CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 409

Attraverso i secoli, uno sguardo attorno a quanto ci circonda

Nelle sale di palazzo Lomellini a Carmagnola la mostra “…di là dal fiume e tra gli alberi…”

Venerdì 28 maggio è stata inaugurata a Palazzo Lomellini, in Carmagnola, con ingressi contingentati secondo le attuali norme ministeriali, la mostra “…di là dal fiume e tra gli alberi…”. Intorno al paesaggio nell’arte dal secolo XVII a oggi, a cura di Elio Rabbione, in programma sino al 25 luglio.

Questo appuntamento – organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Carmagnola, per la riapertura della sede espositiva, con la collaborazione dell’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini”, è stato pensato considerando quanto ci circonda, all’ambiente, al paesaggio declinato pittoricamente nelle varie epoche e nelle varie tecniche, nelle intenzioni degli artisti più differenti, ritrovati ieri e oggi in Italia e altrove. Volendo sin dal titolo assorbire l’angolo di un giardino, i cieli e le nubi rigonfie, i corsi d’acqua e un mulino sulla riva, il verde degli alberi che vanno a formare imponenti macchie e le distese dei prati che si perdono contro l’azzurro, gli sguardi a perdita d’occhio che possono interessare non soltanto le cime di una montagna ma pure il traffico congestionato di una città, abbiamo preso a prestito il titolo green dalla narrativa hemingwayana, riponendo oggi, attraverso una visione di oltre cento opere, in quei punti di sospensione che precedono e che seguono quel tanto di sogno che sempre accompagna le belle immagini. Un viaggio che certamente non ha le pretese di colmare ogni vuoto, di poter gettare lo sguardo completo su quanto in quattro secoli di storia la pittura abbia detto sull’argomento, come si sia mossa, tra i nomi importanti e non, nel riportare allo spettatore dei nostri giorni quel gran teatro che è la natura che ci circonda. Un viaggio che ha potuto espandersi grazie all’apporto dei collezionisti e delle Gallerie torinesi che hanno generosamente fornito le tele. Un rapporto di fiducia che ha coinvolto, in ultimo, per la prima volta, anche un piccolo quanto suggestivo museo della Valsusa.

Ad aprire il corpus delle sedici opere che offrono una visione sui secoli XVII e XVIII può essere il barcone di gentiluomini (di Jacques d’Artois) che attraversa un corso d’acqua per lasciarsi alle spalle massicci e chiomati tronchi d’alberi e per entrare in un bosco altrettanto ricco, mentre una luce o un raggio di sole (nascosto) colpisce quei tronchi e quell’acqua totalmente tranquilla. E poi i pastori di Nicholas Berchem, ambientati in una campagna romana abitata da rupi e rovine; o l’attenzione (affettuosa) dedicata agli animali da Paul Potter e da Michiel Carree, da Philipp Ross divenuto cittadino romano e dal nostro Michelangelo Cerquozzi che, pur occupando il primo piano con l’arrivo di Erminia tra i pastori, ha modo di “perdere” la sua tela in un suggestivo scorcio lontano di paesaggio. Con uno sguardo all’Ottocento, cogliamo il tempietto classico di Pietro Bagetti e le vedute di campagna di Lorenzo Delleani, la tristezza sperduta nel mare di Enrico Reycend e le ampie distese, trionfanti, celebrate da Enrico Ghisolfi, da Giuseppe Camino, da Carlo Follini in un geniale gioco di luci crepuscolari. Del Novecento (con trentasette opere in mostra) apprezziamo la pacatezza e l’intimità del villaggio bretone di Henry Cahours, quello più gioioso e assolato di Pierre Lesage come il piccolo porto inondato di luce e di riflessi dovuto alla poesia di Emmanuel Laurent; se buttiamo un occhio tra gli immensi spazi russi incontriamo le piccole barche di Dmitrij Kosmin sovrastate da un cielo innaturale, le case di San Pietroburgo di Boris Lavrenko, che allineano movimento e ricercato cromatismo, i tratti irruenti e corposi per il bosco di Maya Kopitzeva. Tra i paesaggi italiani parlano tra gli altri la bellezza dei colori trasmessi dalle opere di Giuseppe Augusto Levis, il lago di Avigliana di Cesare Maggi quasi al riparo degli alberi, l’Inverno di Francesco Menzio dai vasti biancori, il personaggio solitario di Gianni Sesia della Merla immerso nei terreni grumosi del deserto, Luigi Spazzapan che ci dà la sua idea di paesaggio, i favolistici gruppi di case di Nella Marchesini, tra il classicheggiante e l’impressionista, sino ad arrivare al “soffocamento” del paesaggio nel Tappeto-natura di Piero Gilardi.

