CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 615

Lattes Grinzane: primo appuntamento il 13 aprile

Battute finali per la IX edizione del “Premio Lattes Grinzane 2019”. Ormai quasi in vista il traguardo, il primo appuntamento è per sabato 13 aprile, alle ore 10,30, a Cuneo in via Roma 15, presso la sede della Fondazione CRC, ente che collabora e sostiene il Premio per il triennio 2017-2019. In quella sede e in quella data, si terrà la cerimonia di designazione – aperta al pubblico e a ingresso gratuito – dei cinque romanzi finalisti di quest’anno per la sezione Il Germoglio (destinata alla scoperta di opere contemporanee di narrativa edita, innovative e originali, di scrittori italiani e stranieri) e del vincitore assoluto per la sezione La Quercia (dedicata a Mario Lattes pittore, scrittore ed editore scomparso nel 2011), con cui si intende premiare un autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento critico e di pubblico.

A condurre l’incontro sarà la giornalista Chiara Pottini e, in prima fila, siederanno gli studenti delle scuole piemontesi facenti parte delle Giurie Scolastiche del Premio: il Liceo Scientifico Statale “C. Darwin” di Rivoli (Torino), l’Istituto di Istruzione Superiore “G. Govone” di Alba (Cuneo), il Liceo “A. Avogadro” di Biella e il Liceo Classico Statale “G. F. Porporato” di Pinerolo (Torino).

Ad annunciare i cinque romanzi finalisti e il vincitore assoluto della sezione La Quercia saranno i componenti della Giuria Tecnica, presieduta da Gian Luigi Beccaria, linguista, critico letterario e saggista. Le cinque opere finaliste saranno scelte sulla base del loro valore letterario e della rappresentatività delle tendenze più vive e originali della narrativa contemporanea e rese note in tempo reale sull’account Twitter @BottariLattes e sulla pagina Facebook della Fondazione Bottari Lattes.

La parola passerà quindi ai giovani: tra aprile e settembre 2019 i cinque libri saranno letti e discussi dai 400 studenti delle 25 Giurie Scolastiche, 24 scelte in modo da coprire tutto il territorio della Penisola, alle quali si aggiunge la Giuria estera di Madrid, presso la Scuola Italiana Statale.

Sabato 12 ottobre, presso il Castello di Grinzane Cavour alle ore 16.30, i ragazzi esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti tutti i finalisti, che riceveranno un premio in denaro di 2.500 euro ciascuno. Al vincitore andrà un ulteriore premio di 2.500 euro.

Negli anni precedenti i vincitori sono stati: Yu Hua (Feltrinelli) nel 2018; Laurent Mauvignier (Feltrinelli) nel 2017; Joachim Meyerhoff (Marsilio) nel 2016; Morten Brask (Iperborea) nel 2015;Andrew Sean Greer (Rizzoli) nel 2014; Melania Mazzucco (Einaudi) nel 2013; Romana Petri (Longanesi) nel 2012; Colum McCann (Rizzoli) nel 2011.

Venerdì 11 ottobre, l’autore vincitore per la sezione La Quercia terrà una lectio magistralis al Teatro Sociale di Alba (ore 18) su un tema letterario a propria scelta. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Le precedenti edizioni della Quercia sono state vinte da António Lobo Antunes (2018; Feltrinelli), Ian McEwan (2017; Einaudi), Amos Oz (2016; Feltrinelli), Javier Marías (2015; Einaudi), Martin Amis (2014; Einaudi), Alberto Arbasino (2013; Adelphi), Patrick Modiano (2012; Einaudi e Guanda), Premio Nobel 2014, EnriqueVila-Matas (2011; Feltrinelli). Il vincitore della sezione La Quercia otterrà un premio di 10.000 euro.

Il Premio Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura e con il sostegno di: Mibac, Regione Piemonte, Fondazione CRC (principale sostenitore per il triennio 2017-2019), Fondazione CRT, Banca D’Alba, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Unione di Comuni Colline di Langa e del Barolo, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Felicin-Ristorante Albergo Dimora Storica, La Ribezza Boutique Hotel.

g.m.

