CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 590

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

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Gary Shteyngart “Destinazione America” – Guanda –   euro 20.00

 

Per gustare a fondo questo libro va considerata la biografia dell’autore. Gary Shteyngart è nato in una famiglia ebrea nel 1972 a San Pietroburgo (quando ancora era chiamata Leningrado) ed ha mosso i primi passi in una piazza in cui svettava un’imponente statua di Lenin alta 7 metri. Anche se dall’età di 7 anni si è trasferito negli Stati Uniti, la sua vena artistica risente a tratti del peso dell’oppressione del regime comunista e lui guarda all’America come approdo. Grande paese in cui regna la libertà, anche se ai suoi occhi attenti non sfuggono le derive del sogno americano, le sacche di ingiustizia, violenze ed esagerazioni. Shteyngart ha esordito nel 2002 con il romanzo “Il manuale del debuttante russo”; oggi vive a New York, nel Queens, e nel 2010 il “New Yorker” l’ha definito uno dei migliori scrittori americani under 40. In “Destinazione America” narra l’emblematica storia di Barry Cohen, principe newyorchese della finanza baciato dal successo, dai miliardi, e proprietario di un appartamento da sogno nel cuore di Manhattan. Ha una bella moglie, Seema, e un figlio, il piccolo Shiva, affetto da una grave forma di autismo. Un bambino che in 2 anni di vita non li ha mai guardati negli occhi e con il quale è impossibile comunicare, nonostante gli sforzi di medici e logopedisti. Barry finisce per soccombere alla pressione che schiaccia la sua vita: gli impegni e i rischi del lavoro, il nido familiare che assomiglia a un inferno mascherato dagli agi e dal lusso. Una terribile cena con conoscenti fa deflagrare la bomba. Barry abbandona tutto e tutti, sale su un pullman Greyhound, senza carte di credito, né cellulare; si porta dietro solo una valigetta con la sua preziosissima collezione di orologi. Attraversa gli Stati e va alla ricerca della sua ex fidanzatina. Ma il viaggio più vero è quello dentro se stesso, alle prese con le sue insicurezze, i falsi successi, un’immaturità latente. Intanto la moglie Seema, figlia di immigrati indiani, imbastisce una tresca amorosa con un inquilino del suo palazzo. E’ uno scrittore Guatemalteco di belle speranze, dotato di moglie (amica di Seema) e figlio…sanissimo (con cui Shiva riesce a intrattenersi). Siamo nell’America che sta per eleggere Donald Trump alla Casa Bianca e il quadro che emerge dalle pagine fissa alcuni punti fermi. E’ un paese decadente, ma pur sempre dalle infinite possibilità; e viene messo a nudo lo stereotipo del ricco infelice. In un’intervista Shteyngart ha dichiarato che il capitalismo buono esiste, anche se non l’abbiamo ancora trovato; comunque secondo lui gli altri sistemi sono peggio. Per scrivere questo romanzo ha frequentato il mondo di Barry e scoperto che grandi ricchezze, soprattutto se accumulate in modo veloce e dubbio, possono virare in maledizione, superficialità, solitudine e fallimentare ricerca di qualcosa che dia un senso alla vita.

 

 

 

Graziella Naurath “Torino fermo immagine” – Atene del Canavese – euro 15.00

 

