CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 403

Testimonianza da Buchenwald dove morì Mafalda di Savoia

Nelle memorie di Italo Mora,  superstite

La principessa d’Italia, d’Etiopia e di Albania Mafalda di Savoia (*Roma 19-11-1902) secondogenita di Vittorio Emanuele III° e di Elena di Montenegro, morì dissanguata per una seticemia causata da un assurdo intervento eseguito nelle baracche adibite a sale operatorie il 27-8-1944.Gli esperimenti pseudoscientifici sui prigionieri diedero la peggior fama al campo.La morte fu attribuita a Gerard Schiedlausky poi condannato  all’impiccagione nel 1948 dal tribunale di Amburgo.Ilse Koch, moglie di Karl comandante del campo,fu definita la strega di Buchenwald per il crudele sadismo nei confronti dei detenuti,scuoiandone la pelle per abbellire i paralumi della propria casa.
Criminale di guerra, odiata e definita cagna dagli stessi nazisti, morì suicida nel 1967.I prigionieri venivano inviati al lavoro forzato anche all’esterno nelle vicine fabbriche di Weimar in attesa di vederli morire dalla stanchezza e dal digiuno.Infatti a Buchenwald (bosco di faggi) le camere a gas erano pressoché inesistenti.Il campo, costruito su una collina densa di faggi tra il 1937 e il 1945, divenne uno dei più spaventosi lager della Germania nazista.
Le baracche furono costruite dai detenuti con il legname della vicina foresta prediletta da Goethe.Le SS salvarono l’albero sotto il quale il poeta amava scrivere le proprie opere, distrutto in seguito dal bombardamento USA del 24-8-1944.Oggi la strada che attraversa il bosco é denominata blutstrasse (via del sangue)in memoria degli oltre 54000 detenuti uccisi.Weimar non viene così solo ricordata per la nascita della prima costituzione democratica,ma anche per il memoriale costruito nel 1958 dalla DDR dove furono riportati i nomi delle 18 nazioni di provenienza dei morti nel campo di concentramento.
Mio zio materno Italo Mora (1922-2014)era stato arruolato nel battaglione Exilles della 1° divisione alpina Taurinense che prese parte all’invasione della Jugoslavia.Fu catturato con il suo reparto in Montenegro nel 1944  dalle divisioni tedesche in ritirata dalla Grecia.Deportato a Buchenwald, riuscì ad evitare i lavori forzati per la propria abilità ed esperienza in falegnameria.Questo gli permise di stringere amicizie con i carcerieri ed avere contatti con il mondo esterno al campo.Ma il tempo stava per scadere.Infatti il giorno 10-4-1945 era già stato destinato al forno crematorio.
Per fortuna una signora molto amica di Italo conosciuta per il rifornimento dei materiali utili al proprio lavoro nel campo,lo aiutò a fuggire insieme a due compagni di baracca.Rimasero nascosti per una settimana in un fossato ai margini di un campo di patate ricoperti dalle sterpaglie fino alla liberazione avvenuta il giorno 11-4-1945 da parte del contingente americano.
Italo riuscì a farsi regalare alcune fotografie del campo di concentramento da un reporter,conservate ancora oggi dalla propria famiglia.Al termine della guerra incontrò l’amica tedesca che gli permise di sopravvivere e nonostante la perdita di una gamba dovuta ad un incidente sul lavoro non rinunciò ai tanti viaggi in Sudafrica e in Sudamerica.Dopo avermi raccontato la sua singolare esperienza,Italo morì a Morano Po alla veneranda età di 92 anni.
Armano Luigi Gozzano

Gli Abbadream ci riportano indietro nel tempo!

/

Un’occasione per riascoltare live brani come Dancing Queen o Mamma Mia! e tutti i successi del celebre gruppo svedese.


