CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 538

Riccardo Gualino, una vita tra imprenditoria e passione per l’arte

Riccardo Gualino, una vita tra imprenditoria e passione per l’arte

 

Vita e amore per l’arte si mescolano nella mostra I mondi di Riccardo Gualino. Collezionista e imprenditore, a cura di Annamaria Bava e Giorgina Bertolino, ospitata fino al 3 novembre nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, progetto dei Musei con Banca d’Italia e con la collaborazione dell’Archivio Centrale dello Stato. Ma non è soltanto quel binomio ad interessare i diciotto ambienti approntati ad ospitare le opere (ne sono presenti più di centocinquanta) tra dipinti e sculture, oltre a reperti, arredi e raccolte statuarie, un interesse ad avvolgere anche l’arte dell’estrema Asia, che Gualino, magnifico imprenditore e mecenate – era nato a Biella nel 1879, scomparve nella sua villa del “Giullarino”, alle porte di Firenze, nel 1964 -, riunì lungo l’intero arco della propria esistenza nelle case in cui ebbe residenza, dal castello di Cereseto Monferrato in stile neogotico alla casa di Sestri Levante, dalla palazzina torinese di via Bernardino Galliari 28 (verrà completamente distrutta da un bombardamento durante il conflitto bellico) agli uffici di corso Vittorio Emanuele, cui dettero vita gli architetti Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini: attraverso sequenze d’immagini d’epoca è il ritratto di una lunga quanto fervente epoca, quella che ha occupato principalmente la prima metà del secolo scorso, con i suoi fermenti sociali ed artistici, la ricreazione di un Rinascimento non soltanto “sabaudo”, le amicizie e le collaborazioni di uomini come lo storico dell’arte Lionello Venturi e del musicologo Guido Maggiorino Gatti, cui venne affidata la direzione artistica del rinnovato Teatro Scribe di via Verdi, di Bella Hutter che in quello spazio ospitò i Balletti di San Pietroburgo, di Felice Casorati e Gigi Chessa che seguirono negli ambienti e negli arredi la costruzione del teatrino privato da cento posti che Gualino volle nella casa/museo di via Galliari. È il ritratto di un percorso industriale, che toccò i più svariati settori, quello del cemento e del legname sin dal 1905 (Gualino si spinse in Ucraina e nei Carpazi orientali), delle sfide nel campo dell’architettura (un quartiere residenziale su un’isola del delta della Neva), nel quinquennio di maggior successo1922-26 della seta artificiale (la Snia) e del cioccolato (l’Unica). Sono gli anni delle banche, dei viaggi in Francia e negli Stati Uniti, delle amicizie con i Kennedy e con Churchill, ma sono anche gli anni (1927) delle misure di rivalutazione della lira varate dal regime, della critica alla politica economica del fascismo, della richiesta di prestiti allo Stato in cambio della cessione, “gratuitamente”, degli oggetti pubblicati sul volume del 1926, dedicato alla collezione. Inoltre l’annus horribilis 1929 segnò l’inizio del fallimento delle varie attività, l’ordine di arresto da parte di Mussolini e il conseguente confino a Lipari (dove scriverà l’autobiografico Frammenti di vita e Uragani) annullano per alcuni anni le attività del finanziere. Tornato in libertà, rilancia la Rumianca: ma la sua maggiore visibilità negli anni successivi è legata alla Lux Film, casa di produzione cinematografica, che vedrà titoli come Riso amaro di Giuseppe De Santis, In nome della legge di Germi, Fabiola di Blasetti, Senso di Luchino Visconti, I soliti ignoti di Monicelli e Divorzio all’italiana ancora con Germi. Riprende altresì, in questa nuova rinascita, la passione per il collezionismo, in questa sempre appoggiato dalla moglie Cesarina Gurgo Salice, sposata nel 1907. Quasi immortalati come due signorotti rinascimentali da Piero della Francesca, i ritratti dei padroni di casa dovuti a Casorati guardano il visitatore in una delle sale, mentre si ammirano La Négresse di Manet che strizza l’occhio a Olympia o di Veronese Venere e Marte (del 1580 circa), di Botticelli la Venere o di Duccio da Boninsegna la Madonna con il Bambino in trono e angeli (1280 circa), come le opere di Nella Marchesini e di Carena, come il Paesaggio campestre al tramonto (1863-64) di Claude Monet. Qua e là forse si sorride e ci si stupisce per certi incauti acquisti, pretesi Piero o Andrea Mantegna o Angelico tornati a più miti consigli, certe scelte dettate forse da quella pressante irruenza che soltanto un uomo come Riccardo Gualino poteva nutrire.

 

Elio Rabbione

 

Felice Casorati, “Ritratto di Riccardo Gualino”, 1922, collezione privata

Paolo Caliari detto il Veronese, “Venere e Marte”, 1575 – 1580 ca, olio su tela, Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda

Sandro Botticelli, “Venere”, 1485 – 1490 ca, Torino Musei Reali – Galleria Sabauda

Estate di storia e cultura ai Musei Reali

Per l’estate, l’offerta dei Musei Reali si arricchisce di un giorno in più di apertura, il lunedì, per offrire ai visitatori la possibilità di dedicare maggior tempo alla scoperta degli ambienti e delle collezioni: grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, il Palazzo Reale resterà aperto al pubblico ogni lunedì dalle 9 alle 19.