Info: 0173.789282 - eventi@fondazionebottarilattes.it

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Torino Fermo Immagine. Il nuovo romanzo di Graziella Naurath

Presentato a Torino, presso La Libreria La Piola di Katia, il nuovo romanzo di Graziella Naurath “Torino Fermo Immagine” edito da Atene del Canavese con la moderatrice del dibattito, Maria Araceli Meluzzi che, oltre ad essere la figlia del celebre psichiatra forense Alessandro Meluzzi è anche particolarmente brava.
In piola, a rallegrare la serata anche il chitarrista Riccardo Leonetti che ha eseguito pezzi degli anni ’60. Sempre della stessa autrice, il giallo “Dimentica”, un noir psicologico, un pò venato di malinconia che speriamo venga presto ristampato. Quello che ci presenta la Naurath non è più la Torino di oggi, ma quella che è riuscita a restare in vita nei ricordi dei baby boomers (praticamente quelli della mia età) in contrasto con quelli dei baby flop che i figli non li fanno più. La scrittrice ci racconta la Torino delle botteghe polverose dove si entrava per cercare qualche cosa di singolare che durasse una vita. “Allora – dice la Naurath – era possibile scoprire una rimagliatrice di calze, una sarta che a prezzi contenuti realizzava il sogno di quell’abito ammirato sulla rivista di moda”. Un tuffo nella memoria di storie, luoghi e percorsi che devono essere tramandati perché senza un passato non ci sarà un futuro. Molti riconosceranno una Torino d’antan e proveranno- sempre per dirla con l’autrice – “rimpianto di quei tempi dove gli amori erano freschi e crocchianti come grissini”.La mia bella di quei tempi l’ho rivista per caso, recentemente, e mi fa ancora battere il cuore, anche questo è d’antan.

Tommaso Lo Russo

Appuntamenti con i "fuorilegge"

Lunedì 15 aprile, alle 17.30, la Biblioteca civica Primo Levi di via Leoncavallo,17 a Torino ospiterà la presentazione del libro di Pier Giorgio Betti “Appuntamenti con i “fuorilegge”. Violenza nazifascista e resistenza in Valle D’Aosta raccontate da un giovanissimo testimone – protagonista” (Impremix Edizioni Visual Grafika). Andrea Giorgis, docente di Diritto Costituzionale, dialogherà con l’autore. Pier Giorgio Betti (Torino, 1930), una vita da giornalista al quotidiano “L’Unità”, ha collaborato con l’Istituto storico della Resistenza della Valle d’Aosta. Nel libro racconta il percorso dai giorni  della prima adolescenza al buio dell’occupazione nazista, il ritorno dei fascisti, gli incontri col fratello partigiano Valerio e i suoi compagni, la perquisizione in casa, le fucilazioni di rappresaglia, l’inflessibile giustizia dei resistenti, il tragico rastrellamento. E finalmente la liberazione, e la “scoperta” della democrazia.  I venti mesi del “secondo Risorgimento”, quelli che hanno riscattato l’onore della nazione, vengono ripercorsi da Betti sul filo della memoria, senza indulgere nella retorica ma senza omettere le incancellabili emozioni di quell’esperienza. Pier Giorgio Betti alle vicende della lotta partigiana nella Vallée ha dedicato altri due libri:“Quelli della Morgnetta” (Aosta, 1995) e “Fucili e fiamme all’ombra della Charmontane” (Torino, 2005).

M.Tr.

Il TJF si rinnova alternando tradizione e avanguardia

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Torna il TJF con numeri da record. Ben 82 concerti (di cui 70 a ingresso gratuito), 320 musicisti in 24 sedi. Il Festival giunto alla settima edizione si svolgerà dal 26 aprile al 4 maggio

