CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 517

Donne coraggiose. Al Mao la loro storia

“Guerriere dal Sol Levante” – una mostra dell’Associazione Culturale Yoshin Ryu in collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, rende omaggio alle donne guerriere in Giappone.

Donne coraggiose che hanno lottato per difendere famiglie e terre: nonostante ciò la loro stessa esistenza è stata minimizzata, sottostimata, nascosta o addirittura negata.

 

Nella mostra, i molti volti della donna guerriera giapponese: un documentario originale della durata di mezz’ora, oggetti storici e artistici provenienti dalle collezioni del MAO, di Palazzo Madama, del Museo Stibbert di Firenze e da collezioni private italiane: armi e accessori guerrieri, xilografie, dipinti, kimono, arredi.

Con i manga e i fumetti, l’animazione, il cinema e la televisione, si assiste alla genesi di una nuova generazione di donne guerriere. Figure che prendono il posto che spetta loro di diritto, sostituendosi finalmente alle “principessine” addomesticate e passive dei primi cartoon, rivelando possibilità, capacità e temperamento pari alle controparti maschili: sono le guerriere “pop”. Disegni originali, animation cel, manifesti, action figures rarissimi, props e abiti creati appositamente.

Il percorso espositivo si conclude con 40 ritratti eseguiti da giovani artiste e artisti in omaggio ad altrettante donne che hanno combattuto le loro battaglie in varie epoche e territori.

 

A corollario della mostra è organizzato un ciclo di conferenze al MAO che offre approfondimenti sul tema, una rassegna cinematografica al Cinema Centrale di Torino dedicata alla figura della donna guerriera nel mondo. Le donne “guerriere” dell’Associazione Yoshin Ryu offrono inoltre le loro competenze nell’uso delle armi usate dalle onna-bugeisha nel lontano passato giapponese con un ciclo di workshop organizzati presso la sede in Lungo Dora Colletta 51/53.

 

All’interno del bookshop del MAO Museo d’Arte Orientale, è acquistabile il catalogo bilingue (ITA/ENG) della mostra: le fotografie delle opere esposte e interessanti e inediti saggi sulla donna guerriere redatti da esperti nipponisti e collezionisti italiani.

 

La mostra è curata da Daniela Crovella e Fabrizio Modina, con il contributo di Regione Piemonte, Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo, con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano. Partner: Basho – Dettagli di Viaggio, Associazione Culturale Leiji Matsumoto, Museo del Cinema, Slow Cinema; Sponsor Tecnici: Trenitalia e Ilti Luce.

 

 

MAO Museo d’Arte Orientale – Via San Domenico 11, Torino

ORARIO da martedì a venerdì 10-18; sabato e domenica 11-19

INFO t. 011.4436932

BIGLIETTI            Solo mostra Intero € 10 | Ridotto € 8
Mostra+museo Intero € 14 | Ridotto € 12

Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card

 

mao@fondazionetorinomusei.it

Il Requiem di Mozart in Santa Giulia

Il concerto nella chiesa torinese in collaborazione con l’Accademia della Cattedrale di San Giovanni

Il Requiem di Mozart costituirà il tema del concerto in programma lunedì 14 ottobre alle 21, nella chiesa torinese di Santa Giulia, promosso dal coro Eufone’ ed orchestra Amade’ 1791. A dirigere l’orchestra il maestro Alberto Vindrola, solisti il soprano Caterina Borruso, il mezzosoprano Daniela Valdenassi, il tenore Dario Pola ed il basso Riccardo Mattioli. Il concerto è promosso in collaborazione con l’ Accademia della Cattedrale di San Giovanni.

L’Associazione Eufone’, dal greco “bel suono”, rappresenta il nome assunto nel 1993 da un gruppo vocale capace di raccogliere diverse esperienze musicali precedenti,   e di operare nell’ambito della diffusione della cultura musicale attraverso conferenze, didattica, registrazioni, pubblicazioni, oltre che di promuovere concerti a scopo benefico.

Quello di lunedì 14 ottobre sarà un concerto dedicato dal maestro Vindrola (nella foto) alla memoria della moglie Paulette.

Alberto Vindrola, torinese, è violinista, pianista, arrangiatore e direttore d’orchestra. La sua formazione è avvenuta sotto maestri famosi quali von Abel, Manghini, Brun, Quaranta e Celibidache, che gli hanno poi permesso di occupare ruoli di rilievo in importanti istituzioni musicali, quali l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, il Gruppo di Archi di Torino e la Rai torinese.

Mara Martellotta

Chiesa di Santa Giulia, piazza Santa Giulia 7 bis. Ingresso libero

 

(La foto della chiesa è di MuseoTorino)

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

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Annalena McAffe -“Ritorno a Fascaray”   -Einaudi-   euro 25,00

 

