CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 45

Emma Strada, la prima donna ingegnere in Italia si laureò a Torino

Era il 5 settembre 1908 quando una torinese, Emma Strada di 24 anni con il numero di matricola n.36, divento la prima ingegnera d’Italia.

Classe 1884, figlia d’arte, suo padre fu ingegnere civile con un suo studio in citta’, si iscrisse al Regio Politecnico, che una volta aveva la sede al Valentino, dopo aver conseguito il diploma di liceo classico presso la scuola Massimo D’Azeglio.

In Italia le donne furono ammesse all’universita’ solo nel 1874 e la prima donna in assoluto a laurearsi, in medicina, fu Ernestina Paper a cui ne seguirono altre alle facolta’ di Lettere o Giurisprudenza, ma fino a quel momento nessuna si era avventurata nel mondo maschile dell’ ingegneria.

L’ardimentosa Emma si classifico terza su 62 studenti (61 uomini) ottenendo il massimo dei voti e, dopo la discussione della tesi, la camera di consiglio ci mise piu’ di un ora per decidere se il titolo dovesse essere “ingegnere” o ingegneressa”.

Si interessarono a lei anche i media di allora come La Stampa che scrisse orgogliosamente: “Emma Strada, sabato scorso, al nostro Istituto Superiore Politecnico ha conseguito a pieni voti la laurea in ingegneria civile. La signorina Strada è così la prima donna-ingegnere che si conti in Italia e ha appena altre due o tre colleghe all’estero”.

Emma lavoro’ come assistente all’Universita’ fino alla morte del padre e successivamente esercito’ nello studio dello defunto genitore insieme al fratello (anche lui ingegnere), e si occupo’ della realizzazione di acquedotti, gallerie, miniere; non poteva firmare i documenti perche’ non era iscritta all’Albo, ma si recava regolarmente e di buon grado presso i cantieri.

Il primo progetto dell’ing. Emma Strada fu la realizzazione di una galleria di accesso ad una miniera di Ollomont in Val d’Aosta, si occupò, inoltre, della progettazione dell´automotofunicolare di Catanzaro e della costruzione del ramo calabrese dell’acquedotto pugliese. Per promuovere il lavoro delle donne nel campo della scienza e della tecnologia, fondò con altre colleghe, nel 1957, l’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetti (AIDIA), di cui diventò la prima presidente.

Emma Strada fu una fervente monarchica e per molti anni trascorse le mattine nella sede dell’Associazione Monarchica Torinese come organizzatrice e animatrice. Era molto legata al Re Umberto II, in quel periodo in esilio, che a sua volta la apprezzava e stimava e la insignini’ di importanti onorificenze sabaude.

Fu l’artefice del suo sogno e delle sue ambizioni, ma anche una donna coraggiosa che demoli’ lo stereotipo secondo cui le donne non potevano accedere ai molti mondi allora dedicati solo agli uomini, come l’ingegneria appunto. Grazie anche a lei e alla sua determinazione, al giorno d’ oggi essere una donna ingegnere non fa piu’ notizia.

MARIA LA BARBERA

“Fa quel che può, quel che non può non fa”

La prima didattica a distanza di più di 60 anni fa, in tv/ La “buona scuola” del maestro Manzi, dove non era “mai troppo tardi” per imparare 