Lei è una scrittrice torinese, delicatissima e con una memoria storica notevole. In questo libro ci regala tanti scorci di un mondo che ormai non c’è quasi più, e lo fa con tocco sapiente e lieve. Nelle sue pagine ritrovate una Torino d’antan, e potete fare un tuffo in quello che l’autrice definisce “giardino zoologico di un tempo”. Quando esistevano mestieri come la rimagliatrice di calze, la modista di cappelli o c’erano artigiani abilissimi in lavori minuti all’interno di botteghe polverose e grondanti fascino. Per ogni mese dell’anno dapprima c’è un racconto e poi pagine di vita ormai scomparse, memorie di mestieri, ricette, proverbi, luoghi di Torino di cui si sono perse le tracce. Che siate lettori giovanissimi, millenials o più maturi …questo libro tornerà utile a tutti perché racconta pagine di storia non solo cittadina, ma anche di un’Italia dai tratti che suscitano nostalgia. Si parte da gennaio con il primo racconto “Un amore di-vino” ambientato nella beauty farm di un hotel a 5 stelle dove l’erede di una colossale fortuna, Vera Disgrazia, alquanto bruttina e dal cognome sfortunato, conosce un giovane aitante. Lui sa di che ricchezze dispone lei ed è questo che lo attrae. Fissano un appuntamento al quale Vera si prepara prenotando tutto il pacchetto dei trattamenti di bellezza possibili. Ma galeotto sarà Bacco, perché per la vino terapia sceglie un brut pregiatissimo e dal costo stellare…..di più non vi dico, sarà una sorpresa, raccontata con ironia.

Nelle pagine seguenti ricompaiono poi guardarobiere in famiglie altolocate, bambini che una volta sapevano giocare di fantasia e con niente, ricette che della semplicità facevano virtù e sarebbero da recuperare, proverbi antichi di grande saggezza. E via di questo passo… mese per mese. Qualche anticipazione? Tra i rimedi di bellezza, quelli per i capelli che si domavano a colpi di spazzole calde, si nutrivano con olio d’oliva, mentre il bicarbonato di sodio ringiovaniva chiome bianche viranti al giallognolo. Oppure soluzioni casalinghe per rassodare il viso o preparare maschere di bellezza “fai da te”. Per chi è attento alla dieta ecco l’antico proverbio “fare colazione come un principe, pranzare come un borghese e cenare come un mendicante” e per i chili di troppo, tutte le sere, per un mese, un infuso di rosmarino e salvia. Tra i mestieri una volta in voga, quello della bustaia, professionale come un dottore, alla quale le clienti svelavano difetti segreti perché lei rimediasse stringendo o steccando. Poi tante ricette all’insegna del “non si butta via niente”. E ancora memoria di luoghi topici Torinesi, dalle piazze alle vie più famose, per arrivare alle rive del Po, che negli anni si sono trasformate. Insomma un piacevolissimo viaggio retrò….

 

 

Stuart Turton “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”   -Neri Pozza- euro 18,00

 

Turton è uno scrittore e giornalista inglese, laureato in filosofia e, tra le varie esperienze, annovera anche un periodo come insegnante d’inglese a Shanghai. Con questo libro –dalla trama sorprendente- si è aggiudicato il Costa First Novel Award. E’ambientato nella meravigliosa residenza di campagna Blackeath House dove Lady Elena e Lord Peter Hardcastle sono pronti a ricevere gli invitati ad un sontuoso ballo in maschera. Sono tutti personaggi di spicco: nobili, ufficiali, banchieri, medici ed altri membri dell’high society. Sono gli stessi che 19 anni prima avevano partecipato ad un ricevimento nel corso del quale il figlio minore degli Hardcastle, Thomas, era stato ucciso. Tra gli ospiti questa volta c’è anche il protagonista del romanzo, Aiden Bishop, per il quale la festa, più che occasione di divertimento, finirà per rivelarsi una trappola. Alle 23 di sera la morte torna a colpire: questa volta tocca ad Evelyn Hardcastle, rampolla della famiglia, che scivola nel lago della tenuta, mortalmente ferita da un colpo d’arma al ventre. E fin qui niente di diverso dai classici gialli…Ma c’è ben di più nelle pagine del geniale autore. La sua trovata è vincente perché sguinzaglia il lettore in un mistero da capogiro, assolutamente originale. Evelyn non morirà una volta sola, la cosa si ripeterà ogni sera, allo scoccare della stessa ora…finché non verrà smascherato il colpevole. Però c’è ancora di più, e il mistero oscilla tra l’inquietante e l’alta tensione. Aiden deve risolvere l’intricato e inusuale caso…solo che le cose non saranno tanto semplici, dal momento che si trova a rivivere lo stesso giorno, ma in 8 corpi diversi (per un giorno è il dottor Sebastian Bell, poi si sveglia nei panni del maggiordomo, e via così). Davvero un bel rompicapo perché a sua disposizione ha solo quelle 8 “incarnazioni” per capire chi uccide-ucciderà (i tempi si mischiano) la giovane donna. L’unico modo per interrompere questo meccanismo di morte, ripetuto e perverso, è scoprire il colpevole, solo così Aiden potrà finalmente lasciare il castello. Peccato che qualcuno cerchi di ostacolarlo in tutti i modi.

