CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 565

Il Califfo cerca asilo alla Gam

Muhannad Shono

The Caliph Seeks Asylum (Il Califfo cerca Asilo), 2019

Installazione Site-Specific per il giardino della GAM

29 ottobre 2019 – 19 gennaio 2020

Giardino della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Inaugurazione martedì 29 ottobre alle 18.30

 

 

La Fondazione Torino Musei, in occasione di Artissima, Fiera internazionale d’Arte Contemporanea e del nuovo progetto per l’edizione 2019 “Hub Middle East”, che prevede la presenza a Torino dei più significativi rappresentanti di fondazioni, musei e gallerie insieme a collezionisti, critici, curatori e artisti del Medio-Oriente, presenta nel giardino della GAM, e per la prima volta in una istituzione museale italiana,  l’installazione site-specific dell’artista Saudita Muhannad Shono (Riyadh, Arabia Saudita, 1977) dal titolo “The Caliph seeks Asylum (il Califfo cerca Asilo)”.

Si tratta di un’installazione realizzata con 3.500 tubi in PVC nero disposti come un accampamento di fortuna con l’intento di apparire “fuori dal contesto di tempo e spazio” e l’intenzione di ricostruire il Pensiero Arabo. I tubi presentano minute decorazioni che richiamano la raffinatezza degli antichi volumi miniati della cultura arabo-islamica andati distrutti nella Presa di Baghdad.

Baghdad, Capitale del Califfato Abbaside fondata nel 762 DC, fu annientata nel 1258 dalle orde mongole. All’epoca era un centro culturale di scambio e sviluppo intellettuale e la sua Biblioteca Bayt al-Ḥikma “Casa della Sapienza” era il fulcro dell’eccellenza nella trasmissione del sapere, dove filosofi, scienziati e studiosi si incontravano nella Madinat al-Salaam o “Città della Pace”, e si scambiavano erudizione e conoscenza ai più alti livelli. L’Epoca d’oro è stata un periodo di fioritura culturale, economica e scientifica nella storia dell’Islam.

La presa di Baghdad fu un evento traumatico: durò 40 giorni e si diceva che il fiume Tigri fosse rosso per il sangue degli intellettuali assassinati e nero per l’inchiostro dei volumi distrutti.

Muhannad Shono riconsidera gli accadimenti storici appresi a scuola e l’impatto che hanno avuto su di lui e sul pensiero collettivo islamico. Poiché rifiuta l’idea che la gloria è data dal potere e dalle vittorie in battaglia, sospende questi insegnamenti nel tempo e rimappa e riscrive una nuova cronologia. L’artista suggerisce di tornare all’antica gloria dell’Epoca d’oro di Bagdad non attraverso la resurrezione dei califfati bensì tramite la ricerca di conoscenza, l’emancipazione del pensiero libero e la ricostruzione della Casa della Sapienza Araba.

Il progetto è stato pensato dall’artista appositamente per gli spazi del museo ed è realizzato in collaborazione con la Athr Gallery di Jeddah e grazie al supporto dello studio Leading Law Notai e Avvocati di Torino. L’inaugurazione si svolgerà alla presenza di Muhannad Shono, dei rappresentanti della Athr Gallery e di autorità saudite martedì 29 ottobre 2019 e resterà visibile al pubblico nella sua imponente magnificenza e oscurità fino al 19 gennaio 2020.

GAM – Torino / Via Magenta, 31 Torino – Tutti i giorni 10 – 18 – Ingresso libero (giardino)

Riscoprire la lingua e i proverbi piemontesi

“La tradizione di un popolo, di un luogo, di un territorio fa riferimento alla storia ma anche a usi e costumi, modi di dire e di vivere che definiscono in modo preciso l’identità di quel popolo, di quel luogo o di quel territorio, rappresentandone alcuni suoi tratti fondamentali. Ecco perché sono convinto che anche in Piemonte le tradizioni popolari non debbano solo essere custodite nei musei – per quanto preziosi nella loro funzione – ma debbano invece continuare a vivere fra la gente, attraverso la loro riscoperta e diffusione, per diventare un patrimonio realmente condiviso da tutti i piemontesi”, così ha affermato Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale nell’imminenza della prima Giornata nazionale del folklore e delle tradizioni popolari, indetta per sabato 26 ottobre, da una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri nel luglio scorso.