Se amate la Scozia, le ricerche storiche e l’introspezione, questo romanzo fa per voi. E’ ambientato nell’immaginaria isola di Fascaray, un piccolo pugno di terra nel nord della Scozia, ammantato di colline, boschi, torbiere, distese di erba machair, alte falesie e grotte profonde, sabbia d’avorio cosparsa di conchiglie. Tutto nel breve raggio di un fazzoletto percorribile a piedi nell’arco di un giorno. In questa terra ancorata alle origini e all’idea dell’indipendenza dalla perfida Albione, arriva la ricercatrice canadese Mhairi McPhail, con la figlioletta di 9 anni Agnes. Un passato da sradicata: ha antiche origini scozzesi, ma la sua famiglia è emigrata in Canada e lei ha vissuto in più angoli del mondo: l’ultimo, New York, dove ha lasciato i cocci del matrimonio con Marco. Ha attraversato l’oceano per ritirarsi a scrivere l’ambiziosa biografia del bardo isolano da poco scomparso, Grigor Mc Watt. Lui è l’autore del monumentale “Fascaray compendium”: 70 anni di diari su folklore, storia, flora e fauna, vita sociale isolana. Raccolti in oltre 8 milioni di parole vergate con la stilografica “…nella sua grafia infinitesimale e precisa come un ricamo, in 276 taccuini”. Ma il romanzo è anche il resoconto delle difficoltà di una giovane madre alla ricerca di se stessa. L’inesauribile passione per tutto quello che riguarda il poeta, ma anche il tentativo di riassemblare la sua vita. Vicende private e storia pubblica dell’isola si intrecciano in modo indissolubile, il ritorno alle radici è l’elemento chiave. Mhaira raccoglie documenti, testimonianze e oggetti appartenuti a Mc Watt, ricostruisce pregi e difetti dell’autore. Sempre più distaccata e lontana dal vorticoso mondo della metropoli americana, immersa in se stessa e nelle pile di carte, lettere, pamphlet, conti, ricette e tutti i cimeli di una vita intera spesa nel perimetro di Fascaray.

E’ un affascinante affresco di vite questo romanzo scritto da Annalena McAfee (nata a Londra nel 1952), dal 1997 sposata con lo scrittore Ian Mc Ewan e intellettuale poliedrica. Laureata a a Essex, è stata responsabile della sezione Arte e Letteratura del “Financial Times”, ha fondato la “Guardian Review, ed è anche autrice di libri per ragazzi.

 

Un altro libro di questa autrice che vale la pena di leggere è “L’esclusiva” (sempre pubblicato da Einaudi nel 2012) suo primo bellissimo romanzo un po’ trascurato dalla critica.

 

Annalena McAffe “L’esclusiva” – Einaudi- euro 21,00

“L’esclusiva è ambientato nel mondo del giornalismo, ruota intorno a due personaggi femminili (che più lontani tra loro non potrebbero essere) e mette a nudo i rischi di un mestiere in cui sarebbe sempre bene controllare a fondo le proprie fonti, perché il pressapochismo e la spudorata ricerca del gossip possono stravolgere un’intera vita. E’ quello che succede all’anziana Honor Tait, mostro sacro del giornalismo d’inchiesta britannico. E’ stata una sorta di bellissima Martha Gellhorn (grandissima reporter del XX secolo e 3° moglie di Ernest Hemingway); spregiudicata, ha conosciuto personaggi cult del mondo del cinema e della cultura. Per 50 anni ha girato il mondo, curato reportage dagli scenari internazionali più importanti, e vinto il prestigioso Premio Pulitzer per un articolo sulla liberazione di Buchenwald.

Ora, nel 1977 è alla soglia dell’80esima candelina e dopo la morte del 3° marito vive appartata, in una casa piena zeppa di ricordi che raccontano la sua vita. Ed ha un’altissima opinione di se stessa. Non ama concedere interviste, ma si lascia convincere ad accettare quella di una giovane free lance che sta disperatamente cercando di emergere dalla melma dei tabloid popolari. Si chiama Tamara, è un un’ochetta svampita, un bel po’ ignorante, digiuna di storia e cultura e, per quella che pensa sia l’intervista che farà balzare avanti la sua carriera, si prepara in modo approssimativo. Ma Honor è un osso duro e fin da subito capisce con chi ha a che fare. E’ lo scontro tra due modi di fare informazione: quello serio e impegnato della decana e quello superficiale e becero della giovane. Ne uscirà un disastro su più fronti….

 

Simona Lo Iacono “L’albatro” -Neri Pozza- euro 16,50

Forse è vero che il nostro destino da adulti affonda le radici nei sogni di quando eravamo bambini. O almeno è questa l’idea di partenza del bellissimo libro “L’albatro” che   la scrittrice e magistrato siracusano Simona Lo Iacono ha dedicato alla vicenda terrena di uno dei giganti della letteratura, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.

L’albatro che dà il titolo al libro è il più fedele degli uccelli: quello che segue come un innamorato la scia delle navi mercantili, senza mai abbandonare il capitano, neanche se infuria la tempesta. Lo Iacono ripercorre la vita dello scrittore affidando pagine di ricordi al fedele servitore Antonno, affiancato da   piccolo all’altrettanto imberbe Giuseppe, che ritroviamo nel 1903, figlio unico della nobile famiglia siciliana. Bimbo silenzioso e solitario che vive nello splendido palazzo di famiglia in via Lampedusa a Palermo.

Antonno è bizzarro perché vive e pensa al contrario: se deve andare avanti cammina all’indietro, se deve leggere inizia dall’ultima pagina. Ma la sua fedeltà è assoluta e il fulcro della sua vita è proprio il giovane Giuseppe.

Ecco allora lo scorrere della vita dello scrittore, alternato a pagine dei suoi pensieri e ricordi durante la degenza nella Clinica romana Villa Angela, dove si sottoponeva a sedute di cobaltoterapia nella speranza di sconfiggere, o almeno rallentare, il tumore ai polmoni che finirà per stroncarlo. Ci sono pagine durissime che testimoniano l’orrore delle due guerre mondiali, i bombardamenti che raderanno al suolo “il gigante” (il sontuoso palazzo nobiliare della sua casata). Una ferita mai rimarginata perché “:..con la casa se ne andava il passato, la mia infanzia, il primo sguardo sul mondo…”.

