Caro direttore, la missione che il nostro Club TORINO DUOMO sta perseguendo sin dall’origine nasce in ossequio alla funzione di centro d’irradiazione culturale scelta dal professor Enzo Restagno, accademico emerito dell’Accademia della Cattedrale di San Giovanni e al tempo stesso socio onorario del nostro Club, proprio per la suddetta Accademia la cui residenza è altresì nostra la sede morale.
“Nell’ultimo biennio ci siamo attivati per diverse, fascinose proposte, addirittura suggerendo occasioni che hanno consentito grossi impegni distrettuali come il restauro de “L’Ultima Cena” del Gagna presente nel Duomo. Coscienti tuttavia della serietà del nostro impegno totalmente estraneo dal mendicare gratifiche, abbiamo deciso di privilegiare gli interventi autonomi che hanno rivelato l’indubbio orgoglio d’appartenenza a un Club il quale, benché non molto numeroso, possiede un’altissima dose di corporativismo soprattutto quando si tratta d’Arte e creatività.
Quest’anno i nostri service hanno raggiunto la discreta somma di circa 12.000,00 euro, senza dover pesare minimamente sulle casse del Distretto!
Non soltanto, ma grazie all’impegno donativo dei Soci e delle loro conoscenze abbiamo aperto, nei locali del Museo Diocesano, un’ampia biblioteca a tematica d’arte cui s’è aggiunto di recente l’omaggio d’un pianoforte alla memoria della professoressa Maria Luisa Bordieri, prematuramente scomparsa nel maggio del 2015, da parte del marito Antonio D’Altilia.
Abbiamo iniziato l’anno rotariano col restauro completo di un prezioso manufatto visibile ora nel Museo Diocesano, il “Paliotto” del celebre argentiere Paroletto; questo brillante risultato ha indotto il nostro Presidente incoming Marco Novara a istituire un Premio Letterario Nazionale per l’appunto denominato “Il Paliotto”, un Concorso concepito proprio per salvaguardare e diffondere la cultura e che già in questa prima edizione ha avuto un ottimo risultato, con una bella presenza di Autori e con una Giuria formata da personalità d’indubbio rilievo come il critico d’arte e letterario Aldo Albani, l’architetto Angelo Garini event designer e ambasciatore della bellezza italiana nel mondo, la scrittrice Laura Graziano, l’editore di “Araba Fenice” Alessandro Dutto, il filologo Luca Gandolfi, Désirée Carmen Gabella esperta in comunicazione e la professoressa di lingue estere nonché traduttrice Rosanna Beltramo.
Valutate con professionalità e impegno le numerose opere pervenute, la commissione giudicatrice così s’è espressa:
1° premio a Piero Abruzzese (foto) “Nel cuore di Punt”
2°Matteo Bottone “Sulle vie di Piero”
3° Edoardo Guerrini “Il Quaderno del Fato”.
I tre prescelti hanno ricevuto gli attestati di rito e opere d’arte dell’artista vernonese Paolo G. Cerati.
Sono state inoltre assegnate 3 menzioni speciali a Roberto Centofanti “Il mondo che vorrei”; Fernanda Nicolis “La poesia è donna”; Liz Chester Brown “Io sono una famiglia – Il gabbiano”.
Visto il risultato estremamente positivo di questa prima edizione stiamo già lavorando alla seconda edizione 2021-2022 per poter assistere ancora all’entusiasmo per la letteratura che si esprime attraverso le opere di tanti Autori, auspicabilmente connotati anche da una massiccia presenza rotariana!
Particolare del “Paliotto” restaurato ed esposto al Museo Diocesano di Torino
Tanti auguri Giorgio Conte!
