MERCOLEDI’ 21 SETTEMBRE ALLE ORE 18 NELLA SALA UNAR A ROMA (VIA ULISSE
ALDOVRANDI, 16 E 16B), MICHELE CANONICA, PRESIDENTE DEL COMITATO DI ROMA
DELLA SOCIETA’ “DANTE ALIGHIERI”, PRESENTERA’, IN DIALOGO CON IL
CURATORE LO STORICO PIER FRANCO QUAGLIENI, LA RIPUBBLICAZIONE
ENRICO MORBELLI, PRESIDENTE DELLA FAMIJA PIEMONTEISA DI ROMA; ON. GILBERTO PICHETTO
FRATIN, VICE MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO; UGO NESPOLO, AUTORE
DELLA COPERTINA DEL LIBRO; PIETRO NOCITA, PRESIDENTE SEZIONE DI ROMA AMI
– “LA TERZA ROMA”; MICHELE POLINI, COMPONENTE LA SEGRETERIA NAZIONALE
DEL PRI; EGLE PASQUALI, DELEGATO DELLA FONDAZIONE “GIUSEPPE GARIBALDI”.
AL TERMINE, CONCERTO DEDICATO A MAZZINI CON MUSICHE DI ROSSINI, BELLINI,
DONIZETTI E VERDI.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA DA EFFETTUARE UNICAMENTE TRAMITE SMS O
WHATSAPP AL N. 3495487626.
L’INIZIATIVA, PATROCINATA DAL CENTRO “PANNUNZIO”E DALL’UNAR PER
RICORDARE I 150 ANNI DALLA MORTE DEL GRANDE PATRIOTA, RAPPRESENTA UNA
SCELTA PRECISA : OFFRIRE L’OCCASIONE PER UNA RIFLESSIONE SUI DOVERI CHE
MAZZINI VEDEVA COME PREMESSA INDISPENSABILE PER LA REALIZZAZIONE DEI
DIRITTI, CHE APPARE MOLTO ATTUALE IN UN’EPCA COME QUELLA CHE STIAMO
VIVENDO IN CUI I DOVERI SONO QUASI SCOMPARSI ED I DIRITTI SEMBRANO
ESSERE L’UNICA PRIORITA’.
Noto volto televisivo, sarà Donatella Di Cesare, docente di “Filosofia Teoretica” alla “Sapienza” di Roma, autrice di numerosi libri (tradotti e discussi anche all’estero, l’ultimo “Se Auschwitz è nulla” – Bollati Boringhieri 2022) che affrontano questioni fra l’attualità e la storia, come le migrazioni, le rivoluzioni, il potere e i diritti umani, la prossima ospite della terza edizione della rassegna “CuneiForme” ideata e realizzata dall’Associazione “Progetto Cantoregi” e “Le Terre dei Savoia”, dedicata quest’anno al tema “d(I)ritti”. “DIRITTI umani e civili – affermano gli organizzatori – che ancora vengono violati, per capire come invece affermarli, come lottare e rimanere DIRITTI e fermi sui principi di solidarietà, umanità, cura e rispetto, affinché le conquiste dei diritti non si rivelino fragili e di carta e per ragionare su come fare emergere la consapevolezza e come limitare le loro violazioni”. In quest’ottica, ben si inserisce l’appuntamento di venerdì 9 settembre (ore 21) alla “Soms” di via Costa 23 a Racconigi, con Donatella Di Cesare che terrà una “Lectio magistralis” su “Diritti e democrazie”, una “riflessione per ragionare se le Democrazie riescano ancora a garantire i diritti fondamentali umani”.
E’ “Manon Lescaut” a segnare la nascita della collaborazione che legò il drammaturgo piemontese Giuseppe Giacosa e il compositore toscano Giacomo Puccini. L’opera fu caratterizzata da una complessa gestazione e il libretto passò nelle mani di diversi scrittori fino ad arrivare in quelle di Giacosa e di Illica, anche se si preferì, in un primo momento, lasciare nell’anonimato gli autori.
