CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 434

Riapre il Museo del Risorgimento

Dalla prossima settimana sarà possibile tornare a visitare anche il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, che sarà aperto il giovedì e venerdì dalle ore 10 alle ore 18. Si inizia giovedì 11 febbraio.

Con il passaggio in zona gialla e la possibilità prevista di aprire i musei dal lunedì al venerdì, anche il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano tornerà ad accogliere i visitatori a partire dalla prossima settimana tutti i giovedì e venerdì dalle ore 10 alle ore 18. Si inizia dunque giovedì 11 febbraio.

L’ingresso sarà secondo le consuete tariffe e riduzioni. Fino alla fine di febbraio entreranno gratuitamente tutti i visitatori con meno di 26 anni di età.

L’attuale situazione di emergenza sanitaria impone il rispetto di precise norme che possano garantire la visita in totale sicurezza. Per accedere al Museo sarà obbligatorio indossare una mascherina a copertura di naso e bocca. All’ingresso saranno disposti dispenser con i disinfettanti per le mani. Ciascun visitatore sarà sottoposto al controllo della temperatura corporea che non dovrà essere superiore ai 37,5° C.  All’interno delle sale occorrerà mantenere la distanza interpersonale di oltre un metro ed evitare assembramenti.

Per i gruppi superiori alle cinque persone è possibile prenotare scrivendo una mail a prenotazioni@museorisorgimentotorino.it

Tutte le info su www.museorisorgimentotorino.it

“72 balene e altri animali” in mostra a Biella

Riprende in presenza, al “BI-Box Art Space”  la mostra personale di Andrea Antinori. Quattro gli appuntamenti: venerdì 5, 12, 19 e 26 febbraio

Raccontava l’indimenticato Enzo Maiorca: “Continuo a inseguire una bellissima balena bianca, e là dove s’immerge viene fuori l’arcobaleno. Il mio arcobaleno viene fuori non dalla pentola d’oro, ma da questa balena che si va spostando nel mio mare”. Già, la mitica “balena bianca”, odiato nemico del capitanoAchab di melvilliana memoria. Sogno o realtà.

O meta simbolica per il “Re dell’apnea profonda” scomparso a 85 anni nel 2016. “Arcobaleno” di inattesa, immensa felicità per quel suo immergersi e viaggiare roboante per acque oceaniche, con quelle pinne giganti simili a grandi ali votate ai cieli. La stessa, felicità, sia pure in ambiti totalmente diversi, davanti a un foglio a matite, pennelli e colori, che crediamo debba provare il giovane bolognese (nativo di Recanati), Andrea Antinori, illustratore quasi seriale di ben pasciute ma scattanti balene fermate sul foglio con tratti decisi e di limpida perfezione formale.

Sole o volteggianti fuori acqua a ridersela dell’ometto in barchetta intento a lanciare l’amo o di contro in marcia rumorosa e in branco verso lidi lontani e inimmaginabili.

Racconti disegnati da Antinori con egregia maestria di segno e colore, quella riconosciutagli (non solo dal pubblico) ma anche da un buon numero di case editrici italiane e straniere con cui assiduamente collabora, in particolar modo con “Corraini Edizioni”, e che gli ha permesso un anno fa di essere selezionato fra i migliori illustratori della “Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi” di Bologna. A raccontarci di questa sua passione e mestiere è la bella personale, “72 balene e altri animali”, a lui dedicata negli spazi di “BI-Box Art Space” di Biella, realizzata con il contributo della biellese “Fondazione Cassa di Risparmio” ed inserita nel progetto “Selvatica.

Natura in festival 2020”. Chiusa nei mesi scorsi per l’emergenza sanitaria, la mostra torna a riaprirsi al pubblico tutti i venerdì di questo mese. In rassegna balene. Soprattutto balene. Ma non solo. Quello di Antinori è “uno zoo che fa immergere i visitatori – dicono i responsabili del progetto – nella magia di storie quasi sempre popolate da animali e che guida bambini e adulti in un viaggio fatto di colori, fantasia e curiosità”.

Un suggestivo viaggio nella natura, da quella selvaggia e marina dove vivono e raramente si lasciano vedere le balene a quella che popola le nostre città. “Con un approccio solo apparentemente fanciullesco – si spiega ancora – Antinori ci restituisce con una meticolosa attenzione scientifica la storia di tanti animali: dalla mitica grande balena bianca di Melville agli animali più curiosi e poco conosciuti, sino a scoprire quelli che vivono ai bordi delle nostre città e che il recente ‘lockdown’ ha portato a riappropriarsi di spazi svuotati della presenza dell’uomo”.

La maggior parte delle illustrazioni derivano dalle pubblicazioni edite da “Corraini” e “Lapis” e sono apparse sui libri “Animali in città”, “Il libro delle balene”, “Altri fili invisibili della natura” e “Piante e animali terribili. Storie degli esseri più pericolosi, velenosi e disgustosi del mondo”.

