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Al Museo del Cinema, nell’ambito della mostra dedicata ad Angelo Frontoni
Nel 1964 Antonio Pietrangeli affidava a pubblico e critica “Il magnifico cornuto”, trasposizione del testo teatrale di Fernand Crommelynck, datato 1920, racconto di gelosia, ironico, rapportato ai tempi, Armando Nannuzzi e Trovajoli rispettivamente alla fotografia e colonna sonora allargata a canzoncine dell’epoca, un giovane Gian Maria Volontè nelle vesti secondarie di un assessore. Interpreti Ugo Tognazzi (prova che qualcuno ha definito magistrale) e una florida quanto bellissima Claudia Cardinale, il successo dovuto soprattutto a loro, certo non un capolavoro di un regista che seppe fare ben di meglio, leggi “La visita” e “Io la conoscevo bene”. La quale Cardinale – scomparsa come tutti sanno nella sua casa francese il 23 settembre scorso, nelle scene finali, indossò un vestito da cocktail di shantung nero ornato con petali di seta, una creazione di Nina Ricci, Haute Couture, indossato poi in seguito pure in eventi pubblici.

Nel 2019 il Museo Nazionale del Cinema torinese si era aggiudicato l’abito a un’asta di Sotheby’s “e con questa iniziativa esso intende restituire al pubblico non solo l’immagine di una grande attrice, ma la presenza tangibile del suo lavoro, lì dove cinema e realtà sembrano toccarsi.” Con l’abito, s’allineano alcune immagini di quella occasione, durante le riprese, dovute all’obiettivo di Angelo Frontoni cui il Museo ha dedicato – si protrarrà sino al 9 marzo 2026 – la mostra “Pazza idea”, dove già il viso dell’attrice, in tutta la sua bellezza, abita, come Angelica Sedara, accanto all’altro divo Alain Delon, del “Gattopardo”, nella nicchia dedicata alla Titanus, casa di produzione di lungo corso e di larghissimo successo negli anni precedenti, che proprio a causa dell’elevato budget del capolavoro di Visconti, del 1963, perennemente sfondato, fu spinta ad abbandonare la produzione cinematografica l’anno successivo, per poi riprendere negli anni Ottanta.
e. rb.
1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi
Continua dunque il progetto in cui mi sono “impelagata” riflettendo su quanto sappiamo del mondo e quanto invece conosciamo del territorio in cui viviamo.
Questa serie di articoli nasce da una discussione avuta in classe con i miei studenti, con i quali ho potuto dibattere sull’importanza che diamo a ciò che sta lontano, a discapito di ciò che invece possiamo effettivamente raggiungere, vedere, studiare a fondo. È un lavoro per me nuovo, quello che sto facendo, una sfida personale tutta di ricerca prettamente storica che ho piacere di condividere con voi, cari lettori, nella speranza di coinvolgervi e intrattenervi con un po’ di notizie locali che sono riuscita a reperire, esulando da quelle che sono le mie “zone di confort”, ossia l’arte e la scuola.
Ecco allora vi lascio alla lettura di questo secondo articolo, dedicato ad approfondire ciò che accadde alla nostra bella urbe durante le cosìddette invasioni barbariche.
Sappiamo davvero poco sulle vicissitudini di Torino durante l’alto Medioevo. L’impero romano cade per cedere il posto a una progressione di transitori regni barbarici, si apre un periodo incerto, caratterizzato da crisi commerciali, un forte calo demografico e un generale regresso della vita urbana. Il territorio di Torino viene dapprima inglobato nel regno degli Ostrogoti, successivamente, nel giro di circa un secolo, a tale popolazione subentrano i Longobardi, che detengono il potere fino al termine del secolo VIII, ossia fino all’arrivo dei Franchi. Torino è ora parte del “Regnum Italiae” e appartiene al vasto Impero di Carlo Magno, che si espande dalla Spagna ai Paesi Bassi fino alla Germania centrale. Ancora una volta la posizione geografica della città fa sì che l’urbe diventi un importante punto di collegamento tra i luoghi principali del dominio carolingio: i territori italiani e l’ancora importantissima Roma.
Le fonti pervenuteci riguardo a tale periodo storico sono esigue e frammentarie, si tratta principalmente di documenti ecclesiastici, attestati ufficiali, cronache o testimonianze redatte da titolari laici del potere, in ogni caso tutti atti che si riferiscono a persone più che benestanti e di particolare riguardo, come nobili, vescovi o imperatori, al contrario ci è quasi impossibile recuperare notizie sul “modus vivendi” della gente comune.
Sappiamo però che pressoché tutte le città murarie – compresa Torino – offrivano protezione a chi, vivendo nelle campagne, era costantemente danneggiato dalle incursioni dei barbari.
Nel IX secolo anche l’Impero Franco si spegne: i regni e i ducati che ne facevano parte sono in continua lotta tra loro, i grandi signori si combattono l’un l’altro e nel mentre tentano di arrestare le invasioni dei Saraceni e degli Ungari.