I GIOVANI E I MUSEI REALI
Per i ragazzi dai 18 ai 25 anni il biglietto di ingresso è ridotto a 2 Euro, un’occasione straordinaria per avvicinare i giovani alle collezioni e renderli protagonisti di un’esperienza unica in museo.

 

LE APERTURE GRATUITE
Per tutta l’estate sono numerose le iniziative e le occasioni per visitare i Musei Reali secondo la filosofia dello slow museum. Un approccio diverso per fruire delle collezioni e approfondire i contenuti attraverso una visita lenta e accurata.
Ogni giovedì, fino a fine ottobre, i Musei Reali sono aperti gratuitamente dalle 17 alle 19 con l’iniziativa Happy hour. Dal 20 giugno saranno organizzati percorsi tematici di approfondimento con ritrovo in biglietteria alle ore 17,30.

 

FESTA DI SAN GIOVANNI
Lunedì 24 giugno, in occasione della Festa di San Giovanni, patrono della città di Torino, i Musei Reali saranno aperti gratuitamentesecondo i consueti orari. Chiusura compensativa martedì 25 giugno.

 

CI VEDIAMO AI REALI!
Il piano di valorizzazione estivo permette di visitare i Musei Reali di sabato sera tra il 13 luglio e il 28 settembre, dalle 19,30 alle 23,30, con tariffa speciale, oltre al costo della visita guidata. Per scoprire gli appartamenti al piano terreno di Palazzo Reale, oltre che le suggestive e affascinanti Cucine, le visite guidate straordinarie sono programmate di domenica, tra il 28 luglio e il 29 settembre (orari 10-14; 15-19).

LE VISITE CON L’ASSOCIAZIONE “AMICI DI PALAZZO REALE”
Fino al 28 luglio 2019 proseguono le visite condotte dai volontari dell’Associazione Amici di Palazzo Reale, realizzate grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo. I percorsi conducono i visitatori alla scoperta all’Appartamento dei Principi Forestieri, recentemente restaurato, e alle Cucine Reali. I percorsi sono compresi nel biglietto d’ingresso ai Musei Reali e si tengono esclusivamente in gruppi composti da massimo 20 persone, nelle giornate di venerdì, sabato e domenica alle ore 10 – 11 – 12 – 15 – 16 – 17.

 

IL MUSEUMSHOP
Il catalogo della mostra appena visitata, un libro per poter approfondire la conoscenza delle collezioni permanenti o anche un semplice ricordo: il 20 giugno il nuovo MuseumShop dei Musei Reali attende tutti i visitatori con un piccolo omaggio inaugurale. Aperto dalle 10 alle 19 con ingresso dalla biglietteria o dalla corte interna è stato pensato e progettato da CoopCulture e Sator Srl come un brillante ed accogliente scrigno reale.

 

ALTRI APPUNTAMENTI
Il 21 giugno, alle ore 17, in occasione della Festa della Musica 2019, percorso tematico tra Palazzo Reale e il primo piano della Galleria Sabauda.

Nel programma di Palchi Reali, il 21 luglio e il 15 settembre, la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani organizza Spettacoli a Palazzo, due giornate di spettacoli e musica dal vivo nel suggestivo scenario della Corte d’Onore e del Boschetto dei Giardini Reali. L’ingresso è gratuito.
Info: Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani onlus e Piemonte dal Vivo.

L’Isola Reale en plein air è un workshop per adulti appassionati di disegno e acquerello organizzato nella splendida cornice dei Giardini Reali, guidati dai giovani artisti Giulia Gallo ed Enrico Partengo.
Il programma completo di aperture, orari e costi delle attività è disponibile sul sito museireali.beniculturali.it e su www.coopculture.it.

 

LE MOSTRE IN CORSO
Proseguono per tutta l’estate due grandi mostre: fino al 14 luglio, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, l’esposizione che con oltre cinquanta opere racconta le ricerche tra scienza e arte di Leonardo attraverso lo strumento del disegno.
Nella Sale Chiablese è visitabile fino al 3 novembre la mostra I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore, che riunisce per la prima volta in modo esteso i due principali nuclei della collezione del noto mecenate, con opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino e alla Banca d’Italia di Roma, insieme a dipinti, sculture, arredi e fotografie provenienti da musei e istituzioni torinesi e nazionali, raccolte private e archivi, fra i quali l’Archivio Centrale dello Stato.