Poi c’è l’amore della sua vita, la tedesca studiosa di psicoanalisi (conobbe personalmente Sigmund Freud) Alexandra Wolff Stomersee, detta Licy; figlia di una cantante lirica e di un barone lettone (che fu anche maestro di corte dello Zar Nicola II). La sposerà a Riga quasi in sordina, con rito ortodosso, nel 1932. Ma il loro sarà per anni un matrimonio a distanza perché Licy -così moderna e mascolina, coltissima e poco elegante- non verrà mai accettata dalla madre dello scrittore e i brevi periodi di convivenza delle due donne saranno all’insegna della belligeranza.

Poi c’è lo struggente racconto della beffa più nera con cui il destino infierì sullo scrittore. Morire prima di essere riuscito a vedere stampato il suo capolavoro, “Il Gattopardo”. La magnifica e immortale storia del Principe di Salina travolto dal cambiamento di un’epoca e dalla caduta dei privilegi dell’antica nobiltà siciliana. E’ curioso come lo scrittore fece morire il suo Gattopardo in una notte di luglio e come lui stesso spirò nel sonno e fu trovato senza vita all’alba del 22 luglio 1957. E tale è la tenacia dell’albatro che Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ormai agonizzante, percepirà anche alla fine la sua presenza pronta ad accoglierlo oltre il mistero della morte.

E giusto per la cronaca…fu lo scrittore Giorgio Bassani, autore de “Il giardino dei Finzi Contini”, a capire che “Il Gattopardo” era un capolavoro assoluto, ancora oggi uno dei libri più letti e tradotti a livello mondiale.

 

“Intorno al Totentanz”

Emanuele Sartoris & Massimiliano Génot

Rilettura dell’opera di Franz Liszt alla luce dell’improvvisazione

 

Domenica 13 ottobre – ore 17:00

COLLETTO IN MUSICA

 

Chiesa del Colletto

Via Raffaello, 10  – Pinerolo

 

Sempre più interessante e ad ampio raggio artistico l’attività “live” di Emanuele Sartoris.

 

Per questa particolare occasione insieme al Maestro Massimiliano Génot rileggono l’opera di Franz Liszt alla luce dell’improvvisazione crossover.

 

Uno straordinario duo con un programma ricco di fascino, dove la musica scritta da Liszt incontra l’improvvisazione tipica del jazz.

 

Il concerto rientra nel programma di “Colletto in Musica” ed è stato selezionato dalla Compagnia di San Paolo per l’iniziativa “Luoghi della cultura”.

 

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Emanuele Sartoris

Avviato allo studio dello strumento dall’età di 10 anni, rapidamente inizia ad interessarsi al Blues e a tutta la musica nera e successivamente alla tradizione classica e alla musica moderna.

Approda alla musica jazz frequentando seminari di improvvisazione e orchestrazione, fino al diploma sotto la guida di Dado Moroni presso il Conservatorio di Torino dove consegue anche la Laurea in Composizione ed Orchestrazione Jazz con il massimo dei voti sotto la guida di Furio Di Castri e Giampaolo Casati.

Suona in numerosi festivals tra cui Torino Jazz Festival, Open Papyrus Jazz Festival, Novara Jazz Festival, Moncalieri Jazz Festival, Narrazioni Jazz 2017, Joroinen Music Festival in Finlandia.

Unisce un’intensa attività concertistica a quella didattica, da seminari come “Piano Experience” presso la Fiera Internazionale del pianoforte di Cremona insieme al Maestro Massimiliano Gènot fino all’insegnamento presso lo stesso Conservatorio di Torino.

Ospite musicale stabile nella trasmissione “Nessun Dorma” su Rai 5, condotta da Massimo Bernardini ha modo di collaborare tra i tanti con ospiti del calibro di Eugenio Allegri, Enrico Rava, Tullio De Piscopo ed Eugenio Finardi.

 

 

Massimiliano Génot

nato nel 1968 a Pinerolo, inizia precocemente lo studio della musica presso diplomandosi in pianoforte a sedici anni col massimo dei voti segue il diploma in composizione e il Diploma di Eccellenza al termine del primo periodo di perfezionamento, prosegue gli studi presso il Conservatorio Superiore di Ginevra, dove ottiene il “Premier Prix de Virtuosité avec distinction” ed il “Prix Filipinetti”.

Premiato in numerosi e prestigiosi concorsi, nazionali ed internazionali, ha suonato per il Maggio Musicale Fiorentino, per Settembre Musica e il Teatro Regio di Torino, la Sagra Musicale Malatestiana, l’Accademia di Musica del Montenegro, per l’Università Bocconi di Milano,  il Politecnico di Torino, la Scuola Normale di Pisa, in Brasile per l’“Oficina de Musica de Curitiba”, l’Università di Coimbra, per la Mushashino Foundation di Tokyo, il Mittelfest, il Teatro La Fenice di Venezia, alla Musikhalle di Amburgo, al Gasteig di Monaco, alla Konzertsaal di Friburgo, al Museo Chopin di Varsavia e all’Accademia Musicale di Cracovia, e di recente in Vietnam, in Argentina, Ecuador, Cina.

Come solista con orchestra con l’Orchestra Sinfonica “Arturo Toscanini” di Parma, l’Orchestra del Festival Internazionale di Brescia e Bergamo “A. B. Michelangeli”, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, la Savaria Orchestra, la Sinfonica Nazionale dell’Ecuador, l’Orchestra Bruni di Cuneo.