Gianni Milani

“72 balene e altri animali”
“BI-Box Art Space”, Palazzo Ferrero, corso del piazzo 25, Biella; tel. 3497252121 -3925166749 o www.bi-boxartspace.com
Orari: venerdì 5, 12, 19, 26 febbraio ore 15/19; ingresso gratuito

 

Nelle foto
– “Branco”
– Andrea Antinori
– “Balena”

Too short to wait online

Anteprima Spazio Piemonte

20° GLOCAL FILM FESTIVAL

11 – 14 febbraio 2021 • Live su Facebook e…in vetrina!

Lo scorso febbraio, alla vigilia del primo lockdown, il GLOCAL FILM FESTIVAL diretto da Gabriele Diverio andava in scena con TOO SHORT TO WAIT, che abitualmente anticipa il festival di marzo mostrando i cortometraggi iscritti al concorso Spazio Piemonte. A distanza di un anno, Too Short To Wait ha scelto di non perdere l’appuntamento con il cinema breve piemontese e di raggiungere il pubblico in un altro modo, senza tradire l’obiettivo della rassegna: restituire lo stato dell’arte della creatività cinematografica locale e creare connessioni tra addetti ai lavori e aspiranti filmmaker.

Dall’11 al 14 febbraio 2021 TOO SHORT TO WAIT sarà in diretta sulla pagina Facebook @PiemonteMovieGlocalNetwork con 4 talk con ospiti che proseguono idealmente il ciclo Corsi Corti. Piccole Storie di Cinema, le masterclass brevi che hanno caratterizzato la rassegna negli ultimi 6 anni.

Ogni sera alle 21, professionisti del settore e operatori culturali si avvicenderanno on air insieme ai curatori di Spazio Piemonte Chiara Pellegrini, Roberta Pozza e Dario Cerbone. Giovedì 11 si parte esplorando le varie professioni che stanno dietro alla realizzazione del film con quattro rappresentanti dell’ampio comparto delle  maestranze piemontesi, venerdì 12 si continua addentrandosi nel doppiaggio con O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo, mentre sabato 13 sarà la volta del Torino Short Film Market che in poche edizioni è diventato un evento industry del corto di riferimento nazionale e domenica 14 si chiude con Seeyousound Music Film Festival per approfondire anche il formato breve per eccellenza del videoclip.

Ad ogni appuntamento saranno svelati alcuni dei cortometraggi selezionati tra i 106 iscritti per entrare a far parte del programma del Glocal (11-16 marzo) come finalisti dalla sezione Spazio Piemonte e contendersi il Premio Torèt Miglior Cortometraggio, i premi Miglior Attore/Attrice O.D.S., Miglior Corto Animazione e i premi delle giurie partner Machiavelli Music – Miglior Colonna Sonora, Cinemaitaliano.info – Miglior Corto Documentario, Scuola Holden – Miglior Sceneggiatura, Comix – Miglior Corto Scuole.

Le dirette si terranno dagli spazi dell’Associazione Piemonte Movie, organizzatrice del Glocal Film Festival, e il pubblico potrà seguire le talk dalle vetrine di via Miglietti 20 a Torino curiosando nel backstage e seguendo gli incontri grazie a un impianto audio-video esterno. Lo staff dell’Associazione si assicurerà che all’esterno venga rispettato l’obbligo di distanziamento e l’uso della mascherina.

Too Short To Wait mette così in vetrina sé stesso non potendo quest’anno farsi vetrina dei corti in concorso; l’appuntamento è sempre stato e tornerà ad essere il “momento della sala” in cui ogni corto iscritto ha modo di mostrarsi sul grande schermo, ma è anche un’occasione per fare un bilancio sulla salute della scena produttiva locale che, a differenza delle aspettative, si è dimostrata non impoverita né monopolizzata nei temi dall’emergenza pandemica con 106 corti iscritti di cui quasi la metà sarebbero stati mostrati in anteprima e con ben 40 donne alla regia.

Inevitabile ritrovare lavori attraversati da un senso di perdita e privazione della normalità quasi fossero strumenti di catarsi, ma l’attualità si ritrova nelle molte storie dedicate all’ambiente e i cambiamenti climatici e non mancano anche piccole/grandi produzioni in cui compaiono volti e voci noti come Giovanni (di Aldo, Giovanni e Giacomo), Angela Finocchiaro, Pino Insegno e Francesco Pezzulli (voce di Leonardo Di Caprio).

Temi ma anche generi e linguaggi dei più vari, che vanno dal muto al thriller passando per il musical; tra gli iscritti anche 19 documentari brevi e 14 corti d’animazione; film che arrivano da ogni angolo della regione e addirittura da tutto il mondo, frutto di registi capaci di allargare lo sguardo ambientando le proprie storie in Messico, Perù, Turchia, Giappone e nel Regno Unito. Anche i più giovani non hanno rinunciato a dar voce alla propria creatività rappresentata da 19 corti realizzati da studenti di scuole di Torino e Moncalieri, e dai giovani della comunità per minori di Casale Monferrato ‘Harambèe’.

:: CALENDARIO DI TOO SHORT TO WAIT ONLINE ::  11-14 febbraio 2021 ore 21 su FB ::

 

Giovedì 11 febbraio alle 21: il primo talk ci porterà subito tra backstage e diverse fasi di realizzazione di un film con 4 ospiti più avvezzi al dietro le quinte che ad essere protagonisti in video.