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

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Jonas Jonasson  “ Il centenario che voleva salvare il mondo”  -La Nave di Teseo-  euro 22,00

 

Lo scrittore svedese che aveva scalato le classifiche nel 2009 con il suo primo romanzo  “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”  ripesca il suo protagonista Allan Karlsson che ora di anni ne ha 101(prodigi della letteratura) e lo sguinzaglia in un’altra surreale e divertentissima avventura. Fuggito dall’ospizio, lo troviamo in un lussuoso hotel di Bali dove sta godendosi gli ultimi spiccioli dei milioni della valigetta conquistata nel primo libro, insieme all’amico e complice Julius (diventato proprietario di una piantagione di asparagi). I due hanno la gran pensata di festeggiare il giro di boa del secolo di Allan con un bel volo in mongolfiera. Ed è l’inizio di una nuova rocambolesca vicenda, dal momento che finiscono a mollo nel mare e vengono salvati da una nave. Non un’imbarcazione qualunque, bensì di nazionalità nordcoreana, e che per di più trasporta una valigia di uranio di contrabbando destinata al leader megalomane Kim-Jong-un. Preparatevi a seguire Allan e Julius nelle spire di un intrigo internazionale di vasta portata, con coinvolgimento dei politici contemporanei alla guida del mondo. Colpi di scena uno via l’altro in cui mettono lo zampino personaggi del calibro di Angela Merkel, Donald Trump, Vladimir Putin e ministeri degli esteri vari e assortiti. Ironia e divertimento a partire da quando i due vecchietti vengono fermati con l’accusa di spionaggio, poi il geniale escamotage di Allan che si finge esperto di fusione nucleare e affini. Sarà la volta di una crisi diplomatica mondiale e dell’inseguimento di Allan e Julius che sulla via di fuga si imbattono in personaggi uno più divertente e sgangherato dell’altro. Un taxista masai, un truffatore indiano e…per non farsi mancare nulla…entrano anche in società con una venditrice di bare. Lei si chiama Sabine e insieme progettano per “L’ultimo viaggio” delle bare a tema, colorate (dal blu piccione al rosa e al verde oliva), personalizzate in funzione della vita e degli hobby del defunto. Idea brillante e concept che riscuote successo in una fiera internazionale. Peccato l’incauto scambio per cui il feretro con i coniglietti saltellanti in un prato verde sotto una coltre di nuvolette bianche finisca per sbaglio al funerale di un leader nazifascista svedese, mentre alla bambina che doveva passare nell’al di là accompagnata dai bucolici conigli tocchi, invece, la bara con tanto di svastica. Ecco questo per darvi un assaggio di quello in cui vi imbatterete divertendovi nelle 500 pagine che corrono via d’un fiato.

 

 

 

Jonathan Franzen   “La fine della fine della terra”  -Einaudi-  euro 18,50

 

Riscaldamento globale ed estinzione degli animali selvatici sono alcune delle tematiche di questo libro in cui lo scrittore americano raccoglie una rosa di suoi saggi ad ampio spettro. Sono eterogenei e spaziano dai temi ambientali ai reportage esotici di birdwatching (di cui è sfrenatamente appassionato), dai ritratti di amici scrittori alle cartoline dall’Africa orientale (e la sua fauna) per arrivare alla ricerca di un uccello rarissimo nelle sperdute isole Chatham (a est della Nuova Zelanda). Molti gli argomenti, ma di fatto il focus centrale è il futuro drammatico della terra che… scrive Franzen: “ …come oggi la conosciamo assomiglia a una persona gravemente malata di cancro. Possiamo scegliere di curarla con deturpante aggressività, costruendo dighe su ogni fiume e rovinando ogni paesaggio con coltivazioni per biocarburanti, fattorie solari e turbine eoliche, per guadagnare qualche anno di riscaldamento moderato.” L’autore attacca i ciechi  negazionisti del riscaldamento globale, ma non risparmia veleno neanche per gli ottimisti di sinistra come Naomi Klein (attivista autrice di “Una rivoluzione ci salverà” del 2015), che prevedono in tempi ristretti una rivoluzione contro il capitalismo e il suo depredare le risorse del pianeta. La diagnosi dei mali è il cuore dei saggi di Franzen, che è soprattutto abilissimo nel portarci nel meraviglioso mondo degli uccelli. Lui è un birdwatching compulsivo ed elenca infinite specie (tra le 10.000 esistenti), la loro bellezza dal punto di vista estetico, i loro habitat, le loro abitudini e strategie di sopravvivenza. Insegue i pennuti fino al limite del globo in un costosissimo viaggio in Antartide. Ci delizia con descrizioni paesaggistiche da confini del mondo, raccontando i contrasti tra il blu indescrivibile del ghiaccio polare e la monocromia infinita di nero, bianco e grigio. E’ lì che intravede un esemplare del rarissimo pinguino imperatore, tra gli uccelli  più grandi del mondo, alto 1 metro e 20.Per sfuggire all’inutile logica che la colpa sia di tutti e dunque di nessuno, Franzen  suggerisce strategie dal basso: tanti progetti piccoli e sostenibili attuati da comunità locali, come fanno alcune Ong in Costarica e in Perù. Insomma una lettura adatta a chi si preoccupa del futuro del pianeta….

