Il Cda ha votato all’unanimità l’imprenditrice torinese al vertice dell’Ente
Francesca Lavazza è la nuova Presidente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea: lo ha stabilito l’Assemblea dei Soci dell’Ente, riunitasi questa mattina in videoconferenza assieme con l’assessorato regionale alla Cultura.
«Esprimo grande soddisfazione per la scelta di Francesca Lavazza – ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Vittoria Poggio – un profilo di grande competenza e di spessore, propedeutico per lo svolgimento delle attività di questo Ente a cui la Regione conferma fiducia e sostegno per allargare il ventaglio dell’offerta culturale verso un pubblico sempre più internazionale».
Francesca Lavazza succede a Fiorenzo Alfieri recentemente scomparso e rimasto in carica dal 2019 al 2020.
«Sono felice di accettare l’incarico di Presidente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea – ha detto Francesca Lavazza – e, nel farlo, permettetemi di ringraziare tutti coloro che hanno calorosamente sostenuto la mia candidatura. Ricoprire il ruolo che è stato di Fiorenzo Alfieri e proseguire il lavoro svolto fino ad ora tenendo salda la rotta da lui segnata in ambito culturale, così importante per visione e portata, è per me un enorme privilegio. Una cultura di rete, una propensione internazionale, un’arte narrata e condivisa che ritrovo nel percorso intrapreso con Lavazza in questi anni, fondato proprio sul concetto di attrattività e stimolo per un pubblico eterogeneo nel quale le generazioni più giovani giocano un ruolo fondamentale e ispiratore. Insieme al Direttore Carolyn Christov-Bakargiev e a tutto il gruppo di lavoro del Castello di Rivoli, lavoreremo per confermare questo nostro orizzonte: costruire cultura con impegno e visione, nella speranza che si possa tornare presto a riaprire gli spazi del Museo».
Con la caduta del Muro nel 1989 e la dissoluzione dell’Urss nel 1991 si sovvertì il quadro geopolitico mondiale. Finiva della Guerra fredda e tramontava l’arduo equilibrio del bipolarismo, l’intero ordine mondiale si dissolveva dopo una lunga e logorante guerra di nervi e diplomazie, segnata dalla folle ricorsa tesa a rafforzare arsenali bellici sempre più distruttivi e sofisticati che non potevano essere usati pena lo sterminio nucleare. A trent’anni di distanza ci si trova di fronte ad una complessa disarticolazione dell’ordine internazionale che rende sempre meno convincenti e possibili le premesse di un mondo pacificato. Sulle pagine de Il Corriere della Sera, lunedì 1 luglio 2019, lo scrittore triestino Claudio Magris che ha affrontato il tema delle frontiere in molte sue opere di narrativa e saggistica, riflettendo sui nuovi muri che si stavano erigendo nel mondo, scriveva “quando ero ragazzino la frontiera, vicinissima, non era una frontiera qualsiasi, bensì una frontiera che divideva in due il mondo , la Cortina di ferro. Io vedevo quella frontiera sul Carso, quando andavo a passeggiare e a giocare. Dietro quella frontiera c’era un mondo sconosciuto, immenso, minaccioso, il mondo dell’Est”. Un mondo che, come in un grande gioco del domino, cadrà pezzo su pezzo dopo il crollo del muro che divideva Berlino Est da Berlino Ovest. Una transizione di portata vastissima, quasi sempre incruenta a parte ciò che avvenne in Romania, unico paese del Patto di Varsavia nel quale la fine del regime di Ceausescu avvenne in modo violento.
Dopo il debito preludio esplicativo, finalmente sono entrata nel vivo della lezione. Mi sono soffermata volutamente sull’iconografia legata all’“Inferno” e ho mostrato alla classe diversi dipinti e alcune sculture dal carattere alquanto inquieto e orrorifico, sia per ottenere l’attenzione, sia per dimostrare da subito che la lezione dantesca non ha limiti temporali e ancora oggi vi sono artisti viventi che si rifanno ai suoi versi.
È opportuno sottolineare che non solo l’ambito pittorico si è interessato alla rappresentazione del tragico amore, anche il mondo del teatro si dimostra un più che adatto contesto per continuare a narrare il mesto e meraviglioso episodio dantesco.