Lo speciale dedicato al vasto e qualificato mondo delle maestranze piemontesi porta a Too Short To Wait l’ispettrice e direttrice di produzione Arianna Trono che racconterà di film come Bentornato Presidente di Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana o la serie tv Giustizia per tutti di Maurizio Zaccaro e Eros Puglielli, fino al corto di Ginevra Elkann Vado a messaRodolfo De Maistre assistente alla regia classe 1993, che nel 2020 si è cimentato anche nella nuova figura professionale del Covid Manager, darà consigli frutto del lavoro fatto in The King’s Man – Le origini di Matthew Vaughn e la serie La strada di casa 2 di Riccardo Donna; il fonico Marco Montano oltre a parlare delle decine di collaborazioni con show televisivi potrà anche condividere il suo punto di vista da fonico sui documentari ancora in produzione Numero Uno di Enrico Bisi e Gli eroi son tutti giovani e belli di Alberto Puliafito; infine, Enrico Giovannone, da quasi vent’anni attivo anche come produttore, passerà in rassegna alcuni dei titoli che l’hanno visto nel delicato ruolo di montatore: dai più recenti Mother Lode di Matteo Tortone, la serie tv Mediaset Sacrificio d’amore, il corto kolossal Neve Rosso Sangue di Daniel Daquino; fino agli acclamati Pietro e Ruggine di Daniele Gaglianone.

Venerdì 12, in collegamento da O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo, diverse figure professionali come il doppiatore e il responsabile del mixer audio spiegheranno al pubblico online la fase del doppiaggio attingendo a 35 anni di lavoro che questa cooperativa, attiva a Torino dal 1983, può vantare. Unica in Piemonte ad operare nel settore artistico sia in ambito formativo (con 200 iscrizioni all’anno), per il perfezionamento del profilo attoriale e vocale, sia nel servizio di doppiaggio curando ogni fase di lavorazione dall’adattamento dialoghi fino alla post-produzione. O.D.S. realizza doppiaggi di produzioni straniere per tutti i maggiori broadcaster, piattaforme online e per il cinema, collabora con realtà come Sky, Rai, Mediaset, Netflix e La7 oltre che con emittenti radiofoniche; loro il doppiaggio di Border. Creature di confine di Ali Abbasi (premio Un Certain Regard a Cannes 2018), Lucky di John Carroll Lynch e le memorabili 19 stagioni del cartoon South Park.

Sabato 13 si parla di un altro tassello dell’industria cinematografica, quella dei mercati e degli eventi volti a creare occasioni di incontro e visibilità per favorire la nascita di collaborazioni tra professionisti: Torino Short Film Market in 5 edizioni è diventato un evento industry del corto di riferimento, con sessioni di presentazione dedicate a progetti internazionali di commedie brevi, progetti di realtà virtuale narrativa oltre che di registi e/o sceneggiatori, di case di distribuzione e organizzatori di Festival che prevedono cortometraggi. Enrico Vannucci (programmer e selezionatore) ne parlerà a Too Short To Wait e, in questa occasione, verrà presentato anche il nuovo progetto dell’Associazione Piemonte Movie: la Casa del Cinema Corto del Piemonte – CCCP al Cinecircolo Dravelli di Moncalieri (To). Alessandro Gaido, Dario Cerbone e Stefano Tropiano racconteranno quello che sarà il primo esperimento regionale di cineforum integralmente dedicato a questa forma d’arte che, oltre ad essere porta d’accesso per molti giovani autori, sta conquistando anche il pubblico; il progetto si comporrà di rassegne in collaborazione con le molte realtà che a questo formato dedicano attenzione e occasioni di contaminazione con le altre arti, per fare del “Cinecircolo Dravelli – CCCP” un punto di riferimento dell’area metropolitana torinese per tutto ciò che riguarda il mondo del cortometraggio nella sua forma produttiva e culturale.

Domenica 14 sarà la volta di SEEYOUSOUND International Music Film Festival con ospiti Alessandro Battaglini, curatore del contest videoclip Soundies e vicedirettore, e Matteo Pennacchia, curatore del concorso corti 7Inch, che parleranno di come dall’incontro tra cinema e musica scaturiscano opere d’eccezionale potenza, ma anche del formato breve musicale per eccellenza – il videoclip.

Seeyousound, nato a Torino dal 2015, è stato il primo festival internazionale di cinema a tematica musicale in Italia ed è pronto a portare in scena la 7a edizione che si terrà dal 19 al 25 febbraio online su PLAYSYS.TV, piattaforma streaming vod di Seeyousound che proporrà lungometraggi e documentari, materiali d’archivio e prodotti cross-mediali incentrati sulla musica, destinati al pubblico italiano e disponibili tutto l’anno.

Alla talk parteciperà anche il vincitore del Premio Vecosell – Miglior Videoclip 2021, assegnato da Seeyousound e dal Glocal, Edoardo Brighenti che con il suo Julie Dancing For Brian Eno ha vinto il concorso di video musicali ‘Mixing Colors’ lanciato dal leggendario musicista e produttore Brian Eno, grazie al quale Julie Dancing For Brian Eno è diventato il videoclip ufficiale della canzone Iris di Roger e Brian Eno ed è attualmente proiettato al The Music Center di Los Angeles.