23 Aprile 2021, Tanti Auguri Giorgio Conte
https://youtu.be/l9MHnUKQIlg
In 46 per fare gli auguri a Giorgio Conte: Elio, Oscar Farinetti, Ornella Vanoni, Bruno Gambarotta, Enzo Iacchetti, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Staino, Vincenzo Mollica, Marinella Venegoni, Antonio Ricci, Francesco Salvi, Rosanna Fratello, Alessandro Fullin, Luigi Manconi, Carlo Petrini, Amici Fiera Bue Grasso Di Carru’, Mauro Corona, Ezio Guaitamacchi, Stefano Senardi, Alberto Gedda, Fausto Pellegrini, Francesco Pellicini, Beatrice Sartor, Gino Rapa, Salvatore Leto, Gianluigi Porro, Alessandro Mistri, Paolo Bagnadentro, Dietmar e Miriam Haslingher (Austria), Brunella Bertocci (Ticino), Giuseppe Perna (Germania), Georges Grillon (Svizzera), Ellade Bandini, Pippo Pollina , Peppe Voltarelli, Luca Ghielmetti, Ciccio Graziani, Alberto Malnati , Guglielmo Pagnozzi , Alessandro Nidi, Alberto Parone, Bati Bertolio, Titi Nieto Puentes, Salvo Manzone, Rambaldo degli Azzoni Avogadro, Emiliano Ardini
46 amiche ed amici si sono trovati di fronte a videocamere o smartphones per fare gli auguri a Giorgio Conte: ottant’anni questo 23 aprile 2021 e non dimostrarli, ma soprattutto tanta poesia e vita regalate a mani basse che ritornano in ricordi e affetto da compagni di strada vicini e lontani sempre preziosi, protagonisti come lui di una storia culturale, oltre che ovviamente musicale, che non ha né prezzo né confini.
L’idea di realizzare questo tributo è nata dall’impossibilità di festeggiarlo in presenza al Teatro Alfieri di Asti. Sarebbe stata una festa a sorpresa in compagnia di parenti, amici e collaboratori per celebrare gli 80 anni di una persona unica e un’esistenza ricca di musica, incontri e leggerezza, all’insegna del “continuo la mia vita al gusto di tutto…” ma, dato il prolungamento delle restrizioni, si è deciso di far arrivare gli auguri, tramite video-messaggi, direttamente a casa, in Cascina Piovanotto!
Contributi in ordine di apparizione
Elio, Oscar Farinetti, Ornella Vanoni, Bruno Gambarotta, Enzo Iacchetti, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Staino, Vincenzo Mollica, Marinella Venegoni, Antonio Ricci, Francesco Salvi, Rosanna Fratello, Alessandro Fullin, Luigi Manconi, Carlo Petrini, Amici Fiera Bue Grasso di Carrù, Mauro Corona, Ezio Guaitamacchi, Stefano Senardi, Alberto Gedda, Fausto Pellegrini, Francesco Pellicini, Beatrice Sartor, Gino Rapa, Salvatore Leto, Gianluigi Porro, Alessandro Mistri, Paolo Bagnadentro, Dietmar e Miriam Haslingher , Brunella Bertocci , Giuseppe Perna , Georges Grillon , Ellade Bandini, Pippo Pollina , Peppe Voltarelli, Luca Ghielmetti, Ciccio Graziani, Alberto Malnati , Guglielmo Pagnozzi , Alessandro Nidi, Alberto Parone, Bati Bertolio, Titi Nieto Puentes, Salvo Manzone, Rambaldo degli Azzoni Avogadro, Emiliano Ardini.
Resistenza, una riflessione storica
Sabato 24 aprile ore 18, 30 sulla piattaforma Zoom lo storico Pier Franco Quaglieni in dialogo con la giornalista Mara Antonaccio parlerà su “ La Resistenza 1943 – 1945 – una riflessione storica“.