 

 

David Diop  “Fratelli d’anima”  -Neri Pozza-   euro 16,00

 

E’ un colpo al cuore questo libro che ha sbaragliato tutti i concorrenti e vinto il Prix Goncourt des Lycéens 2018 e il Premio Strega Europeo  2019.  L’autore 52enne, nato a Parigi ma cresciuto in Senegal – sospeso tra due civiltà- racconta una pagina drammatica della 1° guerra mondiale. Nelle trincee dell’esercito francese c’erano anche circa 130.000 ”tiratori senegalesi” – in una mano il fucile e nell’altra il machete- destinati a diventare carne da cannone. Sono loro “i cioccolatini dell’Africa nera” (come li chiama il comandante) protagonisti del libro, ma lo sono anche l’amicizia e il contagio dell’orrore. A raccontare è la voce narrante di Alfa Ndiaye, andato in guerra con il suo “più che fratello”, l’inseparabile amico Mademba Diop. Compagno d’ infanzia, fratello adottivo dal quale non si separa mai, neanche quando sbucano dalle trincee e vanno all’assalto. Però Mademba cade nell’imboscata tesa da un soldato nemico “dagli occhi azzurri” che si fingeva morto, ma cogliendolo di sorpresa, lo ha sventrato dal basso in alto con un fulmineo affondo di baionetta. Mademba ha le viscere fuori dal corpo, soffre terribilmente e supplica l’amico di dargli il colpo di grazia. Glielo chiede tre volte, ma Alfa non ci riesce e da allora sarà dilaniato dal senso di colpa per aver permesso la lunga agonia dell’amico. E’ la miccia che innesca il suo nuovo modo di combattere, con quella colpa nel cuore che non gli da pace e lo trasforma. D’ora in poi il suo obiettivo sarà rintracciare quegli occhi chiari e fargli quello che è stato fatto a Mademba. Cerca il corpo a corpo, striscia vicino alle linee nemiche, si finge morto e aspetta che qualcuno esca allo scoperto. Poi gli taglia il polpaccio, lo atterra, gli mette a nudo la pancia e lo sventra. Vede gli occhi azzurri spegnersi lentamente e alla seconda supplica sgozza il malcapitato moribondo, dandogli quel colpo di grazia che non aveva avuto cuore di dare a Mademba. “Quello che non ho fatto per il mio amico, lo farò per il mio nemico. Per umanità” . Ma va oltre: ai nemici che uccide così, taglia anche la mano che regge il fucile e la porta come macabro trofeo ai suoi commilitoni. Alla prima mano lo festeggiano, alla terza è diventato leggenda, ma alla 4° iniziano a diffidare. Per tutti, soldati neri e bianchi, è diventato la morte. Un pazzo sanguinario, tenuto a distanza e temuto come soldato stregone, furia selvaggia, una sorta di spirito dëmm che divora le interiora e le anime. Ma che fine faranno quelle mani monche e, soprattutto, Alfa come continuerà ad affrontare i suoi demoni? E’ quello che vorrete scoprire in questo romanzo pieno di ritmo  e di significati di cui la vicenda storica è il sottofondo.

“Un libro per l’estate”

Sabato 22 giugno, alle ore 21.15. in piazza San Giovanni inizia l’edizione numero 24 del Festival ‘Un libro per l’estate’. Ad organizzarlo a Finale Ligure è la Libreria CentoFiori, con il patrocinio dell’assessorato al turismo e cultura del Comune. Si tratta di una serie di incontri, tutti di altissimo livello, che si susseguiranno sino al 31 agosto lasciando davvero pochi spazi liberi per tutta l’estate. E gli autori ed i relatori che vi prenderanno parte sono tutti di grande spessore da Ferruccio De Bortoli, a Luca Telese, a Beppe Servergnini, ad Ernesto Galli della Loggia, a Casterina Malavenda, a Carlo Verdelli, ad Enrico Letta, soltanto per citarne alcuni. Il via alla danze verrà dato da Ferruccio De Bortoli, appunto il 22, presenterà ‘Ci salveremo’ con Caterina Malavenda. Poi domenica 30, alla Fortezza di Castelfranco, sarà la volta di Luca Telese nel presentare ‘Cuori contro’ sempre con Caterina Malavenda. Anima del Festival è Stefano Sancio, piemontese di Casale Monferrato ormai da anni trapiantato in Liguria, titolare della CentoFiori che evidenzia come “solitamente a questi appuntamenti, proprio perché organizzati nella stagione estiva, prendono parte non solo persone del posto, ma anche molti piemontesi e torinesi e lombardi e milanesi”.

Massimo Iaretti

 

 

Eddie Vedder (ex Pearl Jam) e Tony Hadley (ex Spandau Ballet)

Gli appuntamenti musicali della settimana

Lunedì. Al Jazz Club si esibisce la cantautrice Ima. Anteprima di “Collisioni” a Barolo con l’ex Pearl Jam Eddie Vedder, preceduto dal cantautore irlandese Glen Hansard.

Martedì. Al Jazz Club è di scena T Vernice. All’Off Topic si esibiscono i cantautori Fabrizio Cammarata e Verano. Al Blah Blah suona il trio francese Lysistrata mentre alla Tesoriera si esibiscono i Foxhound.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Naxatras. Al Parco Dora canta Riccardo Fogli.

Giovedì. Al Jazz Club decimo compleanno con la Torino Jazz Orchestra diretta da Fulvio Albano. Edizione numero 11 per “Jazz:Re:Found” a Cella Monte nel Monferrato con la band techno tedesca Meute e Boosta dei Subsonica in duo con Alberto Tafuri.