Di Alberto Manzi la mia generazione ha un ricordo in bianco e nero. Era il maestro dell’aula in tv, quello di “Non è mai troppo tardi” che, tra il 1960 e il 1968,  insegnò a leggere e scrivere a milioni di italiani. Anch’io, grazie a lui e prima delle elementari, ho imparato la magia lieve dei segni sulla carta con un pennino che intingevo nella boccetta dell’inchiostro. La trasmissione – pensata per contrastare l’analfabetismo – andava in onda  nel tardo pomeriggio, prima di cena, e la Tv appariva come una scatola magica e misteriosa. Manzi utilizzava un grosso blocco di carta montato su cavalletto sul quale scriveva e disegnava, con un carboncino, parole e  lettere. E si faceva capire benissimo. Manzi, di cui si è tornati a parlare un paio d’anni fa grazie alla fiction trasmessa su Rai Uno, iniziò  insegnando nel carcere minorile Gabelli di Roma e per vent’anni, ogni estate, impiegò le sue vacanze per viaggiare in America Latina e fare scuola ai contadini dell’Ecuador e del Perù. Apparteneva  alla stessa generazione che espresse educatori come Mario Lodi, Danilo Dolci, Gianni Rodari, don Lorenzo Milani. Tutti nati negli anni Venti del secolo scorso, e non a caso. Tutti convinti che la didattica non è solo trasmettere una serie di contenuti e saperi già fatti, ma offrire una testimonianza personale di etica, di cultura. E stimolare una tensione continua alla curiosità e alla ricerca. Alberto Manzi era un educatore che insegnava prima di tutto se stesso.  Fece scalpore, nel 1981, quando si rifiutò di redigere le appena introdotte “schede di valutazione“, con le quali si sostituiva la pagella. Manzi si rifiutò di scriverle perché non intendeva “ bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest’anno, l’abbiamo bollato per i prossimi anni”. Quella “disobbedienza” gli costò la sospensione dall’insegnamento e dalla paga. L’anno dopo il Ministero della Pubblica Istruzione fece pressione su di lui per convincerlo a scrivere le attese valutazioni. Manzi fece intendere di non avere cambiato opinione, ma si mostrò disponibile a redigere una valutazione riepilogativa uguale per tutti tramite un timbro; il giudizio era: “fa quel che può, quel che non può non fa“. Il Ministero si mostrò contrario alla valutazione timbrata, al che Manzi ribattè: “Non c’è problema, posso scriverlo anche a penna”.. Scrisse anche  diversi libri: dal più famoso  (Orzowei, del 1955), fu tratta l’omonima serie per la Tv dei ragazzi. Ma il ricordo che abbiamo di lui resta legato a “Non è mai troppo tardi”, protagonista di una tv “buona maestra” che portava la cultura di base nelle case.

 

Marco Travaglini

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

DOMENICA 12 GENNAIO

Domenica 12 gennaio ore 10.30

ANIMALI FANTASTICI

GAM – attività per famiglie bambini dai 6 anni in su

Il percorso di visita alle rinnovate collezioni della GAM permetterà di scoprire come artisti diversi nel tempo abbiano saputo raccontare animali reali e fantastici, tra forme, colori e materiali. Da Carlo Pittara, Fortunato Depero fino a Mirko Basaldella i bambini potranno esplorare diversi generi artistici. Nelle sale dell’Educational Area i partecipanti ispirati dalle opere osservate creeranno con la tecnica del Frottage una collezione di animali fantastici popup.

Costo a bambino: euro 8 a partecipante (biglietto di ingresso al museo gratuito)

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com 

Prenotazione obbligatoria e pagamento online entro il venerdì alle ore 18

**Grazie alla collaborazione tra Fondazione Torino Musei e Biraghi, al termine dell’attività sarà offerta la merenda a tutti i partecipanti.

Domenica 12 gennaio ore 15

GEO-CROMIE

GAM – attività per adulti e bambini da 6 anni in su

La visita alla mostra di Mary Heilmann aprirà lo sguardo su un diverso modo di vedere e vivere il colore. Ciascuno dei suoi dipinti può essere visto come una traccia autobiografica, un segnale, con cui evoca un momento della sua vita evocando una realtà mentale dandole forma. Osservare le sue opere diventerà un gioco tra occhio e mente che continuamente si muovono da un senso di spazio a un altro.

Nelle sale dell’Educational Area, ispirati dalle opere viste nel percorso di visita, cercheremo di sperimentare con il colore creando un dialogo giocoso tra astrazione e figurazione.

Costo a bambino: euro 8 a partecipante (biglietto di ingresso al museo gratuito)

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com 

Prenotazione obbligatoria e pagamento online entro il venerdì alle ore 18

**Grazie alla collaborazione tra Fondazione Torino Musei e Biraghi, al termine dell’attività sarà offerta la merenda a tutti i partecipanti.