“Il Consiglio regionale ha deciso di contribuire alla promozione delle tradizioni popolari rendendole innanzitutto più “social”, per avvicinare anche le giovani generazioni a questo inestimabile bagaglio culturale che connota la nostra regione”, continua il presidente.

Da domani sarà infatti avviata una nuova rubrica sull’account  Facebook del Consiglio regionale che ogni giorno darà notizia dei proverbi e dei modi di dire in piemontese, un modo per riscoprire l’autenticità di una lingua e la sua capacità di descrivere il carattere e le attitudini dei suoi abitanti.

“Questa non è che una delle iniziative che intendiamo sostenere nell’ottica di una tutela sempre più attiva delle tradizioni popolari, perché si rafforzi la consapevolezza del loro essere un formidabile strumento di valorizzazione, anche turistica e quindi economica del Piemonte, nella loro molteplice ricchezza e varietà”, conclude Allasia.

 

“I delitti perfetti di Dio”, nei numeri della Mole il segreto di un delitto irrisolto

Dalla Luna si vede Dio? E’ il titolo della presentazione del giallo  alla libreria il Ponte sulla Dora, a Torino,  il 30 ottobre alle 18,30. Nel confronto fra Piero Bianucci “Camminare sulla luna” e Gian Piero Amandola “I delitti perfetti di Dio”.

IL GIORNALISTA INDAGA E SCOPRE CHE NELLA SERIE DI FIBONACCI C’E’ LA SOLUZIONE DI UN OMICIDIO COMMESSO  A CUNEO

Un giallo, un «cold case», per dirlo all’americana. «Il libro parte da un omicidio effettivamente compiuto a Cuneo nel 1994 – racconta l’autore –. La vittima, un medico farmacista, uno degli uomini più noti della città, venne trovato orrendamente ucciso nella sua casa di Piazza Galimberti».

Da questo caso di cronaca, da un omicidio che scuote la pacifica Cuneo, ne nasce un caso giudiziario e giornalistico. Sulla piazza teatro del crimine, il giorno dell’omicidio, viene visto il fidanzato di una delle figlie del farmacista. «Figlia, “pecora nera” della famiglia che con problemi psichici si era ritirata a Spotorno». Indaga la polizia. In Procura si cerca di capire chi possa aver voluto uccidere il farmacista ed un giornalista decide di approfondire questa storia dai contorni foschi.

Il fidanzato della figlia è in carcere, ma 5 giorni dopo il suo arresto viene liberato. Il mistero si infittisce. L’unico sospettato e scagionato, ma il giornalista, autore del romanzo, fa una scoperta: «Nell’indagine c’era qualcosa che non si capiva: attorno al cadavere del farmacista c’erano dei segni, dei numeri che non si comprendevano – prosegue nel suo racconto Amandola –. Il giornalista scopre che erano i numeri di Fibonacci, matematico medioevale, che cercava le proporzioni della bellezza. Una serie dei suoi numeri è esposta sulla Mole Antonelliana». Ne esce un noir originale e potente, ironico ed efferato. Un continuo gioco linguistico, con un occhio spietato sulla provincia piemontese

Gian Piero Amandola, nicese, laureato in Giurisprudenza, è un volto noto della redazione Rai di Torino. In precedenza ha scritto per il Manifesto, l’Espresso, la Gazzetta del Popolo, Panorama, Corriere della sera, Stampa Sera, La Stampa, La Gazzetta del Piemonte. «I delitti perfetti di Dio» è il suo primo romanzo2