Gli artisti dei nostri giorni, per concludere. Classicheggianti i paesaggi di Giancarlo Gasparin, di un affascinante nervosismo quelli di Luisella Rolle, pazienti, emozionalmente d’antan le distese di alberi e di poggi di Xavier de Maistre, gli antichi spazi siciliani di Pippo Leocata, le irruzioni del quotidiano tra le montagne di Luciano Spessot, i realistici scorci cittadini di Sandro Lobalzo, di recente scomparso, come Giacomo Gullo; e ancora, tra gli altri, la morbidezza impressionista di Bruno Molinaro, le stilizzazioni di Antonio Presti, le infinite colline dovute al lavoro di Franco Negro e di Adelma Mapelli. Infine in ultimo, tra i paesaggi di oggi, quelli della distruzione prodotta dall’uomo, quelli di Mario Giammarinaro dolorosamente coinvolgenti, amaramente affascinanti nella loro tristezza e nella loro rovina: un mesto risultato, mentre ci si volta indietro a guardare i boschi lussureggianti da cui ha mosso i passi la mostra.

 

Elio Rabbione

curatore della mostra

 

Immagini:

 

Enrico Reycend, Giornata triste

olio su cartone, cm 48 x 66, 1924, firmato in basso a sinistra, titolato sul retro. Esposizioni: “Mostra Commemorativa Enrico Reycend”, Torino 1955; “Enrico Reycend”, Città di Acqui Terme 1989. Bibliografia: M. Biancale – M. Bernardi, “Mostra Commemorativa Enrico Reycend”, Torino 1955; A. Dragone, “Enrico Reycend”, Città di Acqui Terme 1989, pagg. 106/107 n° 79. Galleria Aversa, Torino.

 

Lorenzo Delleani, Strada di campagna sotto il sole

olio su tavola, cm 45 x 31,5, datato 29.11.84 in basso a destra. Bibliografia: Angelo Dragone, “Delleani”, Biella 1973, vol. II, pag. 268 n° 1983. Autentica di Leonardo Bistolfi al retro. Galleria Aversa, Torino.

 

Henry Cahours, Bretonnes sur le chemin du village, olio, cm 61 x 52, 1920, Galleria Pirra, Torino.

 

Francesco Tabusso, Ragazza con libri, olio su tavola, cm 70 x 100, firmato in basso a destra, Galleria Biasutti & Biasutti, Torino.i

Il curioso caso (piemontese) di Benjamin Button

IL LEGAME TRA I RUGGENTI ANNI VENTI DI FRANCIS SCOTT FITGZERALD E L’ITALIA (E TORINO) DELLA FINE DI BELLE EPOQUE IN UN BEL LIBRO DI PATRIZIA DEABATE

Volume vincitore Acqui Inedito del Premio Acqui Storia Ora è in corsa per la selezione al prestigioso Premio Viareggio