Venerdì. Al Jazz Club suona il quartetto dell’organista Alberto Gurrisi. Per “jazz:Re:Found” si esibiscono Tullio De Piscopo,Gilles Peterson, Noyz Narcos, Colle der Formento. Alla Tesoriera sono di scena Paolo Benvegnù e Marina Rei. Per il Monfrà Jazz Festival” al Castello di Casale suona l’Italian Trio di Dado Moroni, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto. Al Gru Village si esibiscono Benji & Fede, The Colors, Mondo Marcio.

Sabato. A Chivasso per “JazzAround You” è di scena la vocalist Deborah Carter. A Cella Monte suonano i britannici Kokoroko e Yussef Dayes con Tony Esposito, I Hate My Village, Kaos One e Area. A Casale jazz con il quartetto del batterista Gianni Cazzola. Al Gru Village si esibisce Irama. Alla Tesoriera è di scena il quintetto della cantante Amira Kheir mentre al Jazz Club suona la Easy Big Band diretta da Gabriele Manassi. In Val d’Aosta inaugurazione di “Musicastelle” con Luca Barbarossa. Per “Ruderi rock” a Villafalletto si esibisce Omar Pedrini.

Domenica. Al Gru Village è di scena l’ex cantante degli Spandau Ballet Tony Hadley mentre a Brusson canta Max Gazzè. Chiusura di “Jazz:Re:Found” con Dj Gruff,

Gianluca Petrella e Nikitch & Kuna Maze, David Rodigan, Chassol.

 

Pier Luigi Fuggetta

I concerti di Flowers Festival

Anche quest’anno Flowers Festival – da giovedì 27 giugno a sabato 20 luglio, nel Cortile della Lavanderia a Vapore nel Parco della Certosa di Collegno (To) – offre una serie di eventi unici con i migliori artisti della scena italiana e internazionale

 Cinque concerti che a cui sarà possibile assistere solo al festival di Collegno (To): Olafur Arnalds (28 Giugno), Jack Savoretti (5 Luglio), Ezio Bosso & Europe Philharmonic Orchestra (11 Luglio), Giuseppe Cederna + Willy Mertz + Clg Ensemble (14 Luglio), Joan Baez (19 Luglio).

 

Il titolo dell’edizione di quest’anno, “Building a new society”, è stato suggerito dal luogo in cui si svolge il Festival ovvero il Cortile della Lavanderia del più grande e celebre manicomio italiano, quello di CollegnoFranco Basaglia, chiudendolo insieme alle altre strutture manicomiali italiane, distrusse nei fatti quei luoghi creati dalla nuova società ottocentesca per la segregazione di soggetti non utili alla sua costruzione nei canoni etico/economici, quali folli, derelitti e soggetti marginali.

Il Festival intende quindi superare la sua dimensione di spettacolo e intrattenimento e, nei suoi limiti, vuole contribuire al dibattito sulle trasformazioni sociali che sta attraversando tutti i settori del nostro vivere quotidiano proponendo artisti che si stanno interrogando nella propria opera su come costruire una nuova società, su quali valori farlo, percorrendo quali strade in futuro e quali sono state percorse in passato.

Ecco quindi che sul palco del Cortile della Lavanderia a Vapore del Parco della Certosa di Collegno (To) si potrà assistere all’odierna scena musicale e alle sue risposte relative alla necessità di avviare la costruzione di una nuova società.

L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo

Esposte al valdostano Forte di Bard, 14 preziose opere d’arte “sopravvissute” al terremoto del 2009

 