Tre date in Piemonte a Torino, Teatro Gioiello mercoledì 16 marzo, a Biella, Teatro Odeon giovedì 17 e ad Alessandria Teatro Alessandrino venerdì 18 marzo

Gli Abba, il gruppo pop svedese con più di 400 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, sono considerati tra i più celebri esponenti della musica pop internazionale, gli Abbadream ne celebrano il successo nel loro Tribute Show.Nel 1974, la band svedese degli ABBA (acronimo di Agnetha, Benny, Björn e Anni-Frid), nata solo quattro anni prima, scalò le vette delle classifiche mondiali dopo aver vinto l’edizione dell’Eurovision Song Contest di Brighton con la canzone Waterloo.
Ora, dopo oltre quarant’anni, la loro incredibile avventura musicale continua ad essere omaggiata in tutto il mondo grazie a questo tributo degli ABBAdream che propongono uno straordinario concerto dedicato agli indimenticabili Agnetha, Anni-Frid, Benny e Björn. Gli ABBAdream hanno incantato migliaia di spettatori, riproponendo i più grandi successi degli ABBA, con il loro stile inimitabile e costumi e scenografie spettacolari. Il loro show registra ogni volta il tutto esaurito nei maggiori teatri, rinomato per l’eccellente livello musicale degli artisti, le esibizioni rigorosamente dal vivo e i costumi originali, uniti all’energia che questa band scatena sul palcoscenico. Un lungo viaggio musicale, che inizia con Voulez-Vous per proseguire poi con (in ordine sparso), Knowing Me, Knowing You, Super Trouper, The Winner Takes It All, Money, Money, Money, SOS, Fernando, Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight), Thank You for the Music, Waterloo e, ovviamente, le due hit più attese: Dancing Queen e Mamma mia!
ABBADREAM
artistic director Susanna Pellegrini
musical director Simone Giusti

Torino Teatro Gioiello 16/3 ore 21.00

Biella Teatro Odeon 17/3 ore 21.00

Alessandria Teatro Alessandrino 18/3 ore 21.00
i biglietti acquistati per le date precedenti rinviate rimangono validi

ABBADREAM TEATRO GIOIELLO TORINO 16/3 h 21

posto unico numerato € 38,00

prevendite

TICKETONE https://www.ticketone.it/event/abba-dream-teatro-gioiello-12089541/

BIGLIETTERIE TORINO SPETTACOLI http://www.torinospettacoli.com/?page_id=293

 

ABBADREAM TEATRO ODEON BIELLA 17/3 h 21

platea vip pack € 58,00

I platea € 38,00

II platea € 33,00

III platea € 28,00

galleria € 23,00

prevendite

TICKETONE https://www.ticketone.it/event/abba-dream-teatro-odeon-11872978/

VIVATICKET https://shop.vivaticket.com/it/sell/?cmd=prices&pcode=8770726&tcode=tl019657&qubsq=4e545242-be0e-46e3-8267-d0b3239eb986&qubsp=aa19bb19-9895-4815-b9b5-83956394fe56&qubsts=1646903398&qubsc=bestunion&qubse=vivaticketserver&qubsrt=Safetynet&qubsh=068fa7e78fcea2cd084f9650458241a3

 

ABBADREAM TEATRO ALESSANDRINO ALESSANDRIA 18/3 h 21

platea vip pack € 55,00

platea primo settore € 35,00

platea secondo settore € 30,00

galleria € 25,00

prevendite

TICKETONE https://www.ticketone.it/event/abba-dream-cinema-teatro-alessandrino-11986232/

 

 

Al Cinema Massimo MNC di Torino il 21° Glocal Film Festival

Continua fino a lunedì 14 marzo al Cinema Massimo MNC di Torino il 21° Glocal Film Festival, dedicato al meglio della produzione cinematografia piemontese, il festival è organizzato dall’Associazione Piemonte Movie e diretto da Gabriele Diverio.

 
Domenica 13 e lunedì 14 in programma una masterclass su format e linguaggi digitali con Claudio Di Biagio e la “rimpatriata” del show TV CIAU BALE con ospiti Andrea Zalone e Gianni Carretta, nuovi appuntamenti degli omaggi a Fredo valla e Gherardo Gossi oltre alle proiezioni dei concorsi SPAZIO PIEMONTE e PANORAMICA DOC (con 2 anteprime regionaliI’ll Stand By You di Maximilien Dejoie Virginija Vareikyte e Mother Lode diretto da Matteo Tortone).
 