Binasco ha cambiato faccia ai “classici” di un tempo

“Rumori fuori scena” ha inaugurato la stagione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Un tempo Molière e Shakespeare, magari il vivere lento e appannato degli antieroi cecoviani, classici doverosi e irriducibili, oggi può essere benissimo Rumori fuori scena ad aprire le danze di una stagione teatrale, come succede allo Stabile torinese, credo soprattutto per le scelte ardite e irriverenti del suo direttore artistico, Valerio Binasco, senza che nessuno abbia nulla da ridire. O forse qualcuno, al di là dell’assicurato divertimento liberatorio della serata, ancora sì. Perché a quel qualcuno pare ancora strano che il testo di Michael Frayn – circa quarant’anni sul groppone se ricordiamo la data del debutto, 1982, al Lyric Theatre di Londra (dieci anni dopo Peter Bogdanovich ne avrebbe tratto un film con Carol Burnett, Michael Caine e Christopher Reeve) – possa avviarsi ad essere considerato un classico, come quegli illustri predecessori. Ma è così, con nostra buona pace: e quello che non troppe stagioni fa poteva far storcere il naso ad un pubblico in cerca di rassicurazioni, oggi può permettere sonni tranquilli. Mettendo il titolo, inoltre, nella corrente dei tanti ormai classicissimi Feydeau (privato tuttavia della patina di pretesa signorilità che in quell’autore faceva da ossatura) che andarono a rovistare tra i vizi e le virtù dei cugini francesi a cavallo del Novecento; ed elevandolo ad esempio metateatrale, dove uno sguardo al mondo dei palcoscenici, pirandelliano ad esempio, sfocia in riflessioni che vanno ben oltre quinte, praticabili e riflettori.

Noises off è la fotografia del pressoché abbrutito frantumarsi di una compagnia teatrale che nel primo atto è alle prese con l’ultima prova prima del debutto della commedia “Niente addosso”, un definitivo redde rationem con i vuoti di memoria e con quegli oggetti di scena che all’ultimo non stanno mai al loro posto, con l’attore che si porta appresso il suo problema d’alcolismo e che non perde occasione per trovarsi un angolo dove farsi un goccetto, con quell’altro che è appena stato lasciato dalla moglie, con gli amorazzi e le gelosie che nascono un giorno dopo l’altro, con la lente a contatto che trova un angolo nell’occhio della giovane quanto svampita attrice e viene data per inesorabilmente persa. Il tutto sotto lo sguardo del regista che tenta a fatica di ammorbidire questa o quella situazione, con i suoi innumerevoli quanto scontati “amore” e “tesoro”. Il secondo atto è un paio di mesi dopo e la platea s’atteggia a voyeur, posta com’è – in un piccolo capolavoro di comica finale – a curiosare nel dietro le quinte in un clima sempre più sgangherato, tra amori finiti e tradimenti temuti, tra dispetti e sguardi indiscreti, tra equivoci e disastri annunciati. Di materiale ce ne sarebbe già abbastanza per avere un quadro più che completo: ma Frayn preme sul pedale dell’assurdo con esiti davvero divertenti per cui l’ennesima replica non teme ostacoli. Lo spettacolo può ben essere rovinato se questo serve a mettere al tappeto il collega, le litigate a scena aperta possono ben servire a qualcosa, a chi può interessare se un attore quasi si rompe l’osso del collo o se per l’entrata di un personaggio si presentano in scena in tre.

Frayn ha ereditato con grande sfacciataggine il piacere dell’ingranaggio, il meccanismo ben oliato, il ribollire frenetico della situazione e della battuta, i tempismi perfetti delle tante porte che in vivacissima continuazione s’aprono e si chiudono (la scena è qui di Margherita Palli) e Binasco, divertito discolaccio pronto a ricoprire il dolciastro come il subdolo che c’è nel regista di questa farsaccia sempre in procinto di rovinare a terra, s’è appropriato del testo per ricercarne ogni occasione e ogni attimo che potessero scendere allo stomaco dello spettatore di oggi. Nessun pensiero a disturbarci, soltanto seduti in poltrona a dimenticare le noie della giornata. Ha dato ritmo, ha fatto tutto un fuoco d’artificio, ha spremuto gli effetti comici: e ha messo ogni cosa nelle mani di un gruppo d’attori, tutti (anche se poi a fine serata chi scrive si ritrova a segnalare le prove di Milvia Marigliano, di Andrea Di Casa e della spericolata Francesca Agostini), che sono senza se e senza ma quei “personaggi”. Senza i loro salti tripli il risultato non sarebbe quello che abbiamo visto. Repliche sino a domani sul palcoscenico del Carignano: da mercoledì prossimo lo spettacolo si trasferisce al Piccolo di Milano, tempio della grande prosa italiana ed europea, e poi una lunga tournée. Impensierirà qualcuno l’arrivo di Rumori fuori scena, 130’ di assoluto divertimento?

