CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 430

La stagione musicale dell’Accademia Tempia

STAGIONE MUSICALE DELL’ACCADEMIA CORALE STEFANO TEMPIA 1875

Domenica 21 novembre 2021 – ore 16

Palazzo Barolo

Via delle Orfane 7 – Torino

OLIMPIA ABBANDONATA – CANTATE DI LEONARDO VINCI

Leonardo Vinci (1696-1730)

Olimpia abbandonata, cantata per soprano e basso continuo

Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Toccata settima per clavicembalo solo (Primo libro di Toccate)

Leonardo Vinci

Fille, oh dio, da te lungi, cantata per soprano e basso continuo

Salvatore Lanzetti (1710-1780)

Sonata per violoncello e basso continuo in sol maggiore op. 1 n. 1

Leonardo Vinci

Pietosa l’aurora in cielo, cantata per soprano e basso continuo

Salvatore Lanzetti

Sonata per violoncello in do minore op. 1 n. 5

Leonardo Vinci

Nice, son io pur quello, cantata per soprano e basso continuo

Valeria La Grotta, soprano

Ensemble Sonar d’Affetto

Nicola Brovelli, violoncello

Mauro Pinciaroli, tiorba

Luigi Accardo, clavicembalo

Il concerto è a pagamento : 5 euro. Biglietti in prevendita su Ticket.it:
https://www.ticket.it/

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NOTE DI SALA

Domenica 21 novembre alle 16 la “Stefano Tempia” ospiterà nell’elegante Salone d’Onore di Palazzo Barolo (Via delle Orfane 7) il soprano Valeria La Grotta, giovane cantante ormai entrata stabilmente nell’ensemble Cappella Neapolitana di Antonio Florio, e l’Ensemble Sonar d’Affetto, un gruppo di strumenti originali giovane ma già molto affermato. Questo appuntamento costituisce una tappa di primaria importanza del progetto legato alla valorizzazione della cantata barocca italiana, varato nel 2019 dall’etichetta Elegia Classics su progetto del vicepresidente della “Stefano Tempia” Giovanni Tasso, con la collaborazione scientifica della Società Italiana di Musicologia e la partecipazione di numerosi festival di musica antica di ogni parte d’Italia, che prevede la realizzazione di una collana discografica incentrata sul quasi sconosciuto repertorio della cantata fiorito tra il XVII e il XVIII secolo, supportata da un “festival diffuso” dedicato a questo genere poco frequentato e da iniziative per le scuole, volte a fare scoprire come la civiltà barocca seppe fare coesistere in queste opere la musica, la poesia, la storia, i miti antichi e l’arte visiva. Il programma sarà dedicato alla figura di Leonardo Vinci, uno dei compositori napoletani più attivi nella prima metà del XVIII secolo, e comprenderà una serie di brani in prima esecuzione moderna.

A tutto barocco per Diego Fasolis sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio

In programma Bach, Corelli, Mozart, Händel

Teatro Colosseo
Sabato 20 Novembre 2021 ore 20.30

Nella foto: il direttore d’orchestra Diego Fasolis
Sabato 20 novembre alle ore 20.30 il Regio Metropolitano fa tappa al Teatro Colosseo di Torino (via Madama Cristina 71), appena riaperto agli spettacoli dopo mesi di chiusura forzata. Il maestro Diego Fasolis torna a dirigere l’Orchestra del Regio dopo il grande successo del 2019 con il gioiello di Ferdinando Paer Agnese. In programma, il Concerto brandeburghese n. 1 di Johann Sebastian Bach, il Concerto grosso n. 4 di Arcangelo Corelli, la Sinfonia n. 25 di Wolfgang Amadeus Mozart e Music for the Royal Fireworks di Georg Friedrich Händel.

Sebastian F. Schwarz, Direttore artistico del Teatro Regio, afferma: «Nel progettare la Stagione del Regio Metropolitano abbiamo tratto anche ispirazione dai luoghi che di volta in volta ci avrebbero ospitati». Per il Teatro Colosseo di Torino mi sono fatto guidare dalla splendida mostra Street Art in Blu 3, che si è appena conclusa. La più contemporanea, trasversale e contaminata delle arti mi ha fatto immediatamente pensare a Händel, Bach, Corelli, Mozart, a quanto la loro musica fosse pop e lo sia, in un certo senso, ancora oggi».

Direttore dell’ensemble I Barocchisti, Diego Fasolis si è distinto per l’attenzione alle interpretazioni storiche e ai titoli di repertorio barocco e classico meno eseguiti. Le sue letture scrupolose ma mai dogmatiche gli sono valse prestigiosissime collaborazioni e decine di incisioni discografiche, tra cui due premiate con l’ECHO Klassik 2013 nelle sezioni Prima registrazione mondiale (per l’album Mission con Cecilia Bartoli) e Opera dell’anno (per l’Artaserse di Vinci, alla guida dell’orchestra Concerto Köln).