Segue la sua prima opera, il libro di racconti ‘Vite Sospese’ del 2011 ed il romanzo ‘Schopenauer 24’ nel quale una teoria del filosofo tedesco viene ad essere il fondamento principale del movente di un giallo ambientato nella Torino bene del quartiere Crocetta.
Comunità, cittadinanza e identità europea”, il progetto realizzato nel 2018 (intorno al documento per la promozione dell’unità europea scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante il confinamento presso l’isola di Ventotene) dall’Associazione Culturale “Twitteratura”, nata a Santo Stefano Belbo nel 2013, dedicando i primi progetti a Cesare Pavese. La cerimonia di premiazione si è svolta interamente online, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, alla presenza della Direttrice Generale di Istruzione, gioventù, sport e cultura Themis Christophidou e con i saluti di apertura della bulgara Mariya Gabriel, Commissaria Europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’educazione e i giovani. “Questo premio prestigioso – ha dichiarato Antonella Cavallo, presidente di Twitteratura – ci rende estremamente felici e orgogliosi e ci incoraggia a proseguire nel confronto costruttivo sull’identità europea e sulle sfide del nostro tempo, coinvolgendo in primo luogo le nuove generazioni e il mondo della scuola”. Nel dettaglio “#Ventotene” parte dall’idea di “aprire un percorso di cittadinanza attiva attorno al tema dell’Europa unita e dei valori che ne sono alla base”, combinando “social reading” (Associazione Culturale Twitteratura), “costruzione di comunità” (Cooperativa Liberitutti) e “coinvolgimento diretto dei cittadini” (ABCCittà). Prosegue la presidente: “Il nostro principale obiettivo è stato quello di diffondere strumenti e risorse utili ad affrontare alcune delle grandi sfide dell’Europa di oggi e di domani. Lo abbiamo fatto online, leggendo e commentando il ‘Manifesto di Ventotene’ con studenti e lettori di tutta Italia sulla app per il social reading ‘Betwyll’, e dal vivo, con una serie di workshop condotti da ‘ABCittà’ a Torino e a Genova e finalizzati a testare i contenuti di un ‘kit anti pregiudizio’ per i luoghi della cultura, realizzato al termine del progetto e disponibile gratuitamente online”. A questi si sono aggiunti vari eventi di “approfondimento” e “restituzione” in moltepici luoghi della Città di Torino: dai Bagni Pubblici di Via Agliè, coinvolgendo il territorio di Barriera di Milano – che, per composizione demografica e posizione geografica, rappresenta meglio di ogni altro quartiere della città un laboratorio di innovazione sociale e culturale – per aprirsi al “Polo del ‘900” – centro culturale “aperto alla cittadinanza e rivolto soprattutto alle giovani generazioni e ai nuovi cittadini” – e di riflesso a tutta la città, fino a creare un ponte con Genova, città da sempre caratterizzata da fenomeni di migrazione, con una consolidata presenza di organizzazioni e di buone pratiche virtuose che promuovono esempi di convivenza. Di tutto rispetto anche i numeri del progetto: due round di “social reading”, 3mila studenti partecipanti da 150 classi di 92 scuole da 15 regioni italiane, 3.169 commenti al testo pubblicati sulla app “Betwyll”, per proseguire con 4 workshop con studenti, abitanti dei quartieri coinvolti e operatori (per riflettere su pregiudizi e stereotipi, automatismi e luoghi comuni e interrogarsi su che cosa definisca, oggi, l’identità europea), una mostra esperienziale al “Polo del ‘900” (per presentare l’esito di questo percorso laboratoriale e il kit anti-pregiudizio che ne è nato), due eventi di approfondimento organizzati con la “Fondazione Carlo Donat-Cattin” all’interno del programma del “Salone Off” per celebrare la Festa dell’Europa, per finire con un evento di restituzione ai Bagni Pubblici di Via Agliè alla presenza dell’europarlamentare Daniele Viotti ed un evento conclusivo sull’isola di Ventotene in occasione della settimana federalista.