Domenica 12 gennaio ore 16

IL SOLE, IL SESAMO E GLI AQUILONI. LA FESTA INDIANA DI MAKAR SANKRANTI           

MAO – attività per famiglie

Passeggiando tra le statue provenienti dall’India e dal Sud-est asiatico, tra rappresentazioni di figure e miti dell’Induismo, scopriremo come si festeggia in diverse parti dell’India – e non solo – la prima festa dell’anno, quando il sole entra nel segno zodiacale del Capricorno e la primavera si avvicina. Nell’attività di laboratorio si potrà sperimentare come costruire un aquilone.

Da 6 anni in su

Prenotazione obbligatorio al 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo: bambini € 7 per l’attività, adulti ingresso ridotto

GIOVEDI 16 GENNAIO

 

Giovedì 16 gennaio ore 18

INCONTRO CON LUIGI ONTANI

GAM – Luci d’Artista – conferenza nell’ambito di Accademia della Luce, Public program di Luci d’Artista

Intervengono:

Luigi Ontani, artista

Giulia Giambrone, curatrice, storica dell’arte, esperta dell’opera di Luigi Ontani

Emanuele Trevi, scrittore e critico letterario

Elena Volpato, curatore GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Modera: Antonio Grulli, curatore Luci d’Artista

INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI DISPONIBILI

L’incontro con il Maestro Luigi Ontani di giovedì 16 gennaio è il momento per approfondire il lavoro di uno dei più influenti e riconosciuti artisti italiani nel mondo, e per analizzare la sua opera Scia’Mano, la Luce installata nei Giardini Sambuy in Piazza Carlo Felice creata appositamente per quest’ultima edizione di Luci d’Artista. La conferenza fa parte di Accademia della Luce, il Public Program di Luci d’Artista. Per l’occasione sono stati invitati un gruppo di critici e intellettuali di altissimo livello e prestigio che negli anni sono stati vicini al Maestro, accompagnandolo nei suoi viaggi in Italia così come nel lontano oriente, scrivendo per lui, curando mostre importanti e favorendo l’inserimento della sua opera nel contesto istituzionale. Giulia Giambrone è una giovane storica dell’arte e ricercatrice di base a Venezia: la sua tesi di laurea incentrata sull’opera di Luigi Ontani è stata l’occasione in cui si sono conosciuti. Emanuele Trevi è uno dei più grandi scrittori italiani, ha vinto il Premio Strega nel 2021 e collabora con il Corriere della Sera; da anni scrive regolarmente dell’opera del Maestro, e assieme hanno realizzato libri come quello del loro viaggio a Bali (Ontani a Bali, Humboldt Books, 2016, Milano). Elena Volpato ha inserito i primi seminali video di Luigi Ontani di fine anni sessanta nella collezione video della GAM di Torino, da lei ideata, e ha curato la mostra Alam Jiwa & Vanitas nel 2021 nello spazio Wunderkammer dello stesso museo.

Tutte le info qui: https://www.gamtorino.it/it/evento/incontro-con-luigi-ontani-accademia-della-luce/

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Nel nuovo libro di Filippo Poletti 120 interviste musicali

“L’arte dell’ascolto: musica al lavoro”. I grandi italiani degli ultimi 100 anni

“L’arte dell’ascolto: musica al lavoro”. Questo il titolo dell’ultima fatica letteraria del giornalista Filippo Poletti, il più seguito su Linkedin, che presenta, in un volume di 384 pagine, 120 interviste inedite ai grandi italiani ordinate in sette sezioni, rispettivamente “arti e mestieri”, “diritto ed economia”, “scienze”, “scrittura”, “società”, “spettacolo” e “sport”. Fra i protagonisti torinesi e piemontesi del libro compaiono Norberto Bobbio, Rita Levi Montalcini, Piero Angela, Giacomo Ponti, Piergiorgio Odifreddi, Vittorio Gregotti e l’ex direttore della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera, e tra quelli “acquisiti” Mike Bongiorno, suor Germana e Ugo Nespolo. Filippo Poletti è partito ponendosi la domanda, semplice ma inusuale, “Come si ascolta la musica da Nobel?”, e ha stilato una sorta di playlist musicale dei grandi italiani degli ultimi 100 anni. Nel libro sono contenute interviste a importanti nomi del panorama artistico, culturale e scientifico italiano, tra cui ricordiamo Giorgio Armani, Enzo Biagi, Gillo Dorfles, Renato Dulbecco, Dario Fo, Margherita Hack, Enzo Jannacci, Alda Merini, Gianfranco Ravasi, Antonio Tabucchi, i fratelli Taviani, Carlo Verdone, Umberto Veronesi, Bruno Vespa, Paolo Villaggio, Antonino Zichichi e tanti altri. In ognuno di questi 120 colloqui è possibile scoprire la storia e gli aneddoti musicali dei protagonisti intervistati, stimolando i lettori a innamorarsi della musica diventando ascoltatori attivi e seguaci del cosiddetto “music life balance “, il bilanciamento tra musica e vita.