“Un Fiore dalla Polvere” al Lux

Dopo il Sold-Out della scorsa settimana all’anteprima di “Un Fiore dalla Polvere” si è deciso di replicare la proiezione. L’evento si terrà martedì 25 Giugno, sempre al Cinema Lux di Torino, sempre alle 20:30. Stavolta,  prima di esso con lo stesso biglietto si potrà assistere al precedente lavoro del regista Antonio D’Aquila: “Le Porte”. Tale cortometraggio sta terminando il suo percorso festivaliero dopo aver riscosso un buon successo: ha girato molte città nazionali e internazionali (da Torino alla Sicilia, passando per Roma, fino a Los Angeles). Un Fiore dalla Polvere invece dopo quest’ultima proiezione a Torino, inizierà anch’esso il suo percorso nei vari festival mondiali. Sarà un’occasione per vedere questi ultimi due lavori del regista di origine molisana. Sarà un’occasione per conoscere troupe e attori di questi progetti, e  per sostenere il cinema indipendente. Sarà un’occasione per passare una serata all’insegna dell’arte e delle passioni che possono accomunare molte persone.
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Un Fiore dalla Polvere – Trama 

“Un Fiore dalla Polvere è un intreccio di storie di vite popolari. Arturo è un edicolante che vive un matrimonio infelice da cui cerca la fuga. Grazie a Rita, una giovane ragazza conosciuta da poco, cercherà di inseguire il suo sogno più grande: diventare uno scrittore.”
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Le Porte – Trama 

“Le Porte è un road movie che racconta il percorso interiore di ricerca di equilibrio da parte di un ragazzo: Lorenzo. Siamo di notte, a Torino: l’unico obiettivo dei tre amici protagonisti è tornare sani e salvi a casa.”
Prevendite disponibili su Webtic.it