“Au Revoir”. Terzo appuntamento di “ARS ET INDUSTRIA”
Sabato 24 aprile, ore 15,30
Chieri (Torino)
, chieri
“Un progetto di arte partecipata che indaga le relazioni tra le culture del Mediterraneo”: così il cremonese (di nascita) Ettore Favini – fra i nomi più interessanti esingolari del panorama artistico contemporaneo, docente di Arti Visive presso la “NABA” (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano e di Pittura all’“Accademia di Belle Arti” di Bergamo – presenta il suo “Au Revoir”, progetto curato dal centro culturale “Connecting Cultures” di Milano e realizzato in diverse sedi istituzionali, grazie al sostegno dell’ “Italian Council 2019”, programma Mibact teso a valorizzare la creatività italiana all’estero. E appunto di “Au Revoir” si parlerà in streaming con lo stesso Favini, sabato 24 aprile, alle 15,30, per il terzo appuntamento del ciclo di conferenze “ARS ET INDUSTRIA”, organizzato dal “Museo del Tessile” di Chieri. “Per la realizzazione di questo lavoro – spiega Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione Chierese per il Tessile’ e del ‘Museodel Tessile’ – l’artista ha coinvolto artigiani tessili rappresentanti delle comunità egiziane e nordafricane di Milano e la ‘Fondazione per il Tessile di Chieri’. Le opere custodiscono dunque storie di vita, di famiglia, di lavoro, di competenze. Esplorano i flussi e i confini mediterranei, dall’antichità fino ai nostri giorni, rintracciati con ago e filo. Hanno come scenario il mare, l’attore storico principale della narrazione: il Mare Nostrum per eccellenza, luogo di scambi ma anche di conflitto tra i popoli”. Metafore, dunque. Il mare e lavita dei tessuti, nel caso di “Au revoir”. Come in altrilavori incentrati sempre intorno alla relazione fra l’opera, l’ambiente nel quale si inserisce e le persone. Lavori che ci incoraggiano a ripensare la storia delmondo, vale a dire la nostra memoria collettiva, e chehanno fatto da sfondo due anni fa alla mostra scaturita dallo stesso progetto presso il “Carré d’Art, Musée d’art contemporain” di Nîmes. Racconta lo stesso Favini: “Trama e ordito diventavano metafora della vita, cioè allegoria per lavorare sull’idea di viaggio, di scambio e di persone che entravano a far parte di questo progetto attraverso le loro memorie perché il tessuto, di fatto, è una memoria personale”. Allo scopo sono state coinvolte quattro tessitrici di origini geografiche e culturali diverse che hanno partecipato al workshoporganizzato dalla “Fondazione per il Tessile” di Chieri: Nagwa e Doaa (Egitto), Laila (Marocco) e Tamel (Srilanka). “Il workshop – prosegue l’artista – le metteva davanti a una tecnica di tessitura che non avevano mai usato. Abituate a usare perlopiù telai verticali, qui usavano telai orizzontali del Sette e Ottocento”. Con l’aiuto dei volontari della Fondazione di Chieri – luogo dove nasce il nonno del jeans, il fustagno – queste quattro donne hanno imparato la tecnica ma,naturalmente, c’è stata anche un’osmosi tra i due gruppi. “Per cui la mia idea – conclude Favini – di questo mare che ibrida si è realizzata anche durante il workshop”.Nel corso del “reincontro” con Chieri, Ettore Favini presenterà anche la pubblicazione dedicata da “Connecting Cultures” al suo progetto artistico aprendosi a diverse narrazioni e approfondimenti.
Per ricevere il link di connessione alla conferenza online, è necessario prenotarsi fornendo i propri dati (nome, indirizzo, e-mail) a: prenotazioni@fmtessilcjieri.org
g. m.
Con l’imminente riapertura dei teatri, la stagione Solo in Teatro, diretta e ideata da Caterina Mochi Sismondi e prodotta da Fondazione Cirko Vertigo, diventa fruibile anche dal pubblico in presenza, presso il teatro Cafè Müller di Torino, oltre che dal pubblico in streaming su www.niceplatform.eu.
Il prossimo spettacolo in cartellone, l’ultimo ancora unicamente online il 24 aprile, sarà traSh – Il grande peso della moda a piccoli pezzi, con il quale l’acrobata Delia Ceruti intende sensibilizzare il pubblico sul tema del fast fashion. Seguirà l’8 maggio lo spettacolo Una luce nella selva oscura di Roberto Zibetti, primo spettacolo della stagione 2021 a essere aperto anche al pubblico in sala. Il teatro Cafè Müller di Torino, in accordo con le normative vigenti, potrà contenere 35 spettatori, a fronte di una capienza massima di 140 ma, tramite lo streaming, sarà possibile ampliare all’infinito la capienza del teatro, consentendo anche a coloro i quali non potranno prendere i biglietti fisici o per tutti gli spettatori provenienti da fuori Piemonte, di assistere agli spettacoli della stagione.
Delia Ceruti porterà in scena una performance di forte impatto visivo, metaforico ed emozionale, per riflettere sul tema del fast fashion e sull’importanza di adottare, nelle nostre scelte quotidiane, comportamenti più sostenibili. traSh – Il grande peso della moda a piccoli pezzi sarà visibile su www.niceplatform.eu in live streaming sabato 24 aprile alle ore 21 al costo di 5 euro e successivamente resterà visibile on demand.