Poletti, firma del Messaggero e del Sole 24 Ore, laureato in musicologia e specializzatosi in chitarra classica, ha riportato alcuni estratti delle interviste presenti nel libro a Norberto Bobbio, Rita Levi Montalcini, Piero Angela, Mike Bongiorno e suor Germana, interviste tutte accomunate dalla necessità e passione verso la musica classica.

Bobbio, che concesse a Poletti una delle sue ultime interviste, raccontava il suo amore per la musica di Bach e le emozioni e i sentimenti che questa sapeva evocare. All’Italia avrebbe dedicato non un ‘Va’ pensiero’ ma un ‘De profundis’, augurando ad ogni uomo che muore non la gloria in cielo ma il riposo sulla terra.

Rita Levi Montalcini, coscritta di Norberto Bobbio, proveniva da una famiglia di artisti ) la madre era pittrice) e raccontò a Poletti di essersi innamorata della musica classica negli Stati Uniti, nel 1946. Dopo la morte per suicidio del nipote Guido la musica di Bach divenne per lei una medicina, un elisir che l’accompagnò in tutte le fasi della sua vita.

Un altro grande protagonista del libro è Piero Angela che raccontò il suo sogno giovanile di diventare pianista jazz, e di quanto fosse profondo il suo rapporto con la musica. Alla domanda su che cosa fosse il Quark della musica rispose che si trattava della capacità delle note di creare emozioni straordinarie. Individuò in Bach un musicista scienziato e utilizzò la sua Aria sulla Quarta corda per il programma Superquark. L’Aria sulla Quarta corda fu anche utilizzata e riadattata in chiave rock dai Procol Harum nella nota canzone “A whiter shade of pale”. Questo utilizzo dimostra la versatilità della musica di Bach e di quanto la musica rock e pop abbia derivazioni dai temi classici.

L’amato presentatore Mike Bongiorno, nato a New York nel 1924 e torinese d’adozione dopo la separazione dei suoi genitori, raccontò di essersi innamorato della musica di Mozart durante gli anni del ginnasio grazie alla sua docente di latino e greco, che portò la classe a un concerto di musiche di Mozart. Scoprì e si appassionò a Vivaldi grazie al suo amico Angelo Ephrikian, direttore d’orchestra e fondatore dell’Istituto Vivaldi, nel 1947, a Venezia. Ephrikian pubblicò per Ricordi l’opera di Vivaldi e mandò a Mike Bongiorno tutte le registrazioni. Il famoso conduttore dichiarò di amare Vivaldi perché i suoi movimenti allegri lo rendevano tale.

Un ultimo aneddoto riguarda l’intervista a suor Germana, anch’essa torinese d’adozione poiché lasciò a dodici anni la sua casa in Veneto, a Crespadoro, per trasferirsi a Torino e lavorare come domestica. Poletti le chiese cosa ascoltassero gli Angeli mentre cucinano, ed ella rispose che per armonie, equilibri e giusta passione poteva senz’altro essere la musica di Bach. Un brano musicale che la lasciava ammutolita e che sapeva riportarla ai ricordi della sua infanzia era il coro ‘Va’ Pensiero’.

 

Mara Martellotta

Giorgina Siviero. San Carlo 1973. Una passione smodata,

Il secondo degli eventi collaterali alla mostra Gianfranco Ferré dentro l’obiettivo, allestita nelle sale delle Cantine sino al 9 marzo 2025, è con Giorgina Siviero, iconica protagonista torinese della moda. L’imprenditrice presenterà il suo libro dal titolo Giorgina Siviero. San Carlo 1973. Una passione smodatadomenica 12 gennaio 2025, nella Sala Archi Candidi, alle ore 16.00.