Lunedì 14 la madrina del festival Daniela Scattolin (attrice rivelazione della serie Netflix Zeroriceverà il Premio Prospettiva 2022 durante il talk sul suo giovane ma promettente percorso attoriale in apertura della serata di Premiazione, che si concluderà con l’anteprima nazionale di Double di Valerio Valente.
 
Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie in sinergia con Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival, con il contributo di Regione Piemonte e di Fondazione CRT, con il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino. Main Partner ODS. Main Sponsor Vermouth Carlo Alberto.

 

La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia

Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato

Torino e lacqua

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.

Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere lacqua. Lacqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, lacqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto lecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

1. Torino e i suoi fiumi

2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia

3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia

4. La Fontana dellAiuola Balbo e il Risorgimento

5. La Fontana Nereide e lantichità ritrovata

6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?

7. La Fontana Luminosa di Italia 61 in ricordo dellUnità dItalia

8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma

9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta lacqua

10. Il Toret  piccolo, verde simbolo di Torino

***

2La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia

Torino, città magica per eccellenza, non può che contenere allinterno della sua planimetria numerosi angoli altrettanto misteriosi, come un puzzle incantato costituito da piccoli pezzi stregati. La Fontana Ceppi,conosciuta come Fontana dei Dodici Mesi, rientra in questa strana mappa esoterica, con tutta la sua bellezza tra il rococò e il barocco, con le sue numerose ed eleganti statue, tutte affacciate sullo specchio dacqua contenuto nella vasca ovoidale in cemento.
Alla fontana si arriva passeggiando con spensieratezza, con lo sguardo che si perde tra i giochi di luce del  sole dietro le foglie degli alti platani, attraverso il cangiante dei colori della natura, quasi dimenticando di essere in città. Lopera architettonica si trova nellestremità meridionale del Parco del Valentino, per essere più precisi proprio nel punto in cui, secondo la leggenda, cadde il carro di Fetonte. Questa è la vicenda magicoa che interessa la fontana dei dodici mesi e che interseca una delle versioni mitiche della fondazione della città di Torino. Si racconta che Fetonte, figlio di Apollo, abbia chiesto un giorno al padre di poter guidare il carro alato, il dio del sole acconsentì, senza tener conto dellinesperienza del figlio, che infatti, non riuscì a controllare il cocchio. Fetonte fece imbizzarrire i cavalli, bruciò il cielo, (si creò così la Via Lattea) e la terra (la Libia divenne deserto), incapace di fermarsi continuò a fare danni. Le altre divinità chiesero a Zeus di intervenire per fermare tale corsa rovinosa, ma lunica soluzione possibile fu quella di far precipitare il giovane Fetonte nellEridano. Il luogo preciso in cui cadde pare sia proprio là  dove oggi sorge limponente fontana Ceppi, vicino alle rive del fiume Po, un tempo conosciuto appunto come Eridano.
Le vicende più propriamente storiche vogliono la Fontana Ceppi come  unico elemento architettonico ancora esistente del grandioso apparato di edifici costruiti per lEsposizione Generale Italiana del 1898, organizzata a Torino per celebrare il cinquantenario dello statuto Albertino. 
Il compito di progettare i padiglioni per la manifestazione venne affidato al torinese Carlo Ceppi, (11 ottobre 1829 –  9 novembre 1921) ingegnere e architetto di grande rilievo allinterno  dell’ ambiente culturale piemontese; a lui si devono anche i progetti della stazione ferroviaria di Porta Nuova, diversi palazzi signorili del centro città  e il pronao del santuario della Consolata.
Tutti i padiglioni vennero costruiti in gesso, legno e tela, unica eccezione fu la maestosa fontana a cui si decise di dare una struttura in cemento  che durasse nel tempo. Ancora oggi la critica considera lopera una riuscita sintesi tra eclettismo accademico e apertura alle novità stilistiche e tecniche.
Una volta arrivati davanti allimponente fontana ci si accorge di ascoltare solo lo scrosciare dellacqua, pare che il vento si affievolisca e che lombra degli alberi voglia proteggere quellangolo di magia, custodendolo tra i rami come un gioiello prezioso da proteggere dallusura degli anni.  Le statue si affacciano nel bacino dacqua circostante, silenziose e immobili, costrette ad una vanità eterna.
Lopera architettonica si presenta come unampia vasca ovale sovrastata da una terrazza ellittica sulla quale si ergono quattro gruppi statuari rappresentanti i fiumi che bagnano la città di Torino. Ai lati della parte centrale della balaustra vi sono altre figure, questa volta allegorie dei dodici mesi. Lacqua si getta nella vasca attraverso tre getti a cascata posti in posizione centrale, creando un borbottio ininterrotto che rimbomba tra le pareti in cemento. I gruppi statuari che simboleggiano i fiumi sono la Stura, rappresentata da tre sensuali nudi femminili, eseguiti da Luigi Contratti, il Po, identificato da una seriosa figura barbuta eseguita da Edoardo Rubino, la Dora, personificata da una spensierata e giovane pastorella ad opera di Giacomo Cometti, e, infine, il Sangone, sotto forma di un genio che sorride quasi beffardo a due amanti, realizzato da Cesare Reduzzi. Le altre statue presenti riflettono lallegoria dei dodici mesi. Soffermandoci a guardarle, poste nelle loro plastiche posizioni, solide e leggiadre al contempo, paiono danzare al ritmo dellacqua che scroscia, ognuna in armonia con le altre, eppure eternamente impossibilitate a raggiungere gli altri partecipanti del ballo.  Una volta scoperta, quasi inaspettatamente, dal visitatore, lopera si presenta con unaura romantica e misteriosa insieme, affascinante ed incantatrice.La particolare atmosfera che si viene a creare è facilitata dal contesto naturalistico che avvolge la fontana, ossia il Parco del Valentino, conosciuto per il ricco patrimonio di flora e di fauna. A tuttoggi il luogo ospita numerose manifestazioni, iniziative pubbliche, eventi di rilievo  e vari spettacoli dintrattenimento. Nota distintiva della zona è la presenza del celebre Borgo Medievale di Torino, edificato per rendere omaggio alle antiche tradizioni storiche e culturali del Piemonte e delle regioni limitrofe. Allinterno del parco sono presenti, oltre alla fontana Ceppi, altre importati opere, come la statua di Massimo Dazeglio, il busto di Ascanio Sobrero, lo scopritore della nitroglicerina, il busto di Cesare Battisti e lArco del Valentino anche conosciuto come Arco dellArtigliere o Arco di Trionfo.

