CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 536

Ultimi giorni per visitare Leonardo

Ultimi giorni di apertura della mostra Leonardo Da Vinci. Disegnare il futuro nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda e visitabile fino a domenica 14 luglio

 

Un’occasione irripetibile per ammirare il nucleo di disegni autografi di Leonardo da Vinci conservati alla Biblioteca Reale di Torino, comprendente tredici fogli acquistati dal re Carlo Alberto nel 1839, tra cui il celebre Autoritratto, oltre al Codice sul volo degli uccelli donato da Teodoro Sabachnikoff al re Umberto I nel 1893. Per restituire il senso del lavoro di Leonardo, inoltre, la genesi dei disegni torinesi è indagata in relazione con analoghe esperienze di altri artisti, attraverso l’esposizione di maestri fiorentini quali Andrea del Verrocchio e Pollaiolo, lombardi come Bramante e Boltraffio, fino a Michelangelo e a Raffaello.

L’isola del libro

Rubrica settimanale sul mondo dei libri. A cura di Laura Goria

 

 

Karina Sainz Borgo “Notte a Caracas” -Einaudi-   euro 17,00

Karina Sainz Borgo è nata nel 1982 a Caracas, ma da 12 anni vive in Spagna dove collabora come giornalista a “El Nacional” e “El Mundo”, ed è anche autrice di alcuni saggi politici. “Notte a Caracas” è il suo primo romanzo pubblicato (ne ha scritti altri due che speriamo di leggere presto), un successo internazionale tradotto in 22 paesi. Un testo politico, ma non politicizzato, che racconta la violenza e l’impunità in cui è sprofondato il Venezuela. E’ si, una storia di finzione, come chiarisce l’autrice, ma alcuni fatti e personaggi sono comunque ispirati alla realtà. Ed è una sorta di lettera d’amore per il suo paese che avrebbe potuto essere ricco e grande, invece è sempre più allo sbando. Un Venezuela in cui la vita non ha più alcun valore, dove manca tutto a partire da cibo e medicine. Invece abbondano violenze, saccheggi, criminalità mascherata da credo politico, corruzione e repressione feroce che sfocia nella morte di tanti giovani innocenti. Un inferno in terra. La protagonista Adelaida ha appena perso la madre, stroncata dal cancro, e il suo mondo privato si frantuma. Era stata una donna colta, la prima a laurearsi della sua famiglia. Aveva cresciuto da sola la sua unica figlia, dopo che lo studente con cui l’aveva concepita si era eclissato. La famiglia erano sua madre e lei, il loro albero genealogico cominciava e finiva con loro, non aspettavano nessuno e si bastavano a vicenda. Il romanzo inizia con la sepoltura della madre in un paese in cui neanche la morte ottiene rispetto. Perché in Venezuela si assaltano a mano armata i funerali, le tombe vengono aperte e depredate, si derubano pure i morti. Adelaida non perde solo la madre, ma anche il lavoro di traduttrice e soprattutto la casa che le viene sequestrata con violenza da un gruppo di donne legate al regime. Sono guidate da una spietata, corrotta e avida Marescialla: donna orribile e sfatta che distruggerà ogni cosa nell’appartamento e ne farà il magazzino dei suoi traffici illeciti al mercato nero. Ad Adelaida non resta che rifugiarsi dalla vicina, Aurora Peralta. Ma quando varca la sua porta ne rinviene il cadavere. Non vi anticipo cosa ne farà. Però posso dirvi che nelle pagine di questo portentoso libro sono raccontate le torture e le violenze più brutali: perpetrate in un paese in cui la democrazia è cancellata e sostituita da ronde notturne, sequestri, torture e incarcerazioni di innocenti. Karina Sainz Borgo volutamente non riporta date e nomi di personaggi politici Venezuelani, perché ha scelto di rendere il libro più universale. L’allegoria della perdita della madre e di tutto il suo mondo fa della protagonista un’orfana a tutti gli effetti….e la sua storia non lascia certo indifferenti.