Giorgina Siviero è un nome storico della moda torinese: imprenditrice visionaria e fondatrice della boutique multi brand San Carlo dal 1973 (oggi un luogo in cui è protagonista la moda di ricerca) ha avuto modo di vedere e vivere tutte le grandi trasformazioni del fashion degli ultimi 50/60 anni. Grazie a Instagram è diventata un vero fenomeno social dove offre i suoi consigli di stile.

L’incontro sarà preceduto da visite guidate in mostra dalle ore 14.30.

Al via le masterclass della Gypsy con le star di Broadway e del West End di Londra

Open day il 31gennaio con Carly Anderson

Torino, crocevia di stelle hollywoodiane, è  pronta ad ospitare dall’11 gennaio per il sesto anno i più  importanti nomi del musical internazionale provenienti da Broadway e dal West End di Londra grazie al ‘Broadway & West End Gypsy Project’ della Gypsy Musical Academy, la grande e storica accademia di musical e spettacolo di Torino. Si tratta dell’unica sul territorio piemontese in grado di preparare i ragazzi per i più  prestigiosi palchi internazionali,  come quello inglese e americano.

Quattro incontri  si terranno per altrettanti sabati e domeniche  tra gennaio e maggio presso la sede di via Pagliani 25. Il primo sarà con Millie O’ Connell, protagonista  nel musical Six ( Anna Bolena) l’11 e il 12 gennaio; il secondo con Vinny Coyle, che veste i panni di Raul in “The Phantom of the Opera” il 22 e 23 febbraio. Terzo appuntamento con Carly Anderson, protagonista del musical ‘Wicked’ (Glinda) il primo e 2 marzo. Il quarto stage sarà  con Karis Anderson, protagonista del musical “Tina” il 3 e 4 marzo.

Per chi lo desiderasse la Gypsy dà la possibilità  a  chi lo desideri  di organizzare un  viaggio a Londra per assistere ai musical più  famosi, vivendo l’esperienza del backstage con la possibilità di un incontro didattico presso la scuola partner della capitale inglese. 

Da  non perdere il 31 gennaio l’open day della Gypsy Musical Academy, con la partecipazione eccezionale di Carly Anderson.

Importante la prenotazione. 

Info e prenotazioni 011/0968343.

Mara  Martellotta

Muse ispiratrici, le colline piemontesi Patrimonio UNESCO

Ad Asti, il lancio della terza edizione del Premio di Narrativa “Parole in Collina- Gente del Monferrato”

Lunedì 13 gennaio, ore 18

Asti

Il paesaggio è di quelli che bloccano sguardo e fiato. Terre di nobili vini e di nobile umanità. Una lieve infinita teoria di colline – ricoperte di preziosi vigneti, borghi e casali, torri e castelli d’origine medievale –  dove nei secoli uomo e natura hanno fatto a dovere e fino in fondo il loro mestiere creando dal nulla o attraverso ingegno, passione e doti mai dimentiche di antiche tradizioni, patrimoni culturali tali da meritargli un posto d’onore (nel 2014) quale 50° sito italiano nella Lista dell’“UNESCO World Heritage”.

Sono le Colline e i Paesaggi di LangheRoero Monferrato (quella terra “che nessuno ha mai detto … Membra e parole antiche” scriveva Cesare Pavese o “donna che mi piace tanto, che sento mia e che nessuno può portarmi via”, secondo l’amico “partigiano Ulisse”, Davide Lajolo da Vinchio), paesaggi cui s’ispira il “Premio di Narrativa “Parole in Collina – Gente del Monferrato”, promossa dall’editrice torinese “Neos edizioni” (con il Patrocinio di Regione Piemonte, Comuni coinvolti ed Enti e Associazioni Culturali del territorio), la cui terza edizione verrà lanciata lunedì prossimo 13 gennaioalle 18, presso la Biblioteca Astense “Giorgio Faletti”, in via Luigi Goltieri 3, ad Asti.