Edoardo Brighenti, regista e assistente alla regia torinese di base a Londra, attualmente lavora come assistente creativo del regista vincitore del premio BAFTA Tinge Krishnan e il suo ultimo cortometraggio ‘Dog’s Life’ – un film di 90 secondi girato in 8mm durante il lockdown a Londra – è già stato selezionato dai festival cinematografici InterFilm e Izmir Film Festival, validi per la qualificazione agli OSCAR.

TSTW – Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie in sinergia con Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival, con il contributo di Regione Piemonte, con il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino e la collaborazione del Centro Nazionale del Cortometraggio e Seeyousound International Music Film Festival. Main Partner ODS. Main Sponsor Compagnia dei Caraibi. 

TOO SHORT TO WAIT :: anteprima Spazio Piemonte :: Glocal Film Festival 

11 – 14 febbraio 2021 :www.facebook.com/PiemonteMovieGlocalNetwork

INFO: www.piemontemovie.com – info@piemontemovie.com – 328.845.82.81

www.piemontemovie.com / www.instagram.com/piemontemovie

Luci spente a San Marco

Com’è triste Venezia senza carnevale! E proprio quest’anno che la città lagunare compie 1600 anni di vita! Anche i tanti piemontesi abituè del carnevale di Venezia devono quest’anno rassegnarsi a causa dell’emergenza sanitaria. Salta l’agognato soggiorno nel periodo clou del carnevale di febbraio.

Niente maschere, niente balli, niente sfilate, niente allegria tra le calli e nella famosa piazza: solo nostalgia, silenzio e fascino che a Venezia non manca mai, neppure in simili circostanze. Alluvioni, acqua alta, pandemia, crollo del turismo, piazza San Marco deserta, gli storici caffè chiusi, che disastro per la città più bella del mondo! Bandiere a mezz’asta, si direbbe, ma il Mose finalmente funziona, almeno quello…Venezia vietata ai turisti tranne ai pochi beati che hanno la seconda casa in laguna e possono raggiungerla lo stesso se proprio non c’è un lockdown totale e drastico. Vivere il carnevale a Venezia nei giorni centrali della manifestazione non è in realtà molto semplice. Chi c’è stato sa bene che si cammina a fatica per la presenza di decine di migliaia di turisti che in fila indiana puntano verso piazza San Marco. Con il vaporetto certo si arriva prima ma la gente è stipata come le sardine in saor..Il fulcro del carnevale è la celebre piazza dove si ammirano le maschere più belle ma l’anima autentica del carnevale serpeggia nei vicoli, spunta nelle calle, su ponti e ponticelli, nei canali e nelle fondamenta dove intere famiglie veneziane escono dai portoni delle loro abitazioni con i costumi tradizionali, abbelliscono gondole e barchette e vanno a trovare i loro amici rigorosamente vestiti a festa. Non sarà il carnevale più bello al mondo ma sicuramente è quello più ricco di fascino, di mistero e di storia. Sono infatti trascorsi nove secoli dal primo documento ufficiale che fa riferimento a questa festa. Si tratta di un attestato del 1094 del doge Vitale Falier in cui si fa cenno per la prima volta a giochi e divertimenti pubblici. In una carta del doge si parla di bagordi carnascialeschi in occasione della visita in città di Enrico IV, l’imperatore di Canossa. Niente festa quest’anno ma spazio agli anniversari, i 1600 anni di vita di Venezia, 421-2021. La città nacque attorno al ponte di Rialto, dove si sviluppò il primo insediamento veneziano che risalirebbe al 25 marzo 421 con la consacrazione della chiesa di San Giacomo sulle rive del Canal Grande. Le sponde di Rialto, vero cuore economico della città, erano unite da un ponte di barche prima della costruzione di un ponte di legno. Ma non furono tempi facili: i barbari, dagli Unni ai Longobardi, si avvicinavano alla laguna. Il terrore spinse gli abitanti della terraferma a mettersi in salvo in laguna per sfuggire agli invasori. Venezia diventerà una delle città più potenti dell’Occidente medievale.
Filippo Re

L’arcobaleno delle emozioni

Il libro di Silvia Cavallo dedicato ai più piccoli affronta, attraverso la storia di Luna, un tema delicato e complesso.

“Mamma quando scrivi un libro tutto per noi?”. E’ così che è nata l’dea di creare un libro unico e speciale che parlasse ai bambini di un argomento molto delicato come le emozioni.

Silvia Cavallo, appassionata di scrittura da sempre, ha coronato il suo sogno e quello delle sue figlie scrivendo un libro che, attraverso una fiaba, spiega e illustra, in coppia con Monica Blunda e le sue bellissime immagini, quel mondo articolato e profondo fatto di stati mentali e fisici non sempre di facilecomprensione e gestione. Il ruolo delle emozioni infatti, sia nella sfera privata che in quella sociale, rappresenta un tema   complesso e intimo; talvolta, purtroppo, viene suggerito ai bambini, consapevolmente o inconsapevolmente, di reprimerlee questo può risultare controproducente, tutte le emozioni in realtà, sono fondamentali per maturare, passo dopo passo, consapevolezza ed equilibrio.