C’è un sottile filo rosso che collega i ruggenti anni Venti, epoca in cui gli
Stati Uniti vivevano l’età del jazz, ben descritta da Francis Scott Fitzgerald
e l’Italia (ed in particolare il Piemonte) degli anni Dieci del Novecento ed il
suo mondo letterario, poetico e cinematografico, poi spazzati via
dall’”inutile strage’ rappresentata dalla prima guerra mondiale. Il
collegamento l’ha scoperto Patrizia Deabate in una documentata ricerca che
le ha fruttato la palma di vincitore ‘Acqui Inedito nel Premio Acqui Storia’
2019, diventata poi il libro ‘Il misterioso caso del Benjamin Button da
Torino a Hollywood – Nino Oxilia il fratello segreto di Francis Scott
Fitzgerald’ edito nel novembre 2020 per il Centro Studi Piemontesi. Tutto
è partito da una pellicola, ‘Il curioso caso di Benjamin Button’, del 2008,
interpretato da Brad Pitt e Cate Blanchet, liberamente tratto da un racconto
di Fitgerald contenuto nella raccolta di novelle sulla ‘Età del jazz’. E’ la
storia di un uomo che nasce vecchio per poi ringiovanire, vivendo così una
vita al contrario. A Patrizia Deabate è saltato immediatamente all’occhio il
parallelo con Giulio Gianelli, poeta torinese crepuscolare dall’intenso
spirito religioso che nel 1911 pubblicò, in anticipo su Fitzgerald, ‘Storia di
Pipino nato vecchio e morto bambino’. Di qui la domanda se sia stata
quest’ultima opera ad ispirare Fitzgerald e l’incontro con un altro
crepuscolare torinese, Nino Oxilia, giornalista, scrittore, poeta e regista.
Anch’egli ha in comune con Gianelli il trasferimento a Roma e una morte
precoce: Gianelli si spense nel 1914 nella Capitale per un attacco di tisi,
Oxilia, dopo aver ottenuto fama come autore teatrale e regista
cinematografico e l’amore di Maria Jacobini una delle grandi dive del
cinema dell’anteguerra, perderà la vita come combattente sul Monte
Tomba, mentre partecipava alla linea di difesa del Monte Grappa. Nel suo
saggio Patrizia Deabate, sottolinea che Nino Oxilia sarebbe stato un
riferimento costante per Fitzgerald che in tre dei suoi 5 romanzi avrebbe
inserito un personaggio ‘Dick’, come alter ego dello scrittore torinese. Le
350 pagine dell’opera della studiosa albese, oltre allo sviluppo della tesi sul
parallelismo tra le due sponde dell’Atlantico, offrono anche lo spaccato su
un mondo che ormai la grande storia tende a dimenticare, sull’epoca del
cinema muto, quando le dive italiane (prima tra tutte Maria Jacobini) erano
popolarissime al di là dell’Oceano, su figure di poeti e letterati che
altrimenti cadrebbero nell’obblio. Il tutto si articola grazie ad una
conoscenza approfondita della materia e ad un’attenta comparazione delle
fonti. Nel 2014 ha curato la nuova edizione dei Canti Brevi di Nino Oxilia,
nel 2016 per l’Associazione Italiana di Ricerche di Storia del Cinema ha
pubblicato il primo saggio critico sul film ‘Addio Giovinezza’, tratto
dall’opera dello stesso Oxilia. Come il Centro Studi Piemontesi è poi
beneficiaria di un fondo di documentazione su Nino Oxilia donato
dall’avvocato e slavista Piero Cazzola.
Abbiamo voluto approfondire alcune tematiche del libro direttamente con
l’autrice.
Come e quando è nata l’idea di questo libro ?
Nel 2013 anche se c’era già in precedenza l’idea ma non l’avevo ancora
sviluppata, essendo stato distribuito in Italia nel 2009 ‘Il curioso caso di
Benjamin Button’, del regista David Fincher. Il punto di partenza è stato il
paragone sulla vita al contrario di Pipino, il protagonista dell’opera di
Gianelli. Poi, dall’analisi dei testi di Francis Scott Fitzgerald con quelli di
Oxilia e le vicende della sua vita sembra che questi ne abbia letto i testi.
Quali sono i punti di contatto tra i due autori ?
C’è una somiglianza anche nelle sfaccettature delle opere che è
impressionante. Le pagine dei critici dei due autori, poi utilizzano spesso le
stesse parole. I punti di contatto sono indiretti. Ad esempio la pellicola
‘Giovanna d’Arco’, nella quale sono racchiusi due miti per Fitzgerald,
quello della donna moderna e di Santa Romana Chiesa. La pellicola che
aveva come protagonista la diva Maria Jacobini, prodotta a Torino nel 1913
venne diretta da Ubaldo Maria Del Colle coadiuvato da Nino Oxilia. Un
legame passa anche, sempre indiretto, con il Vaticano: Fitzgerald era
cattolico e la Jacobini apparteneva alla nobiltà ‘nera’ romana, vicina alle
gerarchie vaticane, tanto da avere un legame di parentela con Papa
Benedetto XV.
Perché Nino Oxilia che fu all’epoca un protagonista della vita letteraria è
così poco conosciuto ?
Sicuramente nell’Italia Repubblicana ha scontato la glorificazione che ne
aveva fatto il fascismo che lo aveva esaltato come precursore, anche se
fascista non era. Era, però, partito volontario per la Grande Guerra e caduto
al fronte. Inoltre scrisse l’inno goliardico ‘Il commiato’ nel 1909, musicato
da Giuseppe Blanc, una parte del quale, opportunamente modificato,
sarebbe diventato ‘Giovinezza’. Le sue poesie sono state poco studiate
anche perché spesso incomplete, la raccolta è postuma, ci sono dei testi
mutilati.
Anche il cinema muto italiano sembra quasi condannato ad una ‘damnatio
memoriae ….
Si e con esso le dive degli anni Dieci. Anche in questo caso il fascismo fece
la sua parte. Il mito vent’anni dopo era passato di moda, il cinema muto era
visto come un qualcosa di ridicolo. Mussolini diede anche ordine di
distruggere scene e costumi di Cabiria. E in ogni caso non va dimenticato
che gusti e mode passano.
Guido Gozzano e Giulio Gianelli vissero entrambi nella stessa epoca, ma il
primo è molto più conosciuto del secondo, perché ?
Probabilmente già all’epoca in cui visse la poesia e l’opera di Gianelli
riflettevano maggiormente il riflesso della sua vita dedita agli altri, quasi in
aurea di santità, Gozzano viene studiato considerando forse una maggiore
universalità della sua poesia.
Che ruolo ha il futurismo nel suo libro ?
Ha un ruolo fondamentale perché i tre pilastri di Fitzgerald erano: Sacra
Romana Chiesa, il decadentismo e Gabriele D’Annunzio e l’avanguardia
futurista con Filippo Tommaso Marinetti. Ho ripreso alcuni studi su Mina
Loy, amante di Martinetti e precursore e diffusore dell’idea futurista nei
Paesi Anglosassoni.
Qual è il suo prossimo progetto letterario ?
Per il momento l’auspicio è che il libro venga selezionato per la rosa del
Premio Viareggio. Sarebbe davvero un bel traguardo.
Massimo Iaretti