Nel 1721, Bach lavorava con scarsa soddisfazione nella corte di Cöthen, per cui pensò di inviare al margravio di Brandeburgo un manoscritto con sei concerti – I Concerti brandeburghesi – per strumenti diversi, nella speranza di essere assunto come Kapellmeister. Il margravio non si degnò di rispondere e Bach rimase a Cöthen. I sei concerti seguono la tradizione del Concerto grosso italiano, che trae il suo fascino dai contrasti fra pieni e vuoti sonori risultanti dal dialogo alternato fra tutti (l’orchestra al completo) e concertino (il gruppo dei solisti). Ciascun concerto presenta un organico diverso: quello del n. 1 in fa maggiore comprende, oltre agli archi e al gruppo del basso continuo, due corni, tre oboi, fagotto e violino piccolo (un violino più piccolo e acuto del normale).

Già in vita, Arcangelo Corelli godeva di una fama straordinaria: dopo la morte, nel 1713, essa addirittura aumentò grazie alla pubblicazione dei suoi fortunatissimi Dodici concerti grossi op. 6. Di queste composizioni, alcune sono concerti da chiesa e altre da camera: al primo gruppo appartiene il n. 4 in re maggiore, che vede l’alternarsi di movimenti lenti e veloci. L’Adagio iniziale è lungo appena quattro battute e stabilisce un’atmosfera maestosa che introduce l’Allegro, una pagina briosa e dai ricchi giochi contrappuntistici. L’Adagio in si minore crea un’atmosfera di attesa, in cui non emerge alcuna melodia né si distingue il tutti dal concertino. Per contrasto, gli ultimi due movimenti sono dinamici e festosi. È curiosa la presenza di una giga a chiusura del concerto, poiché in generale le danze erano riservate ai concerti da camera.

Anche se la Sinfonia n. 25 in sol minore di Mozart fu composta appena una ventina d’anni dopo la morte di Bach, nel 1773, essa appartiene a un clima culturale completamente diverso. Fra gli anni Sessanta e Settanta del Settecento si era propagato in Europa il gusto per l’irrazionale e per il sublime, inteso come “l’orrendo che affascina” (E. Burke). Pochi anni prima che questi fermenti dessero vita, nell’ambito della letteratura tedesca, allo Sturm un Drang (I dolori del giovane Werther goethiano è del 1774), nell’ambito musicale ispirarono una serie di sinfonie in tonalità minore, di cui quelle di Haydn e la n. 25 di Mozart sono le più famose.

Gran finale con la Music for the Royal Fireworks di Händel, che ci riporterà all’estetica opulenta del Barocco. La composizione nasce nel 1749, nel contesto delle celebrazioni per la fine della guerra di successione austriaca: il re inglese Giorgio I, che aveva condotto personalmente le sue truppe e voleva allestire uno spettacolo senza confronti, per mostrarsi ai sudditi trionfante e magnanimo. A questo scopo ingaggiò uno scenografo dell’Opéra di Parigi, che progettò una struttura imponente da cui far partire i fuochi d’artificio creati dal miglior esperto italiano; commissionò inoltre al musicista più celebre del regno, Georg Friedrich Händel, un pezzo musicale che servisse da introduzione allo spettacolo. Il giorno dei festeggiamenti, ai Vauxhall Gardens di Londra, Händel si dimostrò il più grande maestro di pirotecnia: i fuochi d’artificio si rivelarono fallimentari, causando un incendio e vari feriti, mentre la suite fece esplodere l’entusiasmo. Chiosa Sebastian F. Schwarz: «si racconta che il successo fu talmente straordinario da mandare in tilt il traffico di Londra per tre giorni!».

Regio Metropolitano si realizza con il fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo, Socio Fondatore del Teatro Regio e con il patrocinio della Città di Torino.

Il mese di novembre si conclude con uno degli appuntamenti più attesi di questa stagionevenerdì 26 e domenica 28 all’Auditorium Giovanni Agnelli alle ore 20.30 viene presentata, in forma di concerto, Aida di Giuseppe Verdi: un’occasione per apprezzare gli aspetti più intimistici dell’opera di Verdi. Il maestro Pinchas Steinberg dirige l’Orchestra e il Coro del Regio e protagonisti di grande rilievo internazionale come Angela Meade (Aida), Stefano La Colla (Radamès), Anna Maria Chiuri (Amneris) e Amartuvshin Enkhbat (Amonasro). L’opera è proposta in occasione del 150° anniversario della prima assoluta nel 1871 e fa parte del programma ufficiale delle celebrazioni dedicate a Enrico Caruso, promosso dal Comitato nazionale istituito dal Ministro della Cultura in occasione del 100° anniversario della scomparsa del celebre tenore (1873-1921).

BIGLIETTERIA
I biglietti e le card per i concerti e gli spettacoli sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio con orarioda lunedì a sabato 13-18.30 e domenica 10-14 – Tel. 011.8815.241/242. È possibile acquistare i biglietti anche presso i punti vendita Vivaticket e online su www.teatroregio.torino.it e su www.vivaticket.it, oltre a un’ora prima degli spettacoli presso le relative sedi.

