano di mostrarsi alla gente, temevano di essere oggetto di duri motteggi e non osavano sostenere gli sguardi inorriditi delle fanciulle del villaggio; avevano dunque deciso di ritirarsi lontano dal paese, in una piccola e assai modesta dimora che calzava a pennello per loro, con una finestrina che si affacciava sul castagno in lontananza. La drammaticità della situazione fece venire coraggio al più giovane dei fratelli, il quale decise di aspettare la notte del Sabba per parteciparvi di nascosto, convinto che quel suo gesto così audace avrebbe potuto spingere le streghe ad aiutarlo a risolvere il problema drammatico del gozzo. Ed ecco come agì. Ci fu una notte più buia del solito, le stelle in cielo si rimpicciolirono e la luna andò a nascondersi dietro le fronde del grande albero. Il ragazzo si addentrò guardingo nel bosco, inciampando nelle radici nodose del castagno, così invadenti quella notte, come se volessero addirittura fermarlo. Gli abituali, consueti rumori notturni si erano d’improvviso quietati, nessun animale correva, né usciva dalla propria tana, gli insetti non volavano, solo qualche stridio lontano tagliava l’aria e faceva quasi male all’udito. Il giovane volle convincersi che si trattava di versi di civette o barbagianni, ma solo per nascondere a se stesso quella strana sensazione di grida come provenienti dall’oltre tomba. Dopo aver camminato per un tempo che gli parve interminabile, egli arrivò in un piccolo spiazzo, dove gli alberi si allargavano tra loro e parevano formare un cerchio tracciato appositamente per ospitare balli e incontri; anche gli stessi tronchi sembravano incurvarsi leggermente, come in un eterno inchino per misteriosi invitati. Il ragazzo si acquattò dietro un tronco e rimase in attesa, si guardava attorno, pentito di essersi sentito così coraggioso, anzi pensò di tornare indietro, ma il gozzo che lo tormentava si fece più pesante e quella sensazione di malessere lo convinse a rimanere fermo dove si trovava. L’attesa fu ripagata da uno spettacolo sensazionale. Il cielo così nero si inscurì ulteriormente e dal nulla spuntarono carri trainati da cavalli imbizzarriti, adornati di campanellini tintinnanti: i suoni però erano sgradevoli, più simili al rompersi di bicchieri che a uno scampanio di festa. Le fruste schioccavano con vigore, si scagliavano contro le schiene degli animali con una forza tale che avrebbero potuto dilaniarli, ma i cavalli nitrivano, come infervorati da un insano piacere malefico. Giunsero altre streghe, ma queste non arrivarono con i carri: avevano assunto la forma di uccelli dalle grandi ali e dagli occhi piccoli. Si erano trasformate in volo, tramutando il verso del volatile in un ghigno infernale.

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Era come se l’Inferno si fosse aperto e stesse rigurgitando sulla Terra una moltitudine di creature, così spaventose che anche per il Demonio erano insopportabili. Le masche continuavano a volteggiare, gridando parole oscene e proponendosi in movimenti sempre più convulsi, quindi si presero per mano e poi, piano piano, iniziarono a scendere verso il suolo, senza fermarsi mai nella loro danza spregiudicata. Appena misero i piedi sul terreno, un fuoco rosso scuro divampò in mezzo a loro e il ragazzo, sforzandosi di guardare con attenzione, poté finalmente osservare qualche volto, incuriosito sempre più da quello spettacolo tanto raccapricciante eppure tanto irresistibile. Quando il giovane si accorse di essere stato visto, ebbe paura che le masche lo avrebbero punito per quella bravata, invece due di loro, due donne di mezza età con gli occhi lucidi di follia e i seni sgradevolmente prorompenti, lo presero per mano e lo invitarono a unirsi alla loro danza. Il giovane si sentì sopraffatto da una forza ardente, che gli lacerava gli organi e che si impadroniva del suo corpo, e anche lui iniziò a ridere e a gridare, muovendosi come un mostro in mezzo ai mostri, incapace di ribellarsi a quella sensazione di torbido piacere che lo intimoriva e lo eccitava.