 Il Torino Jazz Festival viene affidato per il secondo anno consecutivo alla coppia Li Calzi- Borotti. Le OGR saranno il palco principale. Le altre location sono : il Conservatorio, l’Aula Magna del Politecnico , l’Auditorium del grattacielo San Paolo, il Piccolo Regio. Da segnalare i Jazz Blitz ,20 minuti di musica improvvisata in tutta la città, anche in posti particolari come ospedali, case di cura e case circondariali. Il TJF verrà inaugurato venerdì 26 alle 18 al Circolo dei Lettori, con la presentazione del libro Jazz Area del fotografo Roberto Masotti. La chiusura del TJF sarà affidata al trombettista Enrico Rava che festeggia i suoi 80 anni. Tanti i musicisti che si alterneranno sui vari palchi. Pieranunzi-Zirilli- Tavolazzi, Joshua Redman, Kyle Eastwood con Stefano Di Battista per il progetto “Gran Torino”, I “Tres Coyotes” con John Paul Jones storico bassista dei Led Zeppelin affiancato da Magnus Lindberg e Anssi Karttunen, per un concerto all’insegna della totale improvvisazione, Gavin Bryars in bilico tra classica e minimalismo, Michel Portal & Flavio Boltro Bbb Trio. Il chitarrista inglese Fred Frith. Randy Brecker & Chad   LeFkowitz-Brown con il Fabio Giachino Trio e tanti altri. In questa edizione del Festival aumenteranno anche le esibizioni all’aria aperta e le jam session. Biglietti in vendita all’Urban Lab, piazza Palazzo di Città 8/f; Infopiemonte-Torino Cultura, via Garibaldi 2. In rete www.torinojazzfestival.it – www.vivaticket.it.
 

Pier Luigi Fuggetta

Da Giovenone a Benson: le donne (in nero) di Torino

La serie donne (in nero) continua con un’altra Madonna con manto nero, inoltre ancora una volta, come per la precedente edizione, parliamo di Gerolamo Giovenone, pittore piemontese nato a Vercelli nel 1490; infine una riflessione sull’iconografia della Madonna con un accenno a Ambrosius Benson.

La “Madonna con bambino tra i santi Abbondio e Domenico, la committente Ludovica Buronzo e i suoi figli” è il lungo titolo del quadro di Gerolamo Giovenone conservato ai Musei Reali di Torino, datato 1514 e proveniente dalla città natale del pittore piemontese, Vercelli. La tempera su tavola è di dimensioni tutt’altro che modeste, misura infatti un lato di più di un metro e mezzo e in altezza supera abbondantemente i due metri; la stazza è tipica delle tavole realizzate per ambienti ampi, infatti in origine il quadro era esposto presso la chiesa di San Paolo, per la precisione nella cappella della famiglia Buronzo dedicata a Sant’Abbondio a Vercelli.

Vediamo che, anche questa volta come per la precedente quinta uscita, si tratta di una Madonna in trono, infatti si notano la seduta rialzata e il baldacchino. La Madonna, il bambino e gli altri personaggi si trovano in una struttura architettonica -una “volta” composta da archi-  che affaccia su sfondo aperto. Il paesaggio montano in lontananza è uno dei tratti essenziali della bellissima opera del 1514, già segnata dal tratto raffaellesco, ricercato dal Giovenone proprio in quegli anni. Nel 1514 Gerolamo Giovenone si è già autonomizzato dal suo primo maestro, Defendente Ferrari, per avvicinarsi a Gaudenzio Ferrari -altro piemontese di cui abbiamo avuto occasione di parlare nelle precedenti uscite- che a partire dalla prima decade del 1500, seppur in una fase iniziale della sua carriera, è considerato magister per il fatto di aver compiuto il viaggio in centro Italia in cui ha consolidato la sua formazione. Molto probabilmente è proprio da Gaudenzio che Gerolamo impara i tratti raffaelleschi, riconoscibili nell’espressione serena e nel collo allungato. Il collo e più in generale gli arti allungati, sono un segno tipico della pittura marchigiana e toscana a cavallo tra il XV e il XVI secolo, non è quindi insolito ascrivere le caratteristiche dei pittori piemontesi alle scuole dei colleghi centro-italiani, considerando i viaggi di formazione che rendono possibile la mescolanza degli accorgimenti stilistici e la diffusione delle mode (o correnti) pittoriche.     