Torino si presenta come un avamposto di primaria importanza per fronteggiare le incursioni saracene provenienti dalle Alpi ed è dunque necessario, per chiunque ambisca a governare il Regno Italico, esercitare un’azione di controllo anche sul territorio del capoluogo piemontese. È Ottone I che, alla fine del X secolo, ha la meglio sugli altri aspiranti: nasce l’Impero romano-germanico. A questo punto della storia, Torino passa sotto la giurisdizione del marchese Arduino III, noto come il Glabro, il quale detiene il dominio non solo sulla città ma su tutta la zona conosciuta come “marca di Torino”, comprendente i territori circostanti e il corridoio alpino. L’antica Augusta è destinata a sottostare agli Arduino, vassalli imperiali con titolo di conti e marchesi della città fino alla morte della contessa Adelaide (1091), ultima discendente della famiglia. È tuttavia necessario ricordare l’importanza della casta ecclesiastica, i vari membri della stirpe reggente devono dividere il potere con i vescovi locali che, da Massimo in avanti, esercitano l’autorità spirituale e temporale sulla diocesi ma anche sulla cittadinanza. Il governo episcopale risulta un punto fermo in questo periodo di grande confusione, è grazie ad esso se la città presenta una struttura amministrativa e una accettabile stabilità politica. Da non dimenticare inoltre il fatto che il clero vanta un duplice espediente per assicurarsi il mantenimento del credito politico, da una parte l’egemonia spirituale, dall’altra il fatto che la Chiesa costituisce l’unica fonte di alta cultura, per l’appunto chi appartiene al clero episcopale fa parte dei pochi in grado di leggere e scrivere.

Si può dunque affermare che la storia di Torino segua le generiche vicissitudini dell’Italia, lo specifico si perde in una più ampia visione di accadimenti cronologici che segnano il destino di tutta la penisola, con l’eccezione di sporadici eventi che è possibile riportare grazie alle documentazioni rinvenute. Proviamo allora a ripercorrere un po’ piùda vicino le vicende della penisola e della nostra città durante la venuta degli Ostrogoti, poi dei Longobardi e infine ciò che avviene nel periodo carolingio.
Quando l’Impero Romano crolla, Torino non pare accorgersene, la quotidianità della cittadinanza rimane sostanzialmente imperturbata di fronte alle vicissitudini politiche lontane, e anche quando nel 493 Odoacre viene deposto dagli Ostrogoti, la notizia non desta particolare interesse.
Il nuovo re, Teodorico, tuttavia nota la città pedemontana e la ritiene un cruciale avamposto strategico. In questo contesto Torino diventa per poco protagonista: agli albori del nuovo regno un esercito di Burgundi riesce ad entrare in Italia, attraversando la Valle d’Aosta e saccheggiando le cittadine della pianura lombarda; Teodorico affida il compito di sedare l’invasione e negoziare il rilascio dei prigionieri ai vescovi di Pavia e Torino. La vicenda si conclude positivamente e nel 508 Teodorico espelle gli invasori dal regno e rende Torino un caposaldo della sua linea difensiva.
L’imperatore muore nel 526 e la stabilità del potere politico viene bruscamente scossa. Prende il comando il bizantino Giustiniano, la cui aspirazione più grande è restaurare l’antico Impero Romano; egli decide di riunire le province occidentali ai territori orientali che governa da Costantinopoli.
A seguito di tale desiderio dell’imperatore, nel 535 il generale Belisario inizia la riconquista dei territori italiani, le battaglie che ne conseguono sono violente e sanguinose e portano alla distruzione di gran parte dei territori settentrionali e centrali della penisola. Nel 553 cade l’ultimo avamposto ostrogoto e il regno di Teodorico viene cancellato del tutto. La vittoria di Giustiniano però non è destinata a durare. La conquista bizantina ha conseguenze negative e comporta l’inizio di un’altra invasione barbarica, quella dei Longobardi. Alboino in breve tempo ottiene tutta l’Italia settentrionale e centrale, occupa il Piemonte e rende Torino un’importante roccaforte del nuovo regno. Per due secoli i Longobardi detengono l’egemonia, il segno del loro passaggio è incisivo e ben evidente, soprattutto in Lombardia, regione che ancora oggi porta il loro nome.
I Longobardi, confederazione di più “gentes”, assimilabili nell’aspetto perché portatori di una “lunga barba”, sono bellicosi, saccheggiatori alla ricerca di nuove terre in cui insediarsi e soprattutto sono seguaci dell’arianesimo. È appunto la questione religiosa che determina all’inizio grosse difficoltà e spaccature con la convivenza autoctona, tutta cristiana. Ci vuole del tempo, ma alla fine ariani e pagani si convertono al cattolicesimo, come dimostra la diocesi torinese che riesce a ricongiungersi con il papato a Roma nel giro di neanche un secolo. Nonostante la natura guerriera dei nuovi dominatori, a Torino non pare esserci alcuna situazione particolarmente violenta: i contadini continuano a svolgere le loro attività e i vescovi sono lasciati liberi di occuparsi dei propri fedeli. I nobili longobardi si impossessano delle zone adiacenti all’urbe, come per esempio il colle su cui sorge Superga, il cui nome deriverebbe da Sarropergia, dal germanico Sarra-berg, “monte della collina”. Quel che emerge è che i Longobardi sono sottoposti ad un graduale processo di romanizzazione, come dimostra la scomparsa della loro lingua a favore del latino volgare. D’altro canto i nuovi dominatori apportano notevoli modifiche agli usi e costumi di derivazione romana, ad esempio il sistema delle tasse e l’assetto urbano dei centri abitati. Viene inoltre smantellata l’organizzazione delle province dell’Impero, a favore dell’istituzione di ducati, governati da comandanti militari longobardi, detti duchi; i nuovi siti hanno alto valore strategico, tra questi emergono per importanza Torino, Asti, Ivrea e Novara.