Delia, protagonista e ideatrice dello spettacolo, utilizzando la tecnica della sospensione capillare e delle cinghie aeree, si libra in aria utilizzando, come contrappeso, il quantitativo medio di abiti acquistati in un anno da una persona in Europa. Il fast fashion qui prende corpo a tutti gli effetti, acquisisce un volume misurabile e visibile, chiama in causa lo spettatore inevitabilmente partecipe di un’industria fondata sulla produzione di oggetti che velocemente transitano dalla fabbrica alla passerella, al consumatore, alla spazzatura. “L’idea dello spettacolo è nata nel 2019 – racconta l’acrobata – ma si è sviluppato per lo più negli ultimi mesi. Sono partita da una statistica pubblicata da Greenpeace secondo la quale in Europa si acquistano circa 16 chili di vestiti a testa: i peggiori sono l’Italia e il Regno Unito”.
Ciò su cui Delia vuole portare l’attenzione è il fatto che oggi la società sia letteralmente inondata di vestiti a basso prezzo, che hanno un peso enorme sull’ambiente e sulle condizioni di vita dei lavoratori che li producono, costretti a lavorare in condizioni disumane spesso nelle aeree più povere del pianeta, oltre che sulla salute psicologica dei consumatori, spesso accecati dalla compulsività dell’acquisto, in grado di generare sentimenti contrastanti nell’acquirente: dall’eccitazione alla delusione, fino al senso di colpa. “Con il lockdown è cambiato il canale di acquisto di molte persone, perché sono aumentati esponenzialmente gli acquisti on line, ma non il fenomeno: il consumismo è rimasto invariato – spiega Delia Ceruti -. Il fast fashion è un tema che riguarda tutti. Così come riguarda tutti l’importanza politica, sociale, ed ecologica, di ogni acquisto che facciamo. Io stessa mi metto in prima linea come colpevole di acquisti non sempre responsabili e di scelte non necessariamente sostenibili. Ma credo che tutti possiamo fare meglio”.
“Il 24 aprile, giorno del mio spettacolo in live streaming – prosegue l’artista – ricorre una data particolarmente importante: è l’anniversario del crollo del Rana Plaza, edificio di 8 piani situato alla periferia di Dhaka (Bangladesh) che conteneva al suo interno più fabbriche di abbigliamento. L’incidente del 24 aprile 2013 causò la morte di 1.134 persone ed il ferimento di oltre 2.500, la maggior parte delle quali erano donne e bambini. Quando vennero notate le crepe, i proprietari delle fabbriche di abbigliamento ignorarono gli avvisi di evitare di utilizzare l’edificio, ed ordinarono ai lavoratori di rientrare il giorno successivo. Fu il giorno del crollo, considerato il più letale cedimento strutturale accidentale della storia umana moderna, e il più grave incidente mortale mai avvenuto in una fabbrica tessile”. All’interno del Rana Plaza si producevano articoli per alcuni grandi nomi della moda mondiale, fra cui Benetton, Primark, Mango, Auchan. Il crollo del Rana Plaza ha dato origine al movimento Fashion Revolution, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sul tema.
Per l’acrobata questa sarà la prima esibizione senza pubblico dal vivo, ma Delia intende trasformare tale situazione in opportunità: “Nonostante la grande difficoltà, come artista, di non potermi esibire di fronte a un pubblico in sala, penso che chi vorrà guardare questa esibizione, trovandosi a casa davanti ad un pc piuttosto che in un teatro, potrà più facilmente accedere a risorse ed informazioni sul tema, attraverso i link che offrirò in questa versione online, e proattivamente, continuando la ricerca in autonomia. E chissà, forse riuscirò a far sì che più persone si informino sul fast fashion”.