Il Parco è il più conosciuto della città. Lorigine del nome è incerta, pare che fin dal XIII secolo sorgesse proprio su tale luogo unantica cappella dedicata a San Valentino, allinterno della quale erano conservate le reliquie del santo. In seguito la cappella cadde in rovina, ma la zona continuò a essere identificata con il nome del Santo. Larea del Parco divenne proprietà di Emanuele Filiberto di Savoia intorno alla metà del XVI secolo. Tra il 1630 e il 1660 viene eretto il castello omonimo ad opera di Carlo e Amedeo di Castellamonte, edificio usato come residenza estiva dei Savoia. Oggi è proprietà del Politecnico e vi sono i corsi di Architettura. Nel XIX secolo iniziarono i lavori di modifica secondo il progetto del paesaggista francese Barillett-Dechamps, che diede alla zona laspetto che ad ora possiamo ammirare. Nel parco sono state realizzate negli anni numeroso mostre floreali, (come ad esempio Flor 61),  di cui rimangono ampie aiuole fiorite, il Giardino Roccioso e il Giardino Montano. Nel corso del XXI secolo tutto il Parco fu fortemente riqualificato, con attenzione particolare allarea dietro Torino Esposizioni, arricchita anche di nuove opere artistiche, quali la panchina dei lampioni innamorati” e i percorsi sensoriali che attraversano il Giardino Roccioso. Nei pressi del Borgo Medievale si trova una inaspettata curiosità: la colonna che segna le piene del fiume Po e il livello delle acque raggiunto allinterno del parco. Ormai luogo attivo e accogliente per gli eventi culturali torinesi, in tempi assai recenti il Parco ha ospitato al suo interno il Salone internazionale del Gusto e la quarta edizione del Salone dellAutomobile di Torino.
Questo articolo si rivolge principalmente ai curiosi non torinesi, e ai torinesi che si sono dimenticati che si può fuggire dalla città anche senza andare troppo lontano.