La notte trascorse così, tra sogni e incubi che si susseguivano e con il caos che si accompagnò al risvegliarsi del giorno. Poi, prima che il sole spuntasse, le masche si avvicinarono al giovane e gli toccarono ognuna il gozzo ingombrante, ed egli si accorse che ad ogni tocco la sua bruttezza diminuiva, finché l’ultima donna non gli sfiorò con i polpastrelli la pelle tondeggiante del pomo d’Adamo. Mentre alcune masche salivano sul carro, altre accompagnarono il giovane fino all’inizio del sentiero che portava al villaggio e lo invitarono a proseguire verso il suo nuovo gioioso futuro. Il fratello più anziano, saputa la vicenda del ragazzo, volle provare anche lui a guarire, ma più che per coraggio, agì per invidia ed emulazione, si mosse d’impeto e andò a cercare le masche nel bosco, un venerdì notte, quando alle streghe è proibito compiere incantesimi. L’uomo le chiamò a gran voce per tutto il tempo, irrispettoso del loro riposo; gli parve, però, di aver camminato per il bosco senza aver visto niente di particolare e nessuna masca. Decise allora di salire sul castagno per avere una visione più precisa dall’alto, ma anche di lì non vedeva traccia delle streghe. Fece per scendere ma si accorse che le radici dell’albero riflettevano diversamente i raggi della luna, come se questi si muovessero; osservò meglio e vide che intorno al tronco si era formato un mare di bisce, le une intrecciate alle altre come fili all’uncinetto. L’uomo fu costretto a rimanere sul castagno tutta la notte, e si rassegnò ad attendere che l’alba facesse scomparire quegli immondi animali striscianti. Con la paura che lo attanagliava si addormentò abbracciato ad un grosso ramo, fino a quando il sole del mattino non gli infastidì il sonno. Si sgranchì la schiena, guardando subito in basso per controllare che i serpenti se ne fossero andati, ma, sebbene quel problema si fosse risolto, c’era comunque qualcosa di diverso, che non andava. L’uomo si rese conto di sentirsi appesantito, di fare più sforzo con il collo, così allungò la mano tremante verso il mento e si accorse che gli era spuntato un secondo gozzo, oltre a quello che già aveva. Del fratello più giovane si sa che in città trovò un onesto lavoro, si innamorò di una cartomante e la sposò; dell’altro, invece, si racconta che solo il prete andasse ogni tanto a fargli visita, e all’uomo di chiesa il misero reietto continuava a ripetere: ” A me delle donne non è mai interessato niente”. Chi è curioso va all’Inferno, ma talvolta viene premiato… dal Diavolo, s’intende.

Alessia Cagnotto

 

 

Ramesse II in trasferta a Le Gru

Dov’è finita la splendida statua di Ramesse II che da anni troneggia in via Lagrange?, questa la domanda che l’intera città si fa da giorni. Un contest organizzato dal Museo Egizio ha svelato su instagram gli indizi per trovarla, e grazie all’abilità di alcuni cittadini torinesi si è risolto il mistero: Ramesse ha trovato casa a Le Gru #GruLikeAnEgyptian!


L’arrivo della statua del più grande, potente e celebrato faraone dell’antico Egitto a Le Gru, segna l’inizio di una nuova e prestigiosa partnership tra il Centro e il Museo Egizio, una delle più importanti realtà culturali nazionali e internazionali. Una collaborazione che porterà alla creazione di numerose iniziative, contenuti e attività, che si svilupperanno nei prossimi mesi e durante tutto il 2019, destinate sia agli adulti sia ai bambini. La prima iniziativa è un dono: una Promozione Shopping & Cultura. Un’iniziativa per regalare alle persone amate una Gift Card che darà loro la possibilità di acquistare quello che le rende più felici all’interno del Centro, in abbinamento a un viaggio nel tempo da vivere nelle affascinanti sale del Museo Egizio, per entrare in contatto con una delle più antiche civiltà della storia, e per scoprire qualche curiosità sulla straordinaria cultura egizia: per ogni biglietto intero acquistato al Museo Egizio con la Gift Card, ce ne sarà un secondo in regalo. Le Girf Card di Le Gru sono in vendita al Box Informazioni del Centro – e sono acquistabili anche nella Galleria presso i touch screen – le carte sono prepagate e danno diritto a un credito spendibile per fare shopping in uno dei 180 negozi o dei 24 punti dedicati al food, nei pop-up stores o per i servizi di Le Gru e da ora anche al Museo Egizio con due biglietti d’ingresso interi al prezzo di uno. Per la seconda iniziativa bisognerà attendere pochissimo. Un nuovo indizio? Ramesse II ora è proprio vicino a…