Delia Ceruti, come gli altri artisti che fanno parte della stagione Solo in Teatro, arriverà al live streaming dopo una settimana di residenza artistica presso il teatro Cafè Müller. Quello di Solo in teatro è un nuovo modo di stare in teatro che vede coinvolti alcuni dei più grandi esponenti italiani e internazionali dei generi teatro-danza-musica e circo contemporaneo: ogni artista presenta una sua creazione di circa trenta minuti di un proprio Solo, che può essere un estratto di lavori precedenti o una nuova creazione, e che viene preceduto da un docufilm fatto con le riprese del dietro le quinte e le interviste all’artista, realizzate durante la settimana. Gli spazi del teatro si trasformano in questo modo in un “set cinematografico” e i materiali realizzati durante la residenza hanno come risultato finale una monografia, tra lo spettacolo dal vivo e il docufilm, che svela al pubblico aspetti inediti della professione dell’artista. NicePlatform è una piattaforma creata ad hoc nel 2020 per ospitare la stagione teatrale digitale e dal 12 aprile 2021 anche l’archivio dei materiali video-fotografici e testuali di Fondazione Cirko Vertigo.
Corda aerea, trapezio dance, tessuti, sospensione capillare, ma anche pattinaggio, danza sulle punte, danza aerea, trampoli. Delia Ceruti è un’artista versatile che, dopo anni di formazione nella danza, è approdata con successo nel mondo del circo. Specializzata in discipline aeree, è interessata al movimento nella sua accezione più ampia, alla clownerie, al teatro fisico. Ha collaborato, tra gli altri, con The Generating Company, il Comitato Olimpico 2012, ha preso parte alla cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Londra 2012, ha lavorato con la compagnia americana Cirque Productions, la canadese Cirque Fantastic e con NoFit State Circus nello spettacolo Bianco. Fra le ultime produzioni cui ha preso parte, c’è quella di Cuculand Souvenir con Roberto Olivan, Zero con CircusMash, Quimera con NuaDance, e ultimissima Bazzar con il Cirque Du Soleil.
Primo spettacolo del 2021 a essere visibile anche dal pubblico in sala, oltre che in streaming, sarà quello di Roberto Zibetti fissato per l’8 maggio e intitolato Una luce nella selva oscura: i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, che ricorrono nel mese di settembre 2021, sono lo spunto per Zibetti per avviare un lavoro di riscoperta della sua Comœdia in termini di racconto sonoro e cinematografico. Lo spettacolo affronta dunque il primo canto della Divina Commedia, che è quello programmatico, in cui il Poeta illustra al Lettore (pubblico, ascoltatore, destinatario e testimone insieme) la preziosa cornice simbolica in cui sarà incastonato il racconto del suo salvifico viaggio all’interno del sé.
Nato negli Stati Uniti e cresciuto a Torino, formato artisticamente da una triade eccezionale per il teatro nostrano e internazionale (Giorgio Strehler, Luca Ronconi e Klaus Michael Grüber), Zibetti debutta diciannovenne sul palcoscenico con Gli ultimi giorni dell’umanità (1990) di Luca Ronconi e prosegue la sua carriera collaborando con importanti registi teatrali (Castri, De Capitani, Vacis, Iordanescu, Patroni Griffi, Sastre, Martone). Molti i film con registi di fama internazionale, tra cui spiccano Bernardo Bertolucci, Maurizio Zaccaro, Marco Tullio Giordana, Dario Argento, Abel Ferrara, Klaus Maria Brandauer. Innumerevoli le serie televisive cui prende parte come attore protagonista o comprimario, da Incantesimo 6 a La Squadra, da Le stagioni del cuore a La donna della domenica, fino ai più recenti Rocco Schiavone, Non uccidere, Immaturi La serie. Fonda nel 1997 la compagnia teatrale ‘O Zoo Nõ. Ha diretto il cortometraggio cinematografico in 16mm Green, Acerbo e il documentario su Giorgio Strehler Il cielo in un campiello.
Dopo di lui la stagione Solo in teatro ospiterà altri importanti artisti nei generi teatro, danza, musica e circo contemporaneo: il 22 maggio Antonio Fazio recita in Dorian Gray ; il 29 maggio Salvatore Cappello si esibisce in Miniminagghi; il 5 giugno Sandhya Nagaraja unisce canto e danza in Untitled. In autunno la stagione proseguirà il 18 settembre con Luisella Tamietto in Saranno famose?, il 2 ottobre con Ouroboros di Vladimir Jezic, il 16 ottobre con Ultima notte Mia. Mia Martini, una vita di Erika Urban, il 30 ottobre con Hamlet Puppett di Michela Lucenti, il 13 novembre con Equivoco di Sergio Antonino, il 27 novembre con Nessuno faceva caso ai suoi occhi di Elisa Mutto e l’11 dicembre con Vibrancy of my life di Gianluca Pezzino.