Kevin Spacey “turista” a Torino per un nuovo film

Il due volte premio Oscar Kevin Spacey, il cinico Francis Underwood di House of cards,  è in questi giorni a Torino per le riprese del film “L’uomo che disegnò Dio”, diretto da Franco Nero, prodotto da Louis Nero per L’AltroFilm. Nero interpreta un anziano non vedente, insegnante di ritrattistica a carboncino in una scuola serale. Nella foto di Facebook, Spacey al ristorante Brick’s. L’attore americano ha visitato il Museo del Cinema e  ha preso un aperitivo al Caffe Torino.

Quando l’arte diventa empatica e abbraccia la natura

Intervista con l’avvocato e artista Erasmo Geusa

L’amore per l’arte, la pittura in particolare, e per la natura, intrisa di spiritualità, rappresentano il sottile fil rouge che caratterizza, sin dagli anni dell’adolescenza, la vita dell’avvocato Erasmo Geusa, con studio legale torinese.

“Il mio innamoramento per l’arte – spiega l’avvocato Erasmo Geusa – risale agli anni liceali, complice una insegnante di disegno artistico e storia dell’arte, che mi ha trasmesso la passione per queste discipline. In quegli anni iniziai a cimentarmi nel realizzare copie da quadri e da sculture. Non amavo, invece, il disegno tecnico e con un compagno liceale di banco, che sarebbe diventato poi ingegnere, eravamo soliti aiutarci vicendevolmente, realizzando io le tavole di disegno artistico per lui e lui le tavole di disegno tecnico per me”.

“Nell’esperienza artistica – afferma Erasmo Geusa – secondo me l’empatia è fondamentale e rappresenta un ponte per la nostra comprensione della sfera immaginale e delle stesse opere artistiche. Questa medesima empatia, secondo me, è alla base della mia professione di avvocato penalista, della capacità di “calarsi” nella realtà del cliente, prospettandogli una o più soluzioni possibili, dopo aver inquadrato la sua situazione, utilizzando le conoscenze giuridiche accanto alle doti umane”.

“Credo che l’arte – prosegue l’avvocato Geusa – come la danza e il ballo ( è un eccellente ballerino di tango), siano tutte espressioni dell’animo umano, che, infatti, genera arte e lo rende, a sua, volta, più sensibile, anche di fronte alle bellezze della natura.

Dopo gli schizzi realizzati negli anni liceali, in quelli universitari ho dipinto i miei primi quadri, tra i quali rimango particolarmente legato a quello intitolato “La ballerina “, che mi è stato ispirato da una frequentazione con una ballerina di danza classica, risalente a quel particolare periodo della mia vita.

Nel quadro, un olio su tela, ho voluto raffigurare, appunto, una ballerina colta sulle punte, nella sua leggerezza, sulla superficie di una foglia schiusa. Ho preso spunto da un manifesto dell’epoca, un cartellone che raffigurava la rassegna di Vignale Danza di quegli anni, anche se per la figura femminile mi sono ispirato ad una ballerina reale.

Amo molto disegnare e rivolgo una particolare attenzione alle figure, probabilmente perché la mia formazione è avvenuta a partire dalla copia di sculture, e lavoro molto con i colori. Le tecniche che utilizzo maggiormente sono la matita e pastello, il carboncino e l’acrilico su tela, che ritengo restituisca un’immediatezza di colore maggiore rispetto all’olio su tela”.

“Opere successive alla “Ballerina” – prosegue l’avvocato Geusa – sono i quadri che ho dipinto ispirati a Madre natura, nei quali emergono figure dalla femminilità prorompente. In realtà, quando penso alla femminilità, questa, secondo me, è incarnata dalla ballerina o da una figura dalle linee sinuose e formose, che diventano un tutt’uno con il Creato.

In uno di questi quadri la figura femminile emerge tra le foglie, si distingue dallo sfondo per i suoi contorni morbidi, in una cromia di neri, grigi e bianchi, che diventano un inno a madre natura, colta nella ricerca di un dialogo tra terra e cielo”.

Nelle opere raffiguranti Madre Natura, in cui la terra è rappresentata dalle foglie e il cielo dalla parte superiore del quadro, emerge anche la spiritualità dell’artista, attratto dalla Grande Dea o Dea Madre, da sempre considerata una divinità femminile primordiale e rinvenibile in forme variegate, ripresa da molte culture, civiltà e popolazioni presenti in aree del mondo e periodi diversi.

