Helena Janeczek ha vinto il premio Strega, il più importante premio letterario italiano, con il romanzo La ragazza con la Leica, pubblicato da Guanda. Nata in Germania, a Monaco di Baviera in una famiglia di ebrei tedeschi, la Janeczek vive in Italia da 35 anni ed è cittadina italiana. La protagonista di La ragazza con la Leica è Gerda Taro ( il cui vero nome era Gerta Pohorylle),fotografa tedesca morta nel 1937 a 26 anni durante la guerra civile spagnola, investita da un carro armato durante un bombardamento aereo. Il romanzo si basa su fonti storiche e tra i numerosi personaggi realmente vissuti spicca la figura del celebre fotografo Robert Capa, che fu compagno di Gerda Taro. Il nostro giornale ne aveva parlato mesi fa nell’articolo di Marco Travaglini che riproponiamo sulla vita straordinaria della Taro che è sepolta nel cimitero parigino del Père Lachaise.
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Gerda Taro. La vita ribelle e breve di una fotoreporter
Nel cimitero di Père-Lachaise, il grande cimetière de l’Est sulla collina che sormonta la rive droite e il Boulevard de Ménilmontant, nel ventesimo arrondissement di Parigi, è sepolta, tra i tanti illustri defunti, Gerda Taro. La sua tomba è nella 97° divisione, non lontana da quella di Edith Piaf e dal “muro dei Federati“, un luogo-simbolo dove, il 28 maggio del 1871, furono fucilati dalle truppe di Thiers gli ultimi 147 comunardi sopravvissuti alla “semaine sanglante”, la settimana di sangue che pose fine al sogno ribelle del governo rivoluzionario della Comune di Parigi. Questo è, senza dubbio, il luogo ideale per custodire le spoglie mortali della prima giornalista di guerra a cadere sul campo durante lo svolgimento della sua professione, entrata nella storia della fotografia per i suoi reportage realizzati durante la Guerra di Spagna. Gerda Taro, il cui vero nome era Gerta Pohorylle, nasce nel 1910 a Stoccarda e, nonostante le sue origini borghesi entra giovanissima a far parte di movimenti rivoluzionari di sinistra. Le idee politiche, la militanza e la sua origine ebraica, con l’avvento del nazismo in Germania, la costringono a rifugiarsi a Parigi. Nella ville Lumière degli anni folli, magistralmente descritta da Ernst Hemingway in “Festa mobile”, la stella cometa della Taro travolge le vite degli amici e degli amanti con un’energia inesauribile. E’ a Parigi che Gerta Pohorylle conosce André Friedmann, ebreo comunista ungherese e fotografo, che le insegna le tecniche del mestiere. Formano una coppia e iniziano a lavorare insieme. L’atmosfera magica della città e l’estro creativo e vulcanico della giovane la portano a creare per il compagno una figura del tutto nuova. Nasce così Robert Capa, un fantomatico fotoreporter americano giunto a Parigi per lavorare in Europa. Con questo pseudonimo il mondo intero conoscerà Friedman e il fotografo finirà per sostituirlo al suo vero nome, conservandolo per tutta la vita. Lei stessa cambia il nome in Gerda Taro.