PREZZI BIGLIETTI
Concerti: € 20 – 15 – Under 30 € 8
Aida: da € 50 a € 150 – Under 30 € 20

PREZZI CARD
Card 4 spettacoli: € 60 – 4 spettacoli a scelta (con eccezione di Aida), in qualsiasi settore.
Card Giovani a 4 spettacoli € 20 – Riservata agli under 30; 4 spettacoli a scelta (con eccezione di Aida), in qualsiasi settore. Le stesse card possono anche essere utilizzate da più persone per lo stesso spettacolo.

Per l’acquisto dei biglietti e delle card è possibile utilizzare i voucher ottenuti a titolo di rimborso per gli spettacoli e i concerti del Teatro Regio annullati causa Covid-19.

SERVIZIO INFORMAZIONI
da lunedì a venerdì ore 9-17.30 – Tel. 011.8815.557 – info@teatroregio.torino.it

Per tutte le informazioni sul Regio Metropolitano: clicca qui

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 10

Mai come nel biennio 1965-1966 in USA l’attività del “talent-scouting” era frenetica ed incessante, tanto più se il numero di garage rock bands attive era davvero esorbitante e la quantità di “locations” e “venues” pareva non aver limiti, dalla piccola bettola al grande “dance hall”.

E visto l’andazzo… non era raro scovare, nascosti tra i clienti di un “parlor” o di un “adult club”, svariati managers musicali o più spesso “osservatori sul campo”, sempre pronti ad avvicinare bands promettenti e con una marcia in più. Naturalmente la concorrenza tra bands era spietata, figuriamoci  quella tra “osservatori”… Il problema radicale per le rock bands era ovviamente il “budget”, quasi sempre ridotto all’osso, cui si poteva rimediare o con un “management fai-da-te” o affidandosi alla buona sorte. Ma purtroppo la “fauna manageriale” era alquanto variegata e affollata e il rischio di imbattersi in manager improvvisati, poco trasparenti o del tutto disonesti non era così remoto. Nella sezione discografica qui di seguito spuntano qua e là alcune bands che sfortunatamente incapparono in qualche spiacevole sorpresa…

 

–  The Allies “I’ll Sell My Soul / Burning Flask”  (Valiant Records V-748);

–  The Montells “You Can’t Make Me / Daddy Rolling Stone”  (Thames Records M-102);

–  The Tongues Of Truth “Let’s Talk About Girls / You Can’t Come Back” (Current Records C-112);

–  The 3rd Evolution “Don’t Play With Me / Gone Gone Gone”  (Dawn Records 306);

–  The Distortions “Smokestack Lightning / Hot Cha”  (Sea Records 102);

–  Byron & The Mortals “Music / Do You Believe Me”  (Xpreshun x-1 / x-2);

–  The Spacemen “Modman / Retro”  (Big Sound 303);

–  The Wind “Don’t Take Your Love Away / Midnight in Mexico”  (Blacknight BK 900);

–  The Debonaires “Never Mistaken / Summertime”  (Rite Records 812R-0785);

–  The New Order “You’ve Got Me High / Meet Your Match”  (Warner Bros. Records 5816);

–  The Bobbies “(She) Put Me Down 1 / (She) Put Me Down 2”  (Sonny 45-1001);

–  The Monacles “I Can’t Win / Heartaches For Me”  (Variety Productions VP-301);

–  The Coastliners “She’s My Girl / I’ll Be Gone”  (Back Beat 566);

–  The Aggregation “You Lied To Me / Candlestickstomp”  (Dynamic Sound DY-105);

–  The Lincolns “Pop Kat / We Got Some”  (Dot Records 45-16958);

–  The Ferraris “Can’t Explain / I’m Not Talkin”  (Welhaven Records 1001);

–  The Five Flys “Livin’ For Love / Dance Her By Me”  (Samron Records S-104);

–  Murphy and The Mob “Because You Love Me / Born Loser”  (Talisman Records 1823);

–  The Chosen Lot “If You Want To / Time Was”  (Sidra Records Inc. S-9004);

–  The Wee Four “Weird / Give Me A Try”  (Nu-Sound, Ltd. 6111);

–  The Other Side “Walking Down The Road / Streetcar”  (Brent 7061);

–  Castaways Five “It’s Over, It’s Over / Revenge”  (Raol R-001, R-002);

–  The Kynds “So If Someone Sends You Flowers, Babe / Find Me Gone”  (Mo-Foag 101, 102);

–  The Staffs “Another Love / I Just Can’t Go To Sleep”  (Pa-Go-Go 45-118).

(… to be continued…)

Gian Marchisio

I Gozzano di Cereseto Monferrato

Armano Luigi Gozzano analizza la propria genealogia del nobile ramo di Cereseto risalente al 1525, confermando la provenienza dall’antica casata di Luzzogno in Valle Strona.