Nel corso dell’incontro sarà anche presentata l’antologia “Monferrato terra di borghi e città” (“Neos edizioni”) contenente 17 racconti selezionati in occasione della seconda edizione del “Premio”, nel 2024, tre dei quali ambientati ad Asti. Saranno presenti, fra gli altri, gli Autori e i Fotografi dell’antologia con la prefatrice Cinzia Montagna, lo scrittore di Montemagno Monferrato (oggi residente ad Asti) Gian Marco Griffi, l’assessore alla “Cultura” di Asti, Paride Candelaresi, i rappresentanti degli Enti patrocinatori e l’editore Silvia Ramasso. Che sottolinea: “Come ‘Neos edizioni’, da più di vent’anni ci occupiamo di manifestazioni ed eventi culturali legati al territorio, spesso utilizzando la scrittura narrativa per metterne in luce i valori o per dare voce a esperienze poco conosciute. All’interno di questo percorso è nato nel 2023 il Premio di narrativa ‘Parole in collina’, che nella prima edizione ha sviluppato il tema ‘Monferrato, paesaggio vivo’ e nella seconda ‘Monferrato terra di borghi e di città’. Il successo del ‘contest’ e la qualità dei racconti raccolti nelle due antologie ci hanno dimostrato come il Monferrato sia un territorio con un’ampia e forte potenzialità ispirativa, capace di stimolare una produzione letteraria variegata, suggerita dall’affascinante paesaggio naturale ma anche dalla sua importante storia e dalle vicende umane dei suoi abitanti. Il tema di questa edizione, ‘Gente del Monferrato’, lascia spazio sia al racconto di fatti realmente accaduti sia a narrazioni di fantasia, e si propone di valorizzare storie di personalità che abbiano avuto una rilevanza nella vita quotidiana o nelle vicende del paese di ambientazione. I dieci racconti selezionati dalla Giuria saranno premiati con la pubblicazione in un’antologia, che unirà il recupero della memoria con la rappresentazione letteraria del territorio e la riflessione sociale”.

Modalità di partecipazione.

Il racconto, composto da un minimo di 3400 caratteri a un massimo di 15mila (spazi inclusi) deve essere spedito entro il 15 aprile 2025, in 5 copie dattiloscritte anonime, a: “Neos edizioni srl” via Beaulard 31, 10139 Torino. La quota di partecipazione è di 20 Euro. Per visionare il “Bando” completo e i termini: www.neosedizioni.it

La premiazione avverrà nel mese di settembre a Casale Monferrato.

Il racconto vincitore riceverà un “Premio Speciale” di Mille Euro.

Il Comune in cui sarà ambientato il racconto vincitore verrà premiato con la targa di “Paese narrato 2025”; inoltre, gli autori dei primi cinque racconti classificati riceveranno la “Targa del Premio 2025”.

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Vignale vista da Sala (ph. Eleonora Ceresa), per gentile concessione “Associazione Club per l’Unesco” di Vignale Monferrato

–       Cover antologia “Monferrato terra di borghi e città”

–       Silvia Ramasso

Antologia di 32 talenti poetici che sono o saranno famosi

“Trentadue talenti della Poesia che saranno famosi (o forse lo sono già)” è il titolo di una nuova antologia di poesia italiana, pubblicata la vigilia di Natale. Il volume raccoglie altrettante voci poetiche e oltre 70 liriche. Pietro Scullino è il curatore della raccolta, nonché l’autore della selezione dei poeti, avvenuta secondo la peculiare modalità dello scouting sui social. “Trentadue talenti della Poesia che saranno famosi (o forse lo sono già)” è un volumetto di 74 pagine. Particolarmente rappresentata la poesia torinese e piemontese, con diversi nomi più o meno noti agli appassionati di poesia, ciascuno con la propria nota biografica. Il curatore ha assicurato al “Torinese” che, visto il carattere non esaustivo della prima edizione, una seconda edizione, con nomi nuovi di poeti, potrà essere pubblicata in futuro, per continuare a rispondere alla domanda che sta alla base di questa interessante operazione culturale: “Avreste riconosciuto Leopardi, Baudelaire, Montale, Merini o Valduga prima che diventassero famosi?”
Il libro, dal costo di 12,38 euro, si può acquistare su Amazon al link che segue: https://www.amazon.it/dp/B0DRCCTFMB.