Insegna attualmente Pratica pianistica presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino, affiancando corsi specialistici di Tecnica Pianistica. Ha tenuto lezioni-concerto al Dams di Torino e, nell’ambito del programma Erasmus, master class e concerti al Conservatorio Reale di Bruxelles, all’Accademia Nazionale Jan Paderevsky di Poznan, all’Accademia Nazionale  di Danzica e all’Università Yldiz di Istanbul.

 

 

 

www.emanuelesartoris.com

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Alessandro Perissinotto vince il Premio Lattes Grinzane

Con Il silenzio della collina (Mondadori) 

È Alessandro Perissinotto con Il silenzio della collina (Mondadori) il vincitore del Premio Lattes Grinzane 2019 per la sezione Il Germoglio, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana o straniera pubblicati nell’ultimo anno. Gli altri finalisti al Premio erano: Roberto Alajmo con L’estate del ’78 (Sellerio), Jean Echenoz (Francia) con Inviata speciale (Adelphi, traduzione di Federica e Lorenza Di Lella), Yewande Omotoso (Sud Africa) con La signora della porta accanto (66thand2nd, traduzione di Natalia Stabilini), e Christoph Ransmayr (Austria) con Cox o Il corso del tempo (Feltrinelli, traduzione di Margherita Carbonaro).

La cerimonia di premiazione si è svolta presso il Castello di Grinzane Cavour (Cn) ed è stata condotta da Loredana Lipperini, giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica. Protagonisti della giornata sono stati gli studenti rappresentanti delle 25 giurie scolastiche italiane i cui 400 voti hanno determinato il vincitore.

Lo scrittore giapponese Haruki Murakami è stato premiato venerdì 11 ottobre per la sezione La Quercia, riservata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico. La maggior parte dei suoi libri sono pubblicati in Italia da Einaudi. Al teatro sociale di Alba ha tenuto la lectio magistralis Un piccolo falò nella caverna.

I romanzi finalisti del Premio, organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, erano stati designati e annunciati ad aprile a Cuneo, alla sede della Fondazione CRC (che collabora e sostiene il Premio), dalla Giuria Tecnica formata da: Gian Luigi Beccaria (presidente), Valter BoggioneVittorio ColettiRosario Esposito La RossaGiulio FerroniBruno LuveràAlessandro MariRomano MontroniLaura ParianiMarco ValloraBruno Ventavoli.

Tra aprile e settembre 2019 i cinque libri sono stati letti e discussi dai 400 studenti delle 25 Giurie Scolastiche. Ventiquattro giurie sono scelte in modo da coprire tutto il territorio della Penisola: quattro in Piemonte (regione sede del Premio) e almeno una per ciascuna delle altre regioni. A queste si aggiunge la giuria estera a Madrid, presso il Liceo Scientifico “Enrico Fermi”. Le Giurie Scolastiche italiane sono: Istituto di Istruzione Superiore “G. Govone” di Alba (Cuneo); Liceo “A. Avogadro” di Biella; Istituto di Istruzione Superiore “Giordano Bruno” di Budrio (Bologna); Liceo “Galanti” di Campobasso; Istituto Omnicomprensivo “Rosselli-Rasetti” di Castiglione del Lago (Perugia); Liceo Classico “Pitagora” di Crotone; Liceo Scientifico Statale “V. Volterra” di Fabriano (Ancona); Liceo Classico “V. Lanza” di Foggia; Liceo Scientifico “Pacinotti” di La Spezia; Istituto di Istruzione Superiore “Duni-Levi” di Matera; Liceo Artistico Statale “Caravaggio” di Milano; Liceo Scientifico e Linguistico “E. Fermi” di Nuoro; Liceo Statale “G. Marconi” di Pescara; Liceo Classico Statale “G. F. Porporato” di Pinerolo (Torino); Liceo Scientifico “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” di Pistoia; Liceo Classico “M. T. Varrone” di Rieti; Liceo Scientifico “Michelangelo Grigoletti” di Pordenone; Liceo Scientifico Statale “C. Darwin” di Rivoli (Torino); Liceo “F. Filzi” di Rovereto (Trento); Liceo Statale “Francesco De Sanctis” di Salerno; Istituto di Istruzione Superiore “Fardella-Ximenes” di Trapani;  Liceo Ginnasio Statale “A. Canova” di Treviso; Istituzione Scolastica di Istruzione Liceale, Tecnica e Professionale di Verrès (Aosta). A loro si aggiunge il Gruppo di Lettura “La Scugnizzeria” di Scampia a Napoli.

Il Premio Lattes Grinzane è intitolato a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001) ed è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRC (principale sostenitore per il triennio 2017-2019), Fondazione CRT, Banca D’Alba, Giulio Einaudi Editore, Cantina Giacomo Conterno, Banor; con il patrocinio di Mibac, Consolato Generale del Giappone a Milano, Istituto Giapponese di Cultura in Roma, Institut Français Milano, Città di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Città di Cuneo, Unione di Comuni Colline di Langa e del Barolo, Polo del ‘900, Casa editrice Lattes; con il contributo di Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Cantina Terre del Barolo, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Felicin-Ristorante Albergo Dimora Storica, La Ribezza Boutique Hotel, Antica Torroneria Piemontese, GVA Gruppo Volontari Albesi; sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura.