Questo è il prezioso messaggio racchiuso nell’ultimo libro della scrittrice torinese, già autrice dei romanzi (Bestseller Amazon) “Chiedimi se sono felice” e “C’è il sole, fuori”.

“L’arcobaleno delle emozioni” (Edizioni Effetto, dicembre 2020) è la storia di Luna, piccola e dolcissima abitante dell’isola di Gioia dove tutti vivono serenamente fino al giorno in cui l’enorme re del buio arriva ad avvolgere le cose e le personerendendole tristi. Da quel giorno Luna e il suo inseparabile uccellino Nanù partono per un viaggio emozionante, decisi a riportare la luce e la gioia sulla loro isola. In questo viaggio fantastico e avventuroso incontreranno le emozioni e i colori che le identificano. Riusciranno, con l’aiuto di simpatici e buffi compagni d’avventura, a portare a termine la loro missione?

Il messaggio, attuale e autentico, ribadisce come tutte le emozioni, non solo quelle “positive”, sono fondamentali poichèse vissute, elaborate, riconosciute e superate, permettono a grandi e piccini di sconfiggere il buio e far tornare un arcobaleno di luce e gioia.

“Un’emozione espressa”, spiega l’autrice, “se riconosciuta ed accettata come tale, è spesso un punto di forza, più che di debolezza. Non a caso, ne “L’arcobaleno delle emozioni” un ruolo fondamentale viene dato alla lacrima, da sempre ritenuta simbolo di fragilità, ma che in realtà può portare a ritrovare l’equilibrio con se stessi e con gli altri.”

Maria La Barbera 

“Amare è poesia”, la nuova raccolta poetica di Pinuccia Matta

Il sentimento amoroso e la poesia. Una dicotomia in cui non sempre è facile indicare quale dei due fattori preceda l’altro, vale a dire se l’amore venga espresso nella poesia o se la poesia sia essa stessa un atto d’amore verso l’universo.

Questo connubio è alla base della produzione poetica di Pinuccia Matta, autrice di un recente volume dal titolo “Amare è poesia” (Aletti Editore). Da sempre amante dell’arte e impegnata nel seguire la galleria d’arte e antiquariato di famiglia, Mattarte, con sede a Verolengo, Pinuccia Matta si è ispirata, nelle sue liriche, all’amore, inteso nell’accezione dell’amor cortese, tipico del Dolce Stil Novo. Questo sentimento, generato dal profondo del cuore, trova la sua espressione più felice proprio nella parola poetica e rappresenta la chiave di volta per l’essere umano per potersi avvicinare al divino.

La stessa autrice ama, infatti, definirsi “stilnovista” nei suoi versi, che sono musicali e al tempo stesso intimistici, capace di comunicare una filosofia di vita che risulta tanto più preziosa e esemplare in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, una filosofia ispirata alla gentilezza, al rispetto, alla fede e alla speranza che da questa si apre.
La raccolta di liriche rappresenta anche una silloge capace di trasformare in poesia esperienze autobiografiche, quali la visita a Malta, l’incontro a Medjougorie con la dimensione spirituale, i momenti vissuti e sofferti, e gli incontri che hanno contribuito alla sua evoluzione interiore e personale.

Pinuccia Matta è partita dal cuore e dal profondo dell’anima per affidare alla scrittura poetica la sua esperienza di vita e il suo impegno nel comunicare l’amore intorno a sé.
La sua raccolta di poesie ‘Amare è poesia’ è online sul sito della Biblioteca delle Suore Montevergine, in occasione della Fiera del Libro giunta alla sua seconda edizione. L’autrice ha anche partecipato nell’agosto 2019 alla rassegna Libri nel Borgo Antico di Bisceglie.

Il testo di poesie di Pinuccia Matta è visibile sulla piattaforma della Fiera, accessibile sul sito www.bibliotecasuoremontevergine.it e su www.adelinodimarino.com

Mara Martellotta

Andy Warhol é… Superpop!

Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, il “viaggio estroso e colorato” nella vita del mito indiscusso della Pop Art. Mostra riaperta al pubblico e prorogata fino al 25 aprile

Riproponiamo, in occasione della riapertura in presenza e della proroga della mostra, l’articolo già comparso su “Il Torinese” il 28 ottobre scorso, prima della chiusura per emergenza sanitaria dei Musei.

Altroché un quarto d’ora di celebrità! “Nel futuro- diceva lui – ognuno sarà famoso per quindici minuti”. Profezie o pillole di profezia. Non semplice boutade. Ma icone di pensiero buttate lì da un’autentica icona vivente. A pronunciarle Andy Warhol, padre universalmente riconosciuto della Pop Art, che di fama ne ha invece macinata in quantità indescrivibile nei suoi cinquantotto anni di vita, continuando tutt’oggi, a poco più di trent’anni dalla scomparsa, ad esserne compagno fedele, al di là dei tempi, delle mode e in barba ai flussi implacabili dell’oblio.