La ricca famiglia di commercianti  proprietari di negozi e terreni possedeva nel 1649 un  altare in giuspatronato nell’antica chiesa parrocchiale di S.Maria con diritto di sepoltura dei propri defunti nel cimitero annesso. I canonici della famiglia furono  D.Giovanni Antonio nel 1666-71 a Serralunga  di Crea,D.Giovanni Pietro nel 1710-22 a Vignale e Rosignano,D.Giovanni Antonio nel 1758 pievano a Ponzano.Illustre possidente dell’epoca era il nob.Carlo Francesco  Gozzano(1605-1688)il quale per il battesimo di due dei dieci figli designò come padrini  i cugini di Casale,il nob.Giovanni il giovane nel 1632 e madonna Maria nel 1644, moglie del nobile cugino Giovanni il vecchio, originari di Luzzogno.Nel 1712 il ricchissimo cugino Francesco Bernardino del notaio casalese Antonio da Luzzogno risiedeva a Cereseto dove possedeva l’area di S.Cassiano, tuttora proprietà della famiglia di Gozzano Vincenzo e Maria Cucco,poi a Serralunga di Crea con la moglie Brigida del  causidico Giovanni Francesco Perracino. Si legge nel bellissimo diario di famiglia che  si erano trasferiti in collina per sfuggire allo stress cittadino di Casale Monferrato. Fu l’ultimo proprietario della casa Gozzano venduta al comune di Luzzogno,atto rogato
dal notaio Albergante di Omegna nel 1709. Tutti gli antenati dei Gozzano di Casale del 1500 avevano interessi a Cereseto ed erano proprietari della chiesa Beata Vergine Concezione, utilizzata solo a scopo funerario.
Anche Cereseto non restò immune al fenomeno dell’emigrazione.Celestino Gozzano,sposato con Luigia Amarotto e genitori di Armando,Ida e Rosina,con il cognato Eugenio Merlo, marito di Anna Gozzano,si trasferirono in America per cinque anni in cerca di fortuna.Come descritto dal Cisei negli 81 diari di bordo del viaggio n.86071 della nave Lombardia rotta Genova Napoli, giunsero il 27-3-1906 a New York, registrati come  country man.Dopo le procedure medico legali a Castle Garden ed in seguito a Ellis Island,luoghi che hanno visto passare la miseria del vecchio mondo, trovarono casa al 172 di Front Street.Ma  dopo pochi giorni furono destinati alla ricostruzione di S.Francisco dopo il terribile incendio a seguito del terremoto avvenuto il 18-4-1906.
Nel 1897 Ernesta Maria Gozzano (1874-1954) sposò a Cereseto Angelo Contin (*1873)di Beniamino e Luigia Brianza di S.Fidenzio (Parma),in origine conti di Castelseprio della sede comitale di Varese fin dal 1300.Diversi componenti della famiglia trasferita a Venezia e inserita in quel patriziato diedero  lustro alla casata.Già Goffredo Contin era conte di palazzo di Ludovico II°e governatore di Pavia.Antonio procurò nel 1449 la dedizione di Crema alla  Repubblica di Venezia, possedimento che si
protrasse fino al 1797 anno della propria caduta.Il conte Francesco (1780–1860) violinista formato nella gloriosa scuola veneziana entrò alla corte di Vienna e fu  allievo di Forster, maestro di armonia di Beethoven.Sposato con Eleonora Forster pianista, fondò una società per diffusione delle opere di Haydn, Mozart e Beethoven. Le opere di Francesco sono state stampate a Vienna e conservate nella locale biblioteca nazionale. Fu insignito dell’ordine della croce di ferro dall’imperatore Francesco Giuseppe.
Il figlio Giovanni Battista (1823-1905) pianista, fu ufficiale nell’esercito austroungarico ed in seguito concertista e insegnante di pianoforte a Chicago e Los Angeles.A Venezia fu implacabile avversario di Wagner.Il fratello Antonio (1827-1899) fu
ingegnere idraulico del genio civile fino al  1881, progettando con Tommaso Mati i lavori per il lido di Venezia.Giuseppe,il terzo fratello(1835-1899)fu direttore del teatro La Fenice e socio onorario dell’accademia di S.Cecilia.Da giovane suonò in coppia con  G.Bottesini.Primo violino al Covent Garden di Londra, fu molto apprezzato e accolto da Rossini nella propria casa di Parigi.Nel 1877 inaugurò a Venezia la società musicale Benedetto Marcello.Accompagnò con il violino la regina Margherita di Savoia al pianoforte nell’esecuzione di romanze .A Venezia,in contrasto con il fratello Giovanni Battista, nella casa di Wagner suonò in coppia con Listz più volte,e Wagner che gli fece dono del suo leggio e della bacchetta. Il conte Francesco (+1903)fu prefetto e ufficiale della corona ferrea d’Italia, sposato con la contessa Maddalena Paolucci(*1845) del marchese Eugenio delle Roncole, educato alla corte di Russia e aiutante di campo del re Carlo Alberto, sposato a Venezia con la contessa Lucrezia Manin. All’inizio del ‘900 Angelo Contin ed Ernesta Gozzano realizzarono a Roma una imponente fabbrica di armi, fornitrice dell’esercito italiano nel corso delle due guerre mondiali.
Possedevano con i loro cinque figli una palazzina ai Parioli,una squadra di calcio,una Mercedes e un elicottero Agusta.Durante l’occupazione tedesca di Roma avvenuta il giorno 8-9-1943,definito il giorno della vergogna,la loro azienda fu sequestrata e trasferita in Germania.Nel 1930 Angelo ed Ernesta ebbero l’idea di accostare  per la prima volta gli stemmi delle loro nobili casate, creando così una piccola ricerca genealogica poi conclusa e pubblicata nel  2018  da Armano Luigi Gozzano.
Lo stemma a colori riporta il nome dell’antica famiglia Pagnin alias Contin risalente al XIII° secolo, pubblicato dall’istituto araldico di Firenze da Eugenio Pagnin del lido di Venezia dopo una visita a Castelseprio nel 2013 alla  ricerca delle proprie origini. Le strette relazioni economiche tra i Gozzano di Cereseto e Casale hanno caratterizzato lo svolgimento delle loro attività, perseguendo fini consortili familiari.
Giuliana Romano Bussola