 

Andre Dubus III “E’ passato tanto tempo” -Feltrinelli- euro 19,50

Antefatto di queste 440 pagine è un fatto di cronaca avvenuto molti anni prima e che ora presenta una sorta di resa dei conti. Susan aveva solo tre anni quando la polizia la strappò dalle mani del padre Daniel, che viene arrestato e incarcerato per 15 anni. La piccola Susan è stata cresciuta, non senza difficoltà, dalla nonna materna Lois che cova un sordo rancore verso l’uomo che le ha portato via la sua giovane e bellissima figlia Linda. Era la madre di Susan, che a sua volta la ricorda tantissimo sia fisicamente che nella passione per i libri. Nonna e nipotina si sono rifugiate nella tranquilla provincia americana, ad Arcadia, in Florida, dove Lois ha aperto un negozio di antiquariato. E’ così che ha regalato alla ragazza un’infanzia e un’adolescenza più normali possibile. 40 anni dopo Susan è una 43enne smarrita, sposata con Bobby Dunn, uomo solido e paziente, capace di starle vicino anche quando lei, avvinghiata dai suoi demoni, lo respinge. Della tragica notte che ha sfaldato la sua vita per sempre ricorda quasi nulla, ma sa che da lì sgorga il dolore e il nemico che si porta dentro e decide così di scrivere un romanzo autobiografico. D’altro canto Daniel è stato scarcerato dopo 15 anni e si è ritirato sulla costa del New England a vivere da solo, in libertà vigilata, a lavorare e convivere con la sua colpa. Ma la sua vita è agli sgoccioli, è invecchiato corroso dai tormenti, sta morendo e decide di andare alla ricerca della sua bambina. E’ combattuto tra mille pensieri, ma convinto di dover fare qualcosa per sua figlia, altrimenti resterebbe “solo il fantasma di un sogno e niente più”. E’ il crocevia da cui finiscono per passare i tre personaggi. Susan che chiede alla nonna di ospitarla per un po’, e riceve una lettera dal padre che le chiede di incontrarlo. Lois che farà fuoco e fiamme per impedire il riavvicinamento dei due, tanto da procurarsi armi e munizioni, tale è l’odio che cova per Daniel per il quale avrebbe voluto la pena di morte. Poi c’è lui, Daniel che insegue riscatto e perdono, che cerca disperatamente di lasciare qualcosa di positivo dietro di sè. Non anticipo nulla…ma ancora una volta Andre Dubus III (nato in California nel 1959, che oggi vive con la moglie e tre figli nel Massachussetts, dove insegna all’università) ha raccontato una struggente storia in cui gli uomini amano poco-niente (come l’ex marito di Lois, Gerry) o troppo e male, come Daniel che ha perso la testa divorato da gelosia e possessività.

 

Brunella Schisa   “Non essere ridicola” – Terzo tempo Giunti- euro 13,00

La giornalista e scrittrice napoletana ci racconta una storia come ce ne sono tante, fatta di tradimento, dolore e ripresa. La protagonista è Emma, ha 61 anni, lavora in una libreria con soddisfazione, è felicemente appagata dal suo matrimonio con Pietro e può contare sulla complicità delle sue amiche con cui pranza una volta a settimana. Poi irrompe la tragedia ed ecco il terremoto. Dopo 25 anni insieme, scopre che Pietro ha una relazione con una giovane e tonicissima maestra di pilates 35enne. Diciamo pure che questo è un cliché già visto e che spesso gli uomini difettano di originalità. Comunque, la tresca va avanti da un anno ed Emma non si era accorta di nulla, anzi si crogiolava beata nell’idea di una famiglia da “mulino bianco”. Va da sé che non la prende bene. Anzi, il mondo le si rovescia addosso, e quando Pietro le dice che la sua non è semplicemente un’infatuazione passeggera, ma molto di più….Emma esplode. Gliene dice di tutti i colori (proprio lei sempre così controllata e mai una parola volgare) e lo caccia via da casa. Poi viene la parte più difficile…..dopo il tradimento, come andare avanti? Tanto più che a complicarle la vita c’è anche la figlia adolescente in classico complesso edipico, odiosa più che mai, scarica tutte le colpe sulla madre. Le cose con Giulia poi miglioreranno, anche se, com’è giusto che sia, la ragazzina mette in pool position i suoi progetti per il futuro, con il suo ragazzo e in un’altra città. Per Emma è un vuoto in più all’orizzonte. Anche il lavoro che adora e le presentazioni degli scrittori che organizza in libreria non riescono a lenire lo sfracello della sua vita. Oltre al buio e solitario futuro, dietro l’angolo ci sono poi problemi pratici come quello del denaro e della dipendenza economica dal marito. Supporter di Emma sono soprattutto le sue amiche che fanno di tutto per consolarla, dal presentarle altri uomini (come se questa fosse la soluzione…ma magari anche no) all’aiutarla a non sentirsi finita e al capolinea. Più facile a dirsi che a farsi…Perché shopping sfrenato, attività ricreative a gogò e nuovi fugaci incontri di letto mettono solo in stallo il problema senza risolvere nulla. La Schisa è bravissima a sviscerare stati d’animo, pensieri e progetti che si annidano a intermittenza nella testa di una donna tradita e abbandonata… non propriamente nel fiore degli anni, anche se ancora molto piacente. Però preparatevi a sviluppi imprevisti, ripensamenti, andate e ritorni….perché nella vita mai dire mai più.