Alessia Cagnotto

Palazzo Madama, 500 giorni di lavori per far rinascere il capolavoro juvarriano

/

I lavori sulla facciata juvarriana inizieranno lunedì 14 marzo e dureranno 500 giorni, in tempo per la festa di San Giovanni 2023

 
500 giorni per far rinascere il “volto” in marmo di Palazzo Madama, uno dei simboli di eccellenza di Torino nel mondo. Il più grande cantiere di restauro di un bene pubblico nel cuore della città riporterà la facciata juvarriana al suo antico splendore, grazie alla sinergia tra due istituzioni: la Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e la Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama (16,6 milioni di euro stanziati complessivamente), che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni di euro.

 

Approvati dal Ministero per la Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, i lavori di restauro e consolidamento strutturale coniugano arte, ingegneria e ricerca, salvaguardando l’identità e la storia del luogo con soluzioni tecnologiche innovative, sostenibili e reversibili. Il cantiere partirà lunedì 14 marzo, sotto la direzione dell’arch. Gianfranco Gritella, con la consulenza dell’ing. Franco Galvagno per le opere strutturali. L’esecuzione è affidata alle imprese Cooperativa Archeologia di Firenze e B.P. Benassi di Montignoso, vincitrici della gara d’appalto della Fondazione Torino Musei per un importo di 1.065.476,85 milioni di euro.

 

Finalmente si parte! Il grande cantiere per la rinascita della facciata di Palazzo Madama è un ingranaggio complesso, un’operazione di sistema che guarda al futuro tenendo insieme una molteplicità di risorse tecniche, professionali ed economiche per un obiettivo comune: dobbiamo esserne tutti orgogliosi”, affermano il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia e il Segretario Generale Massimo Lapucci.

 

Un ascensore condurrà le maestranze sino alla sommità del cornicione per le opere più complesse relative alla messa in sicurezza strutturale di tutta la trabeazione in marmo. All’interno delle cavità situate nel grande cornicione, manodopera specializzata realizzerà particolari strutture in acciaio curvilinee, destinate a costituire il futuro scheletro portante del rivestimento in pietra del grande architrave, che manifesta da secoli segni di affaticamento strutturale: a seguito del distacco di alcuni frammenti, si è reso necessario l’avvio dell’importante intervento di restauro.

 

Sulla sommità di Palazzo Madama, le quattro imponenti statue allegoriche di 3 tonnellate ciascuna alte 4 metri, “firmate” dallo scultore carrarese Giovanni Baratta nel 1726, saranno rimosse dal basamento – mediante una tecnica particolare che impiega un filo d’acciaio simile al sistema di estrazione dei blocchi di marmo dalle cave – e provvisoriamente calate a terra in gabbie di acciaio, con uno spettacolare sistema di gru, per il loro restauro e consolidamento in un apposito padiglione. L’intervento, nelle sue diverse fasi, potrà essere seguito “live” dal pubblico, che potrà anche visitare il padiglione stesso in tempi prestabiliti.

 

Per la prima volta dopo secoli il marmo scelto da Filippo Juvarra nelle antiche cave di Foresto e di Chianocco, situate nella bassa Valle di Susa, sarà nuovamente utilizzato per le parti più delicate e deteriorate della struttura.

 

I restauri delle statue, così come quelli dei serramenti lignei, saranno affidati tramite due ulteriori bandi nelle prossime settimane, a completamento del primo lotto di lavori sul settore centrale della facciata: la conclusione, dopo 500 giorni, è prevista per il 24 giugno 2023, festa di San Giovanni, patrono della città. Seguiranno altri due lotti relativi ai due corpi laterali.