6 aprile 2009. Sono le 3,32 del mattino quando a L’Aquila, cuore dell’Abruzzo, 37 interminabili secondi di un devastante sisma bastano per uccidere 309 persone, ferirne oltre 1.600 e danneggiare o irrimediabilmente distruggere un patrimonio storico, artistico e architettonico fra i più ricchi e importanti dell’Italia centrale. Un’autentica catastrofe, venuta dal ventre di una Terra, già martoriata nei secoli da vari e distruttivi eventi tellurici: dal primo di cui si ha notizia certa del 13 dicembre 1315 fino a quelli del 1349, del 1461 e del 1703. Inatteso, come tutti i precedenti, e come tutti “sconvolgente”, anche quello del 2009 abbattutosi con ferocia su una grande Città che – nonostante tutto – “Immota Manet”, come coraggiosamente recita la scritta che attornia l’aquila di Svevia, nera su campo argento e sormontata da una corona, che caratterizza lo scudo sannitico, stemma ufficiale de L’Aquila. Orbene, a dieci anni di distanza dall’evento, una suggestiva mostra allestita nella nuova ala del “Museo delle Alpi” al primo piano dell’ “Opera Carlo Alberto” del valdostano Forte di Bard, intende rendere omaggio alla città, ponendosi quale dovuta testimonianza della grande ricchezza della sua arte. Ideata e curata da Marco Zaccarelli, la rassegna è una “storia di sopravvivenze”, di opere – realizzate fra   il XIII ed il XVI secolo – più o meno gravemente danneggiate dal sisma, ma recuperate, restaurate e arrivate a Bard, come prestito delle Chiese Aquilane e del MuNDA, il Museo Nazionale d’Abruzzo. “Nei dieci anni trascorsi d’allora – ricorda infatti Zaccarelli – molti e complessi interventi di recupero, restauro e ricostruzione sono stati portati a compimento e monumenti e palazzi ridisegnano una città dove la sicurezza convive con i principi della tutela e della conservazione, sostenendo il recupero di una bellezza antica e, spesso, inedita”. Fra oreficerie, sculture in terracotta o in pietra e legno, dipinti su tavola e tela, sono in tutto 14 le opere selezionate per essere esposte a Bard. Autentici capolavori che ben testimoniano come L’Aquila, nei suoi ottocento anni di storia, sia stata più volte, oltreché un importante centro economico e di traffici commerciali “un centro artistico –precisa ancora il curatore della mostra – ricco di botteghe e scuole capaci di re-interpretare influenze fiorentine, romane e napoletane, creando un linguaggio personale e immeritatamente ancora poco noto”. Dalle “Madonne con Bambino” del Maestro di Sivignano (pittore abruzzese d’influenza bizantina) e di Matteo da Campli (soggetto arricchito dall’incoronazione di Maria da parte degli angeli e dallo sposalizio mistico di Santa Caterina) fino a quella di Ignoto detta “Delle Grazie”, il percorso espositivo si arricchisce via via di suggestioni che arrivano dall’esemplarità dei manufatti così come realizzati in origine dagli artisti, non meno che dal miracoloso lavoro di restauro su di essi compiuto in questi anni. E prosegue con il grande “Crocefisso” della Cattedrale, anch’esso di Ignoto, fino alla “Croce processionale” di Giovanni di Bartolomeo Rosecci, datata 1575. Di particolare lievità ed eleganza compositiva è il “San Michele Arcangelo” di Silvestro dell’Aquila (al secolo Silvestro Di Giacomo), considerato il più grande scultore del rinascimento abruzzese e, molto probabilmente, praticante a Firenze in età giovanile nella bottega di Donatello o addirittura in quella di Sandro Botticelli; splendidi anche il vigoroso “San Sebastiano” realizzato nel 1517 da Saturnino Gatti ed il “Sant’Equizio” di Pompeo Cesura, fortemente influenzato dall’arte di Raffaello. Degne di particolare menzione, sono infine le due grandi tele realizzate fra il 1594 e il 1595 dal fiammingo (nato a Bruxelles, ma operante principalmente in Italia) Aert Mijtens: la prima rappresenta un’“Adorazione dei Magi” e arriva dalla Badia di Santo Spirito a Sulmona, come la seconda raffigurante la “Presentazione al Tempio” di certosina perfezione descrittiva, così come impeccabile nell’uso sapiente e armonioso di giochi di colore particolarmente attenti all’essenzialità di luci e ombre. Ad affiancare la mostra al Forte di Bard, anche la rassegna fotografica inedita “La città nascosta” con opere del fotoreporter aquilano Marco D’Antonio, a cura di Eleonora Di Gregorio. In parete, si possono ammirare 15 grandi fotografie dedicate a L’Aquila notturna, ripresa nelle aree ancora da ricostruire.

 

Gianni Milani

 

“L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo”

Forte di Bard – Valle d’Aosta; tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 17 novembre

Orari: dal mart. al ven. 10/18, sab. dom. e festivi 10/19, lun. chiuso; dal 29 luglio al 15 settembre, aperta tutti i giorni, lunedì inclusi

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Nelle foto

– Matteo da Campli: “Madonna con Bambino e Sposalizio mistico di Santa Caterina”, tempera su tavola, 1470-1480
– Attr. Silvestro dell’Aquila: “San Michele Arcangelo”, legno policromo, ultimo quarto XV secolo
– Pompeo Cesura: “San Equizio”, scultura lignea dipinta, dorata e argentata, 1560-1570
– Aert Mijtens: “Presentazione al Tempio”, olio su tela, 1594-1595

Anteprima di Borgate dal Vivo 2019

 