Giugno, i caravaggisti e una statua

Giugno è mese di vacanze, i ragazzi finiscono la scuola, i bambini lasciano l’asilo, la classe lavoratrice chiede ferie al datore di lavoro, oppure è cacciata in ferie per obbligo di legge, alcuni prenotano per una vacanza, altri hanno la villeggiatura assicurata -seppur accontentandosi di andare a casa di amici o adattandosi a casa dei parenti– a qualcuno delle vacanze non importa un fico, infatti ha intenzione di risparmiare per comprarsi un nuovo mega televisore galattico, dopo aver pagato le bollette e tutto il resto, per trovare il coraggio prossimamente di invitare la vicina di casa che è supercarina. A giugno qualcuno altro d’altra parte ha da poco iniziato la stagione lavorativa e naturalmente spera di avere tanto da fare per guadagnare abbastanza nel mentre, per così dire, bada alle ferie degli altri. Per quanto riguarda l’estate quell’uno si concede, nel mentre ramazza delle cicche per terra o asciuga l’alone di un bicchiere, si concede dicevamo di cogliere la spensieratezza di una coppia che si attarda ad un tavolino; alle vacanze lui ci penserà in inverno. Sia che siate tra quelli che sono andati in vacanza e dunque sono lontani dalla bella Torino, sia che siate in procinto di progettare un’uscita lontano dalla vostra città e siate sull’idea di mettere la petite Paris tra le vostre mete, sia che abbiate intenzione di tornare immediatamente a Torino perché “Torino è Torino e nessun altrove”, sia che ora siate fuori e non volete tornare mai più perché avete beccato un posto di mare con l’acqua cristallina, in ogni caso fate un salto con la mente o di persona alla Fontana dei Dodici Mesi inaugurata nel lontano 1898, presso l’incantevole parco del Valentino. Nella rubrica mensile che oggi vi presento, vedremo le dodici statue che compongono la Fontana in concomitanza con almeno una decina di correnti artistiche. Iniziamo da giugno e parliamo dei Caravaggisti, dando così il benvenuto alla stagione estiva che come di solito nell’emisfero boreale sarà caldissima, torrida stando alla tendenza degli ultimi anni. Durante la prossima estate la Terra si troverà, come di solito da che esiste, nel perielio più lontano dall’astro che ci dà la vita, il Sole. Il nostro pianeta sarà più lontano dal Sole, ma l’inclinazione dell’asse di rivoluzione è tale da fare in modo che l’emisfero nord riceva i raggi solari con un certo angolo acuto, un angolo da cui desumiamo che i raggi penetrano quasi perpendicolarmente e perciò sono più diretti e quindi più forti, un po’ come quando alla scrivania, stendendo un foglio sotto la luce della lampada, vediamo più chiaramente e più distintamente che non tenendolo a fianco della luce. Questo esempio del foglio e della scrivania non è dei più calzanti, pensiamo piuttosto alla fontana del Valentino. Tutti sono invitati ad andare a vedere di persona: la statua del mese di giugno è come per le altre allegorie dei dodici mesi, una statua femminile. Giugno tiene alla sua destra una copiosa balza di stoffa che sta rigida dal grembo alla spalla e che sembrerebbe essere della stessa stoffa della lunga gonna, quasi tenesse riposto a mo’ di involto qualcosa, forse un attrezzo per lavorare nei campi. La statua femminile ha tra le mani spighe di grano, porta capelli corti a differenza della maggior parte delle altre statue e infine incede con la gamba destra, calzata di un sandalo che ricorda i coturni mentre la gamba sinistra non si vede del tutto, probabilmente avvolta tra le pieghe della veste. La donna della statua tiene lo sguardo a terra, a segno, come chi ha molta strada da fare. La statua rappresenta un momento di torsione e di accoglienza. Per nessun vero buon motivo pensiamo dunque ai Caravaggisti, la corrente artistica che segue dai chiaroscuri di Michelangelo Merisi noto con il nome di Caravaggio per la sua città natale. Artista che davvero rivoluzionò la pittura e che segna un limite, una svolta, per il quale si può parlare di un vero e proprio cambio di rotta. Geniale, tribolatissimo, inquieto eppur così reale da fermare lo scorrere del tempo nelle sue tele. Ricordiamo tra i Caravaggisti italiani la pittrice nata l’8 luglio 1593 e morta il 31 gennaio 1654 Artemisia Lomi Gentileschi, oltre a Orazio suo padre e a Giulio Gentileschi (fratello). L’uso del chiaroscuro è tipico dei Caravaggisti, è possibile riconoscerli perché nell’immagine rappresentata in un qualsiasi quadro realizzato da questi pittori, la luce è ragionata, ovvero vi è un punto da cui la luce proviene e dunque le figure sono chiaroscurate tenendo in considerazione quali sono le parti su cui la luce si appoggia. L’angolo di inclinazione della luce è altrettanto importante; inoltre le parti che restano a buio oppure sono coperte dall’ombra che, per esempio, un corpo getta su di un altro, sono raffigurate fedelmente secondo il modo in cui le vedremmo in realtà. Se vi piace questa rubrica in dieci uscite, restate con iltorinese.it e andate a visitare la spendida fontana al parco del Valentino, a luglio si parlerà ancora della Fontana dei Dodici Mesi e possibilmente dello stile Liberty!

 

Elettra -ellie- Nicodemi

 

      

I concerti di Flowers Festival

Anche quest’anno Flowers Festival – da giovedì 27 giugno a sabato 20 luglio, nel Cortile della Lavanderia a Vapore nel Parco della Certosa di Collegno (To) – offre una serie di eventi unici con i migliori artisti della scena italiana e internazionale

 Cinque concerti che a cui sarà possibile assistere solo al festival di Collegno (To): Olafur Arnalds (28 Giugno), Jack Savoretti (5 Luglio), Ezio Bosso & Europe Philharmonic Orchestra (11 Luglio), Giuseppe Cederna + Willy Mertz + Clg Ensemble (14 Luglio), Joan Baez (19 Luglio).