Le tasche piene di sassi

“Se ho imparato a sorridere quando tutto va proprio male, a non piangermi addosso ed andare avanti, beh, lo devo solo a mia madre.” Nel 2011 arriva uno schiaffo, musicale, una sferzata al cuore, che ti obbliga a fare i conti con ciò che non hai più. Lorenzo Cherubini (Jovanotti) esce con un album contenente “le tasche piene di sassi” quasi a voler dire che necessita di zavorre per non raggiungere la madre che non c’è più. Cosi la vedo io. Prima di scrivere gli articoli per il Torinese ascolto la musica che mi arriva in faccia, dritta in fronte, e allora lì, in quel momento, scrivo, ecco perchè non ho un giorno preciso di pubblicazione.

Questo album del 2011 credo rappresenti al meglio l’evoluzione artistica, la maturazione umana ed autoriale di un Lorenzo che, francamente, anni prima non avevo troppo apprezzato. L’album, però, nasce in un periodo drammatico della vita di Lorenzo poichè durante la lavorazione dello stesso avviene la scomparsa della madre in seguito ad una malattia. Le canzoni, quindi, sono state scritte tra una visita in ospedale e l’altra provocando nell’artista una particolare attenzione sulla figura della madre, a cui il disco è dedicato, alla fatalità della vita ed all’impotenza dell’uomo nei confronti della morte e dell’andare del tempo. Tutto ciò rappresenta “Ora” ed in particolare il suddetto brano che è stato premiato anche con il Premio Mogol come miglior canzone, in ambito cantautorale, del 2011. Il testo rappresenta la solitudine di un adulto che si vede privato della sua guida principale e, a questo, credetemi, non si è mai veramente preparati. Quando mi ritrovai in quella situazione provai il senso più grande di una impotenza imbarazzante tanto fosse forte. Ancora più imbarazzante fu scoprire che mia madre fosse morta senza, probabilmente, aver vissuto veramente. Ha vissuto vite di altri, per compiacere, per evitare, per non ledere certi equilibri. Oggi manca moltissimo come 17 anni fa, stessa intensità, e oggi vorrei lanciarvi questo messaggio: “è veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione. Perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene solo a chi osa. La vita è troppo bella per essere insignificante.” Ecco la versione che ho “incontrato” stamane, buon ascolto.

Chiara De Carlo
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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Rosso, F.lli Marx sala Groucho anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

La casa dei libri – Drammatico. Regia di Isabelle Coixet, con Emily Mortimer e Bill Nighy. Nella provincia inglese degli anni Cinquanta, una giovane vedova di guerra, Florence, decide di aprire una libreria (come la Binoche apriva la sua profumatissima pasticceria in “Chocolat”) ma qualcuno è contrario, per nulla desideroso di avere sotto casa chi voglia spingere alla lettura. Dovrà usare ogni mezzo per dare vita alla sua iniziativa. Durata 103 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Il complicato mondo di Nathalie – Drammatico. Regia di David e Stephane Foenkinos, con Karin Viard, Anne Dorval e Dara Tombroff. Bella cinquantenne in crisi, insegnante da poco divorziata, madre in preda all’ansia, affogata nella gelosia più sfrenata: tutto il mondo che la circonda è visto come minimo con gran sospetto. La giovane collega contro cui mettersi in campo professionale, l’ex marito contro cui accanirsi, la figlia da guardare come se ad ogni momento le volesse portar via l’uomo di cui s’è appena innamorata. Un ritrattino al fulmicotone per il quale c’è chi ha azzardato un fondo di misogenia, da considerare con attenzione. Ovvero non tirare mai troppo la corda. Durata 103 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massimo sala 1)

 

Le ereditiere – Drammatico. Regia di Marcelo Martinessi con Ana Brun e Margarita Irun. Il film, che batte bandiera paraguayana (prodotto anche con il supporto del Torino Film Lab), ha vinto alla Berlinale 2018 l’Orso d’argento alla migliore attrice (la Brun) ed è stato scelto a rappresentare quel paese ai prossimi Oscar. Una parabola politica a ribadire la tragedia di un paese che corre verso la propria distruzione, vittima delle difficoltà economiche, legata al pasato e incapace di guardare avanti. Chela e Chiquita, entrambe discendenti da famiglie agiate, convivono da oltre trent’anni. Dopo un tracollo finanziario, sono costrette a vendere un po’ alla volta i beni ereditati. Quando Chiquita è arrestata con un’accusa di frode, Chela è costretta ad affrontare una nuova realtà. Dopo che ha ripreso a guidare, s’improvvisa tassista per un gruppetto di anziane signore benestanti. Nel corso di questa nuova vita, incontra Angy, molto più giovane di lei, con cui stabilisce un rapporto speciale. Inizia così la sua personalissima e intima rivoluzione. Durata 95 minuti. (Romano sala 1)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