Il giapponese Haruki Murakami al Premio Lattes Grinzane

IX Edizione .  Vincitore Sezione La Quercia e sezione Il Germoglio
Non sembra, ma il tempo vola e il Premio Lattes Grinzane, sorto sulle ceneri del vecchio Grinzane Cavour, è giunto alla sua nona edizione ed è legato alla memoria dello scrittore, pittore ed editore Mario Lattes.


Un crescendo culturale che ad Alba offre anche una mostra delle opere del poliedrico Mario Lattes presso la sede della Famija Albeisa (Orario apertura 15-18).
Come di consueto, al Teatro Busca di Alba, le celebrazioni del Premio sono iniziate con una Lectio Magistralis, quest’anno, letta in giapponese dallo scrittore Haruki Murakani (tradotta da Antonietta Pastore e Giorgio Amitrano) dal titolo “ Un piccolo falò nella caverna” e riletta quasi in contemporanea da una melodiosa voce maschile.
Moderatore dell’evento lo scrittore giallista Marcello Fois, molto conosciuto anche in Giappone, che ha intervistato i traduttori dello scrittore riconoscendogli quella gloria e visibilità che fino a poco tempo fa nessuno riconosceva loro e tanto meno le Case Editrici: erano sostanzialmente delle persone invisibili, come se non ci fossero.
Non è così, il traduttore interviene nella traduzione con la sua personalità e non è cosa da poco, tanto che la versione in lingua originale è spesso leggermente diversa da quella tradotta. Per quelle di Haruki Murakani è certo e nessuno ha smentito.
Il presidente della Giuria Tecnica Gian Luigi Beccaria (linguista e critico letterario) ha letto la motivazione del Premio sezione La Quercia assegnato allo scrittore giapponese Murakani.
La lettura della Lectio Magistralis è stata appassionante mentre l’ossessione di ripetere che non si potevano scattare foto o effettuare riprese per rispettare la privacy dello scrittore giapponese che non voleva essere ritratto mi è parsa un’esagerazione eccessiva, figuriamoci a quelli che erano della Rai e altre televisioni.
Niente foto quindi e invece no, un fotografo c’è stato ed allora non chiamiamola difesa della privacy quando invece si chiama semplicemente <<esclusiva>>.
Per fortuna il giorno dopo al castello di Grinzane Cavour sabato 12 ottobre alle 16.30, le foto per la sezione “il Germoglio”, si sono potute scattare. Un lavoro prezioso di una Giuria di quasi 400 studenti che ha effettuato con il coordinamento della Giuria tecnica la selezione dei finalisti: Roberto Alajmo con L’estate del ’78 (Sellerio), Jean Echenoz (Francia) con Inviata speciale (Adelphi, traduzione di Federica e Lorenza Di Lella), Yewande Omotoso (Sud Africa) con La signora della porta accanto (66thand2nd, traduzione di Natalia Stabilini), Alessandro Perissinotto con Il silenzio della collina (Mondadori) e Christoph Ransmayr (Austria) con Cox o Il corso del tempo (Feltrinelli, traduzione di Margherita Carbonaro)
La cerimonia di premiazione è stata condotta da Loredana Lipperini, giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica.
«La proposta di quest’anno premia una varietà di esperienze narrative che toccano generi e stili differenti – dalla Francia al Sud Africa, dall’Austria all’Italia – presentando un contrastato e sfaccettato rapporto tra natura e civiltà», commenta la Giuria Tecnica del Premio. «Dal giallo locale che scava nel passato (Perissinotto), al romanzo storico raffinato (Ransmayr), dalla spy story di humor nero (Echenoz), alla memoria familiare (Alajmo), fino ai ritratti femminili sullo sfondo della questione razziale (Omotoso)», spiega la Giuria Tecnica del Premio.

 

Tommaso Lo Russo

Le Giornate Fai d’autunno

Visite a contributo in 700 luoghi inaccessibili o poco valorizzati in 260 città

per scoprire il nostro Paese attraverso occhi nuovi e prospettive insolite

 

L’EDIZIONE 2019 È DEDICATA ALL’INFINITO DI GIACOMO LEOPARDI

 

sabato 12 e domenica 13 ottobre 2019

 

IN PIEMONTE

 

 

Le Giornate FAI d’Autunno compiono otto anni e sono più vitali che mai. Sono giovani perché animate e promosse proprio dai Gruppi FAI Giovani, che anche per quest’edizione hanno individuato itinerari tematici e aperture speciali che permetteranno di scoprire luoghi insoliti e straordinari in tutto il Paese. Un weekend unico, irrepetibile, che sabato 12 e domenica 13 ottobre 2019 toccherà 260 città, coinvolte a sostegno della campagna di raccolta fondi del FAI – Fondo Ambiente Italiano “Ricordati di salvare l’Italia”, attiva a ottobre.

 

Due giorni per sfidare la capacità degli italiani di stupirsi e cogliere lo splendore del territorio che ci circonda, invitando alla scoperta di 700 luoghi in tutta Italia, selezionati perché speciali, curiosi, originali o bellissimi. Saranno tantissimi i giovani del FAI ad accompagnare gli italiani lungo i percorsi tematici espressamente ideati per l’occasione, con l’obiettivo di trasferire il loro entusiasmo ai visitatori, nella scoperta di luoghi inediti e straordinari che caratterizzano il nostro panorama. Itinerari a tema, da percorrere per intero o in parte, che vedranno l’apertura di palazzi, chiese, castelli, aree archeologiche, giardini, architetture industriali, bunker e rifugi antiaerei, botteghe artigiane, musei e interi borghi.