Se per Jung la Dea Madre rappresenta all’interno di sé sia la forza della creazione, sia quella della distruzione, proprio come la natura è in grado di fare, per Erasmo Geusa la rappresentazione in questi quadri della Dea Madre, di Madre Natura, si richiama piuttosto alla concezione dello studioso Neumann, secondo cui la Dea rappresenta la vera e propria Creazione del femminile inteso come “donna-corpo-vaso-mondo”.

Nella femminilità è racchiusa, così, nella rappresentazione che ne fa questo artista, anche la concezione di una dea madre, che racchiude in sé la potenza di dare la vita.

E l’arte di Erasmo Geusa è, in effetti, un inno molto potente rivoltoalla vita e alla natura, come dimostrano altre sue opere, come quella intitolata “L’onda”. La pittura diventa per lui non soltanto uno strumento per trasmettere la sua empatia e il suo amore per il creato, ma anche la passione per la natura, vissuta sia nella pratica sportiva che lo contraddistingue, sia nella sua dimensione di comunione spirituale con il “grande architetto dell’Universo”.

Mara Martellotta 

Francesco Negri, piemontese eclettico che inventò un curioso teleobiettivo

Francesco Negri (Tromello 1841 – Casale 1924) amava definirsi casalese. Sebbene nato a Tromello Lomellina, appena laureato in giurisprudenza a Torino nel 1861 si stabilì nella città monferrina dove visse fino alla morte. Molteplici i suoi interessi culturali, artistici, letterari, amministrativi ed scientifici.

Studioso di batteriologia si interessò ai bacilli della tubercolosi e del colera raccogliendo campioni durante l’epidemia che investì Pontestura dando luogo alla prima documentazione foto micrografica del colera asiatico ottenendo la medaglia d’ argento dal Ministero della Sanità.

Famoso per aver inventato un teleobiettivo artigianale e originalissimo con l’applicazione sulla macchina fotografica delle lenti utilizzando le scatole delle pillole Pink, tonico allora di moda. Col senno di poi si potrebbe azzardare che l’oggetto potrebbe essere rappresentato in un museo come anticipatore dell’arte povera che sorse negli anni 50 del 900.

Negri si inserì nel clima del socialismo umanitario e del diffondersi delle teorie scientifiche della seconda metà dell’ 800.

Divenne amico di neoimpressionisti scientifici quali Giuseppe Pellizza di Volpedo e in particolare di Angelo Morbelli che usava, al posto degli schizzi, le fotografie per poi tradurle rigorosamente in pittura nello studio. A questo proposito esiste una singolare fotografia scattata dal Negri nell’atelier di Villa Maria alla Colma di Rosignano che ritrae il famoso divisionista mentre dipinge al cavalletto attorniato da amici artisti.

Appassionato di montagna, spesso fotografava la catena delle Alpi affascinato dallo splendore del manto nevoso e dalla purezza che emanava. Le vedute di piazze, vie, monumenti di Casale con il castello, la torre civica, il teatro, il Po con i suoi isolotti pietrosi, sono vere e proprie opere d’arte e costituiscono uno spaccato d’epoca riportato alla luce prima che fosse cancellato dalle trasformazioni del tempo e dalla successiva urbanistica.

Il popolo minuto che si aggira tra i banchi del mercato, venditori ambulanti, giostrai, contadini, massaie con la sporta, bimbi che si divertono con pochi giochi vengono ritratti dal geniale fotografo con empatia e commozione:  sono inestimabile documento di usi e costumi, della vita di un’epoca in cui forse si era più felici.

Il Valsusa Filmfest organizza workshop e incontri con il mondo del cinema

Il Valsusa Filmfest organizza workshop e incontri gratuiti con importanti professionisti del cinema italiano

 

“Valsusa Filmfest LAB – Professione cinema”

 

Dal 24 al 27 giugno 2021

Centro Sociale di Milanere, Via della Chiesa 1, ALMESE (TO)

 

I workshop sono rivolti soprattutto a giovani, studenti, filmakers, registi e attori (o aspiranti tali…) del territorio e prevedono la partecipazione di Marco Ponti, Sara D’Amario, Fredo Valla, Gaetano Renda, Dagmawy Yimer e Gioacchino Criaco

 

www.valsusafilmfest.it

 

Nel 2021 il Valsusa Filmfest celebra i suoi 25 anni, come per il 2020 non si è potuto svolgere tradizionalmente nel periodo intorno al 25 aprile ma si svolge fino a settembre con numerosi eventi e con un programma che si sta via via definendo.

 

In collaborazione con l’Istituto Des Ambrois di Oulx e con il Comune di Almese, dal 24 al 27 giugno al Centro sociale di Milanere è in programma “Valsusa Filmfest LAB – Professione cinema”, iniziativa che propone workshop e incontri gratuiti con Marco Ponti, Sara D’Amario, Fredo Valla, Gaetano Renda, Dagmawy Yimer e Gioacchino Criaco, importanti protagonisti del cinema italiano.