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, copyright Photo Giampiero Assumma, nell’ordine: Valerio Binasco e Francesca Agostini; Andrea Di Casa e Milvia Marigliano; una scena d’insieme del 2° atto; Nicola Pannelli, Elena Gigliotti, Valerio Binasco e Milvia Marigliano

A scuola di film con Cinelab

Il Cinelab è un corso di recitazione cinematografica fondato dal regista Antonio D’Aquila e dall’attore Luca Busnengo. Questo sarà il terzo anno per questa promettente esperienza.
Un corso, un allenamento, una palestra per l’attore in vista del momento della performance sul set.
A CineLab il lavoro è incentrato sul metodo di recitazione “americano”, accompagnato da esercizi di rilassamento, sensoriali, costruzione del personaggio, script analysis, espressione corporea ed uso coerente della voce. A partire dallo studio di una scena gli attori, durante il processo di sviluppo del personaggio, approfondiscono ed arricchiscono il proprio materiale creativo lavorando sul corpo, sulla voce e sul proprio bagaglio emotivo ed interpretativo. Ma CineLAB è anche preparazione ai casting e, ultimo ma non meno importante, approfondimento e sperimentazione del rapporto con la macchina da presa e con le dinamiche del set, elementi conclusivi del processo che, se non conosciuti e dominati a dovere, possono compromettere tutto il precedente lavoro.
 
Durante il corso oltre alle lezioni ordinarie sono previsti numerosi workshop (nei precedenti anni alcuni di questi sono stati tenuti dal doppiatore Ivo De Palma e dallo scrittore Vito Ferro).
 
“Cosa che differenzia il nostro metodo da altri è l’importanza data alla pratica: anche quest’anno verranno realizzati diversi prodotti audiovisivi, in cui gli allievi si cimenteranno recitando dando il meglio di loro”, dicono gli organizzatori.
 
L’evento di presentazione del corso è questo martedì 29 Ottobre alle 18:30 presso l’Arteficio in Via Bligny 18/L.
 
Info: +39 3894324979 / cinelab.recitazionetorino@gmail.com

La 36a edizione del Premio Cesare Pavese

Il Premio Cesare Pavese è giunto alla 36a edizione e un sentito ringraziamento va al suo ideatore Luigi Gatti, recentemente scomparso.

Scomparso Gatti con la sua Assocazione Casa natale di Cesare Pavese, ora il Premio è gestito dalla Fondazione Cesare Pavese

Nelle Langhe, se volessimo usare paragoni ciclistici è come per la sfida fra Gino Bartali e Fausto Coppi:, una continua rincorsa.

Dopo la maratona Fenogliana ora c’è il Premio dedicato a Pavese e francamente è difficile dire quale dei due scrittori rappresenti più l’anima delle Langhe e chi sia il più caro ai langaroli.

Probabilmente entrambi.

Torniamo al Premio Pavese giunto alla 36a edizione. che si terrà a Santo Stefano Belbo sabato 26 ottobre e la domenica 27.

Il Premio prevede Sabato 26 ottobre 2019, alla Fondazione Cesare Pavese alle ore 16.00 la presentazione del libro “Cesare Pavese. La storia di un Premio”, seguito dall’ incontro Letteratura e scienza: la nuova frontiera delle due culture” e lla sera alle 21.30 il concerto del Quintetto dell’opera di Milano.