Antonmario Semolini, il maestro che dialoga con la musica

Alla direzione dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni. Un omaggio al valore artistico e spirituale del Duomo di Torino

 

Reduce dal recente successo riscosso dal concerto diretto in Duomo venerdì 21 giugno scorso, preludio alle festività patronali di San Giovanni, alla guida dell’Orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, incontriamo il maestro Antonmario Semolini, di recente nominato primo direttore ospite di questa Orchestra, che è espressione musicale dell’Accademia, con sede nel Duomo di Torino.

 

Lei che ha da sempre avuto tra i suoi estimatori personalità del mondo culturale, quali il direttore d’orchestra GIuseppe Sinopoli, il flautista Severino Gazzelloni, l’artista Ugo Nespolo, von Matacic, il musicologo Enzo Restagno, come sta vivendo questo periodo ricco di soddisfazioni? Poche settimane fa, infatti, sono stati eseguiti in prima mondiale due suoi brani per violino solo, da una grande concertista italo-svizzera, Irene Abrigo, al festival internazionale di Brunegg.

– Premetto, intanto, che non mi ritengo un compositore; so scrivere la musica come ogni buon musicista dovrebbe saper fare. Soltanto il tempo potrà decretare o meno il successo di un lavoro che, come il mio, rappresenta per me un momento di grande libertà intellettuale. Nel caso dei “Two fragments of an Ancient Legend” sono rimasto lusingato dal successo che hanno ottenuto grazie alla bravura della solista Irene Abrigo.

 

E di questa nomina importante che cosa pensa?

– Debbo ammettere che l’ho trovata una piacevolezza inaspettata. In un mondo dove persiste tanta vanità, mi fa piacere indubbiamente godere dell’attenzione positiva di coloro che sono stato chiamato a dirigere. I Virtuosi, anche se saranno necessarie alcune minime limature, sono tutti eccellenti musicisti e persone con le quali il momento dell’incontro è piacevole, oltre che costruttivo per la preparazione di un progetto musicale comune, nella certezza che mirino, insieme a me, al migliore dei risultati.

 

Come ottiene questi risultati, vista l’esiguita’ dei tempi di prova che lei deve spesso affrontare?

– Ricavo dall’intimo della musica le sue magie, i sortilegi, gli incantamenti che raggiungo con prove volutamente essenziali per mantener salda l’attenzione dei musicisti, appropriandomi del pensiero di ciascun compositore attraverso un approccio estetico-estatico.

Come si  articola il suo lavoro?

– Ciò che risulta fondamentale è la prima lettura, magari cantando insieme all’orchestra i punti più connotati della mia interpretazione, quindi rieseguo questi stessi punti per poi dirigere il tutto, usando il gesto come medium dei miei intendimenti. Al momento del concerto mi concentro poi utilizzando le mie antiche conoscenze di telepatia.

 

Lei nasce come flautista, poi si approccia alla composizione e, quindi, alla direzione d’orchestra. Non male per una persona che ha iniziato “tardi”, a diciassette anni, a studiare musica.

-Ogni tanto qualcuno mi chiede quando abbia deciso di fare il musicista. Sinceramente non mi ricordo d’essermi avvicinato alla musica, io sono nato nella musica. Mio padre era un eccellente violinista e mia madre una melomane accanita, per non parlare di mio nonno materno, che conosceva praicamente a memoria tutte le opere di Verdi e Puccini. Con questi presupposti mi meraviglio di aver iniziato così tardi!

 

Dirigere è  molto emozionante, ma può creare anche paura e tensioni, vero?

– Non ho mai avuto paura, né tantomeno mi emoziono perché sono troppo impegnato ad emozionare gli altri ed ho, sin da subito, avvertito molto forte su di me la responsabilità di donare agli altri quello che la musica ha donato a me. Anche di fronte alle grandi platee immagino che almeno uno spettatore possa comprendere realmente ciò che sto facendo ed è per lui che debbo eseguire, in modo tale che egli non abbia da sentirsi tradito nelle sue aspettative.

 

Quale è il suo rapporto con la musica?

– Essa scaturisce nel mio intimo dal silenzio e si tramuta in suono; la musica è amore e, come tale, essa rappresenta un moto interiore dell’anima e non necessita di troppe parole.

 

E il suo rapporto con gli orchestrali?

