Un romanzo appassionante e divertente, in chiave autobiografica, della torinese C.C.C. Dezani, rappresenta un invito a vivere la vita con sarcasmo e ironia
“ Ci vuole coraggio nella vita e tanto, tantissimo cu…” potrebbe sembrare una massima di saggezza sulla vita, in realtà è anche una constatazione tra l’ironico e l’amaro e il titolo del romanzo d’esordio autobiografico, edito dalla Golem Editrice, percorso da ironia e da un sottile sarcasmo, di C.C.C. Dezani, frizzante quarantenne torinese, ma cittadina del mondo, amante dei viaggi, della cucina stellata e del suo bulldog inglese. Appassionata tanghera, si diletta anche con l’improvvisazione teatrale.
La storia narrata nel romanzo prende spunto dalle vicende autobiografiche dell’autrice che, proprio come la protagonista Carola, affronta la vita con sarcasmo e ironia, senza rimandare a domani ciò che può compiere oggi, ben cosciente del fatto che non è dato all’uomo sapere ciò che il futuro gli possa riservare.
Carola è una giovane donna torinese che si ritrova, all’improvviso, a fare i conti con la prematura scomparsa del suo Alessandro, giungendo a un bivio, o sprofondare nel dolore o affrontare la vita di petto, con coraggio, resilienza e ironia.
Ispirata da una lettera di Alessandro che la esorta, comunque, a continuare a vivere, Carola raccoglie tutto il suo coraggio per buttarsi nel mondo con la fame di chi, una volta perso l’amore, avverte il bisogno di nutrirsi di altre emozioni. Percepisce molto forte la presenza di lui viva dentro di sé, e così inizia a riempirsi la vita in modo bulimico e frenetico, per dare un significato alla sua esistenza e ritrovare un equilibrio tra le mancanze e lepresenze, tra i pieni e i vuoti di una vita travolta da un evento tragico.
Ed è così che inizia a compiere lunghe meditazioni yoga davanti ai tramonti, a affrontare sport estremi, balli appassionati per ritrovare il calore di un abbraccio, affronta spy games in cui si improvvisa uno 007 al femminile, fino a incontrare tanti uomini sbagliati, o forse anche l’uomo giusto al momento sbagliato.
Mara Martellotta
Il libro “ Ci vuole coraggio nella vita e tanto, tantissimo ci..” è edito dalla Golem edizioni, casa editrice torinese fondata nel 2013 da Giancarlo Caselli.
In libreria e negli store online dal 6 maggio 2021




Iniziato nella primavera del 2021, è ormai in “zona Cesarini” l’anno #Green della Reggia di Venaria. Un anno culturale in cui la Reggia e i suoi Giardini sono stati teatro di numerose e variegate proposte artistiche, espositive, didattiche e laboratoriali a tema: dalle visite guidate tematiche alle attività di fitness nei Giardini; dalla grande mostra sul paesaggio italiano “Una infinita bellezza” (che riunisce oltre 250 opere provenienti da un centinaio di istituzioni museali e collezioni private) al festival di musica, danza e teatro “Metamorfosi”; dalla rassegna floreale “Corollaria” al mercato di prodotti slow food e infine alle conversazioni sul paesaggio di“Changing Landscape”, con numerosi esperti di evoluzione paesaggistica in dialogo fra loro. Restano ancora due settimane del mese di febbraio per l’ultimo atto del “grande spettacolo”. Ultimo atto che vedrà ancora due appuntamenti della rassegna “Changing Landscape” – mercoledì 16 e 23 febbraio – e la presentazione dell’opera “Tempesta” dell’artista torinese Hilario Isola (mercoledì 16 febbraio), che andrà ad arricchire la mostra “Una infinita bellezza”, ospitata nella “Citroniera” juvarriana fino al prossimo 27 febbraio. Dopo l’appuntamento di mercoledì scorso 9 febbraio, con Michele Dalla Palma (fra i più noti fotoreporter italiani) sul tema “Dal caos perfetto della natura alle imperfette certezze del paesaggio umano”, nell’ambito di “Changing Landscape”, mercoledì 16 febbraio (ore 17), Carlo Tosco, docente al Politecnico di Torino, e Federico Larcher presenteranno, insieme al direttore della Reggia di Venaria, Guido Curto, l’opera “Tempesta” di Hilario Isola, mentre mercoledì 23 febbraio, sempre alle 17, si terrà un incontro dal titolo “Rinascita” con Fernando Caruncho (paesaggista e filosofo spagnolo, famoso per i suoi giardini minimalisti e per l’uso di forme leggere ed organiche), introdotto dal giornalista Alessandro Martini e Maurizio Francesconi, docente allo “IED – Istituto Europeo di Design” di Torino. Di grande interesse sarà certamente la presentazione (mercoledì 16 febbraio, come detto) della nuova opera d’arte “Tempesta” realizzata per l’occasione dal torinese (classe ’76) Hilario Isola e che il direttore Curto ha voluto inserire proprio all’inizio dell’ampio percorso espositivo dedicato a “Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea”.
Solo la dirigente scolastica dell’Istituto Levi di Torino ha ricordato che occupare le scuole è fatto penalmente rilevante, configurandosi anche il reato d’interruzione di pubblico servizio. Quella preside, la professoressa Anna Rosaria Toma, merita di essere citata per il suo coraggioso senso del dovere. La preside ha fatto sgombrare l’istituto senza dover ricorrere alle Forze dell’Ordine che pure aveva allertato, trattandosi l’occupazione di un reato. Possiamo comprendere il disagio che vive la scuola italiana durante la pandemia anche a causa di interventi non sempre adeguati, a partire da quelli della ministra Azzolina. Per la Dad pochissimi erano preparati e certo non è stata e non è entusiasmante. Rifiuto invece la critica ingenerosa e infondata verso i docenti che nella stragrande maggioranza ha dato il meglio di se’, come la maggioranza dei presidi che si sono trovati a fronteggiare un’emergenza gravissima senza precedenti. Anche la maggioranza degli studenti e delle famiglie si sono rivelate all’altezza di una situazione davvero molto difficile perché l’azione delinquenziale di molti no vax ha aggravato problemi gravissimi. Se una protesta di massa fosse consentita, io scenderei in piazza contro i no vax, una vera jattura sociale. Che oggi, malgrado la pandemia, gruppi di studenti abbiano deciso irresponsabilmente di occupare le loro scuole, bloccando la didattica già così incerta, rappresenta un fatto grave di irresponsabilità. Protestano per il disagio provocato dalla pandemia, quasi i non giovani avessero vissuto l’emergenza in modo lieve e spensierato. Non si vede perché i giovani dovevano essere esentati dal disagio di tutti i cittadini e dal senso di responsabilità che deve accomunare tutti in uno sforzo solidale. Ma ad esacerbare gli animi degli studenti sarebbe anche il ripristino delle prove scritte agli esami di maturità, quasi la pandemia esimesse dall’uso della lingua scritta. Per due anni detti esami sono stati una burla ,era indispensabile ripristinare un po’ di serietà. Cosa vogliono ottenere occupando le scuole? Certi studenti politicizzati si illudono di essere dei nuovi sessantottini. Creare confusione in questi frangenti è anche moralmente deprecabile. Nel 1968 non c’era la pandemia. Forse è il caso di rammentarlo a chi non ricorda o non sa.