Secondo artista, pare, più comprato e venduto e quotato al mondo dopo Pablo Picasso, a Andy Warhol (Pittsburgh 1928 – New York, 1987, ultimogenito dei tre figli di modesti immigrati originari di Mikovà, paese dell’odierna Slovacchia), la “Palazzina di Caccia” di Stupinigi dedica la mostra evento “Andy Warhol é…Superpop!”, promossa da “Next Exhibition” e “Ono Arte”, con il patrocinio della “Città Metropolitana Torino”. Per la prima volta nel capoluogo piemontese, si tratta di un’esposizione unica, volta non solo a raccogliere un congruo numero delle più importanti e note opere di Warhol, ma anche a tracciare uno sguardo intimo e curioso su uno degli artisti simbolo del secolo scorso. Oltre settanta le opere ufficiali raccolte per l’occasione fra fotografie, serigrafie, litografie, stampe, acetati e ricostruzioni fedeli degli ambienti e dei prodotti che Warhol amava e da cui traeva ispirazione.

Il percorso espositivo si apre con l’atmosfera degli anni Cinquanta e Sessanta, in cui si raccontano le sue prime importanti esperienza come grafico pubblicitario (lavorando per riviste come “Vogue” e “Glamour”) per poi passare alle opere seriali, dai colori alterati vivaci e forti, icone senza tempo, da “Marylin”, a “The Self Portrait”, a “Mao Zedong” fino a “Cow” e alla celeberrima “Campbell’s Soup”. Ripetizione e serialità. Provocazione. L’idea di un’arte da “consumarsi” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. In bella vista nelle sale di un Museo o sugli allettanti scaffali di un qualsiasi centro commerciale.

Del resto, affermava “non è forse la stessa vita una serie di immagini, che cambiano solo nel modo di ripetersi?”. Di grande interesse e suggestione, accanto agli acetati e alle lastre serigrafiche da cui prendevano corpo le sue stampe, sono anche le foto in bianco e nero del fotografo Fred W. McDarrah (Ney York 1926 – 2007) che con i suoi scatti documentò la nascita dell’Espressionismo Astratto e della Beat Generation e che, per oltre trent’anni, immortalò Warhol, non solo attraverso le sue opere ma anche sotto l’aspetto più intimo e umano, all’apice della carriera circondato dalle scatole del detersivo “Brillo”, durante l’inaugurazione di una sua personale, o mentre gira una delle sue pellicole sperimentali (il cinema e la musica, altre sue grandi passioni) o ancora, anni dopo, intento a una delle sue attività preferite: una telefonata. In mostra troviamo anche una replica delle “Silver Clouds”, un’installazione composta da palloncini che fluttuano a mezz’aria circondando il visitatore, creata per la prima volta nel 1966 alla “Leo Castelli Gallery”, dove McDarrah documentò il processo di allestimento.

E come poteva mancare l’Andy comunicatore e istrionico? Primo attore in occasione di vernissage (“Andrei all’inaugurazione di qualsiasi cosa, anche di una toilette”) o intento a far bisboccia in chiassosa compagnia nei locali di maggior tendenza degli States o accogliente padrone di casa nella sua “Silver Factory”, l’ampio locale al quarto piano di un’ex fabbrica di cappelli sulla 47^ strada, l’“open house”, la “fabbrica” dove l’artista produceva la gran parte del suo lavoro, ma anche quartier generale, luogo di ritrovo per un mondo di “originali” che lì si riunivano per rincorrere i principi della Pop Art come stile di vita. Senza pregiudizi, fra attori, drag queen, musicisti e innumerevoli personaggi dello “Star System”, alla sua corte Warhol accolse e lanciò verso i lidi del successo un nutrito gruppo di Superstar, dai “Velvet Underground” a Edie Sedgwick e a Candy Darling.

Il tutto in un’atmosfera sospesa fra sogno e realtà, chiasso, musica e colori, intorno a quello storico “divano rosso”, ricreato nella copia esatta esposta alla Palazzina di Stupinigi, su cui posero le nobili terga artisti come Lou Reed, Bob Dylan, Truman Capote e Mick Jagger. A chiudere il percorso gli scatti del fotografo americano (di origini croate) Anton Perich ai visitatori della “Factory” e le testimonianze di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat (il “James Dean dell’arte moderna”), fra i più importanti esponenti del graffitismo americano ed eredi per eccellenza dell’arte del grande Maestro.

Gianni Milani

“Andy Warhol é…Superpop!”
Palazzina di Caccia, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi (Torino); tel. 375/5475033 o www.warholsuperpop.it
Fino al 25 aprile
Orari: dal lun. al ven. ore 10/17,30

 

Nelle foto

– “Marylin”, 1962
– “Mao”, 1972
– “Cow”, 1966
– “Warhol and Brillo Boxes at Stabel Gallery”, 1964, Photo Credit: Fred W. McDarrah/MUUS Collection
– Warhol Lines up a shot”, 1964, Rhoto Credit: Fred W. McDarrah/MUUS Collection
– “Warhol inflates his ‘Silver Clouds’ installation at the Leo Castelli Gallery”, 1966, Photo Credit: Fred McDarrah/MUUS Collection

“Paolo Ventura. Carousel” riapre a Camera

Ha riaperto, in presenza e con un suggestivo ampliamento pittorico, la personale dedicata da “CAMERA” all’eclettico fotografo (ma non solo) milanese. Mostra prorogata fino al 28 febbraio

Fiori. Dipinti in acrilico su carta. Dai colori smorzati, rattenuti su campiture formali ben precise e solide che emergono con voluta evidenza da sfondi monocromatici, quelli che da sempre identificano le fotografie e le opere pittoriche di Paolo Ventura, artista multiforme (fotografo, pittore, scultore, scenografo), prontamente attratto dalla fiabesca visionarietà di racconti surreali, che ne fanno una delle firme più apprezzate in Italia e all’estero. Fiori. Come reliquie silenti e un po’ malinconiche di un mondo naturale spesso preso a schiaffi dall’uomo e dagli eterni venti di guerra.