– È  quello che dovrebbe avere ogni musicista che ha vissuto dal di dentro l’esperienza orchestrale: mai annoiare l’orchestra, mai estenuarla con troppe ripetizioni, ma dimostrare la capacità di adattamento alle risorse umane che si hanno di fronte. La disciplina la si ottiene con uno sguardo ed un sorriso. Non tutti, soprattutto i giovani, hanno avuto buoni insegnanti di solfeggio, ma non per questo si debbono scartare, vanno solo educati e poi funzionano perfettamente. Sempre che chi sbacchetta sappia ciò che sta facendo.

 

 

E con il pubblico?

– Semplicissimo.  Non amo essere ascoltato, ma amo che mi si viva, come io vivo e condivido l’isolamento intellettuale con la musica, mia fedele amica e preziosa compagna d’una vita.

 

Un ottimo risultato, direi, è, per una compagine che ha segnato il suo debutto poco più di un anno e mezzo fa, quello di aver accompagnato nella Sinfonia Concertante di Mozart due solisti quali Irene Abrigo e Jurg Dahler, oltre che essere invitati a partecipare ad un importante festival estivo quale il Macugnaga Piano Trail ed essere già stati contattati per una tournée oltreoceano. Non le pare?

– Per la musica, come per ogni altro aspetto nella vita, vale, secondo me, il detto evangelico “Vi riconosceranno dalle opere”. Soltanto le opere di valore permettono, infatti, di raggiungere determinati obiettivi; i Virtuosi dell Accademia di San Giovanni lo hanno ben compreso,  gratificando chi sa guidarli con prestazioni eccellenti. Da alcuni filmati pubblicati in rete si può notare la loro “spalla ” Massimo Bairo (e non soltanto lui) con uno sguardo sempre rivolto alla parte e l’altro al direttore, permettendo così a quest’ultimo di poter mettere in atto soluzioni interpretative anche improvvise, come in un seducente scambio di idee.

 

In  conclusione chi è oggi un buon direttore?

– Quello che per la prima volta di fronte ad una partitura ne ha il risultato sonoro immediato nella mente. Il resto sono solo chiacchiere e mestiere e, in certi casi, neppure quello; ahimè ormai un diploma non lo si nega a nessuno!

 

Mara Martellotta

Addio ad Andrea Bistolfi, nipote del grande scultore

Se n’è andato in punta di piedi, a 91 anni, Andrea Bistolfi, nipote del grande scultore Leonardo Bistolfi che con il francese Auguste Rodin fu il maggiore interprete della scultura liberty tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento

Nato a Casale Monferrato Leonardo Bistolfi morì a La Loggia (Torino) nel 1933, Ed il nipote Andrea ha vissuto tutta la vita a Torino ma ha mantenuto un legame con la città monferrina nei decenni. E Casale al maestro ha dedicato una gipsoteca, annessa al Museo Civico inaugurato negli anni Novanta, alla presenza di Umberto Eco e dello stesso Andrea Bistolfi che ha donato diverse opere dell’avo a Casale. E il giovane sindaco di Casale, Federico Riboldi, appreso della scomparsa di Andrea Bistolfi ha così dichiarato: “La città di Casale Monferrato gli deve molto, ha tessuto rapporti proficui con il Museo e la Gipsoteca, donando e concedendo in prestito decine di opere che ne arricchiscono l’impareggiabile collezione”. Anche Giuliana Romano Bussola, assessore casalese alla cultura dal 2009 al 2014 lo ricorda: “Con lui avevo intessuto un buon rapporto, ci siamo visti sia a Casale, sia a Torino, l’ho anche coinvolto nella ristampa del catalogo delle opere bistolfiane che risaliva al 1984. E’ una persona di cui Casale sentirà la mancanza”.

Massimo Iaretti

 

“Benemale” al tempo della Controriforma

Di Concetto Fusillo

Museo Civico di Moncalvo – via Caccia n.5

dal 6 luglio al 29 settembre

sabato e domenica dalle 10,00 alle 19,00

in settimana su appuntamento

 

Concetto Fusillo nasce a Lentini (SR) l’8-12-1945. Conseguito il diploma di Maestro d’Arte all’Istituto Statale d’Arte di Catania, si dedica all’insegnamento ma, dopo una breve esperienza, nel 1970 si trasferisce in Lombardia, a Lecco, dove si dedica all’attività artistica, particolarmente in pittura, scultura, incisione; oggi vive e opera a Mombaldone.