In viaggio con Adele – Commedia. Regia di Alessandro Capitani, con Alessandro Haber, Isabella Ferrari e Sara Serraiocco. Adele, libera da freni e inibizioni, indossa soltanto un pigiama rosa con le orecchie da coniglio, non si separa mai da un gatto immaginario e riempie le sue giornate di post-it, su cui scrive tutto quel che le passa per la testa. Aldo è un attore di teatro che si trova alla vigilia della sua ultima occasione nel cinema. Nello stesso momento scopre di essere il padre di Adele: in un lungo viaggio insieme, accomunati dalla solitudine e dal bisogno di amore, lui dovrà raccontarle la verità, insieme dovranno scoprirsi poco a poco, diventare davvero un padre e una figlia. Durata 83 minuti. (Romano sala 3)

 

Johnny English colpisce ancora – Comico. Regia di David Kerr, con Rowan Atkinson e Olga Kurylenko. La faccia di Mr Bean prestata allo spionaggio supertecnologico e insidioso. Ovvero un attacco informatico mette davanti agli occhi di tutti l’identità di tutti gli agenti britannici, fatta eccezione per il nome del nostro protagonista. Che è richiamato dalla pensione e rimesso in campo per ritrovare l’identità dell’hacker che ha svelato al mondo quella montagna di segreti. Durata 88 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Nessuno come noi – Commedia. Regia di Volfango De Biasi, con Alessandro Preziosi e Sarah Fellerbaum. Dal romanzo di Luca Bianchini, Torino anni Ottanta. Padri e figli, tutti quanti incasinati. Umberto, docente universitario, pieno di fascino e sciupafemmine, alle prese con un matrimonio ormai agli sgoccioli, incontra Betty, giovane insegnante di liceo, bella e single per scelta, il giorno in cui con la moglie va ad iscrivere il figlio Romeo nell’istituto dove Betty insegna. Amore e passione a prima vista. In parallelo, Vince è innamorato di Cate, sua compagna di classe, persa dietro gli occhi di Romeo. Durata 100 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 1, Uci)                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Searching – Thriller. Regia di Aneesh Chaganty, con John Cho e Debra Messing. Quando la figlia sedicenne di David Kim scompare, viene aperta un’indagine locale e assegnato un detective al caso. Ma poche ore dopo, l’uomo decide di avviare le proprie personali ricerche in un luogo dove ancora nessuno aveva pensato di cercare, dove tutti i segreti sono conservati. Guardando nel profilo Facebook della ragazza, Twitter e YouTube e chat, scopre parecchie cose che di sua figlia assolutamente ignorava. Memoria e tecnologia, ipermoderno, da non perdere per gli appassionati. Durata 101 minuti. (Greenwich sala 2, The Space, Uci anche V.O.)

 

Sogno di una notte di mezza età – Commedia. Regia di Daniel Auteuil, con Gérard Depardieu, Adriana Ugarte, Sandrine Kiberlain e Daniel Auteuil. Arrivato ai settanta, Patrick ha detto addio alla moglie e s’è messo accanto una splendida creatura spagnola, Emma, che ha la metà dei suoi anni e arde dal desiderio di presentarla all’amico di sempre Daniel, invitandosi ad una cena “tra coppie”. La moglie di costui, Isabelle, non ne vuole affatto sapere anche perché la ex era la sua migliore amica. Ma la serata si farà: e forse potrebbe prendere risvolti inattesi, dal momento che il padrone di casa pecca di una fervida immaginazione e non resta certo insensibile al fascino della giovane Emma. Durata 94 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Chico, Lux sala 1, Uci)

 