 

Le Giornate FAI d’Autunno sono, quindi, l’opera collettiva dei nostri ragazzi, il risultato della forza delle nuove generazioni, simbolicamente incarnata in quel giovane che, duecento anni fa, a ventun anni, scrisse i versi immortali dell’Infinito: Giacomo Leopardi. Per questo l’edizione 2019 è dedicata a lui e alla sua poesia, su cui vertono tre aperture speciali: l’Orto sul Colle dell’Infinito, Bene del FAI a Recanati (MC), inaugurato lo scorso 26 settembre alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, luogo che ispirò l’idillio; il Parco Vergiliano a Napoli dove le spoglie di Giacomo Leopardi sono state traslate nel 1939 dalla Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, in cui l’amico Antonio Ranieri lo fece tumulare nel 1837; infine, la Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo a Roma, con la tomba di Torquato Tasso che Leopardi considerava tra gli italiani più eloquenti e sulla quale pianse le sue lacrime più profonde.

 

Ogni visita prevede un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Durante le Giornate FAI d’Autunno in via eccezionale anche i Beni FAI saranno accessibili a contributo facoltativo. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta – a questi ultimi sarà dedicata la quota agevolata di 29 euro anziché 39 – saranno riservate aperture straordinarie, accessi prioritari, attività ed eventi speciali in molte città. La quota agevolata varrà anche per chi si iscriverà per la prima volta tramite il sito www.fondoambiente.it dal 1° al 20 ottobre.

 

Tra gli itinerari tematici e i luoghi più interessanti in Piemonte:

TORINO

Il rinnovamento urbanistico della città di Torino nel ‘700

Curia Maxima o Palazzo dei Supremi Magistrati

Commissionata nel 1720 da re Vittorio Amedeo II a Filippo Juvarra, che ne fornì i primi disegni, e poi affidata a Benedetto Alfieri, la costruzione della Curia Maxima venne completata e ultimata nel 1824, quando re Carlo Felice affidò il progetto all’architetto Ignazio Michela. Il palazzo ospitava le massime magistrature dello Stato sabaudo: la Regia Camera dei Conti, che nel 1838 lo inaugurò con la prima udienza, e il Regio Senato. Successivamente è stato utilizzato come Palazzo di Giustizia fino al 2000, anno del trasferimento in corso Vittorio Emanuele II, e oggi ospita alcuni uffici comunali, la Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati e la Biblioteca della Corte d’Appello. Eccezionalmente visitabili durante le Giornate FAI d’Autunno, i vecchi ambienti della Corte d’Appello, al momento inutilizzati e chiusi al pubblico, sono rimasti inalterati e presentano ancora gli arredi originali. Oltre a queste sale, i visitatori potranno scoprire le antiche aule di giudizio della Curia Maxima, i sotterranei dove erano collocate le prigioni e la sala delle torture, attualmente adibiti a magazzini, la Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati, il corridoio d’onore, la Biblioteca della Corte e la Cappella della Corte.

Palazzo Capris di Ciglié

Residenza torinese della famiglia nobiliare Capris di Ciglié dei conti di Ciglié e Rocciglié, il palazzo, di origini secentesche, venne modificato e rimodernato nella prima metà del Settecento dall’architetto Gian Giacomo Plantery e nell’Ottocento ospitò il circolo del bridge frequentato dal conte Camillo Benso di Cavour. Il palazzo fu danneggiato dai bombardamenti nel 1940; venne sventrato il secondo piano, ma il piano nobile rimase integro. Di proprietà dell’Ordine degli Avvocati di Torino, che lo ha restaurato, e sede del circolo degli avvocati torinesi, è solitamente accessibile soltanto ai legali e ai praticanti della città, ospita corsi di aggiornamento, convegni e conferenze e viene straordinariamente aperto al pubblico durante le Giornate FAI d’Autunno.

Forte del Pastiss

Edificato tra il 1572 e il 1574 per volere del duca Emanuele Filiberto di Savoia, che desiderava rafforzare la difesa della Cittadella, il Forte del Pastiss, prospiciente il bastione San Lazzaro, è una casamatta – una costruzione militare in muratura corazzata a prova di bomba e munita di cannoniere – e doveva essere parte di un più grandioso progetto di fortificazione, che però non fu mai portato a compimento a causa dei costi notevoli e del prolungamento dei lavori. L’opera presenta un fronte esterno formato da una muratura di 2,80 metri di spessore e di 140 metri di lunghezza, nella cui fondazione fu ricavata una galleria di contromina. Il cunicolo, che si snoda tra i 7 e i 13 metri sotto il livello della strada, aveva la funzione di disperdere l’onda d’urto di una eventuale mina attivata dagli attaccanti, che poteva trovare sfogo attraverso uno dei 15 pozzi aperti nella volta a botte. L’interno della costruzione presenta due camere di combattimento sovrapposte. Dal piano superiore, per mezzo di apposite caditoie, era possibile difendere quello inferiore nel caso di infiltrazione da parte dei nemici. Le pareti esterne dei due livelli erano percorse da feritoie incrociate, per la difesa del fondo e del ciglio del fosso. Per tale complessità il forte prese il nome di pastiss, cioè un vero pasticcio. Dopo la sua riscoperta nel 1958, dal 1976 la casamatta fu oggetto di un cantiere permanente di scavo e recupero gestito dal Gruppo Scavi e Ricerche dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca.