 

La produzione artistica, di Concetto Fusillo costituisce un vero archivio pittura, come egli stesso ama dire, poiché scaturisce da una laboriosa e fruttuosa ricerca in archivi pubblici e privati divenuti intimo rifugio di uno studioso nutrito di cultura umanistica.

Spinto da viscerale desiderio mai esausto di conoscenza e assumendosi il compito di togliere dall’oblio fatti dimenticati, se ne appropria trasformandoli in occasione d’arte e concretizzandoli in pittura.

Le opere, nate dalla curiosità di portare alla luce vari comportamenti tra il Bene e il Male durante il XVI e XVII secolo nel territorio acquese, hanno come protagonisti i preti e sono il risultato di una appassionata ricerca negli archivi della diocesi di Acqui, affrontando la dialettica esistenziale da sempre trattata da teologi, filosofi e letterati senza mai arrivare ad una regola definitiva universale.

La mostra curata da Giuliana Romano Bussola, allestita da Giancarlo Boglietti, promossa dall’Associazione A.L.E.R.A.MO. Onlus nella persona del Presidente Maria Rita Mottola in collaborazione con il Comune di Moncalvo.

 

I libri più letti e commentati a Giugno

L’estate è arrivata e con lei la nostra consueta rassegne di letture scelte e commentate nel gruppo FB Un Libro tira l’altro ovvero il Passaparola dei libri

Tra i titoli più discussi nel gruppo, quello che ha suscitato più interesse è senza dubbio La paziente silenziosa, thriller di Alex Michaelides, seguito da Lacrime di sale, di Piero Bartolo e Lidia Tilotta; infine, la scomparsa di Vittorio Zucconi ha riacceso l’interesse per il suo saggio su Cavallo Pazzo Gli spiriti non dimenticano.

Estate, tempo di viaggi e non può mancare una piccola scelta di libri di viaggio, selezionati dai suggerimenti dei nostri lettori: a chi ama il fascino dell’ on the roadconsigliamo il classico Strade Blu, di William Least Heat -Moon, per ritrovare un’America che forse non c’è più ma che sopravvive nella letteratura; a chi cerca oltre allo svago, l’impegno, è consigliato Kobane Calling, graphic Novel di Zerocalcare, racconto del viaggio dell’autore a seguito di una missione umanitaria nella Siria devastata dalla guerra; se siete appassionati di mappe e per voi un viaggio può iniziare semplicemente facendo scorrere gli occhi su una carta, allora non perdetevi l’interessante saggio di Toby Lester, La mappa perduta che ricostruisce l’idea che l’uomo si è fatto del viaggio attraverso i secoli.

Secondo appuntamento con le pillole della Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times: oggi portiamo la vostra attenzione sul complesso Ragtime, di E.L. Doctorow, che racconta l’evoluzione dell’America nei roimi anni del secolo passato attraverso l’intreccio di storie diverse,  sul difficile ma affascinante Una tragedia americana di Theodor Dresier, drammatico racconto di umana miseria e sul capolavoro di Philip Roth, Pastorale americana. Tutti e tre questi titoli hanno avuto interessanti riduzioni cinematografiche, da riscoprire insieme alle letture.

Dedichiamo l’ultima parte della nostra rassegna un breve resoconto del nostro raduno ufficiale che si è tenuto in 13 giugno a Firenze, presso il Caffè letterario Le Murate: all’incontro, moderato dai fondatori e amministratori del gruppo, hanno partecipato i membri della community, in una serata divertente di chiacchiere e ricordi, terminata con un incredibile scambio di libri e segnalibri. Troverete sul gruppo i video e i commenti all’evento.

 Podio del mese

La paziente silenziosa, di A. Michaelides (Einaudi) – Lacrime di sale, di P. Bartolo e L. Tilotta (Einaudi) – Gli spiriti non dimenticano, di V. Zucconi (Mondadori)

 In viaggio con i libri

Strade Blu, di W.Least (Einaudi) – Kobane Calling, di Zerocalcare (Bao) – La mappa perduta, di T. Lester (Rizzoli)

 Time’s List of the 100 Best Novels

Ragtime, di E.L. Doctorow (Mondadori) – Una tragedia americana di T. Dreiser (Frassinelli) – Pastorale Americana di P. Roth (Einaudi)

 

Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it 

Maioliche a Palazzo Madama

“Maioliche a Varallo: la collezione Franchi dialoga con altri musei”. Un  incontro-conferenza con Giulia Anversa. Giovedì 27 giugno, ore 17,30