La serie donne (in nero) collega la manifestazione Donne In Nero, presente in centro a Torino ogni ultimo venerdì del mese dalle ore 18 alle 19, a diverse opere pittoriche femminili con una caratteristica comune: il manto nero. Tradizionalmente quando immaginiamo Santa Maria, pensiamo alla Madonna con il manto celeste, infatti il colore azzurro della veste di Maria è scelto per i presepi ed è il colore che le si associa più comunemente. Per esempio anche il fiore primaverile che nasce spontaneamente nei giardini, chiamato “occhi di madonna” conosciuto anche come “non ti scordar di me” è di colore azzurro, non è insolito dunque che il colore blu (o blu chiaro) sia quello che ricordiamo per primo pensando a Maria di Nazareth. Tuttavia nella storia della pittura vediamo, a dispetto di quanto si è detto, che molto spesso Maria è vestita di rosso, colore simbolo della passione di Cristo e che può dunque essere letto -nell’economia del quadro- come preannuncio del dolore per il figlio. Il mantello nero non è insolito, come vediamo in questa serie e, bontà dei pittori, il tessuto del drappo spesso ha un colore acceso nel risvolto o nella fodera. Talvolta come ad esempio nella Madonna col bambino incoronata da due angeli di Ambrosius Benson, datata intorno al 1527, olio su tavola conservato a Palazzo Madama a Torino, il vestito è nero e il manto è rosso. Elettra-ellie-Nicodemi

https://www.museireali.beniculturali.it/opere/madonna-trono-col-bambino-fra-santi-la-committente-suoi-figli/

La Sonnambula. La regia di Avogadro indaga la psicologia di Amina

Mauro Avogadro firma la regia dell’opera La Sonnambula di Vincenzo Bellini al teatro Regio di Torino, in scena da mercoledì 10 al 20 aprile prossimi. Ispirata ad una commedia dell’autore francese ottocentesco Scribe, su libretto di Felice Romani, andata in scena per la prima volta il 6 marzo 1831 al teatro Carcano di Milano, l’opera ha per protagonista Amina che, nella regia di Mauro Avogadro, viene presentata come una donna sofferente, dalla mente alterata, con disturbi relazionali, senza quella leggerezza tipica dei personaggi di Scribe.  Queste caratteristiche emergono evidenti già dalla prima aria operistica “Come per me sereno”, nella quale Amina invita la madre a toccarle il cuore per avvertire i suoi palpiti. Gli altri personaggi dell’opera sicuramente mostrano una maggiore leggerezzacome paesani che sono curiosi al limite del voyeurismo. Sono partecipi della festa, ma al tempo stesso anche pronti ad usare un forte ed acutsenso critico, unito ad una diffidenza al limite dell’invidia. Fa da sfondo al contrastato amore tra Amina ed Elvino una Svizzera da sogno, dove il sonnambulismo della protagonista è servito acompositore per esaltarne il virtuosismo vocaleL’opera culmina in una delle arie più sublimi per soprano, la nota “Ah non credeamirarti“, che Amina canta in uno stato di sonnambulismo alla presenza del conte. La Sonnambula di Bellini è  un’opera  che è  stata molto amata da famose soprano; la prima ad interpretarla fu Giuditta Pasta, in seguito Maria Malibran, poi la Divina, Maria Callas, e Joan Sutherland. Interpreti nel ruolo di Amina, orfanella raccolta da Teresa, la soprano Ekaterina Sadovnikova,  in quello di Elvino, ricco possidente del villaggioil tenore Antonino Siragusa ed in quello del conte Rodolfo il basso Nicola UlivieriOrchestra e Coro del Teatro RegioL’allestimento è in coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia.La musica della Sonnambula è caratterizzata  da una orchestrazione “leggera” e la sua forza espressiva è affidata soprattutto alle voci dei cantanti, con melodie di grande bellezza. La sua orchestrazione leggera apparve, tuttavia, povera a diversi critici, che erano, invece, affascinati dall’orchestrazione della musica del tempo, che aveva raggiunto il suo apice nella musica beethoveniana. In realtà Bellini scelse il suono più adatto ad esprimere il mondo pastorale in cui quest’opera era ambientata, rendendola l’espressione del belcanto” e decretando il suo successo indiscusso fino ai giorni nostri.