Nel 1936 entrambi decidono di seguire sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola. Si tratta di una scelta importante che li coinvolgerà e segnerà così profondamente da farli diventare alcuni tra i più importanti testimoni del conflitto, che seguono e raccontano al mondo attraverso scatti sensazionali e numerosi reportage pubblicati su periodici come “Regards” o “Vu“, la prima vera rivista di fotogiornalismo. Gerda con incredibile coraggio e sprezzo per il pericolo, rischia più volte la vita per fermare, attraverso le immagini, un momento del conflitto. Helena Janeczek ne “La ragazza con la Leica” ci regala un ritratto incisivo e significativo della Taro, raccontando che si “trascinava dietro la fotocamera, la cinepresa, il cavalletto, per chilometri e chilometri. Ted Allan ha raccontato che con le ultime parole ha chiesto se i suoi rullini erano intatti. Scattava a raffica in mezzo al delirio, la piccola Leica sopra la testa, come se la proteggesse dai bombardieri”. Gerda fotografa prevalentemente con una Rolleiflex, formato 6×6, mentre Robert preferisce la Leica. Poi anche lei inizia ad utilizzare la piccola fotocamera. Nello stile di Gerda predomina l’individuo, i suoi scatti mettono a fuoco i protagonisti della guerra, le vittime, i combattenti, le donne e i bambini, immagini forti che descrivono, in punta di obiettivo, l’evento storico che anticipò come un tragico prologo la seconda guerra mondiale. Le sue foto sono come la sua vita tumultuosa, simile ad una corsa a perdifiato, una vita segnata da passioni forti, da un’incredibile vitalità e da un desiderio di affermazione e di emancipazione che, storicamente, le donne avrebbero raggiunto solo molto più tardi. Questa vita viene spezzata dai cingoli di un carro armato che la travolge proprio mentre torna dalla battaglia di Brunete dove aveva realizzato il suo servizio più importante, che viene pubblicato postumo sulla rivista “Regards”. Sotto quel carro armato si spengono i sogni, l’entusiasmo, tutte le foto che il futuro avrebbe potuto regalarle e la breve ed intensa vita della 26enne Gerda Taro.Trasportata a Madrid, la fotografa resta cosciente per alcune ore, giungendo a vedere un’ultima alba: quella del 26 luglio 1937. Il suo corpo viene riportato a Parigi, la patria della sua vita di artista, e, accompagnato da un corteo funebre di duecentomila persone, viene tumulato al cimitero del Père Lachaise. Il suo elogio funebre viene scritto e letto da Pablo Neruda e Louis Aragon. Robert Capa, distrutto dalla morte della sua compagna di vita e d’arte, un anno dopo la scomparsa di Gerda, pubblica in sua memoria “Death in the Making“, riunendo molte delle foto scattate insieme. La vita di Capa, da quel momento, sembra procedere in uno strano, inquietante e provocatorio “gioco a rimpiattino” con la Morte che il fotografo sfida, conflitto dopo conflitto, scattando immagini sconvolgenti e sempre fedeli al suo motto “se le foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino”. La morte gli dà scacco matto attraverso una mina antiuomo, nel 1954, nella guerra in Indocina, mentre Capa cerca, ancora una volta, di regalare all’umanità un’altra testimonianza dell’orrore dei conflitti bellici. Un fotoreporter, in fondo, non deve fare niente altro se non testimoniare la realtà e semplicemente “dare la notizia”.
Marco Travaglini
Il Bal do sabre
Tornano nelle leggende e nella storia delle montagne piemontesi ogni estate, puntuali e minacciosi. Sono i Saraceni, i Mori, i Maomettani o i Turchi, il cui nome è da oltre mille anni tragicamente inciso con lettere di sangue e fuoco nella storia d’Italia. Leggende nere aleggiano sulle gesta dei Saraceni, venuti da lontano nella nostra penisola come invasori, razziatori, guerrieri e pirati. Sulle coste del Mediterraneo li ricordano ancora oggi con rievocazioni storiche mentre nelle valli del Piemonte danze e sciabole volteggiano nell’aria annunciando il loro arrivo che non terrorizza più nessuno e, anzi, preannuncia la vittoria delle forze positive su quelle negative, il trionfo del Bene sul Male. Sabato 7 e domenica 8 luglio tocca a Bagnasco, un piccolo Comune di mille anime, in alta Valle Tanaro, in provincia di Cuneo. Dalla torre del castello si narra che il paese fu occupato e saccheggiato dai saraceni mille anni fa e un’antica danza contadina ricorda l’evento ogni anno. È il “Bal do sabre”, il ballo delle sciabole che anima le vie del Paese tra danzatori, giullari, araldi, tamburini, scimitarre e saraceni in costumi moreschi. È la storia di un contadino bagnaschese che rifiuta di dare la figlia in sposa al capo dei saraceni invasori e viene giustiziato nella piazza del paese. Ma si va soprattutto al di là della leggenda: si esaltano gli antichi riti della civiltà contadina, propiziatori della fertilità della terra, con la primavera che sconfigge la stagione fredda e i semi che ricominciano a germogliare. Vecchie tradizioni popolari che durante il Bal do Sabre vengono portate in scena da dodici spadonari, dodici come i mesi dell’anno, con sciabole danzanti tra roboanti tamburi e urla di menestrelli. La primavera si risveglia in un’esplosione di colori. I Saraceni sono cacciati dalla valle. La danza rurale, sospesa per lungo tempo, è rinata alla fine degli anni Sessanta grazie alla passione per la storia locale di un gruppo di ragazzi e da allora non si è più fermata. Gli spadonari, alcuni dei quali provengono da altri Paesi europei, si troveranno a Bagnasco sabato 7 luglio per la due giorni del Bal do Sabre.