In occasione della mostra “L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica” (in corso fino al prossimo 14 ottobre), il “Gran Salone dei Ricevimenti” di Palazzo Madama, in piazza Castello a Torino, ospita, giovedì 27 giugno alle ore 17,30, l’incontro con Giulia Anversa – curatrice della Collezione Franchi presso la Pinacoteca di Varallo – che presenterà al pubblico torinese la preziosa raccolta di maioliche donata al museo valsesiano dall’imprenditore Luciano Franchi ed esposta, fino al prossimo 22 settembre, nella stessa Pinacoteca al Palazzo dei Musei di Varallo (Vercelli). In tutto, 194 opere che consentono di ammirare l’evolversi dell’arte ceramica in Italia dal XIV al XVIII secolo, percorrendo idealmente un itinerario che tocca le principali manifatture italiane. In mostra a Varallo troviamo anche venti opere che la famiglia Franchi conserva ancora nella propria collezione privata, accanto a prestiti significativi dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze, dalle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, dal MIC – Museo Internazionale della Maiolica di Faenza e da Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino. Il Rinascimento e la sua cultura emergono in particolare dal confronto fra tre opere di grande importanza, fra le quali un “Tondino” faentino di Baldassarre Manara firmato e datato 1534, dalla collezione privata di Borgosesia, uno splendido e noto esempio di Francesco Xanto Avelli, proveniente dal Museo del Castello Sforzesco di Milano e un piatto di Francesco Durantino, datato 1542, del Museo di Varallo.

Ingresso fino ad esaurimento posti con prenotazione obbligatoria: tel. 011/4429629 o madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

g. m. 

 

“Dreams & Hopes” ad Azeglio con le Musiche da ripostiglio

Terzo appuntamento ad Azeglio con la rassegna “Musiche da ripostiglio e altro”. La residenza di campagna “Fuori Porta d’Azeglio”, nel centro storico del comune canavesano, ospiterà alle 21 di sabato 29 giugno la serata musicale “Live concert Dreams & Hopes”. Ospiti di Giuseppe Lo Faro e David K Tickle ci saranno Anna Sfregola ( in arte Anna Dari), pianista, compositrice e poetessa nata ad Ascoli Piceno e piemontese d’adozione, che presenterà i brani del suo primo album digitale intitolato “Dreaming with Annie” e il musicista Alessandro Fantino. Il cantautore astigiano ha avviato con la collega un progetto musicale che li vede entrambi coinvolti nella versione live acustica di“Tree of Hopes” , il primo EP di Fantino composto da cinque brani che passano dal pop vero e proprio a sfumature blues, jazz, rock e gospel. Per la serata azegliese il duo sarà affiancato dalla vocalist Lucia Falanga.

M.Tr.

I “Virtuosi dell Accademia di San Giovanni” in concerto

 Grande partecipazione di pubblico in Duomo il 21 giugno scorso

La tempesta di grandine e pioggia che si è abbattuta su Torino e dintorni non ha impedito, venerdì 21 giugno scorso, ad un folto pubblico di appassionati di sfidare le intemperie per recarsi in Duomo, fulcro della religiosità torinese, per assistere al tradizionale appuntamento concertistico eseguito dai “Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni”, in occasione della 37esima Festa Europea della Musica.

Condotti con mano sicura dal loro direttore ospite, il maestro Antonmario Semolini, i “Virtuosi” hanno regalato al pubblico due brani di assoluta bellezza ed immediata comunicazione, la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, D 485 di Franz Schubert. Non stupisce l’accostamento di questi due brani musicali. Nella Quinta Sinfonia, infatti, Schubert si distacca dai modi e dalle forme beethoveniane, riavvicinandosi proprio allo stile mozartiano, evidente nella scrittura per piccola orchestra senza tromba né tamburi militari, che è la stessa combinazione orchestrale cui era destinata la Sinfonia in sol minore di Mozart, nella sua versione originale.

L’esecuzione ha avuto punte di pura poesia attraverso i dialoghi raffinati, indotti con precisione dal maestro Semolini, tra archi e fiati, ed in particolare, per questi ultimi, si sono distinte le preziosità sonore del flauto di Davide Chiesa, dell’oboista Pasqualino Rizzo, del fagotto di Paola Sales e la straordinaria morbidezza ed intonazione dei corni condotti da Ugo Favaro. L’interpretazione accurata e senza cedimenti da parte del maestro Semolini e dell’Orchestra ha ottenuto un meritatissimo successo tributato dagli applausi di un pubblico attento, all’interno del quale figuravano anche personalità del mondo dell’arte e della cultura, capaci, con la loro fama, di travalicare i nostri confini; tra esse il musicologo Enzo Restagno e lo scienziato Pierluigi Baima Bollone.