Soldado – Azione. Regia di Stefano Sollima, con Josh Brolin e Benicio del Toro. Il seguito dell’acclamato “Sicario”, ancora lo stesso sceneggiatore (che nel frattempo ha scritto e diretto “I segreti di Wind River”, tra i nativi e i territori innevati del nord degli Stati Uniti) Taylor Sheridan, un cambio per il regista che non è più Dennis Villeneuve ma il nostro Sollima, catturato nella macchina hollywoodiana dopo i successi dei televisivi “Gomorra” e “Romanzo criminale” e di “Suburra” sugli schermi. Cancellata qui la parte femminile di Emilt Blunt, restano gli eroi Brolin e del Toro: questo ancora Alejandro, agente colombiano prestato agli States e bruciato dalla vendetta dopo che il cattivo narcotrafficante gli ha ucciso la famiglia, quello continua a essere il “sicario” di un tempo, pronto a obbedire a chi gli ordina di colpire chi gli sta portando la guerra e gli assassini in casa. Non soltanto migranti ma anche terroristi continuano a oltrepassare i confini, per contrastare tutto questo si decide di rapire la figlia di Reyes, il malvagio di turno, e far ricadere la colpa su di un cartello avverso per scatenare una guerra tra i diversi gruppi. Non tutto andrà come previsto. Accanto alla storia principale, quella del percorso avviato da una giovanissima recluta verso un solido apprendistato al crimine, nel trasporto di immigrati illegali, strada secondaria ottima per un avvincente terzo capitolo. Durata 122 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

The Predator – Azione. Regia di Shane Black, con Boyd Holbrook. Ne avevamo già fatta la conoscenza nel 1987, quando doveva vedersela con il coraggio e la forza di Arnold Schwarzenegger: oggi il mercenario McKenna assiste alla cattura di un Predator, dopo la caduta di un’astronave, ed è arrestato perché non parli mentre l’alieno viene rinchiuso in laboratorio per essere analizzato. Gli fanno buona compagnia sei militari dal passato ricco di azioni traumatizzanti: insieme dovranno anche difendere un ragazzino affetto da autismo dalle grinfie del mostro, oltre – inutile dirlo – salvare la terra dall’ennesimo attacco degli alieni, tema estremamente caro al cinema del filone. Durata 101 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Tutti in piedi – Commedia. Regia di Franck Dubosc, con Alexandra Lamy e Franck Dubosc. Jocelyn, uomo d’affari successo ma bugiardo e seduttore che vive sulle bugie, per un equivoco è creduto disabile dalla bionda Julie. Perché, per una immediata conquista, non procedere proprio in quell’equivoco? Le cose peggiorano quando Julie presenta a Jocelyn la sorella, costretta su di una sedia a rotelle in seguito a un incidente stradale. Durata 107 minuti. (Reposi)

 

The wife – Vivere nell’ombra – Regia di Björn Runge, con Glenn Close e Jonathan Price. La storia di una donna e di una moglie, quarant’anni trascorsi a sacrificare il proprio talento e i propri sogni, lasciando che suo marito, l’affascinante e carismatico Joe, si impadronisca della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore alla sfavillante e glOriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti. Ma alla notizia dell’assegnazione del più grande riconoscimento per uno scrittore – il premio Nobel per la letteratura – la donna decide finalmente di dire basta e di riprendersi tutto quello che le spetta. Durata 100 minuti. (Eliseo Blu, Romano sala 2)

 

Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche V.O.)

 

Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione? Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Grande, Massimo sala 2 anche V.O., Uci)

Real Life al GV Pane e Caffè

Gradevole proposta musicale al GV Pane e Caffè, il locale di via Tiepolo 8/d a Torino che ospita uno dei concerti più attesi venerdì 19 ottobre –alle ore 22: REAL LIFE (cover Simple Minds)

Il primo, unico e inimitabile, tributo torinese ai mitici Simple Minds, la band scozzese che negli Anni Ottanta ha dominato le classifiche mondiali con canzoni come “Don’t you”,  “Alive the kicking”, “Belfast child” e album memorabili: “New gold dream”, “Once upon a time”, “Sparkle in the rain”. In formazione i Real Life, che prendono il nome proprio da un disco del gruppo di Jim Kerr, annoverano Maurizio Pazzagli (voce), Max Trabucco (chitarra), Roberto Del Mastro (basso), Antonio Martino (tastiera), Erminio Polato (batteria), Claudia Giacone (cori). Concerto offerto a 15 euro compresa una ricca cena a buffet. Per informazioni il numero telefonico da contattare è 011/659.86.88. Direzione artistica Chiara De Carlo.