“Bohéme”, l’opera più vicina al suo mondo. La sua spiccata sensibilità venne profondamente toccata dalla storia di un amore che nasce e muore in una soffitta di Montmartre, una vicenda comune e per nulla originale alla quale l’arte riuscì, tuttavia, a regalare fama e immortalità. Le atmosfere parigine evocate in “Bohème”, la lotta per affermare il proprio talento contro tutto e tutti, il sacrificio per amore e quel mondo dove, come avrebbe scritto parecchi anni più tardi Charles Aznavour nell’omonima canzone: “Nous recitions des vers groupes autour du poele en oubliant l’hiver”, trovarono nella musica di Puccini la perfetta consacrazione lirica. Nonostante questo, più volte il librettista si lamentò con Giulio Ricordi per le difficoltà che incontrava nel proprio lavoro, tanto che giunse a scrivere: “Vi confesso che di questo continuo rifare, ritoccare, aggiungere, correggere, tagliare, riappiccicare, gonfiare a destra, per smagrire a sinistra, sono stanco morto… Vi giuro che a far libretti non mi colgono mai più…”. E, invece, soltanto pochi mesi dopo la fine di “Bohéme”, il drammaturgo cedeva e accettava di realizzare il libretto di “Tosca”.
musica: era un personaggio che viveva di vita propria. Dopo “Bohéme” e “Tosca”, nel 1901 Giacosa affrontò un’altra fatica, cimentandosi con il libretto della “Madama Butterfly” e, come era inevitabile, ripresero i confronti con Puccini, tanto che Giacosa, esasperato arrivò a scrivere al maestro: “Avevo messo a questo libretto più amore che agli altri, ci avevo lavorato più di voglia e ne ero più contento…” e a precisare “… Avrai ragione tu, e sarà per te il meglio e te lo auguro di tutto cuore; ma data una così assoluta divergenza di vedute, io devo astenermi dall’intervenire più [pur rimanendo integri, ci s’intende, i miei diritti d’autore sull’opera]. Già, quando pure mi ci mettessi, il lavoro mi verrebbe stentato, scucito e scolorito. E a tutela della mia integrità artistica e anche per non usurpare un merito che non mi appartiene, dovrò far sapere, al pubblico, a che si ridusse la mia collaborazione, con riserva di pubblicare le scene mie, tutte mie, già da te, dall’Illica, dal signor Giulio entusiasticamente approvate”. Puccini era consapevole di non poter rinunciare al talento di Giacosa e, poco tempo dopo, invitò il suo librettista a raggiungerlo a Torre del Lago, il suo “buen ritiro”, dove poteva dedicarsi alla composizione e alla caccia, l’altra grande passione.
“Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944”: questo il celebre incipit de “I 23 giorni della Città di Alba”, la suggestiva raccolta di racconti che segnò l’esordio letterario di Beppe Fenoglio (Alba, 1 marzo 1922 – 18 febbraio 1963, Torino) e che dà il titolo – dopo i molti ed eclettici eventi estivi titolati “Un giorno di fuoco” – alla nuova stagione di celebrazioni dei cento anni della nascita del celebre scrittore-partigiano di Langa. Tantissimi ancora e sempre di varia natura gli eventi promossi per l’occasione dal “Centro Studi Beppe Fenoglio” e da una fitta rete di partner pubblici e privati. Si inizia giovedì 8 settembre (ore 18,45) con un importante incontro alla “Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo” di Santo Stefano Belbo dal titolo “From C. to C. Poems by Cesare Pavese translated by Beppe Fenoglio”. In occasione del “Pavese Festival”, nella serata che ospita anche il reading musicale con Neri Marcorè, Valter Boggione approfondirà le figure di Pavese e Fenoglio quali appassionati traduttori dalla lingua inglese. “Sono circa cento – sottolinea Bianca Roagna, direttrice del “Centro Studi” di piazza Rossetti ad Alba – gli appuntamenti su tutto il territorio nazionale a cui abbiamo partecipato attivamente. Ora abbiamo davanti a noi altri sei mesi impegnativi fatti di collaborazioni importanti, ricchi di offerta culturale, di approfondimento e scoperta”. E Margherita Fenoglio, figlia di Beppe: “Da sempre penso che mio padre sia un autore particolarmente amato, ma l’accoglienza che il pubblico mi ha riservato ad ogni evento cui ho potuto partecipare personalmente è stata così appassionata e calorosa da darmene la certezza; gli incontri si sono susseguiti in molte parti d’Italia, da Alba e dalle Langhe sino a Palermo, ed in ogni occasione ho potuto constatare che mio padre è uno scrittore che ha ancora molto da dire, soprattutto alle nuove generazioni”. Tantissimi, si diceva, gli eventi progettati in un calendario in continuo divenire e sempre aggiornato sul sito del “Centenario Fenogliano”, consultabile su:
documenti autografi (originali o in riproduzione), immagini fotografiche e audiovisive, opere d’arte, manifesti e materiali diversi (da libri a cimeli e ad oggetti fra i più vari). Sabato 24 settembre (ore 17) il “Centro Studi” presenterà la prima fase del progetto “Atlante Fenogliano” che mira alla realizzazione di un percorso digitale tale da permettere un nuovo modo di relazionarsi con le opere di Fenoglio. L’obiettivo è di proporre a studiosi, lettori e appassionati, uno strumento che possa permettere di “visitare i luoghi delle opere di Fenoglio e conoscere i suoi personaggi in un modo interattivo e alternativo rispetto alla sola lettura dei suoi testi”. E non mancherà pur anche un interessante connubio con l’alta gastronomia: in occasione, infatti, della “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba”, domenica 9 ottobre (ore 20,30), l’eccezionalità del “Tuber magnatum Pico” sarà associata alla letteratura grazie alla “cena insolita” organizzata dallo chef Ugo Alciati, proprio in occasione del “Centenario” dello scrittore, presso la Sala Beppe Fenoglio nel “Cortile della Maddalena”. Un lungo treno di appuntamenti che, mercoledì 19 ottobre si sposterà addirittura oltralpe, arrivando all’“Istituto Italiano di Cultura” di Parigi. In occasione del “Centenario Fenogliano”, infatti, i “Cahiers de l’Hôtel de Galliffet” gli rendono omaggio pubblicando una raccolta dei suoi racconti finora sconosciuta al pubblico francese: “L’herbe brille encore et autres nouvelles” con la traduzione di Frédéric Sicamois e la prefazione di Luca Bufano.
E con un’altra scusa sono di nuovo a fare due passi in centro a Torino, questa volta per visitare il Museo Nazionale del Cinema, uno tra i più importanti e peculiari del mondo, grazie alla ricchezza del patrimonio, alla molteplicità delle attività scientifiche e divulgative e, infine, per il particolarissimo allestimento espositivo. Per raggiungere il Museo allungo leggermente la strada e passo davanti al mio Liceo, il Gioberti, subito respiro l’ansia delle interrogazioni, mi ricordo dei compiti a casa che qualche volta si copiavano sulle panchine lì dietro e penso a quegli anni così essenziali che lì per lì si vivono sperando che passino in fretta. Il problema è che in effetti succede per davvero.
Salgo ancora verso la Galleria dei Manifesti e qui mi prendo tutto il tempo necessario per guardarli uno per uno. Le locandine sono disposte in ordine cronologico e ripercorrono la storia del cinema e degli autori più importanti, da tutto ciò si evince l’evoluzione del gusto figurativo, della grafica e della cartellonistica pubblicitaria. Solo per portarvi un esempio, di fronte al manifesto di un classico degli anni Ottanta e Novanta, “E.T l’extra-terrestre”, film di fantascienza del 1982, diretto da Steven Spielberg, spero che nessuno mi abbia sentito canticchiare la colonna sonora che immediatamente mi è saltata alla mente, accompagnata dall’iconica scena dei ragazzini in bicicletta che prendono il volo verso una luna gigante. Ammetto che anche adesso mi stanno venendo gli occhi lucidi, ripensando a quella che è una tra le pellicole di Spielberg più personali, incentrata sulle emozioni umane, come possono essere anche “Il colore viola” e “Schindler’s List”. Una favola senza tempo che fa sognare da bambini e che è obbligatorio rivedere da adulti per reimparare a non avere paura della diversità e ricordarsi il valore eterno dell’amicizia.