Filippo Re
Conoscevamo Guido Mannini come legato al figurativo, come descrittore degli spazi desertici e di quanti li abitano ma sapevamo anche di un percorso desideroso di evoluzioni, di nuove scoperte. Lo abbiamo riscoperto, felicemente – la sua personale Metamorphosis si è chiusa pochi giorni fa presso la galleria Innerspace di via Cesare Battisti 17 -, dinanzi a cerchi smaltati (“macchie”, si fa troppo presto a far cadere loro addosso una definizione, “psicologiche”, con predominanza di rossi e porpore e violacei) occupati da forme astratte, prepotenti, di un forte dinamismo, capaci di esprimersi attraverso un perfetto incontro di colori estremamente accesi (si noti Magma o ancora l’accensione di Intuizione), che spingono a una curiosità futura. Colori che si lasciano alle spalle la morbidezza sabbiosa degli esempi del passato – quanto lontani! -, per approdare ad una fascinazione cromatica inaspettata e del tutto coinvolgente. Un fuoco, nuovissimo, una “deflagrazione” è stata anche definita questa nuova espressione del percorso di Mannini, forse un accumulo di sogni o una strada tutta da percorrere, una libertà di spazi sinora mai scoperti né attraversati, certo una voglia di sperimentare che deriva da un angolo della vita, personalissimo, da uno sguardo che intende andare oltre.
Elio Rabbione
Le immagini:
“Intuizione”, smalto, 150 x 100 cm.
“Magma”, smalto su tela, diam. 100 cm.
Così Gatto Panceri racconta ‘Bombay’
Porta il nome della nota città indiana il nuovo coinvolgente singolo dal 6 luglio in radio
Arriva il 6 luglio in radio ‘BOMBAY’, secondo estratto da ‘Pelle d’oca e Lividi’ (‘Hit Rainbow/Artist First’), album monumentale di ben 19 brani uscito per l’etichetta di Roby Facchinetti dei Pooh e Athos Poma che il 25 maggio scorso ha segnato il ritorno sulle scene di Gatto Panceri, cantautore e stimato hitmaker (oltre 45 milioni di copie vendute come autore per i grandi della musica): nelle prime due settimane di uscita il disco è stato primo su Itunes Rock e su Amazon nelle vendite dei dischi, andando subito esaurito. Inoltre, l’album ha esordito al 57° posto in classifica F.I.M.I. Dopo la title-track – profonda e impegnata – è tempo invece di un altro brano più immediato, fresco e leggero al punto giusto. Un divertissement in musica adatto alla stagione più calda dell’anno, ma senza mai citare le parole ‘estate’, ‘mare’ e il verbo ‘bailando’: un cantautore di razza sa evitarle.
Gatto Panceri così racconta ‘Bombay’:
“Che cosa non si è disposti a fare, per amore? Persino le cose più impossibili e impensate…Come andare a piedi fino a Bombay, dopo aver sfornato per far colpo pane alle noci, e aver scritto un canto a due voci per l’amata, e mille altre inedite pensate. La mia dichiarazione d’amore più allegra e spensierata mai firmata e interpretata sinora, tra chitarre in puro stile latin-soul e il gusto di Carlo Santana“.