 

Gli eventi sono gratuiti e l’associazione Valsusa Filmfest li organizza con l’intenzione di creare un importante valore aggiunto per gli appassionati di cinema del territorio (ma non solo), rivolgendo e riservando i workshop in primo luogo a giovani, studenti, filmakers, registi e attori (o aspiranti tali…).

 

La partecipazione ai workshop è limitata a 15 posti disponibili ed è necessario iscriversi inviando una mail all’indirizzo segreteria@valsusafilmfest.it, precisando a quale/i dei workshop si intende partecipare.

Gli incontri prevedono l’accesso del pubblico fino ad esaurimento dei posti disponibili, è consigliata la prenotazione all’indirizzo segreteria@valsusafilmfest.it e verranno rispettate le misure anti Covid in vigore.

Per ulteriori informazioni: segreteria@valsusafilmfest.com – tel. 335.7519437

 

IL PROGRAMMA

 

GIOVEDÌ 24 GIUGNO

 

Ore 09.30/13.00 e 14.00/17.15

FREDO VALLA conduce il workshop “Parliamo di documentari: dal soggetto al film”

Il cinema documentario riveste nella nostra società un ruolo di importanza sempre maggiore. Benché periferico ai normali canali della distribuzione, la sua presenza come documento e come strumento di ricerca risulta in costante aumento. Fredo Valla riporterà varie esperienze legate a “L’Aura”, la scuola di cinema di Ostana.

 

Ore 17,30/19,30

Incontro con GIOACCHINO CRIACO

Presentazione del suo ultimo libro “L’Ultimo Drago d’Aspromonte” (ed Rizzoli 2020) e racconto della sua esperienza di scrittore e sceneggiatore.

 

VENERDÌ 25 GIUGNO

 

Ore 09.30/13.00 e 14.00/17.15

Sara D’Amario conduce il workshop “Il mestiere dell’attore: la bellezza, la difficoltà, i trucchi  

Cosa significa concretamente fare l’attore, considerando ciò che sta prima, intorno e dopo: gli aspetti pratici, dalla preparazione alla performance e oltre, senza dimenticare l’indole, la forza e la fragilità di ogni artista. I partecipanti saranno invitati a porre domande, a esternare curiosità e ad eseguire alcuni semplici esercizi utili non solo agli attori, ma a chiunque debba affrontare una platea.

 

Ore 17,30/19,30

Incontro con GAETANO RENDA

“Centoventicinque anni di passioni dello spettatore cinematografico”

L’avventurosa storia dei cinema, dal 1895 ai giorni del Covid

 

SABATO 26 GIUGNO

 

Ore 09.30/13.00 e 14.00/17.15

DAGMAWY YIMER conduce il workshop “Laboratorio di narrazione audiovisiva sul tema dell’immigrazione e coesione sociale”

 

Tecniche di narrazione. Riunire e custodire un patrimonio culturale che rischia di essere perduto; contrastare gli stereotipi sulla migrazione attraverso la testimonianza di chi l’ha vissuta in prima persona.

DOMENICA 27 GIUGNO

 

Ore 09.00/13.00 e 14.00/17.15

MARCO PONTI conduce il workshop “Racconti ribelli: piccolo manuale di storytelling militante”

 

Come diceva Flannery O’Connor: “La narrativa riguarda tutto ciò che è umano e noi siamo polvere, dunque se disdegnate d’impolverarvi, non dovreste tentar di scrivere narrativa”. Marco Ponti, regista e narratore, ci introduce, con la sua arte e la sua esperienza, al mestiere del costruire storie per costruire pace. Per non smettere mai di ascoltare la propria terra, la propria polvere.

 

Il CinemAbility Film Fest è su Streeen

La piattaforma streaming STREEEN! – dedicata al cinema indipendente e d’autore – ospiterà la seconda edizione di CinemAbility Film Fest

 

CinemAbility è un concorso cinematografico che promuove il dialogo sulle tematiche legate alla disabilità, l’accessibilità della cultura e l’inclusione sociale, è infatti il primo festival interamente accessibile.

L’edizione 2020/2021 di CinemAbility prenderà il via proprio online per poi concludersi dal vivo a Bardonecchia (To), mantenendo fede alla volontà di promuovere uno sguardo capace di cogliere la variegata dimensione umana esistente nelle persone.

 

Da mercoledì 2 a domenica 6 giugno sulla piattaforma Streeen.org saranno disponibili per la visione gratuita i 4 lungometraggi e i 10 cortometraggi finalisti, mentre ogni giorno le interviste ai protagonisti dell’evento saranno in diretta sui canali social del festival.

 

Bardonecchia, lunedì 7 luglio si terrà la chiusura di quest’anno con la premiazione dei film vincitori.

La giuria di qualità assegnerà il Premio CinemAbility Film Fest 2020/21 al lungometraggio vincitore (€ 5.000,00) e al cortometraggio vincitore (€ 1.000,00). Inoltre verranno premiati anche la migliore attrice e il miglior attore.