La stagione 2019 di Borgate dal Vivo è alle porte
 Ad arricchire la quarta edizione del festival culturale, che si aprirà ufficialmente sabato 29 giugno, sono una serie di eventi speciali concepiti come anteprima. Il primo di essi si è tenuto lo scorso 8 giugno nel suggestivo cortile del Castello della Contessa Adelaide, a Susa. A incantare il pubblico con una conferenza-spettacolo è stato Hervé Barmasse: «Questo è il terzo anno che partecipo a Borgate dal Vivo: non potevo mancare». Così ha esordito il campione di alpinismo che, nato e cresciuto ad Aosta, ha narrato la sua vita attraverso un racconto fatto di immagini e di parole. «Da piccolo avrei voluto diventare un campione di sci: ci stavo riuscendo, quando un terribile infortunio, a soli 16 anni, mi ha fatto capire che la vita è come una medaglia, ha due facce. Una è quella brillante della felicità, l’altra è quella opaca delle sofferenze».  Dopo quel terribile incidente, Barmasse decide di scalare la montagna di casa, il Cervino, con il padre, guida professionista: da quel momento capisce che nel suo destino c’è l’alpinismo. «Ho vissuto tutta la mia vita tra zero e otto mila metri — ha continuato a raccontare lo scalatore — tante volte sono caduto e ho dovuto ricominciare dal livello del mare: rialzarsi e mettersi in cammino non è mai facile, ma permettere di conoscere la vera felicità». Secondo l’alpinista non è necessario compiere grandi imprese per raggiungerla: «Avere un sogno e lavorare perché si realizzi è la cosa più importante, ciò che rende davvero felici, perché i record passano, mentre le emozioni e i ricordi restano indelebili».  Questa filosofia di vita ha portato Barmasse a lavorare con costanza e determinazione per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. Appartiene certamente a questa categoria il progetto di scalare le montagne adottando uno stile pulito per rispettare la natura e disperdere la minor quantità possibile di rifiuti nell’ambiente: «Nessuno ci pensa, ma un alpinista porta con sé tante cose che durante la scalata si trasformano in rifiuti: penso che tutti possiamo essere i più forti e grandi alpinisti del mondo se con le nostre azioni dimostriamo di amare e rispettare la montagna». La tematica ambientale costituisce il filo rosso che unisce lo spettacolo di Barmasse agli altri due eventi dell’anteprima 2019 di Borgate dal Vivo. Il primo è in programma alle 18 di questo pomeriggio al Jardin d’la Tour di Oulx: è uno spettacolo del Cirko Vertigo interamente dedicato al tema dell’acqua. Invece, il secondo si terrà ad Avigliana il prossimo sabato 22 giugno. A partire dalle ore 21, Piazza Conte Rosso si trasformerà in un teatro a cielo aperto per la lettura dell’attore Vinicio Marchioni de L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, racconto incentrato sul rapporto tra uomo e natura.  I tre appuntamenti dell’anteprima 2019 di Borgate dal Vivo sono tutti a ingresso libero e sono totalmente finanziati da SMAT. Il gruppo torinese ha deciso di celebrare così l’inaugurazione del nuovo acquedotto della Valle di Susa. Si tratta di un’opera notevole per dimensioni (interessa 27 differenti comuni) e costi (ha richiesto un investimento di oltre 127 milioni di euro), realizzata in oltre dieci anni di lavori e destinata a portare acqua potabile di alta qualità nelle case di tutti i valsusini. 
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Giulia Amedeo

Si ritorna in college

Non sarà mai ripetitivo il ribadire con insistenza l’importanza vitale che ebbero le fraternities delle università e dei colleges americani per l’attività di miriadi di bands garage rock negli anni ‘60. Ne avevo già parlato in occasione dei Marble Collection dell’area di New Haven, dal momento che il sistema dell’Ivy League era una vera e propria manna dal cielo per la quantità di frat parties oggetto di animazione musicale rock

 Feste universitarie che erano campo di allenamento e “palestra” ideale per snocciolare il repertorio originale o di covers di centinaia di gruppi emergenti, in lotta fra loro per fiondarsi sulle feste più trendy (con la speranza di agganci a livelli alti col giro delle case discografiche e dei produttori musicali di grido). E allora eccole queste fratellanze studentesche, coi loro acronimi in lettere greche, con i loro stemmi dai colori esclusivi (harvest gold, carnation white, growing green, royal purple, sapphire blue e infiniti altri), con simboli a volte dal significato ermetico e misterioso (civette, bilance, sfingi, fenici etc.), sparse su tutto il territorio degli Stati Uniti ma in particolar modo a est, da New York fino in Florida. E come i frat parties impazzavano in area di Ivy League, allo stesso modo erano ambitissimi più a sud, per esempio a Gainesville (Florida), tipica città di college e gigs connessi… Qui non a caso la competizione tra bands per le feste universitarie era serrata e la concorrenza non mancava ai più diversi livelli (pure di managers e di agenti). Nell’agone erano coinvolti anche The Rare Breed, band sorta attorno al 1963 dalle ceneri di due gruppi preesistenti: The Playboys e The Big Beats. Manco a dirlo i membri erano studenti della University of Florida, precisamente Randy Ratliff (V), Bill Carter (chit), Jim Garcia (chit), Randy McDaniel (b), Ron Gause (V, org) e Paul McArthur (batt) [in un secondo momento anche Bryan Grigsby (fl, sax)]; il sound guardava al passato del rock&roll ed il look pure, dal momento che i Rare Breed non si allinearono mai a tendenze hippie o di controcultura, nemmeno dopo il 1966. Nelle aree di Gainesville (soprattutto presso il locale “Dub’s”), Starke, Ocala, Palatka (fin quasi a Jacksonville) la band si muoveva con pieno agio tra feste universitarie, adult clubs, parties privati sotto la supervisione coordinata dei due managers Bob Norris e Dub Thomas, abili non tanto nel rastrellare date nel giro degli allora diffusissimi dance clubs, ma soprattutto sul versante degli studi di registrazione; il raggio d’azione non era ampio ma la frequenza delle esibizioni era comunque consistente e sostenuta. Probabilmente “adocchiati” nell’ambito di una specie di competizione tra bands a fini promozionali, The Rare Breed ebbero la possibilità di entrare in studio di registrazione, sfornando due 45 giri incisi entrambi tra 1966 e 1967 nei Charles Fuller Studios di Tampa: “In The Night” [L. Garcia] (CM-012; side B: “I Need You”); “I Talk[ed] To The Sun” [Carter – Garcia] (FR-3250; side B: “Don’t Blow Your Cool), entrambi con etichetta Cool as a Moose. Purtroppo la gestione degli introiti fu alquanto infelice ed il secondo single fu anche oggetto di diffusione pirata, causando perdite economiche all’intera band nonostante la positiva programmazione nelle radio locali di Gainesville. Le esibizioni continuavano ad essere di buon livello, in primis quelle presso “The Pier” di Daytona Beach, finché il completamento degli studi in college e altre concause portarono all’allontanamento da Gainesville e allo scioglimento della band probabilmente a fine 1968. Destino comune a parecchie altre bands, nate e tramontate in ambito universitario.