La domenica 27 ottobre 2019, presso la Fondazione Cesare Pavese alle Ore 10, incontro con il pubblico e cerimonia di premiazione dei vincitori

La traduttrice Susanna Basso, il linguista Giuseppe Patota e l’editrice Elisabetta Sgarbi sono i vincitori del Premio Cesare Pavese 2019, nato trentasei anni fa a Santo Stefano Belbo.

Organizzato a partire da quest’anno dalla Fondazione Cesare Pavese, il riconoscimento si rinnova nella giuria, nelle sezioni in cui è suddiviso e negli appuntamenti proposti, per meglio rendere omaggio alla complessa figura di Pavese, che non fu solo scrittore, ma anche poeta, traduttore, direttore editoriale e ideatore di una storica collana di saggi.

«Il Premio Cesare Pavese è un premio globale – spiega Gian Arturo Ferrari, che insieme a Claudio Marazzini, Giulia Boringhieri, Alberto Sinigaglia e Pierluigi Vaccaneo fa parte della giuria rinnovata – perché comprende tutte le “arti del libro”, fatta eccezione per quelle materiali, arti che hanno avuto in Cesare Pavese un rappresentante di statura altissima e soprattutto capace di praticarle e fonderle tutte insieme».

Le nuove sezioni del Premio sono dedicate all’Editoria e alla Traduzione, che vanno ad arricchire quelle dedicate alla Saggistica e alla Narrativa (in questa fase di transizione il premio per la Narrativa sarà assegnato dall’edizione 2020).

I tre vincitori incontreranno il pubblico e riceveranno il Premio Cesare Pavese domenica 27 ottobre 2019 alle ore 10 a Santo Stefano Belbo nell’auditorium della Fondazione Cesare Pavese, che ha sede nella Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo (Piazza Confraternita 1), sconsacrata negli anni ’20 del ‘900, in cui fu battezzato Cesare Pavese.

Modera la premiazione la giornalista Chiara Buratti.

 

Tommaso Lo Russo

Info al pubblico:

0141.840894 – www.fondazionecesarepavese.itinfo@fondazionecesarepavese.it

 

Musicanti di Brema, arriva il nuovo rock musical

Debutta a Torino, il 25 ottobre al Teatro Alfieri,  a cura di Accademia dello Spettacolo, scritto e diretto da Mario Restagno con musiche di Paolo Gambino e Walter Orsanigo.

Uno spettacolo coinvolgente, un viaggio per grandi e piccini nel mondo della fantasia che diverte e allo stesso tempo fa riflettere su uno dei problemi più attuali e sentiti dei giorni nostri: quello dell’emergenza climatica. Uno show talmente interessante da aver ricevuto un invito in Vaticano: parte del cast dei Musicanti di Brema, insieme ad oltre 70 allievi torinesi di Accademia Spettacolo, si esibirà il prossimo 30 novembre in Sala Nervi, davanti a Papa Francesco e a oltre 12.000 spettatori, che richiamerà giovani ed adolescenti da tutto il mondo.

La prima nazionale dei Musicanti di Brema a Torino sarà, non a caso, di venerdì. Un modo che Accademia dello Spettacolo ha scelto per sottolineare la vicinanza di questa nuova produzione artistica alle battaglie di Greta Thunberg e del Friday For Future. Una comunione di ideali che si manifesterà in modo ancora più chiaro ed evidente al termine della prima nazionale dedicata alle scuole (ore 10.30) quando tutti gli spettatori, oltre 1500 ragazzi con i loro insegnanti, si uniranno al cast e ai volontari di Friday for Future e Legambiente per far sentire la propria voce a favore del rispetto per l’ambiente.

Un vero e proprio evento a cui tutti possono aderire  il teatro aprirà le sue porte a fine spettacolo – per unire arte e impegno civile nel luogo, il teatro, dove tutto è possibile… anche salvare il nostro pianeta!