Che sempre, del resto, sono feroce invenzione della mente umana. Sono queste le nuove ed inedite opere appartenenti alla serie “War and Flowers”, inserita oggi all’interno della mostra “Paolo Ventura. Carousel” inaugurata nei mesi scorsi nelle sale di “CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia” di Torino, chiusa per l’emergenza sanitaria e riaperta e prorogata (dopo l’assegnazione del Piemonte in “zona gialla”) fino al prossimo 28 febbraio: un ricco campionario di oltre 200 fotografie (scelte fra le più significative degli ultimi quindici anni e provenienti da svariate collezioni oltre che dallo studio dell’artista) e 150 “maquette” (fra disegni, modellini, scenografie, maschere di cartapesta e costumi teatrali), cui s’aggiungono ora i lavori di “War and Flowers”, realizzati in queste ultime settimane e con le quali Ventura prosegue la propria ricerca pittorica, iniziata nella scorsa primavera durante il “lockdown” passato in Toscana, nel borgo di Anghiari. Dove, lontano dalla propria macchina fotografica e dagli abituali strumenti di lavoro, rimasti nello studio di Milano, l’artista si è dedicato all’unica attività consentitagli dal ritrovamento di alcuni vecchi acrilici e dai fogli 100×140, reperibili nella cartoleria vicino a casa: la creazione di un diario visivo della quarantena ( “Quarantine Diary” ) in cui la pittura prende il posto della fotografia e cui per stile e tecnica si richiamano in certo senso anche le immagini di “War and Flowers”, caricandosi però di un significato completamente nuovo. I reperti della guerra vengono qui accostati alla delicatezza dei fiori di campo che, nella loro semplicità e complicità, fanno da contraltare alla tragedia che questo lavoro richiama.

Da un punto di vista formale, l’inquadratura ravvicinata e l’uso di sfondo monocromatico che decontestualizza gli oggetti ritratti, ricorda l’impostazione di un’altra serie in mostra: “W.W.I” del 1994, una delle prime opere di Paolo Ventura, pressoché sconosciuta al pubblico prima di quest’occasione e dove i soggetti delle inquadrature sono alcuni reperti della Prima Guerra Mondiale, collezionati dall’artista stesso e fotografati con un approccio documentario, quasi scientifico. “ ‘W.W.I’ e ‘War and Flowers’ costituiscono, in un certo senso, i due estremi della sua produzione, sia da un punto di vista cronologico che linguistico, fra i quali si collocano gli altri lavori in mostra” . La presentazione in anteprima a “CAMERA” di questa selezione da “War and Flowers” anticipa la mostra che si terrà presso la “Galleria Consadori” di Milano, per la quale il progetto è stato realizzato. “E la decisione di installare immagini puramente pittoriche – commenta ancora il direttore di CAMERA, Walter Guadagnini – all’interno di uno spazio dedicato alla fotografia vuole fortemente sottolineare, ancora una volta, la fluidità con cui i diversi linguaggi vengono da Ventura utilizzati all’interno di un percorso che rimane sempre estremamente coerente”.

Gianni Milani

“Paolo Ventura. Carousel”
“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to
Fino al 28 febbraio
Orari: dal lun. al ven. ore 11-20 (chiuso sab. e dom. in base alle norme in vigore).
Prenotazioni online attraverso il sito e visite guidate in diretta su “Zoom”. Per offrire, inoltre, ai giovani un segnale e un’opportunità, per tutto il mese di febbraio speciale tariffa d’ingresso a 1 Euro per i visitatori dai 13 ai 26 anni.

 

Nelle foto

– Paolo Ventura: “War and Flowers”, 2021; Photo Credit Paolo Ventura
– Paolo Ventura: “Ex voto”, 2017; Photo Credit Paolo Ventura

Al via la 40^ edizione del Progetto di storia contemporanea per gli studenti piemontesi

Un traguardo storico per lo studio di una materia importante 

Con la pubblicazione del bando e la presentazione delle tracce di ricerca è partita la 40° edizione del Progetto di Storia contemporanea, promosso dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.

Nonostante le difficoltà e le restrizioni imposte dalla pandemia del Covid-19 non si è voluto rinunciare a questo importante concorso avviatosi nel 1981 e proseguito senza interruzioni, consentendo a diverse generazioni di studenti piemontesi di comprendere e riflettere sulla storia contemporanea.