 

Il titolo dell’edizione di quest’anno, “Building a new society”, è stato suggerito dal luogo in cui si svolge il Festival ovvero il Cortile della Lavanderia del più grande e celebre manicomio italiano, quello di CollegnoFranco Basaglia, chiudendolo insieme alle altre strutture manicomiali italiane, distrusse nei fatti quei luoghi creati dalla nuova società ottocentesca per la segregazione di soggetti non utili alla sua costruzione nei canoni etico/economici, quali folli, derelitti e soggetti marginali.

Il Festival intende quindi superare la sua dimensione di spettacolo e intrattenimento e, nei suoi limiti, vuole contribuire al dibattito sulle trasformazioni sociali che sta attraversando tutti i settori del nostro vivere quotidiano proponendo artisti che si stanno interrogando nella propria opera su come costruire una nuova società, su quali valori farlo, percorrendo quali strade in futuro e quali sono state percorse in passato.

Ecco quindi che sul palco del Cortile della Lavanderia a Vapore del Parco della Certosa di Collegno (To) si potrà assistere all’odierna scena musicale e alle sue risposte relative alla necessità di avviare la costruzione di una nuova società.

Estate alla Marchesa

Teatro, concerti, cabaret, talk show per un’estate tutta (o quasi) torinese

Un nuovo teatro a cielo aperto. Un nuovo spazio eventi per l’estate torinese. Dimora storica di proprietà del Comune di Torino, la Cascina Marchesa al Parco della Pellerina (corso Regina Margherita, 371) diventa palcoscenico live da giugno ad agosto, con un’arena eventi in grado di ospitare 700 posti a sedere o addirittura 2mila in piedi e un’offerta estremamente variegata di spettacoli, affidata, sotto il titolo de “La Marchesa Estate”, alla direzione artistica dell’Associazione Culturale “Dreams Live” in collaborazione con “Dimensione Eventi”. Inizio spettacoli alle ore 21,30, il primo appuntamento è in programma per giovedì 20 giugno con il Talk Show “Faccio cose, vedo gente”, condotto dal giornalista, scrittore e blogger Antonio Dipollina che si intratterrà per l’occasione con Alberto Angela; ultimo appuntamento, venerdì 2 agosto, con l’irresistibile Cabaret di Franco Neri. In mezzo, altri eventi spettacolari di indubbio richiamo. In primis, gli Appuntamenti Teatrali, a partire da mercoledì 26 giugno, con “Serata d’onore” che sul palco vedrà Michele Placido impegnato in un recital incentrato sull’interpretazione di poesie e monologhi di grandi autori, da Dante a Neruda a Montale e a D’Annunzio, fino ai napoletani Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani ed Eduardo De Filippo. Mercoledì 10 luglio, toccherà a Giancarlo Giannini con un singolare incontro di letteratura e musica, in un viaggio poetico che accompagnerà gli spettatori dal Duecento fino ai giorni nostri. Il terzo appuntamento, martedì 16 luglio, sarà con un personaggio controverso e dall’enorme cultura come Vittorio Sgarbi che, dopo il   grande successo degli spettacoli teatrali “Caravaggio”, “Michelangelo” e “Leonardo” si cimenterà, da par suo, in una nuova affascinante esplorazione dell’universo artistico del ‘900. Sarà invece una serata teatro Special, quella del 19 luglio, con Beppe Grillo e il suo “Imsonnia (Ora dormo!)”, una sorta di work in progress creativo, generato dall’insonnia che tormenta Grillo da quarant’anni e che lo porta “a farsi domande scomode, ad interrogarsi sull’ovvio e a trovare risposte azzardate”. Tre sono i big in agenda per gli Appuntamenti Musicali: giovedì 11 luglio, Red Canzian, storico cantante e bassista dei Pooh (con il suo “Testimone del Tempo”), seguito da Luché atteso per sabato 20 luglio e da Luca Barbarossa, sul palco della “Marchesa” giovedì primo agosto. Di forte interesse saranno anche le serate dedicate ai Grandi Tributi: dagli Abba con gli Abba Celebration ( 21 giugno) ad Elton John con The Rocket Men (25 giugno) e alla Celebration Woodstock (6 luglio, dalle ore 18) fino ai Bee Gees con i B-Gis (13 luglio), ai Queen con i Kinds of Magic (23 luglio) e a Ligabue con gli Oronero (27 luglio). Tutti da ridere gli Appuntamenti Cabaret, che vedranno alternarsi gli storici Gigi & Andrea (28 giugno) ai Panpers di “Colorado Café” (5 luglio), l’irriverente Gene Gnocchi (12 luglio) a Giovanni Cacioppo con il suo “Ho scagliato la prima pietra” (26 luglio) e al torinese doc d’origine calabrese Franco Neri (2 agosto). A chiudere il ricco programma della prima edizione de “La Marchesa Estate”, saranno infine i Talk Show (ingresso gratuito), condotti da Antonio Dipollina che incontrerà personaggi del calibro di Alberto Angela (20 giugno), Gerry Scotti (27 giugno), Renzo Arbore (4 luglio) e Piero Chiambretti (18 luglio).Tutti gli eventi sono acquistabili con il circuito “Ticket One” (on- line su www.ticketone.it ed in tutti i punti vendita affiliati). Sarà anche disponibile un botteghino vendita biglietti la sera dell’evento presso la stessa Cascina Marchesa. Per ulteriori info su spettacoli, convenzioni gruppi o associazioni, è possibile contattare il numero 011/2632323 (dal lun. al ven. 9/13 e 14,30/18,30) o l’indirizzo mail info@dimensioneeventi.it