Legro di Orta, dove il cinema è stato “messo al muro”

Dal 1998 è diventata un’interessante meta turistica grazie a dei bellissimi affreschi che ne colorano il centro storico

Legro è una piccola frazione di Orta San Giulio. A differenza del capoluogo, che s’affaccia sul lago che ne porta il nome e sull’omonima isola, Legro è a monte, all’inizio della strada che sale verso Miasino e Ameno, in corrispondenza della stazione ferroviaria. Dal 1998 è diventata un’interessante meta turistica grazie a dei bellissimi affreschi che ne colorano il centro storico.

Con il titolo “Il Cinema messo al muro”, è entrato con buon diritto  a far parte del circuito nazionale dei “paesi dipinti” che ha censito quasi duecento località italiane con i muri delle case affrescati da artisti di fama nazionale o da sconosciuti amanti di questa tecnica pittorica. Unico esempio tra i tanti, Legro propone una straordinaria galleria d’arte a cielo aperto, dedicata ai film che utilizzarono come set i paesi attorno  al lago d’Orta e le località del Piemonte in genere. I “murales” sono 45 e adornano buona parte dei muri della frazione. Passeggiando per le viuzze di Legro  si possono rivivere, attraverso i fotogrammi dipinti, scene di famosi film che videro il Lago d’Orta e il Verbano come cornice: “Il balordo”, “L’amante segreta”, “Una spina nel cuore”, “La voglia di vincere”, “Il piatto piange” e “La stanza del Vescovo”.

Oltre a questi si possono ammirare la “Freccia Azzurra” di Gianni Rodari che il resista Enzo D’Alò ha trasformato in un film d’animazione o  “Addio alle armi” di Charles Vidor , “La spia del lago” o “I racconti del maresciallo”, di Mario Soldati, con Turi Ferro e Nino Buazzelli. Per non parlare poi dell’immagine fiera e indolente della mondina di “Riso Amaro”, con la sua  maglietta attillata e le calze nere a metà coscia, che hanno fatto diventare Silvana Mangano un’icona del cinema italiano. Legro, durante una gita sul lago d’Orta, val bene una visita. Ma la “mappa” dei paesi dipinti in Piemonte, propone altre 21 località che si fregiano di questo titolo.  Tra queste le cuneesi Bagnasco ( la località del “Bal do Sabre”, le danze degli spadonari ), Roccaforte Mondovì e Vernante ( con le immagini di Pinocchio, omaggio al grande disegnatore Attilio Mussino, forse il più grande illustratore delle avventure del burattino di Collodi) e Gavazzana, nell’alessandrino, con le sue poche case lungo il crinale delle prime colline tortonesi.

In ultimo, vale la pena ricordare l’iniziativa unica e certamente irripetibile che ha coinvolto Torre Canavese,  dove tanti artisti dell’ex Unione Sovietica, con lo scopo di far conoscere l’arte e la cultura dell’Europa orientale: ottantotto opere murali russe, oltre ad alcuni pannelli ceramici ed opere di pittori canavesi, hanno abbellito il suo incantevole borgo, raccolto attorno allo storico castello.

Marco Travaglini

 

(foto: Architempore)

La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma

Oltre Torino. Storie, miti, leggende del Torinese dimenticato

Torino e lacqua

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8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma

Quando visitiamo una città tendiamo facilmente a focalizzarci sui quartieri centrali, perché in genere più ricchi di musei e attivitàculturali, ma così facendo corriamo il rischio di perdere le attrazioni che si trovano spostate in altri luoghi della città. Se siamo a Torino e vogliamo fare ad esempio una passeggiata in un parco, certo il primo che salta alla mente è lo splendido e rigoglioso  parco del Valentino, il vero polmone della nostra cittàche, tuttavia, offre anche altre zone verdi. Tra queste, è bene ricordarlo, vi è un ampio giardino carico di fiori e di tenera fauna cittadina, come scoiattoli e varie specie di uccelli di piccola taglia: si tratta del bellissimo ed elegante Parco della Tesoriera, il vasto parco aperto al pubblico che circonda la settecentesca Villa Sartirana, sita lungo corso Francia, nei pressi di piazza Rivoli, nella circoscrizione 4, tra corso Monte Grappa, via Borgosesia e via Asinari di Bernezzo.