Il traguardo dei 40 anni sottolinea l’impegno dell’istituzione regionale piemontese a sostegno dello studio della storia contemporanea e della sua fondamentale importanza  per capire le dinamiche sociali, storiche, antropologiche, culturali che hanno cambiato la storia del mondo. Una sorta di bussola quanto mai necessaria per formulare il proprio giudizio sulla contemporaneità e comprendere il senso di ciò che ci circonda.

Anche in questa edizione tre saranno i temi di ricerca: la guerra fascista a ottant’anni dall’ingresso dell’Italia nel Secondo conflitto mondiale; Monumenti, statue, iscrizioni: le eredità scomode del passato; Dalla “spagnola” al Covid-19, un secolo di pandemie. Scienza, società, economia e istituzioni fra progresso e disuguaglianze.

Numerose le novità introdotte in questa edizione che i tempi in cui viviamo hanno reso per certi versi straordinaria: i gruppi di partecipanti dovranno essere composti da un massimo di cinque studenti, coordinati da un insegnante ( non più dunque un numero fisso e inderogabile);l’attività di formazione si svolgerà tutta online a cura degli Istituti storici della Resistenza del Piemonte; l’iscrizione andrà solo segnalata con gli appositi moduli e la trasmissione degli elaborati dovrà avvenire per posta entro e non oltre il 15aprile 2021.

Come sempre le ricerche potranno essere condotte con la più ampia libertà dei mezzi di indagine e di espressione (elaborati scritti, fotografie, realizzazioni artistiche, mostre documentarie, prodotti audiovisivi, multimediali o altro). La valutazione degli elaborati verrà effettuata da un’apposita commissione, composta da esperti di storia contemporanea designati dagli Istituti storici piemontesi che, al termine dei lavori, provvederà a formulare la graduatoria di merito.

Ulteriore novità è rappresentata dai premi. Non potendo anche quest’anno svolgere i consueti viaggi studio nei luoghi delle memoria agli Istituti scolastici vincitori verrà attribuito un riconoscimento in denaro, vincolato all’acquisto di strumenti o materiali informatici, destinati a rimanere nella dotazione della scuola. I singoli studenti riceveranno inoltre in premio l’abbonamento a Piemonte Musei Young, la carta che permette l’accesso gratuito e illimitato all’interno di musei, giardini, residenze storiche e mostre permanenti o temporanee, aderenti al circuito artistico di Torino, del Piemonte e della Valle d’Aosta.

M.Tr

Dario Argento e il fascino irresistibile di Torino

Dalle recenti polemiche con gli ebrei italiani sulle minacce alla figlia Asia da parte del Mossad israeliano (https://amp.ilgiornale.it/news/cronache/

mossad-e-incubi-dario-argento-1463849.html qui la aspra requisitoria di Vittorio Sgarbi) al passato riferimento all’occupazione nazista di Torino, nel lungo piano sequenza di ” Profondo Rosso”, in cui compare l’hotel Nazionale di piazza Cln dove nel 1943 la Gestapo ne aveva fatto il suo quartier generale, nel cinema e nella biografia di Dario Argento han sempre convissuto l’ebraismo dei mitici Luxardo materni, la cristianità della sua educazione religiosa e l’esoterismo magico di cui é cultore, fino a farne la cifra del suo cinema in generale e Torino la location ideale del suo genio intellettuale e cinematografico. Da villa Scott in prima collina, a piazza Solferino, fino alla Galleria d’arte moderna,  la nostra città ha sempre esercitato per il regista romano un fascino irresistibile fino a girarvi anche ” Il Gatto a nove code” e ”Quattro mosche di velluto grigio”. Sensitivi, pratiche di stregoneria, chiromanti e assassini di ogni tipo sono intepretati sempre da attori italiani e stranieri di vaglia, come la Clara Calamai dei telefoni bianchi, il David Hemmings reso famoso da ”Blow Up” di Michelangelo Antonioni, un giovane esordiente Gabriele Lavia fino alla seconda moglie da poco scomparsa Daria Nicolodi e Karl Malden. Da un passato giovanile militante contestatore di estrema sinistra amico di Piperno e Scalzone alla macchina da presa, Dario Argento si innamora della Augusta Taurinorum durante un viaggio in città con il padre e viene attratto dal suo stile ibrido liberty- barocco e dalla sua atmosfera metafisica e razionale, fredda e teutonica. La ” tedescheria d’Italia” come la definì Zino Zini diviene sfondo di riprese in steadycam, carrellate e dissolvenze incrociate, primi piani di occhi sbarrati dal terrore, uccisioni misteriose nel buio, scene di suspense e litri di sangue sparsi su scalinate di marmo, ascensori a grate e nebbiose giornate. Negli anni ‘70 della Torino di Giovanni Arpino e delle lotte operaie. Oggi arrivato ai suoi ottant’anni Dario ricevendo un premio alla carriera all’ ultimo festival del Cinema di Roma intervistato  ha detto:  ” il mio antidoto alla paura in tempi di covid é la preghiera e la sua compagna di sempre, la solitudine contemplativa” musa di tanti suoi soggetti per il grande schermo. Dove oggi la realtà supera ogni immaginazione il messaggio dell’Argento uomo resta quello di sempre : credere contro l’assurdo, come diceva Blaise Pascal.

Aldo Colonna