All’Auditorium della RAI di Torino
Sarà il direttore d’orchestra milanese Daniele Gatti a dirigere l’esecuzione integrale delle Sinfonie di Brahms che l’Orchestra Nazionale della RAI propone a porte chiuse giovedì 22 e giovedì 29 aprile alle 20 dall’ Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino.
Entrambi gli appuntamenti fanno parte del cartellone dei “Concerti di ‘primavera-estate” e vengono trasmessi in diretta da Radio 3, in live streaming sul portale di Rai Cultura, e da RAI 5 in prima serata il 9 e 10 giugno prossimi.
Gatti tornerà sul podio dell’ Orchestra Sinfonica della RAI per due settimane consecutive, dopo aver diretto ben sei diversi programmi nel corso del 2020, e lo fa proprio con tutte e quattro le Sinfonie di Brahms, che costituiscono un autentico banco di prova per le orchestre e i grandi direttori.
Il percorso che portò Brahms all’esordio nel genere sinfonico fu lungo e travagliato, costituito di anticipazioni e continui ripensamenti.
Brahms le scrisse in nove anni tra il 1876 ed il 1885, e presentò la sua Prima Sinfonia quando aveva 43 anni ed era già riconosciuto come uno dei massimi compositori a livello europeo. La strada che portava alla prima Sinfonia risultò piuttosto lunga. Fu abbozzata nel 1855 e chi, come Brahms si avventurava nello scrivere a metà Ottocento una Sinfonia, ben sapeva che la sua riuscita consisteva nell’originalità con cui venivano creati i movimenti e collegati tra loro.
Nel 1884, appena un anno dopo la composizione della Terza Sinfonia, Brahms si mise al lavoro per quella che doveva essere la sua ultima Sinfonia, la Quarta, in mi minore, composta nelle due estati del 1884 e ’85 in Stiria; gli stretti rapporti intrattenuti in quegli anni con la corte e l’eccellente orchestra di Meiningen dovettero influire sulla decisione di completare così il suo patrimonio sinfonico.
La prima esecuzione ebbe luogo a Meiningen il 25 ottobre del 1885, sotto la direzione dello stesso compositore. Nonostante lo scetticismo dello stesso Brahms, la Quarta sollevò immediata ammirazione, ripetuta puntualmente ad ogni esecuzione in Germania e Olanda. Mentre la Prima Sinfonia aveva mostrato qualche attenzione all’originalità di immediata percezione, la Terza offriva un piccolo omaggio alla forma ciclica con quella conclusione, che riprendeva la fine del primo movimento. Nella Quarta Sinfonia gli stimoli parevano tacere sulla superficie. Ciò che avrebbe contato, invece, in questa composizione sarebbe stato lo scavo interiore, condotto accanto alla ricerca personale, con tratti di “musica riservata”. Il finale sarebbe stato l’esempio sommo di quella tecnica tipica di Brahms che Schonberg avrebbe chiamato della “variazione sviluppante”, ovvero della fusione tra i due principi dello sviluppo e della variazione, imprimendo il crisma della modernità. Nella Quarta Sinfonia Brahms sarebbe stato capace di fondere passato e presente, cultura e spontaneità, caratteristico e universale, creando una sintesi perfetta, espressa da una fortunata felicità stilistica.
MARA MARTELLOTTA
Al via i concerti dell’Unione musicale
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Concerto inaugurale: |
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Prenotazione su Streeen.org e visione gratuita per i primi 100 prenotati
Sarà necessario prenotare il proprio “posto virtuale” direttamente sul sito di Steeen.org (www.streeen.org). La visione del film sarà gratuita per i primi 100 spettatori, dalle ore 18.30 di giovedì 22 aprile fino alle ore 24.00 di sabato 24 aprile.