A Torino i duchi longobardi erigono diversi nuovi monumenti e palazzi, accanto ai luoghi cristiani già preesistenti. Sorgono chiese e abitazioni che esulano dall’assetto regolare della città: esse vengono costruite senza tenere in minima considerazione lo schema urbano e i tracciati originali delle strade, il tessuto della città cambia in maniera irreversibile.
Il regno longobardo sopravvive fino al 773, anno in cui Carlo Magno invade definitivamente l’Italia. Una parte dell’esercito varca le Alpi attraverso il passo del Gran San Bernardo mentre un altro reparto –guidato dal re in persona- raggiunge Torino, attraverso il valico del Moncenisio e la Val Susa. Torino è proprio la prima città a cadere sotto il dominio franco. Carlo Magno si proclama “re dei Franchi e dei Longobardi”, sottolineando in tal maniera la volontà di amministrare il regno come una provincia del suo impero franco, concedendo agli abitanti di mantenere la propria identità. Lo stesso governo di Carlo in Italia si appoggia alla struttura politica precedente, Torino stessa ne è un’acuta dimostrazione e testimonianza.
La nuova amministrazione è tuttavia più efficiente, grazie anche ai “missi dominici”, gli emissari dell’imperatore, i quali devono indagare e occuparsi delle eventuali ingiustizie e sono altresì incaricati di supervisionare l’amministrazione locale.
A caratterizzare l’impero carolingio è la strettissima alleanza con la Chiesa, ancora una volta Torino si dimostra esempio perfetto per esplicare il sistema di governo attuato. La città e le zone adiacenti sono un importante punto strategico, l’urbe sorge su un asse cruciale per la sorveglianza e la comunicazione tra il Regno Italico, la Roma pontificia e il cuore dei territori franchi. Il passaggio attraverso i valichi prende un nuovo nome: “strada francigena”, ossia “la strada dei franchi”. D’altra parte Torino è governata da un conte, amministratore della giustizia in vece dell’imperatore, egli èaffiancato nell’incarico da fidati collaboratori, sia laici che ecclesiastici.

Le fonti forniscono diverse importanti informazioni sulla centralità del ruolo del clero nell’amministrazione carolingia; ad esempio, nell’anno 816, Ludovico il Pio – figlio di Carlo Magno- nomina vescovo di Torino Claudio, suo cappellano e consigliere. Tale scelta è dovuta all’esigenza di lasciare una diocesi così importante in mani fidate. Claudio è comunque figura centrale per la storia del capoluogo piemontese, è infatti grazie a lui che nasce la “schola” di Torino, volta ad accogliere studenti dal Piemonte e dalla Liguria. A Claudio succedono prima Vitgario, il quale segue il processo di rinnovamento cristiano in risposta alle esigenze dell’impero carolingio, e poi Regimiro, che istituisce la regola di Crodegango di Metz, secondo la quale i canonici della cattedrale devono condurre una vita monastica attiva, in stretta collaborazione con il vescovo.
Con la morte di Ludovico il Pio l’enorme regno franco inizia a frantumarsi: dopo una sanguinosa lotta intestina i tre discendenti di Ludovico si spartiscono il regno.
L’ultimo re è Carlo il Grosso, figlio di Ludovico il Germanico, che tuttavia non si dimostra all’altezza di governare né di fronteggiare i nuovi nemici – Normanni e Saraceni- e viene così deposto dai vassalli nell’anno 887.
Il Regno Italico è ormai un immenso campo di battaglia su cui si scontrano i grandi signori dell’epoca e Torino è di nuovo in balia degli importanti eventi che determinano la Storia dei popoli.
ALESSIA CAGNOTTO
CON LA 474° VITAMINA SI APRE DANZANDO CON “BALLA TORINO”

A cura di Piemonteitalia.eu
Edificata intorno al 1400 a ridosso delle antiche mura di Novi, la chiesa dell’Oratorio della Maddalena è stata realizzata in seguito al passaggio della Compagnia dei Disciplinanti…
Leggi l’articolo:
https://www.piemonteitalia.eu/it/cultura/abbazie-e-chiese/chiesa-delloratorio-della-maddalena
A Big Bold Beattiful Journey – Un viaggio straordinario – Drammatico. Regia diKonogada, con Clin Garrell e Margot Robbie. David, da sempre single con la volontà di esserlo ancora per parecchio tempo, incontra Sarah – single, manco a dirlo – al matrimonio di un amico. Viaggiando in una sorta d’incantesimo, i due si ritroveranno, a bordo su di un’auto, dinanzi a una serie di porte che permetterà di farli entrare in momenti già vissuti da entrambi e per loro cruciali. Saranno anche momenti per rivedere e correggere quei momenti, i loro comportamenti: cominciando con lo scoprire anche se stessi e l’amore che li può legare. Durata 109 minuti. (Massaua, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

A House of Dynamite – Drammatico. Regia di Kathryn Bigelow, con Idris Elba e Rebecca Ferguson. Radar militari in Alaska scoprono che un missile nucleare è stato lanciato da una parte imprecisata del Pacifico e che entro 19 minuti colpirà Chicago, uccidendo oltre 10 milioni di persone. Non si sa chi l’abbia sganciato, non si sa chi sia il nemico che in silenzio ha dichiarato guerra all’America: il Presidente sa che con gli uomini che gli sono attorno deve prendere una decisione in una manciata di minuti. Presentato in concorso alla recente Mostra veneziana. Designato Film della Critica dal SNCCI: “Kathryn Bigelow mostra ancora una volta la sua maestria registica nel raccontare i venti minuti precedenti ad un (possibile?) attacco atomico negli Stati Uniti da tre angolazioni diverse, costruendo un complicato puzzle acustico e visivo. Teso e adrenalinico, il film descrive un evento per cui nessuno è preparato, dimostrando come la tecnologia più sofisticata non aiuti a fermare il pericolo. Un thriller che va oltre il racconto ammonitore, oltre la fantapolitica, per rivelarsi un’agghiacciante fotografia dell’esistente: qui, e ora.” Durata 112 minuti. (Massimo sala Cabiria V.O.)