g. m.  

 

Nelle foto

– La Cascina Marchesa
– Michele Placido
– Giancarlo Giannini
– Beppe Grillo
– Red Canzian
– Gene Gnocchi

“Prato inglese” al teatro Carignano  con Shakespeare

Dal 25 giugno al 21 luglio 2019, alle 21, il Teatro Carignano di Torino si trasformerà in una bellissima piazza incantata: i velluti e gli ori della sala incorniceranno un grande prato inglese che ricoprirà la platea

 In scena due nuovi spettacoli tratti dal grande repertorio shakespeariano: la Bisbetica Domata e l’ Otello, che saranno rappresentati a sere alterne. Un’occasione unica per il pubblico di vivere il teatro da una prospettiva insolita, tra innovazione e tradizione. Con l’intento di valorizzarne e affermare i giovani talenti, il Teatro Stabile di Torino ha scritturato, per proporre due titoli così noti, una compagnia di artisti con un’età media di trent’anni, alcuni già conosciuti a livello nazionale, altri emergenti. La regia de La Bisbetica sarà affidata a Elena Gigliotti in collaborazione con Dario Aita e la messa in scena di Otello sarà curata da Marco Lorenzi. I registi dirigeranno un cast composto da undici attrici e attori: Lorenzo Bartoli, Vittorio Camarota, Lucio De Francesco,Damien Escudier, Barbara Mazzi, Camilla Nigro, Michele Schiano Di Cola, Marcello Spinetta, Alice Spisa, Andrea Triaca, Angelo Tronca. Un cast di assoluto valore che con entusiasmo, freschezza e intensità interpretativa darà vita a due messe in scena innovative e stimolanti, moderne e appassionate, senza tradire l’essenza e lo spirito del Bardo. L’idea di intitolare così il progetto deriva dalla scelta di trasformare, in onore di William Shakespeare, il Carignano in una sorta di Globe Theatre elisabettiano, dove “ si modificano le geometrie interne e si accorciano le distanze tra esecuzione e fruizione grazie agli attori “avvolti” dal pubblico. Così il palcoscenico, esteso su buona parte della platea, è rivestito da un verdissimo prato all’inglese che diventa scenario delle vicende comiche e tragiche recitate “ in uno spiazzante scarto estetico e semantico tra natura e architettura, arte e artificio. Un vero e proprio prato indoor, al riparo dalla pioggia e dalle temperature estive, consentendo al Carignano di presentarsi come il primo teatro “green” d’Italia. I prezzi dei biglietti saranno contenuti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00 – Under 18 € 5,00.