Realizzato da Accademia dello Spettacolo, che attraverso la SFA (Scuola Formazione Attori) da oltre 20 anni a Torino è un punto di riferimento per la preparazione di attori professionisti, Musicanti di Brema si ispira al grande classico della letteratura per l’infanzia dei Fratelli Grimm e lo rilegge in chiave moderna e green. L’idea che sta alla base del progetto prende spunto dall’attualità per parlare a tutti – e in particolare alla Generazione Greta Thunberg – di inquinamento ambientale e di salvaguardia del pianeta.

Il testo, i costumi e la messa in scena dello spettacolo ricalcano questi temi senza mai abbandonare la storia di amicizia dei protagonisti, quattro animali diversi tra loro: un gallo, Jack Rooster, una gatta, Futura, una cagnolina, Gaia, e un asinello, Hope.

 

 

Il progetto si propone di sostenere l’inserimento professionale dei giovani artisti under 35 e per questo motivo ha ottenuto il sostegno di Fondazione Assicurazioni Cattolica, inoltre, toccando i temi della sostenibilità ambientale ed energetica, ha ricevuto l’interesse dell’azienda A2A e delle associazioni Lega Ambiente, CARP ed ISDE.

“MUSICANTI DI BREMA” DA TORINO AL VATICANO. IL ROCK MUSICAL GREEN DEBUTTA ALL’ALFIERI

Prima nazionale

25 ottobre ore 10.30 (scolastiche) e ore 21  – Teatro Alfieri – Piazza Solferino 4, Torino

 

Dopo lo show l’evento per il clima in collaborazione con Friday for Future e Lega Ambiente.

Prima replica 30 Novembre in Vaticano alla presenza di Papa Francesco

www.musicantidibrema.it

www.accademiadellospettacolo.it

Una stagione segnata dal “carpe diem” tra prosa e gospel, musical e lirica

Al via il cartellone del teatro Superga di Nichelino

 

 

Ricordate quell’oraziano “carpe diem”, quel “cogliere l’attimo” che il professor John Keating suggeriva ai suoi allievi – al fine di rendere “straordinaria” la propria vita – davanti alle bacheche del vecchio istituto dove s’allineavano le fotografie ingiallite dei compagni che li avevano preceduti? Era il 1989, era L’attimo fuggente di Peter Weir e Robin Williams alla fine avrebbe perso la sua battaglia. Oggi quel titolo, che fece la fortuna di un’intera stagione cinematografica, sale in palcoscenico (produzione STM – Scuola del Teatro Musical di Novara), scritto da Tom Schulman che nell’occasione si aggiudicò l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, ed inaugura con l’interpretazione di Ettore Bassi e la regia di Marco Iacomelli, domani alle 21 il cartellone del teatro Superga di Nichelino preparato da Alessio e Fabio Boasi e da Claudia Spoto. Anzi, proprio quel “carpe diem” è il filo rosso che lega una stagione di 12 spettacoli cui s’aggiungono 6 concerti di “Lirica a Corte” (“Tosca”, “La Bohème” e “Don Pasquale”) e “Musical a Corte” (“Hollywood Musical”, “My Fair Lady” e “Il mago di Oz”), la cui cornice scenograficamente perfetta è il Salone d’onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi.

A 43 anni di distanza dalla sua apparizione sui palchi del Beat72, La gaia scienza: la rivolta degli oggetti torna (6 novembre) ad abitare la sala di un teatro attraverso i corpi di tre giovani performer guidati dagli interpreti originali dello spettacolo: i fondatori de La Gaia Scienza, Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi. Specchi, sedie sospese, funi, un cappotto, un violino scordato: sono gli oggetti che si oppongono ai corpi dei performer, acrobati in esplorazione dell’universo poetico di Majakovskij – il titolo stesso è quello di un suo poema del 1913 – che si rotolano, si lanciano, si dondolano come smarriti, amplificando i versi dell’autore russo nella risonanza di una miriade di frammenti. A Corrado d’Elia il compito (15 novembre) di affrontare con Io, Vincent Van Gogh il mondo dell’artista olandese, i suoi rapporti e l’amicizia travagliata con Gauguin, gli anni parigini, il ricovero in manicomio, attraversando il tessuto epistolare che lo legò al fratello Theo; mentre Simone Cristicchi proporrà Happy Next – Alla ricerca della felicità (9 dicembre), tentando di dare una risposta a “difficili” domande quali “che cos’è la felicità” o “cosa ci impedisce di essere felici”, un viaggio tra canzoni, racconti e videoproiezioni.