L’attachement – La tenerezza – Drammatico. Regia di Carine Tardieu, con Valeria Bruni Tedeschi e Pio Marmaï. L’occupazione di Sandra è la gestione di una libreria, conduce una vita tutta sua tra molte sigarette, vari compagni occasionali, la certezza di non aver mai voluto avere figli. Ma se poi prevale l’incontro con la propria vicina di casa che s’allontanerà qualche giorno per andare in ospedale a partorire, vicina che le rifila il primogenito Elliott di cinque anni perché sia lei a occuparsene? Una tragedia inaspettata stravolgerà la via e le abitudini di Sandra, costringendola a far parte contro ogni sua volontà del ménage della porta accanto. Ma intanto stanno entrando in scena un grande attaccamento e una immensa tenerezza. Tratto dal romanzo “L’intimité” di Alice Ferney. Durata 106 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)
Le città di pianura – Commedia. Regia di Francesco Sossai, con Filippo Scotti, Sergio Romano, Andrea Pennacchi e Robero Citran. Due spiantati cinquantenni sono ossessionati di bere l’ultimo bicchiere. Una sera incontrano un ragazzo, Giulio, timido studente di architettura e il modo di vedere il mondo e l’amore all’improvviso si trasforma pian piano mentre i tre girano tra i locali del Veneto. Durata 90 minuti. (Romano sala 2)
Come ti muovi, sbagli – Commedia. Di e con Gianni di Gregorio, con Greta Scarano e Iaia Forte. Riuscire a evitare tutti i fastidi della vita quotidiana, mettersi in salvo da ogni rottura di scatole è sufficiente per essere felici? Il professore a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui trascorrere qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due più che ingombranti nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. Un film che riflette sull’amore e sull’inesorabile istinto degli esseri umani a mischiare il proprio destino con quello degli altri, con tutto quello che ne può derivare: fatiche ma anche gioie, e l’impressione di aver vissuto veramente. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)
Downton Abbey: il gran finale – Drammatico, storico. Regia di Simon Curtis, con Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern e Laura Carmichael. Gli anni bussano alle porte di Downton Abbey: Morta la contessa Violet, le redini della tenuta sono in mano a Lady Mary, chiamata a difenderne gli interessi nell’élite londinese, divisa com’è tra la tradizione nobiliare e il desiderio di traghettare la sua famiglia verso la modernità. Così, mentre Lord e Lady Grantham supervisionano la tenuta preparandosi poi al congedo, i Ceawley si riuniscono per definirne il futuro in un’epoca segnata dalle turbolenze della Grande Depressione. Per l’occasione tornerà dall’America anche l’eccentrico zio Harold, mina vagante che svelerà verità dimenticate e intrighi sepolti che coinvolgono vari membri della casata. Durata 123 minuti. (Eliseo, Reposi)
Duse – Drammatico. Regia di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Merlant e Fausto Russo Alessi. Negli anni tra la Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del fascismo, la Divina sceglie di tornare nel luogo dove la sua vita ha avuto inizio: il palcoscenico. Costantemente in lotta con la brutalità degli eventi e del potere, e aggrappandosi alla possibilità dell’utopia, fa della sua arte un atto rivoluzionario, anche a costo di sacrificale salute e affetti. E affronta il suo viaggio finale consapevole di poter rinunciare alla vita stessa ma non alla sua vera natura. Il film è stato designato “Film dellaCritica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Mentre il corpo del Milite Ignoto attraversa l’Italia in treno per essere sepolto a Roma, Eleonora Duse vive gli ultimi anni della sua vita: non la fermano né la tisi né i debiti perché le interessano solo tre cose: “lavorare, vivere. morire”. E Pietro Marcello affida a una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi il compito di illustrare il dramma di chi è disposta a scendere a patti anche col potere per poter continuare a confrontarsi con l’arte del teatro. Un film dove il materiale d’archivio s’intreccia alla finzione per scavare dentro la vita di una donna pronta a sacrificare anche l’amore materno per tener fede alla sua missione d’attrice.” Durata 125 minuti. (Nazionale sala 2)
Elisa – Drammatico. Regia di Leonardo Di Costanzo, con Barbara Ronchi, Roschdy Zem e Valeria Golino. Elisa, una ragazza di buona famiglia, è in carcere da dieci anni per aver ucciso brutalmente la sorella. I suoi ricordi confusi si chiariscono nell’incontro con il criminologo Alaoui, che conduce uno studio sui delitti di famiglia. La verità che emerge per Elisa è sconvolgente. Un dolore che forse è l’inizio di una redenzione. Durata 105 minuti. (Eliseo)
L’isola di Andrea – Drammatico. Regia di Antonio Capuano, con Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni. Marta e Guido non stanno più insieme. Andrea, otto anni e loro unico figlio, rende più problematica la loro separazione. I due adulti richiedono dunque al tribunale per i minorenni una sentenza giudiziale che disciplini, in via definitiva, quanti giorni Andrea debba stare con la madre e quanti con il padre. Il magistrato dispone colloqui e perizie, che costringono tanto i genitori quanto il bambino ad approfondire, laddove possibile, le ragioni dei loro disagi e desideri. E così facendo a rivelarsi progressivamente. Il piccolo Andrea, in particolare, soffre il tempo che gli viene sottratto, così come il sentirsi conteso tra due genitori cui vuole bene allo stesso modo. Durata 105 minuti. (Romano sala 3)