Gatto Panceri è molto legato all’India e a Bombay dopo un viaggio recentemente fatto lì a scopo umanitario. Nel frattempo, il cantautore prosegue l’attività live, dopo l’applauditissima performance ‘sold out’ sul palco del ‘#Parco Dora Live’, tra i grandi Festival musicali estivi più importanti e seguiti d’Italia.
E’ PORTOGHESE IL VINCITORE DELLA SEZIONE “LA QUERCIA”
António Lobo Antunes, nato a Lisbona nel 1942 e riconosciuto come uno dei più importanti autori viventi della letteratura portoghese contemporanea, dotato di uno sguardo profondo sulla realtà e sulla psicologia umana, che ha attinto dalla sua professione di psichiatra non meno che di acuta capacità di indagine sulla storia ( in particolare quella coloniale, avendo partecipato alla guerra in Angola dal 1970 al 1973), è il vincitore del “Premio Bottari Lattes Grinzane 2018” per la sezione “La Quercia”, intitolata a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001) e dedicata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico. La maggior parte dei suoi libri sono pubblicati in Italia da “Feltrinelli”. I lettori italiani hanno potuto conoscere e apprezzare i suoi romanzi grazie all’interessamento di Antonio Tabucchi, che nel 1996 per “Einaudi” contribuì alla pubblicazione di uno dei primi libri dello scrittore, “In culo al mondo”, uscito in Portogallo nel 1979 e tradotto in italiano dalla moglie stessa di Tabucchi, Maria José de Lancastre. I libri successivi di Lobo Antunes sono stati tradotti da Rita Desti e Vittoria Martinetto. L’ultimo romanzo, il ventottesimo, è uscito l’anno scorso in Portogallo con il titolo “Até Que as Pedras se Tornem mais Leves que a Água” , per i tipi dell’editrice “Dom Quixote”.
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Venerdì 19 ottobre, lo scrittore portoghese sarà ad Alba (Cuneo) per tenere una lectio magistralis (ore 18, Teatro Sociale Busca – Piazza Vittorio Veneto, 3). L’appuntamento è a ingresso libero fino a esaurimento posti.
Sabato 20 ottobre, al Castello di Grinzane Cavour (ore 16.30, ingresso libero) Lobo Antunes riceverà il riconoscimento (10mila Euro) nel corso della cerimonia di premiazione, durante la quale sarà anche proclamato il vincitore per la Sezione “Il Germoglio”.
Cinque gli scrittori finalisti: Yu Hua (Cina) con “Il settimo giorno” (Feltrinelli), Andreï Makine (Russia) con “L’arcipelago della nuova vita” (La nave di Teseo), Michele Mari con “Leggenda privata” (Einaudi), Viet Thanh Nguyen (Vietnam), con “I rifugiati” (Neri Pozza) e Madeleine Thien (Canada) con “Non dite che non abbiamo niente” (66thand2nd).
Le precedenti edizioni della sezione “La Quercia” sono state vinte, negli anni passati, da Ian McEwan (2017), Amos Oz (2016), Javier Marías (2015), Martin Amis (2014), Alberto Arbasino (2013), Patrick Modiano (2012) Premio Nobel 2014, Enrique Vila-Matas (2011).
La Giuria Tecnica del “Premio Bottari Lattes Grinzane” è formata da: Gian Luigi Beccaria (presidente), Valter Boggione, Vittorio Coletti, Rosario Esposito La Rossa, Giulio Ferroni, Laura Pariani, Sandra Petrignani, Enzo Restagno, Alberto Sinigaglia, Marco Vallora.
Il “Premio Bottari Lattes Grinzane” è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Fondazione CRT, Matera 2019, Banca d’Alba, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e Antico Borgo Monchiero.
Per info: tel. 0173/789282 – www.fondazionebottarilattes.it
g. m.