Il14 dicembre sul palcoscenico del Superga arriverà l’Harlem Gospel Choir, il più famoso coro gospel d’America, mentre l’8 gennaio ecco il balletto dello Schiaccianoci con il Moscow Classical Russian Ballet che con 15 anni di esibizioni di successo in Russia e all’estero presenta una ricostruzione fedele al balletto originale, emblema della tradizione ballettistica russa. You & Me è il titolo proposto da Mummenschanz, compagnia di mimo che vanta alle proprie spalle 45 anni di successi (18 gennaio), Il malato immaginario di Molière è rivisitato dal regista Marco Zoppello prendendo a pretesto la fatidica quarta recita, tra gli avversi umori del capocomico e gli attori della compagnia che reclamano la paga giornaliera (1 febbraio), Gigi e Ross propongono quell’eccellente esempio di nevrosi contemporanea che è Andy e Norman di Neil Simon (la regia è ancora firmata da Alessandro Benvenuti, 21 febbraio), ancora il commediografo newyorkese (il 29 febbraio) pronto a reinterpretare in chiave moderna il mito della principessa cinese con Turandò.

Tratto dal film omonimo di Mario Monicelli, Carmine Amoroso propone Parenti e serpenti (7 marzo), amarissimo racconto di un qualsiasi Natale in cui gli anziani genitori raccolgono i figli lontani, presentando loro la richiesta, del tutto inattesa, di voler essere “accuditi”: come reagirà l’intera famiglia? Ultimo appuntamento il 14 marzo, con il volto e la bravura di Maurizio Lastrico pronto a far divertire – e riflettere – con Nel mezzo del casin di nostra vita, ovvero il racconto tragicomico di certa vita quotidiana, dove gli incidenti si accavallano, una sfortuna incombe, un caos gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita. Per informazioni Teatro Superga Nichelino tel. 011 6279789 – www.teatrosuperga.itinfo@teatrosuperga.it

 

e.rb.

 

Nella foto, Ettore Bassi è il professor Keating nell’”Attimo fuggente”, lo spettacolo che inaugura il cartellone del Superga di Nichelino

Castello di Miradolo, incontro con Giorgio Caponetti

“Bellezza tra le righe. Da Emanuele a Gualino”

Domenica 27 ottobre, ore 16

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Il progetto ha un bellissimo titolo: “Bellezza tra le righe”. E nasce dall’idea di rendere alcune dimore storiche del pinerolese e i loro giardini, strumento di promozione della lettura. Frutto di una già esistente relazione interculturale e, in particolar modo, di un’affinità di intenti e obiettivi fra la Fondazione Casa Lajolo di Piossasco e la Fondazione Cosso di San Secondo di Pinerolo, cui si è unito anche il Palazzo dei Conti Filippa di Castagnole Piemonte, la rassegna prevede un calendario di incontri con diversi autori e vuole essere “ un percorso di confronto, destinato anche alle giovani generazioni, per trovare nella parola scritta o ascoltata– sottolinea Maria Luisa Cosso, presidente dell’omonima Fondazione- una spinta creativa a influire positivamente sul mondo che ci circonda; un’opportunità per conoscere da vicino il patrimonio culturale storico-artistico costituito dalle dimore storiche e dai loro giardini e per valorizzare i circuiti turistici a esse collegati.

