Per la Giornata Mondiale della Poesia
con Alessandro Baricco, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Beatrice Venezi,
Mario Brunello, Ilaria Gaspari, Paolo Giordano, Giulia Caminito, Chiara Tagliaferri, Federica Manzon, Antonella Lattanzi.
Hypercritic, piattaforma che connette mondi culturali e artistici in uno spazio digitale condiviso, celebra la Giornata mondiale della Poesia con una maratona di letture lunga una settimana su Facebook e Instagram dedicata a 88 poetesse del passato e contemporanee.
Dal 15 al 21 marzo scrittori, autori e testimonial da tutto il mondo si alterneranno nella lettura di una poesia l’ora in 24 lingue, come greco antico, polacco, svedese, portoghese, turco, arabo, russo, persiano, giapponese e cinese.
Tra i lettori, che daranno voce alle poetesse di 40 Paesi saranno presenti Roberto Saviano, che leggerà il Premio Nobel per la Letteratura 2020 Louise Glück, Nicola Lagioia con una poesia di Amelia Rosselli, Christian Greco, che leggerà in geroglifico dei versi che celebrano la figura femminile, Beatrice Venezi (Margaret Atwood), Savina Neirotti (Sylvia Plath), Giovanni Caccamo (Alda Merini), Emiliano Poddi (Wisława Szymborska), Antonella Lattanzi (Patrizia Cavalli), Federica Manzon, Chiara Tagliaferri, Paolo Giordano, Chiara Valerio, Fabio Geda, Mauretta Capuano, Serena Danna, Ezio Mauro, David Frati, Mario De Santis, Francesca Angeleri, Alessandro Colombo, Claudio Petronella, Ilaria Gaspari, Andrea Tarabbia, Marco Belpoliti, Eleonora Sottili, Mauro Berruto, Nicola Campogrande, Giulia Caminito, Mario Brunello, Camilla Ronzullo, Paolo Maria Noseda (che leggerà Patti Smith).
Il fondatore di Hypercritic Alessandro Avataneo leggerà Cristina Campo e Emily Dickinson. A conclusione della maratona poetica, Alessandro Baricco leggerà Saffo in greco antico.
Faranno parte della Hypercritic Poethon 2021 le opere di poetesse italiane come Alda Merini e Patrizia Cavalli, dei Premi Nobel per la Letteratura Wisława Szymborska e Louise Glück, delle poetesse latino americane, tra cui Carmen Yáñez e Gioconda Belli, le americane, da Emily Dickinson, Sylvia Plath, Maya Angelou fino alla giovane Amanda Gorman, di poetesse politiche come Yasar Nezihe, poetesse erotiche come Patrizia Valduga e Saffo e poetesse-influencer come Rupi Kaur.
Domenica 21 marzo sarà il giorno clou: inviteremo gli amici, i follower e tutti coloro che vogliono partecipare a condividere la loro poesia del cuore, in forma di reading, accompagnata da un’immagine o pubblicandone solo il testo, con l’aggiunta dell’hashtag #postapoem e taggando le pagine social di Hypercritic.
Con la sua scrittura chiara e sobria, resa interessante da un efficace ritmo narrativo, la Moorehead ci restituisce una storia corale delle donne che parteciparono alla lotta di Liberazione, mettendo in rilievo le vicende di quattro protagoniste (Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra, Frida Malan, Silvia Pons) animate dagli stessi ideali di libertà e giustizia e al tempo stesso diverse l’una dall’altra. L’innovativo apporto di questo libro alla storiografia della Resistenza si coglie nel punto di vista “esterno” sull’intera vicenda della lotta partigiana e del ruolo decisivo della sua componente femminile. Le storie sono note per i più attenti lettori e per chi si è interessato di questi argomenti; lo stesso si può dire per le fonti alle quali ha diligentemente attinto la scrittrice britannica ( tutte e quattro le protagoniste ci hanno lasciato in eredità un’ampia testimonianza con lettere, diari, documenti). La scelta di occuparsi della Resistenza italiana e, in particolare, di quella piemontese che ne ha rappresentato – per valore, importanza e presenza ben documentate – il vero e proprio “cuore”, lo ha spiegato lei stessa in una intervista rilasciata al Venerdì di Repubblica nei mesi scorsi , motivandola con una doppia ragione: riconoscere il giusto ruolo alla componente femminile del movimento partigiano, raccontando anche al pubblico di altri paesi ciò che accadde e che per troppo tempo è stato sottovalutato e denunciare le riserve e i pregiudizi che caratterizzarono l’atteggiamento dei militari e del governo inglese nei confronti della Resistenza italiana, preoccupati del ruolo e dell’eccessivo peso che le forze di sinistra ebbero nella lotta antifascista e antinazista. A giudizio della Moorehead fu l’ossessione del “pericolo comunista” a frenare gli alleati dal riconoscere i meriti dei partigiani, quasi ostinandosi a considerarli alla stregua di “partner inferiori, contaminati dagli anni del fascismo e dal voltafaccia del governo italiano nell’estate del 1943”.