A Racconigi “reading” collettivo online, realizzato da “Progetto Cantoregi”, per celebrare la Liberazione “al femminile”
Da sabato 24 aprile- www.progettocantoregi.it – www.comune.racconigi.cn.it
Racconigi (Cuneo) Scriveva l’indimenticata Anna Bravo (Torino, 1938 – 2019), docente di Storia Sociale all’Università di Torino e membro del Comitato Scientifico dell’Istituto per la Storia della Resistenza “Giorgio Agosti”, una vita dedicata alla ricerca e alla difesa del ruolo delle donne in campo politico e sociale: “Durante il periodo della Resistenza, le donne si sono impegnate nella lotta di Liberazione su più fronti: nello scontro armato, nel lavoro di informazione, approvvigionamento e collegamento, nella stampa e propaganda, nel trasporto di armi e munizioni, nell’organizzazione sanitaria e ospedaliera, nel Soccorso rosso…nei Gruppi di difesa della donne e per l’assistenza ai combattenti della libertà”. Non un semplice elogio di parte, ma parole di assoluta e storicamente comprovata verità. Volte a ribadire con forza il coraggio e l’impegno, la profonda passione civile, la risoluta fedeltà ai valori di fratellanza (o, meglio, sorellanza) delle donne durante il periodo della Resistenza partigiana, in quello che fu il nostro “Secondo Risorgimento” dall’odiosa dittatura nazifascista. Eppure, a conti fatti e in barba alla Storia, solo a 35mila donne, a fronte di 150mila uomini, è stata riconosciuta ( fonte Anpi) la qualifica di “partigiana combattente”. Per loro solo ruoli certo importanti, ma sempre abbastanza defilati e, tutto smmato secondo “vox populi”, di secondo piano. Nasce di qui, dalla volontà di conferire alle donne partigiane quel ruolo a tutto tondo, di vere protagoniste – al pari degli uomini – della lotta di Liberazione, l’iniziativa online “Voci di libertà. Oratorio laico sulla Resistenza delle donne”, promossa a Racconigi dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi”, in collaborazione con “Anpi Racconigi” e Amministrazione Comunale. Ripreso alla “Soms” (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso oggi sede di “Progetto Cantoregi”) e trasmesso da sabato 24 aprile sui canali social e sui siti di “Progetto Cantoregi” e del Comune di Racconigi, si tratta di “un reading collettivo a più voci – dicono gli organizzatori – per raccontare e omaggiare l’impegno femminile nella lotta attiva per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo”. Antifasciste per scelta personale o tradizione famigliare, appartenenti a tutte le classi sociali e impegnate in ogni professione, giovani e anziane, provenienti da tutta Italia, con armi o senza, le donne furono elemento imprescindibile della lotta per la Liberazione. “Nella Resistenza – scriveva Ada Gobetti, luminosa icona dell’antifascismo e della guerra partigiana – non vi fu attività, lotta, organizzazione, collaborazione, a cui la donna non partecipasse: come una spola in continuo movimento costruiva e teneva insieme, muovendo instancabile, il tessuto sotterraneo della guerra partigiana”.
In scena a Racconigi per “Voci di Libertà” sarano le attrici Irene Avataneo, Chiara Franza e Alessandra Lappano. Il “reading” prevede anche interventi del sindaco Valerio Oderda e del presidente della sezione Anpi di Racconigi, Pierfranco Occelli. Che commenta: “Celebrare il 25 aprile è troppo importante anche in tempi di pandemia, perché questo è per l’Italia una data fondamentale ed emblematica. È la data non solo della Liberazione dalla dittatura fascista, ma è quella che ci richiama subito alla mente i valori su cui si basa la nostra Costituzione: libertà, democrazia, giustizia sociale, uguaglianza, accoglienza senza discriminazioni. Per questi valori si sono battute e spesso ci hanno lasciato la vita, le donne della Resistenza, così come gli uomini. Donne che poi erano le nostre mamme, le nostre nonne, le nostre zie. Visto che usiamo i social, strumenti per i quali sono oggi sicuramente più avvezzi i giovani, spero siano proprio loro a comprendere questi valori che noi tramandiamo. Tocca a loro, gli antifascisti del nuovo millennio, non solo portarli avanti, ma anche rinverdirli, attualizzarli, renderli vivi. Far capire ai loro coetanei che gridare oggi ‘Viva il 25 Aprile’, significa urlare contro la discriminazione, lo sfruttamento, per la difesa dell’unica terra che abbiamo. Noi vecchi non siamo più in grado di farlo”.
Info: 335.8482321 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi.
g. m.