Performing arts
Cross Festival 2018 a Verbania. Prima del gran finale, domenica sera 1° luglio, presentazione da parte delle autorità, al Teatro Maggiore, con la presenza del neo Ministro alla Cultura Alberto Bonisoli
Un evento internazionale, dedicato alle arti figurative, organizzato LIS LAB Performing Arts e diretto da Antonella Cirigliano: da giovedì 28 fino a Domenica 1° luglio, con la chiusura – performance della compagnia sud coreana Art Project BORA.”Se introduciamo una venatura culturale nel nostro sistema paesaggistico” ha detto tra l’altro il Ministro “possiamo percorrere e ben completare un cammino già tracciato con le vostre attività turistiche”; il tipo di festival, Cross ossia contaminazione, è un modo di operare che ci piace molto.””Sono un grillino” ha detto poi scherzosamente Bonisoli, seduto tra la Sindaca Silvia Marchionini e il vice presidente della Regione Piemonte Aldo Reschigna (entrambi del PD) ” ma sono ben contento di operare e collaborare con le amministrazioni locali, che pure non sono del mio partito”.”La collaborazione tra Ministero e Regione, è un segno di forte attenzione al tema dei beni culturali “ha confermato Reschigna “si chiude un festival, ma si aprono altri progetti. Le risorse messe a disposizione per questi interventi culturali innovativi, per il 2018, ammontano a 450.000 euro: il ruolo della cultura è fondamentale.” Anche Massimo Terzi, presidente del Museo del paesaggio di Verbania, è in sintonia con gli altri: “Abbiamo già collaborato con CROSS in precedenti eventi e siamo ben felici di continuare: uno dei compiti del governo è di dare garanzie di programmazione agli enti preposti al Turismo e alla Cultura”. Tornando allo spettacolo del balletto, in Tail Language i protagonisti sono cinque personaggi delle favole orientali con i quali si vuole raccontare il lato comico dell’essere umano. Questo lavoro rivela quanto il linguaggio del corpo risulti essere più primitivo e lucido rispetto al testo e alle parole, e lo fa attraverso un processo di smantellamento e ricombinazione di movimenti strutturali come l’intersezione di linee e forme. I gatti (per esempio) usano infatti il Tail Laguage (linguaggio della coda) per esprimere le loro emozioni: proprio da qui parte la ricerca artistica di Art Project BORA.
Elio Motella
Bella ciao
Nella serata del 4 luglio si assisterà al più grande spettacolo del folk revival italiano, riallestito cinquanta anni dopo, da un’idea di Franco Fabbri. Le canzoni di BELLA CIAO conservano la loro potenza espressiva e acquisiscono una nuova urgenza nel mondo globalizzato, per i loro valori libertari, pacifisti e civili. L’innovazione di questo riallestimento si trova nel lavoro di arrangiamento che instaura un dialogo più sofisticato fra suoni e significati, per una sinfonia popolare ricca.
BELLA CIAO, nel 1964, segna l’inizio del folk revival italiano che, a distanza di cinquanta anni, viene riproposto sul palco di “Estate Reale” sottolineando come la sua eco originaria non s’è mai spenta. Lo spettacolo presentato conserva la forte intensità ed espressività con cui ha conquistato migliaia di appassionati ma è stato riallestito nel 2014 sulla base delle evoluzioni e degli sviluppi che il folk revival ha subito in questo lungo arco di tempo. Bella Ciao però era e rimane uno spettacolo di canzoni popolari e la centralità del canto viene confermata dalla presenza di alcune delle voci più importanti della musica popolare e del canto sociale italiani negli ultimi trent’anni, che di BELLA CIAO sono i figli diretti: Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi, Elena Ledda e Alessio Lega.
Riccardo Tesi, organettista e personalità tra le più brillanti di questo stile musicale, porta avanti l’innovazione di questo spettacolo insieme ad alcune delle più importanti voci della musica sociale dando vita ad una sinfonia popolare ricca, un romanzo storico costruito attraverso suoni, parole e musica.