Dante al Parco. Una proposta del Liceo Scientifico M. Curie di Pinerolo

In collaborazione con Fondazione Cosso  Domenica 21 novembre, ore 15

 

Domenica 21 novembre alle 15, la Fondazione Cosso è lieta di accogliere “Dante al Parco”: un momento di restituzione del lavoro fatto dal gruppo di Letture ad Alta Voce del Liceo M. Curie di Pinerolo, nell’ambito di un percorso di PCTO attivato dalla Scuola a livello nazionale, nell’anno delle celebrazioni dantesche. I momenti di lettura saranno accompagnati da brani musicali, eseguiti da  alcuni elementi dell’orchestra e del coro del Liceo M. Curie.

 

L’attività proposta al Castello di Miradolo è aperta al pubblico con ingresso gratuito, con l’obiettivo di condividere con le famiglie e la collettività il percorso fatto dai ragazzi nell’anno scolastico 2020/2021 e proseguire la positiva collaborazione, attiva da anni, tra il Liceo M. Curie e la Fondazione Cosso.

 

Lungo il filo della memoria che unisce l’umanità in cammino, il testo dantesco torna a risuonare nella cornice del Castello di Miradolo attraverso la lettura di alcuni passi della Commedia riproposta in chiave botanica, seguendo i ritmi delle stagioni e della vita.

Sarà un percorso a tappe, all’aperto, progettato e guidato dagli studenti che con la prof.ssa Deferrari hanno selezionato alcuni passi di Dante con l’obiettivo di creare un legame tra le parole del poeta e l’anima verde del luogo.

La selva dantesca risuona nell’interiorità di ognuno: basta saper ascoltare e amare!

 

Il gruppo di Letture ad Alta Voce del Liceo M. Curie, nato alcuni anni fa e in continuo mutamento, dal 2020 collabora con l’associazione LaAV di Torre Pellice nell’ambito dei percorsi di PCTO curando, ad esempio alcune puntate a radio LaAV.

L’iniziativa che sarà presentata domenica 21 novembre al Castello di Miradolo costituisce il coronamento di un progetto nazionale dedicato alle celebrazioni dantesche, “La voce nel testo”, organizzato da ADI-SD (Associazione degli italianisti sezione didattica) e CEPELL – Centro per il libro e la lettura, che ha coinvolto vari istituti scolastici, tra cui il Liceo M. Curie, comprendendo un corso di formazione per docenti e attività laboratoriali per gli studenti.

Ancora una volta Dante ha permesso di unire parti d’Italia lontane tra loro, ma vicine nel rispetto comune della cultura e della letteratura, offrendo occasioni di condivisione e confronto.

 

 

Informazioni e prenotazioni

L’attività si svolgerà all’aperto, su prenotazione: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

I vetrai di Murano, una nuova guerra degli specchi?

Quando Luigi XIV sguinzagliava le sue spie nella laguna veneta per rubare i segreti dei vetrai di Murano. Tra la Francia e Venezia scoppiò perfino la “guerra degli specchi, tra il 1664 e il 1667.