Jane Austen ha stravolto la mia vita – Commedia drammatica. Regia di Laura Piani, con Camille Rutherford, Charlie Anson e Pablo Pauly. Agathe, una ragazza goffa e al tempo stesso affascinante e piena di contraddizioni, si ritrova ad affrontare la sua solitudine. Sogna un amore simile ai personaggi di un romanzo di Jane Austen e la sua massima aspirazione è diventare una scrittrice. Invece trascorre le sue giornate vendendo libri nella leggendaria libreria britannica Shakespeare&Company, a Parigi. Invitata in Inghilterra alla residenza per scrittori di Jane Austen, deve combattere con le sue insicurezze: fino a quando non accade qualcosa di inaspettato e la sua vita cambia come per magia. Durata 94 minuti. (Greenwich Village sala 3)
Material Love – Commedia. Regia do Celine Song, con Dakota Johnson, Pedro Pascal e Chris Evans. Strana occupazione quella di Lucy nella New York di oggi. La sua è quella di abbinare tra loro i vari single che incontra, secondo le rispettive affinità, la condizione socio-economica e la attrazione fisica, ad esempio. Invitata al matrimonio di una delle coppie che lei stessa è riuscita a formare, Lucy incontra casualmente John, in qualità di cameriere, l’uomo con cui aveva avuto una lunga e ineguagliata storia d’amore ma che lei stessa aveva abbandonato, dal momento che, attore senza il becco di un quattrino, sapeva che no avrebbe potuto garantirle una vera stabilità economica per il futuro. Ma seduto al tavolo dei single si siede anche Harry, decisamente ricco, affascinante e spiritoso, insperatamente deciso a costruire una seria relazione. Imponendosi una scelta, chi? Durata 116 minuti. (Massaua, Lux sala 1, The Space Beinasco)
La mia amica Eva – Commedia – regia di Cesc Gay, con Nora Navas. A Eva, spagnola, consulente editoriale di successo, è sufficiente una chiacchierata con un brillante sceneggiatore durante una trasferta a Roma per capire che, arrivata ai cinquanta e dopo venticinque di matrimonio, quella sua vita di moglie e di madre non la soddisfa più. Torna a casa e ne dà notizia al povero Victor, i figli vedono il tran tran familiare cambiare, lei conosce gente nuova e nuove esperienze: l’ultima in ordine di tempo è il brillante sceneggiatore incrociato una sera a Roma. Si chiuderà quel cerchio? Durata 99 minuti. (Massimo V.O.)
Il professore e il pinguino – Commedia drammatica. Regia di Peter Cattaneo, con Steve Coogan e Jonathan Price. Argentina, 1976. Tom, insegnante inglese senza certezze e senza sogni, accetta un lavoro in una scuola privata frequentata da gente danarosa. Agli ordini del ferreo preside Buckle, mentre all’esterno si respira aria di lotta e di rivoluzione. Durante una vacanza in Uruguay, su una spiaggia dove il petrolio è arrivato a inquinare e uccidere, Tom trova un pinguino in fin di vita. il professore lo prende e lo pulisce, lo salva e lo porta con sé di nascosto a casa sua. Nasce una vera amicizia, l’animale è il riferimento di parole e chiacchiere l’unico confidente: un angolo di serenità mentre il paese è travolto dall’arrivo di ombre scure e sanguinose. Durata 111 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La ragazza del coro – Drammatico. Regia di Urška Djukić, con Jara Sofija Ostan e Mina Švajger. Protagonista è Lucia, una ragazza dall’animo particolarmente sensibile che canta nel coro di una scuola cattolica. In un contesto fatto di regole, silenzi e aspettative, Lucia si ritrova ad affrontare per la prima volta domande profonde e scomode: a chi appartiene il mio corpo? Come si imparano le regole del cuore e della vita? Attraverso le interpretazioni autentiche delle due attrici sopra citate, il film mette in scena con delicatezza e forza la scoperta della sessualità, i conflitti interiori e le dinamiche sociali che accompagnano la crescita. Durata 89 minuti. (Romano sala 1)
Testa o croce? – Western. Regia di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, con Alessandro Borgi, John C. Reilly e Nadia Tereszkiewicz. Buffalo Bill è arrivato nella campagna romana, in un’Italia ottocentesca e risorgimentale. Un profumo di Unità, mentre l’eroe americana istruisce rodei e canta le gesta dei pionieri e la costruzione della ferrovia. Ma è pure arrivato nello stivale in qualità di cantastorie: ed eccole inseguire le (piccole?) gesta di Santino, in fuga con la bella Rosa, che lui ha strappato – uccidendolo – al possidente locale. Più da inseguire le avventure di Santino o la taglia che gli hanno messo sulla testa? Durata 116 minuti. (Reposi sala 5)
The Life of Chuck – Drammatico, fantascienza. Regia di Mike Flanagan, con Tom Hiddleston, Karen Gillian e Mark Hamill. Una serie di eventi sta sconvolgendo il mondo così come lo conoscevamo. Internet non funziona più, la California si sta staccando dagli Stati Uniti in seguito a eventi tellurici, le scuole non hanno studenti. Sui pochi mezzi di comunicazione ancora funzionanti compare il ringraziamento al contabile Chuck Krantz per i suoi 39 anni di contributo all’umanità. Da qui inizia il percorso à rebours che ce ne illustra la vita e la passione per il ballo. Durata 110 minuti. (Greenwich Village sala 3, Reposi sala 4)