resistenza disarmata. La lettura di questo libro è un utile esercizio per rammentare, non solo in occasione delle ricorrenze del calendario civile, quanto sia stato grande il contributo delle donne alla lotta di Liberazione. Un contributo quantificabile non solo numericamente ma per l’importanza e la qualità delle conseguenze – culturali e sociali prima e politiche poi – che ne scaturirono. L’apporto femminile fu massiccio sin dai primi momenti della lotta partigiana arrivando fino agli ultimi giorni dell’aprile 1945, con la completa liberazione del Paese. Non è possibile citare cifre che descrivano esattamente quante donne aderirono e si sacrificarono per la Resistenza perché molte di loro, appena conclusa la lotta, ritornarono in pieno alla loro vita familiare e di lavoro, scegliendo l’anonimato. Stando però ai calcoli di esperti militari si può affermare che le donne che furono impegnate in compiti ausiliari nella Resistenza italiana non furono meno di un milione, mentre, secondo le statistiche ufficiali, le partigiane combattenti furono circa 35 mila. Un dato considerevole che rappresenta ben più di un quinto del movimento resistente.

L’opera di Raffaella Bellani rivela un tratto di evidente impegno compositivo, in cui la scansione spaziale dello spazio si unisce al fascino penetrante del soggetto. L’artista utilizza per lo più colori monocromatici e realizza un sapiente gioco di luci e ombre, accompagnato a un felice movimento di trasparenze. Si serve per le sue opere pittoriche di diversi materiali quali stucco, garze, fogli e acrilici che, stesi mirabilmente sulla tela, conferiscono al tessuto narrativo un effetto visivo-tecnico assolutamente personale. Iquadri di Raffaella Bellani, a metà tra realtà e fantasia, vivono di velate contrapposizioni intrise di immagini figurative in cui spesso emerge il primo piano del volto femminile, che si fonde a uno sfondo di tipo astratto originale e luminoso. Il tratto segnico delle sue opere è morbido, ma al tempo stesso incisivo il cromatismo elegante e armonioso e il tutto converge in un dinamismo della prospettiva attenta al disegno. Nelle sue opere la scelta del bianco e nero sta a rappresentare il passato e la memoria, espressi dall’artista con segno graffiante.
La figura umana indagata dall’ultimo artista in mostra, Paolo Civera, è contraddistinta da una scansione formale e espressiva in cui si evidenzia, in maniera assolutamente autonoma, un linguaggio fortemente intimistico. La donna è protagonista assoluta del suo iter artistico e viene colta in tutta la potenza del suo vissuto. Dalla intensa rappresentativita’ lirica di cui Civera si dimostra capace emergono un dialogo continuo ed un forte impianto chiaroscurale, una grande intensità coloristica, che si accompagnano ad una tecnica ad olio su tela, frutto di una solida ricerca da parte dell’artista.
Monforte d’Alba – Saranno annunciati mercoledì 14 aprile prossimo i cinque romanzi finalisti e il vincitore del Premio Speciale dell’XI edizione del “Premio Lattes Grinzane”.
fama riconosciuta a livello mondiale, che nel corso del tempo abbia raccolto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico. Il vincitore di questa edizione terrà una “lectio magistralis” su un tema letterario a propria scelta e verrà insignito del riconoscimento sempre nel corso dell’appuntamento fissato per sabato 2 ottobre ad Alba. In programma anche un incontro di scrittrici e scrittori finalisti con gli studenti del territorio cuneese. Gli appuntamenti saranno trasmessi anche in diretta “streaming” sul sito e sui canali social della “Fondazione Bottari Lattes”.
La mostra approderà a Torino a fine aprile, situazione pandemica permettendo, per il quinto anno consecutivo, grazie all’impegno di Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam, e della Fondazione Torino Musei.