I maestri vetrai muranesi, in difficoltà economiche, preferirono emigrare in altre città italiane, compresa Torino, e anche all’estero per trovare condizioni di vita e di lavoro migliori. La diaspora dei vetrai cominciò già nel Trecento e si protrasse fino al Settecento facendo perdere a Venezia parte della produzione dei suoi gioielli ammirati e venduti in tutto il mondo. Oggi i vetrai di Murano sono di nuovo in crisi: gli alti costi dell’energia diventano proibitivi e insostenibili per questi artigiani che per produrre i loro manufatti devono tenere accesi i forni giorno e notte. Alcune fornaci sono state già chiuse e diverse famiglie stanno pensando di trasferire altrove la produzione. Si delinea insomma una situazione simile a quella del Seicento descritta, con dovizia di particolari, dallo storico Paolo Preto nel volume “I Servizi segreti di Venezia, spionaggio e controspionaggio ai tempi della Serenissima” (Il Saggiatore, 1994). Ma spariranno davvero i vetrai di Murano e i loro celebri lampadari conosciuti in tutto il mondo e che attirano in laguna ogni anno moltitudini di turisti? Se ne parla molto in questi giorni con servizi televisivi e articoli sui quotidiani. Se non si produce si chiude bottega o si emigra in un altro Paese dove l’energia costa meno. Fiore all’occhiello della produzione industriale di Venezia i vetri di Murano sono sempre stati, almeno fin dal Trecento, una fonte perenne di preoccupazioni per la Repubblica di Venezia che nel Seicento combatté addirittura una guerra di spie contro la Francia di Luigi XIV. Deciso a rubare al doge i suoi maestri vetrai Jean Baptiste Colbert, primo ministro del Re Sole, fece di tutto per portarne un gruppo a Parigi promettendo loro favolosi guadagni e iniziando una produzione tutta francese.
Fu un vero e proprio attacco all’industria veneziana ma Colbert dovette scontrarsi con la dura reazione del governo lagunare che ricorse a tutti i mezzi per stroncare l’offensiva della monarchia francese, anche all’omicidio di Stato, mandando i suoi 007 a eliminare fisicamente soggetti scomodi al di là delle Alpi. Vengono colpiti vetrai veneziani e lucidatori di specchi francesi, i rapporti tra le due potenze peggiorano e diventano insostenibili per entrambe le diplomazie. I vetrai fuggiti in Francia tornano in laguna ma ormai l’obiettivo è stato raggiunto. I francesi si sono impadroniti con la forza e con l’astuzia dei segreti dei vetrai muranesi e Colbert non ha più bisogno di importare specchi da Venezia. Lo scrittore veneziano Alessandro Marzo Magno ricorda che nel sito del gruppo francese Saint-Gobain, leader mondiale nella produzione di vetri industriali, si legge: “Fondato in Francia nel 1665 per volere di Luigi XIV per realizzare la galleria degli specchi della reggia di Versailles a Parigi” ma non c’è però scritto che il tutto era il risultato di una colossale operazione di spionaggio industriale organizzata da Colbert ai danni di Venezia. Come dimostra il secolare successo della Saint-Gobain”. Ma anche questa volta, ne siamo convinti, Venezia, che proprio quest’anno compie 1600 anni di gloriosa esistenza, non si rassegnerà facilmente a perdere i suoi maestri muranesi. Lo Stato italiano è costretto ad aiutarli.
Filippo Re

Le astrazioni pittoriche di Franco Tosi in mostra

“Insight – Inside”, alla torinese Galleria “metroquadro” e presso “NH Hotel Santo Stefano” Porta Palatina

Fino al 18 dicembre / Fino al 9 gennaio 2022

“I miei quadri sono stati dipinti utilizzando la scala dell’esistenza e non quella istituzionale”: così diceva il grande Marck Rotcko, pittore statunitense di origine lettone (morto suicida nel 1970) e padre riconosciuto del “Color Field Painting” – pittura come “campo colorato”. Spazi astratti di colore vibrante in cui non v’è traccia di figure umane, ma solo “estasi” totale. Tragedia ed estasi. Arte come vita. Colori come ali essenziali a viaggi verso emozioni assolute. Parole e dimensioni in cui penso possa ben riconoscersi Franco Tosi, bolognese d’adozione (ma nato a Magenta nel ’62), cui la Galleria “metroquadro” di Marco Sassone dedica oggi in contemporanea, a quattro anni dalla sua ultima personale a Torino, due mostre dai titoli estremamente chiari e significativi: l’una “Insight” ospitata nella Galleria di corso San Maurizio e l’altra “Inside” presso gli spazi dell’“NH Hotel Santo Stefano” di via Porta Palatina. La rassegna si articola in tre sezioni: dalle distese di colore della serie dei “Landscapes”, di grandi dimensioni, ai più piccoli “Scratched Fields” fino alla certosina moltiplicazione cellulare della serie cosiddetta delle “Mitosi”. Scive Marco Sassone: “Le tre serie vivono indipendenti, ma tutte e tre si intrecciano nel tentativo di rappresentare le gioie ed i tormenti di quel mistero che è la vita”. In parete troviamo opere, quasi tutte di grandi dimensioni, votate ad una cifra astratta assolutamente controllata (pur con qualche “sgarbo” emotivo) nei ritmi cromatici, logica e analitica all’eccesso, dai verdi più o meno intensi agli azzurri sfumati in un chiaro-scuro che domina le campiture di colore dilatate sulla totalità della tela. L’artista si è diplomato a Bologna all’Istituto “IASA – Istituto per le Arti Sanitarie Ausiliarie” e proprio questo tipo di studi deve averlo indirizzato a concepire il lavoro pittorico come strumento di indagine introspettiva in grado di avvicinare l’artista all’osservatore, nella comune speranza di trovare un senso all’esistere. Ciò che gli interessa non sono dunque, per citare ancora Rotcko, “i rapporti di colore, di forma o di qualsiasi altra cosa, ma solo esprimere le fondamentali emozioni umane”. Introspezione ed interiorità sono, infatti, il leitmotiv dell’intera mostra. “Un modo differente di guardarsi dentro – racconta lo stesso artista – dove il romanticismo dei landscapes , con campiture graffiate e tenui, a loro volta diventano il fluidificante nel quale nascono e si moltiplicano grappoli di cellule. La parte romantica lascia spazio alla ragione, soggettivo e oggettivo si incontrano in un gioco di ruoli dove nulla è più definito”. E allora quegli indefiniti totalitari spazi cromatici vanno a nascondere una singolarissima analisi interiore. Un gioco non semplice di anima e cuore che tende (ci riuscirà?) a coinvolgere e a concepire in un tutt’uno artista e spettatore. Davanti a uno specchio che spesso riflette “le debolezze dell’Io, in una continua ricerca di sé stessi e la paura, forse, di non trovarsi”. O, peggio di trovarsi.