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
Fondato nel 1863, il museo è oggi ospitato in uno dei più antichi e affascinanti palazzi della città, con testimonianze architettoniche e di storia dall’età romana al Barocco di Filippo Juvarra. Le raccolte contano oltre 70.000 opere di pittura, scultura e arti decorative dal periodo bizantino all’Ottocento.

Grande successo per il “Casanova” firmato da Red Canzian

Sino a domenica 13 marzo le repliche sul palcoscenico dell’Alfieri

Dicevamo, nei giorni scorsi presentando su queste pagine “Casanova Operapop” di Red Canzian, in scena sino a domenica 13 marzo sul palcoscenico dell’Alfieri per la stagione di Torino Spettacoli, come qualcuno avesse definito lo spettacolo “maestoso”. È questo e molto di più. È elegante e sontuoso (l’allestimento scenico di Massimo Cecchetto, 30 cambi di scena con le immagini di una Venezia deserta e non più potente, che ancora assapora i panorami ormai spenti di Guardi e Canaletto, le invenzioni per il Carnevale per citare una sola delle scene che più spingono all’applauso lo spettatore; il capolavoro che è lo studio delle luci di Fabio Barettin, con i suoi chiaroscuri; i costumi firmati da Desirée Costanzo e realizzati dal candidato all’Oscar Stefano Nicolao), dinamico, fantasioso, con quel tanto di erotico che non guasta, condotto con le sensazioni esatte del ritmo, recitato bene (Gian Marco Schiaretti e Angelica Cinquantini protagonisti, accanto a loro Gipeto, Manuela Zanier, Paolo Barillari tra gli altri), danzato ancor meglio da un invidiabile gruppo di dieci ballerini (trovano anche l’occasione per un omaggio alla “bambola meccanica” felliniana), affidato alle musiche di una delle anime maggiori dei Pooh (gli arrangiamenti sono di Phil Mer), carezzevole nei testi delle canzoni dovuti a Miki Porru, qualcuna te la canticchi uscendo da teatro e te la porti a casa. Appassionato e incantevole, per quell’amalgama che vedi coabitare tra le tanti parti dello spettacolo.

Canzian ha scelto per questa avventura, cullata per circa tre anni e fatta esplodere ad inizio di quest’anno, con un susseguirsi di serate sold out in varie città del Nord, una raffica di canzoni, a perdifiato e senza sosta, 35 brani inediti che fanno e faranno la gioia dei tanti spettatori. Credo che, nell’immancabile successo, sia passata in secondo piano la robustezza del racconto, quei dialoghi qui troppo rarefatti che legano scena a scena, svolgimento a svolgimento (l’anima buia dell’Inquisitore è un boccone troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire così), che in un musical non sono il fratello povero delle canzoni e delle musiche, ma che al contrario sono i mezzi forti per delineare la storia nel suo proseguire e i personaggi soprattutto, che avrebbero maggiori occasioni per prendere corpo e affermarsi. Ma le avventure a tutto tondo del seduttore e diplomatico della Serenissima, amante perfetto qui indebolito dalle grazie di una semplice ragazza, hanno il sopravvento con quei brani che la fanno da padrone: e il successo, si diceva, con il pubblico che ha bisogno di una “divertente” serata teatrale, lontano dalle tribolazioni della giornata, è più che confermato.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono firmate da Jarno

Primi nomi e date del Torino Jazz Festival

11/19 giugno 2022

Kae Tempest, Milton Nascimento, Artchipel Orchestra & Jonathan Coe

9 giorni e oltre 50 eventi in più luoghi della città

La decima edizione del Torino Jazz Festival (la cui presentazione stampa avverrà mercoledì 27 aprile) si svolgerà dall’11 al 19 giugno.

I concerti si terranno alle Officine Grandi Riparazioni, al Conservatorio Giuseppe Verdi, all’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, al Teatro Vittoria al Tempio Valdese e nei jazz club.

Diretto dai musicisti Diego Borotti e Giorgio Li Calzi, il festival internazionale, che nel corso degli anni ha riscosso grande successo, continuerà a dedicare ampio spazio a produzioni originali create appositamenteaccanto a concerti italiani di star del jazz.