M.Tr.

I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni in concerto

Un preludio alla festa patronale di San Giovanni sarà l’appuntamento concertistico in programma venerdì 21 giugno prossimo alle 21, nella cattedrale di San Giovanni, a Torino

I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, diretti dal Maestro Antonmario Semolini, proporranno un programma di grande interesse musicale, con due pagine sinfoniche piuttosto note, la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore D 485 di Franz Schubert.

Il concerto fa parte del progetto “Lo spirituale nell’arte”, che è il fulcro dell’attività artistica dell’Accademia di San Giovanni, associazione nata verso la fine del 2017 per dar vita a percorsi di filosofia pratica e di pensiero applicato nelle diverse forme espressive dell’arte.

L’Accademia si propone, infatti, di animare lo spazio storico architettonico della Cattedrale di San Giovanni, fulcro della cristianità torinese, esaltando la sua anima. Il titolo del progetto che anima i Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni è stato scelto, non a caso, nell’espressione “Lo spirituale nell’arte”, che riprende il celebre saggio di Kandinskij, suggerendo una prospettiva di meditazione capace di fornire una sintesi della visione del mondo, il cui fulcro è la liturgia dell’amore cristiano.

Direttore ospite della formazione orchestrale dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni è il Mº Antonmario Semolini, di origine senese, figlio d’arte (il padre era violinista), con un debutto nel primo dei suoi tanti concerti a soli venti anni (iniziò tardi, a 17 anni, lo studio della musica…) ed una brillante carriera di flautista.

Nella prima parte del concerto verrà proposta la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550, che Mozart compose a Vienna durante il luglio 1788. È la seconda di tre sinfonie ( le altre sono la n. 39 e la n.41 “Jupiter”) composte in rapida successione proprio durante l’estate del 1788. La strumentazione prevede parti per flauto, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni ed archi. Mancano, invece, timpani e trombe, strumenti di solito presenti nelle ultime sinfonie di Mozart.

È sicuramente la Sinfonia mozartiana più nota, considerata originariamente solo un esempio di grazia e leggerezza, e successivamente interpretata anche in una luce introspettiva e drammatica.

La Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D 485 di Schubert dimostra un distacco dai modi e dalle forme beethoveniane, indicando un ritorno allo stile mozartiano, evidente già a partire dalla scrittura per piccola orchestra senza trombe né tamburi militari. Conclusa il 3 ottobre 1816, questa Sinfonia di Schubert rivela una levità di tocco che pare richiamare la Sinfonia K 550 di Mozart. Rappresenta sicuramente uno degli esempi più significativi del sinfonismo giovanile del compositore viennese, contraddistinto da una straordinaria freschezza inventiva, da un felice equilibrio e da una particolare intimità lirica. Il primo tempo è caratterizzato da un’eleganza ben calibrata, caratteri ancora più schubertiani presenta l’Andante con moto, mentre il Minuetto si richiama a quello della Sinfonia K 550 di Mozart, seppur con accenti meno severi. Il Finale, Allegro vivace, con il primo tempo concepito in forma sonata, irrompe carico di brio e si avvicina maggiormente, per il suo spirito bonario, al mondo di Haydn piuttosto che alle armonie di Mozart.