Gianni Milani

 

“Insight – Inside”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino, tel. 328/4820897 o www.metroquadroarte.com

Fino al 18 dicembre

Orari: dal giov. al sab. 16/19

NH Hotel Santo Stefano, via Porta Palatina 19, Torino; tel. 011/5223311 o www.nhsantostefano@nh-hotels.com

Fino al 9 gennaio 2022

 

Nelle foto

–         “Landscape”, oil on dibond, 2020

–         “Landscape – Azzurro”, oil on canvas, 2013

–         “Mitosi #11”, olio on canvas, 2014

Starry night Gala: per le Atp a Palazzo Madama con gli artisti di Cirko Vertigo

Una serata multisensoriale unica la “Starry night Gala”, tenutasi martedì  sera a Palazzo Madama e ideata da Sergio Momo, il maestro torinese fondatore della profumeria di lusso Xerjoff per il lancio di Torino 21, il profumo delle Nitto Atp Finals.

Per l’evento esclusivo, Fondazione Cirko Vertigo ha realizzato uno spettacolo unico con i suoi migliori artisti, accompagnati dalla colonna sonora di Max Casacci, fondatore dei Subsonica, che ha creato il brano “ATP finals but the bass”, integralmente realizzato con suoni, rumori e voci del tennis, ad eccezione del basso, unico strumento. Sul brano di Casacci si sono esibiti gli acrobati di Fondazione Cirko Vertigo, in un suggestivo duo aereo. A esibirsi su tessuti e cerchio aerei, danza a terra e mano a mano, filo teso, trampoli e cinghie aeree sono stati: Alexandre Duarte, Elisa Mutto, Rachele Grassi, Sara Frediani, Emmanuel Caro, Edvige Ungaro, Lara Quaglia, Irene Caroni e Amos Massingue, diretti da Paolo Stratta.

Durante la serata tre chef stellati come Davide Scabin, Maurilio Garola e Matteo Baronetto si sono lasciati ispirare dal tennis nel creare piatti e sapori, mentre il vino è arrivato da importanti filari come quelli di Ceretto, Damilano e Tenute Pavesio.

“L’impresa di fare cultura. Mario Lattes editore e scrittore”

Presentati ad Alba i tre volumi “Opere di Mario Lattes”, pubblicati per la prima volta insieme, a vent’ anni dalla morte dell’autore

Venerdì 19 novembre

Alba (Cuneo)

Spirito libero ed eclettico, pittore scrittore editore e intellettuale fra i più raffinati del nostro secondo dopoguerra, Mario Lattes(Torino, 1923 – 2001) seppe unire in tutta la sua vita, con grande iltelligenza e creatività, imprenditorialità e umanesimo. Doti che Lattes seppe sfruttare in larga abbondanza e a riconoscimento delle quali è dedicato l’incontro “L’impresa di fare cultura. Mario Lattes editore e scrittore”, organizzato dalla “Fondazione Bottari Lattes” in occasione di “Alba Capitale della Cultura di Impresa 2021”. L’appuntamento sarà anche l’occasione per presentare per la prima volta ad Alba il cofanetto in tre volumi “Opere di Mario Lattes”, edito da “Olschki” e pubblicato lo scorso maggio. L’incontro è per venerdì 19 novembre alle ore 18 al “Pala Alba Capitale”, in piazza San Paolo, e prevede gli interventi di Caterina Bottari Lattes, presidente della “Fondazione Bottari Lattes”, Simone Lattes, amministratore delegato della Casa Editrice, Mariarosa Masoero e Giovanni Barberi Squarotti, coordinatori dei tre volumi in cofanetto. Moderatore il giornalista Roberto Fiori. L’appuntamento sarà trasmesso anche in diretta streaming sui canali Facebook di “Confindustria Cuneo” e “Fondazione Bottari Lattes” e sul canale Youtube di “Confindustria Cuneo”. Per prenotazioni: www.alba2021.confindustriacuneo.it “Mario – sottolinea Caterina Bottari Lattes, moglie dell’artista –  è stato un esempio di creatività anche in ambito editoriale, un editore innovativo e creativo. Nel lavoro alla casa editrice, a cui si dedicava con passione e competenza ammirevoli, ha coniugato efficienza e slanci inventivi che hanno saputo consolidare la ‘Lattes’ nel panorama editoriale italiano. Sono onorata di aver collaborato per diversi anni al suo fianco contribuendo all’evoluzione della casa editrice”.