Area archeologica Rivellino degli Invalidi

Emerso con gli scavi per il parcheggio di corso Galileo Ferraris, il Rivellino degli Invalidi è l’unica delle fortificazioni di superficie della Cittadella, riportata alla luce dopo la loro parziale distruzione alla fine dell’Ottocento. Si tratta di reperti archeologici risalenti al Seicento visitabili all’interno di un’area museale sotterranea di circa 300 metri quadrati e comprendenti parti delle mura difensive, comprese quelle del primo ampliamento di Torino del 1619, le rampe di accesso al fronte di gola, una polveriera e un esteso tratto della galleria di collegamento con il resto delle difese della Cittadella.

 

Auditorium Rai, al via la stagione concertistica

Si apre nel segno della musica beethoveniana. Un omaggio al celebre compositore tedesco di cui ricorre nel 2020 il 250 esimo anniversario dalla nascita

 

Protagonista del concerto inaugurale di venerdì 11 ottobre, alle 20, della nuova stagione concertistica dell’Auditorium Rai di Torino, sarà il direttore principale James Conlon, che dirigerà i primi tre appuntamenti per tre settimane consecutive, tutte nel segno di Beethoven. Non è, certo, una scelta casuale, in quanto nel 2020 ricorrerà il 250 esimo anniversario della nascita del musicista, avvenuta a Bonn, in Germania, il 17 dicembre 1770.

Proprio l’omaggio di James Conlon a Beethoven costituisce il fil rouge che lega i primi tre appuntamenti musicali. In apertura del concerto inaugurale della stagione verrà eseguita l’Ouverture in fa minore op. 84, tratta dalle musiche di scena composte da Beethoven per l’Egmont, in cui il musicista riassume gli ideali dello spirito di sacrificio e dell’eroismo generoso che animano l’eroe fiammingo del Cinquecento capace, grazie al suo valore e al suo coraggio, di contrapporsi al crudele governatorato del Duca d’Alba. L’Ouverture si accompagna a nove parti indipendenti, quattro intermezzi, due lieder, due melodrammi composti da scene recitate con accompagnamento strumentale, ed una Sinfonia di Vittoria per soprano e grande orchestra. Manifesto politico, in cui la sete di giustizia e libertà di Egmont si oppone al dispotismo del duca d’Alba, Egmont è anche un grande dramma del destino. L’Ouverture, ad oggi la più celebre composta da Beethoven insieme a quella del Coriolano, rappresenta una delle ultime opere del periodo eroico, sulla scia della Quinta Sinfonia, terminata due anni prima. L’importanza che in questa partitura assume la libertà è stata da molti critici interpretata quasi come la volontà beethoveniana di identificazione di sè stesso con la figura di Egmont.

Seguirà il Concerto il re minore per violino, pianoforte e orchestra MWV 04 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che verrà eseguito, in veste di solisti, dalla pianista partenopea di fama internazionale Mariangela Vacatello e da Roberto Ranfaldi, violino di spalla dell’Orchestra sinfonica della Rai dal lontano ’95. A chiusura delle serata la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Dmitrij Sostakovic, composta nel 1937 all’indomani degli attacchi da parte del regime contro le tendenze formalistiche dell’opera “Lady Macbeth del Distretto di Mcensk”.

La Sinfonia può essere interpretata quasi come una sorta di caricatura della musica del periodo, attraverso la quale Sostakovi intendeva criticare la rigidità del regime stalinista. Con quest’opera il compositore ha sicuramente raggiunto la sua maturità artistica, sacrificando la carica innovativa presente in alcune sue opere precedenti in favore di una maggiore limpidezza e coerenza. Il movimento iniziale, Moderato, della durata di quasi un quarto d’ora, si presenta nella classica forma di sonata ed introduce da subito un tema aggressivo, che va poi stemperandosi in un secondo tema ed a chiudersi in un finale sospeso e mistico. La parte più riuscita della Sinfonia è quella che segue il secondo movimento cioè il Largo, in cui ci si trova di fronte ad una sensazione di sospensione, che diventa invece più carica di tensione nell’ultimo movimento. Per questi motivi la Sinfonia n. 5 risulta dal punto di vista tecnico una delle composizioni più riuscite di Sostakovic.

 

Mara Martellotta

Debutta il programma “Giubileo per l’arte” con la mostra “La porta nuova”

INAUGURAZIONE IL 16 OTTOBRE

L’ Impresa Giubileo Onoranze Funebri ha sempre avuto tra le sue priorità l’ impegno nel promuovere la cultura.

Contribuire a diffondere la conoscenza, essere partecipi, credere nel suo valore pubblico, essere capaci di investire in ciò significa confidare nelle persone, nelle loro identità, volerle proteggere ed arricchire.

Con la mostra d’ arte ‘La Porta Nuova’ prende il via il programma ‘Giubileo per l’ arte’ con il quale l’ Impresa renderà possibile, ogni anno, l’ organizzazione, realizzazione e promozione nel panorama espositivo torinese di una mostra pubblica, con artisti di livello nello scenario dell’ arte contemporanea e creando altresì opportunità a nuove leve riconosciute valide da curatori attivi e noti.

S’ inizia con la collaborazione con il noto gallerista Ermanno Tedeschi, animatore della vita culturale torinese, romana e israeliana conosciuto anche per le sue collezioni d’arte contemporanea.