 

Tra gli oltre 50 appuntamenti in programma si segnalano: 

Kae Tempest, presenterà in prima nazionale e in esclusiva il nuovo album The Line Is A Curve in uscita ad aprile (18 giugno, OGR Sala Fucine); 

Milton Nascimento, aprirà il suo tour europeo One Final Music Session al TJF (15 giugno, OGR Sala Fucine);

Artchipel Orchestra diretta da Ferdinando Faraò econ la partecipazione straordinaria dello scrittoreJonathan Coe nelle inedite vesti di compositore e tastierista (12 giugno, Conservatorio Giuseppe Verdi). L’11 giugno, al Circolo dei Lettori, Coe dialogherà con Giuseppe Culicchia. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino

Nove giorni di programmazione. In calendario una panoramica sulle diverse declinazioni del jazz, dal mainstream ai nuovi linguaggi improvvisativi, passando per il rock, l’avanguardia, il nuovo progressive europeo e l’elettronica. Inoltre: concerti nei club, il Torino Jazz Meetings in cui si incontrano operatori del settore, incursioni musicali dei Jazz Blitz in luoghi atipici, conferenze e incontri con musicisti.

Il Torino Jazz Festival è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino.

 

La luna in mezzo al mare, teatro a Moncalieri

Domenica 13 marzo 2022

IL NOSTRO SIPARIETTO 2022

Moncalieri, ore 15,30

Teatro Matteotti, via Matteotti 1

Domenica 13 marzo nell’ambito della rassegna teatrale curata dal Siparietto di San Matteo salgono sul palco del teatro Matteotti a Moncalieri (ore 15,30) gli attori della Combriccola della Ghiacciaia di Revigliasco. Porteranno in scena tre atti comici di Flavio Vasile: La luna in mezzo al mare.

Un’occasione per ritrovarsi e fare comunità – commenta soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo Un bell’intermezzo, dopo i primi due appuntamenti di teatro in prosa della rassegna. Ringrazio il Siparietto che da tanti anni anima in favore di un folto e affezionato pubblico le domeniche pomeriggio al Matteotti”.

Abbonamento a tutti gli spettacoli: € 30,00

Biglietto singolo: € 8,00 (ridotto per under 14: € 6,00)

Info e prevendite: signor Trivero, cell 335287805

I libri di Bruna Bertolo con l’Anpi “Giambone” di Torino

Venerdì 11 marzo, alle 17,30 presso la sede di via Mazzini 44 a Torino, la sezione Anpi “Eusebio Giambone” organizza la presentazione dei libri di Bruna Bertolo “Donne nella Resistenza in Piemonte” e “Le donne nella Shoah”, entrambi editi da Susalibri. Nel primo dei due volumi viene evidenziato il ruolo, spesso considerato marginale, delle donne nei venti mesi della lotta di Liberazione piemontese. Un ruolo importante che si sviluppò in modi e forme diverse tra di loro. Dalle pagine emergono tanti volti e nomi: donne che si impegnarono con generosità, entusiasmo e altruismo, mettendo in secondo piano paure ed ansie, capaci di offrire aiuto e collaborazione anche in situazioni drammatiche. Bruna Bertolo, giornalista e ricercatrice rivolese che da tempo è impegnata sui temi della storia al femminile, racconta alcune storie di donne che rappresentano in un certo senso dei simboli e il loro nome contribuisce a far ricordare anche tutte le altre che non compaiono ma che seppero dire no al fascismo e sì alla lotta per un’Italia libera e democratica. Accanto a personalità molto conosciute come Camilla Ravera, Ada Gobetti, Frida Malan, Bianca Guidetti Serra, Ernestina Valterza, vengono messi in rilievo i ruoli determinanti, ma spesso taciuti, delle giovani staffette, delle combattenti, di infermiere e dottoresse che si occuparono dei feriti, delle madri che affrontarono perdite atroci, delle deportate sopravvissute che testimoniarono con i loro racconti le barbarie dei lager. Il secondo volume  narra alcuni momenti del pozzo più nero e profondo del nostro ‘900: la Shoah. E lo fa attraverso una storia forse meno conosciuta, la deportazione femminile. Uomini e donne furono ugualmente sommersi, ma le donne subirono violenze che le depredarono anche della loro femminilità. Bruna Bertolo parte dalle leggi razziali del 1938 per spiegare il clima di emarginazione che crebbe nei confronti degli ebrei. Racconta le feroci stragi del Lago Maggiore, sottolineando soprattutto alcuni personaggi femminili. Ricorda la grande razzia degli ebrei nel ghetto di Roma e l’unica donna sopravvissuta, Settimia Spizzichino. Evidenzia le prime testimonianze femminili con gli scritti di Luciana Nissim, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Frida Misul, Alba Valech. Termina con le “Voci di oggi”: Edith Bruck, Goti Bauer e Liliana Segre. Nella prefazione del volume di Liana Millu, Il fumo di Birkenau, parlando delle donne rinchiuse in questo Lager, Primo Levi scrisse: “La loro condizione era assai peggiore di quella degli uomini e ciò per vari motivi: la minore resistenza fisica di fronte a lavori più pesanti e umilianti di quelli inflitti agli uomini; il tormento degli affetti familiari; la presenza ossessiva dei crematori, le cui ciminiere, situate nel bel mezzo del campo femminile, non eludibili, non negabili, corrompono col loro fumo empio i giorni e le notti, i momenti di tregua e di illusione, i sogni e le timide speranze“.