La villa venne costruita per il consigliere e tesoriere generale dello stato sabaudo, Aymo  Ferrero di Cocconato (Racconigi 1663-Torino 1718) sui terreni che egli aveva acquistato nel 1713. Larchitetto a cui venne affidato lincarico delledificazione fu Jacopo Maggi, che si ispirò a Guarino Guarini. Il parco in cui sorge la fontana è anche conosciuto con il nome di Giardin dëlDiav, perché un tempo si vociferava che apparisse, su cavalli incitati al galoppo trainanti una grossa carrozza, un cavaliere nero, nientemeno che  il fantasma del tesoriere del re, Aymo Ferrero di Cocconato.

Allinterno del grande giardino si staglia, netta, la splendida costruzione, circondata da un prato verde alla francese, al cui centro, di fronte alla villa, spicca una fontana centrale. La struttura della vasca è ovaleggiante, con tre zampilli centrali più alti; lungo una parte del perimetro della vasca partono altri piccoli getti a cannella che movimentano piacevolmente il disegno dellacqua e danno rilievo artistico e ornamentale al semplice bacino contenitivo.

La Tesoriera è un esempio di villa suburbana settecentesca  erispetta fedelmente le linee strutturali dei più noti palazzi barocchi torinesi. Realizzata ex novo e non su fondamenta preesistenti, essa presenta la copertura del primo piano con eleganti volte in muratura. Il  progetto si concretizzò nel 1713 quando AymeFerrero di Borgaro e signore di Cocconato, tesoriere e generale dei redditi del Duca, fece edificare una cascina e acquistò i beni circostanti. Logica la connessione tra la professione del suo fondatore e la denominazione Tesoriera. La villa fu inaugurata dal duca di Savoia  Vittorio Amedeo nel 1715.  Gli avvenimenti storici  segnarono il lento decadimento artistico della villa  che solo nel 1844, sotto la guida di Ferdinando Arborio Gattinara Duca di Sartirana Marchese di Breme, entomologo e politico italiano, subì sostanziali mutamenti e conobbe per un breve periodo fasto e splendore. Allora, la villa era chiamata con il suo vero nome, Sartirana, e vantava una biblioteca di circa 1500 volumi di storia naturale e botanica, oltre ad una collezione ornitologica con rarissimi esemplari di uccelli esotici e arredi. A metà Ottocento la Tesoriera era un delizioso giardino botanico con camelie, rododendri, azalee, melograni, conifere e querce.  Nel 1934 la Villa fu acquistata da Amedeo duca dAosta che affidòallarchitetto Giovanni Ricci il compito di apportare delle modifiche nellala ovest .

La ricchezza botanica venne compromessa durante la seconda guerra mondiale, e in seguito, nel 1962, con la vendita dellarea  passata dallamministrazione  dei Duchi dAosta  allIstituto Sociale dei Gesuiti, che abbatterono molti alberi secolari. Nel 1976 varie manifestazioni di protesta e raccolta firme dei cittadini portarono il comune di Torino ad espropriare il parco e poi ad acquistare la villa. Dopo gli importanti restauri del 2009-2011 che hanno restituito la villa al suo antico splendore, la Tesoriera oggi accoglie la biblioteca musicale Andrea della Corte (dedicata al critico musicale e musicologo) ed è sede rappresentativa comunale. Nel parco vi è un ricco patrimonio di alberi, arbusti e fiori, con specie tipicamente italiane e altre che si sono acclimatate, come la quercia rossa. Ci sono anche esemplari di noce nero, faggio, frassino, tiglio acro, olmo, tasso bagolaro e magnolia. Una particolare pianta della Tesoriera, unica a Torino, ci parla dei climi mediterranei: a destra, lungo il viale che parte quasi dallingresso di corso Francia, si può scorgere il tronco inclinato di una quercia da sughero. Vicino allingresso, il gigantesco platano di quasi otto metri di circonferenza, forse piantato nel 1715, è lalbero più vecchio della città.

Alessia Cagnotto

 

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere lacquaLacqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altrilacqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto lecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

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