 

La visione dei film e tutti gli eventi sono gratuiti.

 

CinemAbility è presentato da Fondazione Time2, Revejo e Associazione 2gether Onlus; ed è un progetto di Borgate dal Vivo.

 

PROGRAMMA

 

02 giugno

ore 20.45 Alberto Milesi intervista il regista di Solo cose belle
Sui canali social di CAFF, Revejo, Borgate dal Vivo e Time2

ore 21.00 Release film Solo cose belle
lungometraggio su streeen.org

03 giugno

ore 20.45 Alberto Milesi intervista il regista di I married my mother
Sui canali social di CAFF, Revejo, Borgate dal Vivo e Time2

ore 21.00 Release film I married my mother
lungometraggio su streeen.org

04 giugno

Release cortometraggi su streeen.org dalle 18.30

Manuel, Under the water, The Secret Life of Tom Lightfoot, Colpevoli, Spera Teresa, Malatedda, Patchwork, Che fine ha fatto l’inciviltà, Voler essere felice ad ogni costo, Indimenticabile

05 giugno

ore 20.45 Alberto Milesi intervista il regista di Oltre la bufera
Sui canali social di CAFF, Revejo, Borgate dal Vivo e Time2

ore 21.00 Release film Oltre la bufera
lungometraggio su streeen.org

06 giugno

ore 20.45 Alberto Milesi intervista il regista di Because of my body
Sui canali social di CAFF, Revejo, Borgate dal Vivo e Time2

ore 21.00 Release film Because of my body
lungometraggio su streeen.org

07 LUGLIO

ore 17.00 Presentazione del libro di Saverio Tommasi.

ore 21.00 Serata Evento di Premiazione
Presenti in sala: Sindaco di Bardonecchia, Antonella Lavazza (Presidente del Festival), Alberto Milesi (Direttore del Festival), Saverio Tommasi e Radio Ohm.

 

INFO streeen.org, info@streeen.org, www.facebook.com/streeen, www.instagram.com/streeen_cinema, twitter.com/streeen_org

“La passione della libertà” di Quaglieni

Lunedì 7 giugno alle ore 18 sulla pagina facebook del Centro “Pannunzio”

Il prof.  Pier Franco Quaglieni presenterà, in dialogo con l’editore Francesca Mogavero e il saggista Salvatore Vullo, il suo nuovo libro

“La passione della libertà”, Buendia Books.

I manifesti pittorici di Sabrina Rocca: un’esplosione di colore e positività

/

Cosa hanno in comune la pittrice torinese Sabrina Rocca e le Nazioni Unite?

Giovedì 27 maggio un pubblico di oltre trecento appassionati di arte (e non solo) hanno potuto scoprirlo partecipando (seguendo rigorosamente i protocolli sanitari imposti dalle norme sulla prevenzione dei contagi COVID 2019) alla vernice della mostra GO GOALS TOGETHER della pittrice Sabrina Rocca, curata dalla storica dell’arte e scrittrice Monica Trigona.

 

L’evento si è svolto eccezionalmente nella sede dell’International Training Centre dell’International LabourOrganization di Torino.

Un luogo speciale che per la prima volta apre le sue sale ad un evento privato e seguendo il percorso dell’esposizione se ne comprende appieno il motivo.

Il legame forte che unisce le Nazioni Unite, delle quali l’ILO è uno degli Enti, e Sabrina Rocca è la sensibilità con la quale l’artista attraverso le sue opereveri e propri manifesti  pittorici, come lei stessa ama definirli riesce a cogliere e trasmettere principi che fondano la sua opera. I suoi quadri sono un’esplosione di colore e positività,veicolati attraverso le sue ormai emblematiche figure di bambini e ragazzi che si fanno ambasciatori di messaggi sociali quali la pace, l’uguaglianza, la non violenza, la lotta alla diffusione delle armi, la tutela dell’infanzia, la sostenibilità, la lotta al cd “gender gap”.

Il percorso artistico di Sabrina Rocca l’ha condotta, ormai da tempo, ad esprimere e trasmettere il suo impegno sociale che attraverso i quadri, sintesi mirabile e colorata della sua visione del mondo, messaggi forti che assurgono a titolodelle sue opere. Attraversando le sale dell’ITC ILOtroviamo i quadri “Go goals together, We want you for a better world; Handle with care (riferito ai bambini), Feelslike green spirit (ispirato alla tutela del Pianeta e alla sostenibilità), The future is female, Protect kids no Guns(lotta alle armi)