Lucilla Galeazzi, Elena Ledda, Luisa Cottifogli, voci
Alessio Lega, Maurizio Geri, voci e chitarra
Gigi Biolcati, voce e percussioni
Riccardo Tesi, maesto concertatore e organetto
Sogni reali
Estate Reale – piazzetta Reale fino al 15 luglio) www.torinoestate.it
Torino Estate Reale proseguirà il 3 luglio con il concerto dell’Orchestra Filarmonica di Torino in Sogni Reali, una serata interamente dedicata a Beethoven.Nella storia ci sono personaggi che fanno sognare, coinvolgono, esaltano, si fanno amare od odiare. E Beethoven, sempre attento al destino ultimo dei popoli, non poteva non lasciarsi coinvolgere dall’epopea e dalle alterne vicende di Napoleone. Di Ludwig van Beethoven: Concerto n.5 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op.73 “Imperatore” – Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica”.L’Orchestra Filarmonica di Torino è una realtà unica e la sua programmazione dà vita a concerti esclusivi ed originali: il 3 luglio a Torino sarà una serata interamente dedicata a Beethoven.A dirigere il concerto Giampaolo Pretto, dal 2016 direttore dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Stravinsky, Mahler, Paganini e Brahms sono solo alcuni degli artisti del repertorio con cui si presenta su palchi nazionali e internazionali e con cui, nel 2017, è salito sul podio OFT per i concerti inseriti nella passata edizione di “Estate Reale” e del “Festival MITO”. Lo accompagna, al pianoforte, Benedetto Lupo, uno dei migliori artisti della sua generazione secondo la critica internazionale. Un’intensa attività concertistica, collaborazioni con i più importanti direttori internazionali e un’importante attività cameristica e didattica lo portano a salire sulla cattedra di pianoforte dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Numerosi i riconoscimenti che riceve tra cui, nel 2005, l’ambito “Diapason d’Or” per l’incisione del Concerto Soirée di Nino Rota.La Sinfonia Eroica, piena di slancio ed affetto, ira e determinazione, potenza e dolcezza viene presentata, insieme ad uno dei concerti per pianoforte più belli della storia della musica, nel bel mezzo di una serata di luglio in cui i sogni non potranno che concretizzarsi in musica e diventare reali.
Grande musica e cabaret al Parco Dora
Proseguono gli appuntamenti di rilievo a Torino (nell’area eventi tra Via Livorno e Via Treviso) del cartellone di eventi del ‘#Parco Dora Live’, la kermesse estiva di spettacoli gratuiti di musica, teatro e cabaret più grande del Piemonte
Grande musica e cabaret sul palco della rassegna estiva gratuita più grande del Piemonte. Proseguono gli appuntamenti di rilievo a Torino (nell’area eventi tra Via Livorno e Via Treviso) del cartellone di eventi del ‘#Parco Dora Live’, la kermesse estiva di spettacoli gratuiti di musica, teatro e cabaret più grande del Piemonte. Per la sesta settimana (8 weekend in tutto, per un totale di ben 24 shows), venerdì 6 luglio sono attesi i divertentissimi Pino e Gli Anticorpi. Sabato 7 luglio tocca invece al duo Marta e Gianluca. Domenica 8 Luglio, invece, introdotta e presentata dal conduttore radiotelevisivo Wlady, grande protagonista per la musica di questa settimana è Antonella Ruggiero, icona fondatrice dei Matia Bazar, dal 1996 apprezzata cantante solista che proporrà una sintesi virtuosa della propria capacità di spaziare tra generi diversi e brani di ieri e di oggi sia del proprio repertorio che della musica mondiale con il suo ‘Concerto Versatile’. La prossima settimana, invece, attesi I Panpers, Claudio Lauretta e l’ex Pooh Dodi Battaglia. Tutti gli spettacoli sono gratuiti, e iniziano alle 20.30. Informazioni sul sito www.parcocommercialedora.it, e sulla relativa pagina Facebook. La prestigiosa rassegna culturale sostiene il Comitato Locale di Moncalieri della ‘Croce Rossa Italiana’.