 «Vogliamo dare al nostro lavoro una lettura che vada oltre alla professionalità che da sempre ci contraddistingue – spiegano da Giubileo – L’arte, che per sua natura da sempre si confronta con il trascendente, ci è sembrata una scelta obbligata».

Il progetto in essere è stato concepito e realizzato da Carlo Galfione, artista scelto da Tedeschi per la sua poetica che spesso affronta il tema del passaggio e della memoria.

E’ in programma per il 2020 un’ esposizione il cui tema conduttore sarà il ‘Viaggio’.

L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica

Oltre 200 capolavori raccontano a Palazzo Madama la storia della maiolica italiana nella sua età dell’oro

C’è tutta la storia, affascinante e unica, della maiolica rinascimentale italiana – forse la forma d’arte che nella misura più completa e con i colori incredibilmente più accesi riflette il mondo in cui vivevano donne e uomini del Rinascimento – nella prestigiosa mostra, fra le maggiori del genere realizzate in anni recenti in Italia, allestita nella “Sala del Senato” di Palazzo Madama a Torino, fino al prossimo 14 ottobre. La rassegna riunisce per la prima volta oltre 200 manufatti (fra piatti, vasi, ciotole e brocche doviziosamente istoriate), autentici capolavori realizzati, fra la metà del ‘400 e la seconda metà del ‘500, dalle più prestigiose manifatture italiane e provenienti da collezioni private fra le più importanti al mondo nonché dalle stesse collezioni di Palazzo Madama. A curarne l’esposizione, in collaborazione con Cristina Maritano (conservatore di Palazzo Madama per le Arti decorative), uno dei massimi esperti mondiali del settore, quel Timothy Wilson cui si devono fra l’altro i cataloghi sistematici delle raccolte del British Museum di Londra, del Metropolitan Museum di New York, della National Gallery di Victoria in Australia e dell’Ashmolean Museum di Oxford, di cui Wilson è attualmente conservatore onorario. Fra le numerose opere selezionate, in un tripudio di colori di stupefacente vivacità – dai tipici fondi blu agli ocra intensi e ai gialli sfumati abbinati ai verdi luminosi – conservatisi nel tempo in modo perfetto (grazie alla particolare tecnica della maiolica), troviamo alcune chicche di autentica e prodigiosa maestria: dal grande “Rinfrescatoio del Servizio Salviati”, uscito nel 1531 dalla Bottega di Pietro e Paolo Bergantini di Faenza (oggi custodito in Palazzo Madama), alla “Brocca in porcellana medicea”, anch’essa nella raccolta di Palazzo Madama e prima imitazione europea della porcellana cinese, fino alla magnifica coppia di “Albarelli” (collezione privata), dall’incredibile lucentezza degli smalti, con decorazioni di animali, allegorie e motivi vegetali, opera di Domenego da Venezia, il più celebre dei Maestri lagunari della metà del Cinquecento. Ad aprire la mostra, in “Camera delle Guardie”, è una grande vetrina che richiama alla mente il mobile protagonista della sala da pranzo rinascimentale, la “credenza”, dove le signore del tempo (soprattutto nelle residenze di campagna) esponevano in bella mostra le maioliche, che venivano anche usate a tavola o offerte come doni in occasione particolari, quali matrimoni e nascite. Particolarmente fiorente, divenne anche il loro utilizzo nei corredi da farmacia, commissionati in genere da istituzioni religiose. La seconda tappa della mostra porta poi nella “Sala del Senato”, con le “esclusive” maioliche di Deruta, Faenza, Urbino, Gubbio, Venezia, Castelli e Torino, realizzate dai principali Maestri dell’epoca, fra i quali Nicola da Urbino e Francesco Xanto Avelli da Rovigo (detto Santino), che fu anche colto umanista e poeta alla corte di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino. L’iter espositivo prosegue, infine, illustrando l’ampia varietà di temi riprodotti sulla maiolica istoriata (specifica caratteristica nata nelle botteghe dei ceramisti italiani), pittoricamente impreziosita da soggetti religiosi, ma anche profani e amorosi, tratti dai miti e dalla storia antica, o riguardanti – in caso di servizi araldici- lo status sociale della committenza, in genere importante. Le fonti grafiche per questo tipo di pittura (che andava a costituire, all’interno delle dimore signorili, una sorta di “pinacoteca in miniatura”) derivavano dai repertori di incisioni circolanti nelle botteghe dei “maiolicari” e che fungevano da tramite per riprodurre in scala ridotta le opere più celebri dei grandi pittori del tempo. Da Michelangelo a Raffaello, fra i più gettonati. In programma, a margine della mostra, è previsto anche un convegno internazionale dal titolo “Il collezionismo fa grandi i musei”, che si terrà il 16 e il 17 settembre nelle sedi di Palazzo Madama a Torino e del Palazzo dei Musei di Varallo Sesia.

Gianni Milani

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“L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica”

Palazzo Madama – Sala Senato, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino al 14 ottobre

Orari: lun. – dom. 10/18, mart. chiuso

 

 

 

Nelle foto

– Bottega di Pietro e Paolo Bergantini: “Rinfrescatoio del Servizio Salviati”, Faenza, 1531 
– “Brocca in porcellana medicea”, Firenze, 1575 – 1580
– Domenego da Venezia: “Albarello con allegoria della Terra”, 1550 -1570
– “La Sibilla Eritrea”, Faenza, 1500 – 1520
– Bottega di Orazio Pompei: “Bottiglia da Farmacia”, Castelli, 1550 -1560
– Francesco Durantino: “Coppa traforata”, Torino, 1578