Il primo appuntamento è programmato per domenica 27 ottobre, alle ore 16, al Castello di Miradolo, sede della Fondazione Cosso (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) e prevede un incontro con Giorgio Caponetti, già brillante pubblicitario e scrittore torinese, folgorato “sulla via di Damasco” da una bruciante, sana passione per i cavalli che lo porta a trasferirsi prima in Monferrato e poi in Maremma per diventare allevatore e addestratore, nonché istruttore d’equitazione, regista e conduttore di spettacoli e documentari equestri. Da anni risiede in una verdissima tenuta a Tuscania, con tanto di necropoli etrusca annessa, e insegna “Gestione delle risorse faunistiche e zootecniche” a La Sapienza di Roma e all’Università della Tuscia. Fra i suoi libri più celebri: “Quando l’automobile uccise la cavalleria” (Ed. Marcos Y Marcos 2011), giunto ormai alla decima ristampa e “Il grande Gualino” (Ed. UTET 2018). Maria Luisa Cosso dialogherà con lui sul tema dell’imprenditoria del Novecento, da Emanuele Cacherano di Bricherasio (nobile, imprenditore, fra i fondatori nel 1898 dell’Automobile Club di Torino che poi diventerà Automobile Club d’Italia e nel luglio del ’99 con altri aristocratici e notabili, fra cui Giovanni Agnelli, della F.I.A.T.) a Riccardo Gualino (spregiudicato finanziere, imprenditore, collezionista e grandioso mecenate), per arrivare fino ai giorni nostri.

Il pomeriggio proseguirà con “Invito al Castello. Una storia femminile”. L’idea è quella di guidare i visitatori alla scoperta dell’impronta “femminile” che caratterizza la storia del Castello di Miradolo. “Sarà un racconto – precisa ancora Maria Luisa Cosso che si inscrive nel percorso di costruzione della memoria delle imprese piemontesi e italiane dell’epoca moderna, ripercorrendo le vite di donne che hanno interpretato un ruolo importante nella storia dell’imprenditoria del ‘900. Tra libri dei conti, lettere e documenti che fanno parte dell’Archivio storico si ripercorrerà il viaggio di chi ha animato questo luogo, dalla famiglia Massel – Cacherano di Bricherasio alla famiglia Cosso”.

La giornata si concluderà nel Parco del Castello con il gioco (aperto a tutti, grandi e piccini) di “Srega tocca colore”, ispirato al libro del grande Bruno Munari “Cappuccetto Rosso, Verde, Giallo, Blu e Bianco”, pubblicato nella storica Collana Einaudi “Tantibambini” e dov’ è un colore a diventare protagonista nei disegni, nel testo e nei personaggi.

Alle 17 è prevista una dolce pausa con le squisitezze dell’Antica Pasticceria Castino di Pinerolo.

Obbligatoria la prenotazione: tel. 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

 

g.m.

 

Nelle foto
– Giorgio Caponetti
– Maria Luisa Cosso
– Il castello di Miradolo

 

 

Dall’assedio del 1706 alla luna. Se ne parla al museo Pietro Micca

Due interessanti  proposte al museo in via Guicciardini 7/A:

  • Giovedì 24 ottobre ore 18 “Da Pietro Micca alla luna”, dalle gallerie sotterranee difensive di Torino alle gallerie di sopravvivenza sulla luna, un’avveniristica ma realistica prospettiva sempre più concreta  illustrata da Gabriele Beccaria (Responsabile inserti Tuttoscienze e Tuttosalute de La Stampa.) e Antonio Lo Campo (giornalista scientifico de La Stampa), a 50 anni dal primo allunaggio. Dal caratteristico sottosuolo del museo Pietro Micca ne parleranno con gli autori: Franco Cravarezza, Gabriele Beccaria e Antonio Lo Campo;
  • Martedì 29 ottobre ore 17,30 “ Dopo l’assedio del 1706 tra storia e ucronia. Percorsi reali e percorsi possibili dall’Italia sabauda all’Europa”, conversazione con lo storico Gustavo Mola di Nomaglio a conclusione del ciclo di approfondimenti che il museo ha organizzato da marzo a fine ottobre attraverso 4 mostre tematiche sugli aspetti più significativi dell’assedio di Torino del 1706.

Nell’occasione il Direttore del Museo ringrazierà i protagonisti e evidenzierà le linee programmatiche del prossimo aggiornamento espositivo del museo, attraverso donazioni, prestiti e recuperi.