Mara Martellotta 

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie
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Nona Fernàndez “La dimensione oscura” -Gran Via-   euro 16,00
 
La dimensione oscura è quella del destino delle vittime della dittatura cilena di Pinochet, catturate, torturate ed eliminate tra il 1973 e 1990. Al centro del libro c’è il pentito Andrés Valenzuela, agente dei servizi segreti che ha fatto parte degli squadroni della morte sguinzagliati alla ricerca e all’uccisione degli oppositori. Un giorno irrompe nella redazione di un giornale e racconta tutto l’orrore di cui è stato partecipe e testimone. La sua faccia angosciata, stampata sulla copertina del periodico, tormenta e ossessiona la giovane scrittrice cilena Nona Fernàndez, che ha dalla sua la forza delle parole, l’istinto del segugio e la volontà di affrontare la storia più buia. Nata a Santiago del Cile nel 1971, è sceneggiatrice e scrittrice poliedrica, con al suo attivo diversi romanzi, alcuni vincitori di premi prestigiosi, come “Mapocho” (pubblicato da Gran Via nel 2017). Decide di intraprendere il doloroso viaggio -tra cronaca, letteratura e diario personale- nel passato brutale del suo paese ed ecco “La dimensione oscura” con cui ha vinto il Premio Sor Juana Inés de la Cruz. Partendo dall’agghiacciante testimonianza di Valenzuela, soprannominato “ l’uomo delle torture”, la Fernàndez ricostruisce e ripercorre le esistenze delle persone che il regime ha voluto annientare. Entra nelle vite delle vittime, cerca le loro tracce in archivi e documenti… e dove questi si fermano, lei aggiunge e integra con l’immaginazione che a volte è persino più nitida della memoria. Poco più di 200 pagine che nel dettaglio raccontano sequestri di persona, confessioni estirpate con le più brutali torture e cadaveri cancellati dalla faccia della terra: è quanto accadeva negli anni governati dal dittatore Augusto Pinochet, responsabile di crimini contro l’umanità. Nonostante questo, è morto all’età di 91 anni nel 2006 nell’ospedale militare di Santiago, circondato dai suoi familiari e senza aver mai scontato una condanna giudiziaria in Cile.
 
 
Giacomo Papi “Il censimento dei radical chic” – Feltrinelli – euro 13,00
 
Il primo ad essere eliminato, ucciso a bastonate sull’uscio di casa, è il professor Giovanni Prospero: la sua colpa è aver citato Spinoza in un talk show. Ma è solo l’inizio della feroce caccia ai radical chic, gli intellettuali, ovvero una categoria che ha studiato e sembra una casta detestabile. Con feroce ironia Papi immagina un paese in cui ci si vergogna di essere colti e di aver approfondito gli studi, sono bandite e cancellate dal vocabolario tutte le parole difficili ed erudite, gli intellettuali sono denigrati e in alcuni casi anche ammazzati. Un mondo in cui il valore aggiunto è l’ignoranza, vista come forma di innocenza. Il romanzo sfiora il grottesco e dà da pensare. Un abile primo ministro sfrutta abilmente le paure del popolo, contro le élite intellettuali istituisce una lingua semplificata e scheda chi legge. Il governo crea il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical schic, individuati in base a criteri molto semplici, come la quantità di libri che possiedono. In teoria sarebbe per proteggerli. Una scusa bella e buona per censire quelli che si credono più intelligenti degli altri. E va sottolineato che nel libro questi radical chic sembrano spesso dei perfetti imbecilli. E’attraverso gli occhi della figlia del professore ucciso, Olivia, che da anni ormai vive a Londra e torna per seppellire il padre, che l’autore ci fa vedere un paese diventato incomprensibile, in cui le librerie vengono svuotate in tutta fretta e i maglioni di cachmere, status symbol di una categoria, vengono fatti sparire. Un modo di estremizzare tratti dell’attualità: per certi versi un romanzo politico che induce a riflettere sulla deriva odierna e butta l’amo ad un futuro da scongiurare.
 