Il cofanetto che sarà presentato venerdì 19 novembre é suddiviso in tre volumi e riunisce, a vent’anni dalla morte, il complesso degli scritti, editi e inediti di Mario Lattes, permettendo di conoscere per la prima volta nella sua effettiva estensione e nel suo rilievo la presenza di Lattes nella scena letteraria del secondo Novecento. Fortemente voluto da Caterina Bottari Lattes, l’edizione è stata diretta da Giovanni Barberi Squarotti e da Mariarosa Masoero e raccoglie numerosi testi di Lattes che erano andati dispersi nel corso degli anni e un corpus importante di materiale inedito, riuniti grazie a un’attenta revisione portata avanti secondo criteri filologici, anche sulla base delle carte autografe conservate negli archivi personali presso la casa editrice “Lattes” e la “Fondazione Bottari Lattes” (recentemente riordinati e tutelati dalla Soprintendenza). I tre volumi comprendono: 6 romanzi ( “La stanza dei giochi” del 1959, l’inedito “L’esaurimento Nervoso” scritto tra il 1964 e il 1965, “ Il borghese di ventura” del 1975, “L’incendio del Regio” del 1976candidato al Premio Strega 1977, “L’amore è niente” del 1982, “Il Castello d’Acqua” uscito postumo nel 2004 e ora pubblicato nell’ultima redazione messa a punto dall’autore), più di 60 racconti (tra cui la raccolta “Le notti nere”), le poesie, due opere teatrali, la tesi di laurea “Il Ghetto di Varsavia” e i tanti articoli, saggi e recensioni scritti da Lattes per diverse testate italiane, fra le quali “La Gazzetta del Popolo” e la rivista da lui fondata, “Questioni. Ogni volume è accompagnato da un importante corredo di illustrazioni, che comprenderiproduzioni di appunti, manoscritti, dattiloscritti e lettere di Mario Lattes, in cui schizzi e disegni arricchiscono il contenuto, oltre che di opere pittoriche selezionate tra quelle che più hanno attinenza con i temi dei testi affrontati negli scritti.“Opere di Mario”Lattes si inserisce tra le iniziative e i progetti che celebreranno nel 2023 i 100 anni dalla nascita di Lattes, la cui vita e la cui opera rappresentano un unicum nel panorama culturale del secondo Novecento non solo piemontese, e i 130 anni dalla nascita della casa editrice “Lattes”, fondata nel 1893 a Torino dal nonno di Mario Lattes, Simone.

Per info: “Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it /FB Fondazione Bottari Lattes/ TW @BottariLattes/ YT FondazioneBottariLattes

g.m.

Nelle foto

–         “Opere di Mario Lattes” (Olschki Editore)

–         Mario Lattes

 

Circo Contemporaneo, Stratta riconfermato alla Presidenza di A.C.C.I.

La base associativa di A.C.C.I – Associazione Circo Contemporaneo Italia, riconoscendone l’impulso dato all’Associazione in un triennio così complesso, conferma Paolo Stratta, direttore di Fondazione Cirko Vertigo, alla sua Presidenza e rinnova la piena fiducia alla coordinatrice Luisa Cuttini (Circuito CLAPS), che assume il ruolo di Vicepresidente.

Il Consiglio Direttivo, composto da ulteriori cinque membri, vede nominati:

  • Leonardo Adorni (Teatro Necessario);
  • Sabrina Barbieri (Associazione Sarabanda);
  • Ferdinando D’Andria (Nando&Maila);
  • Fabrizio Gavosto (Associazione Ideagorà);
  • Camilla Peluso (Piccola Scuola di Circo).

A.C.C.I. rappresenta la distribuzione, la promozione, la produzione, la formazione e le residenze artistiche dell’arte e della cultura del circo contemporaneo, in tutte le espressioni artistiche che esso manifesti. L’Associazione intende esprimere e raffigurare in tutte le sedi, locali, nazionali ed internazionali gli interessi e le istanze del settore, promuovendo e concorrendo alla realizzazione di iniziative tese a dare visibilità e sostegno agli ambiti di riferimento del circo contemporaneo. Sarà compito di A.C.C.I. studiare e affrontare temi artistici, culturali e organizzativi relativi alle attività di pertinenza del settore e rappresentare i soci, nei confronti delle Istituzioni pubbliche e private, favorendone lo sviluppo artistico, tecnico ed economico. Il dialogo costruttivo e la collaborazione tra distribuzione, produzione, formazione e promozione saranno il vero impulso dato a questa arte che ha la necessità di essere valorizzata e potenziata.

A.C.C.I. è ente aderente ad Agis – Federvivo.

Possono aderire ad A.C.C.I., le organizzazioni costituite giuridicamente che sono interessate alla realizzazione delle finalità istituzionali e ne condividono lo spirito e gli ideali.