The Voice of Hind Rajab – Drammatico. Regia di Kaouther Ben Hania, con Saja Kilani e Motaz Malhees. Leone d’Argento a Venezia 82. Il 29 gennaio 2024 i volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata di emergenza. Una bambina di sei anni è intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza e implora di essere salvata. Mentre cercano di tenerla al telefono fanno tutto il possibile per farle arrivare un’autoambulanza. Il suo nome era Hind Rajab. “Come l’Anna Frank del nuovo genocidio, la innocente vittima con voce impaurita ricostruisce la Storia, aprendo un dibattito che va alle radici del cinema. Chiuso in una stanza, il film ne esce infelice e vittorioso perché racconta una disfatta ma anche una resistenza al Male che lo ha prodotto” (Maurizio Porro, Corriere della Sera). Designato Film della Critica dal SNCCI: “Spingendosi con coraggio e determinazione nella ricostruzione dei tragici eventi accaduti il 29 gennaio 2024 a Gaza, Kaouther Ben Hania crea una intensa tessitura drammatica basata sulla finzione scenica per dare rilievo alla terribile realtà dei fatti testimoniata dalle registrazioni delle vere telefonate tra gli operatori della Mezzaluna Rossa e una bambina di sei anni, che chiedeva aiuto, chiusa in un’auto accerchiata dai carri armati dell’esercito israeliano, mentre il resto della famiglia era già morta. Il film, che intreccia con limpida tensione etica il piano della finzione scenica e quello della verità documentata, offre allo spettatore una testimonianza segnata da sconcerto, indignazione, dolore e pietà, che restituisce le dimensioni reali della disumanizzante tragedia in atto nel territorio palestinese.” Durata 89 minuti. (Centrale V.O., Eliseo V.O., Fratelli Marx sala Chico e Harpo V.O., Uci Lingotto V.O.)
Tre ciotole – Drammatico. Regia di Isabel Coixet, con Elio Germano e Alba Rohrwacher. Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura chiudendosi in se stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di lancio, si butta sul lavoro. Ma sebbene sia stato lui a lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo, la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte. Dal romanzo di Michela Murgia. Durata 122 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo Grande, Nazionale sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Tron: Ares – Azione, fantascienza. Regia di Joachim Rønning, con Jared Leto, Greta Lee e Jeff Bridges. Ares è inviato nel mondo reale, stabilendo così il primo incontro dell’umanità con esseri dotati di intelligenza artificiale. La sua esistenza cambia, sviluppa una nuova quanto a lui sconosciuta coscienza, instaura rapporti inaspettati con una brillante tecnologa, che è alla ricerca di un codice scritto da Kevin Flynn. Durata 119 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri anche V.O. e 3D)
Tutto quello che resta di te – Drammatico. Regia di Cherien Dabis, con Saleh Bakri e Cherien Dabis. Quando un adolescente palestinese resta ferito in uno scontro con soldati israeliani durante una protesta, la madre ripercorre gli eventi che hanno condotto la famiglia fino a quel fatidico momento. Con un appassionante racconto che abbraccia tre generazioni, la donna rivela le continue lotte di una famiglia palestinese che non ha mai smesso di combattere per la propria identità, a partire dal 1948, quando il nonno subì lo sfollamento da parte dell’esercito israeliano. Durata 145 minuti. (Nazionale sala 4)
Un crimine imperfetto – Thriller. Regia e con Franck Dubosc, con Laure Calamy e Benoît Poelvoorde. Ambientato in un remoto villaggio del Giura, dove Michel e Cathy tirano avanti vendendo alberi di Natale. Con il figlio dodicenne Doudou, ragazzino con difficoltà, vivono in una vecchia fattoria tra montagne innevate, conti in rosso e sogni ormai sbiaditi. La coppia è allo stremo: troppe rate da pagare, troppe delusioni e un inverno che non sembra finire mai. Una sera, sulla strada del ritorno, Michel inchioda di colpo per evitare quello che sembra un orso sulla carreggiata. La manovra azzardata lo fa schiantare contro un’auto sul ciglio della sttada, i cui passeggeri a bordo muoiono sul colpo. Preso dal panico, Michel chiama Cathy. Dopo un breve, gelido silenzio, decidono insieme di nascondere tutto. Mentre tentano di far sparire i corpi, nel bagagliaio dell’auto incidentata scoprono una borsa con oltre due milioni di euro in contanti. Quello che inizialmente sembra un miracolo natalizio si trasforma in un incubo a occhi aperti, innescando una serie di eventi caotici e assurdi. Ha scritto Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “Il problema è l’accumulazione dei fatti, tanti da sembrare un sogno, indagini e rimorsi, euro ed etica, un’alta tensione che si stempera in osservazioni di colore umoristico ma in un panorama notturno tenebroso, come se fosse tutto una paurosa favola per grandi.” Durata 109 minuti. (Classico)
Una battaglia dopo l’altra – Thriller, azione. Regia di Paul Thomas Anderson, con Leonardo Di Caprio, Sean Penn, Benicio Del Toro e Chase Infiniti. Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Tra loro, Bob Ferguson, che ha sognato per anni un mondo migliore ai confini tra Messico e States. Appeso al chiodo l’artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall’ombra riemerge il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la ragazza, che verrà rapita, prima che accada l’inevitabile. Durata 161 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo, Greenwich Village sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 3, Nazionale sala 1, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Sabato 11 ottobre, ore 21 Conservatorio di Torino
Il concerto che inaugura la Stagione 2025/2026 della Stefano Tempia, Rencontres, di sabato 11 ottobre, è molto più di un evento musicale: è un simbolo di dialogo culturale e di amicizia tra due tradizioni corali – quella francese e quella italiana – tra le più prestigiose d’Europa. L’incontro tra il Chœur Région Sud e il Coro dell’Accademia Stefano Tempia diventa occasione per riflettere sul valore sociale della musica come strumento di coesione e scambio, capace di superare ogni confine.