 

Gian Marchisio

 

 

Estate alla Marchesa

Teatro, concerti, cabaret, talk show per un’estate tutta (o quasi) torinese

Un nuovo teatro a cielo aperto. Un nuovo spazio eventi per l’estate torinese. Dimora storica di proprietà del Comune di Torino, la Cascina Marchesa al Parco della Pellerina (corso Regina Margherita, 371) diventa palcoscenico live da giugno ad agosto, con un’arena eventi in grado di ospitare 700 posti a sedere o addirittura 2mila in piedi e un’offerta estremamente variegata di spettacoli, affidata, sotto il titolo de “La Marchesa Estate”, alla direzione artistica dell’Associazione Culturale “Dreams Live” in collaborazione con “Dimensione Eventi”. Inizio spettacoli alle ore 21,30, il primo appuntamento è in programma per giovedì 20 giugno con il Talk Show “Faccio cose, vedo gente”, condotto dal giornalista, scrittore e blogger Antonio Dipollina che si intratterrà per l’occasione con Alberto Angela; ultimo appuntamento, venerdì 2 agosto, con l’irresistibile Cabaret di Franco Neri. In mezzo, altri eventi spettacolari di indubbio richiamo. In primis, gli Appuntamenti Teatrali, a partire da mercoledì 26 giugno, con “Serata d’onore” che sul palco vedrà Michele Placido impegnato in un recital incentrato sull’interpretazione di poesie e monologhi di grandi autori, da Dante a Neruda a Montale e a D’Annunzio, fino ai napoletani Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani ed Eduardo De Filippo. Mercoledì 10 luglio, toccherà a Giancarlo Giannini con un singolare incontro di letteratura e musica, in un viaggio poetico che accompagnerà gli spettatori dal Duecento fino ai giorni nostri. Il terzo appuntamento, martedì 16 luglio, sarà con un personaggio controverso e dall’enorme cultura come Vittorio Sgarbi che, dopo il   grande successo degli spettacoli teatrali “Caravaggio”, “Michelangelo” e “Leonardo” si cimenterà, da par suo, in una nuova affascinante esplorazione dell’universo artistico del ‘900. Sarà invece una serata teatro Special, quella del 19 luglio, con Beppe Grillo e il suo “Imsonnia (Ora dormo!)”, una sorta di work in progress creativo, generato dall’insonnia che tormenta Grillo da quarant’anni e che lo porta “a farsi domande scomode, ad interrogarsi sull’ovvio e a trovare risposte azzardate”. Tre sono i big in agenda per gli Appuntamenti Musicali: giovedì 11 luglio, Red Canzian, storico cantante e bassista dei Pooh (con il suo “Testimone del Tempo”), seguito da Luché atteso per sabato 20 luglio e da Luca Barbarossa, sul palco della “Marchesa” giovedì primo agosto. Di forte interesse saranno anche le serate dedicate ai Grandi Tributi: dagli Abba con gli Abba Celebration ( 21 giugno) ad Elton John con The Rocket Men (25 giugno) e alla Celebration Woodstock (6 luglio, dalle ore 18) fino ai Bee Gees con i B-Gis (13 luglio), ai Queen con i Kinds of Magic (23 luglio) e a Ligabue con gli Oronero (27 luglio). Tutti da ridere gli Appuntamenti Cabaret, che vedranno alternarsi gli storici Gigi & Andrea (28 giugno) ai Panpers di “Colorado Café” (5 luglio), l’irriverente Gene Gnocchi (12 luglio) a Giovanni Cacioppo con il suo “Ho scagliato la prima pietra” (26 luglio) e al torinese doc d’origine calabrese Franco Neri (2 agosto). A chiudere il ricco programma della prima edizione de “La Marchesa Estate”, saranno infine i Talk Show (ingresso gratuito), condotti da Antonio Dipollina che incontrerà personaggi del calibro di Alberto Angela (20 giugno), Gerry Scotti (27 giugno), Renzo Arbore (4 luglio) e Piero Chiambretti (18 luglio).Tutti gli eventi sono acquistabili con il circuito “Ticket One” (on- line su www.ticketone.it ed in tutti i punti vendita affiliati). Sarà anche disponibile un botteghino vendita biglietti la sera dell’evento presso la stessa Cascina Marchesa. Per ulteriori info su spettacoli, convenzioni gruppi o associazioni, è possibile contattare il numero 011/2632323 (dal lun. al ven. 9/13 e 14,30/18,30) o l’indirizzo mail info@dimensioneeventi.it

g. m.  

 

Nelle foto

– La Cascina Marchesa
– Michele Placido
– Giancarlo Giannini
– Beppe Grillo
– Red Canzian
– Gene Gnocchi