M.Tr.

“Negli occhi di mia madre” con Sara D’Amario

Sabato 12 marzo 2022

Moncalieri, ore 21

Teatro Matteotti, via Matteotti 1

Quella matassa ingarbugliata che si chiama famiglia è al centro dello spettacolo Negli occhi di mia madre (Il Mammone), la nuova rappresentazione teatrale di François-Xavier Frantz, che andrà in scena sabato 12 marzo alle 21 al teatro Matteotti di Moncalieri. Sul palco un trio esplosivo che farà ridere e inorridire… una commedia feroce con Sara D’Amario, Giulia Cearini ed Elia De Nittis. Tutto nasce nel momento in cui Laura decide di fare i bagagli con l’intenzione di lasciare casa per sempre. Fausto va nel panico perché aspetta una persona, forse una cliente, che potrebbe arrivare da un momento all’altro. Comincia così Il mammone, che si affida ai personaggi di una mamma, una moglie (madre anche lei) e un figlio (che è anche marito e padre): 6 ruoli per 3 personaggi. La pièce è un fuoco di artificio che si sviluppa in un giocoso carnage famigliare in cui nervosismo e mal sopiti rancori deflagreranno in una parossistica esplosione di verità comiche quasi scandalose, perché inconfessabili.

 

L’intreccio nasce dall’osservazione dell’evoluzione contemporanea dei rapporti tra donne e uomini, tra cui sembra radicarsi un sentimento di crescente incomprensione – spiegano François-Xavier Frantz e Sara D’Amario – La commedia mette anche a fuoco le difficoltà di tanti giovani a diventare autonomi a livello emozionale: spesso perdono la testa fino a diventare violenti, perché non trovano una ragazza brava, attenta almeno quanto lo sia la loro mamma. Con sguardo bonario, sferzante e ironico si traccia la genesi dei cosiddetti mammoni, seguiti passo passo fino ad arrivare alla conclusione, tanto sorprendente e comica quanto inevitabile e crudele”.

L’assessore alla Cultura Laura Pompeo commenta soddisfatta: “Sara D’Amario è un’artista completa e versatile. Una risorsa moncalierese, arrivata ai vertici della ribalta nazionale sia nel cinema che nel teatro, formatasi alla scuola del Teatro Stabile insediata alle Fonderie Limone di Moncalieri. Un’eccellenza concepita e avviata da quel genio assoluto di Luca Ronconi ormai 30 anni fa. E la scrittura pungente e ironica diFrançois-Xavier Frantz fa il resto. Ogni loro spettacolo che proponiamo è un successo garantito”.

Biglietto intero: € 10,00

Under 25 e over 65: € 5,00

Info e prenotazioni: prolocomoncalieri@gmail.com, tel 0116407428

Moncalieri, 04/03/2022