Il programma offre uno sguardo affascinante su tre opere corali emblematiche, diverse per epoca e linguaggio, ma tutte profondamente legate allo spirito del loro tempo: Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi, Gloria di Francis Poulenc, Gallia di Charles Gounod.
La serata si apre con la Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi, figura centrale del rinnovamento della musica sacra italiana tra Otto e Novecento. Coevo di Puccini per anagrafe, ma spiritualmente vicino a Palestrina e al gregoriano, Perosi ha segnato con il suo stile luminoso ed estatico un’epoca di transizione, in cui la musica liturgica tornava ad affermarsi con dignità artistica. Il Gloria di Francis Poulenc, composto tra il 1959 e il 1960, è invece un’opera sorprendente, ricca di contrasti. Nello stesso brano convivono momenti di profonda devozione e slanci quasi giocosi, ironici. L’opera nasce in un clima di rinnovata spiritualità e mostra l’inconfondibile stile di Poulenc: una fusione di eleganza francese, ritmo vivace, armonie moderne e una sincera fede cattolica. A concludere il concerto, Gallia di Charles Gounod, una Lamentazione su Gerusalemme distrutta, composta nel 1871 in un momento di grande dolore per la Francia, reduce dalla sconfitta nella guerra franco-prussiana. Il testo biblico diventa allegoria della devastazione della patria: nella voce del soprano solista, nei cori accorati dalle sonorità dense di pathos, risuona il lutto di una nazione ferita. La scelta di eseguire Gallia con i due cori uniti rafforza il senso di solidarietà e memoria collettiva.
CHŒUR RÉGION SUD
Creato nel 1989 e diretto da Michel Piquemal, con il supporto odierno dei direttori di coro Nicole Blanchi e Marion Schürr, il Coro Région Sud riunisce una sessantina di cantori dai sei dipartimenti della regione e da Monaco. Si compone di due ensemble vocali, uno con sede in Provenza e l’altro in Costa Azzurra. Ogni corista beneficia di una formazione approfondita nel canto corale attraverso la pratica collettiva e il contatto con musicisti e solisti professionisti. Il Coro ha il sostegno del Consiglio Regionale Provenza-Alpi-Costa Azzurra, del Ministero della Cultura (DRAC PACA), del Consiglio Generale Bouches-du-Rhône, del Consiglio Generale delle Alpi Marittime, della Città di Aix-en-Provence, della Città di Cagnes-sur-Mer e di SPEDIDAM.
L’ACCADEMIA CORALE STEFANO TEMPIA
Fondata nel 1875, l’Accademia Corale Stefano Tempia è la prima associazione musicale del Piemonte e l’Accademia corale più antica d’Italia.
Quando a Torino venne diffusa la circolare in cui si annunciava la costituzione della Società Accademica Corale, la notizia fu accolta con grande entusiasmo. Piacque ai torinesi l’idea di “far conoscere ai cultori dell’arte seria e al pubblico in generale le composizioni troppo poco studiate oggidì dei nostri sommi maestri italiani e stranieri, quelle in ispecie che non si possono udire eseguite nelle chiese o nei teatri”. Il Cav. Stefano Tempia, maestro di musica, direttore di canto corale nelle scuole municipali della città era riuscito dar vita al suo sogno più grande. Uomo di grande cultura e di formazione eterogenea fu influenzato dalle realtà che già esistevano altrove. In Europa venivano già divulgati i grandi repertori della musica vocale dal Cinque al Settecento e si contribuiva alla conoscenza di quelli più raramente ascoltati. Tempia abbracciò e diffuse tali novità nello studio della musica corale che all’epoca, in Italia, era offuscato dallo sviluppo della lirica e del belcanto che occupava invece molto spazio e riscontrava grandissimi successi. Stefano Tempia fu colui che in Italia dette il via alla metamorfosi dello studio del canto corale verso la sua forma attuale. Da quel momento sono passati 150 anni e l’Accademia Corale più antica d’Italia non ha mai smesso di crescere e di diffondere l’intuizione di Stefano Tempia attraverso il tempo.
Il primo saggio/concerto si tenne il 12 marzo 1876 sotto la direzione di Tempia, nella sala del Ginnasio Gioberti di Torino. Fin dalle origini ha prodotto concerti collaborando con prestigiosi direttori come Giovanni Bolzoni, Giuseppe Martucci, Lorenzo Perosi, Arturo Toscanini e ha realizzato grandi eventi culturali, tra cui la prima esecuzione in Italia del Judas Maccabeus di Haendel, il primo marzo 1885 e la prima esecuzione a Torino della Nona Sinfonia di Beethoven, il 18 marzo 1888. Nel settembre del 1900, sotto la direzione del maestro Delfino Thermignon, l’Accademia Corale Stefano Tempia si recò in trasferta a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale per esibirsi in una delle sale del Trocadero e, in un concerto improvvisato, anche a Versailles. Da questo momento gli accademici furono impegnati in tutta Italia e in Europa in molte trasferte che portarono fama e successi all’associazione torinese. Nemmeno lo scoppio della Prima guerra mondiale fu di arresto alle produzioni dell’Accademia. Eccetto che per gli anni tra il 1942 e il 1948 in cui si riscontra un silenzio nei programmi da concerto, la voce del coro accademico non ha mai smesso di cantare. Negli anni che seguirono, l’Accademia Stefano Tempia istituì una Scuola di canto corale, annessa all’Accademia stessa, per alimentare nuove leve nel coro. Nel tempo il repertorio eseguito si è ampliato e ha toccato tutto il panorama della musica corale.