La serata è stata possibile grazie a don Carlo Franco, parroco del Duomo e presidente dell’Accademia che egli stesso ha creato per dare alla Cattedrale rinascimentale un ruolo di centro di irradiazione della cultura, nelle sue diverse espressioni, anche musicale, a vantaggio di tutta la popolazione, coinvolgendola in una partecipazione attiva. I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni rappresentano, sicuramente, una realtà culturale preziosa per Torino, capace di fondere l’espressione musicale a quella della spiritualità del Duomo, in cui l’Accademia ha sede e degna di un’attenzione particolare da parte delle istituzioni.

 

Mara Martellotta

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

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Gary Shteyngart “Destinazione America” – Guanda –   euro 20.00

 

Per gustare a fondo questo libro va considerata la biografia dell’autore. Gary Shteyngart è nato in una famiglia ebrea nel 1972 a San Pietroburgo (quando ancora era chiamata Leningrado) ed ha mosso i primi passi in una piazza in cui svettava un’imponente statua di Lenin alta 7 metri. Anche se dall’età di 7 anni si è trasferito negli Stati Uniti, la sua vena artistica risente a tratti del peso dell’oppressione del regime comunista e lui guarda all’America come approdo. Grande paese in cui regna la libertà, anche se ai suoi occhi attenti non sfuggono le derive del sogno americano, le sacche di ingiustizia, violenze ed esagerazioni. Shteyngart ha esordito nel 2002 con il romanzo “Il manuale del debuttante russo”; oggi vive a New York, nel Queens, e nel 2010 il “New Yorker” l’ha definito uno dei migliori scrittori americani under 40. In “Destinazione America” narra l’emblematica storia di Barry Cohen, principe newyorchese della finanza baciato dal successo, dai miliardi, e proprietario di un appartamento da sogno nel cuore di Manhattan. Ha una bella moglie, Seema, e un figlio, il piccolo Shiva, affetto da una grave forma di autismo. Un bambino che in 2 anni di vita non li ha mai guardati negli occhi e con il quale è impossibile comunicare, nonostante gli sforzi di medici e logopedisti. Barry finisce per soccombere alla pressione che schiaccia la sua vita: gli impegni e i rischi del lavoro, il nido familiare che assomiglia a un inferno mascherato dagli agi e dal lusso. Una terribile cena con conoscenti fa deflagrare la bomba. Barry abbandona tutto e tutti, sale su un pullman Greyhound, senza carte di credito, né cellulare; si porta dietro solo una valigetta con la sua preziosissima collezione di orologi. Attraversa gli Stati e va alla ricerca della sua ex fidanzatina. Ma il viaggio più vero è quello dentro se stesso, alle prese con le sue insicurezze, i falsi successi, un’immaturità latente. Intanto la moglie Seema, figlia di immigrati indiani, imbastisce una tresca amorosa con un inquilino del suo palazzo. E’ uno scrittore Guatemalteco di belle speranze, dotato di moglie (amica di Seema) e figlio…sanissimo (con cui Shiva riesce a intrattenersi). Siamo nell’America che sta per eleggere Donald Trump alla Casa Bianca e il quadro che emerge dalle pagine fissa alcuni punti fermi. E’ un paese decadente, ma pur sempre dalle infinite possibilità; e viene messo a nudo lo stereotipo del ricco infelice. In un’intervista Shteyngart ha dichiarato che il capitalismo buono esiste, anche se non l’abbiamo ancora trovato; comunque secondo lui gli altri sistemi sono peggio. Per scrivere questo romanzo ha frequentato il mondo di Barry e scoperto che grandi ricchezze, soprattutto se accumulate in modo veloce e dubbio, possono virare in maledizione, superficialità, solitudine e fallimentare ricerca di qualcosa che dia un senso alla vita.

 

 

 

Graziella Naurath “Torino fermo immagine” – Atene del Canavese – euro 15.00

 