Le opere di Sabrina sembrano essere le didascalie deicosiddettigoals”, ovvero gli obiettivi della Agenda per il 2030 per lo Sviluppo Sostenibile divenuti programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, unaccordo programmatico sottoscritto nel Settembre 2015 dai 193 Paesi membri dell’ONU. Gli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – “Sustainable Development Goals”- sono 17 e rappresentano un piano d’azione per raggiungere i “goals”. Tra gli obiettivi comuni troviamo proprio il contrasto al cambiamento climatico, la lotta alla povertà, l’azione per raggiungere la parità di genere, la pace e la giustizia, la salute, l’istruzione, la riduzione delle disuguaglianze(https://sdgs.un.org/goals )

L’esposizione dei quadri dell’artista torinese non poteva trovare collocazione e accoglienza migliore del Campus Onu, la bellissima palazzina dell’ITC ILO. Percorrendo il corridoio e le sale l’impressione che si ricava è quella di essere invitati a visitare la sede dell’Organizzazione,piuttosto che una mostra d’arte, tanto la poetica pittorica dell’artista è in sintonia perfetta con lo spirito e la missiondell’Ente e del luogo.

Una tale armonia ci fa pensare che questi quadri possano entrare a pieno titolo nella collezione permanente dell’ILO, sia a Torino che nella sede internazionale di Ginevra.

La curatrice della mostra Monica Trigona ci aiuta a comprendere più a fondo lo stile pittorico dell’artista “Le composizioni di Sabrina Rocca” – dice- rivelano immediatamente l’attitudine a traslare con bella pittura – di matrice iperrealista – un repertorio iconografico che proviene dal contesto urbano quanto dalla sua visione personale della contemporaneità globalizzata e multietnica. Le “frivolezze grafiche”, mutuate dal modo del fumetto, memore delle affiches d’antan, rafforzano quei messaggi scritti, così lapidari e giusti, che s’affacciano nei suoi quadri”.

Sabrina Rocca, con quella luce speciale negli occhi, che ci introduce già nel suo universo spirituale e che si traduce, poi, in segni e colori che testimoniano che solo insieme possiamo costruire un mondo migliore chiosa: “Credo nei sogni e nei colori, attraverso il mio lavoro cerco di far riflettere, con il sorriso, su temi importanti. Credo negli esempi positivi credo nel bene, nei sorrisi dei bambini che sono il nostro futuro”.

D’altra parte non è la prima volta che l’artista riesce aconiugare arte e diritti umani. Nel 2017  con il progetto “The art of rights unendo fotografia, video e pittura ha realizzato un “quadro multimediale” una riflessione suiDiritti Umani attraverso il riferimento concettuale della Bandiera della Pace  con l’obiettivo favorire la conoscenza e la consapevolezza sul tema dei Diritti Umani.

Molti i volti noti che abbiamo incontrato al vernissage, da Lamberto Vallarino Gancia, Presidente del Teatro Stabile, Paolo Manera, Direttore Generale di Film CommissionPiemonte, alla direttrice della SORIS Maria Teresa Buttigliengo, la curatrice e storica dell’arte Carla Testore,Valeria Ferrero Presidente della Fondazione Bellisario Piemonte e  tanti giovani, ma anche importanti artisti torinesi come Carlo Gloria e Salvatore Zito e la fotografa Daniela Foresto.

Tanti gli sponsor dell’evento, segno che l’arte è sempre più seduttiva nei confronti dell’economia e che diventa sempre più uno straordinario “brand ambassador”: GALUP, con l’AD Stefano Borromeo, Riso Gallo, con l’AD Emanuele Preve, INALPI, Mega 1941, con Gabriella ed Elena Allemani, ISTAM con Marcella Arrabito, AD ed ideatrice della linea di design Q-Nico, Mollificio Italiano con l’AD Luca Venzon, OLYRE, con l’AD Monica Carnino e COVISIAN, con il Presidente Gabriele Moretti, Matteo Torchio responsabile marketing e comunicazione di Inalpi e Luca Sburlati ceo di Pattern

La Città di Torino ha offerto il suo patrocinio a questa mostra che segna la ripresa degli eventi culturali in presenza dopo la lunga pausa forzata dovuta alla pandemia. Il colore, il calore umano, la gioia e l’ottimismo che i bambini di Sabrina Rocca trasmettono, unitamente all’impegno sociale sono certamente un viatico per la rinascita culturale e non solo della nostra Città. Go GoalsTogether!

Irma Ciaramella

(nella foto di Tommaso Chiarella: Sabrina Rocca, Monica Trigona e Irma Ciaramella con mascherina e due foto delle opere – 2021, tecnica acrilico su tela)

 

Dove: International Training Centre ILO Viale Maestri del Lavoro 10 – Torino

Quando: dal 27/05/2021 – al 17/07/2021

Artista: Sabrina Rocca

Genere: arte contemporanea, personale

Orari: martedì – domenica dalle 10 alle 19 previo appuntamento, richiesto via mail a gogoalstogether@gmail.com

Email: gogoalstogether@gmail.com

Ufficio stampa: EMANUELA BERNASCONE