Oggi le scelte del direttore artistico, nonché direttore del coro, Luigi Cociglio, si trovano in linea con le iniziali larghe vedute del suo fondatore e spaziano dalle composizioni dell’antichità fino ad opere contemporanee, alcune scritte ed elaborate appositamente per l’esecuzione dell’organico accademico attuale.
INFO
Sabato 11 ottobre, ore 21
Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi”, Piazza Giambattista Bodoni, Torino
RENCONTRES
Incontri musicali tra Italia e Francia
Chœur Région Sud
Michel Piquemal, direttore
Coro dell’Accademia Stefano Tempia
Luigi Cociglio, direttore
Anna Delfino – Marion Schürr, soprani
Philippe Reymond, pianoforte
Francesco Cavaliere, organo
Biglietti: intero 15 euro, ridotto 10 euro (soci Tempia, under 30, enti convenzionati)
Acquisto al link: https://www.ticket.it/musica/evento/rencontres.aspx
Alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, domenica 12 ottobre, si rivive la storia. Si torna, in particolare, al 1600, quando la Valle di Susa era percorsa dal Camino de los Tercios Españoles o Corredor Sardo, una via di terra creata durante il regno di Felipe II per poter spostare truppe e risorse nelle Fiandre, evitando i rischi della rotta atlantica. Il percorso principale aveva inizio nel milanese e passava le Alpi attraverso il Ducato di Savoia e a seguire Franca Contea, Lorena, Lussemburgo, Vescovado di Liegi e Fiandre, fino a raggiungere Bruxelles.
La rievocazione di LIFE, istantanee di vita nel tempo è a cura de Le vie del tempo. Per l’occasione sono inoltre in programma due visite guidate tematichealle ore 11 e 15.30 incentrate sui cicli decorativi interni della chiesa abbaziale.
INFO
Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso
Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)
Domenica 12 ottobre
LIFE, istantanee di vita nel tempo
L’attività è compresa nel costo del biglietto di ingresso e si svolge durante l’orario di apertura: 9.30-13 e14-17.30
Visite guidate tematiche alle ore 11 e 15.30
Costo della visita: 5 euro, oltre il prezzo del biglietto
Biglietto di ingresso: intero 5 euro, ridotto 4 euro
Hanno diritto alla riduzione: minori di 18 anni, over 65, gruppi min. 15 persone
Fino a 6 anni e possessori di Abbonamento Musei: biglietto ingresso gratuito
Info e prenotazioni (dal mercoledì alla domenica):
011 6200603ranverso@biglietteria.ordinemauriziano.it
La sua storia inizia già nel luglio del 1857 quando venne proposta per la prima volta il progetto della sua costruzione al Consiglio comunale di Moncalvo.
Leggi l’articolo su Piemonteitalia.eu:
https://www.piemonteitalia.eu/it/cultura/teatri-storici/teatro-civico-di-moncalvo
Venerdì 10 ottobre, dalle 18 alle 20, il Teatro Baretti inaugura la nuova stagione 2025/2026, intitolata “Aurea Familia”, una stagione dedicata a Rosa Mogliasso, figura centrale della storia e dell’anima del Baretti. Il pubblico è invitato a brindare insieme con prosecco, djset e, soprattutto, con la nuova, sorprendente opera di Donato Sansone, che vestirà di nuova luce la facciata del teatro.
Da tre anni, ogni apertura di stagione è accompagnata da un nuovo murale. Quest’anno è l’artista torinese Donato Sansone, protagonista anche di una personale al Museo Nazionale del Cinema, a donare la sua arte al quartiere di San Salvario, confermando la vocazione del teatro come spazio d’incontro tra vita urbana, comunità e arte.
“Un gesto che non solo segna l’inizio della stagione – dichiara il direttore artistico del Baretti Sax Nicosia – ma che ha ridisegnato il volto di via Baretti, rendendola una tappa del percorso urbano che intreccia arte e vita quotidiana”.
La stagione teatrale 2025/2026, curata da Nicosia, porta il titolo di “Aurea Familia”, un’espressione che indica che, nel nostro stare insieme, è sempre necessario trovare un “equilibrio aureo”: si tratta di ritrovare, nel rapporto tra palco e platea, quel rapporto che in natura e in arte rappresenta l’armonia perfetta.
La prima pièce in programma sarà uno spettacolo più che mai attuale, “Salam/Shalom. Due padri”, tratto dal romanzo “Apeirogon” di Colum McCann, con Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana. I due padri, uno palestinese e l’altro israeliano, scelgono la pace. Seguirà “Arpagone” di Michele Santeramo, una rilettura dell’Avaro di Moliére, il “Corpo consapevole” di Annie Baker; ritorna anche quest’anno la maratona “Mozart nacht und Tag” e la festa finale fissata per il 5 giugno con “Tutto il niente che ho da perdere”.
Mara Martellotta