 

Mara Martellotta

Malato, ma non troppo  

Claudio Cuccia, cardiologo, direttore del dipartimento Cardiovascalare della Fondazione Poliambulanza di Brescia, è autore di una nuova raccolta di riflessioni, semiserie e molto ironiche sulla vita dell’ammalato in ospedale e negli altri centri di cura. Uno spaccato della vita quotidiana negli ospedali, con tutti gli affanni che il paziente subisce e sui quali, scarsamente, può incidere. Di primo acchito, alla lettura delle prime righe ho pensato che l’editore avesse commesso un errore di assemblaggio di testi che non c’entravano nulla con il libro che andavo a leggere. Citazioni di Sant’Agostino, altri autori significativi e frasi latine mi inducevano in tale abbaglio. Quasi subito mi accorgevo dell’errore: non c’erano stati collage e confusioni di narrazioni. Pertanto sono entrato nella parte e mi sono immedesimato nel lettore paziente e mi sono divertito con la nozione di tempo e di tutte le sue declinazioni, perché a seconda di dove sei, il tempo arriva perfino a fermarsi e tutti hanno un modo proprio di definirlo e misurarlo. Per alcuni il tempo scorre lento, per altri va veloce e c’è chi infine sostiene che il tempo si sia fermato. Fino ad arrivare ai fisici per i quali il tempo non esiste e chiuso lì senza poter obiettare perché loro sanno!!. Non ci avevo mai pensato, ma il tempo è una variabile personale, indipendente e in ospedale lo è ancor più. Con l’aggiunta che il tempo non vi apparterrà e…fatevene una ragione. A dirla quasi tutta, “Malato, ma non troppo” finisce per essere una satira coinvolgente, che ci fa sorridere come tutte le satire; ci lascia un po’ di amaro in bocca e ci fa esser pazienti che si prendono un po’ in giro, perché il significato della parola paziente equivale a chi sopporta con rassegnazione, ma anche con filosofia e un pizzico di felicità perché al malato basta poco per illudersi. Il libro, con la formula della felicità, è da leggere per prendersi un po’ in giro e ironizzare su questi dispensatori di verità e sentenze, spesso, dell’ovvio.

 

Tommaso Lo Russo

La Milanesiana alla Reggia di Venaria

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Programma degli eventi culturali

Mercoledì 19 giugno

  • Alle ore 20, nella Corte d’onore:Inaugurazione della mostra di Velasco Vitali. Branco. Cani nella Fontana del Cervo.
  • Alle ore 21, nella Cappella di Sant’Uberto:A oriente del desiderioLectio illustrata: Tahar Ben Jelloun (Premio Goncourt 1987), Vittorio Sgarbi, interventi musicali e video Valentino Corvino

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    Concerto: Paolo Fresu alla tromba e Gianluca Petrella al trombone

Giovedì 20 giugno

Alle ore 21, nella Cappella di Sant’Uberto:
Neri Marcorè. Incontro in musica. Tra Faber e Gaber

Addio a Ometto, signore dell’arte

E’ mancato, a 76 anni, Giulio Ometto, Presidente della Fondazione “Accorsi – Ometto” di via Po a Torino

In una nota – stampa, è la stessa Fondazione “Accorsi – Ometto” ad annunciare la scomparsa del Cav. Giulio Ometto, Presidente della Fondazione e del Museo di Arti Decorative di via Po 55, a Torino.c “Nato il 10 settembre 1942 a Legnago (VR), ma sin dall’infanzia residente a Bra, Giulio Ometto – si legge nella nota – è stato a lungo collaboratore dell’antiquario Pietro Accorsi, che conobbe nel 1963 in occasione della mostra sul Barocco Piemontese. Dal 1983 è presidente a vita della Fondazione, costituita per volontà di Accorsi, che scriverà nel suo testamento: ‘Grazie al tuo sapere e al tuo gusto, quanto farai per Torino sarà una cosa stupenda’”. A lui si deve l’apertura al pubblico del Museo di Arti decorative, avvenuto nel 1999, che rende accessibili le collezioni di Pietro Accorsi. Nel corso degli anni, oltre che a preservare il cosiddetto “gusto Accorsi”, Giulio Ometto ha saputo mantenere il Museo “vivo” attraverso una serie di acquisizioni di importanti oggetti di arte decorativa, testimoni del talento e dell’ingegno degli artisti che lavorarono presso la corte sabauda. La camera ardente sarà allestita giovedì 20 giugno dalle ore 11.00 alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione – Via Po 55 Torino. I funerali si svolgeranno venerdì 21 giugno ore 9.00 presso la chiesa della S.S. Annunziata – Via Po 45 Torino.