 
Björn Larsson “La lettera di Gertrud” –Iperborea- euro 19,50
 
Lo scrittore scandinavo in questo romanzo accantona l’amato mare per scrivere il suo libro forse più difficile. Si avventura in terreni complessi come l’identità ebraica, diverse questioni esistenziali e ideologiche legate alla ricerca di identità -che sia culturale, religiosa, etnica o nazionale-; ma anche all’odio e alla paura dell’altro, il peso del passato, il bisogno o il rifiuto di appartenenza. La storia inizia con Martin Brenner, genetista all’apice della carriera, marito e padre felice, che sparge le ceneri della madre e si accorge di non provare un autentico dolore; così si interroga sul loro legame e avverte che “.tra loro c’era come una pellicola, un velo sottile, un vetro appannato….”. Convocato da un avvocato scoprirà da una lettera della madre che lei in realtà era un’ebrea sopravvissuta al lager; non rivela chi era il suo padre biologico, in compenso racconta di essere fuggita dall’uomo che aveva sposato per dare sicurezza al figlio, ma che si era rivelato un fanatico nazista. Una storia tormentata che aveva nascosto per preservare Martin dal rischio del ripetersi delle persecuzioni e dell’odio razziale e per regalargli l’inestimabile dono del libero arbitrio. Lui può scegliere se essere ebreo oppure no. Se non lo dice a nessuno, non lo sarà, ma avrà un segreto nei confronti di amici e famiglia; se invece decide di essere ebreo, nessuno dovrebbe opporsi, a parte gli antisemiti che avranno un uomo in più su cui riversare odio e discriminazione. Quello che proprio non dovrebbe fare è dichiarare pubblicamente nel corso di un convegno scientifico che sua madre era ebrea, ma che lui non vuole esserlo. Invece è proprio la strada che sceglierà di percorrere attirandosi le ire di tutti, dando in escandescenze in una trasmissione tv e perdendo tutto quello che aveva costruito…

Giorgia e il tributo della PFM a De Andrè

Gli appuntamenti musicali della settimana
Lunedì. All’Hiroshima Mon Amour canta Arisa. Al Concordia di Venaria si esibiscono i Coma_Cose. Alle OGR suonano i Tre Allegri Ragazzi Morti.
Martedì. Al Blah Blah suona il quartetto Guitar Gangsters. All’ auditorium del Lingotto canta Elisa.
Mercoledì. Al Blah Blah si esibisce Vera Sola. Al Teatro Colosseo la PFM rende omaggio a Fabrizio De Andrè. Al Pala Alpitour arriva Giorgia. Al Jazz Club si esibisce il trio della batterista Laura Klain. Al Concordia è di scena Enrico Nigiotti.
Giovedì. Al Folk Club suona Egberto Gismonti. Al Blah Blah blues con il chitarrista Steve Hill. Al Concordia si esibiscono i Pinguini Tattici Nucleari. Al Milk suona il sassofonista siciliano Francesco Cafiso , mentre al Jazz Club sono di scena Eduardo Taufic e Gledison Zabote. Allo Spazio 211 si esibisce Giuda.
Venerdì. Al Circolo della Musica di Rivoli suona il pianista Lubomyr Melnyk affiancato da Attilio Novellino. Al Blah Blah si esibiscono i Neon. Allo Spazio 211 è di scena Howe Gelb. All’Hiroshima suonano i Punkreas mentre all’OffTopic si esibisce Francesco De Leo.
Sabato. Al Blah Blah suonano i Franti. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena Cristiano Godano. Al Concordia si esibisce il rapper pugliese MadMan.
 

Pier Luigi Fuggetta

 

Michelangelo. Disegni da Casa Buonarroti

In mostra alla Pinacoteca “Giovanni e Marella Agnelli” al Lingotto di Torino una selezionata serie di disegni autografi del grande Maestro rinascimentale
 