Lei è una scrittrice torinese, delicatissima e con una memoria storica notevole. In questo libro ci regala tanti scorci di un mondo che ormai non c’è quasi più, e lo fa con tocco sapiente e lieve. Nelle sue pagine ritrovate una Torino d’antan, e potete fare un tuffo in quello che l’autrice definisce “giardino zoologico di un tempo”. Quando esistevano mestieri come la rimagliatrice di calze, la modista di cappelli o c’erano artigiani abilissimi in lavori minuti all’interno di botteghe polverose e grondanti fascino. Per ogni mese dell’anno dapprima c’è un racconto e poi pagine di vita ormai scomparse, memorie di mestieri, ricette, proverbi, luoghi di Torino di cui si sono perse le tracce. Che siate lettori giovanissimi, millenials o più maturi …questo libro tornerà utile a tutti perché racconta pagine di storia non solo cittadina, ma anche di un’Italia dai tratti che suscitano nostalgia. Si parte da gennaio con il primo racconto “Un amore di-vino” ambientato nella beauty farm di un hotel a 5 stelle dove l’erede di una colossale fortuna, Vera Disgrazia, alquanto bruttina e dal cognome sfortunato, conosce un giovane aitante. Lui sa di che ricchezze dispone lei ed è questo che lo attrae. Fissano un appuntamento al quale Vera si prepara prenotando tutto il pacchetto dei trattamenti di bellezza possibili. Ma galeotto sarà Bacco, perché per la vino terapia sceglie un brut pregiatissimo e dal costo stellare…..di più non vi dico, sarà una sorpresa, raccontata con ironia.

Nelle pagine seguenti ricompaiono poi guardarobiere in famiglie altolocate, bambini che una volta sapevano giocare di fantasia e con niente, ricette che della semplicità facevano virtù e sarebbero da recuperare, proverbi antichi di grande saggezza. E via di questo passo… mese per mese. Qualche anticipazione? Tra i rimedi di bellezza, quelli per i capelli che si domavano a colpi di spazzole calde, si nutrivano con olio d’oliva, mentre il bicarbonato di sodio ringiovaniva chiome bianche viranti al giallognolo. Oppure soluzioni casalinghe per rassodare il viso o preparare maschere di bellezza “fai da te”. Per chi è attento alla dieta ecco l’antico proverbio “fare colazione come un principe, pranzare come un borghese e cenare come un mendicante” e per i chili di troppo, tutte le sere, per un mese, un infuso di rosmarino e salvia. Tra i mestieri una volta in voga, quello della bustaia, professionale come un dottore, alla quale le clienti svelavano difetti segreti perché lei rimediasse stringendo o steccando. Poi tante ricette all’insegna del “non si butta via niente”. E ancora memoria di luoghi topici Torinesi, dalle piazze alle vie più famose, per arrivare alle rive del Po, che negli anni si sono trasformate. Insomma un piacevolissimo viaggio retrò….

 

 

Stuart Turton “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”   -Neri Pozza- euro 18,00

 

Turton è uno scrittore e giornalista inglese, laureato in filosofia e, tra le varie esperienze, annovera anche un periodo come insegnante d’inglese a Shanghai. Con questo libro –dalla trama sorprendente- si è aggiudicato il Costa First Novel Award. E’ambientato nella meravigliosa residenza di campagna Blackeath House dove Lady Elena e Lord Peter Hardcastle sono pronti a ricevere gli invitati ad un sontuoso ballo in maschera. Sono tutti personaggi di spicco: nobili, ufficiali, banchieri, medici ed altri membri dell’high society. Sono gli stessi che 19 anni prima avevano partecipato ad un ricevimento nel corso del quale il figlio minore degli Hardcastle, Thomas, era stato ucciso. Tra gli ospiti questa volta c’è anche il protagonista del romanzo, Aiden Bishop, per il quale la festa, più che occasione di divertimento, finirà per rivelarsi una trappola. Alle 23 di sera la morte torna a colpire: questa volta tocca ad Evelyn Hardcastle, rampolla della famiglia, che scivola nel lago della tenuta, mortalmente ferita da un colpo d’arma al ventre. E fin qui niente di diverso dai classici gialli…Ma c’è ben di più nelle pagine del geniale autore. La sua trovata è vincente perché sguinzaglia il lettore in un mistero da capogiro, assolutamente originale. Evelyn non morirà una volta sola, la cosa si ripeterà ogni sera, allo scoccare della stessa ora…finché non verrà smascherato il colpevole. Però c’è ancora di più, e il mistero oscilla tra l’inquietante e l’alta tensione. Aiden deve risolvere l’intricato e inusuale caso…solo che le cose non saranno tanto semplici, dal momento che si trova a rivivere lo stesso giorno, ma in 8 corpi diversi (per un giorno è il dottor Sebastian Bell, poi si sveglia nei panni del maggiordomo, e via così). Davvero un bel rompicapo perché a sua disposizione ha solo quelle 8 “incarnazioni” per capire chi uccide-ucciderà (i tempi si mischiano) la giovane donna. L’unico modo per interrompere questo meccanismo di morte, ripetuto e perverso, è scoprire il colpevole, solo così Aiden potrà finalmente lasciare il castello. Peccato che qualcuno cerchi di ostacolarlo in tutti i modi.