Pittore, scultore, architetto e pure prolifico poeta, anche se le sue “Rime”, pubblicate postume nel 1623, risultano essere oggi quasi del tutto sconosciute; autentico “gigante” del nostro Rinascimento, padre del “manierismo”, artista dai mille volti e di straordinaria genialità, ma tanto geniale quanto irrequieto e tormentato, non ebbe di certo carattere facile Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475 – Roma, 1564). E bene lo sperimentò, fra i primi, lo stesso Domenico Ghirlandaio, nella cui bottega fiorentina si formò il tredicenne Michelangelo (secondogenito del podestà al Castello di Chiusi e di Caprese, Ludovico Buonarroti) che con il maestro, si dice, non ebbe mai un particolare feeling. Tutt’altro. Così ansiosamente esigente con sé stesso e profondamente ossessionato per tutta la sua lunga vita dal “vangelo” della perfezione, poco prima di morire arrivò addirittura a bruciare, sua sponte, molti suoi disegni, schizzi e cartoni, affinché – come scrive il Vasari – “nessuno vedessi le fatiche durate da lui, et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto”. Bruciare, annullare ogni minimo segno di esitazione o di grafica incertezza, per non abiurare i vincoli della perfetta perfezione: il gesto (che il Maestro non avrà sicuramente compiuto a cuor leggero), insieme alla vendita di altre opere, da parte degli eredi, a collezionisti e a Musei, ha fatto sì che al momento nella Casa Buonarroti (oggi sede della Fondazione istituita dai discendenti dell’artista nel Palazzo di via Ghibellina 70 a Firenze, dove lo stesso Michelangelo soggiornò per diciotto anni e dove si stabilirono i suoi nipoti, Leonardo e Michelangelo il Giovane) di disegni ne siano rimasti circa 200.
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Di questi, che pure rappresentano la più grande collezione al mondo di opere grafiche di Michelangelo, un raccolto e meditato nucleo selezionato da Alessandro Cecchi, direttore di Casa Buonarroti, compongono la mostra ospitata, fino al prossimo 21 luglio, negli spazi della Pinacoteca progettata al Lingotto da Renzo Piano e che, sotto la direzione di Marcella Pralormo, offrono in esposizione permanente venticinque capolavori appartenuti a Giovanni e a Marella Agnelli. Ideata nell’ambito delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo, la rassegna “rappresenta –sottolinea Ginevra Elkann, presidente della Pinacoteca – un’occasione unica per i torinesi e per quanti verranno in questi mesi a Torino, poiché i disegni della collezione michelangiolesca vengono esposti a rotazione solo per brevi periodi all’interno della Casa Buonarroti, oppure in prestito presso musei e istituzioni internazionali”. In esposizione, troviamo disegni autografi, con studi per gli affreschi (commissionati a Michelangelo nel 1508 da Papa Giulio II) della volta della Cappella Sistina, quello per l’“Adamo della cacciata dal Paradiso” e un particolare degli “Ignudi”. Accanto, quattro splendidi lavori grafici preparatori per la Facciata di San Lorenzo e per il vestibolo della Biblioteca Laurenziana. Architettura e anatomia: organismo unico nella concezione michelangiolesca, in cui il tema della corporeità doverosamente si intreccia con quello del progetto architettonico. Sotto il vincolo di quella minuta perfezione anatomica che troviamo ad esempio in alcuni eccezionali “Studi di gambe” o nello “Schizzo parziale di nudo virile” accompagnato da scritte autografe, tracce letterarie di ipotesi, riflessioni, dubbi, progetti, forse incertezze superate dalla granitica, esemplare superbia del segno a penna e dall’accenno cromatico dell’inchiostro marrone. A chiudere la mostra, c’è anche un piccolo, di anatomico prodigio, “torso virile” in terracotta bianca, probabile copia cinquecentesca di un modello michelangiolesco andato perduto nel tempo. A corollario, un ricco calendario di incontri, visite guidate e attività didattiche.

Gianni Milani

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“Michelangelo. Disegni da Casa Buonarroti”
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, via Nizza 230/103, Lingotto di Torino; tel. 011/0062713 o www.pinacoteca-agnelli.it
Fino al 21 luglio
Orari: dal mart. alla dom. 10/19
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Nelle foto

– Michelangelo: “Schizzo parziale di nudo virile e scritte autografe”, penna e inchiostro marrone
– Michelangelo: “Studi di gambe”, penna e inchiostro marrone
– Michelangelo: “Studi per la Porta d’ingresso al vestibolo della Biblioteca Laurenziana”, matita nera, penna e acquerellature marroni
– Artista fiorentino del XVI secolo, da Michelangelo (?): “Modello di torso virile”, terracotta bianca